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k ronstadt 7 © Massimo Ghimmy dead poet society periodico bimensile Numero 7 Mercoledì 3 Novembre 2004 MS La turris eburnea L’università in ostaggio In questa piccola città, signora mia, alcune persone vivono in una turris L’apertura del nuovo anno ac- serio. La rincorsa alla diversifi- stico è molto più complesso e eburnea, luoghi di eccellenza, in cui allo studio feroce si unisce il kulo feroce, a raffinate intelligenze si congiungono raffinate torture. Ma sono caserme friulane o palazzi rinascimentali? Ma poi, infine, fa nulla. Tanto è un gioco. Ha ragione, signora, sono tanto dei bravi ragazzi, tanto non è mai morto nessuno. Sicura? Si dice che negli anni cinquanta dello scorso secolo ci sia pure scappato il morto. Ma ormai siamo nel ventunesimo secolo, mi dirà lei, e i ragazzi mantengono vive le antiche tradizioni, con tutti quei nomi latini, leonatio, che bel nome, vero, lustratio, mattonatio, ovilatio. Che simpatici, trova anche lei? E poi vanno bene a scuola, a scuola, ma sono all’università, signora mia, sono maggiorenni, votano. Hanno la stessa età dei marines di Guantanamo, tanto per dirne una. Certo, ha ragione, le piacerebbe che suo figlio entrasse in uno di quei collegi. Dovrebbe tenere la media, la terrebbe. Cosa mi dice, lo sa anche lei, che se sono in difficoltà una mano non la si nega a nessuno. E poi i risultati si vedono, quasi tutti centodieci. È vero, sa, ha ragione. Come dire, la formazione della nuova classe dirigente. Nipoti di ministri, di ammiragli, di magistrati e di cardinali. Non posso proprio darle torto. Ma, signora mia, mi rimangono dei dubbi, anche davanti al suo sorriso divertito, così pieno di cinico buon senso materno. Mi hanno parlato di Foucault, galere e ospedali funzionano nella stessa maniera. E anche la grande distribuzione funziona così. Vuole che la chiami microfisica del potere, lavaggio del cervello o gestione delle risorse umane. Faccia lei, signora mia, ma a me sembra che ci sia qualcosa che non va. Questo paese ha davvero bisogno di meno diritto e più marketing? Deve imparare a convivere con le mafie o può pensare allo stato di diritto? Ma forse ha ragione lei, alla fine. Il suo tailleur grigio fumo, la messa in piega e i colpi di sole, le pattine che mi ha fatto mettere, me lo dovevano far capire. Suo figlio è già stato in collegio. E poi, ci sono stato anche io. Emanuele Quinto 2 pagina - strumenti La Gaia Scienza: Hawking - Censore Cosmico F.C.: 1 a 0? Internet Pazzo Espana en al corazòn (parte prima) 3 pagina - terza pagina ovvero: Ritorti poesia: anonimo professore di greco e latino suicida Come si scrive un articolo per Kronstadt: L’eredità del gesto 4 pagina - cronache Le colonne dell’accesso: Secondo anno inchiesta: Glossario dei termini collegiali principalmente usati La bacheca cademico riporta all’ordine del giorno il tema della riforma degli atenei che, con il ministro Moratti, ha avuto l’ultimo episodio di una vicenda cominciata già con l’Ulivo con l’introduzione dell’autonomia amministrativa. Sull’argomento sono stati espressi già numerosi pareri autorevoli di rettori, intellettuali e politici e il mio non aggiungerà, forse, niente di nuovo. Tuttavia, dopo una parabola cominciata diversi anni fa di una tendenza che ha investito come una rivoluzione il sistema universitario italiano, è possibile e, anzi, doveroso, riportare ancora una volta in primo piano alcuni elementi problematici. Un tema critico per tutte le università è la ripartizione dei fondi. Secondo le più recenti disposizioni del ministero, condivise in parte dalla Crui (Conferenza Italiana dei Rettori) e dal Cnvsu (Comitati nazionale valutazione sistema universitario), la ripartizione dovrebbe essere stabilita in base quattro criteri: il numero di iscritti, i risultati della didattica e della ricerca, il tempo di permanenza della popolazione universitaria nelle struttura, la valutazione degli studenti. Partiamo dal primo. La rincorsa alle iscrizioni ha generato ovunque una serie di storture. La più evidente è la rincorsa degli studenti potenziali da parte delle università che cercano di lusingare in ogni modo i potenziali iscritti offrendo una serie quasi illimitata di corsi e di specializzazioni di ogni genere dietro i quali non sta nulla di cazione dei pacchetti formativi ha portato a moltiplicare le etichette e a inventare i nomi più fantasiosi, spezzettando corsi preesistenti o inventando delle discipline nuove dal nulla, dietro i quali non sempre c’è un contenuto significativo. Quella che poteva anche essere un’ opportunità di evoluzione del sistema universitario italiano, non si è tramutata in una reale crescita dell’occupazione universitaria e del livello dell’offerta formativa perché si è scontrata con gravi ristrettezze economiche, dovute in gran parte all’autonomia, che l’hanno svuotata di senso, costringendo, spesso, i docenti a un numero enorme di