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Vino e alcolici. Conoscerne i rischi
per apprezzarne i benefici
Da qualche anno, diversi studi epidemiologici dimostrano un effetto benefico per la salute con un consumo di alcol
moderato. Tuttavia, sappiamo bene che le bevande alcoliche, pur procurando in generale una sensazione di benessere,
sono anche espressione di disgrazie e drammi accompagnati da danni fisici e problemi comportamentali responsabili
di incidenti e violenze.
di coloro che ne abusano è testimoniato dall’elevata frequenza di problemi alcol-correlati.
Secondo i dati raccolti dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità, l’alcol è la prima causa di
morte tra i giovani europei: un decesso su quattro, tra i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 29 anni,
è dovuto al consumo di alcol, per un totale di 55
mila morti l’anno a causa di incidenti stradali, avvelenamento, suicidio indotto dal bisogno di liberarsi dall’alcolismo, omicidi legati allo stesso fenomeno1.
Secondo un’analisi dei dati di diversi studi
epidemiologici recentemente condotta dalla rivista francese Prescrire2, un consumo moderato
di alcol, nell’ordine di un bicchiere al giorno, è
però associato ad un minore rischio cardiovascolare, soprattutto coronarico. Non si esclude,
tuttavia, che determinati fattori che influenzano talvolta la morbilità e il consumo di alcol
contribuiscano all’effetto osservato. Inoltre, il livello di evidenza di questo effetto è inferiore
nelle donne rispetto agli uomini, e gli esiti riscontrati non possono essere associati agli adulti giovani. Infatti, nella maggior parte degli studi a favore di un effetto protettore dell’alcol in
dosi moderate, i soggetti studiati avevano un’età
superiore ai 50 anni.
Vediamo ora nel dettaglio gli studi presi in esame dalla rivista francese.
a dipendenza dall’alcol rappresenta un serio
problema sociale, di stile di vita, e di coscienL
za, che richiede interventi importanti.
Nella sua forma cronica, l’abitudine ad assumere alcol in quantità eccessive può trasformarsi
in una vera e propria forma di tossicomania e può
essere causa di morte precoce. Si sviluppa progressivamente, in un periodo di tempo più o
meno lungo, e comporta una serie di conseguenze a livello fisico, psichico e sociale. Possiamo parlare di danni fisici di tipo epatico, neurologico,
cardiaco o sessuale; danni psichici quali ansia, depressione, psicosi, disturbi della personalità; danni sociali come incidenti stradali, violenza sui minori, infortuni sul lavoro.
Il consumo di alcol, inoltre, è notevolmente
aumentato tra le giovani generazioni. Nell’immaginario collettivo dei giovani, l’alcol viene associato a momenti di gioia e benessere anziché essere percepito come un fattore di rischio.
Il fenomeno risulta sempre più sganciato dal
modello culturale mediterraneo caratterizzato
da consumi moderati e strettamente legati ai pasti, appare piuttosto orientato verso un modello di consumo “binge drinking” (bere
per ubriacarsi), dovuto anche alla neUn consumo
cessità di affrontare
moderato
difficoltà personali
(timidezza, paura,
di alcol è
imbarazzo). Il bere
associato
determinato da tale
necessità rappresenad un minore
ta una modalità di
rischio
utilizzo che espone
cardiovascolare, alla possibilità di
sviluppare abuso o
soprattutto
dipendenza. L’aucoronarico
mento del numero
“
A piccole dosi, un rischio coronarico inferiore
In diversi paesi sono stati condotti studi prospettici per valutare il rischio cardiovascolare associato all’uso di alcol.
In Francia, sono state analizzate le conseguenze del consumo di vino e birra sulla salute di
36.250 uomini tra i 40 e i 60 anni dal 1978 al
1983, con un follow up di 12-18 anni3.
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Uno studio prospettico della durata di 9 anni è
stato condotto negli USA in 490.000 persone (uomini e donne) con un’età media di circa 56 anni6.
