Isidoro giugno 2012 anno III numero I

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Isidoro giugno 2012 anno III numero I
Giornalino dei nidi e delle scuole dell’infanzia del Comune di Grosseto
Giugno 2012 - Anno III- Numero 1
Istituzione ISIDE - Via Saffi, 17/c - Grosseto - www.isidegrosseto.it
IN QUESTO NUMERO
PERCHÉ SEMPRE PICCOLO?
VOGLIO ESSERE GRANDE ANCHE IO!
LA CONTINUITÀ NIDO-SCUOLA E LE CLASSI MISTE
BABBO MI PIACI SEMPRE…
TI PENSO ANCHE QUANDO NON CI SEI!
IL VALORE DELLA PATERNITÀ
ERANO 35 ANNI CHE ASPETTAVO
DI DIVENTARE PADRE… POI SONO DIVENTATO BABBO!
I PADRI RACCONTANO...
ED ADESSO LA PAROLA AI BAMBINI E ALLE BAMBINE
RIDIAMO CON I NOSTRI BAMBINI
LORO SONO DEI VERI MAESTRI DI COMICITA’
ISIDE
Città di Grosseto
Istituzione Servizi Infanzia
Documentazione Educativa
Direttore Istituzione ISIDE
Barbara Biagioni
Gruppo per la stesura degli articoli
Genitori:
Mirella Arca
Najet Baba
Lucia Betti
Patrizia Capitani
Marco Caudai
Roberta Cecconami
Paola Cecere
Cinzia Chechi
Alessandro Costoli
Daniela D’Agostino
Tiziana Daviddi
Rocco Della Rosa
Federico De Rosa
Ninfa Grassi
Eleonora Guidotti
Silvia Mandelli
Stefania Marrucci
Irene Nencini
Pietro Ognibene
Chiara Riccardi
Massimo Saba
Arca Salemme
Alessandro Sozzi
Manuele Spatarra
Giulia Terrosi
Roberta Toninelli
Penelope Verdi
Maurizio Zaccherotti
Chiara Zanelli
Educatori:
Paola Carta
Susanna Fazzuoli
Roberta Felli
Laura Frosali
Martina Mori
Marco Viti
Famiglia e istituzioni insieme per l’educazione
dei piccoli
pag 2
Emilio Bonifazi
Sindaco di Grosseto
pag 3
Un mondo in sinergia
Luca Ceccarelli
Assessore alla Pubblica Istruzione, Innovazione e Politiche Sociali
Perché sempre piccolo?
Voglio essere grande anche io!
pag 4
La continuità nido-scuola e le classi miste
La “guida sociale” tra bambini
pag 6
I genitori raccontano...
Babbo mi piaci sempre…
Ti penso anche quando non ci sei
pag 8
Il valore della paternità
Erano 35 anni che aspettavo di diventare padre…
Poi sono diventato babbo!
pag 10
Ed adesso la parola ai bambini e alle bambine
pag 12
Ridiamo con i nostri bambini:
pag 14
Loro sono dei veri maestri di comicità
Insegnanti:
Loredana Baccianti
Loriana Bernabini
Carla Bottinelli
Agostina Di Marchi
Marilena Farnetani
Luciana Mazzetti
Alessio; Giacomo; Giulio;
Morgan; Robel; Tommaso
Gruppo di redazione
Lucia Betti
genitore
Rocco Della Rosa
genitore
Silvia Mandelli
genitore
Pietro Ognibene
genitore
Loredana Baccianti
insegnante
Agostina Di Marchi
insegnante
Laura Frosali
educatore
Marco Viti
educatore
Tiziana Ciacci
Coordinatore Psicopedagogico
Istituzione Iside
Impaginazione e copertina
Tiziana Ciacci
Orietta Franceschetti
Pagina 1
Famiglia e istituzioni insieme
per l’educazione dei piccoli
S
iamo arrivati al quarto numero di Isidoro, la
pubblicazione che racconta pensieri, esperienze e vissuti dei
genitori dei bambini che frequentano le strutture comunali per
l'infanzia gestite dall'Istituzione Iside.
Si tratta di uno strumento importante che vuole essere un punto di contatto, di
approfondimento ma anche di confronto tra chi le istituzioni pubbliche, chiamate ad
erogare servizi all'infanzia ed i genitori: due soggetti fondamenti nella formazione e
nel percorso di crescita dei bambini.
Siamo convinti che un dialogo costante tra scuola e genitori sia l'elemento base di
qualunque intervento formativo, e l'entusiasmo, e la partecipazione, con le quali
Isidoro è stato accolto tra le famiglie dimostra che stiamo lavorando nella direzione
giusta.
Uno dei temi che affrontiamo in questo numero è legato al valore della paternità, un
aspetto poco affrontato spesso ma di grande importanza per lo sviluppo equilibrato
dei bambini. Un approfondimento che vuole mettere in evidenza il percorso che si è
fortunatamente avviato negli ultimi anni di rivalutazione della figura paterna, per
troppo tempo considerata “lontana” dalle funzioni educative, delegate essenzialmente alle madri. Si tratta di uno dei punti cardine della proposta educativa dell'Istituzione Iside, parte di un progetto complessivo che vede nella scelta di adottare classi
miste per età nelle scuole comunali uno dei suoi elementi essenziali.
Nelle classi miste i piccoli ed i grandi imparano il valore della condivisione, vengono
educati al rispetto dell'altro ma soprattutto iniziano a riconoscere i bisogni degli
altri, all'interno di un sistema virtuoso che fin dalla più tenera età insegna ai bambini
il valore della socialità e dello scambio.
Senza dimenticare quello che rappresenta il primo, e il più difficile scoglio che il
bambino deve affrontare quando inizia a confrontarsi con l'ambiente esterno: il
passaggio dal nido alla scuola dell'infanzia.
Gli ottimi risultati raggiunti dall'Istituzione Iside in questi ambiti, sin dalla sua
nascita, ci confortano e ci stimolano a proseguire in questa direzione, nella
convinzione che i nidi e le scuole dell'infanzia rappresentano elementi fondamentali
dello sviluppo e della crescita dei bambini.
Il Sindaco
Emilio Bonifazi
Pagina 2
Un mondo in sinergia
Luca Ceccarelli
Assessore alla Pubblica Istruzione, Innovazione e Politiche Sociali
Il
“Di tutte le imprese del mondo la più splendida e grande è
far crescere un essere umano”.
R. Emerson
passaggio da una socialità essenzialmente ristretta all'ambito familiare
ad una comunità tipicamente allargata, com'è quella del nido, dove il bambino assiste
alla comparsa di più attori e per lo più nuovi, che interagiscono con lui secondo ruoli
diversi, è un momento complesso ed estremamente delicato, poiché comporta il distacco da un ambiente noto,
rassicurante, e l'ingresso in un contesto nuovo, incerto e potenzialmente insidioso, soprattutto sul piano emotivo.
L'adulto che opera all'interno del nido ha dunque il preciso compito di accompagnare il bambino in questo difficile
passaggio attraverso gesti di cura e momenti di routine, che, offrendo sicurezza, garantiscono una certa continuità
con l'ambiente familiare. Continuità che - è bene precisarlo – in ambito pedagogico non necessariamente indica
ripetizione, meno che mai appiattimento, rispetto ai contesti relazionali e di apprendimento, bensì, semmai, implica
la valorizzazione delle specificità e l'ampliamento delle competenze.
