newsletter 42-2009
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NEWSLETTER 42-2009 _________________________________________ NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO AGRICOLTORI IN MARCIA ALLA VOLTA DI PALERMO Trattori al presidio di Pian del Lago Stato di crisi per le aziende agricole. Blocco delle vendite all’asta delle imprese dichiarate fallite. Congelamento dei debiti con le banche. Costituzione di un comitato ministeriale di indagine sui motivi delle esposizioni creditizie. Condono delle pendenze Inps e Serit. Piano di investimenti pubblici nel settore agricolo per coprire la differenza tra costi di produzione e vendita. Eccole le richieste degli agricoltori siciliani che ieri hanno paralizzato la statale 121, nel senso di marcia che da Agrigento porta a Palermo, con un lento corteo. Centinaia di contadini, a bordo di trattori e furgoni, provenienti da Caltanissetta, Lercara Friddi, Marineo sono partiti all’alba da Manganaro, paese dell’entroterra palermitano a 60 chilometri dal capoluogo, «per sollecitare l’intervento del Governo contro la crisi del settore» spiega Martino Morsello del Coordinamento Altragricoltura. Obiettivo finale della marcia, la Presidenza della Regione Sicilia, la sede dell’assessorato regionale all’Agricoltura e, soprattutto, la sede della Rai, in viale Strasburgo, «per denunciare la colpevole assenza di attenzione, da parte dei media, sulla devastante crisi in cui versano gli agricoltori di tutto il sud Italia» denuncia Morsello. Solo un ingente schieramento di forze dell’ordine all’altezza del casello autostradale di Villabate ha bloccato i contadini che, in risposta, hanno annunciato un presidio che potrebbe durare anche tutta la notte per cercare di entrare a Palermo all’alba di oggi. Perché «ora basta». Gli agricoltori hanno deciso di prendere in mano la situazione e di imprimere una svolta nel settore. Come? Riscrivendo le regole, «ma stavolta contro l’interesse delle multinazionali e dei poteri forti che hanno oppresso gli agricoltori negli ultimi quindici anni». E per farlo hanno deciso di ricorrere alle “maniere forti”: da oltre dieci giorni, infatti, guidati da Altragricoltura, dal Consorzio di difesa dell’agricoltura siciliana (Codifas) e dai comitati spontanei di agricoltori, gruppi di contadini si sono mobilitati in tutto il sud-ovest della Sicilia, da Caltanissetta a Trapani fino, da ieri, a Palermo costringendo non solo la Regione a dichiarare lo stato di crisi, ma addirittura il ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia, ad anticipare a domani sera un incontro inizialmente previsto per giovedì 15. Centro della protesta è Pian del Lago, contrada alle porte di Caltanissetta, dove circa trecento trattori parcheggiati all’interno del campo sportivo sono il simbolo del presidio degli agricoltori. Ed è proprio in questo presidio che è stato deciso, domenica, in assemblea di portare la protesta fino a Palermo. Non prima, però, di occupare il comune di Milena, paese agricolo specchio della crisi che sorge al confine con la provincia di Agrigento: qui, due anni fa, un quintale di grano veniva venduto a 50 euro al quintale. Oggi con cento chili si riescono a racimolare a malapena 15 euro. Per non parlare del settore della viticoltura. Sono centinaia le aziende vinicole, soprattutto del trapanese, messe in ginocchio. Così, nell’ultimo fine settimana, oltre mille viticoltori si sono radunati a Petrosino (Trapani) per mettere a punto una piattaforma di mobilitazione che ha portato, ieri mattina, all’occupazione del comune del “paese del Marsala”. Ma, come detto, siamo solo all’inizio: la battaglia dei contadini, infatti, è di largo respiro e punta alla “sovranità alimentare”. Per questo lo scorso 15 settembre, in quel di Castel Volturno (Caserta), è nata la Rete dei Municipi Contadini. Una realtà, formata da centinaia di uomini e donne impegnati nel governo delle comunità locali, da militanti di comitati, associazioni, reti sociali, che ha iniziato un cammino sul percorso tracciato dalla Via Campesina, la più grande rete di movimenti contadini del mondo. Al centro della piattaforma per la difesa del lavoro agricolo, delle aziende agropastorali, del territorio c’è il documento, elaborato dalla Rete internazionale di Via Campesina e assunto dalla FAO come base per la Riforma in agricoltura, della Sovranità Alimentare: l’insieme dei diritti di tutti i popoli e delle comunità di scegliere e determinare i fattori della produzione, distribuzione e consumo del cibo. «E’ questa la base» spiegano in un documento la Rete dei Municipi