Un leone a Parigi DONZELLI EDITORE

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Un leone a Parigi DONZELLI EDITORE
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BEATRICE ALEMAGNA
L A
Un leone a Parigi
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DONZELLI EDITORE
T R A M A
«
Il leone aspettò di vedere
se qualcuno si spaventava.
Si chiedeva se non si sarebbero
messi tutti quanti a gridare,
scappando terrorizzati
al suo passaggio, o se gli avrebbero
dato la caccia a colpi di fucile.
La gente si affrettava con una strana
spada sotto il braccio, ma nessuno
si sognava di attaccarlo.
Questo lo sorprese. […]
Al leone piaceva molto farsi notare,
e gli sembrava triste passare
inosservato.»
DAI 6 ANNI IN SU
U n grande leone, stanco di savana, intraprende un viaggio alla ricerca
di avventure, lavoro e passioni. Si reca a Parigi, una grande città piena
di persone. Ma nella sua passeggiata nella ville lumière non viene riconosciuto.
Nessuno lo nota, nessuno ha paura di lui, nessuno cerca di attaccarlo.
Non basta neanche ruggire ferocemente nella metropolitana per farsi vedere.
La solitudine comincia a insinuarsi: forse si stava meglio nella savana?
La risposta arriva dalla città stessa, la Senna, Beaubourg, Montmartre
e la Tour Eifell: anche nella città c’è un posto perfetto dove stare, ci si deve
arrivare. In mezzo a una piazza c’è un piedistallo vuoto, largo e alto.
Attorno le auto che girano in tondo. Siamo in un carrefour, una rotonda enorme.
Alla vista del leone le macchine suonano il clacson per dargli il benvenuto.
Il leone è finalmente a casa. Questa casa a Parigi esiste veramente, si chiama
Place Denfert-Rochereau. Lì ancora oggi su un piedistallo troneggia la scultura
bronzea di un leone: maestoso, enorme e felice, come ci racconta l’Alemagna.
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C O M M E N T O
L a prima cosa che si vede aprendo Un leone a Parigi sono mani di uno strano
colore che dispiegano una mappa in cui s’intersecano tre segni: un contorno
grigio, il limite della città, una striscia trasversale azzurra e una linea rossa
con delle frecce che indicano il procedere di un percorso. Due punti PARTENZA
(départ) e ARRIVO (arrivée). La pianta è la sintesi del libro. A differenza del titolo
il leone si sposta: una lunga passeggiata in uno spazio urbano, coprotagonista
del racconto. La savana che il leone abbandona è ampia e sconfinata come
lo è una metropoli, per certi versi; ma qui tutto è nuovo, esteticamente
e antropologicamente. La Parigi dell’Alemagna racconta che la città è fatta di spazi
fisici e luoghi simbolici e collettivi (lo è Parigi come potrebbe esserlo il luogo in cui
abita un bambino
qualsiasi), ma è fatta
anche di esseri umani.
Il leone incontra tante
persone e sul filo rosso
della molteplicità
cammina con il lettore.
Personaggi di profilo,
di spalle, bambine alte,
donne basse, vicine,
lontane: Alemagna
L E
G R A N D I
D O M A N D E
D E L
1. Il senso del viaggiare: il viaggio
del leone è un percorso affettivo
nella città in cui l’autrice vive.
Ci sono tanti mezzi di trasporto
(i piedi, la metropolitana
sotto terra, la bici, l’autobus),
ma anche tanti modi per viaggiare:
internet ci collega con il mondo,
google maps ci trasporta
praticamente sul luogo dove
vorremo essere, dandoci
la possibilità di muovercisi dentro.
le rende vive usando la tecnica del collage, mettendo assieme frammenti
di fotografie, ritagli di riviste e disegni. Quello che si compone nelle larghe pagine
orizzontali del libro è un affresco dell’umanità: in città questa si stratifica come
le epoche storiche, attraverso fogge di cappelli, modi diversi di bere il caffè
o di leggere il giornale. Lì in mezzo un leone è solo una variante fra le tante
possibili. Qui s’innesta un dubbio: in mezzo a tanta gente si può essere veramente
qualcuno? La passeggiata diventa una ricerca. Serve per riconoscersi, come
il leone che si vede riflesso sul fiume e ride; passo dopo passo ci si appropria
di un territorio che diventa famigliare e in cui noi stessi diventiamo famigliari, e si
arriva a trovare il proprio posto. L’arrivo appunto, dove tutti ci tributano un saluto.