Nelle strutture del nostro territorio, una simile continuità si concretizza nella condivisione di una formazione
permanente che coinvolge in itinere i principali protagonisti del processo educativo, cosa che favorisce la crescita di
ogni bambino e il successivo inserimento presso la scuola dell'infanzia.
Il passaggio dall'asilo alla scuola materna implica l'incontro con il “nuovo”, che, se da un lato spaventa perché è
vissuto come momento di incertezza, dall'altro si associa ad un sentimento di forte curiosità, e diventa, pertanto,
spinta fiduciosa e apertura verso l'altro e le novità.
E' in quest'ottica che si giustifica la scelta di proporre classi miste per età, dove “piccoli” e “grandi” interagiscono
imparando a rispettare i rispettivi bisogni e ad accrescere le proprie specifiche competenze.
Secondo la metafora della rete di Indra, che esprime l'armonia esistente fra l'individuo e il suo ambiente equiparando
quest'ultimo ad una vastissima rete ai cui nodi sono legati dei diamanti, ogni gioiello, cioè ogni essere umano, riflette
in sé lo splendore di tutti gli altri, rendendo la rete luminosa. Da una simile ottica, ognuno di noi ha un’esistenza
intima, inimitabile, unica, ed è questa unicità che contribuisce alla ricchezza di tutta la rete sociale. Il profondo
significato di questa metafora ci invita a valorizzare ogni individuo in quanto esempio unico di vita unica; in altre
parole, ci invita a sfruttare la diversità come valore su cui fondare il proprio senso di identità, la propria immagine di
sé.
La pluralità di comportamenti che caratterizza la classe mista, più in generale l'ambiente del nido e della scuola
dell'infanzia, può essere paragonata ad una rete sociale che orienta la partecipazione condivisa di “grandi” e
“piccini”, e costituisce per questo un importante elemento di ricchezza che alimenta la creatività individuale nella
determinazione di rapporti e stili comunicativi diversificati.
Fin dalla più tenera età, è fondamentale per i bambini creare legami con figure di riferimento che sappiano guidarli e
sostenerli nei momenti critici dello sviluppo. Fra queste, la figura del padre è stata per troppo tempo separata dalla
sue funzioni educative e sociali, con conseguenze spesso drammatiche in termini di insicurezza e senso di
inadeguatezza dei figli, incapacità di accettare il ruolo normativo dei genitori, solitudine e fatica nelle donne madri,
consolidamento di un rapporto esclusivo tra madre e figlio con effetti disastrosi sulla vita emotiva e relazionale dei
figli.
Fortunatamente negli ultimi anni stiamo assistendo ad una forte rivalutazione della figura paterna. Oggi giorno, il
padre riveste un ruolo sempre più importante nell'educazione dei figli, sia per la fiducia che l'uomo può infondere nel
bambino rispetto all'accrescimento delle sue capacità, sia in termini di conforto e sostegno alla madre durante le
varie fasi di crescita del figlio. I bambini ricercano sempre più insistentemente la figura del padre e il suo
coinvolgimento nelle attività che lo riguardano, e nei suoi confronti dimostrano un attaccamento affettivo che
testimonia il pieno recupero dell'esercizio di una genitorialità sana da parte di entrambi i genitori attraverso modalità
e stili educativi condivisibili.
Compito dell’istituzioni è dunque quello di accompagnare le famiglie in questo difficile percorso attraverso un’offerta
pedagogica di qualità, unita all'assoluto valore del patrimonio di competenze proprio dei nostri operatori.
Per questo siamo certi che il sistema integrato dei servizi garantito dall'Istituzione Iside sarà in grado di confermare i
brillanti risultati ottenuti sin dalla sua nascita ed attestati dai numerosi riconoscimenti ottenuti in ogni ambito.
Resta fermo il nostro impegno quotidiano per migliorare, ottimizzare e rendere più efficiente il servizio nel pieno
rispetto della mission pedagogica e del corretto ed equilibrato utilizzo delle risorse pubbliche.
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PERCHÉ SEMPRE PICCOLO?
VOGLIO ESSERE GRANDE ANCHE IO!
La continuità nido-scuola e le classi miste
A
ffrontare un cambiamento significa sperimentare un’importante occasione di crescita e la scoperta di una nuova
dimensione, che spesso è accompagnata da curiosità, ma anche da qualche timore. Uno dei primi passaggi importanti che
si vive da piccoli è il distacco dall’ambiente familiare, rassicurante e conosciuto, per entrare in una comunità chiamata
asilo nido. In questo nuovo contesto il bambino trova sicurezza nei gesti delle educatrici che scandiscono le routine: il
cambio, il pasto, il sonno, magari anticipato dalla canzoncina o dalla ninna nanna preferita. In tale clima di fiducia
i bambini possono tranquillamente impegnarsi nell’esplorazione dell’ambiente e vengono coinvolti nello sperimentare
nuove e significative esperienze.
Q uando arriva il fatidico momento di passare alla scuola
Anna (5 anni e 10 mesi)
dell’infanzia, per il bambino e la sua famiglia inizia un
nuovo periodo, che comporta importanti cambiamenti sul
piano psicologico, affettivo, sociale e relazionale. Infatti
alcune abitudini, che costituivano una sicurezza, vengono
modificate: viene interrotta la quotidianità di alcuni
rapporti significativi, si costruiscono nuove relazioni in un
nuovo gruppo, si richiede il rispetto di altre regole, si
affronta l’ambientamento e l’orientamento in uno spazio
diverso e in un’organizzazione del tempo diversa. Insomma
si tratta di un passo fondamentale per “crescere”!
«Questo disegno vuol dire che io sono
grande, infatti il prossimo anno vado
alla scuola elementare e allora porto i
piccoli in giardino a giocare»
E
per questo è importante facilitare il passaggio dal nido
alla scuola dell’infanzia attraverso percorsi che possano
garantire la continuità educativa, che nelle strutture
comunali del nostro territorio, si concretizza e viene
facilitata da diverse azioni, prima fra tutte la formazione
congiunta e condivisa tra educatori del nido e insegnanti
della scuola dell’infanzia. La formazione si pone come
principale obiettivo quello di rispondere in modo congruo ai
bisogni reali dei bambini e delle famiglie, quindi facilitare e
sostenere i loro percorsi di crescita, prestando particolare
attenzione ai momenti delicati come quello della fine di un
ciclo e l’inizio di un altro.
I
n tale momento di passaggio i genitori si domandano: mio
figlio entrerà in una scuola con classi omogenee per età o
miste e cosa sarà meglio per lui? La classe mista, che è
organizzata in gruppi di bambini dai tre ai sei anni, offre ai
più piccoli la possibilità di “imparare” osservando l’esempio
dei grandi, risultando facilitati e sostenuti nella conquista
di competenze ed
autonomie;
viceversa i più
grandi, consapevoli
di tale dinamica,
sviluppano in modo
naturale le
dimensioni di cura
e di attenzione ai
bisogni dei più
piccoli.
