Le avventure di un perfetto topo di campagna (4)

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Le avventure di un perfetto topo di campagna (4)
Le avventure di un
perfetto topo
di campagna (4)
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I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
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Le avventure di un perfetto topo di campagna (4)
Riassunto delle tre puntate precedenti.
Ratto Robaccio e sua moglie Lilli
Spatoccia, due pantegane che si sono
trasferite a vivere nella discarica del
Villaggio degli Spaventapasseri, hanno
messo al mondo tre topini: si tratta di
Liquirizio, Pancrazio e Rattina Glassé, ai
quali Babbo Robaccio insegna fin da
subito quando, dove e che cosa
rubacchiare di nascosto nella Famiglia
Cooperativa. Sorpresi nel bel mezzo di un
furto, i tre vengono invitati dal Maestro
Abbecedario a frequentare la scuola del
Villaggio. Riuscirà il buon maestro a
farne dei perfetti topolini, educati e
generosi?
C’è da dire che, dei tre topolini di fogna,
quella che diede fin dall’inizio le più
grosse soddisfazioni ad Abbecedario fu la
bella Rattina Glassè. La cuccioletta divenne subito la coccola di tutte le
spaventapulcine della classe e dimostrò
inclinazioni per il canto e per le poesie,
ma soprattutto per la cucina: come sapeva glassare lei, i tartufi al cioccolato, non
riusciva a farlo nessun altro!
Pancrazio, dai e dai, insisti e alza la voce,
alla fine si dimostrò un buon matematico:
ben presto l’aritmetica, per lui, non ebbe
più alcun segreto e primeggiò in classe
nelle quattro operazioni, con una propensione tutta speciale per le moltiplicazioni
e le divisioni fino a due cifre, che ben
presto imparò a calcolare mentalmente.
Ratto Liquirizio fu invece un vero disastro!
– Ma lo vedi, Liquirizio, che catastrofe di
parola, hai scritto?! – sbottò un giorno
Abbecedario.
– Ho scritto “Scuola”!
– Sì, ma con la zeta al posto della esse;
con la “cqu” al posto della “cu” e con due
elle invece di una! Tre erroracci in sei
lettere… Hai battuto il record mondiale!
– Be’, maestro: devi ammettere che, se ho
battuto un record, comunque qualcosa di
buono ho combinato!
Quando però si trattava di divertirsi alla
ricreazione, allora Liquirizio era il più
bravo della classe… a correre, a urlare, a
gettarsi sulle merende degli altri per
abbuffarsi, a far scherzetti alle
spaventapulcine più piccole, a
rubacchiare i gessi dalla lavagna, a tirare
sassolini sulle finestre della vicina chiesa
di Dindondolo…
– Ma tu non hai proprio nessuna materia
che ti piace? – si spazientì una volta
Abbecedario. – Che ne so: ad esempio far
fotografie?
– Se poi le foto non si mangiano, allora
non mi interessano!
– Coltivare le verdure?
– Ma i piselli e le carote crescono già
negli orti degli altri, e allora perché devo
faticare io fino al mal di schiena?
– Fare la collezione di fiori secchi?
– Schifosi, quelli, da mangiare… Una volta
ci ho provato, e ho tossito per una settimana!
– Oh, insomma: qui c’è un foglio bianco e
qui ci sono delle matite colorate. Prova a
disegnare qualcosa! – disse alla fine
Abbecedario, prima di occuparsi d’altro.
Quella sera, dopo che gli spaventapulcini
e i tre topolini di fogna se n’erano tornati
a casa, Abbecedario come sempre fece
ordine nell’aula, raggruppò le matite e le
gomme, mise nel cassetto della cattedra i
righelli e i temperamatite, raccolse i
disegni abbandonati in disordine sui
banchi e…
Quando gli capitò tra le mani il disegno di
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Liquirizio, Abbecedario si bloccò, si sedette su una seggiolina da spaventapulcini e
rimase a guardare il foglio con gli occhi
sbarrati e le mani tremanti. Il topolino
con poca voglia di studiare aveva disegnato a memoria suo padre Ratto
Robaccio: una pantegana grande e grossa, con un ventre prominente e due occhi
profondi, gialli e cattivi. Ma era disegnato
così bene, quel grosso topo di città,
quell’immondo topo di fogna, che si
distinguevano le cicatrici sulle zampe, le
sopracciglia folte, il colore giallo-limone
degli occhi, gli artigli forti e appuntiti…
Era un capolavoro di disegno, quello, che
quando andò a mostrarlo di casa in casa
per il Villaggio, raccolse i complimenti di
Casoletta e di Bellondina, di Fra’ Vesuvio
e di Passion di Fiaba… E il giorno dopo fu
gran festa, in classe, con Abbecedario che
consegnò ufficialmente a Ratto Liquirizio
la medaglia d’oro come miglior alunno
della settimana…
– Senti, maestro: si può mangiare, questa
medaglia?
