03 VALORE AGGIUNTO

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03 VALORE AGGIUNTO
Economia Provinciale - Rapporto 2005
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Quadro generale
L’Istituto nazionale di Statistica ha diffuso nel marzo scorso le stime del Prodotto interno
lordo: il PIL nazionale ai prezzi di mercato è stato pari a 1.417.241 milioni di euro correnti,
che corrisponde a 1.229.568 euro ai prezzi dell’anno precedente e concatenati al 2000 (anno
di riferimento) con una crescita dello 0,0%. Nella tabella sotto riprodotta si riportano i valori
dei singoli aggregati sia dal lato delle risorse che da quello degli impieghi: le Risorse sono
aumentate per il solo effetto delle Importazioni (+1,4%). Dal lato degli impieghi la crescita
in termini reali è stata dello 0,3% per i consumi finali (0,1% per la spesa delle famiglie residenti, 1,2% per le spese delle P:A., 2,7% per le spese delle Istituzioni Sociali Private) con una
parallela diminuzione dello 0,6% per gli investimenti fissi lordi, come risultante della crescita
delle costruzioni (+0,5%) e del calo degli acquisti di macchinari (-0,8%) e degli investimenti
in mezzi di trasporto e in beni immateriali (-4,6% e-2,5%). L’aumento complessivo delle
esportazioni è stato dello 0,3%.
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A livello settoriale, il contributo più consistente (ancorché più contenuto rispetto al
2004) è venuto dalle Costruzioni (0,8%) e dal Terziario (0,7%). A fronte di tali andamenti sia pur lievemente in crescita, l’Agricoltura non si è dimostrata dinamica come
nell’anno precedente (-2,2%) e l’Industria in senso stretto segnala una netta tendenza
riflessiva (-1,5%), accentuando le preoccupazioni già emerse negli anni precedenti circa
l’effettiva capacità di riposizionamento del nostro sistema manifatturiero.
Se analizziamo brevemente l’andamento del PIL nel corso del 2005 si possono considerare le variazioni % dello stesso rispetto al trimestre precedente (variazioni congiunturali) e quelle tendenziali (riferite allo stesso periodo dell’anno precedente).
L’Istat ha introdotto recentemente nuove procedure di calcolo nei conti nazionali trimestrali nel rispetto del vincolo di coerenza annuale; le innovazioni introdotte tengono
conto anche della correzione dei giorni lavorativi e dell’effetto anno bisestile.
Nel quarto trimestre del 2005 il prodotto interno lordo, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2000, corretto per il diverso numero di giorni lavorativi e destagionalizzato, è rimasto stazionario rispetto al trimestre precedente ed è cresciuto dello 0,5% nei confronti del quarto trimestre del 2004.
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Analisi del valore aggiunto totale in provincia della Spezia e nei territori posti a
confronto
Come noto l’Istat pubblica i dati del valore aggiunto delle diverse province italiane
con due anni di ritardo; perciò nel 2005 sono stati resi noti i valori riferiti al 2003
che vengono comunque esaminati perché sono da considerarsi i dati di contabilità
nazionale ufficiali.
Nella tabella n.2/pil riportiamo i dati ufficiali Istat del valore aggiunto per la provincia della Spezia, la Liguria, il Nord-Ovest e l’intera nazione; vengono riportati i
valori dal 1999 al 2003, ultimo anno disponibile, espressi in milioni di euro correnti. Sono state anche calcolate – per gli anni e le aree poste a riferimento - le variazioni del valore aggiunto 2003 rispetto al 2002 e al 1999.
Dal confronto si nota che alla Spezia la crescita del valore aggiunto è stata nell’ultimo anno grosso modo in linea con quella media nazionale, maggiore di quella ripartizionale ma minore di quella ligure. Lo stesso andamento di crescita si riscontra confrontando le variazioni di crescita rispetto al 1999.
Nel periodo considerato
risulta stabile l’incidenza
della nostra provincia
sulla formazione del
valore aggiunto ligure
(circa il 14%), di quello
del Nord-Ovest (intorno all’1,3%) e di quello
nazionale (0,4%).