Contadini ( www.municipicontadini.net ) «su cui riformulare il quadro delle scelte sociali, economiche e politiche per l’agricoltura nel nostro paese ed è qui che ci impegniamo a costruire occasioni di analisi, confronto, discussione, elaborazione e proposta». PARIGI, FIAMME AI CAMPI ELISI PER LA PROTESTA DEGLI AGRICOLTORI Manifestazione contro il calo dei prezzi dei prodotti: «Un kg di grano si vende a 9 centesimi, ma ce ne costa 14» Mobilitazione agricoltori in Francia a Parigi. Colonne di fumo di pneumatici bruciati e balle di fieno ai Campi Elisi, bloccati da gruppi di agricoltori che protestano contro il calo dei prezzi dei prodotti agricoli. I primi blocchi, con cassette di legno e balle di fieno, sono stati piazzati già alle 7.30 da manifestanti del settore cerealicolo: «Il mondo agricolo sta morendo», spiega Damien Greffin, presidente dei Giovani Agricoltori dell’Ile-de-France (la regione parigina); «Chiediamo un aumento dei prezzi delle materie prime: un chilo di grano si vende attualmente a 9 centesimi, contro un costo di produzione pari a 14 centesimi». Protesta degli agricoltori in Francia - RICHIESTE – La Federazione nazionale dei sindacati dei produttori agricoli (FNSEA) reclama un piano di aiuti di 1,4 miliardi di euro, di cui 400 milioni di euro di sgravi fiscali urgenti per garantire liquidità immediata ai produttori. Gli agricoltori francesi reclamano anche un’armonizzazione delle politiche sociali a livello europeo per evitare il “dumping social” che consente di produrre in alcuni paesi a costi inferiori. Manifestazioni si sono svolte in mattinata anche in altre città della Francia, nel quadro di questa giornata di mobilitazione. In una lunga intervista pubblicata su Le Figaro, il presidente francese Nicolas Sarkozy promette iniziative forti sul dossier agricolo entro la fine di ottobre: «Dobbiamo cominciare a considerare gli agricoltori come degli imprenditori e garantire loro una giusta remunerazione del loro lavoro». (da AltrAgricoltura PuntoInfo - ottobre 2009) LE BANCHE ITALIANE CORTEGGIANO I CLIENTI DELLO SCUDO FISCALE. UNICA ECCEZIONE: LA BANCA ETICA, CHE ANNUNCIA CHE NON ACCETTERÀ QUEI SOLDI. ECCO PERCHÉ. «Da un anno si parla di etica, di fiducia e di reputazione da ricostruire. Noi di Banca Etica allo scoppio della crisi abbiamo timidamente ricordato il nostro lavoro, non volendo sembrare cassandre né prenderci meriti. Ma oggi, dopo mesi di ipocrisie lette e ascoltate, dopo aver dovuto subire l'affronto di vedere l'etica trasformata nella foglia di fico di banche, imprenditori, politici, ci indigniamo. Anche su un fronte a noi vicino come quello cattolico, non possiamo non domandarci quante sono le realtà legate alla chiesa che si sono interrogate sull'utilizzo del denaro come riportato nell'ultima enciclica? Quante hanno fatto o stanno facendo scelte conseguenti?»: il presidente di Banca Etica Fabio Salviato (nella foto) non usa mezzi termini per spiegare le motivazioni profonde che hanno portato l'istituto padovano e Etica Sgr ad annunciare che non avrebbero accettato alcun rientro di capitali con lo scudo di Tremonti. «Questa operazione, in questo momento storico, somiglia a un'amnesia continua Salviato - dimentichiamo le responsabilità, dimentichiamo il patto sociale, ignoriamo l'identità democratica del paese, la giustizia economica, l'equità. Mettiamo via l'etica fino alla prossima occasione. Il sostituto procuratore di Milano, Francesco Greco, lo ha detto senza mezzi termini: l'Italia diventa un paese off-shore. Depenalizzati i falsi in bilancio, invitati gli operatori economici a non segnalare il rischio di riciclaggio, lo scudo incita alla criminalità economica. Che - finché la legge lo permetterà continua ad essere combattuta solo e soltanto nelle aule dei tribunali». Tecnicamente Banca Popolare Etica e Etica Sgr hanno comunicato in modo formale che metteranno in atto una procedura esattamente agli antipodi rispetto a quella che hanno messo a punto quasi tutti gli istituti di credito e società finanziarie, pubblicizzata con grandi investimenti su tutti i mezzi di comunicazione. «Chi decide di diventare nostro cliente deve firmare un'autodichiarazione sulla provenienza lecita delle somme depositate - spiega il direttore generale di Banca Etica Mario Crosta - per questo non abbiamo alcun rapporto al portatore, solo rapporti nominativi. Quindi per noi è una scelta consequenziale, anche nel 2002, in occasione del precedente scudo fiscale, abbiamo fatto così». Lo scudo italiano coincide, non casualmente, con il terremoto che sta investendo le isole Cayman. Mentre