Q
M
PASSAGGI E CAMBIAMENTI …
attia è sveglio e intraprendente ma si blocca un po’
quando si trova in ambienti nuovi, circondato da persone
estranee cui ancora non è abituato ad affidarsi. Sì, forse è un
po’ diffidente e anche metodico; da qui nasce non tanto il
timore quanto l’incognita del passaggio dal nido alla materna,
perché, nonostante abbia già frequentato 2 anni di nido e
abbia già affrontato ben 2 inserimenti, un po’ uno il dubbio se
lo pone: «e al prossimo come andrà?». L’inserimento è un iter
impegnativo per tutti, si basa su equilibri precari e quando il
cambiamento oltre che a livello formativo è anche di
struttura, di educatori,
di compagni, il passaggio può
risultare inizialmente complesso.
uando ho scoperto che non era automatico il proseguimento all’interno delle strutture comunali ci
sono rimasta un po’ male: avevo trovato sia le attrezzature che le figure professionali che vi operano
rispondenti alle mie aspettative e adeguati alla gestione della formazione di bambini così piccoli con
necessità tanto grandi! Ho pensato a quanto sarebbe rassicurante avere una “continuità di classe”, che
possa consentire a tutto il gruppo dei grandi del nido di passare “in blocco” alla materna corrispondente, e
magari anche di educatori! Credo che sia importante per un bambino potersi ritrovare, seppur in un
contesto nuovo, con il gruppo a cui si è legato precedentemente e che conferisce un punto di riferimento
nell’affrontare i cambiamenti e i nuovi schemi proposti con il passaggio dal nido alla materna. In ogni modo
penso che Mattia riuscirà ad affrontare anche questa prova, perché alla fine forse il problema è più
nostro che dei nostri figli: vorremmo non sentirli mai piangere e vederli soddisfatti, vorremmo sapere già
cosa li aspetta e soprattutto essere sicuri che ce la potranno fare… Ma questa è la vita!
Ninfa, mamma di Mattia (2 anni e 4 mesi)
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D’
altra parte le esperienze proposte a bambini della stessa età garantiscono loro di essere inseriti in un gruppo i cui
membri stanno vivendo una omogenea fase di sviluppo sia sul piano fisico, cognitivo che affettivo-relazionale, facilitando
così lo svolgersi di determinate attività in linea con le diverse fasce di età. Possiamo quindi affermare che per il bambino
è fondamentale poter fare esperienze diversificate, con bambini della stessa età ma anche con compagni più piccoli e
più grandi. Perciò le classi miste o omogenee costituiscono il tipo di organizzazione della scuola, ma l’importante è che,
qualunque essa sia, garantisca a tutti i bambini la possibilità di cimentarsi in relazioni che possano essere stimolanti su
tutti i piani di sviluppo. A conferma di questo nelle scuole dell’infanzia vengono programmate attività diversificate da
proporre sia a gruppi di bambini di età diversa che omogenea, prevedendo importanti momenti di intersezione.
I
n questo quadro è l’idea di bambino condivisa da educatori ed insegnanti a costituire un elemento di continuità tra
nido e scuola, nella consapevolezza che i bambini hanno comunque bisogno di essere accompagnati, sostenuti e a volte
orientati, nei percorsi di crescita, attraverso l’accoglienza e l’ascolto dell’espressione del loro unico modo di essere.
Emma (5 anni e 4 mesi)
Eva (4 anni)
Mario (5 anni e 10 mesi); Riccardo (4 anni e 3 mesi);
Ginevra (6 anni e 2 mesi); Gabriele (4 anni e 10 mesi)
A
TUTTE LE DOMANDE DI UNA MAMMA...
volte mi fermo a pensare a quanti passaggi affrontano i nostri figli, il primo il più magico è quello della nascita dove
mostrano subito la loro grande forza e fragilità, successivamente quello dell’inserimento all’asilo nido. Passano dalle amorevoli
braccia dei genitori a quelle tenere e sicure dell’educatore e per noi i primi grandi interrogativi: nido comunale o privato?
Dove avrò la fortuna di entrare? Quale mi potò permettere? Le graduatorie scelgono per noi e quando ormai ti sei abituato a
dei ritmi ad un certo ambiente scopri che… Oh mamma, devo fare domanda alla scuola materna, e ora? Qui un altro grande
interrogativo: dove farò domanda? La risposta è semplice: ovunque! Nella scuola materna comunale è abbastanza facile
perché facciamo domanda, inserendo tutte le poche scuole disponibili, sperando che ci tocchi quella più adatto alle nostre
necessità. Nelle materne statali questo non succede perché si può scegliere una sola struttura e qui inizia il nostro inutile
pellegrinaggio a visionare, nel famoso “open day”, tutte le scuole della città!
P
assa un po’ di tempo e, mentre ci interroghiamo se siano meglio le classi miste o per fasce di età, escono finalmente le
graduatorie e scopriamo dove inizia il nuovo percorso. Mentre aspetti il fatidico giorno cerchi di reperire le informazioni
inutili sulle maestre che avranno “fra le mani” i nostri cuccioli. Dico e sottoscrivo inutili, perché non pensiamo mai al fatto
che ogni insegnante è brava se riesce ad entrare in empatia con i nostri figli, purtroppo è più forte di noi, dobbiamo farlo per
convincersi di aver fatto la scelta giusta. Il primo anno di materna è un inserimento sia per noi che per i nostri piccoli. Loro
devono imparare a conoscere le nuove maestre, a confrontarsi con i bambini più grandi (cosa non facile), ma soprattutto da
sapere di essere i bimbi “grandi” del nido (che comporta un certo potere e orgoglio personale) tornano ad essere i “piccoli”.
Inoltre passano da un ambiente prevalentemente di gioco a una prima e vera scuola, dove esiste il gioco ma anche regole più
strutturate! E in fine inizia l’approccio con un contesto scolastico, i bambini guardano e ascoltano i compagni più grandi che si
preparano ad andare alle elementari … Ma questo sarà l’ennesimo passaggio e avventura che i nostri figli affronteranno per
diventare grandi!!
Giulia, mamma Giovanni (5 anni) ed Emanuele (2 anni e 6 mesi)
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LA “GUIDA SOCIALE” TRA BAMBINI
L
a scuola ed il nido sono in primo luogo quegli ambienti di
relazione che contribuiscono a strutturare il “mondo interno” del
bambino e della bambina: sono ambienti costituiti dalle persone
con le loro “storie” e relazioni (legami, stili comunicativi). Con
l’ingresso nella scuola dell’infanzia il bambino costruisce nuovi
spazi di autonomia e, nel fare questo, è fondamentale l’ambiente
sociale e tutto ciò che questo mette a disposizione per ampliare
ed arricchire il mondo del bambino. La sezione “mista” per età
costituisce un ulteriore elemento di ricchezza, in quanto la
presenza dei bambini e delle bambine più grandi consente di
sperimentare rapporti, stili comunicativi diversi e diversificati.
Questa pluralità di comportamenti diventa rete sociale che guida
e orienta la partecipazione, senza che i due elementi,
partecipare ed essere guidato, siano in contrasto, ma bensì siano
stimolo per la crescita e l’evoluzione. Nella sezione “mista” i
bambini e le bambine hanno ruoli attivi nell’usufruire della “guida
sociale” e nell’essere “guida sociale”, il tutto tra bambini con la
regia dell’adulto, per costruire conoscenze condivise attraverso
proposte ed esperienze condivise.
I genitori raccontano...
Viola (5 anni e 2 mesi)
Patrizia, mamma di Noemi-(4 anni e 10 mesi)
A
rriva per la mamma il momento di tornare a lavoro e il bisogno di portare il bambino al
nido. Questo è difficile più per la mamma che per il bambino, in quanto si sente quasi in colpa
di "abbandonare" suo figlio in un luogo a lui estraneo. Per il bambino invece è un’esperienza
nuova, vede altri bambini come lui, può giocare e comunque ha una figura, alla quale si
affezionerà, che lo coccola e lo protegge al momento del bisogno. Per lui è una fase di crescita
che poi dovrà continuare nel passaggio alla scuola materna. Qua cambiano un po' di cose, le
maestre sono in numero inferiore e bisogna conoscere un nuovo ambiente. Si cresce e si diventa
più autonomi, ed anche se in alcuni momenti può essere difficile per il bambino è un passaggio
naturale e necessario per diventare grandi!