In questo studio la curva del rischio di decesso per
tutte le cause è stata a forma di U con il rischio minore per un consumo medio di alcol da 1 a 2 bicchieri (12 g per bicchiere) al giorno. Tra i consumatori di bevande alcoliche, il rischio di decesso per
malattia cardiovascolare è stato inferiore del 2040% rispetto al rischio connesso alla totale assenza
di consumo di alcolici; la mortalità cardiovascolare
è stata del 3,4% tra coloro che non consumavano
alcol. Secondo questa ultima analisi, il rapporto tra
rischi e benefici del consumo di alcol in termini di
mortalità dipende dalla quantità di alcol consumato, ma anche dall’età e dai fattori di rischio cardiovascolare, quali il consumo di tabacco.
Un altro studio prospettico americano (128.934
tra uomini e donne) della durata di 8 anni aveva riportato risultati simili nel 19927.
Uno studio americano di 89.299 medici di
sesso maschile (età media 55 anni) seguiti per più
di 5 anni ha sempre osservato una curva a U per il
rischio di decesso dovuto al consumo di alcol. Il rischio di decesso minore si è avuto con 1-7 bicchieri a settimana, lo stesso vale per una riduzione
del 26% della mortalità globale rispetto ai medici
che non consumavano alcol (tra i quali la mortalità è stata del 4,8%). La diminuzione del rischio di
decesso per cause cardiovascolari è stata osservata
a partire da un consumo superiore a 1 bicchiere
standard per settimana8.
Lo studio di un’altra coorte americana pubblicato nel 2000 ha mostrato dei risultati simili, sia
negli uomini sia nelle donne9.
Secondo una metanalisi pubblicata nel 2000
che ha esaminato 28 studi di elevata qualità metodologica, il rischio di decesso per malattia cardiovascolare è minimo con un consumo di 16 g di
alcol al giorno10. Questo rischio resta inferiore in
modo statisticamente significativo rispetto a coloro che non consumano alcol. Anche nelle donne
il consumo di alcol è stato associato a una diminuzione del rischio di coronaropatia, ma con dei limiti più bassi rispetto ai dati negli uomini: rischio
minimo con 10 g di alcol al giorno (rispetto ai 25
g/die degli uomini), e rischio statisticamente inferiore rispetto a coloro che non consumano alcol.
Gli autori della metanalisi hanno inoltre sottolineato che l’effetto protettivo connesso all’alcol
Un consumo medio di vino, da 2 a 5 bicchieri
standard*, al giorno è stato associato ad un rischio
minore di mortalità globale (33% inferiore;
p<0,001), tenendo conto dell’età, del livello scolastico, dell’eventuale tabagismo, del peso (indice di
massa corporea) e dell’attività fisica. Il rischio di
mortalità risulta essere superiore a partire da un consumo di alcol pari a 10 bicchieri al giorno. I dati osservati nei consumatori di vino non possono essere associati ai consumatori di birra, il cui numero di
partecipanti allo studio era di due volte inferiore.
Nel Regno Unito, è stato condotto uno studio
prospettico della durata di 13 anni sulla relazione
tra mortalità e consumo di alcol in circa 12.000
medici di sesso maschile, con un’età media iniziale di 62 anni4. In questa popolazione, studiata
dal 1978 al 1991, il consumo settimanale di alcol
da 8 a 21 bicchieri è stato associato ad un minore
rischio di decesso per coronaropatia e per tutte le
cause confondenti. Il rischio risulta minore rispetto a coloro che non consumavano alcol e coloro che invece ne consumavano più di 21 bicchieri alla settimana (curva a U).
