Scarica il documento
Transcript
Scarica il documento
Mensile - Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1, DCB Milano N E W S M AG A Z I N E D E L L A CONSULENZA FINANZIARIA ADVISOR FUORI DAGLI SCHEMI anno XII - n. 6 giugno 2016 - 7 euro Paolo Molesini, Paolo Martini, Fideuram - Intesa Sanpaolo Azimut Banking Holding Private Mensile - Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1, DCB Milano Mensile - Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1, DCB Milano COVERSTORY INTERVISTA AL NUOVO CO-DIRETTORE GENERALE DI AZIMUT HOLDING MARTINI RACCOGLIE LA SFIDA: “MAI STATO COSÌ PRONTO” di Francesco D’Arco ottolineo con soddisfazione la nomina a co-direttore generale della Holding di Paolo Martini [...] ed è mia intenzione proporre Paolo come amministratore delegato della nuova società (Azimut Capital Management) che integra le due anime di gestione e distribuzione”. Così Pietro Giuliani, presidente del gruppo Azimut, ha annunciato alla stampa i nuovi incarichi assunti da Martini che dovrà ora affrontare una sfida non semplice, sviluppare le tre linee di business della nuova società: rete di consulenti finanziari, wealth management e istituzionali. Martini, intervistato da ADVISOR, non si nasconde e, fedele al suo stile fuori dagli schemi ma con una chiara visione strategica del futuro dell’azienda afferma: “Mai stato così pronto. Ma da soli non si va da nessuna parte. In Azimut abbiamo un unico grande ‘management team’ fatto ormai di circa 2.000 persone”. E sul futuro dell’industria avverte:”siamo al tramonto di un’epoca”. “S A fine aprile è stata annunciata la sua nomina a codirettore generale con ampie deleghe commerciali. Quali saranno le sue nuove responsabilità in seguito al nuovo incarico? Continuare il nostro cammino di crescita e di sviluppo del modello di business senza perdere i nostri valori fondanti quali l’indipendenza, il dinamismo, l’innovazione e l’attenzione alle persone. Anche l’evoluzione della struttura organizzativa seguirà questi principi. Siamo passati in 5 anni da una nuova raccolta mensile di 50/80 milioni a una crescita di circa 500 milioni con una presenza in 15 paesi nel mondo, tre chiare linee di business in Italia e una fabbrica prodotto internazionale grazie alla quale soddisfiamo anche le esigenze della clientela più sofisticata. Si parla di Lei anche come a.d. di Azimut Capital Management che integrerà le due anime di gestione e distribuzione. Quale sarà, in questo caso, il suo perimetro di azione? Lavorerò insieme ai colleghi per rafforzare questo modello unico in Italia che integra gestione e distribuzione. 8 In futuro sono convinto che i servizi bancari diventeranno sempre più una commodity e l’innovazione sarà ad appannaggio di realtà più dinamiche. Quali sono i trend in atto lato gestione? Penso sia al tramonto l’epoca in cui le società distributive si concentravano su 15/20 accordi con case terze. Oggi si è alla ricerca di partnership più profonde e integrate. Nel nostro caso abbiamo rivisto tutta l’offerta costruendo una piattaforma sulle gestioni patrimoniali multi team interni di gestione e multi banca depositaria italiana e estera che conta oltre 5 miliardi di euro; lanciato un servizio di consulenza a pagamento di stampo fortemente gestionale; ampliato il mondo delle polizze assicurative che pesa oltre 6,5 miliardi. Come tutti abbiamo poi l’offerta multi manager con 23 accordi di distribuzione e, infine, la nostra fabbrica prodotto internazionale con oltre 100 professionisti. Ci sarà un’ulteriore evoluzione della relazione fabbrica-rete? Dopo anni di scarso interesse si stanno accorgendo tutti dell’importanza della fabbrica prodotto e chi ha venduto tornerebbe volentieri indietro. Bisogna lavorare sulla qualità del servizio e, per avere rendimenti, è necessario concentrarsi sull’asset allocation e meno sul prodotto, accettare una minore liquidità degli strumenti e un orizzonte temporale più lungo e avere gestori straordinariamente attivi che lavorano anche con strategie alternative. Al momento dell’annuncio delle nuove nomine Pietro Giuliani ha ricordato che dovrà sviluppare le tre linee di business della nuova società: Rete di Consulenti Finanziari, Wealth Management e Istituzionali. Quali sono gli obiettivi per queste tre aree di business? L’obiettivo del piano quinquennale, con scadenza fine 2019, è di raggiungere 50 miliardi di masse complessive. Un traguardo che vediamo avvicinarsi grazie ai 39 miliardi di patrimonio attuali e i 2,8 miliardi di raccolta nei primi quattro mesi del 2016. Nello specifico, lato rete continueremo ad investire sui servizi, sulle persone e sull’innovazione tecnologica; nel settore del Wealth Management e del segmento istituzionali vogliamo diventare uno dei primi 5 player in Italia nei prossimi 5 anni. La sua nomina si inserisce in un progetto di cambiamento che interessa da diverso tempo il gruppo Azimut. Come è cambiata Azimut in questi nove anni? Siamo cambiati molto ma, all’esterno è poco percepito. Siamo