Conexion settembre 2010.indd - the Convergence of Cultures

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Conexion settembre 2010.indd - the Convergence of Cultures
Mensile della Convergenza delle Culture
Torino
www.conexion.it
[email protected]
In questo numero:
¦ Convergence of cultures ¦ Associazione Gruclub ADB
¦ Come e perché comunichiamo ¦ Arte senza barriere
¦ I primi calci a un pallone ¦ Cinque punti sui Rom
¦ La strada di cioccolato ¦ SLA, dietro un handicap
si nasconde una vita ¦ Terremoto in Abruzzo
¦ 2 ottobre: Giornata Internazionale della Nonviolenza
Le frontiere del
possibile si spostano
con la forza dei sogni
(Aruna Bunker Roy)
n. 23 settembre 2010
Conexión
Le associazioni promotrici di Conexión
2
Eventi ed incontri: conferenze ed incontri su temi culturali, etici,
politici, sociali e di attualità, mostre, seminari sulla trasformazione
personale, cineforum, serate teatrali, feste, atelier di studi sul
Nuovo Umanesimo, incontri di amicizia e cene sociali
Corsi di educazione alla nonviolenza nelle scuole superiori
Corsi di formazione per volontari nelle campagne di appoggio
umano (in R.D. Congo, Camerun e Senegal) e nelle campagne di
diffusione della cultura della nonviolenza
Sostegno a distanza: grazie alla collaborazione di volontari e
sostenitori italiani e congolesi da tre anni 400 bambini della
Repubblica Democratica del Congo possono frequentare la scuola
CONTATTI: Tel. 340.6435634 - Via Martini 4/b
[email protected] - www.culturamista.it
Corsi di italiano per stranieri (da settembre a giugno)
Corsi di lingue per principianti e informatica di base (da ottobre)
Cene multietniche
Incontri di discussione e approfondimento su temi sociali e di
attualità
Corso di educazione alla nonviolenza (da novembre)
Campagna di appoggio umano in India, nella regione del Tamil
Nadu, a favore dell’orfanotrofio “TRUST Children Home” che
ospita 43 bambini in seguito allo tsunami che colpì la zona alla
fine del 2004
Cerchiamo volontari per l’apertura di uno sportello informativo/
legale per stranieri
CONTATTI: Tel. 338.6152297 - Corso Toscana 15/b
[email protected]
Direttore responsabile: Umberto Isman
Caporedattore: Roberto Toso
Hanno collaborato a questo numero: Daniela Brina,
Minny Cavallone, Fabio Croce, Grazia Favaro, Eleonora Ingrassia,
Silvia Licata, Alberto Pagliero, Marina Palacios, Luisa Ramasso,
Paolo Riva, Maura Sacchi, Roberto Toso
Impaginazione: Daniela Brina
Foto di Copertina: Immagine della Stragrugliasco gentilmente
offerta dal Gruclub ADB
Stampa: Tipografia Aquattro
Tiratura: 2000
Editore: Associazione Cultura Mista onlus
Sede legale: Via Martini 4/b - 10126 Torino - Tel/Fax 011.8129052
Come contattarci: [email protected]
340.6435634 - 338.6152297
Per lo spazio sponsor: Roberto Toso 340.6435634
Redazione web: Paolo Riva 333.4608305
Gli articoli firmati sono a responsabilità degli autori e non necessariamente
riflettono l’opinione della redazione per garantire la pluralità e la libera espressione.
Numero 23
Finito di stampare il 12/09/10
Registrazione Tribunale di TO N° 5974 del 31-05-2006
Convergence
of Cultures
Convergence of Cultures is a global organization. Regardless of the place
they acts, its members feel part of the same humanizing global action
that is expressed in a different but convergent way.
It is a human-based organization where each person becomes
responsible for what he boosts and builds.
Participation is open to whoever wishes for, without discrimination, in
step with the basic goals of Convergence of Cultures. It is possible to take
part in the organization as an active member or an adherent.
Relationships and personal and group behaviours are based on the
Golden Rule: “Treat others as you want to be treated”
Convergence of Cultures’ goals are: to favor and encourage dialogue
among cultures, to fight against discrimination and violence and to
spread its proposal all over the world.
Convergence of Cultures’ activities:
Organization of conferences, exhibitions, forums, cultural and artistic
multiethnic meetings.
Participation in international, regional, national and local campaigns
launched by the Convergence of Cultures.
Information on different cultures in schools with the participation of
members of various cultural communities.
Promotion of studies, texts, reports, magazines, broadcasting
programs. videos and websites useful for the massive circulation of ideas
and activities which contrast discrimination and spread the acquaintance
between different cultures.
Promotion of seminars, round-table conferences and in-depth analysis
on issues related to multiculturalism.
Making available to its members, materials for personal work based on
the Manual of Personal Development for the members of the Humanist
Movement.
Involvement of members in activities organized by other entities,
cconcerning issues related to the organism’s.
Today it is necessary to generate settings that should preserve ideas,
beliefs and humanist attitudes of each culture which, beyond any
difference, can be found in the heart of the different communities and
individuals.
Convergence of Cultures is an organism belonging to the Humanist
Mouvement, born in Argentina in 1969 and based on the thought
known as New Humanism, introduced in the works of the Argentinian
writer and philosopher Mario Rodriguez Cobos named Silo and in the
work of various authors who inspired in it. This thought is a feeling
and a way of living. Besides it reveals itself in numerous fields of human
behaviour, giving rise to various organisms and actions fronts. All of them
act in specific fields of activity with a common goal: humanizing the
earth, thus contributing to increase human freedom and happiness.
Humanist aims:
The location of the human being as central value and concern.
The affirmation of the equality of all human beings.
The recognition of personal and cultural diversity.
The trend towards knowledge beyond what is accepted or imposed as
absolute truth.
The affirmation of the freedom of ideas and beliefs.
The repudiation of violence.
Where you can find it:
Convergence of Cultures has a web of volunteers acting in Argentina,
Belgium, Bolivia, Brasil, Chile, Colombia, Ivory Coast, Cuba, Ecuador,
France, Germany, India, Italy, Kenya, Morocco, Mexico, Panama, Chech
Republic, Senegal, Spain, Usa.
Associazioni
Conexión
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Associazione
Amici della bicicletta
di Grugliasco
Q
uesto mese ci
proponiamo di
conoscere un’associazione che opera nella
prima cintura di Torino,
ma con una visione ampia, infatti il loro motto è
“Tutto il mondo migliore adesso!”.
L’idea è nata nel 1990 – racconta Lorenzo
– dalla collaborazione tra famiglie per l’organizzazione della festa di fine anno scolastico e
con l’obiettivo di introdurre nella mensa collettiva i cibi biologici (che è poi stata una delle
prime esperienze in Italia). I genitori hanno
pensato di organizzare
un giro in bicicletta: l’idea
ha avuto successo ed ha
anche finanziato il progetto della mensa, quindi
quello della “Stragrugliasco” è diventato un
appuntamento fisso destinato a finanziare piccoli progetti in Italia e all’estero. In particolare
dal 2000 abbiamo scelto dei progetti in Brasile
e in Africa, Burkina Faso. Dal 2009, folgorati
dall’esperienza di Muhammad Yunus (premio
Nobel per la Pace nel 2006) abbiamo trasformato i progetti in direzione del microcredito.