migliaia di evasori, soggetti privati e giuridici, si apprestano a riportare nelle banche del Belpaese alcune decine di miliardi di euro evasi o frutto di vere e proprie frodi fiscali, nell'isola simbolo dei paradisi fiscali e degli Hedge Funds si fanno i conti con la crisi e si sceglie la leva tributaria. Sino ad oggi i 9253 hedge funds internazionali di casa alla Cayman - da dove gestiscono un giro di denaro valutato in trilioni di dollari - si limitano a pagare una tassa annuale una tantum di 3000 dollari mentre tutti i residenti non hanno mai versato un dollaro di imposte. Senza contare i numerosi falcoltosi stranieri, imprenditori e professionisti, che hanno preso la residenza locale proprio per proteggere i redditi da capogiro dal rischio delle imposte. Il progetto di riforma prevede di portare a 30000 dollari la tassa annuale di iscrizione mentre per recuperare introiti per tamponare il buco di bilancio (debiti ad oltre 600 milioni di dollari) il governatore locale McKeeva Bush ha ipotizzato addirittura il ricorso ad una sorta di Tobin Tax: un prelievo del 2,5% su tutte le transazione da e per gli istituti operativi alle Cayman. (dalla Newsletter di Grillonews - ottobre 2009) "FA' LA COSA GIUSTA! TRENTO" DAL 23 AL 25 OTTOBRE Quanto costa un pieno di carburante? E quanto si spende per la bolletta energetica? Il dibattito sul caro-petrolio occupa le cronache dei giornali, mentre contemporaneamente cresce l'attenzione per il “costo” ambientale del nostro stile di vita. Si moltiplicano le iniziative per ridurre i consumi e abbattere l'inquinamento non solo per quanto riguarda i trasporti, ma in tutti gli ambiti della nostra vita quotidiana. Anche quest'anno la fiera “Fa' la cosa giusta! Trento”, in programma dal 23 al 25 ottobre, si proporrà come punto di riferimento per coloro che hanno deciso di prestare maggiore attenzione alla sostenibilità dei loro acquisti. Nata dalla collaborazione fra Trentino Arcobaleno e Confesercenti del Trentino, la quarta edizione della mostra mercato si svolgerà presso i padiglioni di Trento fiere in via Briamasco. Durante i tre giorni della fiera oltre 160 espositori promuoveranno i loro prodotti negli ambiti dell'agricoltura biologica, delle fonti energetiche rinnovabili e del commercio equo e solidale. La mostra si propone di bissare il successo delle edizioni precedenti, che hanno visto crescere costantemente il numero di visitatori, giunti l'anno scorso a oltre 8700, con 170 bambini partecipanti allo spazio animazione a loro dedicato e 708 pasti completamente eco-sostenibli. Per dare un esempio della portata delle strategie di riciclaggio, grazie all'uso di stoviglie lavabili e di borse biodegradabili in mater bi sono stati risparmiati 170 kg di plastica e si è evitato che una pila di bicchieri usa e getta alta 22 metri (un palazzo di sette piani) finisse in discarica. Informazioni per espositori e visitatori: E-mail: [email protected] -- tel. 0461.261644 Orari: Venerdì 23 ottobre: dalle 14.30 alle 18.30 -- Sabato 24 e domenica 25 ottobre: dalle 9.00 alle 19.00 Per approfondimenti e ulteriori informazioni: www.falacosagiusta.org/eventi_speciali/trento.php e www.trentinoarcobaleno.it _____________________________________ IIL LR RIIT TO OR RN NO OD DII A AR RL LE EC CC CH HIIN NO O rassegna nazionale di teatro di figura, quattordicesima edizione tutte le domeniche alle ore 17,00 dall’11 Ottobre al 29 novembre 2009 al PALAPLIP - Via San Donà 159 - Mestre 紙芝居 Kami – shi – bai (storie su carta) Termine giapponese che indica una tipologia di spettacolo di strada ben definita: una leggera struttura in legno, montata sul retro di una bicicletta, funge da espositore di disegni che si susseguono a dar vita a brevi storie narrate con l’ausilio di qualche strumento musicale, pochi oggetti....spettacolo di contastorie per qualche decina di bambini alla volta, seduti immobili proprio lì, davanti al Kamishibai.... Molto popolare in Giappone nel periodo tra le due guerre, dove migliaia erano i contastorie che percorrevano il paese in lungo e in largo con le loro bici-teatrino, verso la fine degli anni cinquanta il Kamishibai si estingue, soppiantato, dalla televisione....ma dal momento che l’atavica fame di storie dei bambini non si spegne mai, ecco che riproporre oggi uno spettacolo così affascinante e poetico non può che incontrare l’entusiastica approvazione di tutti i bimbi dai 3 ai 99 anni....un incontro tra tecnica orientale, stilemi di narrazione occidentale, strumenti musicali esotici, melodie europee, burattini che fanno da “assistenti di scena”.... Un’affascinante