L’Istituto nazionale di Statistica pubblica i dati del valore aggiunto per macrosettori
e per alcuni sub settori economici: è quindi possibile considerare il contributo degli
stessi alla formazione del reddito provinciale. Anche per il 2003 è stato il settore dei
Servizi a concorrere maggiormente alla formazione del valore aggiunto della nostra
provincia (per il 76%), mentre l’industria in senso stretto ha pesato per il 17%, le
costruzioni per il 5%, l’agricoltura per il restante 2%.
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Rispetto al 2002 risulta di un punto percentuale minore l’apporto dell’industria in
senso stretto e, conseguentemente, maggiore di un punto il settore dei Servizi: all’interno di questo è cresciuto il Commercio (dal 29% al 30%), mentre è diminuito
l’apporto degli Intermediari monetari e finanziari e delle attività immobiliari (dal
28% al 27%). Il settore primario mantiene la quota del 2%.
Per avvicinare l’indagine il più possibile ad
oggi, poiché - come già
accennato- l’Istituto
nazionale di Statistica
ha pubblicato quest’anno i dati sul valore
aggiunto fino al 2003,
riportiamo i valori elaborati
dall’Istituto
Tagliacarne che, come
consuetudine, pubblica le stime del valore aggiunto anche per l’anno successivo.
Nella tabella sotto riprodotta vengono riportate, per permettere un confronto più
corretto, le stime elaborate dal Tagliacarne per il 2003 ed il 2004 riferite ai territori
scelti: la variazione % di crescita maggiore si è registrata nella nostra provincia con
un aumento pari al 5%.
Dal confronto con i territori presi in esame si
evince che, anche se
ovunque il settore dei
Servizi incide nella
misura più rilevante
sulla composizione del
valore aggiunto, esso raggiunge il massimo peso in Liguria (79,8%); il 75,7% della
provincia spezzina risulta comunque più alto dei valori riscontrati a livello nazionale
ed ancor più ripartizionale.
In Liguria il settore manifatturiero incide invece in misura minore rispetto agli altri
territori, ma anche alla Spezia il settore ha comunque un peso notevolmente inferiore a quello riscontrato a livello nazionale e, soprattutto, ripartizionale.
Si nota infine che l’apporto del settore delle Costruzioni e dell’Agricoltura alla formazione del reddito è – sia pur di poco - più alta alla Spezia.
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Le serie storiche 1996-2004Confronti
L’Istituto Tagliacarne ha recentemente pubblicato per tutte le province italiane anche la serie storica dal 1996 al
2004 del valore aggiunto deflazionato
a prezzi 1995 disaggregato per macrosettori; ciò permette di valutare in
modo più corretto l’andamento della
ricchezza prodotta negli ultimi otto
anni nella nostra provincia e confrontarlo con quello delle altre zone di
interesse.
Nei grafici che sono riprodotti di seguito si confrontano i trends del valore aggiunto
totale dell’economia e per settore di attività economica per le quattro zone considerate.
Come si evince dal grafico n.5/pil, che riproduce i numeri indici del valore aggiunto
totale, l’Italia ha segnato per tutto il periodo considerato incrementi maggiori rispetto al Nord-Ovest; la nostra provincia fino al 1999 ha mantenuto valori di crescita
omogenei rispetto alle altre zone di interesse; successivamente l’andamento è stato
altalenante, quasi sempre peggiore di quello riscontrato in Liguria ed in Italia, ma
sempre migliore di quello del Nord-Ovest.
Se analizziamo l’andamento dei numeri
indice nel settore
Agricoltura si nota che
gli indici del valore
aggiunto nella nostra
provincia sono stati
sempre inferiori a
quelli relativi alle altre
zone poste a confronto, con eccezione di
quanto si è verificato nel primo e nell’ultimo anno della serie, in cui gli indici della
nostra provincia sono stati più elevati di quelli liguri.
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Il graf. n.7/pil mostra
che il valore aggiunto
del settore manifatturiero spezzino è stato in
crescita fino al 2000; è
poi calato per risalire
leggermente, insieme ai
valori delle altre zone di
confronto, solo nel
2004.