Crediamo infatti che i piccoli prestiti, piuttosto
che l’elargizione a fondo perduto, permettano
di ottenere maggiore responsabilità da parte
dei riceventi e diano più dignità. Inoltre il ritorno dei soldi prestati permette di riutilizzarli
per altri progetti. Così il fondo
per acquistare gli strumenti musicali della band giovanile Cheiro de Hortelà prevede un piano
di restituzione che servirà a costituire un fondo di solidarietà
locale a Mirangaba, mentre il
fondo per la costruzione del laboratorio di maglieria della cooperativa MoMMi permetterà,
con la sua restituzione graduale, di integrare il fondo Piccoli
Prestiti Solidali in Italia. Infatti
– spiega Maria – vogliamo diffondere il progetto anche qui,
prestando soldi a piccoli gruppi
di persone che li utilizzeranno a
livello individuale, ma saranno
responsabili solidalmente per il
debito di tutto il gruppo.
Ritornando alla Stragrugliasco, principale iniziativa di
raccolta fondi giunta quest’anno alla sua 18a
edizione, si è trasformata ne “L’altra Stragrugliasco”: l’edizione 2010 ha infatti travalicato i
confini di Grugliasco per coinvolgere i Comuni limitrofi di Collegno e Rivoli, portando con
sé i valori di Pace e Solidarietà.
Nell’ambito della promozione dei Diritti
Umani, il Gruclub ADB ha realizzato numerose iniziative, soprattutto unendo il tema dei diritti all’arte attraverso la collaborazione, a partire dal 2008, con un gruppo di artisti da cui è
nata SolidarietARTE. Grazie a questo connubio sono stati realizzati una Dichiarazione dei
Diritti Umani scritta in 5
lingue e corredata da opere a tema degli artisti, due
mostre d’arte sul tema e
interventi nelle scuole.
La Dichiarazione è stata portata al Salone del
Libro nel 2009 e letta da persone di culture diverse e in varie lingue, mentre il progetto Arte
e Diritti è entrato a far parte dell’offerta formativa delle scuole di Collegno e Grugliasco.
On-line, sul sito www.gruclubadb.it, è attiva la galleria interpretata CrossART: chiunque
può scegliere un’opera d’arte, tra i capolavori
che sono patrimonio dell’umanità, e motivare
la propria scelta dettata dal gusto, dalla passione, dalla conoscenza o dall’emozione suscitata.
Questo progetto, che vuole diffondere il desiderio e la cultura del bello, sottolinea la mol-
A cura di Daniela Brina
Tutto il mondo
migliore adesso!
teplicità delle scelte e la grande ricchezza che
ne consegue.
Con gli artisti di SolidarietARTE è stata
anche realizzata una mostra dal titolo “Magilù
Catilù” (acronimo delle iniziali degli artisti),
tenutasi presso la Nave di Grugliasco; la mostra personale antologica dei sei artisti è stata
unita a musica e degustazione di menù creati
per l’occasione in alcuni ristoranti della zona.
In calendario nei prossimi mesi, oltre al
progetto nelle scuole Arte e Diritti e L’altra
Stragrugliasco 2011, c’è una mostra sul tema dei diritti umani
dal titolo “Diritti e rovesci” (17
settembre/17 ottobre) realizzata da 5 pittori a cui saranno
affiancati i disegni realizzati dai
bambini nelle scuole del progetto sopra citato. Il 21 settembre,
in occasione della giornata della Pace, il Gruclub organizzerà
una vistita guidata a “Diritti e
rovesci”, una manifestazione con
gli aquiloni intitolata “Diritti
volanti”, nella quale ogni aquilone porterà con sé un diritto, e
“Canta Diritti” ovvero la lettura
dei Diritti da parte dei bambini.
Per contattare l’associazione:
[email protected]
www.gruclubadb.it
Tel. 329.4941914
4
Lingue&Culture
Conexión
Come e perché
comunichiamo
I
l concetto di comunicazione e le varie lingue esistenti sono due argomenti strettamente connessi fra loro. Il termine “comunicare” deriva dal latino communicare, avente
in realtà un significato diverso rispetto a ciò
che si intende comunemente. Vuol dire, infatti, “riferire”, e quindi “rendere comuni” delle
informazioni. In linguistica, tale senso si è reso
più specifico e circoscritto, ossia l’elemento per
cui sia possibile avere un atto di comunicazione è l’intenzionalità. Ciò significa che l’emittente, cioè chi trasferisce l’informazione, si
comporta necessariamente in un modo invece
che in un altro con lo scopo di trasmetterla a
colui che la riceve, il quale, a sua volta, ne percepirà l’intenzionalità. Diversamente, siamo di
fronte a un mero passaggio di informazione.
Ma quali sono i sistemi attraverso cui è possibile trasferire intenzionalmente delle informazioni? Primo fra tutti il linguaggio verbale
umano, dopodiché i nostri gesti, i linguaggi
animali, infine i sistemi di comunicazione artificiali, come per esempio la segnaletica stradale. Il linguaggio verbale umano sarà, fra tutti,
il nostro campo di indagine, in quanto anello
di congiunzione fra l’atto del comunicare e le
lingue storico-naturali.
Le origini del linguaggio si perdono lungo
l’asse del tempo. I primi “comunicatori”, l’Homo habilis e l’Homo erectus, vissero 3 milioni
di anni fa. Dopodichè, lo sviluppo di questa
loro capacità si è potuta realizzare fino ai giorni nostri in conseguenza del grado culturale
raggiunto. Ovvero, più presso un essere umano il linguaggio è evoluto, più egli possiede un
grado elevato di cultura.
Fisicamente il linguaggio si esplicita espirando aria dai polmoni verso bronchi, trachea,
laringe e, infine, corde vocali. Queste ultime,
in base alla loro tensione e vicinanza o lontananza fra loro, producono suoni differenti,
perfezionati con l’intervento di altri organi,
quali naso, palato, denti, labbra. Questo è ciò
che succede foneticamente, ma il linguaggio
verbale umano ha anche sviluppato una forma scritta come sua diretta rappresentazione,
benché esistano tuttora caratteristiche vocali
non trasferibili allo scritto, come per esempio il tono della voce. Proprio perché la forma
scritta si è sviluppata molto dopo rispetto alla
capacità del parlare (siamo intorno a 5000 anni
fa a.C., considerando che non si è comunque
ancora in presenza di una scrittura ma di rappresentazioni grafiche e pittogrammi), si dice
che il linguaggio verbale umano possieda una
proprietà filogenetica. Esiste inoltre anche una
sua proprietà ontogenetica, ossia ogni essere
umano impara per prima e in modo spontaneo a parlare, mentre la capacità di scrivere interviene in un secondo momento e solo
dopo addestramento. È inoltre possibile notare
che non tutti gli esseri umani sanno scrivere,
così come, mentre tutte le lingue aventi forma
scritta ne possiedono anche una orale, non è
vero il contrario (pensiamo ad esempio a molti
idiomi africani). E quanto quotidianamente si
parla molto più di quanto si scriva? La comunicazione orale ha pertanto sempre la priorità
rispetto allo scritto, visto come forma complementare e sostitutiva.
La comunicazione si esplicita attraverso
l’uso di lingue, ovvero lingue storico-naturali.
Secondo voi, quante potrebbero esisterne? Non
esiste un’unica risposta, in quanto ogni linguista ha seguito la propria definizione di lingua.
Per alcuni, quindi, ve ne sarebbero grosso
modo 2200, per altri all’incirca il doppio, per
altri ancora 12000. Queste differenze si spiegano perché idiomi che si assomigliano per molti
studiosi sono solo varianti di una sola lingua,
perciò il numero delle lingue decresce. Per altri, invece, ogni parlata è a tutti gli effetti una
lingua a sé e, quindi, il loro numero aumenta.