Chiara, mamma di Giulia (3 anni e 8 mesi)
I
l passaggio dal nido alla materna per noi non è stato un problema anzi e’ stato un sollievo…
La mia bambina e’ cambiata dal giorno alla notte e tutto in meglio. Ogni mattina che la
portavo al nido era una mini tragedia, non si voleva staccare dal mio collo, anche se dopo due
minuti come dicevano le maestre si calmava. Non è mai andata volentieri, era sempre bizzosa e
non mi sono mai spiegata il perché. Infatti l’asilo era accogliente e le educatrici sempre molto
carine e gentili coccolavano e seguivano tutti i bambini! Adesso invece per scherzare il sabato le
chiedo se vuole andare a scuola (e guai a chiamarlo asilo!) lei dice si con la gioia negli occhi.
Vedo Giulia più serena, forse perchè essendo in una classe mista si trova piu’ a suo agio (le
piacciono i bambini più grandi!); forse per i maestri che adora e chiama “amici miei”… Questo
non lo so, ma devo dire che per noi questo passaggio non e’ stato affatto drammatico.
Roberta, mamma di Gabriele (5 anni e 6 mesi)
L
e classi miste hanno, a mio parere, una forte potenzialità. I bambini possono acquisire più
velocemente nuove competenze imitando i compagni più grandi; d’altra parte, i bambini più
grandi guadagnano in autostima rendendosi conto di poter aiutare o insegnare qualcosa agli
altri. Il mio bambino si è trovato più a suo agio con i compagni più piccoli, perché facevano
giochi più tranquilli. Ritengo che sia importante comunque mantenere durante la giornata
una distribuzione di attività tra gruppi della stessa età, in quanto i bambini di tre anni non
dovrebbero trovarsi a svolgere esclusivamente attività adatte ai bambini di cinque anni
(sarebbero troppo complesse) e, viceversa, i bambini di cinque anni hanno diritto a sperimentare
compiti adeguati al loro livello di sviluppo.
Pagina 6
Tiziana, mamma di Guendalina (3 anni e 9 mesi)
M
ia figlia Guendalina aveva passato tutta l'estate con me prima di iniziare la scuola
dell'infanzia e non era mai andata neanche al nido, per questo avevo paura di lasciarla per
tante ore da sola, insieme ad un gruppo nuovo di persone e bambini che non conosceva. Io da
bambina non ero contenta quando mi portavano all'asilo e pensavo che anche lei avrebbe
pianto e che non ci sarebbe andata volentieri. Così un mese prima le ho cominciato a parlare
di questa novità, per prepararla in tempo, abbiamo fatto insieme il sacchettino con tutte le sue
cosine e la mattina del primo giorno d'asilo ero più emozionata di lei. Infatti lei è entrata
tranquilla e incuriosita in quel nuovo posto e si è messa subito a giocare, poi mi ha salutata e
io sono andata via un po' incredula che tutto fosse andato così bene. Anche adesso è felice di
andare a scuola ed io sono tranquilla in quanto conosco l’ambiente amico e le persone
responsabili che ci sono!
Pietro , babbo di Daniele (4 anni)
M
irella e Pietro, abbiamo quattro meravigliosi bambini: Rita di anni 11, Lara di anni 9,
Michele di anni 7, Daniele di anni 4. Tutti hanno vissuto il passaggio dal nido alla scuola
materna. Siamo molto soddisfatti delle fasi che negli anni i nostri bambini hanno affrontato:
l’inserimento, le educatrici, le strutture, i nuovi compagni nelle varie classi, tutti aspetti che
loro hanno vissuto con serenità e, anche se hanno avuto qualche piccola difficoltà, le hanno
sempre superate con l’aiuto nostro e delle educatrici. La scelta da parte nostra delle varie
strutture, è stata dettata dalla disponibilità dei posti liberi nelle varie scuole dell’infanzia.
Rita è stata dei quattro figli quella che ha cambiato più spesso scuole. Ad un anno ha
frequentato una struttura privata. L’anno successivo, fino novembre la stessa struttura e ha
completato il nido in una scuola privata convenzionate con il Comune di Grosseto. Il primo
anno della materna alla scuola di Buriano, mentre il secondo e terzo anno ha fatto ritorno
Ania (6 anni); Lavinia (4 anni e 2 mesi); Morgan (6 anni e alla scuola privata in convenzione dove aveva
frequentato il nido. Lara e Michele hanno avuto
3 mesi); Robel (4 anni e 4 mesi)
un percorso meno accidentato! Nido nella stessa
struttura per tre anni e materna per tutti e tre
anni in una struttura statale. Daniele tre gli anni di nido in una struttura comunale e materna
nel comunale che attualmente frequenta. Che cosa
dire? Sono/siamo stati bravi e fortunati tutti!
Questa è la nostra esperienza e… Auguri e buona
scuola!!!!
Roberta, mamma di Alessandro (3 anni e 6 mesi)
M
io figlio ha frequentato solo un anno di
nido, durante il quale abbiamo avuto un punto
di riferimento, in quanto una delle educatrici è
un’amica che frequentiamo abitualmente. Così il pensiero del passaggio alla scuola dell’infanzia, nella quale avremmo trovato maestri sconosciuti, è stato un po’ difficile. In
realtà i
maestri che ho incontrato sono stati anche i miei, quindi conosco bene il loro modo di
relazionarsi con i bambini e mi fido di loro! Con un inserimento che non ha affrettato le cose è
andato tutto bene. Le prime volte Alessandro ha un po’ protestato, ma dopo poco ha iniziato ad
andare con piacere e si è affezionato agli insegnanti e ai suoi compagni, e si è fidanzato!
Ritengo che il genitore, in sintonia con l’insegnante e con un atteggiamento di fiducia e di
ascolto verso il figlio, può accompagnare il bambino in questo delicato momento. Infatti ho la
convinzione che molte delle ansie che hanno i nostri piccoli vengono involontariamente
trasmesse da noi genitori. Adesso Alessandro è al suo primo anno di scuola e frequenta una
classe mista, nella quale ci sono bambini dai 3 ai 5 anni. Devo dire che questo mi piace molto!
Non solo non ci sono stati problemi, ma a casa parla sempre dei bambini più grandi e mi
racconta di come ha giocato con loro. Penso che questa sia un’occasione importante, nella
quale può sperimentare relazioni diverse e, quando sarà tra i “grandi” anche lui aiuterà i
“piccoli”!
Pagina 7
BABBO MI PIACI SEMPRE…
TI PENSO ANCHE QUANDO NON CI SEI..
Il valore della paternità
Il
papà di oggi non è più un’autorità amata e temuta,
ma è diventato una vera e propria figura di riferimento
per il bambino. Il neonato sviluppa un attaccamento
affettivo nei confronti di chi si prende cura di lui, sia
fisicamente che con coccole e attenzioni.
L’
attaccamento nei confronti della madre è ovvio e
naturale, ma molti studi rivelano che questo sentimento
si sviluppa anche nei confronti delle altre persone che si
occupano del piccolo, prima fra tutti il padre.