ore di docenza anche su materie di cui, spesso, non sono esperti. A questo elemento si aggiunge, come aggravante della patologia, la nuova tipologia contrattuale dei ricercatori che saranno sempre più delle figure di docenti a tempo perso perché impegnati in un’altra professione, solo modo per accettare un contratto capestro come quello a tempo determinato previsto per i ricercatori e, al tempo stesso, garantirsi un livello di vita adeguato. Tutto ciò, ovviamente, a discapito della didattica e delle ricerca. Passiamo al secondo punto. Definire i criteri di valutazione dei risultati della didattica e della ricerca è un problema senza soluzione. Forse, per alcune discipline più legate all’oggettività e alla misurabilità, è possibile introdurre dei criteri oggettivi. Ma per tutte le discipline dell’ambito umani- problematico. Cosa può definire il livello di una ricerca in campo umanistico? La sua risonanza nell’ambito scientifico di riferimento? Ma chi fa ricerca sa bene che i tempi di ricezione della comunità scientifica sono molto diversificati, e non sempre la risonanza di uno studio è una variabile determinante per il suo valore intrinseco. Senza dimenticare i discorsi legati al potere accademico di chi presenta gli studi e le ricerche. Può essere un criterio il numero di studi, di articoli, di monografie prodotti in un anno? Ma questo sarebbe a detrimento della qualità del contenuto. Non meno complessa è l’individuazione dei criteri di valore della didattica, che, di certo, non può essere valutata solo in base ai voti, alle ore di lezione, al numero pagine previsto nel programma d’esame, al numero di iscritti ai corsi. Con questi criteri, corsi tenuti da professori validissimi rischiano la soppressione solo per mancanza di iscritti, o per difficoltà della materia, anche questo a detrimento della qualità dell’offerta formativa dell’ateneo. La stortura intrinseca nel terzo fattore, il tempo impiegato per laurearsi, è facile a capirsi: induce all’introduzione, nel sistema universitario, di meccanismi di facilitazione all’uscita dal percorso formativo; primo fra tutti l’abbassamento del livello di difficoltà di corsi ed esami che si sta riscontrando negli ultimi anni, di cui la formula 3+2 è solo l’ultima degeneraziocontinua a pagina 2 2 La Gaia Scienza Hawking - Censore Cosmico Sono pochi i casi in cui si può dire che una teoria fisica abbia veramente colpito l’immaginazione dei non addetti ai lavori, in modo così intenso da diventare persino storyline di film hollywoodiani (“Punto di non ritorno”, “Il buco nero”), come è successo alla teoria sulla natura dei buchi neri, una sorta di giganteschi aspirapolvere cosmici, alla cui forza attrattiva nulla sfugge, nemmeno la luce. Inutile dilungarci in questa sede sull’origine e sull’ evoluzione di questi corpi celesti che, da sempre, sono un leit motif della fantascienza più spinta e che di recente sono tornati alla ribalta, grazie al loro “padre” Hawking. Una delle particolarità più critiche della teoria era il ruolo di censori cosmici attribuito ai buchi neri, che li obbligava a celare per sempre qualunque informazione su ciò che attraversava quel confine chiamato “orizzonte degli eventi”. Ciò che vi cadeva usciva definitivamente dalla storia del nostro universo e qualunque traccia della sua esistenza passata ne veniva cancellata; fino a ora infatti Hawking, tra le varie teorie corollario, accarezzava l’idea dei buchi neri come possibili porte di accesso strumenti F.C.: 1 a 0? ad universi paralleli, nei quali i buchi neri apparissero come buchi bianchi, sorgenti continue di materia. Cosa è cambiato rispetto a quanto si sapeva (o si postulava) già? Poco, forse nulla, forse tutto. E sì perché Hawking una mattina ha sollevato la cornetta e ha chiamato Curt Cutler, fisico dell’Istituto Einstein di Golm, chiedendogli di partecipare in extremis alla 17a Conferenza Internazionale di Relatività Generale e Gravitazione, da tenuto il 21 luglio di quest’anno a Dublino. In quell’occasione, perdendo una scommessa fatta qualche decennio prima con l’amico/collega John Preskill del CalTech, ha dichiarato di aver risolto, tra gli altri, il paradosso relativo proprio a questa perdita di informazione. I buchi neri, dice Hawking, evaporano e, nell’evaporare, restituiscono informazioni circa il contenuto degli stessi. Nessun universo parallelo, nessuna violazione dei principi della termodinamica, nessun Lavoisier a rivoltarsi nella tomba; ciò che è caduto nel buco nero non avrà la stessa forma, ma esisterà ancora la sua traccia: un duro colpo per la censura cosmica! In attesa di una futura pubblicazione in merito, le affermazione dello scienziato hanno creato un seguito di sostenitori, ma anche qualche opposizione. Prima fra tutte quella dello studioso di buchi neri Roger Penrose, che non si ritiene convinto dalle spiegazioni di Hawking e rimane ancora saldamente ancorato alla vecchia teoria. Ci vorranno