Proprio l’Italia costituisce, da questo punto di
vista, un esempio significativo. La sua lingua
ufficiale è l’italiano, ma siamo coscienti del fatto
che siano presenti sul suo territorio minoranze
etniche parlanti albanese, catalano, francese,
provenzale, franco-provenzale, greco, ladino,
rom, sloveno, tedesco. Su ciò però non c’è nulla
da dire, poiché si tratta di parlate riconosciute come lingue. Questo non è tuttavia possibile per i dialetti parlati in Italia, i quali non
hanno mai ricevuto, se
non il sardo, alcun riconoscimento linguistico
ufficiale, sebbene, considerando la difformità
e l’indipendenza culturale rispetto all’italiano,
potrebbero essere considerati lingue a pieno
titolo. Essendo considerati dialetti, invece,
costituiscono semplici
varietà dell’italiano.
Come è possibile riconoscere una lingua e
classificarla? Esistono
varie metodologie. La
più nota e anche la più
antica consiste nell’analisi genetica. Prendendo in considerazione il
di Silvia Licata
“DNA” di ogni lingua, cioè lessico, fonetica e
morfologia, se ne può rintracciare non solo il
genitore e il progenitore, ma costruire anche
la sua parentela linguistica, ovvero i rapporti
intercorrenti fra loro. I primi studi in merito
vennero compiuti sulla materia lessicale a partire dal 1700 in Europa, ma nel 1816, lo studioso Franz Bopp confrontò fra loro i sistemi
morfologici delle lingue europee, scoprendone una notevole affinità. Nel 1860 il botanico
August Schleicher, trasferendo le sue competenze scientifiche negli studi di glottologia e
linguistica, creò la Stammbaumtheorie = teoria
dell’albero genealogico, valida tuttora. Si tratta della rappresentazione di un albero, il cui
tronco è l’indoeuropeo, protolingua madre di
molte lingue, i rami principali le sue famiglie
linguistiche derivate, e i piccoli rami ad essi
attaccati le singole lingue. Si trattò di un grande passo avanti, in quanto fino ad allora vi era
stato un equivoco. Il sanscrito, punto di partenza per gli studi di glottologia indoeuropea,
era stato considerato come lingua madre originaria di moltissime lingue, mentre in realtà,
altro non è anch’esso che una lingua derivata
da una protolingua allora ancora sconosciuta,
definita in seguito indoeuropeo e localizzata
fra India, Pakistan e Iran. Gli antichi abitanti
di quelle zone presero a spostarsi verso l’Europa disperdendosi per il continente e dando
vita, nel corso di millenni, a molte delle lingue
oggi esistenti.
L’indoeuropeo è una lingua ricostruita artificialmente, ovvero non esistono documenti
che la attestino. Stabilendone l’esistenza, fu
individuato per prima il gruppo delle lingue
continua
Arte senza barriere
Conexión
5
LÊarte bussa dentro
L’opera e il testo qui riprodotti sono tratti dal volume “L’arte bussa dentro” realizzato dall’associazione di ascolto “La Brezza” grazie al progetto
“Ridipingiamo la vita” svoltosi all’interno della Casa Circondariale “Lorusso e Cotugno” e dell’Istituto Penale Minorile “Ferrante Aporti.”
«Siamo un piccolo gruppo di persone detenute che in questi mesi ha cercato di utilizzare
un laboratorio artistico per dare libero sfogo ad una parte creativa che naturalmente viene
amplificata in ogni essere umano per qualsiasi ragione sottoposto a restrizioni della libertà;
questa inizialmente crea rabbia, sofferenza, decadenza dell’auto-stima, intaccando fortemente
la personalità di chi, come noi, ha pregiudicato la propria vita sbagliando nel non rispetto delle
comuni regole sociali.
Ecco che questa opportunità, che molte volte non viene considerata importante e viene
quasi accantonata perché non rappresenta fonte di guadagno e di occupazione stabile nell’organigramma del sistema carcere, può rivelarsi invece una piccola luce nel grigiore di tante
giornate uguali. In quest’anno abbiamo disegnato, costruito, creato piccole e grandi opere, la
cui entità artistica è da ricercarsi non solo nella bellezza fine a se stessa, ma nel sentimento e
nell’emozione che legava il gesto di chi la eseguiva. Ho visto chi con un pirografo faceva graffi
apparentemente inutili su un pezzo di legno, ma dietro quell’attimo c’era forse un bambino
ritrovato, che non ha mai potuto farlo e sono sicuro che in parte era felice di riscoprirsi.
Le attività sono state intervallate da incidenti di percorso, il caldo come il freddo hanno
messo in difficoltà la nostra attività, ma nonostante questo non abbiamo mai smesso di
continuare a credere di andare avanti. Abbiamo fatto marce della pace, presepi, cartelloni,
un fermento di attività, avvalorate dall’impegno di volontari che gradualmente abbiamo visto
diventare sempre più persone immerse in un progetto di vita condivisa e non come agenti
esterni di un sistema descritto solo come decadente dai mass-media.
Il carcere può essere nella sua immensa problematicità spunto di riflessioni, espressione di un
malessere che, se non trattato, si ritorcerà nel sociale.
Per questo il nostro desiderio vuole essere quello di venire riconosciuti e sostenuti nelle
proposte che verranno, per dare continuità a un piccolo seme di speranza». (Renzo M.)
Renzo M. - La torre - tratto su vetro
neo-latine o romanze, comprendente le lingue
derivanti dal latino: lingue italo-romanze (italiano, sardo), lingue gallo-romanze (francese,
provenzale, franco-provenzale), lingue ibero-romanze (spagnolo e portoghese), lingue
balcano-romanze (rumeno, moldavo), lingue
reto-romanze (ladino). Il catalano all’interno
del gruppo neo-latino è stato classificato con
difficoltà, perché per alcuni è una lingua galloromanza, per altri è ibero-romanza.
In seguito vennero individuati gli altri
gruppi: 1) lingue italiche (osco, umbro, parlate sabelliche); 2) lingue germaniche, derivate
dal proto-germanico, di cui non esistono attestazioni e che si distinguono in: germaniche
orientali (gotico, poi suddiviso in ostrogoto e
visigoto), germaniche settentrionali (islandese,
eroico, norvegese, danese, svedese), germaniche
occidentali (inglese, frisone, tedesco, yiddisch,
nederlandese distinto in olandese e fiammingo,
afrikaans); 3) lingue slave, derivate dal protoslavo, di cui non esistono attestazioni e che si
distinguono in: slave orientali (russo, ucraino o
piccolo russo, bielorusso o russo bianco), slave
occidentali (ceco, slovacco, polacco, serbolusaziano, casciubo, slavo elbano), slave meridionali (macedone, sloveno, serbo, croato, bosniaco,
bulgaro); 4) lingue baltiche (lettone e lituano);
5) lingue celtiche: gallico e celtico insulare, distinto in gaelico (irlandese, mannese, scozzese)
e britannico (britannico propriamente detto,
ormai estinto, gallese, cornovagliese, bretone);
6) lingue indo-iraniche, suddivise in indiano
(sanscrito, pāli, hindi, urdu, bengali, cingalese,
indossano) e iranico (persiano, curdo, farsi);
7) tocario, ormai estinto, suddiviso in A e B,
scoperto in Cina nel 1908 da studiosi europei;
8) zittito, antica lingua dell’Impero hittita, vissuto in Asia Minore; 9) albanese, distinto in
ghego a nord e tosco a sud; 10) greco; 11) armeno 12) lingue rom.
Come è possibile notare, nella nostra analisi non abbiamo compreso anche le seguenti
lingue europee: basco, estone, finlandese, ungherese. Non si tratta infatti di lingue indoeuropee. In particolare, il basco, chiamato anche euskarial, è una lingua asiatica, di origini
montane. Estone, finlandese e ungherese sono
ugro-finniche.