Uno studio danese prospettico ha rilevato risultati simili5. Lo studio ha preso in esame 13.064 uomini e 11.459 donne (età media iniziale di circa 55
anni) che sono stati seguiti per 19 anni. Il consumo
di alcol da 1 a 21 bicchieri (12 g per bicchiere) a settimana è stato associato ad una diminuzione relativa del 18% di mortalità, rispetto all’assenza di
consumo (mortalità globale nello studio: 35,5%).
La mortalità per coronaropatia è stata inferiore tra
coloro che consumavano alcolici.
Negli Stati Uniti è stata rilevata una curva a U
della mortalità su delle coorti molto grandi.
*
La definizione di “bicchiere standard” può cambiare da uno studio all’altro. Generalmente, per “bicchiere standard” si intende: 10 cl di vino con
gradazione 12°, 25 cl di birra con 5°, 7 cl di aperitivo con 18°, 3 cl di whisky con 40°.
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sembra diminuire allorché ci si allontana dall’area
del Mediterraneo. Questa osservazione potrebbe
trovare spiegazione nelle abitudini del consumo di
alcol dei diversi paesi europei: quotidiano nei paesi
mediterranei, intermittente (e soprattutto durante
il weekend) nei paesi anglosassoni.
Meno mortalità post-infarto
Secondo uno studio prospettico condotto su
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1913 uomini e donne, un consumo moderato di
alcol (meno di 10 “bicchieri standard” a settimana) durante l’anno che ha preceduto un infarto
del miocardio è stato associato ad una diminuzione della mortalità nei 4 anni successivi all’infarto, tenendo conto anche di altri fattori di rischio11. Questa associazione è stata rilevata in entrambi i sessi e per tutti i tipi di alcol.
In 5358 uomini con storia di infarto del miocardio, uno studio prospettico della durata di 5
anni ha messo in evidenza un tasso di mortalità inferiore (e statisticamente significativo) tra coloro
che consumavano scarse quantità di bevande al-
La correlazione con le patologie
cardiovascolari
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EFFETTI NEGATIVI DELL’ALCOL
Il consumo regolare e eccessivo di alcol comporta un rischio di dipendenza, che è spesso accompagnato da degrado psicosociale e
problemi comportamentali.
Certi organi vengono danneggiati in caso di un elevato consumo di alcolici. Gli organi principalmente colpiti sono il fegato, il sistema
nervoso, le vie aerodigestive superiori e il pancreas.
n Fegato. L’evoluzione della tossicità dell’alcol sul fegato passa per tre stadi: steatosi, epatite alcolica, cirrosi. La cirrosi viene solitamente
diagnosticata tra i 50 e i 60 anni. La durata media di intossicazione prima della diagnosi di cirrosi è stimata tra i 20 e 25 anni. La soglia
del consumo di alcol al di là della quale il rischio di cirrosi è moltiplicato da 3 a 4 volte sembra essere di circa 30 g/die per le donne e
50 g/die per gli uomini. Il 40-80% dei pazienti colpiti da cirrosi alcolica decede in 5 anni circa.
n Sistema nervoso. Il consumo di alcol comporta disturbi cognitivi: più del 50% dei consumatori dipendenti dall’alcol presenta problemi di memoria e danni alle capacità di elaborazione. Ansia, insonnia e depressione sono anch’esse talvolta legate all’alcol. In casi
estremi, l’alcol causa encefalopatia di Wernicke, alterazioni della coscienza, segni oculari e problemi di equilibrio. Se trascurata, questa sindrome può evolversi in una sindrome di Korsakoff. L’alcol può essere anche causa di lesioni neurologiche periferiche: in Europa
è la seconda causa di polineuropatia dopo il diabete.
n Tumori aerodigestivi. L’alcol è connesso ad un aumento dei casi di tumore delle vie aerodigestive superiori (bocca, faringe, laringe, esofago), così come di cancro al fegato. L’associazione al tabacco aumenta le possibilità di cancro delle vie aerodigestive superiori: il rischio di tumore alla bocca e alla faringe è moltiplicato per 2 in caso di consumo cronico quotidiano superiore a 45 g di alcol; è
moltiplicato per 15 quando questo consumo è associato a più di 40 sigarette al giorno.