probabilmente anni di studio per avere una risposta definitiva a tale quesito, confidano principalmente in una relazione esauriente di Hawking. Anche se forse l’unica cosa che potrebbe far luce su questo mistero, un esperimento diretto, rimarrà un’utopia molto a lungo. Giacomo Carboni Internet pazzotazione di Schopenhauer si apre una lista Quale soluzione per salvare il pianeta? Come possiamo eliminare inquinamento e disastri ecologici, facendo tornare la Terra alle sue origini? La soluzione è semplice «eliminare l’homo sapiens» o, semplicemente, «possiamo vivere a lungo e sparire». Così la pensano quelli del VHEMT, il Movimento per l’estinzione umana volontaria. Non si tratta di un’associazione con dirigenti, propaganda programmata, quote d’iscrizione: sono solo persone (con diverse fedi, nazionalità e idee politiche) che condividono l’idea di una Terra sana e libera dall’uomo. Non sono pazzi che pretendono suicidi di massa e non approvano genocidi, ma propongono soltanto l’idea di non generare più figli e godersi la vita. Il loro sito è disponibile in nove lingue e descrive in modo simpatico e completo i loro precetti. La maggior parte dei documenti consiste in risposte rapide ed esaurienti quesiti, di ordine etico e morale, che una persona esterna al VHEMT potrebbe porre. Variano da “La sovrappopolazione è un sintomo o la causa dei nostri problemi?” a “Nella bibbia c’è scritto: «crescete e moltiplicatevi»” a “Avere due figli equivale a sostituire noi stessi?” Si tratta insomma di un sito veramente interessante, e per di più completamente in italiano. Vale davvero la pena farci un salto e leggerselo, per lo meno per riflettere (personalmente, sto pensando di aderire...). Ottima la sezione “Non esiste alcuna valida ragione per far figli?”: dopo una ci- periodico bimensile Numero 7 Mercoledì 3 Novembre 2004 Kronstadt ricorda nuovamente: “FATEVI PRENDERE DAL PANICO!” lunghissima con le tipiche motivazioni di chi vuole aver figli («adoro i bambini», «è Espana en el corazon Pochi conflitti hanno colpito l’immaginario collettivo come la guerra civile spagnola. Eppure, pochi mesi dopo la sua conclusione, scoppiò la seconda guerra mondiale, che, con l’enormità delle sue tragedie, avrebbe dovuto oscurare quello che in confronto è stato un conflitto minore. Ciononostante sono più di quindicimila le opere letterarie dedicate allo scontro tra repubblicani e nazionalisti, e infinite altre sono quelle che le dedicano almeno un pensiero e qualche riga: il desiderio di combattere per la repubblica è uno delle tante velleità che assillano l’animo di Matteo Delarue, Manuele, il figlio di Aracoeli. Egli sente “sua” quella guerra, anche se combattuta da uno zio mai conosciuto, e perfino una delle tanta donne di Hank Chinaski ha un fratello “ucciso nella brigata Abramo Lincoln”. Il durevole interesse per la guerra di Spagna può essere in parte attribuito al fatto che lo scontro tra i nazionalisti di Franco e i repubblicani sconfitti non ebbe fine nel 1939, ma continuò per decenni (basti pensare che l’ETA nacque nel 1953 in contrapposizione al centralismo franchista), in parte perché il conflitto permise di sperimentare tattiche e armamenti che avrebbero avuto poi larga applicazione durante la seconda guerra mondiale. Inoltre era intollerabile agli antifascisti di tutto il mondo che fin negli anni settanta esistesse ancora un regime dittatoriale instaurato grazie all’aiuto di Hitler e Mussolini, e che lo stesso Franco non avesse mai concesso al ricordo della distruzione della democrazia spagnola di sbiadire, sbandierando continuamente la sua vittoria sul comunismo internazionale per dipingersi come “Sentinella dell’Occidente” accattivandosi le simpatie della NATO durante la guerra fredda,. La guerra civile spagnola non fu poi un fatto esclusivamente spagnolo, ma coinvolse direttamente decine di migliaia d’individui di tutto il mondo. Truppe italiane e tedesche furono decisive per la vittoria dei nazionalisti, e volontari di tutto il mondo combatterono per la repubblica nelle Brigate Internazionali. Le due fazioni che si scontrarono erano rappresentanti di due tensioni mondiali: da una parte la reazione conservatrice e clericale, dall’altra la democrazia progressista, laica e internazionalista. Anche per questo la guerra di Spagna non è stata una tragedia esclusivamente spagnola, ma globale. continua nel prossimo numero... Daniele continua dalla prima ne, quella che fa della mini-laurea una riproposizione edulcorata della scuola superiore. E’ sufficiente assistere agli esami per rendersene conto: il livello di impegno e di preparazione è bassissimo. Infine l’ultimo elemento, il più controverso: la valutazione degli studenti. Dietro uno strumento apparente di democratizzazione degli atenei, si nasconde, invece, una forma di disgregazione del corpo studentesco che non viene più considerato nel suo insieme, portatore di istanze comuni, ma invece viene considerato