Il distacco dalla propria terra per il leone metropolitano non rimanda mai all’idea
di cattività: Parigi non è uno zoo, è uno spazio mentale di gioco e d’incontro, dove
si può vagare,
meravigliarsi
(di non aver mai visto
gli uomini come tante
formichine che
brulicano, di vedere
una chiesa che
sembra di panna…)
e sentirsi liberi, come
nell’ampia savana.
L I B R O
Cosa vuole dire viaggiare?
Quanto è importante sperimentare
un luogo fisicamente?
Quanto siamo liberi nell’esplorare
i luoghi che ci circondano?
2. Gli altri: la condizione del leone
a Parigi è quella di muoversi solo
e in autonomia, ma in mezzo
alle persone. Che funzione hanno
gli altri nel nostro scoprire le cose?
Si viaggia meglio soli
o in compagnia?
3. L’indifferenza: in città il leone
si può muovere senza che nessuno
se ne accorga e questo lo turba.
La dimensione metropolitana
è ideale per confondersi in mezzo
agli altri. Si tratta di una possibilità
o di un problema? È possibile,
in un luogo in cui si perde
l’abitudine a vedere, che ci si abitui
alle cose straordinarie o più terribili
senza più farci caso? Quanto
si guarda chi c’è per strada in città?
4. Punti di vista: gli occhi del leone
sono piccoli ma vedono moltissimo.
Imparano una città, la guardano
da mille angolazioni e da ognuna
di queste Parigi appare diversa.
Quanti strumenti si conoscono
per guardare una città?
Da dove si può guardare?
Cambiando prospettiva le cose
cambiano nella loro essenza?
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D E L L A
S T E S S A
A U T R I C E
· Nel paese delle pulcette
Phaidon, 2009
· Che cos’è un bambino?
Topipittori, 2008
· I corvi
testo di Aldous Huxley,
Il Castoro, 2007
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P R O L U N G A M E N T I
· Per veder la città con altri occhi:
Anouck Boisrobert, Louis Rigaud
Popville, Corraini, 2009
Piero Ventura, Il libro delle città,
Rizzoli, 2009
Bhajju Shyam, Rao Sirish,
Gita Wolf
Il libro della giungla a Londra,
Adelphi, 2004
· Per trovare il proprio posto:
José Aruego, Robert Krauss, Leo,
Babalibri, 2010
Anne Maar, Bernt Mölk-Tassel
Pozor, Fabbri, 2001
Thierry Dedieu
La storia di Yakouba,
L’ippocampo, 2009
· Per incontrare tanta gente:
Blexbolex, Immaginario,
orecchio acerbo, 2009
Shaun Tan, L’approdo, Elliot, 2008
Emmanuel Guibert,
Marc Boutavant, Ariol, Fabbri, 2009
Un leone a Parigi: uno sguardo dal Regno Unito
di Martin | Salisbury professore a Cambridge School of Art
I l lavoro di Beatrice Alemagna è a malappena conosciuto nei paesi
di lingua inglese. In diverse maniere questo incarna ciò che sembra essere
uno scontro culturale visivo fra il Regno Unito e l’Europa continentale.
Come fan di Un leone a Parigi, ho mostrato questo bellissimo libro a diversi
editori inglesi nella speranza che potessero convincersi a farne una edizione
in lingua. La più comune reazione suona più o meno come “adoro questo
libro, ma non passerà mai il vaglio del nostro ufficio marketing”.
Un altro refrain familiare è “Il pubblico inglese non compra i grandi libri,
e di certo non spenderà più di dieci sterline in un picturebook”.
È difficile capire chi guida chi in questa situazione. È il pubblico o il mercato?
La delicata poesia visiva di Beatrice Alemagna eleva l’arte del picturebook
a nuovi orizzonti. L’empatia evidente nei suoi personaggi, i disegni
e i collages dall’intenso senso di umanità e di “casa”, sono forse in contrasto
con l’estetica che domina la nostra illustrazione narrativa, estetica che
si è evoluta attraverso una lunga storia di arte realistica e arti applicate.
Lo stretto legame fra editori inglesi e americani ha inoltre avuto un ruolo
nell’ostacolare l’incontro dei nostri bambini con un tesoro come questo.
Mentre molti paesi importano e traducono quasi il 40% dei loro titoli,
in Gran Bretagna si tratta di appena il 4%.
Fortunatamente esistono una o due case editrici più illuminate che stanno
lottando per modificare questa situazione.
Bugs in a Blanket [Nel paese delle pulcette N.d.R.] è stato recentemente
pubblicato da Phaidon. Speriamo che sia un inizio.