E tutte le altre lingue del globo? Non rientrando nella grande famiglia indoeuropea, sono
state analizzate separatamente e distinte come
segue: 1) lingue uralo-altaiche, comprendenti quelle ugro-finniche (sopra menzionate) e
quelle altaiche (turco, tataro, cosacco, mongolo,
tunguso, giapponese, coreano); 2) lingue caucasiche: avaro, abcaso, ceceno, turkmeno, kirghiso, georgiano, azerbaigiano; 3) lingue dravidiche: tamil, telugu, kannada, malayam; 4) lingue
sino-tibetane; cinese, tibetano, birmano, miao;
5) lingue paleosiberiane; ciukcio, camciadalo,
coriaco; 6) lingue austroasiatiche; khmer, vietnamita; 7) lingue thai: tailandese, laotiano; 8)
lingue autronesiane: indonesiano, malese, pilipino, locano, sundanese, giavanese, malgascio,
samoano, tongano, figiano, maori, motu, hawaiano; 8) lingue australiane: varie lingue pappane
e neoguineane; 9) lingue semitiche: aramaico,
arabo, ebraico, maltese, amarico, tigrino; 10)
lingue cuscitiche: somalo, galla, hausa, kabilo,
lingue berbere; 11) lingue niger-cordofaniane:
bantu (swahili, zulu, lingala, kikongo, shona,
ruanda), yoruba, ewe, igbo, mossi, fulfulde,
bambara; 12) lingue khoisan o ottentottoboscimane; 13) lingue amerindiane distinte in
settentrionali (inuit, navaho, cree, cherokee,
dakota, lakota, hopi, azteco, maya, zapoteco) e
meridionali (quechua, guarnì, aymarà).
Questi sono tutti i gruppi già isolati, in realtà, come già detto, esistono anche i dialetti e
inoltre le parlate creole, cioè idiomi nati dalla
mescolanza di lingue fra loro molto differenti.
Ai giorni nostri si sono anche verificate miscele sulla base di inglese esportato, come franglais (francese + inglese), singlish (cingalese +
inglese), spanglish (spagnolo + inglese).
Altre lingue, come l’esperanto, non sono
state qui esaminate, in quanto artificiali e non
storico-naturali.
Gli altri tipi di analisi linguistica, come la
morfologica o quella dei costituenti, sono più
moderne e non hanno a che fare con la glottologia e quindi con la nascita e lo sviluppo della
comunicazione in quanto tale, pur essendo sicuramente molto utili per comprendere e analizzare meglio una lingua, pertanto non sono
stati qui considerati.
È poi possibile procedere alla ricostruzione
del percorso di ogni singola lingua menzionata, ma si tratta di un’analisi immensa e molto
specifica che richiede altri spazi, e che, quindi,
rimandiamo eventualmente ad altri incontri.
6
Ritorno alle origini
Conexión
I primi calci
ad un pallone
F
in da bambino ho sempre avuto la curiosità di scoprire chi aveva inventato il
calcio, la palla e le regole del gioco. Non
avrei mai immaginato che questo gioco avesse
origini così antiche e motivazioni così diverse
per cui veniva praticato. Siete curiosi? Venite
con me in questo entusiasmante viaggio nel
tempo.
Ammetto di essere rimasto stupito di trovare
le prime tracce del calcio così indietro nel tempo, nell’antica Cina. Ho fatto scorrere le lancette dell’orologio fino al 2600 a.C. Il termine
per definire il gioco era “tsu-chu” (palla
colpita con il piede) dove “chu” indica
una palla creata con la vescica di animale
gonfiata o riempita di capelli femminili e
“tsu” piede. L’imperatore Xeng Ti costringeva i propri soldati a praticare
questo gioco come addestramento militare che consisteva, oltre
a prendere possesso della palla, nel lanciarla in un cerchio
fissato a 30 metri di altezza.
Lo stesso gioco in Giappone
prese il nome di “kemari”; era
praticato essenzialmente dalle
classi più abbienti dell’epoca e
aveva modalità diverse rispetto
a quelle della Cina. Veniva giocato da due squadre di otto uomini ciascuna, con l’utilizzo delle
mani e dei piedi, e lo spazio di gioco era delimitato da quattro alberi di tipo diverso quali
il pino, il ciliegio, il mandorlo e il salice.
Cercando di scoprire se in Europa ed in
Italia esistessero tracce del gioco del calcio in
tempi remoti, il mio viaggio nel tempo mi ha
portato nell’antica Grecia e nell’antica Roma. I
greci chiamarono questo gioco Sferomachia e
i Romani Harpastum; consisteva in un corpo
a corpo, ricco di scontri e zuffe, dove i partecipanti si contendevano la palla. Assistere a
una simile partita era una spettacolo che può
ricordare il rugby giocato ancora oggi. Qualcuno però prese l’eredità del gioco romano e lo
portò fino ai giorni nostri: furono i fiorentini
che lo chiamarono “Calcio in livrea” per via
delle sontuose livree che indossavano, durante il gioco, i nobili cittadini che vi partecipavano. Il gioco era aperto a tutti gli uomini in
un’età compresa tra i 18 e i 45 anni prestanti
fisicamente e di ottima fama (ad es. Piero de
Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico) e veniva giocato in piazze quali Santo Spirito, Santa Maria Novella e Santa Croce. Il fatto che le
partite venissero giocate nelle piazze cittadine
faceva sì che il campo non avesse dimensioni
fisse ma prendesse quelle del luogo di gioco.
Prima dell’inizio dell’incontro le squadre entrano in campo al ritmo dei tamburi, secondo
l’etichetta militare in vigore nel XVI secolo.
Dopo la presentazione delle squadre, l’Araldo
della Signoria annuncia la partita leggendo la
“Grida”: immediatamente dopo lo stesso Araldo darà l’autorizzazione al Maestro di Campo,
prima vera autorità del calcio storico, ad iniziare l’incontro. Con il lancio del pallone da
parte del Pallaio sulla linea centrale del campo ha inizio la partita. Lo scopo dei calcianti è
quello d’insaccare il pallone nelle rete avversaria, realizzando così la “caccia”. A complicare
questo vero e proprio mix tra calcio e rugby
c’è la possibilità di avvantaggiare l’avversario
nel tentativo di segnare una caccia a proprio favore. I tiri verso la rete avversaria
devono, infatti, essere fatti con moltissima precisione poiché una deviazione fortuita di un avversario così
come il lancio del pallone sopra la
rete rivale comporta la segnatura di mezza caccia a favore della
squadra nemica. Ogni marcatura comporta il cambio di campo
da parte delle due compagini. A
tenere sotto controllo il gioco vi
è il Giudice Arbitro assistito da due
guardalinee e dal Giudice Commissario che segue il gioco da bordo campo. Anche da questi piccoli
particolari si può notare la notevolissima somiglianza con il gioco del calcio che, con molte probabilità, prima di trasmigrare sulle rive
del Tamigi per essere definito così come oggi
noi lo conosciamo, ha vissuto la sua infanzia
a Firenze. Ad aiutare il Maestro di Campo nel
mantenimento dell’ordine sul terreno di gioco
ci sono i Capitani delle due squadre. Al termine delle ostilità la squadra vincitrice dello
scontro riceve dallo stesso Maestro di Campo una vitella di razza Chinina ed il Palio. In
seguito alla consegna, così come sono entrate
in campo, le due squadre e
tutte le autorità del gioco
escono dal terreno di gioco
affiancati dai Bandierai degli Uffizi. La storia ricorda
numerose partite giocate
in Piazza Santo Spirito, in
Piazza Santa Maria Novella
ed in Piazza Santa Croce,
ove tutt’ora si svolgono. A
metà campo è posta una
linea bianca che divide in
due parti uguali il terreno di
di Roberto Toso
gioco: alle due estremità vi sono delle reti sostenute da palizzate poste per tutta la lunghezza del lato corto del campo. Al centro della rete
vi è la tenda del Capitano e l’Alfiere della squadra. La durata di una partita è di 50 minuti.