bicicletta d’epoca, un’ormai introvabile Peugeot degli anni ’60, è il patrimonio, il teatrino del Kamishibaiya. Il Kamishibai, nato in strada, è spettacolo minimale per eccellenza: non servono impianti audio, microfoni o altro, dal momento che le storie vengono narrate con tecnica della viva voce diaframmatica. Pochi minuti di storie narrate (ma si arriva facilmente ai 20 minuti a fermata) e poi....un altra piazzetta, un’altra storia.....e via di seguito.... In caso di pioggia il Kamishibaiya sa sistemarsi ovunque: un sottoportico, un portone, un esercizio pubblico...il Kamishibai non ama calca di folla, spettatori frettolosi, grandi numeri di pubblico....richiede piuttosto ritmi umani, calma, dedizione, pochi bimbi alla volta, genitori che se nel frattempo vanno a prendersi un caffè è meglio.... Nell’allestimento dello spettacolo e nell’organizzazione dei tour hanno avuto attenzione prioritaria il mantenimento di un basso profilo di impatto ambientale e la filosofia dell’economia alternativa e del baratto: tutto, dalla bicicletta al legno della struttura, dai cartoncini delle storie alle tempere, agli strumenti musicali è frutto esclusivo di recupero da discarica, autocostruzione, restauro, baratto, attenzione all’ambiente. Nel rispetto di tale filosofia l’artista non utilizza veicoli: per gli spostamenti lunghi viaggia in treno con la bici al seguito, mentre gli spostamenti in sede locale avvengono direttamente in bicicletta. Il Kamishibai arriva ovunque ci siano bambini: parchi pubblici, giardini di scuole e biblioteche, feste e sagre popolari, rassegne, festival, mercatini, raduni e iniziative all’aria aperta, manifestazioni sportive e mandragolerie in genere. Per il programma completo degli eventi, clicca QUI _____________________________________ CHE FINE HA FATTO LA SVOLTA USA? Agli accaniti lettori di commenti riguardanti il settore della certificazione facciamo tirare un po' il fiato. Tranquilli, parliamo d'altro, di cose apparentemente - lontane. Nonostante il Nobel per la pace, dato più sulla fiducia che per i risultati raggiunti (qualche ora dopo il riconoscimento si è visto costretto a mandare nuove truppe in Afghanistan, in una guerra per ora senza speranza), il presidente USA Barack Obama sta deludendo su più fronti, compreso quello cruciale della "svolta green", annunciata in campagna elettorale con enfasi e ancora ferma al palo. La conferma dei ritardi americani si è avuta ieri, domenica 18 ottobre, a Londra dove, per preparare il vertice di Copenaghen sul clima, i rappresentanti di alcuni dei Paesi più sviluppati (e anche più inquinanti) hanno cercato di raggiungere un'intesa su nuovi finanziamenti per la lotta al riscaldamento climatico e per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra. "Mancano appena 50 giorni ai colloqui finali di Copenhagen e dobbiamo muoverci", ha detto il ministro dell'Ambiente britannico Ed Miliband, aggiungendo: «Abbiamo visto alcuni Paesi venirsi incontro reciprocamente. India, Giappone, Cina e Indonesia hanno compiuto in queste settimane progressi significativi. Mano a mano che Copenhagen si avvicina, diventa infatti sempre più importante accorciare le distanze tra i Paesi". Il ministro ha tuttavia aggiunto che ora è fondamentale che gli "Stati Uniti compiano grandi progressi". Si è così appreso che l'amministrazione Obama è vincolata dall'azione del Congresso USA, dove la proposta di legge sul clima è in fase di stallo. I tempi sono brevi. A novembre a Barcellona, si terrà l'ultimo pre-vertice prima di Copenhagen. Se dagli USA invece di un'accelerata, sul clima dovesse arrivare un colpo di freno, sarebbero guai grossi per il risveglio ecologico del pianeta. E per Obama sarebbe una sconfitta pesantissima. Dal nostro angolino possiamo fare poco per questa grossa partita, solo sperare. (dal Bollettino Bio di Greenplanet - ottobre 2009) VITAMINA D NELLA FRUTTA E VERDURE A FOGLIA VERDE, DI STAGIONE, CONTRO L'INFLUENZA Continuiamo a ricorrere alle medicine anche se possiamo spesso rimediare con prodotti naturali e con la prevenzione. Un esempio su tutti, con l’avvicinarsi del periodo delle influenze stagionali, è la vitamina D. Quando assumiamo delle medicine siamo, in parte, consapevoli di vantaggi e svantaggi che comportano. Con l’assunzione corretta della Vitamina D, attraverso frutta e verdura di stagione, preziosa per la crescita, utilissima per il benessere, invece, si è dimostrato che è un’ottima alleata anche ne lla prevenzione dell’influenza. Quindi via libera a spinaci, le erbette, i broccoli, il cavoli riccio e toscano, il tarassaco, la