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roastbif Bif XIV N. 6 269 2007 Vino e alcolici. Conoscerne i rischi per apprezzarne i benefici Da qualche anno, diversi studi epidemiologici dimostrano un effetto benefico per la salute con un consumo di alcol moderato. Tuttavia, sappiamo bene che le bevande alcoliche, pur procurando in generale una sensazione di benessere, sono anche espressione di disgrazie e drammi accompagnati da danni fisici e problemi comportamentali responsabili di incidenti e violenze. di coloro che ne abusano è testimoniato dall’elevata frequenza di problemi alcol-correlati. Secondo i dati raccolti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’alcol è la prima causa di morte tra i giovani europei: un decesso su quattro, tra i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 29 anni, è dovuto al consumo di alcol, per un totale di 55 mila morti l’anno a causa di incidenti stradali, avvelenamento, suicidio indotto dal bisogno di liberarsi dall’alcolismo, omicidi legati allo stesso fenomeno1. Secondo un’analisi dei dati di diversi studi epidemiologici recentemente condotta dalla rivista francese Prescrire2, un consumo moderato di alcol, nell’ordine di un bicchiere al giorno, è però associato ad un minore rischio cardiovascolare, soprattutto coronarico. Non si esclude, tuttavia, che determinati fattori che influenzano talvolta la morbilità e il consumo di alcol contribuiscano all’effetto osservato. Inoltre, il livello di evidenza di questo effetto è inferiore nelle donne rispetto agli uomini, e gli esiti riscontrati non possono essere associati agli adulti giovani. Infatti, nella maggior parte degli studi a favore di un effetto protettore dell’alcol in dosi moderate, i soggetti studiati avevano un’età superiore ai 50 anni. Vediamo ora nel dettaglio gli studi presi in esame dalla rivista francese. a dipendenza dall’alcol rappresenta un serio problema sociale, di stile di vita, e di coscienL za, che richiede interventi importanti. Nella sua forma cronica, l’abitudine ad assumere alcol in quantità eccessive può trasformarsi in una vera e propria forma di tossicomania e può essere causa di morte precoce. Si sviluppa progressivamente, in un periodo di tempo più o meno lungo, e comporta una serie di conseguenze a livello fisico, psichico e sociale. Possiamo parlare di danni fisici di tipo epatico, neurologico, cardiaco o sessuale; danni psichici quali ansia, depressione, psicosi, disturbi della personalità; danni sociali come incidenti stradali, violenza sui minori, infortuni sul lavoro. Il consumo di alcol, inoltre, è notevolmente aumentato tra le giovani generazioni. Nell’immaginario collettivo dei giovani, l’alcol viene associato a momenti di gioia e benessere anziché essere percepito come un fattore di rischio. Il fenomeno risulta sempre più sganciato dal modello culturale mediterraneo caratterizzato da consumi moderati e strettamente legati ai pasti, appare piuttosto orientato verso un modello di consumo “binge drinking” (bere per ubriacarsi), dovuto anche alla neUn consumo cessità di affrontare moderato difficoltà personali (timidezza, paura, di alcol è imbarazzo). Il bere associato determinato da tale necessità rappresenad un minore ta una modalità di rischio utilizzo che espone cardiovascolare, alla possibilità di sviluppare abuso o soprattutto dipendenza. L’aucoronarico mento del numero “ A piccole dosi, un rischio coronarico inferiore In diversi paesi sono stati condotti studi prospettici per valutare il rischio cardiovascolare associato all’uso di alcol. In Francia, sono state analizzate le conseguenze del consumo di vino e birra sulla salute di 36.250 uomini tra i 40 e i 60 anni dal 1978 al 1983, con un follow up di 12-18 anni3. ” R Agenzia Italiana del Farmaco 270 Bif XIV N. 6 roastbif 2007 Uno studio prospettico della durata di 9 anni è stato condotto negli USA in 490.000 persone (uomini e donne) con un’età media di circa 56 anni6. In questo studio la curva del rischio di decesso per tutte le cause è stata a forma di U con il rischio minore per un consumo medio di alcol da 1 a 2 bicchieri (12 g per bicchiere) al giorno. Tra i consumatori di bevande alcoliche, il rischio di decesso per malattia cardiovascolare è stato inferiore del 2040% rispetto al rischio connesso alla totale assenza di consumo di alcolici; la mortalità cardiovascolare è stata del 3,4% tra coloro che non consumavano alcol. Secondo questa ultima analisi, il rapporto tra rischi e benefici del consumo di alcol in termini di mortalità dipende dalla quantità di alcol consumato, ma anche dall’età e dai fattori di rischio