A contendersi la vittoria ci sono due squadre
composte da 27 calcianti per parte: 4 Datori
Indietro assimilabili ai moderni portieri, 3
Datori Innanzi che sono i difensori, 5 Sconciatori ad agire a centrocampo e 15 Innanzi
o Corridori che ricoprono il ruolo di veri e
propri attaccanti. Il Calcio Fiorentino veniva
giocato, oltre che nel periodo del Carnevale,
anche nelle più svariate ricorrenze o particolari avvenimenti. Il Calcio in Livrea continuò
così a svolgersi senza interruzioni addirittura
fino al Settecento quando le partite, almeno
quelle “organizzate”, caddero in completo disuso. L’ultima gara ufficiale si svolse nel gennaio del 1739 in Piazza Santa Croce: dopo questa
il secolare gioco finì del tutto, almeno come
pubblica manifestazione di spettacolo organizzato. A cavallo fra il XIX ed il XX secolo
si giocarono due partite: furono però soltanto
delle manifestazioni rievocative che non ebbero alcun seguito. Si arrivò quindi al maggio
1930, quarto centenario dell’assedio di Firenze
e della morte di Francesco Ferrucci, perché la
storica manifestazione riprendesse con rinnovato vigore ed entusiasmo. Attualmente il
Calcio Storico Fiorentino, rappresenta più di
un’affascinante e spettacolare manifestazione
a livello mondiale. È una grande rievocazione
storica che anima una tradizione locale contribuendo a tenere vivo ed in fermento, anche
in clima moderno, il carattere fiero della città,
conservando una parte della tradizione di Firenze contro le inevitabili ingiurie del tempo,
degli uomini e dei mutati costumi.
Dal 1930, salvo il periodo bellico, si svolgono puntualmente fra le secolari mura cittadine
le sfide fra i giocatori (calcianti) dei quattro
Quartieri storici di Firenze: i Bianchi di Santo
Spirito, gli Azzurri di Santa Croce, i Rossi di
Santa Maria Novella e i Verdi di San Giovanni, nell’incomparabile scenario di
Piazza Santa Croce. Tre (due
eliminatorie e la finale) sono
le partite che si svolgono nel
mese di giugno in occasione
degli annuali festeggiamenti
del Santo Patrono, e vogliono idealmente ricollegarsi
a quella famosa del 1530,
disputata dai fiorentini nel
corso di un assedio.
Diritti violati
Conexión
7
Terremoto
in
Abruzzo
A
nche se sono abruzzese, la mia esperienza diretta rispetto al terremoto è
molto limitata perché vivo a Torino e
torno solo periodicamente al mio paese, Vasto,
che però è sulla costa. Ho avuto modo di conoscere persone che per un
certo periodo hanno vissuto in albergo o presso parenti, ma poi sono tornate
nell’aquilano in sistemazioni altrettanto provvisorie.
Ho conosciuto anche una
famiglia vastese (Centofanti), che è stata colpita
duramente dalla morte del
giovane figlio, ospite della casa dello studente,
e che continua ad impegnarsi per ottenere giustizia. Ne ho condiviso il dolore, però tutte le
altre notizie, che esporrò in questo breve articolo, sono indirette, frutto di racconti o resoconti giornalistici.
La situazione per gli abitanti de L’Aquila e di
molti altri paesi vicini è ancora molto difficile.
Il sindaco, i cittadini e altre associazioni e autorità locali hanno attuato e stanno attuando
tante iniziative per ottenere attenzione e per
fare in modo che almeno le esigenze più urgenti vengano soddisfatte: una manifestazione
in città il 17 giugno; la protesta “delle carriole” volta a liberare il centro storico dalle ma-
poco le tasse, comprese quelle arretrate. Se le
cose non cambieranno, gli aquilani dovranno
pagarle in 60 rate a partire dal gennaio 2011.
Dove troveranno il denaro necessario? La cassa integrazione è passata da 800.000 ore a 8
milioni, ma fino a quando
durera? Quasi tutti i negozi
sono chiusi e anche alcune
Facoltà universitarie rischiano di fare altrettanto.
Quanto ai fondi, quelli per
la ricostruzine sono bloccati
e quelli per l’assistenza non
ci sono, anche se ben 32.000
persone ne avrebbero bisogno. In proposito bisogna dire che, dopo la manifestazione di Roma, c’è stato lo stanziamento
di una cifra relativamente consistente, ma essa
pare aver assunto le caratteristiche di un’elargizione “personale” del Presidente del Consiglio
Berlusconi e della Protezione Civile, e non si sa,
al momento, chi e come dovrà e potrà gestirla. Il
governo purtroppo tende ad estromettere i sindaci e le popolazioni da ogni forma di partecipazione e di controllo. Quest’ultimo viene invece
esercitato sulla popolazione e sui movimenti
nati spontaneamente come l’associazione “3,32”
(ora del sisma, come tutti sappiamo).
Le inchieste della Magistratura che indagano
sui vari casi di inadempienze, irregolarità, corruzione ecc. sono parecchie e
procedono tra difficoltà e polemiche. Esse sono spesso nate da
intercettazioni telefoniche, che
si rivelano utilissime e che, speriamo, non vengano bloccate da
“leggi-bavaglio”. Ne citerò solo
due: quella riguardante il mancato allarme pre-terremoto e
quella relativa alla speculazione
nella ricostruzione (virtuale!).
Quando la prima inchiesta è stata avviata, Berlusconi ha osato
dire che era “pericolosa” perché
“qualche mente fragile” tra i terremotati avrebbe potuto “sparare (sic)” ai rappresentanti della Protezione Civile
che si fossero eventualmente recati sul posto.
Cosa che ha naturalmente provocato l’indignazione dei familiari delle vittime e alcuni di loro
hanno risposto pacatamente, ma con decisione,
a queste accuse attraverso i giornali che hanno
voluto ospitarli, come “Il fatto quotidiano”.
Nell’ambito della seconda inchiesta sono stati arrestati alcuni manager e politici del PDL, tra
cui Ezio Stati, la cui figlia Daniela Stati era Assessore regionale a protezione civile e ambiente,
A più di un anno
dal sisma, qual è
la situazione de
LÊAquila e della
zona circostante?
cerie; un Consiglio comunale aperto a Piazza
Navona; un appello ai direttori di tutti i giornali perché vadano a vedere di persona e poi
raccontino la manifestazione di luglio a Roma
contro il taglio dei fondi che è stata repressa
con notevole durezza; le dimissioni dell’assessore alle politiche sociali per l’impossibilità di
venire incontro ai bisogni della popolazione.
Quali sono i problemi ancora irrisolti? Mancata ricostruzione, mancanza di lavoro, mancanza di fondi e prospettiva di dover pagare fra
di Minny Cavallone
la quale, però, si è subito dimessa. l’Assessore
aveva ottenuto dalla Presidenza del Consiglio
un’ordinanza ad hoc a favore della Abruzzo
Engineering S.p.A. Si trattava di un affare da
1.500.000 Euro. Peccato che il progetto per la
ricostruzione fosse vuoto di contenuti, insomma, a detta della Magistratura, si trattava di un
“affare senza progetti” che però le aveva procurato il dono di un diamante del valore di 12.000
Euro... piccolo segno di riconoscenza da parte
dei beneficiari!