Gli incrementi nel valore aggiunto del settore
delle Costruzioni nel
nostro territorio risultano dal 1999 in poi,
come evidenziato nel
grafico sotto riprodotto,
quasi sempre maggiori
rispetto a quelli riferiti
agli altri territori di riferimento ad eccezione di
quanto si è verificato in
Liguria nel 2001.
Nel settore dei Servizi
gli incrementi sono stati
pressoché simili in tutte
le zone messe a confronto fino all’anno
2000; successivamente
si evidenzia per la
nostra provincia un
andamento costantemente meno favorevole
di quanto verificato per
le altre aree.
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Il valore aggiunto pro capite
Il valore aggiunto pro capite rappresenta una misura della diffusione della ricchezza in un
determinato territorio, essendo il risultato del rapporto tra la ricchezza prodotta, o il reddito percepito, e la popolazione residente media nella medesima unità di tempo considerata.
Nella nostra provincia dal 1995 al 2004 l’incremento maggiore nel reddito pro capite si è
verificato nel 2000; nell’ultimo anno considerato la variazione positiva è stata del 4,2%.
La Spezia rimane anche per il 2004 al 45° posto
nella graduatoria nazionale delle province ordinate per valore decrescente del reddito pro capite; da sottolineare che solo otto province del
Nord (Lodi, Asti, Ferrara, Sondrio, Como,
Pavia, Verbano Cusio-Ossola,e Rovigo) seguono la nostra provincia nella graduatoria. L’intera
graduatoria è pubblicata nella tabella n. 1 allegata. Nel grafico n. 10 viene riportata la rappresentazione grafica del valore aggiunto procapite nelle aree poste a confronto attraverso l’esposizione dei numeri indice con base
1995. Come prevedibile, gli incrementi sono stati minori nel Nord-Ovest, territorio in
cui il reddito pro-capite è maggiore rispetto alle altre realtà poste a confronto, mentre in
Italia gli incrementi sono stati maggiori rispetto a quelli della ripartizione, ma con valori
assoluti del reddito sempre minori (al 2004 il reddito procapite del Nord-Ovest è pari a
25.225 euro, con un numero indice (base 1995=100) di 139,3 , quello medio italiano è
di 20.761 con un numero indice di 143,6). Nella nostra provincia, mentre i valori assoluti del reddito procapite sono risultati negli anni presi in esame di poco inferiori a quelli liguri (14.807 euro nel 1995 e 22.112 nel 2004 contro i 14.938 euro nel 1995 e i
22.831 nel 2004 in Liguria), l’incremento è stato molto simile fino al 1999, leggermente superiore nel 2000 e poi inferiore rispetto a quelli regionali.
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Il valore aggiunto per unità di lavoro
L’Istituto nazionale di Statistica ha poi pubblicato, per la serie 1995/2003, il dato provinciale del valore aggiunto per ciascuna unità di lavoro impiegata.1 Questo elemento
costituisce un indice, sia pure parziale, della produttività del sistema imprenditoriale.
Nella tabella sotto riprodotta vengono riportati i dati relativi alle quattro zone territoriali poste a confronto;
dall’esame dei dati
emerge come il trend
evolutivo del valore
aggiunto per addetto
interessi tutti i territori esaminati.
Il valore elevato dell’indicatore registrato nella
nostra provincia testimonia la potenzialità del
nostro territorio e può trovare adeguata motivazione
nella scomposizione del dato per settore economico. Infatti, la minor produttività per
addetto riscontrata nella nostra provincia nei settori dei Servizi, dell’Intermediazione e
delle Costruzioni è fortemente compensata dalla maggior produttività rilevata
nell’Agricoltura, nell’Industria e nel Commercio. In questi ultimi settori la nostra provincia segna un valore aggiunto per addetto superiore a quello registrato in tutte le altre zone
poste a confronto.
1) L’unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestato nell’anno da un occupato a tempo pieno, oppure la quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o da lavoratori che svolgono un
doppio lavoro. Questo concetto non è più legato alla singola persona fisica, ma risulta ragguagliato ad un
numero di ore annue corrispondenti ad un’occupazione esercitata a tempo pieno.
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