Il giorno della festa del papà i bambini hanno accolto i loro
padri che, con grembiule e cappello, hanno preparato nella
cucina della scuola una buona merenda da consumare insieme!
Lo spazio dedicato alla lettura di un racconto da parte di
Pietro, babbo di Daniele (4 anni e 2 mesi) è stato molto
emozionante. L’entusiasmo è arrivato alle stelle quando nella
palestra della scuola tutti i padri si sono messi in gioco nel
vero senso della parola, cimentandosi con i figli ai giochi
della pallacanestro, birilli e bandierina! La festa si è
conclusa in tarda serata quando padri e figli hanno salutato
il gruppo e sono ritornati insieme a casa!
N
ell’attuale società la figura del padre assume un
ruolo sempre più importante nella vita e nell’educazione
dei figli. I figli richiedono attivamente la presenza del
padre e della madre, perciò alla relazione privilegiata
con quest’ultima e il bambino, si è sostituita la modalità
condivisa, che coinvolge entrambi i genitori nel progetto
educativo e nelle cure fin dai primi giorni di vita.
N
elle tappe fondamentali dello sviluppo, come i primi
passi, le prime parole, l’addio al
ciuccio e al pannolino, la presenza
del padre è importantissima, sia
per infondere fiducia
nel bambino,
Una passeggiata a cavallo con papà
spronandolo a
mettere alla prova
Ginevra fin da piccola ha una grande passione per il cavallo e il pony. Quindi durante il
le proprie
fine settimana, soprattutto nelle belle giornate di primavera e di estate, babbo Sandro la porta
a
capacità, sia per
fare una passeggiata presso il maneggio. Il pony preferito da Ginevra si chiama Misty, le piace
affrontare insieme
accarezzarlo, parlargli e non ne ha mai avuto paura. Babbo Sandro segue a piedi la passeggiata,
alla madre i dubbi e
godendosi un’oretta di tranquillità immersi nella natura. Durante una delle ultime occasioni, la
le paure derivanti
passeggiata è stata più lunga ed è arrivata fino alla pineta vicino al mare. Ginevra, felicissima di
dalle varie fasi
questa nuova esperienza, ha posto al babbo molte domande circa gli animaletti e gli uccellini che
della crescita.
anni)
Pietro (6
vedeva intorno a sé. La passeggiata è stata serena e piacevole, fino a quando non è apparso un gruppo di
cavalli, tornati da un’escursione, che hanno spaventato Misty, il quale ha iniziato ad agitarsi e si è alzato
sulle zampe posteriori. Ginevra non ha perso la calma, ha stretto saldamente le redini
tenendosi stretta al cavallo. Babbo Sandro si è prontamente riversato sulla groppa del pony per
mettere Ginevra in sicurezza, ma per farlo si è preso una bella zoccolata da Misty!
Ahi Ahi che male! Questa avventura ha fatta ridere e
divertire Ginevra, che è ancor più fiera del suo babbo, sempre
pronto a “salvarla” da vero eroe!!!
Eleonora, mamma di Ginevra (4 anni e 8 mesi)
Io e il mio babbo, Mattia (5 anni e 6 mesi)
Io e il mio babbo Gianfranco siamo molto amici. Lui lavora
tantissimo, ma quando torna a casa dal lavoro aiuta anche
la mamma nelle faccende di casa e passiamo tanto tempo
insieme a giocare! Qualche volta è più libero e andiamo al
parco giochi del centro. A casa facciamo tanti giochi e
guardiamo anche i cartoni animati alla televisione.
Lui non si stanca mai e gioca con me fino a quando
è tardi e andiamo a dormire!!!
Pagina 8
Cosa ne pensano le mamme...
Chiara, mamma di Giulia (3 anni e 6 mesi)
E
bbene si mi ritengo fortunata… Come sappiamo il
mestiere dei genitori e’ molto difficile ma, secondo la
mia esperienza, affrontato in due il la fatica si allevia
molto. Ho una bambina di 3 anni e mezzo di nome Giulia
che adora il suo babbo e non potrei immaginare la sua
vita senza la sua presenza. È stato un “mammo” perfetto
e premuroso! Infatti a soli 4 mesi di Giulia sono dovuta
rientrare a lavoro e lui ha accudito nostra figlia in modo
eccellente direi! Pur tornando stanco da lavoro alle 4 di
notte (possedendo un bar), alle 8 come per magia la sua
giornata iniziava di nuovo! Biberon, pannolini, bagnetto,
passeggiata…. Come afferma lui «Un periodo stressante
ma felice». Una cosa che non gli ho mai detto ma che mi
faceva tanto ridere e tenerezza è che la mattina quando
la vestiva lui si vedeva da lontano: maglioncino a
quadretti, gonnellina a righe e calze a fiori… Insomma
una caduta nell’armadio!!! A parte gli scherzi si adorano
a vicenda e sono contenta quando li vedo giocare
insieme, lui si farebbe fare di tutto e soprattutto sono
sicura della sua collaborazione nella cura di Giulia! Ah
però una cosa da rimproverargli ce l’ho!!! Non può
sentirla piangere, anche adesso che è più grande non ce
la fa proprio. La vizierebbe a giornata e a questo punto
subentra la mamma cattiva che punisce e risolve il
problema… Be’ vedremo se quando un giorno porterà il
fidanzato a casa la vizierà ugualmente!
Manuela (4
esi)
anni e 11 m
Patrizia, mamma di Noemi (4 anni e 10 mesi)
N
Emma (2 anni e 9 mesi)
ove mesi di gioia e consapevolezza di avere una
nuova vita che sta crescendo in te, la senti muovere e ti
senti responsabile per quel piccolo essere: sei già
mamma. Il padre in questo periodo può solo lavorare di
fantasia ed effettivamente si sentirà veramente padre
solo al momento della nascita, quando potrà finalmente
prendere in braccio suo figlio. Da quel momento però,
cambieranno molte cose nella coppia e nella vita dei neo
genitori. Ci sono padri meravigliosi che partecipano con
la madre in tutti i momenti di bisogno e che instaurano
un bellissimo rapporto di gioco e fiducia con il figlio,
anche se non è sempre facile!
Giulia, mamma di Giovanni (5 anni) e Emanuele (2 anni e 6 mesi)
I
o credo che la figura del padre sia fondamentale nell’educazione dei nostri figli. Mio marito è partito un po’ in punta i
piedi nel rapporto con loro, Giovanni un po’ rustico faceva finta di non volere le coccole da lui solo per ottenerle di più.
Fra loro è stato subito amore e mentre nostro figlio cresce trovano sempre più affinità. Emanuele, mammone all’ennesima potenza, inizialmente non voleva nemmeno andargli in braccio se era con me, ora vuole che sia io ad
andare a
lavoro per stare insieme a suo padre. Io penso che spesso siamo noi madri, consapevolmente o meno, a non lasciare loro
lo spazio necessario. Per me, oltre ai baci dei miei diavoletti, la cosa più bella è vedere la luce nei loro occhi ed in quelli
del padre quando si guardano, la loro complicità quando mi prendono in giro ed il loro sorriso nel
giocare insieme a
quei giochi che sono solo loro.