cicoria, le cime di rapa, la catalogna, la barba di frate, l'alga spirulina. L'ideale è cibarsi di questi ortaggi crudi o poco cotti, ricordando che anche i broccoli, tagliati sottili e conditi con olio extra vergine di oliva, sale e limone, crudi sono gustosissimi, e più digeribili. Alcune ricerche recenti condotte dall’organizzazione no-profit Vitamin D Council hanno avanzato l’ipotesi che la vitamina D possa stimolare la risposta immunitaria anche nel caso della tanto temuta influenza A. Al momento le ricerche in corso sono in America e Canada nel tentativo di capire se effettivamente la vitamina D naturalmente sviluppata dal nostro corpo – attraverso l’esposizione solare – possa incidere sulla risposta immunitaria o se invece non sia necessaria un’assunzione attraverso integratori alimentari. BENESSERE: DEPURARE L’ORGANISMO IN AUTUNNO Durante ogni cambio di stagione è bene fare una cura depurativa. Alimentazione corretta, un po’ di attività fisica, qualche tisana, e qualche piccolo consiglio da seguire. Bastano piccoli gesti per rimettersi in forma prima di affrontare l’inverno. Per prima cosa è bene rivolgersi alla cultura ayurvedica che consiglia di bere una tazza di acqua oligominerale iposodica tiepida e con mezzo limone spremuto appena sveglie al mattino. Durante gli spuntini della giornata, invece, largo spazio alle tisane a base di liquirizia, curcuma, tarassaco e gramigna. A tavola bisognerebbe cercare di favorire i cibi con effetto drenante come rucola, broccoli, cipolle e peperoni. E naturalmente moderate al massimo la quantità di sale utilizzato nei cibi. Preferire aromi e spezie per insaporire i vostri piatti. Fare movimento, passeggiate all’aria aperta che serve ad ossigenare i tessuti. Ultimo ma non meno importante, cercare di prendere il ritmo dei pasti assecondando le scadenze sonno-veglia. In virtù delle sregolatezze estive è necessario ritrovare l’equilibrio, importante per smaltire più rapidamente scorie e tossine. (da Il MangiaBio di AIAB - ottobre 2009) TOSCANA. E' BOOM DELLA FILIERA CORTA Grande crescita per i mercati contadini toscani per tutte le iniziative di filiera corta. In una fase di economia recessiva e di grande difficoltà per molta parte del settore primario, crescono di numero e di consistenza i mercati periodici di prodotti agricoli di qualità (oggi sono 35, il triplo di tre anni fa), nascono in tutte le province spacci di vendita collettiva gestiti da agricoltori (siamo a quota 14), proliferano le iniziative di acquisto collettivo e diretto dei consumatori (i Gruppi di acquisto solidale censiti sono 110) e sono ormai 3.000 le aziende agricole toscane coinvolte in queste iniziative. E la crescita è destinata a continuare: al nuovo bando per il sostegno a questo settore promosso dalla Regione, i cui termini sono scaduti in questi giorni, sono state più di 100 le domande presentate, di cui ben 40 per realizzare mercati contadini, e 17 per costituire nuovi spacci collettivi di produttori agricoli. I dati emergono dal primo forum della filiera corta organizzato a Montevarchi dall’Arsia (l’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione in campo agricolo) con la collaborazione della provincia di Arezzo e del Comune di Montevarchi. A tre anni dal lancio del primo progetto pilota per il rilancio dei mercati contadini, e ad appena due dal primo bando regionale per la costituzione della rete della distribuzione diretta, il forum è un’occasione per fare il punto sul cammino percorso sin qui e sulle possibilità future. La scelta di Montevarchi per l’iniziativa non è stata casuale : qui è partito il primo progetto pilota per il varo di un mercato contadino, qui da quasi due anni esiste la prima esperienza di uno spaccio collettivo, “Tuttiigiorni”, nel quale quotidianamente oltre 70 produttori della zona portano le loro prelibatezze. E i risultati di Tuttiigiorni (90.000 euro medie di incasso mensile, trend in costante crescita, 8.000 consumatori già fidelizzati) dimostrano la forza dell’iniziativa e stimolano l’intero comparto. (da Bioagricultura Notizie - ottobre 2009) IRLANDA: VIETATI GLI OGM Le preoccupazioni sulla sicurezza degli OGM spingono i governi ad agire. Pochi giorni fa, infatti, l’Irlanda ha deciso di vietare la coltivazione di tutte le colture geneticamente modificate e di introdurre un’etichettatura volontaria “GM free”. L’Irlanda bandisce gli OGM. Pochi giorni fa, infatti, il governo irlandese – guidato da una coalizione composta dai liberalconservatori di Fianna Fàil e dal Partito dei Verdi irlandesi – ha deciso di vietare la coltivazione