cardiovascolare, quali il consumo di tabacco. Un altro studio prospettico americano (128.934 tra uomini e donne) della durata di 8 anni aveva riportato risultati simili nel 19927. Uno studio americano di 89.299 medici di sesso maschile (età media 55 anni) seguiti per più di 5 anni ha sempre osservato una curva a U per il rischio di decesso dovuto al consumo di alcol. Il rischio di decesso minore si è avuto con 1-7 bicchieri a settimana, lo stesso vale per una riduzione del 26% della mortalità globale rispetto ai medici che non consumavano alcol (tra i quali la mortalità è stata del 4,8%). La diminuzione del rischio di decesso per cause cardiovascolari è stata osservata a partire da un consumo superiore a 1 bicchiere standard per settimana8. Lo studio di un’altra coorte americana pubblicato nel 2000 ha mostrato dei risultati simili, sia negli uomini sia nelle donne9. Secondo una metanalisi pubblicata nel 2000 che ha esaminato 28 studi di elevata qualità metodologica, il rischio di decesso per malattia cardiovascolare è minimo con un consumo di 16 g di alcol al giorno10. Questo rischio resta inferiore in modo statisticamente significativo rispetto a coloro che non consumano alcol. Anche nelle donne il consumo di alcol è stato associato a una diminuzione del rischio di coronaropatia, ma con dei limiti più bassi rispetto ai dati negli uomini: rischio minimo con 10 g di alcol al giorno (rispetto ai 25 g/die degli uomini), e rischio statisticamente inferiore rispetto a coloro che non consumano alcol. Gli autori della metanalisi hanno inoltre sottolineato che l’effetto protettivo connesso all’alcol Un consumo medio di vino, da 2 a 5 bicchieri standard*, al giorno è stato associato ad un rischio minore di mortalità globale (33% inferiore; p<0,001), tenendo conto dell’età, del livello scolastico, dell’eventuale tabagismo, del peso (indice di massa corporea) e dell’attività fisica. Il rischio di mortalità risulta essere superiore a partire da un consumo di alcol pari a 10 bicchieri al giorno. I dati osservati nei consumatori di vino non possono essere associati ai consumatori di birra, il cui numero di partecipanti allo studio era di due volte inferiore. Nel Regno Unito, è stato condotto uno studio prospettico della durata di 13 anni sulla relazione tra mortalità e consumo di alcol in circa 12.000 medici di sesso maschile, con un’età media iniziale di 62 anni4. In questa popolazione, studiata dal 1978 al 1991, il consumo settimanale di alcol da 8 a 21 bicchieri è stato associato ad un minore rischio di decesso per coronaropatia e per tutte le cause confondenti. Il rischio risulta minore rispetto a coloro che non consumavano alcol e coloro che invece ne consumavano più di 21 bicchieri alla settimana (curva a U). Uno studio danese prospettico ha rilevato risultati simili5. Lo studio ha preso in esame 13.064 uomini e 11.459 donne (età media iniziale di circa 55 anni) che sono stati seguiti per 19 anni. Il consumo di alcol da 1 a 21 bicchieri (12 g per bicchiere) a settimana è stato associato ad una diminuzione relativa del 18% di mortalità, rispetto all’assenza di consumo (mortalità globale nello studio: 35,5%). La mortalità per coronaropatia è stata inferiore tra coloro che consumavano alcolici. Negli Stati Uniti è stata rilevata una curva a U della mortalità su delle coorti molto grandi. * La definizione di “bicchiere standard” può cambiare da uno studio all’altro. Generalmente, per “bicchiere standard” si intende: 10 cl di vino con gradazione 12°, 25 cl di birra con 5°, 7 cl di aperitivo con 18°, 3 cl di whisky con 40°. R Agenzia Italiana del Farmaco bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIV N. 6 sembra diminuire allorché ci si allontana dall’area del Mediterraneo. Questa osservazione potrebbe trovare spiegazione nelle abitudini del consumo di alcol dei diversi paesi europei: quotidiano nei paesi mediterranei, intermittente (e soprattutto durante il weekend) nei paesi anglosassoni. Meno mortalità post-infarto Secondo uno studio prospettico condotto su GLI 2007 1913 uomini e donne, un consumo moderato di alcol (meno di 10 “bicchieri standard” a settimana) durante l’anno che ha preceduto un infarto del miocardio è stato associato ad una diminuzione della mortalità nei 4 anni successivi all’infarto, tenendo conto anche di altri fattori di rischio11. Questa associazione è stata rilevata in entrambi i sessi e per tutti i tipi di alcol. In 5358 uomini con storia di infarto del miocardio, uno studio prospettico della durata di 5 anni ha messo in evidenza un tasso di mortalità inferiore (e statisticamente significativo) tra coloro