Roberta, mamma di Alessandro (3 anni e 6 mesi)
I
l ruolo del babbo è fondamentale da subito, fortunatamente ne ho avuto la dimostrazione. Il mio bambino Alessandro è
nato nel mese di settembre ed il mio compagno, per potermi stare vicino nel primo mese di vita, ha lavorato tutto il
mese di Agosto chiedendo se poteva prendere le ferie dal giorno della sua nascita. Oggi sentendo l’esperienza di altre
mamme so di essere stata veramente fortunata, il babbo mi ha aiutato in tutto: io allattavo il bambino e lui gli cambiava
il pannolino, che era anche la cosa che preferiva perché in quel momento erano loro e basta! Io gli facevo il bagno, lui lo
vestiva, lo coccolava quando aveva le coliche, diciamo che ci siamo divisi i compiti! È presente e disponibile per i bisogni
di Alessandro. Io cerco di facilitare l’incontro tra loro, stimolandoli a giocare, in quanto sono convinta che sia importante
stare insieme anche divertendosi!!!
Pagina 9
ERANO 35 ANNI CHE
VOLEVO DIVENTARE PADRE...
Poi sono diventato Babbo!
Alessandro, babbo di Francesca (1 anno)
«B
uon giorno principessa, è iniziata un'altra splendida giornata, piena di avventure e di
meravigliose scoperte». E' con queste parole che ogni mattina sveglio la mia bambina.
Francesca è stata un regalo inaspettato. Alla notizia della gravidanza di mia moglie non
nascondo che ho avuto paura di non essere in grado di provare, per un'altra persona, un bene
assoluto e totale, come quello che sento per la mia prima figlia Giulia. Poi una mia amica un
giorno mi ha detto: «il bene per i figli non si divide, ma si moltiplica». E' vero! La sera, quando
le guardo dormire, cerco di imprimermi nella memoria ogni loro movimento e rumore e spero di
averli ancora vivi dentro di me quando sarò vecchio e loro donne adulte, che vivono la loro
vita. In quei momenti penso a come sarà il loro futuro. Non lo so. So invece che io sarò sempre
dalla loro parte, magari in modo critico, ma sarò sempre dalla loro parte, qualsiasi cosa
facciano, qualsiasi cosa; e l'unico motivo per cui ancora la mattina mi alzo è che posso dire
loro: «buon giorno principessa, è iniziata un'altra splendida giornata, piena di avventure e di
meravigliose scoperte».
Pietro , babbo di Daniele (4 anni e 2 mesi)
P
apà, mamma, due parole per molti la prima della vita. Quale viene pronunciata per prima
dai nuovi nati? Non è importante, è importante che per loro sia chiara la figura di entrambi. Il
ruolo del padre come quello della madre è sempre stato fondamentale per le fasi di crescita,
maturità e successivo inserimento nella realtà sociale. Il rapporto tra padri e figli può essere
pieno di amore e di consigli, ma anche difficile, di conversazioni non avvenute, di silenzi e di
incomprensioni. Per molti è “l’uomo più importante della nostra vita”, la quercia alla quale
aggrapparsi nei momenti di difficoltà, un vero e proprio mito, un esempio da imitare, per altri
una figura difficile da accettare per il carattere estremamente forte, deciso e inflessibile. Il
padre è “semplicemente” un essere umano, normale, speciale, con i suoi difetti e i suoi pregi. Il
padre è quello che non ha mai cambiato un pannolino ai propri figli, non li ha mai
accompagnati a scuola o alle feste di compleanno, non è mai andato alle riunioni o ai colloqui
con gli insegnanti, non è stato presente nei momenti di bisogno. Ma è anche quello che tutte
queste emozioni le ha vissute, complice in tutto e sempre presente anche nei momenti difficili e,
specialmente in un momento come questo, di grande e forte cambiamento, è quello che può
difendere i giusti valori e trasmetterli con fermezza ai figli. Allora coraggio, rimbocchiamoci le
maniche e … Facciamo i papà!
Marta
6 anni)
Clara (
Pagina 10
(1 ann
oe4m
esi)
Alessandro , babbo Giovanni (5 anni) e Emanuele (2 anni e 6 mesi)
S
econdo me un buon babbo è colui che cerca di guidare con amore i propri figli nella vita di
ogni giorno. Con un abbraccio, una carezza ma anche un rimprovero severo se ce n’è bisogno.
Gli insegna a credere in se stessi e ad accettarsi nei loro limiti e difetti. Per riuscire in questo il
babbo cercherà di credere nelle proprie qualità, ma finirà quasi sempre con lo scoprire i propri
limiti. Se sorriderà di questo aspetto diverrà ogni giorno un uomo migliore e renderà i suoi
figli persone migliori. Il papà è un compagno di viaggio presente, nelle gioie e nelle delusioni,
perché qualunque cosa accada i figli non devono mai sentirsi soli. Si sveglia alla mattina ed il
suo primo pensiero è per le sue creature. Vive, lavora e lotta tutto il giorno per offrire un mondo
migliore ai suoi figli. E la sera l’ultimo pensiero è ancora per loro. Essere genitore è davvero il
mestiere più difficile del mondo, ma rende felici perché è un’avventura che ogni giorno offre il
vero senso della vita.
Andrea (1
Diego e
anno e 3
mesi)
Ania (5
anni e 8
mesi)
Guendalina (3 anni e 8 mesi)
I
Romina (5 anni e 5 mesi)
«Il mio babbo si è operato
al ginocchio e per la festa
del babbo è venuto a
scuola però non ha potuto
giocare, ma ci siamo
divertiti lo stesso»
Festa a sorpresa alla Mamma insieme a Babbo…
nostri figli Andrea e Luca hanno sempre avuto una grande
passione per il mare e tutti i suoi “abitanti”. Hanno imparato i
nomi dei pesci, anche i più curiosi, andando in pescherie,
guardando i libri e che dire della balena di Pinocchio? Un vero
mito!! Questa passione condivisa anche da mamma e papà, li ha
portati a scoprire che esiste a Genova un acquario meraviglioso,
e qui la promessa fatta da papà, di andare a visitarlo un giorno o
l’altro. Passa l’estate ed ecco l’idea… Organizzare un week end a
sorpresa per il compleanno di mamma, proprio all’acquario di
Genova!!! La squadra papà Massimo, Andrea e Luca si mettono
all’opera: prima difficoltà evitare che Luca, il più piccolo, sveli a
mamma il nostro regalo, Andrea viene così incaricato di
controllare “a vista” Luca quando parla con la mamma. Poi via con
internet!! Andrea ed io cerchiamo l’albergo e siamo fortunati
perché ne troviamo uno libero proprio all’interno dell’acquario.
Caspita i bambini sono entusiasti, ci sono squali, pinguini, delfini:
«Papà ma li vediamo dal vero? Li possiamo toccare? E dargli da
mangiare?». Quante domande! Ma arriviamo al fatidico giorno,
mamma era già uscita per andare al lavoro, noi prepariamo i
bagagli e, una volta pronti, ci facciamo trovar all’uscita con la
macchina, la borsa dei panini… E Luca ne ha già mangiati due!
Mamma non capisce perché siamo tutti e tre lì a prenderla, ma
ovviamente ci pensa Luca che dal finestrino le urla «Dai mamma
che andiamo tutti all’Acquario di Genova a festeggiare il tuo
compleanno!».
Massimo, babbo di Luca (4 anni e 11 mesi)
Pagina 11
ADESSO LA PAROLA
AI BAMBINI E ALLE BAMBINE...
cinella” sita
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ta
spon
fare loro!
come sanno
Anna (5 anni e 10 mesi): «Al mio babbo voglio bene!