solo nei suoi elementi atomici. Esattamente come sta avvenendo nel mondo del lavoro con l’introduzione della personalizzazione del contratto di lavoro, la popolazione studentesca viene così disgregata e dispersa in singoli individui di cui non si stimola più il comunitarismo, il sentimento dell’interesse collettivo, la crescita come soggetti sociali, ma solo il personalismo, l’individualismo al limite del capriccio infantile, l’immaturità che si trasforma in arma di ricatto contro i docenti, istituzionalizzata da un sistema di controllo e di ripartizione delle risorse economiche. Si può uscire da questa situazione di cui l’università italiana si trova ad essere ostaggio? Si può sciogliere questa dialettica patogena fatta di contraddizioni i cui attori combattono una guerra di tutti contro tutti? E’ vera autonomia quelle che deve affannarsi a rincorrere i problemi di bilancio? O forse non dovremmo imparare a rideclinare il concetto di autonomia in modo diverso, come autonomia dal mercato? E’ una domanda che resta aperta ma che potrebbe essere un punto di partenza per ripensare il rapporto tra Stato e Università e, nello specifico, il sistema deleterio dell’autonomia. Matteo Canevari Il Divina Commedia una spinta biologica», «essere madre è la vocazione di ogni donna», «la gravidanza e il parto sono esperienze irrinunciabili per una vita completa») e le relative alternative proposte dal VHEMT. Links: Movimento per l’Estinzione Umana Volontaria (italiano): http://www.siamointroppi.org Volountary Human Estinction Moviment (inglese) Simone Marini Paninoteca - Birreria Bruschetteria Internet Gratis Locale Climatizzato Via Dei Mille, 72 -27100 PAVIA Tel. 0382303476 Aperto dalle 07.00 alle 02.00 Chiuso la Domenica periodico bimensile Numero 7 Mercoledì 3 Novembre 2004 3 Kronstadt non è un medicinale ma può indurre sonnolenza terza pagina […] Fra le sue note, Tarrou aveva aggiunto, con una scrittura più imprecisa del solito: “Domanda: come fare per non sprecare il proprio tempo? Risposta: sperimentarlo in tutta la sua lunghezza. Modi: trascorrere delle giornate nell’anticamera di un dentista, su una sedia scomoda; passare la domenica pomeriggio sul proprio balcone; ascoltare delle conferenze in una lingua che non si conosce, quando si viaggia in treno scegliere sempre gli itinerari più lunghi e i meno comodi e viaggiare in piedi, naturalmente; fare la coda alle biglietterie degli spettacoli e non andare a vederli, ecc. ecc…” ma subito dopo questa breve pausa, insolita per lo stile ed il pensiero, dava inizio sul taccuino a una descrizione dettagliata dei nostri tram cittadini, della loro forma simile ad una navicella, del loro colore indefinibile, del loro sudiciume abituale e, terminava queste considerazioni con un “c’est remarquable” che non spiegava nulla. In ogni caso ecco le informazioni date da Tarrou sulla questione dei topi: “Oggi il vecchietto qua davanti è sconcertato. Non ci sono più gatti. In effetti sono spariti tutti, eccitati dai numerosi topi morti che si scoprono per le strade. Il motivo, per me, non è che ai gatti piace mangiare i topi morti. Mi ricordo che i miei detestavano una cosa simile. Non è questo che impedisce loro di correre per gli scantinati, o al vecchietto di esser meno sconcertato. È meno ben pettinato, meno energico. Lo si percepisce inquieto. Nel giro di un istante, è già filato in casa. Ma anche lui avrà sputato per terra, una volta, nella vita. Oggi, in città, un tram è stato fermato perché ci avevano trovato sopra un topo morto, arrivato là non si sa come. Due o tre donne sono scese. Il topo è stato gettato fuori. Il tram è ripartito. All’hotel, il guardiano notturno, che è un uomo degno di fiducia, mi ha detto che bisogna aspettarsi delle disgrazie da tutti questi topi. “Quando i topi abbandonano la nave…”. Gli ho risposto che questo è vero nel caso di un’imbarcazione, ma che non è mai stato verificato in una città. Ciò nonostante, è rimasto convinto della sua idea. Gli ho domandato quali problemi, secondo lui, ci si deve attendere. Non lo sapeva, le sventure sono impossibili da prevedere. Ma non si sarebbe stupito se si fosse trattato di un terremoto. Ho riconosciuto che poteva avere ragione, e lui mi ha domandato se questo non mi spaventava. La sola cosa che mi interessa, ho detto, è trovare la pace interiore. Mi ha capito perfettamente. […]” Stefano Menegon Ritorti ovvero c’è fine al peggio, ma poi incominciano le repliche. da “La peste” di Albert Camus Gallimard, 1947 Arriva Novembre e con esso ecco ricominciare gli spettacoli del grande circo universitario pavese: rette sfrontate e retti sfondati (mentre il rettore se la ride sfrontato) ripopolano l’immaginario -e non solo quellodi studenti e affini. Come a dire: se è vero che alle matricole fanno il culo, non è che gli altri se la passino proprio bene. Novembre e il suo clima tipico e tipizzante: la città viene rappresa nella morsa della nebbia che