che consumavano scarse quantità di bevande al- La correlazione con le patologie cardiovascolari Box 271 EFFETTI NEGATIVI DELL’ALCOL Il consumo regolare e eccessivo di alcol comporta un rischio di dipendenza, che è spesso accompagnato da degrado psicosociale e problemi comportamentali. Certi organi vengono danneggiati in caso di un elevato consumo di alcolici. Gli organi principalmente colpiti sono il fegato, il sistema nervoso, le vie aerodigestive superiori e il pancreas. n Fegato. L’evoluzione della tossicità dell’alcol sul fegato passa per tre stadi: steatosi, epatite alcolica, cirrosi. La cirrosi viene solitamente diagnosticata tra i 50 e i 60 anni. La durata media di intossicazione prima della diagnosi di cirrosi è stimata tra i 20 e 25 anni. La soglia del consumo di alcol al di là della quale il rischio di cirrosi è moltiplicato da 3 a 4 volte sembra essere di circa 30 g/die per le donne e 50 g/die per gli uomini. Il 40-80% dei pazienti colpiti da cirrosi alcolica decede in 5 anni circa. n Sistema nervoso. Il consumo di alcol comporta disturbi cognitivi: più del 50% dei consumatori dipendenti dall’alcol presenta problemi di memoria e danni alle capacità di elaborazione. Ansia, insonnia e depressione sono anch’esse talvolta legate all’alcol. In casi estremi, l’alcol causa encefalopatia di Wernicke, alterazioni della coscienza, segni oculari e problemi di equilibrio. Se trascurata, questa sindrome può evolversi in una sindrome di Korsakoff. L’alcol può essere anche causa di lesioni neurologiche periferiche: in Europa è la seconda causa di polineuropatia dopo il diabete. n Tumori aerodigestivi. L’alcol è connesso ad un aumento dei casi di tumore delle vie aerodigestive superiori (bocca, faringe, laringe, esofago), così come di cancro al fegato. L’associazione al tabacco aumenta le possibilità di cancro delle vie aerodigestive superiori: il rischio di tumore alla bocca e alla faringe è moltiplicato per 2 in caso di consumo cronico quotidiano superiore a 45 g di alcol; è moltiplicato per 15 quando questo consumo è associato a più di 40 sigarette al giorno. n Ipertensione arteriosa. Oltre i due bicchieri standard al giorno, la pressione arteriosa aumenta sia nell’uomo sia nella donna. Negli uomini, la frequenza di ipertensione arteriosa è più elevata con un consumo da 3 a 5 bicchieri standard al giorno12,13. Diversi studi sostengono l’aumento del rischio di eventi vascolari cerebrali, soprattutto emorragici, con consumi di alcol elevati. n Rischio congenito. La concentrazione di alcol etilico nel liquido amniotico comporta per il feto dei valori analoghi a quelli materni. Gli effetti teratogeni dell’alcol espongono ad una sindrome di alcolismo fetale in caso di consumo da parte della madre. L’alcol risulta aumentare il rischio di confusione mentale o neurologica nel bambino a partire da un consumo di 2 bicchieri standard al giorno. Dati sperimentali dimostrano che i picchi di alcolemia comportano danni maggiori rispetto alla stessa dose ingerita in giorni diversi. n Mortalità nei giovani. Uno studio prospettico svedese, condotto in 49.618 uomini di età compresa tra i 17 e i 20 anni all’entrata nello studio e seguiti per 25 anni, ha mostrato un aumento del rischio di decesso del 14% con un consumo di alcol $ 15 g/die rispetto alla totale assenza di consumo, e tenendo conto anche di altri fattori di rischio14. n Alcol e farmaci. L’alcol etilico è responsabile di numerose interazioni con farmaci. Può aumentare l’effetto sedativo di farmaci come le benzodiazepine, gli antistaminici, alcuni antidepressivi triciclici, i neurolettici e certi antalgici. Il metabolismo di alcuni farmaci è accelerato con un consumo elevato e regolare di alcol. In un forte consumatore di alcol, questo può diminuire la durata dell’effetto antalgico del paracetamolo e aumentarne il rischio tossico. La cinetica dell’assorbimento dell’alcol è modificata con l’impiego di numerosi farmaci. n Dipendenza dall’alcol. L’uso di alcolici espone al rischio di aumento del consumo e di dipendenza dall’alcol. Lo studio di un campione di 32.333 adulti, rappresentativi della popolazione inglese, mostra un’associazione tra il consumo medio di alcol della popolazione e la prevalenza di consumi dovuti a determinati problemi. Questa associazione si traduce in un aumento del rischio di dipendenza dall’alcol in caso di incentivazione generale al consumo di alcolici15. R Agenzia Italiana del Farmaco 272 Bif XIV N. 6 roastbif 2007 alcol può essere tradotto con una curva a “U”, con un rischio minimo per un consumo da 2 a 6 bicchieri la settimana (con valore più basso, in maniera