Quando è sabato mi porta fuori in bici e con lui la
domenica vado a prendere il gelato. Il lunedì mi porta a
ginnastica ritmica e mi è piaciuto a scuola quando
abbiamo festeggiato il papà ed io ho giocato con lui a
bandierina… Mi è piaciuto tanto!».
Sara (6 anni): «Mi è piaciuto quando io e babbo siamo
andati con gli sci in seggiovia e sullo skilift e poi nello
slittino! Poi il mio babbo mi piace tutti i giorni, anche
quando va a lavoro, quando mi fa le coccole quando mi
compra i regalini, quando guardiamo i cartoni… A sciare
abbiamo fatto anche curve e discese difficili!».
Federica (6 anni): «Lo sai? Noi, io e babbo, mettiamo
sempre tutto a posto e questo mi piace tanto… Il mio
babbo è proprio bellino e quando l’abbraccio mi sembra
di immaginare che abbraccio Oliver come quando dormo.
Quando gli faccio i disegni stupendi frutto della mia
immaginazione lui è tanto contento, allora mi abbraccia e
mi dice tante volte grazie… Lo sai quando mi piace di più
la mia casa? Alla sera a cena quando siamo tutti insieme
e io guardo il mio babbo!».
Francesco (4 anni): «Una volta a casa mia era il mio
compleanno e lui mi ha regalato una bicicletta e una volta
insieme siamo andati a Roma e poi siamo andati nella
giostra dei cavalli finti e poi… Te lo dico quando me lo
ricordo, però il mio babbo mi piace tanto!».
Romina (5 anni e 5 mesi): «Papà ora ha le stampelle
perché è stato operato ma prima si giocava a nascondino
e insieme si addestrava Lilla, il mio cane. Noi insieme
facevamo lunghe passeggiate e la domenica, tutti insieme
anche con nonna Giuliana andavamo a mangiare da nonna
Vanna. Io e babbo guardiamo Diego il cartone che parla
degli animali. Quando dormo con il mio elefantino mi
sembra di abbracciare babbo. Babbo è bello quando parla
e quando sta zitto!».
Anna (4 anni): «Il mio babbo si chiama Andrea. Io gioco
con lui… Ma non mi ricordo a cosa giochiamo. Io voglio
andare ai giardinetti con Babbo!».
Gabriele (4 anni e 10 mesi): «Io gioco con babbo a fare la
lotta e ci vado a passeggio e ci disegno e guardo cartonito
e mi addormento con lui ogni volta che lui fa festa!».
Pagina 12
Alice (5 anni e 10 mesi): «Babbo Luigi ogni tanto di
notte lavora e quando io dormo e lui esce chiude la
porta forte ed io mi sveglio e mi fa prendere un colpo!
Noi giochiamo insieme con i puzzle ma quelli grandi e
difficili. Poi usciamo con lo scooter e facciamo le
giratine, ma a volte deve uscire per comprare il latte
alla mamma oppure la mozzarella e se non la trova
quella volta la pizza la mamma la fa con tonno e
cipolle e un’altra con le sottilette. A volte babbo si
arrabbia soprattutto la mattina quando mi devo
vestire. A volte scherziamo e diciamo: Babbo ti ricordi
Filippo? E lui dice si… Sembra che si è mangiato un
cocomero intero, hai visto che pancia? Ah ah ah, e
insieme ridiamo!».
Emma (5 anni e 10 mesi): «Il mio babbo è contento
quando giochiamo a nascondino ed anche io sono
contenta e quando si arrabbia brontola me e mio
fratello perché ci picchiamo oppure se rocchiamo la
sua roba. Noi insieme andiamo al parco giochi e a
comprare le scarpe e io a lui gli voglio bene molto più
che la mio cane Margot».
Daniele (4 anni e 2 mesi): «Io penso a babbo quando
non c’è… Io da grande farò il suo lavoro però che fa non
lo so. Lui mangia tutta la pappa che gli dà la mamma.
Babbo si arrabbia quando combino guai e io dico non lo
faccio più!».
Riccardo (4 anni e 3 mesi): «Noi giochiamo con babbo
con le macchinine e i secchielli colorati. Insieme
abbiamo visto il tramonto e l’arcobaleno. Babbo mi
piace tanto quando costruiamo insieme, quando lui
lavora il legno e io lo guardo, lui è bravo tanto. Babbo
si arrabbia quando tiro le cose e quando non lo ascolto
e mi escono i rutti a tavola oppure quando tocco la
terra e mi metto le mani in bocca».
Emma (5 anni e 4 mesi): «Babbo Roberto gioca con me
a nascondino, guardiamo la televisione e guardiamo yo
yo cartonito e a volte boing, poi passeggiamo nei
giardinetti, quando babbo si arrabbia brontola a me e
Bianca perché ci picchiamo ed è contento quando ci
comportiamo bene!».
Eva (4 anni): «Papà si chiama babbo lo so… E io voglio
comprare con lui cioccolato e caramelle ma però
sempre vado a comprarle con mamma… Con lui però
bevo l’acqua. Quando si arrabbia brontola perché
schiaccio le formiche con le scarpe!».
Viola (5 anni
e 5 mesi)
Laura (6 anni): «Io e babbo andiamo insieme a passeggio e
insieme abbiamo guardato il tramonto. Giochiamo insieme a
palla canestro nel giardino di casa e a volte mi ha dato soldi
di carta… Allora cosa vuol dire? Forse che siamo ricchi? Mi è
piaciuto tanto quando abbiamo fatto il castello di sabbia.
A volte con me si arrabbia quando non mi voglio lavare e
quando mi sperdo tra la gente e questo succede!».
Lorenzo (5 anni e 8 mesi): «Io e babbo giochiamo poi
vediamo i dvd dei dinosauri qualche volta però non sempre
perché babbo ha da fare e deve aiutare anche mamma.
Qualche volta babbo si arrabbia, quando io e mio fratello ci
litighiamo, poi si arrabbia anche per questioni di lavoro. E’
Alice (5 anni e 10 mesi)
contento quando io e mio fratello ci abbracciamo. Il mio
babbo è bello e bravo, insomma mi piace!».
Stefano (5 anni e 8 mesi): «Il mio babbo mi piace quando disegna i dinosauri, li fa benissimo. Quando legge i libri dei
dinosauri. Si arrabbia a volte soprattutto con Lorenzo perché fa grosse birbonate. Io e babbo giochiamo ai dinosauri, a
volte insieme guardiamo il computer, poco però!».
Mario (5 anni e 10 mesi): «Io e il mio babbo si passeggia, si va in bici e ai giardinetti… A volte lui gioca con me e mi ha
preparato un tavolo con i timbri, i fogli ed altro e io dico che è il mio ufficio. Io gli voglio bene tanto!».
Camilla (5 anni e 5 mesi): «Qualche volta io e babbo andiamo al cinema. A volte vedo la partita e sto vicino vicino a lui
come se stessi vicino al mio orso morbido e mi piace tanto come mi piace papà!».
Ginevra (6 anni e 2 mesi): «Il mio babbo alcune volte si arrabbia perché gli faccio i versi, se gli faccio i disegni mi dice
brava. Babbo gioca con me a palla, a nascondino, lui mi fa gli scherzetti e insieme ridiamo a crepapelle!».
Matteo
E la scuola?
(5 anni
e 8 mes
i)
Amelia (2 anni e 8 mesi): «A settembre vado alla scuola
materna. Ci saranno le maestre nuove poi i bimbi nuovi… Io
sono molto grande, no come loro! Poi vengo al nido».