– Se lo vuoi, certo; togli la stagnola dorata e dentro ci trovi della buona cioccolata,
ma ti consiglio di mostrarla prima ai tuoi
genitori… Saranno contenti di vedere che
ti stai facendo onore a scuola…
– No no – mormorò Liquirizio aprendo la
moneta, – è meglio se la mangio subito,
altrimenti poi Babbo Robaccio me la
porta via…
Fu così che Abbecedario di lì a qualche
sera, dopo averne parlato con Gellindo,
con Bellondina e con gli altri, decise di
invitare a cena, a casa sua, Ratto
Robaccio e sua moglie Lilli Spatoccia!
– I vostri tre figlioli sono tutti molto bravi
– disse Abbecedario, servendo in tavola
un’ottima pastasciutta al ragù. – Ognuno
con le proprie preferenze, ma sono soddisfatto di loro…
– Buona, questa pasta… KRUGGG!… – lo
interruppe Robaccio, con un ruttino per
complimento.
– Be’, Rattina Glassé – continuò il maestro sospirando paziente, – è una perfetta cuoca, canta così bene che sto pensando di farla entrare nel coro del Villaggio e
scrive delle bellissime poesie…
– Oh sì – intervenne Lilli con la bocca
piena, – mi ricordo benissimo quella che
ha dedicato alla sua mamma… «Mamma
Spatoccia mia bella, / dimmi quel che
devo fare / per non diventare un dì / in
tutto uguale a quella che sei tu?» Stupenda, vero? Ha proprio preso tutto il sentimento da me… EH! EH! EH!…
– Pancrazio, invece – continuò Abbecedario, facendo finta di non aver sentito, – è
un vero genio della matematica… Pensate che adesso sa calcolare a memoria le
moltiplicazioni a tre cifre!
Ratto Robaccio afferrò con le zampe
dell’altra pastasciutta, si riempì il piatto e
parlò a bocca piena: – Mi verrà utile, quel
piccolino, quando mi metterò in grande e
mi servirà qualcuno che calcoli quanto
valgono le ruberie che faremo qui attorno…
– …E poi c’è Liquirizio…
– Un piccolo, vero delinquente, quello –
disse sua madre Lilli. – In tutto e per tutto
uguale a suo padre! Due gocce d’acqua,
guardi signor maestro!
– Sarà un delinquente come dici tu –
mormorò Abbecedario tirando fuori da
sotto al tavolo una grande teca, – ma è
anche un vero artista! – esclamò,
sciorinando tra i piatti di pasta al ragù gli
ultimi disegni del piccolo topo.
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– E questa roba, che è? – domandò
Robaccio, afferrando i disegni con le
zampe sporche di sugo. – Questo assomiglia a me… bello! Questa, invece, sei tu
Lilli… Guarda come ti vede, tuo figlio!
– Ma sono proprio così brutta? – piagnucolò la topastra guardando il capolavoro
di suo figlio.
– Liquirizio è l’allievo più bravo in disegno che io abbia mai avuto – esclamò a
quel punto Abbecedario alzandosi in
piedi e raccogliendo i disegni per salvarli
dal ragù, – e merita di proseguire gli
studi. Secondo me, il prossimo anno
dovreste mandarlo a scuola giù, nella
Grande Città in Valle.
Un silenzio imbarazzato piombò nella
sala da pranzo della casa di Abbecedario.
Ratto Robaccio si guardò negli occhi con
Lilli Spatoccia e fu quest’ultima ad aprir
bocca…
– Sì, però costa troppo, mandare alla
scuola di città il nostro primogenito
Liquirizio…
– Oh, avete capito male… – disse a quel
punto il maestro risedendosi al suo
posto. – Io non ho parlato solo di vostro
figlio Liquirizio… Certo, lui potrebbe
andare a scuola di disegno, ma Rattina
Glassé meriterebbe di seguire un bel
corso di canto, mentre Pancrazio potrebbe non sfigurerebbe di certo alla scuola di
matematica…
– Tre… tre figli… tutti e tre i miei figlioli…
A SCUOLAAA? – strillò Ratto Robaccio
balzando in piedi. – E dove vado a prenderli, io, tutti quei soldi?
– Chi ci aiuterà, giù in discarica, a selezionare i rifiuti da mangiare? – gli fece
eco Lilli Spatoccia.
– Cari miei – rispose Abbecedario con
un bel sorriso, – dovrete cominciare a
fare quello che fanno tutti gli altri genitori!
– E cioè? – domandò Robaccio.
– Che cosa fanno, loro, per mandare i
figli a scuola? – aggiunse Spatoccia.
– SI CERCANO UN LAVORO!
Solo in quell’istante Ratto Robaccio e
Lilli Spatoccia capirono che quella cena
era una tutta una scusa, era una trappola di Abbecedario dalla quale ormai era
difficile salvarsi… Si guardarono negli
occhi e tristi pensieri si affollarono nelle
loro piccole menti.
Saranno capaci, Robaccio e Spatoccia, di
dare una svolta alla loro vita? Riusciranno a dimenticarsi d’esser dei “Topi di
fogna”, per trasformarsi in perfetti “Topi
di campagna” con un loro lavoro e con la
possibilità, quindi, di mandare a scuola i
loro topolini? È quel che saprete la
prossima settimana, con la quinta e
ultima puntata delle avventure di un
perfetto Topo di campagna!
(4 - continua)
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