statisticamente significativa, del rischio di morte improvvisa di coloro che non avevano mai consumato, se non raramente, alcol)26. Lo studio prospettico dei medici americani ha mostrato un rischio minore di arterite degli arti inferiori negli uomini che consumavano alcol rispetto a coloro che non ne consumavano27. coliche (da 2 a 6 bicchieri alla settimana) rispetto a coloro che non bevevano (se non raramente) alcolici. La mortalità è stata del 21% nel gruppo che non consumava (o consumava raramente) alcol. Per un consumo da 2 a 6 bicchieri alla settimana, il rischio di decesso per tutte le cause è stato inferiore al 28%16. Meno insufficienza cardiaca nei soggetti anziani Uno studio prospettico ha seguito per circa 14 anni 2235 persone anziane (età media iniziale di 74 anni) indenni da insufficienza cardiaca all’ingresso nello studio e che non bevevano più di 5 bicchieri standard al giorno17. I risultati di questo studio sono stati a favore di un rischio inferiore di insufficienza cardiaca nei pazienti con un consumo moderato di alcol (da 1 a 1,5 bicchieri standard di alcol), rispetto a coloro che non ne consumavano. Una recente analisi della coorte americana di Framingham ha rilevato risultati simili, negli uomini seguiti per 16-23 anni18. Anche nei diabetici Parecchi studi prospettici hanno rilevato gli stessi risultati sia nei diabetici che nei non-diabetici, con un’incidenza di coronopatia più bassa nei diabetici che consumavano alcol in modo moderato rispetto a coloro che non ne consumavano affatto28-31. Le fonti di bias Molti di questi studi epidemiologici sono di buona qualità metodologica. Tuttavia, alcuni studi incorrono nel rischio di bias: il gruppo di persone con un consumo di alcol moderato differisce dal gruppo che non consuma affatto alcol per numerosi altri fattori, che possono essi stessi contribuire a delle differenze nella mortalità e nella morbilità. Meno eventi ischemici cerebrali e meno morti improvvise Diversi studi prospettici hanno analizzato il legame tra il consumo di alcol e il rischio di evento ischemico cerebrale19-22. L’insieme dei risultati è a favore di un minore rischio di evento ischemico cerebrale con un consumo moderato di alcol (in media 1-2 bicchieri standard al giorno), e di un rischio di evento cerebrovascolare maggiore con dei consumi superiori ai 5 bicchieri standard al giorno. Uno studio prospettico condotto in Scozia ha mostrato un rischio di mortalità per eventi cerebrovascolari maggiore negli uomini che bevevano almeno 5 bicchieri standard di alcol al giorno (12 g per bicchiere)21. Secondo uno studio caso-controllo australiano, al di sopra di un consumo di 60 g di alcol al giorno il rischio di emorragia intracerebrale aumenta23. Uno studio prospettico svedese condotto in 49.618 uomini giovani (di età compresa tra i 17 e i 20 anni all’entrata nello studio) seguiti per un periodo di 25 anni e l’analisi dei dati della coorte americana dello studio Framingham non hanno messo in evidenza un’associazione statisticamente significativa tra consumo moderato di alcol e rischio di evento vascolare cerebrale, salvo nella fascia di età dai 60 ai 69 anni24,25. In uno studio prospettico americano (21.537 medici di sesso maschile seguiti per 12 anni), il rischio di morte improvvisa dovuto al consumo di Conclusioni Sulla base dei numerosi studi epidemiologici condotti, un moderato consumo di alcol, per un periodo di circa 10-15 anni, sembra associato ad un inferiore rischio cardiovascolare, soprattutto coronarico. Un numero più ridotto di studi mostra anche una correlazione favorevole sulla mortalità totale. L’impossibilità di tener conto di tutti i fattori che possono influenzare la correlazione tra rischio cardiovascolare e consumo di bevande alcoliche non consente di constatare un legame di causalità. Le persone arruolate in questi studi sono, data l’età, i sopravvissuti a importanti cause di morbi-mortalità legate all’alcol. La durata del follow-up non esclude effetti negativi a più lungo termine. Non sembra esservi una diretta correlazione tra il moderato consumo di alcol e particolari effetti dannosi in soggetti sani di età superiore a 50 anni. Tuttavia, il rischio di sviluppare dipendenza all’alcol non è facile da determinare. In pratica, non è consigliabile raccomandare un consumo moderato di alcol all’intera popo- R Agenzia Italiana del Farmaco bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIV N. 6 273 2007 in England: importance of average drinker. BMJ 1997; 314: 1164-8. 16. Muntwyler J, Hennekens CH, Buring JE, Gaziano JM. 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