n Ipertensione arteriosa. Oltre i due bicchieri standard al giorno, la pressione arteriosa aumenta sia nell’uomo sia nella donna. Negli
uomini, la frequenza di ipertensione arteriosa è più elevata con un consumo da 3 a 5 bicchieri standard al giorno12,13. Diversi studi sostengono l’aumento del rischio di eventi vascolari cerebrali, soprattutto emorragici, con consumi di alcol elevati.
n Rischio congenito. La concentrazione di alcol etilico nel liquido amniotico comporta per il feto dei valori analoghi a quelli materni. Gli
effetti teratogeni dell’alcol espongono ad una sindrome di alcolismo fetale in caso di consumo da parte della madre. L’alcol risulta aumentare il rischio di confusione mentale o neurologica nel bambino a partire da un consumo di 2 bicchieri standard al giorno. Dati sperimentali dimostrano che i picchi di alcolemia comportano danni maggiori rispetto alla stessa dose ingerita in giorni diversi.
n Mortalità nei giovani. Uno studio prospettico svedese, condotto in 49.618 uomini di età compresa tra i 17 e i 20 anni all’entrata nello studio e seguiti per 25 anni, ha mostrato un aumento del rischio di decesso del 14% con un consumo di alcol ˆ$ 15 g/die rispetto alla
totale assenza di consumo, e tenendo conto anche di altri fattori di rischio14.
n Alcol e farmaci. L’alcol etilico è responsabile di numerose interazioni con farmaci. Può aumentare l’effetto sedativo di farmaci come
le benzodiazepine, gli antistaminici, alcuni antidepressivi triciclici, i neurolettici e certi antalgici. Il metabolismo di alcuni farmaci è accelerato con un consumo elevato e regolare di alcol. In un forte consumatore di alcol, questo può diminuire la durata dell’effetto antalgico del paracetamolo e aumentarne il rischio tossico. La cinetica dell’assorbimento dell’alcol è modificata con l’impiego di numerosi farmaci.
n Dipendenza dall’alcol. L’uso di alcolici espone al rischio di aumento del consumo e di dipendenza dall’alcol. Lo studio di un campione di 32.333 adulti, rappresentativi della popolazione inglese, mostra un’associazione tra il consumo medio di alcol della popolazione e la prevalenza di consumi dovuti a determinati problemi. Questa associazione si traduce in un aumento del rischio di dipendenza
dall’alcol in caso di incentivazione generale al consumo di alcolici15.
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alcol può essere tradotto con una curva a “U”, con
un rischio minimo per un consumo da 2 a 6 bicchieri la settimana (con valore più basso, in maniera statisticamente significativa, del rischio di
morte improvvisa di coloro che non avevano mai
consumato, se non raramente, alcol)26.
Lo studio prospettico dei medici americani ha
mostrato un rischio minore di arterite degli arti inferiori negli uomini che consumavano alcol rispetto a coloro che non ne consumavano27.
coliche (da 2 a 6 bicchieri alla settimana) rispetto
a coloro che non bevevano (se non raramente) alcolici. La mortalità è stata del 21% nel gruppo che
non consumava (o consumava raramente) alcol.
Per un consumo da 2 a 6 bicchieri alla settimana,
il rischio di decesso per tutte le cause è stato inferiore al 28%16.
Meno insufficienza cardiaca nei soggetti anziani
Uno studio prospettico ha seguito per circa 14
anni 2235 persone anziane (età media iniziale di
74 anni) indenni da insufficienza cardiaca all’ingresso nello studio e che non bevevano più di 5
bicchieri standard al giorno17. I risultati di questo
studio sono stati a favore di un rischio inferiore di
insufficienza cardiaca nei pazienti con un consumo moderato di alcol (da 1 a 1,5 bicchieri standard di alcol), rispetto a coloro che non ne consumavano. Una recente analisi della coorte americana di Framingham ha rilevato risultati simili,
negli uomini seguiti per 16-23 anni18.