Emma (2 anni e 9 mesi): «Vado alla scuola materna con
babbo e mamma».
Raul (2 anni e 8 mesi): «Io vado da nonna, non vado alla
scuola materna! Vengo qui da te!».
Dario (3 anni e 2 mesi): «Io torno qui, poi vado alla scuola
dove ci abitava zio Guido che era nato, poi vado a un'altra
scuola materna. E fò una confusione!».
Nicole (3 anni e 3 mesi): «Vado all'asilo con Amelia».
Samuele (2 anni e 9 mesi): «Io vado all'asilo, questo qua! Poi
vo alla scuola di Dario e gioco».
Giulia (2 anni e 7 mesi): «Io vado alla scuola di Rachele (la
sorella che frequenta le elementari)».
Alessia (2 anni e 11 mesi): «Io vado alla scuola di materna
dei grandi, perché devo fare i compiti e Ambra (la sorellina
più piccola) vede quelli piccini. Poi fo gli scherzi».
Niccolò (3 anni): «Io a settembre vado nel Mar Rosso, poi
vado alla materna. C'è Susanna, mamma e Niccolò. Faccio
qualcosa di bello!».
Diletta (2 anni e 9 mesi): «Vado alla scuola con Franci (la
sorella più grande che frequenta le medie). Mi accompagna
mamma e babbo Ovidio e vado con i miei amici. Gioco!».
Mario Pietro (2 anni e 9 mesi): «Vado alla cosa faccio?... Non
lo so!... Gioco! Ci sono tanti giochi e vado con mamma».
Luca (2 anni e 8 mesi): «Alla scuola dell’infanzia vado con
Marco e con mamma. Ci sono i giochi nuovi e vado in
motorino!».
Matilde (3 anni e 3 mesi): «Con mamma alla scuola. C'è
Sasha e Diletta… I giochi della Barbie!».
Marco (3 anni e 2 mesi): «C'hanno il fuoco sopra, sul
tamburo (alla scuola materna), metto i legni più
piccini, ci vado con Elisa, mamma, nonno e nonna, ci
porto Sasha».
Marco (3 anni e 2 mesi): «Io vado a casa nuova. A scuola
non ci vo!».
Giulio (3 anni): «La scuola materna è brutta, io vado a
casa, non lo so che maestre ci so, con Sasha, gioco col
camion e i regali».
Rebecca (2 anni e 7 mesi): «Faccio il girotondo, papà e
mamma so a lavoro, io vado a scuola a giocare».
Martina (2 anni e 9 mesi): «Alla scuola materna faccio
le bolle con Sasha e Marco, mi ci porta mamma».
Bianca (2 anni e 10 mesi): «Non ci vò, Emma c'è andata
io no, sto a casa con Anna (la sorella)».
Mirko (3 anni): «Io ci vado alla scuola materna, con
papà e mamma, gioco con le macchinine».
Sasha (3 anni e 3 mesi): «Io vado alla scuola materna
con Amelia, perché siamo grandi!».
Pagina 13
Un sabato sera pizza tra amici…
I
nvitiamo due famiglie a mangiare la pizza
a casa nostra un sabato sera. Suona il
campanello: «Eccoli!» esclamano i bambini!
Aprono la porta, sono arrivati Maria con marito
e figlio. Daniele dice a Maria: «Ma, non hai
portato “meanche” niente? (non hai portato
nessun regalo?)».
Maria: «Si, ho portato
una torta!».
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Daniele riflette
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una volta
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altri bambini,
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Daniele strappa la pianta
dalle mani di Eva e, portandosi vicino a Maria
dice: «Hai visto? Ecco lei ha portato un regalo!».
Maria rimane senza parole e inizia a ridere,
ridere, ridere e ridere.
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EMMA (2 AN
pena svegli:
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bianco e nero dell’opera di Mirò per farla
pensare
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pagno:
colorare come preferivano. Tommaso (5 anni):
«Ed adess
cosa avrebbe
o ce l’ho
io!»
«Ma Mirò vorrà di colorare il suo quadro?».
potuto ancora
Dopo una riflessione ha aggiunto:
dire a Maria!!
«Tanto ormai è morto!»
Pietro, babbo di Daniele (4 anni e 2 mesi)
Pagina 14
O
Una giornata con
Federico e Arca…
GAIA MART
INA (3 ANN
I)
ggi è una giornata come
«Che bello
domani è il
mio
compleann
tante altre e all’uscita della
FRANCESCO (4 ANNI E 4 MESI)
o, viene an
che
Camilla a ca
scuola inizia il vero lavoro!
sa mia!»
Riflessione dopo aver visto a teatro la
Quanta fatica tenerli “a
fiaba di Hansel e Gretel: «Ma se il
FILIPPO (3
ANNI)
bada”, convincerli che al
babbo è più grande, è il capo
«Anche io co
famiglia… Perché comandava
rientro a casa si devono
Camilla (cam nosco una
omilla) ma…
la matrigna?»
togliere le scarpe, lavarsi le
è
tipo the!»
mani e poi tutti pronti per lo
spuntino pomeridiano! Oggi lo
Ester (2
anni e 3
mesi); Sim
prepariamo noi… Pop-corn! Tutti
Matteo (6
one (4 an
anni e 5
ni e 4 me
mesi); Da
vogliono essere capo chef, mettersi il
si);
vide (10
anni)
cappello ad abbassare il coperchio! Ma oggi è il
turno di Simone che emozionato prende il
posto di comando! Poi tutti a mangiare e...
Perché no, qualche pop-corn va a finire nel
pavimento
così qualche formichina
può fare provviste per
l’inverno! Adesso
I)
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tutti in taverna
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Mamma: la: «Cosa fai ma ocumenti.
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6 MESI)
Ed.: «Ciao
Melina! C
osa fai?»
Melina: «
Nascondia
mo il
nascondin
o! Un
uno si nasc o conta e
onde!»
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Giulio (5 anni e 5 mesi)
he
confusione!
Bussano alla porta, è l’amichetto di Davide, così
i “grandi” vanno a giocare alla Wii mentre
i “piccoli” continuano a maneggiare la
SOFIA E LUCA
pasta della pizza. Quasi pronto, tutti a
sposare?»
lavarsi, con noi due (mamma e papà)
Sofia: «Mi vuoi
voglio
che ci diamo il cambio come in una
Luca: «No… Io
sposare Gine»
staffetta: lava, asciuga, vesti! Bene è
»
a me!
S.: «Luca spos
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fatta, tutti a tavola la pizza è pronta!
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si
L.: «Quando ci
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un
re
E
la festa ricomincia: «Volevo io quel
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bisogna pr
iesa, si
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va
pezzo!»;
«Ce n’è ancora? Io sono ghiotto
si
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macchin
qualcuno
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llo
ne
l’a
di
pizza!»…
Mentre la piccola
osserva
te
met
osare!»
che si vuole sp
tutto e ripete parola per parola… Adesso è
tardi, andiamo a letto, tutti si infilano
sotto il letto e fanno la preghiera insieme al
babbo.
È
bellissimo, sono stupendi, tutto tace e per
questo tutto è ok! La fatica è già passata… Ma
ecco Ester che vuole il biberon, allora scaldare il
latte…
Genitori di Ester, Simone, Matteo e Davide
Pagina 15
I bambini...
Dopo l’incontro con
M
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Pagina 16