Per fortuna non mancano però gli aspetti
positivi.
Le iniziative di solidarietà materiale, culturale e politica (non strumentale) sono state e
sono tante: dal film documentario “Draquila”
di Sabina Guzzanti, alle performances di tanti
artisti più o meno noti, alle attività di animazione per bambini, alla settimana di incontri
promossi per la seconda metà di agosto dal
Sermig e dal MIR-MN di Torino. Tutte iniziative che tendono a stabilire rapporti solidali e
paritari con la popolazione locale.
Altro aspetto interessante è quello della “ricostruzione autogestita”, modesta ma significativa, in contrapposizione alle “new town”
e alle anonime villette tanto reclamizzate da
Berlusconi al momento della consegna.
Un esempio ne è un eco-villaggio, che sorge
ora nel piccolo comune di Pescomaggiore. Un
gruppo di cittadini ha lavorato con l’aiuto di
avvocati e architetti volontari realizzando piccole abitazioni ecologiche (costo 150.000 Euro
per 7 villette) costruite con materiali naturali,
economici e reperibili sul posto: legno, balle
di paglia, cemento ridotto al minimo, stufe a
legna, pannelli fotovoltaici e fitodepurazione
dell’acqua. La manodopera era fornita dagli
stessi cittadini interessati.
Le abitazioni provvisorie, finita l’emergenza, potranno essere adibite ad usi sociali e turistici. Sono giunti volontari e donazioni da
tutta Europa (si sono raccolti 85.000 Euro, ma
ne occorrerebbero 193.000)1.
Si sono fatti progetti anche per il lavoro
degli abitanti: allevamento, coltivazione di
zafferano e di altre specie vegetali autoctone
e produzione di formaggi, che prevedono la
successiva possibilità di vendere direttamente
i prodotti. C’è un forno comune e si sviluppano
iniziative di mutuo soccorso.
1. Per eventuali donazioni: bonifico IBAN IT 875
0574815404 100000008397 - Comitato per la rinascita di
Pescomaggiore. Causale: ecovillaggio. Occorre poi inviare una e-mail a [email protected] con i propri dati,
gli estremi del bonifico e l’autorizzazione ad aggiungere il
proprio nome all’elenco dei donatori.
8
Italia multietnica
Conexión
5 punti sui
Rom
a cura di Paolo Riva
Viaggio tra i pregiudizi e i luoghi comuni sul popolo Rom
D
a anni (secoli) i rom sono considerati
una minaccia sociale. Ladri, sporchi,
troppi, extracomunitari, rapitori di
bambini. Oppure sono oggetto di una visione poetica che vede lo ‘zingaro’ come l’ultimo
degli uomini liberi in una società sempre più
piena di costrizioni.
Né una né l’altra visione corrisponde alla
realtà. Anche perché di Rom, Sinti e Kalé non
sappiamo niente che non venga dalla propaganda o dagli stereotipi.
È come se fosse stato eretto un muro invisibile da parte dei Gagi (non Rom), ma anche da
parte dei discriminati. È necessario allora un
grosso sforzo da entrambe le parti per abbattere questo muro, perché solo l’esperienza del
contatto e dell’arricchimento reciproco è più
forte del condizionamento a discriminare.
1) Quanti sono i rom in Italia
Uno dei motivi che viene usato per alimentare la sensazione di ‘allarme sociale’ è che i
Rom sono troppi.
La popolazione zingara in Italia rappresenta lo 0,16% circa dell’intera popolazione nazionale essendo stimati in un numero di persone
compreso fra le 80.000 e le 110.000 unita1.
Nel 2009 lo stesso Governo italiano dichiarava, alla fine del censimento effettuato che tra
Lazio, Lombardia e Campania “Sono stati individuati complessivamente 167 accampamenti,
di cui 124 abusivi e 43 autorizzati, ed è stata
registrata la presenza di 12.346 persone, tra
le quali 5.436 minori2”. Cifre un po’ basse per
giustificare un tale allarme sociale.
2) Sono tutti Rumeni
Premesso che già nel XVIII secolo, attraverso lo studio della lingua zingara, ne era stata
individuata l’origine indiana, il popolo Romanì
è presente in Italia già da secoli.
Per esempio, nella “grida” del 6 agosto 1567
del duca d’Alburquerque, governatore di Milano,
si dichiara tassativamente che “trovandosi essi
Cingari stravestiti saranno impiccati per la gola”.
Secondo i dati di Opera Nomadi attualmente il 55% dei Rumanì presenti nel nostro
territorio sono italiani, quindi chi propone di
rimandarli al ‘loro paese’ dovrebbe tener conto
che vivono in Italia già da qualche secolo.
Molti anzi, per timore di essere discriminati,
non dichiarano la loro origine e conducono
una vita “normale”.
Nomi4 come Ibrahimovic, Pirlo, Mihailovic, Stoichkov, Savicevic, Boban, ma anche
Moira Orfei, Charlie Chaplin, Django Reinhardt, Paco De Lucia, Joaquin Cortes sono
noti a tutti.
Quello che non sanno è che hanno tutti in
comune l’origine Rumanì.
Anche molti, soprattutto Rom Rumeni, che
vivono nei campi abusivi, non vivono in roulotte ma spesso in baracchine temporanee. Insomma quelli che hanno il Mercedes e vivono
nella roulotte sono veramente pochi…
3) Ci costano un sacco di soldi
Questa non è una diceria: è vero, ma non
perché questi soldi vengano spesi in sussidi o
in interventi volti a beneficiare i Rom.
Mentre molto poco viene investito sull’inserimento dei Rom, una cifra enorme infatti è spesa
nelle operazioni di sgombero che spostano solamente le persone da una parte all’altra della città.
4) I Rom rubano i bambini
Una delle accuse più infamanti e più radicate verso il popolo nomade è quella di essere
‘ladri di bambini’.
Questa è una vera leggenda metropolitana
in quanto la giurisprudenza dal dopoguerra ad
oggi non riporta un solo caso di condanna di
Rom per rapimento di minori, e numerose ricerche2 provano che la voce è dovuta a racconti
o denunce di quello che era interpretato come
un tentato rapimento ma che poi in fase istruttoria si provava non essere tale.
È vero invece il fenomeno inverso: molti
bambini sottratti alle famiglie rom e dati in
adozione nella piena legalità formale dei tribunali, ma seguendo criteri di valutazione indifferenti al dolore e alla diversa cultura dei loro
genitori: infatti altre ricerche3 contano oltre
duecento casi di allontanamento dalle famiglie
di minori Rumanì dalle famiglie di origine.
5) Vivono nelle roulotte e hanno il Mercedes
Solo una minoranza di Rom e Sinti presenti
in Italia vive in un campo o fa vita nomade.
1. La più incredibile fonte di questo numero è il
“Camerata Rumeno Costel Antonescu” sul sito di
forza nuova (!!)
2. Una su tutte citiamo Sabrina Tosi Cambini, “Sottrazione di minori gagé”, commissionata dalla Fondazione Migrantes
3. Carlotta Saletti Salza “Adozione dei minori rom
e sinti” prevedeva la raccolta, la più esaustiva possibile, di dati documentati relativi all’affidamento
e all’adozione di minori rom e sinti a famiglie non
rom da parte dei tribunali dei minori italiani,nel periodo compreso tra il 1985 e il 2005.