tutto copre e tutto avvolge. Nebbia fitta che ti si infila tra le ossa al mattino quando esci di casa per andare a lezione. Nebbia noiosa che ti fa imprecare tutte le volte che prendi la macchina. Nebbia bastarda che porta malinconia, nebbia che ti prende il cuore e te lo strizza via… Nebbia ovunque e quantunque. Nebbia che nessuno può controllare. Nebbia da digerire. Le case svaporano e le strade perdono il loro significato perché ovunque vai, non sai dove vai. Ovunque vai, se vai, da qualche parte arriverai: come ad esempio di fronte alla segreteria dell’università, a passo svelto, convinto di essere il primo e di non dover fare per forza le tue cinque ore di coda per consegnare il piano di studi che “ziobonosonoall’ultimogiornoepoipagolamora”. Ma, come speso accade, il sollievo dell’efficienza che fino all’ora ti ha scaldato lo stomaco, si va a infrangere, insieme alla tua fronte, contro la nuca di quello che, davanti a te è da tre ore che fa la fila e che ti intima, esplodendo in una serie interminabile di improperi, di stare attento, di non spingere perché “lì sono già tutti tesi che si è impantanato il computer e ziobono poi si paga la mora”. La nebbia è anche questo: è cozzare gli uni contro gli altri e incontrarsi a suon di testate. E’ il riconoscersi sopravvissuti in questo oceano di fuliggine grigia. E’ il sentirsi in qualche maniera compagni, comunemente uniti nella lotta contro una città che campa sugli studenti ma che li odia con tutta sé stessa. Invasori ci chiamano. In fondo siamo solo degli immigrati venuti a farsi spolpare tra una copisteria, un affitto e un libro di testo. Un non-luogo, questa Pavia che ci circonda, privo di una propria identità e che campa sulla nozione di “città universitaria”… appeso al filo sottile della tradizione. Città sull’orlo di una crisi di nervi: anche se nessuno lo sa, è in analisi da anni ormai preoccupata che, prima o poi, la sopportazione di questi giovani possa finire. Perché il malcontento può esplodere ovunque e in qualunque momento: a lezione come davanti alla segreteria dove capita sempre di trovarsi tutti insieme a lamentarsi del male comune. Capita… volevo dire… capitava. La chiamano informatizzazione della burocrazia, serve a velocizzare le pratiche (salvo strani impasse tipici del rodaggio del sistema che però mandano nel panico mezzo mondo) e a rendere tutto più sello, agile, efficiente e virtuale. Immateriale. Svaporato. Non ci si incontra più in segreteria, non ci si incontra più alla registrazione degli esami, non ci si incontra magari neanche più a lezione. Non ci si incontra più e basta… Gli studenti, quegli scassa coglioni che avevano comunque un corpo, una massa -critica?- e quindi un peso -specifico?-, sono diventati una serie di numerini ben ordinati, ben composti, ma soprattutto ben gestibili. Una serie di numerini anonimi; come a dire, una serie di punti interrogativi. DIVIDI ET IMPERA. (a Pavia il latino è sempre stato di gran moda) Moti studenteschi? Cose sorpassate oramai e comunque tutta roba che si può facilmente sigillare all’interno di un barattolo da riporre in dispensa tra marmellate e sughi pronti. Siamo uomini o caporali? Tra i due hanno optato per la terza via: siamo studenti e con questo la questione è chiusa. Vedete, a volte, uscendo di casa, capita, come ho già detto, di incocciare nel muro di nebbia e, sempre a volte, per scaldarsi un po’, ci si accende una sigaretta. A guardare bene ci si accorge che il grigio da cui si è circondati è molto più scuro del fumo che sale dal mozzicone che si ha tra le dita. Dicono che il fumo uccide… viene da pensare cosa possa fare la nebbia. Forse, all’ingresso della città dovrebbero sostituire le scritte di quell’inutile e scenografico cartellone luminoso: anziché “Benvenuti a Pavia” ci sarebbe da mettere un “Nuoce gravemente a te e a chi ti sta attorno”. Magari non è dissuasivo, ma, di sicuro, è molto meno ipocrita. Simone ovv ero […] da “dodici mezze arance” di Pablito Maria Esconduras Dietro la solita porta troverò le solite facce assenti. Un motivo in più per varcarla, guardarvi dritti negli occhi, e sentire di non aver perso nulla, visto che non l’ho mai avuto. Tre anni: il periodo perfetto per rendersi conto di come le cose possano essere trascinate, senza far troppo casino e senza mettere in allarme niente, un attimo prima dell’Apocalisse. Un perfetto esempio di società animale allo sfascio, una specie da tenere a mente come campione negativo… Se penso all’invidia che suscitavamo nel quartiere, mi vengono i conati. Quelle domeniche schifose, piene di convenevoli e sorrisi di circostanza…il fiato ripugnante del signor Barrado, che vi pagava una miseria e finiva sempre sbronzo in camera di Betsebita. - Amado, vieni via da lì che anche la zia non si sente bene… Non sarebbe dovuto morire di vecchiaia: i porci in genere si ammazzano prima. Certe volte tornavo a casa, e facevo finta di essere Claudio, il figlio dei