Anche nei diabetici
Parecchi studi prospettici hanno rilevato gli stessi
risultati sia nei diabetici che nei non-diabetici, con
un’incidenza di coronopatia più bassa nei diabetici
che consumavano alcol in modo moderato rispetto
a coloro che non ne consumavano affatto28-31.
Le fonti di bias
Molti di questi studi epidemiologici sono di
buona qualità metodologica. Tuttavia, alcuni
studi incorrono nel rischio di bias: il gruppo di persone con un consumo di alcol moderato differisce
dal gruppo che non consuma affatto alcol per numerosi altri fattori, che possono essi stessi contribuire a delle differenze nella mortalità e nella morbilità.
Meno eventi ischemici cerebrali e meno
morti improvvise
Diversi studi prospettici hanno analizzato il legame tra il consumo di alcol e il rischio di evento
ischemico cerebrale19-22. L’insieme dei risultati è a favore di un minore rischio di evento ischemico cerebrale con un consumo moderato di alcol (in media
1-2 bicchieri standard al giorno), e di un rischio di
evento cerebrovascolare maggiore con dei consumi
superiori ai 5 bicchieri standard al giorno.
Uno studio prospettico condotto in Scozia ha
mostrato un rischio di mortalità per eventi cerebrovascolari maggiore negli uomini che bevevano almeno 5 bicchieri standard di alcol al
giorno (12 g per bicchiere)21.
Secondo uno studio caso-controllo australiano,
al di sopra di un consumo di 60 g di alcol al giorno
il rischio di emorragia intracerebrale aumenta23.
Uno studio prospettico svedese condotto in
49.618 uomini giovani (di età compresa tra i 17 e i
20 anni all’entrata nello studio) seguiti per un periodo di 25 anni e l’analisi dei dati della coorte
americana dello studio Framingham non hanno
messo in evidenza un’associazione statisticamente significativa tra consumo moderato di
alcol e rischio di evento vascolare cerebrale, salvo
nella fascia di età dai 60 ai 69 anni24,25.
In uno studio prospettico americano (21.537
medici di sesso maschile seguiti per 12 anni), il rischio di morte improvvisa dovuto al consumo di
Conclusioni
Sulla base dei numerosi studi epidemiologici
condotti, un moderato consumo di alcol, per un
periodo di circa 10-15 anni, sembra associato ad
un inferiore rischio cardiovascolare, soprattutto
coronarico. Un numero più ridotto di studi mostra
anche una correlazione favorevole sulla mortalità
totale. L’impossibilità di tener conto di tutti i fattori che possono influenzare la correlazione tra rischio cardiovascolare e consumo di bevande alcoliche non consente di constatare un legame di causalità. Le persone arruolate in questi studi sono,
data l’età, i sopravvissuti a importanti cause di
morbi-mortalità legate all’alcol. La durata del
follow-up non esclude effetti negativi a più lungo
termine.
Non sembra esservi una diretta correlazione tra
il moderato consumo di alcol e particolari effetti
dannosi in soggetti sani di età superiore a 50 anni.
Tuttavia, il rischio di sviluppare dipendenza all’alcol non è facile da determinare.
In pratica, non è consigliabile raccomandare
un consumo moderato di alcol all’intera popo-
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lazione adulta, in particolare ai giovani o a persone con storia di malattia epatica o di dipendenza dall’alcol. Questi dati possono però aiutare a dare consigli ad altre categorie di pazienti32-34. Gli adulti con più di 50 anni possono
essere rassicurati che un consumo moderato di
alcol, nell’ordine di un bicchiere standard al
giorno, sembra essere senza pericolo, forse perfino benefico per la salute.
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