Un leone a Parigi DONZELLI EDITORE
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Un leone a Parigi DONZELLI EDITORE
34 BEATRICE ALEMAGNA L A Un leone a Parigi 35 DONZELLI EDITORE T R A M A « Il leone aspettò di vedere se qualcuno si spaventava. Si chiedeva se non si sarebbero messi tutti quanti a gridare, scappando terrorizzati al suo passaggio, o se gli avrebbero dato la caccia a colpi di fucile. La gente si affrettava con una strana spada sotto il braccio, ma nessuno si sognava di attaccarlo. Questo lo sorprese. […] Al leone piaceva molto farsi notare, e gli sembrava triste passare inosservato.» DAI 6 ANNI IN SU U n grande leone, stanco di savana, intraprende un viaggio alla ricerca di avventure, lavoro e passioni. Si reca a Parigi, una grande città piena di persone. Ma nella sua passeggiata nella ville lumière non viene riconosciuto. Nessuno lo nota, nessuno ha paura di lui, nessuno cerca di attaccarlo. Non basta neanche ruggire ferocemente nella metropolitana per farsi vedere. La solitudine comincia a insinuarsi: forse si stava meglio nella savana? La risposta arriva dalla città stessa, la Senna, Beaubourg, Montmartre e la Tour Eifell: anche nella città c’è un posto perfetto dove stare, ci si deve arrivare. In mezzo a una piazza c’è un piedistallo vuoto, largo e alto. Attorno le auto che girano in tondo. Siamo in un carrefour, una rotonda enorme. Alla vista del leone le macchine suonano il clacson per dargli il benvenuto. Il leone è finalmente a casa. Questa casa a Parigi esiste veramente, si chiama Place Denfert-Rochereau. Lì ancora oggi su un piedistallo troneggia la scultura bronzea di un leone: maestoso, enorme e felice, come ci racconta l’Alemagna. 36 38 C O M M E N T O L a prima cosa che si vede aprendo Un leone a Parigi sono mani di uno strano colore che dispiegano una mappa in cui s’intersecano tre segni: un contorno grigio, il limite della città, una striscia trasversale azzurra e una linea rossa con delle frecce che indicano il procedere di un percorso. Due punti PARTENZA (départ) e ARRIVO (arrivée). La pianta è la sintesi del libro. A differenza del titolo il leone si sposta: una lunga passeggiata in uno spazio urbano, coprotagonista del racconto. La savana che il leone abbandona è ampia e sconfinata come lo è una metropoli, per certi versi; ma qui tutto è nuovo, esteticamente e antropologicamente. La Parigi dell’Alemagna racconta che la città è fatta di spazi fisici e luoghi simbolici e collettivi (lo è Parigi come potrebbe esserlo il luogo in cui abita un bambino qualsiasi), ma è fatta anche di esseri umani. Il leone incontra tante persone e sul filo rosso della molteplicità cammina con il lettore. Personaggi di profilo, di spalle, bambine alte, donne basse, vicine, lontane: Alemagna L E G R A N D I D O M A N D E D E L 1. Il senso del viaggiare: il viaggio del leone è un percorso affettivo nella città in cui l’autrice vive. Ci sono tanti mezzi di trasporto (i piedi, la metropolitana sotto terra, la bici, l’autobus), ma anche tanti modi per viaggiare: internet ci collega con il mondo, google maps ci trasporta praticamente sul luogo dove vorremo essere, dandoci la possibilità di muovercisi dentro. le rende vive usando la tecnica del collage, mettendo assieme frammenti di fotografie, ritagli di riviste e disegni. Quello che si compone nelle larghe pagine orizzontali del libro è un affresco dell’umanità: in città questa si stratifica come le epoche storiche, attraverso fogge di cappelli, modi diversi di bere il caffè o di leggere il giornale. Lì in mezzo un leone è solo una variante fra le tante possibili. Qui s’innesta un dubbio: in mezzo a tanta gente si può essere veramente qualcuno? La passeggiata diventa una ricerca. Serve per riconoscersi, come il leone che si vede riflesso sul fiume e ride; passo dopo passo ci si appropria di un territorio che diventa famigliare e in cui noi stessi diventiamo famigliari, e si arriva a trovare il proprio posto. L’arrivo appunto, dove tutti ci tributano un saluto. Il distacco dalla propria terra per il leone metropolitano non rimanda mai all’idea di cattività: Parigi non è uno zoo, è uno spazio mentale di gioco e d’incontro, dove si può vagare, meravigliarsi (di non aver mai visto gli uomini come tante formichine che brulicano, di vedere una chiesa che sembra di panna…) e sentirsi liberi, come nell’ampia savana. L I B R O Cosa vuole dire viaggiare? Quanto è importante sperimentare un luogo fisicamente? Quanto siamo liberi nell’esplorare i luoghi che ci circondano? 