vicini; fingevo di dovermi fermare da voi solo per qualche ora, fino a che i miei veri genitori non sarebbero passati a prendermi. Certe volte, quando mi addormentavo, so- gnavo che fosse vero. Claudio… l’ultimo giorno che lo vidi fu quando passai a salutarlo, e gli dissi che non ci saremmo visti per diverso tempo. Ricordo il profumo nella sua stanza, l’odore irresistibile delle cialde ancora calde di forno. Ricordo il modo in cui mi sorrise, il contorno dei suoi occhi appena deformato dalle lacrime, un attimo prima di accompagnar- mi alla porta. Era sinceramente dispiaciuto, mentre io in quel momento lo odiavo, per il semplice fatto di non essere al suo posto. Qualche anno fa mi dissero che era morto in un incidente, appena uscito di casa, travolto da una cretina fresca di patente. Il destino è una puttana sempre in cerca del cliente sbagliato… o forse semplicemente del più ricco e fortunato. Numero 12: eccomi qua. Il solito vialetto poco curato, contornato di erbacce e sterpaglie d’ogni sorta. Pochi passi che mi separano dai miei ripensamenti. Prima di sentire lo scatto secco della sicura, mi guardo riflesso nel vetro della portiera. Dietro di me la casa di Claudio, la sua recinzione candida, il suo giardino impeccabile, costellato di primule. Mi volto per guardare ciò che mi resta di un’impressione, per vedere se tutto corrisponde a quanto in genere si insinua nella memoria e rende vividi i ricordi. Per un istante, nel silenzio grigio di metà Ottobre, le sensazioni si riducono a un minimo comun denominatore; i proverbi si stemperano nella loro stessa arroganza, lasciando posto alla nudità dei fatti. L’erba del vicino è solo la più marcia. pcmb ANONIMO PROFESSORE DI GRECO E LATINO SUICIDA Come si scrive un articolo per Kronstadt L’eredità del gesto Ho preferito togliere il disturbo, andar via di qui, il più velocemente e il più contro natura possibile, e siogliere la squallida giuntura e la splendida endiadi del corpo con la mente, tagliandomi le vene per far uscire il sangue infetto di realtà. Mi dissi con Orazio e il suo non omnis moriar (non morirò del tutto): “Per me sarà lo stesso,” pensando all’aldilà e a chi mi vuole bene. Mi sono ucciso, ebbene, mi duole dirlo, ma mi sono sbagliato di brutto. ampetrosino cronache Le colonne dell’accesso mercoledì La bacheca Secondo anno 3 novembre Bressana Bottarone, discoteca alla cortese attenzione dei lettori Tabu - Festa universitaria (info: e delle associazioni 338 1152152) giovedì 4 novembre “Secondo anno” non è, con tutta evidenza, il nome di un’associazio- Gropello Cairoli, Agriturismo ne. Diciamo che c’era bisogno di qualche parola di spiegazione prima cascina Annunciata – “Fervida Vìna” Degustazione del vivo e di cominciare con la nuova stagione. L’anno scorso questa colonna abbinamento con i cibi: la regioha dato possibilità alle associazioni per presentarsi: chi sono, da dove ne Piemonte (info: Associazione vengono, cosa fanno e perché. Uno spazio autogestito e libero come “Pierangelo Martinoli”, tel 0382 lo sono i “Programmi dell’Accesso” della RAI, dalla cui esperienza 817173) Codevilla, Thunder Road - dalle abbiamo tratto il nome della rubrica. ore 20.30 - “Samael”, dalla SvizzePer questo nuovo anno, il secondo, ci proponiamo un lavoro differa (metal) - “flowing tears” - “Lirente. Vorremmo riuscire a stabilire un confronto con le associazioni fend” (info: www.thunderoad.net sulla base del loro coinvolgimento nella vita della città: quanti iscritti 0383 373064) hanno, come organizzano le loro attività e come le pubblicizzano, venerdì 5 novembre quali sono i rapporti con le altre associazioni e con le istituzioni e, Codevilla, Thunder Road sopra ogni altra cosa, cosa pensano del futuro di questa città. L’anno - dalle ore 20.30 - “Gemboy”, prossimo, pare, ci saranno delle elezioni e sicuramente, in maniera da Bologna ingresso 8eu (info: 0383 più o meno sotterranea (più più che meno, probabilmente), gli uni e www.thunderoad.net 373064) gli altri degli schieramenti partitici si muoveranno: lusingando, ricoChiesa di San Francesco Maggionoscendo, impegnandosi e promettendo. re - ore 21 - I Solisti di Pavia. ConEcco ci sembrerebbe molto più de- certi Brandeburghesi e Suites per mocratico e utile per la nostra città violocello (info: 0385 246821) se le associazioni stesse potessero “prevenire” questi piccoli siparietti, sabato 6 novembre fastidiosi e antichi, di attenzioni Casorate Primo, P.zza Donatori interessate e carità pelose, uti- del Sangue - ore 8 - 18 - Mercatilizzando, tanto per cominciare, no dell’usato (info: 339 2697658) sabato 6 novembre questa piccola colonna. Per spie- Oasi Lipu, Bosco Negri, via Bragare, appunto, cosa ci si aspetta mante 1 - Pavia - ore 15.00-17.30 dal futuro, dove si vuole andare - L’ABC dei funghi Corso di micologia – “I funghi di un bosco” a parare e perché. Questo sarà anche l’impegno Teatro Fraschini - ore 20.30: Lirica - “La traviata” Direttore della redazione di Kronstadt che d’orchestra Marcello Bufalini, metterà in campo le sue energie regia Marco Gandini (info: 0382 anche con altre iniziative. 