passati da una fabbrica prodotto italiana concentrata solo sui fondi a un modello internazionale multi settoriale che oggi ha pochi confronti in Italia e in Europa. La nostra forza risiede nella compattezza e nel forte senso di appartenenza che abbiamo (senza clausole di non concorrenza), valori ribaditi ad aprile con il piano di acquisto di azioni Azimut Holding a cui hanno aderito 1111 persone del gruppo per un controvalore di 32 milioni. Vorrei sapere quante aziende in Italia otterrebbero lo stesso risultato. A livello di reclutamento, invece, quali leve utilizzate? Il 50% della nuova raccolta arriva da colleghi già in struttura e il 50% da attività di reclutamento. Siamo un punto di riferimento per consulenti finanziari e private banker (200 nuovi ingressi nei vari business negli ultimi 16 mesi) perché con noi vedono la possibilità di affrontare il futuro in modo diverso grazie, principalmente, a quattro aspetti. Il primo è il nostro modello di business basato sull’indipendenza e sulla partecipazione come azionisti alla crescita della società. Il secondo è la nostra piattaforma aperta di prodotti e servizi sviluppata secondo un modello di Multi Family Office industriale con oltre 50 partner tra i quali UBS, Rothschild, BNP Paribas e il Banco Popolare. Il terzo forte fattore differenziante è il nostro Asset Management. Infine, tutto quello che facciamo sul mondo delle aziende con la piattaforma Libera Impresa. Oggi la storiella dammi i soldi che te li gestisco meglio non funziona più. Bisogna trovare nuove idee da raccontare. Ma come procede il progetto Libera Impresa? Azimut Libera Impresa è nata per offrire alle imprese un canale di accesso al credito diverso da quello bancario e dare opportunità di rendimento agli investitori in un mondo a tasso zero. Il non quotato rappresenta secondo noi una nuova asset class che può contribuire positivamente all’odierna ricerca di rendimenti. Sugli 8 Paolo Martini COVERSTORY “Vorrei sapere quante aziende in Italia otterrebbero lo stesso risultato”. Così Martini commenta l’esito del piano di acquisto di azioni della holding. E afferma: “Siamo cambiati molto ma, all’esterno, è poco percepito” progetti che compongono l’iniziativa (dalle start up alla quotazione in borsa) abbiamo già investito oltre 30 milioni. I risultati cominciano a vedersi, abbiamo raccolto 250 milioni di cui 150 investiti supportando 155 aziende e in 25 mesi abbiamo incrementato di circa il 50% i clienti con disponibilità superiori al mezzo milione di euro e il numero degli imprenditori. L’ultimo progetto avviato, il fondo chiuso IPO CLUB, è destinato ad investire in 8/10 medie aziende eccellenti e a offrire ritorni per gli investitori di circa il 10% netto annuo. Da sinistra (fila più esterna): Riccardo Maffiuletti; Claudio Foscoli; Marco Zamboni; Guerrino Zanette; Silvano Bramati; Gianfranco Dentella; Luca Puggioni; Stefano Montrucchio. Da sinisitra (fila più interna): Pietro Giuliani; Monica Liverani; Paolo Martini; Ubaldo Bocci; Alberto Baldovin; Claudio Spini; Mario D’Apuzzo; Rita Ghigo; Oliviero Pulcini. Rispetto al progetto di integrazione a che punto siete e quali saranno i prossimi passi per quanto riguarda l’evoluzione del gruppo Azimut? Siamo confidenti di chiudere il processo nei prossimi mesi. Poi una volta avvenuta la fusione per incorporazione fra SGR e SIM il gruppo sarà escluso dalla CRD IV e avrà a disposizione il capitale vincolato per eventuali nuove acquisizioni, futuri dividendi e piani di buy back. È indubbio che in questi anni è cambiata molto l’industria della promozione finanziaria. Tolto il cambio di nome dei pf - l’aspetto più evidente - come è cambiata la professione? Si va verso una maggiore richiesta di specializzazione e le società devono aiutare i consulenti ad alzare il livello delle competenze guardando anche a cosa accade in giro per il mondo. Siamo a volte un’industria troppo provinciale. A mio avviso il lavoro di team e il personal branding saranno i due grandi driver di differenziazione verso la clientela nei prossimi anni. L’industria della promozione finanziaria ha davvero colto tutte le sfide che si sono presentate in questi anni, o ha perso delle occasioni? Potevamo e dovevamo fare di più perché si tratta di un business che tutte le banche vorrebbero sviluppare perché assorbe poco capitale e, se ben gestito, è redditizio. Penso che in futuro vedremo ulteriori aggregazioni considerando che per stare sul mercato bisogna poter contare su almeno 15/20 miliardi di masse visti gli investimenti richiesti e i margini in contrazione anche a causa dei bassi tassi. È pronto ad affrontare le prossime grandi sfide che l’attendono? Mai stato così pronto. Ma da soli non si va da nessuna parte. In Azimut c’è un senso di appartenenza unico e tutti danno il loro contributo, in sede e in rete, con passione e competenza. Abbiamo un unico grande “management team” fatto ormai di circa 2000 persone e il valore che questo movimento genera è sotto gli occhi di tutti. 10