di tutte le colture geneticamente modificate e di introdurre un’etichettatura volontaria “GM free” per carne, pollame, uova, pesce, crostacei e latticini per contraddistinguerli e segnalarne il valore aggiunto. Come riportato nel sito GM Free Ireland, dichiarare tutta l’Irlanda una zona OGM-free è vantaggioso per gli affari, l’ambiente e la salute della popolazione umana e del bestiame. Questo provvedimento, inoltre, proteggerà gli agricoltori dalla perdita di una porzione di mercato e favorirà le esportazioni, dal momento che “l’Irish food sarà riconosciuto come il più affidabile marchio GM-free in tutta Europa, se non addirittura nel mondo intero”. Un sistema di etichettatura simile è stato introdotto tempo fa dalla Germania che, nell’aprile scorso, ha detto no agli OGM. Il governo tedesco, infatti, ha vietato la coltivazione e la vendita di mais geneticamente modificato, precisamente il mais MON 810 della società statunitense Monsanto, che non potrà più essere piantato per il raccolto estivo. “Sono giunta alla conclusione che c'è un ragione giustificabile per ritenere che il mais geneticamente modificato del tipo MON 810 rappresenti un pericolo per l'ambiente”, ha dichiarato la ministra tedesca dell'Agricoltura e della Protezione dei consumatori, Ilse Aigner. Nel marzo 2008 è stata invece la Romania a mettere al bando il mais OGM della Monsanto. Come si legge in un comunicato di Greenpeace riguardante il provvedimento del governo rumeno, “ricerche scientifiche dimostrano che il mais MON810 è dannoso per l'ambiente: la tossina che contiene e che dovrebbe uccidere un parassita del mais si insinua nel suolo, danneggiando animali importanti per mantenere in buono stato il suolo stesso. Anche la salute umana e animale non è al sicuro. È il caso del MON863, un altro mais della Monsanto, che ha causato segni di tossicitá in fegato e reni delle cavie su cui è stato testato. La contaminazione delle colture tradizionali causata dagli OGM è, inoltre, una grave minaccia per la biodiversità. Solo nel 2007 sono avvenuti 39 nuovi casi di contaminazione in 23 paesi. Eppure non esistono standard internazionali che impongano alle aziende biotech di rispondere per i danni e le perdite finanziarie causate con i loro OGM.” Le preoccupazioni sulla sicurezza degli OGM spingono dunque i governi ad agire. E così l’Irlanda si è unita a quegli Stati dell’Unione Europea – Austria, Ungheria, Francia, Grecia, Lussemburgo e Germania – che hanno attivato la "clausola di salvaguardia" prevista dalla legislazione Ue, che consente un divieto nazionale temporaneo di coltivazione. I tentativi della Commissione europea di costringere alcuni di questi Stati a revocare i divieti nazionali sono stati sinora respinti dalla maggioranza qualificata dei Ventisette in Consiglio Ue. Nel frattempo, dall’altra parte del mondo, anche il Perù si prepara a bandire dal Paese la coltivazione delle piante transgeniche fino al 2014. (da www.terranauta.it - ottobre 2009) DIETA MEDITERRANEA E DEPRESSIONE Un gruppo di ricercatori spagnoli ha scoperto come la dieta mediterranea aiuti a tenere lontana la depressione. Pasta, verdure, pesce, poca carne rossa, un po' di vino, tanta frutta e olio extravergine d'oliva, sono questi gli ingredienti per battere la depressione. A promuovere la dieta mediterranea è un team di ricercatori spagnoli dell'Università di Las Palmas, nelle Canarie e dell'Università di Navarra a Pamplona, autori di uno studio pubblicato su 'Jama'. Gli scienziati, diretti da Miguel MartinezGonzalez dell'Università di Navarra, hanno scoperto che i fedeli della dieta mediterranea sono il 30% meno vulnerabili alla depressione rispetto agli altri. Per scoprirlo gli esperti hanno studiato 10.094 persone sane per oltre quattro anni, sottoponendole a un questionario sulle abitudini alimentari e monitorandole nel corso della ricerca. Ebbene, i ricercatori hanno visto che a seguire con più fedeltà il regime alimentare di tipo mediterraneo erano per lo più gli uomini, ex fumatori, sposati e non più giovanissimi: questi si sono rivelati anche più attivi degli altri. Nel corso dello studio sono stati diagnosticati 480 nuovi casi di depressione, 156 nei maschi e 324 nelle femmine. Ma i fedeli della dieta mediterranea hanno mostrato un rischio di ammalarsi appunto inferiore del 30% rispetto agli altri. In barba a variabili come numeri dei figli, stile di vita o tratti caratteriali come tendenza alla competitività e all'ansia. Secondo Martinez-Gonzales i risultati vanno confermati da ricerche più vaste, ma la correlazione inversa tra menù mediterraneo