ricordi d`infanzia

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ricordi d`infanzia
RICORDI D'INFANZIA
Il Pane
Agosto, tempo di mietitura... le donne scalze,
annodato alla nuca iniziano la mietitura.
le maniche rimboccate, il fazzoletto
Col falcetto tagliano gli alti culmi con le spighe gonfie di chicchi di segala.
Allineano i mannelli legati con paglia ritorta che vengono poi sistemati sui ballatoi dei
fienili perché si asciughino e le spighe siano pronte per la battitura fatta a mano.
Le
spighe
stese
sul
pavimento
del
fienile
vengono
colpite
col
"batadoi", strumento rustico
per battere i cereali. I
rintocchi si richiamano da
fienile a fienile. E' una delle
musiche agresti che varia
con
lo
scorrere
delle
stagioni.
I chicchi raccolti nel "drei",
grosso vaglio fatto con
sottili strisce di legno
flessibile,
vengono
fatti
saltare per una prima
pulitura.
Poi nel "mulin" avviene la vera trebbiatura. I chicchi versati nella "tramoggia"
cadono lentamente e l'aria prodotta dalle pale del mulinello azionato a mano fa volar
via tutta la "pula", frammenti di paglia e "reste". I sacchi di tela tessuta in casa
raccolgono i chicchi puliti.
... il mugnaio che ha il mulino laggiù nella valle dove l'acqua della "gora" muove
le macine, passa di casa in casa col suo carro trainato da due asini, uno nero e uno
grigio; carica i sacchi di segala, orzo, avena... e riporta la farina e la crusca. Se
l'annata è buona c'è pane per tutto l'anno.
La spigolatura
... durante la mietitura, nel campo rimangono tante spighe... non si possono
lasciare. E' compito dei bambini andare a spigolare. Si percorre il campo in lungo e in
largo, si raccolgono le spighe che vengono legate a mazzi con fili di paglia. C'è la
gara a chi ne raccoglie di più. Poi il premio. Alla prima panificazione, la nonna prepara
per ciascuno di noi, siamo in sette, un pane modellato a colomba, a chioccia o a
galletto. La nonna mantiene sempre le promesse!!!
Si fa il pane
E' sera. La nonna o mia madre porta la "madia" in cucina. Versa 10 Kg. di farina
di segala, un po' d'orzo e d'avena. Scioglie il lievito nell'acqua tiepida, aggiunge una
manciata di sale, lo versa sulla farina, impasta e lascia lievitare tutta la notte. Ricopre
la madia con la spianatoia.
Al mattino si accende il fuoco nel grande forno che serve a cuocere il pane e a
riscaldare la "stua", stanza foderata dl legno dove la famiglia si riunisce d'inverno. I
grossi ceppi bruciano; la brace si consuma lentamente arrossendo le pietre. Poi si
toglie ogni traccia di tizzone o cenere rimasta e il forno è pronto ad ospitare il pane.
Intanto in cucina la pasta lievitando viene manipolata e divisa in pani che sono
allineati su un'asse. Su ogni pane si incide, con sentimento di riconoscenza, il segno
della croce. Si inforna uno ad uno con la "pala", si chiude e si attende la cottura.
Il lievito
Nella madia si conserva su un piatto un pane che non è stato cotto.
Fermentando, serve da lievito per la prossima Infornata. Se una famiglia rimane
senza lievito, lo chiede in prestito... poi lo riporta fresco.
Mi
ricordo
di
aver
sperimentato
CM
gli
alunni la meraviglia del
panino
non
cotto,
conservato
nell'assedio
che diventa lievito per
altro
pane.
E'
un'esperienza viva che ci
porta a scoprire il lavoro
dei lieviti, piccolissimi
funghi che, nell'impasto
per il pane, i e nutrirsi, a
produrre un gas, anidride
carbonica, che rende la
pasta soffice e spugnosa.
Dice un proverbio cinese:
"se ascolto, dimentico; se
vedo, ricordo; se faccio,
capisco".
Terminata la cottura, si sfornano i pani che vengono sistemati nelle ceste. La
fragranza si diffonde nelle stanze, stuzzica l'appetito che non manca mai.
E il pane serve per 15-20 giorni. Pane scuro, tagliato a fette, saporito, naturale,
nutriente, forte se si aggiunge il seme di cumino. Una fetta di pane nero e… via a
giocare o a lavorare nei campi.
Nulla va sprecato perché "IL PANE E' GRAZIA DI DIO". Il biscotto per il bimbo è
una crosta di pane di segala che egli succhia, ammorbidisce, consuma e intanto
stimola le gengive per i primi dentini.
Sempre pane scuro. Se il nonno cha è "guardia boschi" ci regala una monetina...
è la corsa per comperare il panino bianco di frumento. Lo chiamiamo "pam-bel" (pane
bello).
Mi è rimasto nell'animo il sapore, la bellezza delle cose semplici. I tempi
cambiano, bisogna vivere il presente. Le nostalgie non servono. E' bello però avere
molte cose da raccontare.
Raffaella Zanderigo Rosolo