Il piccolo gentiluomo
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Il piccolo gentiluomo
Cop Il piccolo gentiluomo 142 x 210.ai 1 20/05/10 17:02 C M Y «Aveva una sensazione opprimente, vertiginosa, da mal di testa, e soprattutto aveva paura, paura di tutte quelle cose così inaspettatamente grandi e minacciose, e di se stessa così piccola e così indifesa. La voce di Talpa, all’altezza del suo orecchio, giunse confortante: ‘Prima scendiamo di sotto, meglio sarà per te. Seguimi’». Philippa Pearce DA UNA DELLE PIÙ GRANDI SCRITTRICI INGLESI PER RAGAZZI LA TENERA STORIA DI UN’AMICIZIA TRA UNA TALPA IMMORTALE E UNA BAMBINA. UN’AVVENTURA MISTERIOSA NEI MEANDRI DELLA TERRA, IN CUI BET CAPIRÀ CHE LA PIÙ ALTA ESPRESSIONE DELL’AMORE NON È POSSEDERE MA LASCIARE ANDARE. Philippa Pearce autrice del Giardino di mezzanotte Il piccolo gentiluomo CM CY CMY K «Una toccante riflessione sulla fragilità e la mutevolezza dell’infanzia». Guardian Il nostro indirizzo Internet è www.salani.it Illustrazione di copertina di Patrick Benson Euro 11,00 Il piccolo gentiluomo MY Salani Editore leggi, scrivi e condividi 10 righe dai libri http://www.10righedailibri.it Titolo dell’originale inglese: the little gentleman ISBN 978-88-8451-559-9 Sono qui di seguito riprodotte alcune pagine dal libro di Philippa Pearce Il piccolo gentiluomo Riproduzione vietata se non per uso personale. Visita www.InfiniteStorie.it il grande portale del romanzo Copyright © 2004 Philippa Pearce Copyright © 2010 Adriano Salani Editore S.p.A. dal 1862 Gruppo editoriale Mauri Spagnol Milano www.salani.it Philippa Pearce IL PICCOLO GENTILUOMO Romanzo Traduzione di Luisa Agnese Dalla Fontana A Sally, Bet, Nat e Will con amore e a Celia con un grazie per il nome di Luna 1 Il tronco e il ceppo Fuori dalla casa, sul muro era posata per lungo la vecchia scala con il suo eloquente piolo rotto: l’incidente era accaduto alcuni giorni prima. Dentro casa, sul letto, era sdraiato il signor Franklin con la gamba ingessata, e aspettava. Stava tendendo l’orecchio per sentire la signora Allum mentre andava via: lo scricchiolio della porta principale che si apriva, il silenzio mentre lei usciva, lo scatto della serratura alle sue spalle. Poi il pesticcio dei suoi passi fino al cancello... Il signor Franklin era così impaziente che si stava già sollevando per raggiungere le stampelle, con grave disturbo per il gatto bianco della sua povera zia, addormentato accanto a lui. Saltellò sino alla finestra e con cautela sporse appena la testa da un lato per sbirciare fuori. Subito lo sguardo fisso della pallida, taciturna e per niente rumorosa nipotina della signora Allum colse la sua occhiata furtiva e la sostenne. Si era proprio dimenticato della bambina, di cui non co7 nosceva nemmeno il nome. Sapeva soltanto che veniva regolarmente con la nonna a fare le pulizie. In quel momento non riusciva a capire se il suo sguardo fosse ostile, inquisitorio o soltanto casuale. La bambina era presente quando la signora Allum aveva trovato il signor Franklin ai piedi della scala rotta con la gamba fratturata. Tutta agitata, la signora Allum aveva chiamato un’ambulanza che lo portasse in ospedale. Poi, mentre aspettavano, aveva chiesto al suo datore di lavoro per quale motivo, comunque, alla sua età si arrampicasse sulle scale a pioli. Lui aveva risposto in modo evasivo: «Per avere una visuale migliore». La signora Allum non aveva detto una parola, limitandosi ad arricciare il naso. Dopo l’arrivo dell’ambulanza, la signora Allum era andata a fare le pulizie, fino a quando il signor Franklin non fosse tornato a casa dall’ospedale. E ora lui era tornato, almeno questo era chiaro. Agli occhi della signora Allum le intenzioni del signor Franklin apparivano misteriose senza essere interessanti: lei aveva il suo lavoro, e le sue preoccupazioni. Il signor Franklin diede un’altra occhiata fuori dalla finestra. La signora Allum si stava sistemando nel sedile di guida della sua vecchia auto, e la bambina era già a bordo. 8 Un momento d’ansia... Poi la macchina si mise in moto, gli ingranaggi brontolarono, e le due partirono piano. Ben presto sarebbero arrivate all’angolo, dove il sentiero sboccava sul lungo viottolo. Come sempre, all’angolo la signora Allum diede un colpo di clacson, anche se non poteva arrivare nessuno. Non c’era mai traffico, e la casa più vicina, comunque distante sulla via principale, era proprio quella degli Allum. Finalmente era solo. Spalancò la finestra e si sporse fuori, voltandosi al contempo da un lato. In quella posizione disagevole e scomoda poteva vedere al di là del sentiero, e a destra oltre il pascolo accidentato che si estendeva lungo il fiume, sua linea di confine. Vedeva il vecchio pony grigio brucare e sonnecchiare; e sull’altra riva del fiume, più elevata, erano ammassati gli alberi, e tra il pony e gli alberi, ma sulla sponda più prossima... Sì, proprio lì! C’era il grande tronco, portato un tempo dal fiume, il tronco su cui si sedeva così spesso, come sulla panchina di un parco collocata in riva al fiume per suo uso esclusivo. Non sembrava esserci altro di interessante; ma esaminò assorto quella precisa scena. La luce del tardo pomeriggio gli offuscava la vista. Senza spostarsi dalla finestra allungò un braccio, 9 aprì un cassetto in alto del comò e prese il binocolo. Lo aveva comprato quando si era trasferito nella villetta di campagna, per osservare la vita del fiume: gallinelle d’acqua, aironi e (con molta fortuna, magari) martin pescatori. Ora scrutava la riva intorno al tronco cercando qualcosa di più... be’, di più straordinario. No, niente, a meno che... Sembrava ci fosse qualcosa come un piccolo ceppo, alto forse appena alcuni centimetri, proprio accanto al tronco. Prima non lo aveva notato. Lo fissò, desiderando che fosse qualcosa di più di un ceppo, immaginando attimo dopo attimo che si fosse mosso in modo impercettibile. Poi, d’un tratto e inequivocabilmente, si mosse. Si era spostato un pochino: allontanandosi dalla casa o avvicinandosi? Avvicinandosi, no? «Dai!» borbottò il signor Franklin. «E dai! Che aspetti?» Era agitato al punto che le sue dita tremanti allentarono la presa sul binocolo, che così cadde. Quando riuscì a manovrare con le stampelle e la gamba ingessata in modo da cercare a tentoni sul pavimento e riportarsi agli occhi il binocolo, accanto al tronco non c’era più traccia di ceppi. Il signor Franklin continuò a scrutare e scruta10 re, nonostante sapesse benissimo che era del tutto inutile. Alla fine si ritirò contorcendosi dalla finestra e, una volta dentro, saltellò fino al letto e vi si sedette sopra esausto. «Avrò bisogno di aiuto» disse ad alta voce. Non stava pensando al lavoro in più che c’era da fare da quando era seminvalido per pulire, cucinare, rigovernare e lavare; se ne occupava già la signora Allum. Aveva bisogno di un aiuto di tipo particolare. 11