371202) Ci aspetta un anno divertente, Codevilla, Thunder Road - dalle ore 20.30 - “Rad1” ingresso 5 € non temete… Emanuele Quinto (info: www.thunderoad.net 0383 373064) Glossario dei termini collegiali Chi volesse avviarsi da profano alla scoperta del meraviglioso mondo dei collegi di Pavia, non dovrebbe mai farsi mancare nel taschino un glossario con i termini fondamentali in uso da quelle parti: sarebbe imperdonabile ritenere di partecipare a una candelatio, e poi trovarsi invece nel bel mezzo di una mattonatio… Kulo: è il termine con cui viene designato, globalmente, l’insieme di sevizie fisiche, mentali e morali perpetrate a danno delle sciagurate matricole. Pare che quella insolita K iniziale abbia lo scopo di rivestire il termine di sentimenti politici, giacchè, si dice, la sua fisionomia germanizzante arricchirebbe di un colorito destrorso chi ne fa uso. Matricola: detta anche M.Q.M (Minus Quam Merdam) è solitamente il piatto forte delle ricche serate collegiali: la sua grande importanza è sottolineata dal fatto che, senza di essa, non esisterebbe il Kulo, di cui pertanto la matricola è da additare quale sola e unica responsabile. Trattamenti cosmetici Flettersi: esecuzione di un adeguato numero di piegamenti sulle braccia o sulle gambe; ottimo esercizio di fitness suggerito dagli anziani più di buon cuore nel più puro e sincero interesse per la salute e la costituzione atletica dei più giovani (mens sana…). Shampoo nel cesso: beh, qui forse non serve la glossa; pare che abbia trattamenti benefici per la cura delle doppie punte e per prevenire la calvizie precoce, ideale per capelli grassi. Lustratio: applicazione di una cospicua dose di lucido da scarpe su estese superfici del corpo della matricola; poiché questa pratica è generalmente intesa quale punizione da infliggere alla matricola per la sua arroganza, i suoi peccati, o la sua semplice esistenza. Gioventù bruciata Candelatio: applicazioni di cera calda o di intere candele accese in luoghi riservati, solitamente, ad altre funzioni e, soprattutto, riservati. periodico bimensile Numero 7 Mercoledì 3 Novembre 2004 sabato 6 novembre Voghera, Palatexas, via Morato, 18 - fino domenica - “Pink Panthers treffen” raduno Motociclistico (info: 0383-364631 - www.cowboys.it) domenica 7 novembre Biblioteca Bonetta - ore 11 - “Incontri con gli autori” Incontro con Aldo Forbice: “Orrori sui bambini del mondo” (info: biblioteca Bonetta) Musei civici - Castello di Pavia - ore 11 - Visite ai Musei Civici, visite guidate alla sezione romanica. Piazza della Vittoria - ore 8.3019.00 - Mercatino dell’antiquariato. lunedì 8 novembre Santa Maria Gualtieri, piazza della Vittoria - fino al 27 - Programma Ottocento” Parte della rassegna “Le mostre in Santa Maria Gualtieri” ( info: Comune di Pavia - settore cultura, tel 0382 399372) Teatro Fraschini - ore 20.30: Lirica - “La traviata” Direttore d’orchestra Marcello Bufalini, regia Marco Gandini (info: 0382 371202) mercoledì 10 novembre Bressana Bottarone, discoteca Tabu - Festa universitaria (info: 339 7185554) giovedì 11 novembre Godiasco, Piazza Mercato-Piazza della Fiera - ore 8 - 18 - “Fiera di S. Martino” Fiera agricola, mercatino dell’antiquariato, polenta e salamini. Serata danzante (info: 0383 940932) venerdì 12 novembre Canneto Pavese, dalle ore 10 - Festa di San Martino e del principalmente usati Graticolatio: si arroventa ben bene la rete di un letto ponendovi sotto bacinelle di alcool incendiato e ci si fa saltellare sopra la matricola felice, e in mutande. Ispirata ai santi trattamenti della Santa Inquisizione, bei tempi di cui a Pavia non si cesserà mai di celebrare i protagonisti… Marchiatio: si applica (o si fa finta di farlo, più probabilmente) un marchio a fuoco con lo stemma collegiale sul posteriore dell’incauta matricola. Soluzioni acquose Idrantatio: visto che nessuno appicca mai il fuoco ai collegi, tutti quegli idranti dovranno essere pure usati in qualche modo, no? Lagunatio: si tappa lo scarico del lavandino di una stanza matricolare mentre la matricola non c’è, si lascia andare l’acqua a gogò, e dopo qualche ora si torna a controllare i risultati dell’esperimento. Le varianti sono numerose… Bigatio: a detta di tutti quelli che vi hanno partecipato, la pratica più divertente, ma anche l’unica in cui si siano verificati danni seri alle persone: si tratta di una spettacolare corsa di bighe alla Ben Hur, nella quale Ben Hur è interpretato da un pluribollato, i destrieri dalle matricole di più robusta costituzione e la biga, a seconda del collegio, da una copeta, uno zerbino o un letto. In generale viene utilizzata una quantità paurosa di acqua, o sui destrieri o sui pavimenti, per rendere la corsa più spettacolare. Vascellatio: tutti i desperados del prim’anno su una scialuppa