4. http://www.imninalu.net/famousGypsies.htm
Inchiesta
Testimonianze
Conexión
9
La strada di
cioccolato
L’
Italiano è una lingua dolce, è il commento ai suoni; l’Italiano è una lingua
difficile, è il commento alla struttura e al percorso nei modi, tempi, persone. La
dolcezza e la difficoltà sono due fra gli aspetti
che si incontrano nell’insegnare agli stranieri
che si accostano all’apprendimento della lingua parlata, letta, scritta nel luogo in cui sono
approdati, nel modo e nella necessità che ritengono siano loro utili o necessari. Ci sono
tre livelli di approdo con
le proprie conoscenze e,
di conseguenza, tre livelli
di necessità da soddisfare:
l’incapacità di utilizzare la
lingua, qualunque lingua,
come mezzo di comunicazione scritta e la realtà che
la lingua parlata era ed è
l’unico e particolare strumento di comunicazione e
interscambio; l’esperienza
mediamente consapevole
e scolarizzata dell’utilizzo
della lingua come mezzo di
comunicazione e di vita in
ogni aspetto; l’alto livello di
conoscenze personali e di
studio in altra o altre lingue e la necessità di
muoversi in un luogo con una nuova lingua da
aggiungere al proprio bagaglio e di cui servirsi
nel vivere quotidiano.
E poi c’è il tempo, quello conosciuto, quello
presunto, quello disponibile. Il tempo già trascorso e vissuto in Italia, il tempo che si prevede o si conosce di permanenza, il tempo che si
potrà dedicare alle ore di apprendimento con
l’insegnante e quello quotidiano nella propria
continuazione del lavoro e nella curiosità della
ricerca.
Sono dati che sovrapposti muovono continuamente i risultati e gli effetti in modo diverso e suscettibile di altre modifiche. Una cosa è
certa, come lo è in ogni aspetto educativo: l’insegnante ha un suo progetto e percorso contenente linee e forme e ad ogni lezione lo deve
rivoltare, adattare, rendere efficace rispetto alla
presenza più o meno assidua dell’allievo, alle
necessità immediate, a qualcosa su cui serve
fermarsi di più.
Deliziosa la lezione sui menù al ristorante,
caldamente richiesta da chi lamentava la mancanza di disponibilità italiana di trascrivere
almeno in una lingua comune i nomi delle
portate da scegliere; simpatica e piena di risate
la lezione che comprende i termini anatomici
più utilizzati nella conoscenza del corpo umano; delicata la fase che prevede, come semplice
fatto di comunicazione e dialogo, le domande
sul proprio vissuto, casa, famiglia, amici, quotidiano, ieri, oggi, domani.
Donne e uomini con aspetti diversi, abiti diversi, abitudini diverse, colori diversi, pensieri
aperti in direzioni diverse che si ascoltano e si
suggeriscono, anche fosse in una terza lingua,
oltre la propria e quella di
cui si impara, la risposta. La
risposta... chi detiene la risposta? La risposta è la presenza comune, la risposta è
la parola che si svolge con
suoni diversi e viene presa
e fatta saltellare in bocca e
sulle labbra per sentirla e
usarla, a costo di bloccare
manualmente la parte della
bocca usata in eccesso per
produrre il suono giusto, e
correggere sempre il suono
sbagliato.
Usi, costumi, pensieri,
volti aggrottati nel vedere
che ci sono modi, tempi,
persone, radici, desinenze, tanti modi di dire
una stessa cosa, in una sola lingua, in tante
lingue. Spesso il corso di Italiano per Stranieri inizia con la presenza di molte persone e si
chiude con aspetto quasi individuale con una
sola presenza che è stata costante assidua e
impegnata, con la quale è possibile fermarsi a
lungo sui luoghi più oscuri per la sua struttura di comprensione; spesso ci si deve abituare
a portare traduzioni in altre lingue per chi ne
ha una terza comune, dizionari diversi, libri e
Usi, costumi,
pensieri, volti
aggrottati nel
vedere che ci sono
modi, tempi,
persone, radici,
desinenze, tanti
modi di dire una
stessa cosa,
in una sola lingua,
in tante lingue.
di Grazia Maria Favaro
schede di diverso livello o semplicemente di
percorso diverso perché l’allievo, gli allievi, si
accorpano e si sostituiscono nella presenza e
nell’ingresso al corso.
In un punto, che io ritengo individualmente
visibile, del percorso di apprendimento, utilizzo come valutazione e filtro di continuazione
ad uno stadio successivo, un brano intitolato
“La strada di cioccolato”, che contiene il congiuntivo introdotto per la prima volta e analizzato nella narrazione. È un dettato, nella
forma più antica e comune del termine, che
fa sorridere mentre si scrivono con difficoltà
parole non ancora incontrate e non comprese,
ma così ripetute ed usate in concetti semplici e simpatici da diventare comprensibili; un
brano lungo, interrotto ad ogni fine frase dalla
richiesta di evidenziare i verbi, e ogni parola
non conosciuta; una richiesta abbastanza pesante che accettata lascia il suo peso e diventa
sorriso e la prima stesura, in quei segni o suoni
non propri, di una qualche consistenza.
Molto interessante l’evidenza di persone di
diversa origine che producono suoni errati
rispetto ai segni grafici dell’italiano, in modo
comune; molto stimolante l’analisi dei suoni
mancanti in altre lingue, dell’uso dei tempi e
delle strutture; generatore di ricchezza il dialogo fra segni, suoni, costumi, storia e realtà.
Tutto si muove nella sensazione di piccoli passi, come quelli dei bambini, che hanno comunque un peso diverso e non sostenuto da mani
adulte perché adulti sono i piedi che li portano
avanti, e meravigliosa è la pazienza e l’umiltà
con la quale una cosa difficile può essere delicatamente svolta, guardata, compresa e utilizzata perché sia uno strumento forte nelle proprie mani per diminuire le differenze, almeno
in alcuni importanti gesti quotidiani.
10
Intervista
Società
Conexión
SLA:
dietro un handicap
si nasconde una vita
a cura di Luisa Ramasso
M
ichele Riva è un soggetto colpito
dalla SLA (sclerosi laterale amiotrofica). Presenta una paralisi nella totalità del corpo. Le uniche parti che può muovere sono gli occhi attraverso cui si esprime
anche scrivendo sul computer grazie ad un’apparecchiatura speciale, e un dito del piede con
cui dirige la carrozzella e chiama le persone
attraverso un campanello posto all’altezza del
piede.
Di lui mi ha colpita la sensibilità, la dolcezza e la gran voglia di vivere che gli arriva da
dentro.
Ecco ora gli cedo la parola. Vai, Michele!
LA PROTESTA
DEI MALATI SLA
Il 21 giugno è la giornata mondiale di sensibilizzazione sulla Sclerosi Laterale Amiotrofica
(SLA), quale occasione migliore per far sentire
le nostre ragioni?
Detto fatto, AISLA Onlus e altre associazioni spontanee dei malati SLA a carattere
regionale si sono dati appuntamento a Roma,
per protestare e segnalare i gravi ritardi su alcune questioni per noi vitali e importantissime, come per esempio l’approvazione dei LEA
(Livelli Essenziali di Assistenza), che ormai
attendono da quasi 3 anni.
Evito di parlare della grave situazione Ministeriale, che si commenta da sé, per passare a
quella piemontese, più vicina territorialmente
ma non meno drammatica.
La SLA è una malattia che non perdona,
attualmente non vi è cura, è considerata rara
con una incidenza annua di circa 2 casi ogni
100.000 abitanti.
Proprio perchè è rara le case farmaceutiche,
non vedendo un ritorno economico, non fan-
no ricerca.
Questa è la dura realtà. Ovviamente non
è un trattamento riservato ai soli malati SLA,
vale per tutte quelle patologie con una bassa
incidenza sulla popolazione.