e depressione "è forte". Anche se ancora il meccanismo protettivo di questo regime alimentare, già rivelatosi benefico per cuore e vasi, deve essere svelato. (dal Bollettino Bio di Greenplanet - ottobre 2009) POMPEI. IL RILANCIO PASSA ANCHE DALL'AGRICOLTURA BIOLOGICA Il rilancio di Pompei passa anche per il biologico: insieme col vino prodotto negli scavi come duemila anni fa, spazio anche a colture che preservano la biodiversità dell'area archeologica e alla valorizzazione dei prodotti tipici che vi saranno coltivati. Un modello di 'archeo agricoltura sostenibile', con caratteristiche uniche, è l'idea lanciata dal commissario all'area archeologica di Pompei, Marcello Fiori, che, in occasione della vendemmia, ha firmato un protocollo d'intesa con l'assessorato all'Agricoltura della Regione Campania (guidato da Gianfranco Nappi), tra i vigneti della Domus Nave Europa. "I sapori dell'antica civiltà pompeiana e l'eccellenza agroalimentare campana saranno la chiave di una nuova proposta turistica che unirà il valore del patrimonio artistico-culturale, del paesaggio e delle tradizioni territoriali" ha detto Fiori. L'area archeologica pompeiana si estende, infatti, per 66 ettari: 44 sono scavati e i rimanenti sono gestiti dai contadini secondo regole precise come quelle di non utilizzare mezzi pesanti, effettuare vangature profonde, utilizzare 'presidi fitosanitari aggressivi' a tutela dei resti archeologici. Una biodiversità che si conserva da 250 anni. Ma è il vino il cuore di un progetto (presentato da Fiori, dalla soprintendente Maria Rosaria Salvatore con l'assessore Nappi) che viene da anni di studio del laboratorio della Soprintendenza. L'aglianico, lo sciacinoso ed il piedirosso, prima piantati su circa 8000 metri quadrati ripartiti su 5 appezzamenti, a Pompei sono coltivati 'a filare', rispettando le distanze suggerite dai dati di scavo, negli stessi luoghi dove sorgevano i vigneti antichi. Nasceva così il vino 'Villa dei Misteri', mentre l'area dei vigneti raddoppiava e includeva anche l'Orto dei Fuggiaschi, uno dei luoghi più visitati. Nel futuro ogni bottiglia sarà destinata ad un'ambasciata italiana nel mondo, accompagnata da una serie di eventi e promozioni studiate appositamente per ogni destinazione. Intanto alle scuole primarie presenti alla vendemmia è stata illustrata in anteprima la mostra Vinum Nostrum, che narra il lungo cammino della vite e della sua diffusione dalla Grecia a Roma antica, grazie an che alle testimonianze uniche che gli scavi di Pompei conservano. (da Bioagricultura Notizie - ottobre 2009) LE CITTÀ INSOSTENIBILI Le città sono nate quando l'uomo ha cessato di essere un raccoglitore segnando l'inizio del suo distacco dalla vita di relazione con forme viventi non umane. Fu così che, a poco a poco, una enorme massa di cemento ha occupato, in modo frenetico, i nuovi spazi occupati dall'uomo diffondendo un nuovo concetto di "libertà" che ha cancellato, invece, l'idea di comunità. Le città sono quei luoghi in cui i contorni delle cose sono invariabilmente linee rette, in cui l’aria è spesso irrespirabile Le città le conosco bene. Ci sono nato, ci ho trascorso decenni, ancor oggi non posso dire di esserne del tutto uscito. Sono quei luoghi in cui i contorni delle cose sono invariabilmente linee rette, in cui l’aria è spesso irrespirabile, in cui d’estate si muore di caldo e le finestre fino al secondo o terzo piano sono chiuse da inferriate metalliche. Sono quei luoghi dove sei continuamente circondato da migliaia di facce e da nessun volto, dove i suoni sono stridenti e ugualmente lo sono le relazioni fra gli uomini. Sono quei luoghi dove è impossibile incontrare un riccio, imbattersi in una sorgente, raccogliere more selvatiche. Sono i luoghi in cui si esiste per produrre, ed è vietato fermarsi. Sono tutto ciò e altro ancora. Potrebbero mai essere qualcosa di diverso? Le città nascono, insieme a molte altre cose, in una fase storica ben precisa. Nascono quando l’uomo cessa di essere un raccoglitore che vive in piccoli gruppi sociali egualitari, nascono insieme all’agricoltura e all’allevamento, che segnano l’inizio del distacco dell’uomo dalla vita di relazione con le forme viventi non umane, nascono insieme alla gerarchia, allo stato centralizzato, insieme alla cultura della crescita, della contrapposizione uomo-natura e, conseguentemente, del dominio. Quando l’insieme di queste cose è entrato nell’orizzonte dell’uomo la città, che già esista o no fisicamente, è virtualmente nata, perché è il tipo di insediamento consono a tutto ciò. Trascorrono i millenni, questo