malferma (un letto), e qualcuno anche sotto la scialuppa… soli contro la tempesta (degli idranti). Un giorno da leoni Leonatio: i domatori, fruste in mano, in piedi sulle sedie, fanno entrare nella corrusca arena le indomabili belve: queste, istigate dai domatori, vestite solo dei loro slip e del loro coraggio, gareggiano a due a due in un aspra gara di corsa a gattoni intorno a un tavolo: vince chi riesce a dare per primo un bel morso ai quarti posteriori dell’altro. Si va a eliminazione diretta; chiaramente, tra i domatori si accettano scommesse. Divertentissima, ma devastante per le ginocchia, che vengono ridotte a brandelli di carne sanguinolenta. Diffusa nei collegi storici (Ghislieri, Borromeo, Cairoli). Ovilatio: le povere matricole, quasi ignude, trasformate in un branco di lanosi pecoroni belanti, vengono accalcate dai premurosi bifolchi nella calda sicurezza di un ovile, dal quale non potranno uscire che il giorno successivo. Stretti, stretti tutta la notte. Attestato in quasi tutti i collegi, femminili compresi. Altre chicche Mattonatio: di essa si può dire solo che sicuramente è avvenuta in passato: rimane un mito nei collegi, una leggenda che aspetti solo una mente audace per ritornare ai suoi antichi splendori… in fin dei conti è facile, ci vogliono solo quattro ingredienti: una finestra, una corda, un mattone e una matricola. Si lega un capo della corda a un mattone, l’altro capo alle pudenda della matricola, e si getta il mattone fuori della finestra… Il tè: geniale… uno fa la teiera, mettendo la bustina in bocca, con la salivazione fa colare il tè nella tazzina; un altro fa lo zucchero, sforforandosi abbondantemente e rovesciando il tutto sopra la tazzina, un terzo fa il cucchiaino, rimestando col dito la tazzina, un quarto beve il tè… voi penserete che quest’ultimo è quello a cui va peggio: ma provate a pensare alla tazzina sdraiata per terra, con la bocca spalancata. Nutellatio: (attestata solo al Ghislieri) una matricola, la meno appetibile di tutte, viene trasformata nel piatto forte della serata… stesa su un tavolo, denudata e ricoperta delle peggio cose (in genere prodotti kulinari buoni di per sé, ma micidiali se accostati tra loro, quali nutella, maionese, burro, pomodoro, miele, senape) in attesa di essere divorata dai suoi famelici compagni. Simone Paru Ringraziamento Allineamento macchine agricole sul piazzale della Chiesa, S. Messa del Ringraziamento nella Chiesa Parrocchiale con la Corale di Canneto, Benedizione dei mezzi agricoli, “Castagnata a tappe e vin brulè”, Bancarelle e prodotti tipici (info: Presidente della Pro-loco, tel 339 1780790) Chiesa di San Francesco Maggiore, P.zza San Francesco - ore 21.00 - “Bach in San Fanncesco Maggiore”: Suite n. 3 in Do maggiore BWV 1009 per violoncello solo, Concerto Brandeburghese n. 3 in Sol maggiore BWV 1048, Suite n. 4 in Mi bemolle maggiore BWV 1010 per violoncelo solo, Concerto Brandeburghese n. 4 in Sol maggiore BWV 1049 (info: 0385 246821) Palazzetto dello sport - ore 21 - Concerto Francesco Guccini ingresso 22,50 € + prevendita. Codevilla, Thunder Road - dalle ore 20.30 - “asilo Republic”, tributo a Vasco Rossi ingresso 5 € (info: www.thunderoad.net 0383 373064) sabato 13 novembre Musei civici - Castello di Pavia - ore 11 - Visite ai Musei Civici visite guidate alla gipsoteca. Stradella, Allea Mariano Dallapè e p.zza Trieste - ore 8.30-18.00 – “Antiqua e Strabio” Mercatino antiquariato e biologico (info: 0385 246821) Codevilla, Thunder Road - dalle ore 20.30 - “Mister x” e “Groova” tributo ai subsonica ingresso 5 € (info: www.thunderoad.net 0383 373064) domenica 14 novembre Broni, Piazza Garibaldi - via Emilia - ore 7.30-18.00 - Mercatino dell’antiquariato Canneto Pavese, dalle ore 10 - “Fiera di S. Martino” Castagne, vin brulè e degustazione vino novello (info: 0385 88067) Montalto Pavese, P.zza V.Veneto - ore 9 - 18 - “Fiera di S. Martino” Artigianato, vini e prodotti locali (info: 0383 870419) Musei civici - Castello di Pavia - ore 11 - Visite ai Musei Civici visite guidate alla sezione longobarda Codevilla, Thunder Road dalle ore 20.30 - degustazione di “Alain Caron band” (info: www.thunderoad.net 0383 373064) www.inventati.org/hackeralbum i disegni di questo numero sono di Angelo Rindone / Hacker Art ronstadt periodico bimensile Numero 7 www.upartaid.net/kronstadt [email protected] Abbonamenti: 20 euro annuale C.C.P. 51533743 intestato ad “Up Art Aid” causale “Kronstadt” Direttore Responsabile Salvatore Gulino Questo non è un messaggio subliminale: quando finite di leggere queste righe mandateci i vostri scritti, link preferiti, immagini, eventi:, [email protected] Reg. Trib. PV - Stampa: Cooperativa Sociale “Il Giovane Artigiano”, Pavia - Chiuso in Redazione 27-10-2004 - Tiratura 2000 copie - 2004, Alcuni diritti riservati (Attribuzione–NonCommerciale–Condividi allo stesso modo ) 4 Kronstadt è tornato e ringrazia anche chi non andrebbe ringraziato