La situazione piemontese dei malati SLA
non è al momento molto diversa dal resto del
territorio nazionale. Ci sono circa 450 casi in
Piemonte, e l’assistenza domiciliare varia da ASL ad ASL. A
parte il ricovero in hospice o
in case di cura convenzionate
o in reparti di lunga degenza,
nei casi in cui ci sono le condizioni famigliari idonee la domiciliazione del
paziente SLA è da preferire, per ovvi motivi,
primo fra tutti perché il paziente si trova tra le
proprie mura domestiche e con i suoi cari.
Questo però comporta il necessario supporto da parte dell’ASL, con dei passaggi a
domicilio più o meno frequenti del medico di
famiglia, infermieri, OSS per le cure igieniche,
fisioterapisti, a seconda delle condizioni fisiche
e dello stato di avanzamento della malattia.
Come sopra specificato, questo servizio
ADI varia da ASL ad ASL; non c’è omogeinità
di trattamento sul territorio Piemontese.
In alcune realtà il servizio è all’altezza delle
esigenze del paziente, mentre in altre il malato
è al totale abbandono, a carico dei propri famigliari, i quali impossibilitati a proseguire con
questo tipo di scelta sono costretti, insieme
allo stesso paziente, ad optare per il ricovero
(con i maggiori costi che questo comporta;
ben sappiamo quanto costa un posto letto).
Lo scorso dicembre l’Assessore Regionale
alla Sanità Eleonora Artesio con il DGR del
29/12/2009 poneva fine a queste differenze di
trattamento.
Il secondo DGR del 15/02/2010 risolveva
anche il grande problema economico per le famiglie con un malato SLA le quali, sobbarcandosi il costo dell’assistenza, affidavano questo a
delle “badanti” semplicemente
istruite a fornire le cure necessarie ad un malato SLA. Molte
di queste cure sono di tipo infermieristico e richiedono una
certa preparazione.
La SLA si vince
anche dando
dignità ai malati
La situazione ad oggi è la seguente: AISLA
ha incontrato i nuovi vertici Regionali in materia di Sanità lunedi 26 luglio. A distanza di
molti mesi dai DGR citati prima, causa anche
il cambio di maggioranza chiamata al governo,
solo l’assegno di cura per far fronte alle assistenti domiciliari pare in dirittura di arrivo;
i tempi previsti parlano di agosto/settembre
2010, è già un passo avanti, togliendo dalla soglia di povertà centinaia di famiglie, già provate da una malattia così meschina.
AISLA continuerà a seguire anche l’iter burocratico della seconda delibera, supportando se richiesto gli uffici Regionali, affinchè si
possa presto raggiungere un buon servizio da
parte di tutte le ASL Piemontesi.
La SLA si vince anche così: dando dignità
ai malati.
Michele Riva
www.rivamichele.it - [email protected]
Consigli
Conexión
11
2 OTTOBRE
Giornata Internazionale della Nonviolenza
Invito del Comitato Promotore Torinese
Noi non restiamo a guardare, non saremo complici della
violenza.
La nostra risposta passa attraverso la nonviolenza attiva,
l’unica scelta etica e strategica
vincente ed innovativa, l’unica
strada per riconciliarci con il
passato che ci insegue e rivolgerci al domani con rinnovata
speranza.
S
iamo persone, organizzazioni e popoli
che hanno deciso di camminare insieme,
disposti a conoscersi ed a unirsi.
Il fallimento di questo modello di società
si sta manifestando nelle più svariate forme:
discriminazione sessuale, razziale e religiosa, emarginazione, criminalizzazione basata sulla provenienza e sul livello di povertà,
esclusione dai servizi essenziali di sanità e
istruzione, precarizzazione e sfuttamento
del lavoro.
Assistiamo, a livello globale, al riarmo convenzionale e nucleare, all’invasione di territori
e popoli per sfruttarne le risorse, all’utilizzo
senza limiti dell’ambiente e delle persone e alla
manipolazione costante delle menti attraverso
i mezzi di informazione.
Agiamo nei più svariati campi culturali,
politici e sociali, unendo ed unendoci, dialogando e proponendo, costruendo relazioni ed
azioni, opponendoci con il nostro personale e
collettivo impegno alla violenza, larvata e manifesta, che ci si para davanti.
Il 2 ottobre, Giornata Mondiale della Nonviolenza, vogliamo realizzare insieme una
giornata di impegno, di lotta, di conoscenza,
di apertura e di festa per affermare:
1 - Il rifiuto della guerra e della violenza
come metodo per risolvere i conflitti;
2 - l’uguaglianza di tutti gli esseri umani ed
il diritto di ognuno a godere delle stesse opportunità degli altri;
3 - l’accettazione e la valorizzazione delle diversità personali e culturali;
4 - la libertà di professare qualunque idea e
credenza;
5 - la necessità della nonviolenza attiva come
metodologia delle nuove forme di impegno.
Con questi intenti comuni e nel rispetto della diversità di ognuno, sia esso singolo,
organizzazione o comunità etnica o religiosa,
vi invitiamo a realizzare insieme la Giornata
Mondiale della Nonviolenza a Torino.
Per aderire al comitato promotore, proporre iniziative o aiutare in qualsiasi modo alla
realizzazione della giornata, potete contattare
la redazione di Conexión:
[email protected]
La giornata si svolgerà in piazza Castello dalle 15
alle 20. Al momento sono previsti la presenza in
piazza degli stand delle varie associazioni aderenti, spettacoli musicali, danze etniche, spettacoli circensi, un seminario sulla nonviolenza,
letture a tema, un laboratorio di pittura per i
bambini, un tour della “Torino magicamente
precaria” (protesta e proposte contro la violenza
economica/lavorativa), un tour multietnico (tra
luoghi simbolo della multietnicità della nostra
città, per dare valore alla diversità).
Sostenitori e sponsor
PASTIFICIO VALERIA
di Valeria Canil
PASTA FRESCA - GASTRONOMIA
PRODUZIONE GIORNALIERA
– montaggio impianti a gas –
– CENTRO BOSCH –
Via B. Luini, 137 (ang. via Slataper)
10149 Torino - Tel. 011.732200
La Piola di Alfredo
Via S. Ottavio 44 - Torino
333.7664584 - 333.3157491
University Caffé
C.so San Maurizio 43/a
ang. Via Martini - Torino
Cell. 348.1564284
Kebab Amman
Via S. Ottavio, 31/A
zona Palazzo Nuovo - Torino
Tel. 329.9211246
www.kebabamman.com
Si preparano piatti
giordano/palestinesi
Dove trovate
?
Conexión viene distribuito prevalentemente nei quartieri Vanchiglia, Cenisia, Lucento e Madonna di
Campagna. Inoltre lo potete trovare nei punti elencati in questa pagina.
Visitate anche il sito: www.conexion.it
Informagiovani
Via delle Orfane, 20 - Torino
Centro Interculturale
C.so Taranto, 160 - Torino
Ufficio Stranieri
Corso Novara, 96 - Torino
Bar del Politecnico
Corso Duca degli Abruzzi 24
Torino
Palazzo Lionello Venturi
Via Verdi, 25 - Torino
Biblioteca Civica di Nichelino
Via Turati, 4/8 - Nichelino (TO)
Biblioteca Nazionale
Via Carlo Alberto, 3 - Torino
Biblioteca Civica Centrale
Via della Cittadella 5 - Torino
Biblioteca Civica “Maria Grazia del Lungo Barbi”
Piazza A. Vigo, 3 - None (TO)
Edicola di Marco Vagnone
Via Vanchiglia 10 - Torino
Magazine sas di Silicato e c.
Via Santa Giulia 33 - Torino
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Via Santa Giulia 46/d - Torino
D’Aiuto Achille giornali e riviste
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