2. Gli altri: la condizione del leone a Parigi è quella di muoversi solo e in autonomia, ma in mezzo alle persone. Che funzione hanno gli altri nel nostro scoprire le cose? Si viaggia meglio soli o in compagnia? 3. L’indifferenza: in città il leone si può muovere senza che nessuno se ne accorga e questo lo turba. La dimensione metropolitana è ideale per confondersi in mezzo agli altri. Si tratta di una possibilità o di un problema? È possibile, in un luogo in cui si perde l’abitudine a vedere, che ci si abitui alle cose straordinarie o più terribili senza più farci caso? Quanto si guarda chi c’è per strada in città? 4. Punti di vista: gli occhi del leone sono piccoli ma vedono moltissimo. Imparano una città, la guardano da mille angolazioni e da ognuna di queste Parigi appare diversa. Quanti strumenti si conoscono per guardare una città? Da dove si può guardare? Cambiando prospettiva le cose cambiano nella loro essenza? 39 40 D E L L A S T E S S A A U T R I C E · Nel paese delle pulcette Phaidon, 2009 · Che cos’è un bambino? Topipittori, 2008 · I corvi testo di Aldous Huxley, Il Castoro, 2007 41 P R O L U N G A M E N T I · Per veder la città con altri occhi: Anouck Boisrobert, Louis Rigaud Popville, Corraini, 2009 Piero Ventura, Il libro delle città, Rizzoli, 2009 Bhajju Shyam, Rao Sirish, Gita Wolf Il libro della giungla a Londra, Adelphi, 2004 · Per trovare il proprio posto: José Aruego, Robert Krauss, Leo, Babalibri, 2010 Anne Maar, Bernt Mölk-Tassel Pozor, Fabbri, 2001 Thierry Dedieu La storia di Yakouba, L’ippocampo, 2009 · Per incontrare tanta gente: Blexbolex, Immaginario, orecchio acerbo, 2009 Shaun Tan, L’approdo, Elliot, 2008 Emmanuel Guibert, Marc Boutavant, Ariol, Fabbri, 2009 Un leone a Parigi: uno sguardo dal Regno Unito di Martin | Salisbury professore a Cambridge School of Art I l lavoro di Beatrice Alemagna è a malappena conosciuto nei paesi di lingua inglese. In diverse maniere questo incarna ciò che sembra essere uno scontro culturale visivo fra il Regno Unito e l’Europa continentale. Come fan di Un leone a Parigi, ho mostrato questo bellissimo libro a diversi editori inglesi nella speranza che potessero convincersi a farne una edizione in lingua. La più comune reazione suona più o meno come “adoro questo libro, ma non passerà mai il vaglio del nostro ufficio marketing”. Un altro refrain familiare è “Il pubblico inglese non compra i grandi libri, e di certo non spenderà più di dieci sterline in un picturebook”. È difficile capire chi guida chi in questa situazione. È il pubblico o il mercato? La delicata poesia visiva di Beatrice Alemagna eleva l’arte del picturebook a nuovi orizzonti. L’empatia evidente nei suoi personaggi, i disegni e i collages dall’intenso senso di umanità e di “casa”, sono forse in contrasto con l’estetica che domina la nostra illustrazione narrativa, estetica che si è evoluta attraverso una lunga storia di arte realistica e arti applicate. Lo stretto legame fra editori inglesi e americani ha inoltre avuto un ruolo nell’ostacolare l’incontro dei nostri bambini con un tesoro come questo. Mentre molti paesi importano e traducono quasi il 40% dei loro titoli, in Gran Bretagna si tratta di appena il 4%. Fortunatamente esistono una o due case editrici più illuminate che stanno lottando per modificare questa situazione. Bugs in a Blanket [Nel paese delle pulcette N.d.R.] è stato recentemente pubblicato da Phaidon. Speriamo che sia un inizio.