nuovo modo di essere dell’uomo si fa strada, diviene ben presto dominante e sempre maggiore è la parte di umanità che si ammassa nei centri urbani, lontana da tutto ciò che non sia se stessa. La città mantiene nel tempo la sua natura, la sua funzione, portandola a livelli sempre crescenti di “perfezione”: un’enorme massa tumorale di cemento brulicante di “cellule” malate occupate in una frenetica, ossessiva attività, di cui esse stesse hanno cessato di domandarsi il fine. Tappiamoci il naso e proviamo brevemente a guardarla da dentro. Un tale sosteneva che la città è il contesto ideale per l’uomo perché solo in essa si riesce a essere liberi Mi trovai un giorno a essere spettatore di un dialogo in un gruppo di discussione sulla Decrescita. Una persona particolarmente attiva in quel gruppo sosteneva che la città è il contesto ideale per l’uomo perché solo in essa si riesce a essere liberi. Una piccola comunità al contrario tende inevitabilmente a esercitare un controllo omologante sull’individuo. Quest’ultima cosa è possibile che sia vera e non dovremo sottovalutare il rischio di andare verso un futuro popolato da una miriade di microdittature paesane. Ma che nella città si realizzi non so che condizione ideale per garantire la libertà degli individui, non vedo come lo si possa affermare. Nelle città si perde inevitabilmente l’idea di comunità, che può venirsi a formare solo nella piccola dimensione. In un agglomerato di centinaia di migliaia o milioni di individui che rete di rapporti personali può mai formarsi? Si rimane chiusi in un isolamento pullulante di facce sconosciute e mute, si rimane soli, ignorati da tutti perché a nostra volta sconosciuti a tutti. E’ questo essere ignorati da tutti ciò che è stato chiamato “libertà”. Se nessuno si cura di te, è chiaro che puoi fare ciò che vuoi, a condizione naturalmente che tu lo faccia da solo… e che sia innocuo. Ma poi, siamo così certi di essere “liberi”?................continua la lettura cliccando QUI (da www.terranauta.it - ottobre 2009) UN HAMBURGER CHE NON PIACE A MCDONALD Forse è colpa di quel nome che in dialetto piemontese significa "solo buono", comunque il colosso americano ha deciso di diffidare "Mac Bün", un locale di Rivoli che propone panini fatti con carne di vitello di razza Piemontese, allevato dal titolare. Graziano Scaglia è un allevatore di Rivoli, che già aveva avviato uno spaccio aziendale per la vendita diretta dei suoi prodotti, ha deciso di aprire una "agri-hamburgeria" nel centro del paese, dove proporre panini fatti utilizzando solo carne dei propri animali proveniente dalla propria azienda, oltre a verdure e formaggi rigorosamente prodotti dalle imprese agricole del territorio, pane artigianale e vino del Monferrato. L'idea ha subito riscosso un buon successo, circa 300 hamburger al giorno, serviti con formaggio piemontese fuso. Un ottimo esempio di filiera corta e una alternativa intelligente ai fast food tradizionali nei quali si serve cibo anonimo e indifferenziato, è il commento della Coldiretti, garantendo trasparenza ai consumatori, reddito agli agricoltori e occasione di sviluppo economico per l'intero territorio. Al momento però di depositare il nome della sua attività - Mac Bün Slow Fast Food -, l'allevatore piemontese ha però ricevuto una lettera dei legali della multinazionale con la quale si intimava di ritirare la richiesta in quanto il nome "Mac Bün" ricorderebbe troppo il marchio McDonald's. L'allevatore si è difeso spiegando che il termine da lui scelto appartiene al dialetto piemontese e viene utilizzato solitamente proprio per riferirsi al cibo genuino, "solo buono" appunto. In attesa di dirimere la questione e inaugurare ufficialmente il suo ristorante, Scaglia ha per ora deciso di "censurare" il logo che identifica il locale, sostituendo le lettere "ac" di "Mac" con due asterischi. Intanto, aspettando l'esito della controversia, sicuramente l'intuizione dell'hamburger da slowfood non potrà che stimolare l'inventiva di altri allevatori ed incontrare il sostegno di chi ha un' idea del cibo agli antipodi da quella proposta dalla catena Usa. Anche perchè siamo in Italia. (dal Bollettino Bio di Greenplanet - ottobre 2009) Questa Newsletter termina con un articolo di Paolo Barnard – giornalista di molti quotidiani, periodi e riviste di cultura, collaboratore di REPORT per RAI3, specializzato in politica estera - che potrà farci seriamente riflettere sul come viene gestito il nostro futuro nell’Europa Unita, un futuro forse non proprio nelle nostre mani……………….. Per leggere le sue considerazioni, cliccate QUI