Premio al rischio del mercato Italiano ai massimi storici: emergenza

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Premio al rischio del mercato Italiano ai massimi storici: emergenza
Premio al rischio del mercato Italiano ai massimi storici: emergenza o opportunità
Da quando nel 2005 la copertina dell’ Economist indicò l’Italia come il “malato d’Europa”, e’ difficile trovare
simpatizzanti del nostro Paese tra i commentatori internazionali. I dati di crescita degli ultimi dieci anni inoltre
rafforzano lo scetticismo, giacché l'Italia è cresciuta meno di altri Paesi della regione mentre il debito
pubblico è estremamente elevato in rapporto al PIL. Guardando con maggiore attenzione all'economia
Italiana tuttavia si ritrovano altresì degli importanti elementi positivi, quali una forte vocazione all’export (30%
del PIL), un mercato immobiliare che non ha visto bolle ed un buono stato di salute delle famiglie, fra le
meno indebitate al mondo (sotto al 40% del PIL).
Questo scenario economico fa si che si possano oggi trovare in Italia importanti opportunità d’investimento a
valutazioni vicine ai minimi storici e a forte sconto rispetto all’Europa (40% di sconto nelle valutazioni
patrimoniali e circa l’8% per quanto riguarda il prezzo in relazione agli utili). Questo significa che il "premio al
rischio” del mercato Italiano è oggi ai massimi storici.
L'alto livello delle esportazioni in particolare offre interessanti opportunità.Contrariamente a quanto si
potrebbe pensare in relazione ai brand del Made in Italy, l'Italia non esporta solo beni di consumo, ma oltre il
50% dell'export è legato a beni di investimento, quali i macchinari industriali. In particolare l’Asia, che oggi
pesa per il 19% dei nostri Export, rappresenta uno sbocco in crescita, sia grazie al processo di
industrializzazione in corso, sia per il rapido aumento delle classi medie già oggi fortemente attratte dai
celebri marchi dei beni di consumo di lusso italiani. Da un punto di vista ciclico, inoltre, la Germania è il
nostro primo partner commerciale (13% dei nostri export) e la vivacità dell'economia tedesca impatta
positivamente anche le nostre esportazioni.
A fine 2009, quasi il 50% del fatturato delle prime 40 società per capitalizzazione era generato fuori
dall’Italia. A titolo di esempio ENEL genera solamente il 50% dei propri margini operativi lordi dall’Italia. Sul
mercato sono quotate aziende di successo della nostra imprenditoria che si sono create posizioni di
leadership globali nei propri mercati di riferimento; fra esse Piaggio, che già oggi genera circa oltre il 35% del
fatturato in Asia e mira a superare in pochi anni il 50%. Queste società beneficiano della crescita dei Paesi
emergenti, ma sono valutate a prezzi marcatamente inferiori grazie al fatto di essere percepite dagli
investitori internazionali come aziende Italiane.
Anche in campo obbligazionario lo spread tra i titoli di Stato italiano e i titoli tedeschi, ritenuti i più sicuri ed
affidabili, si è allargato nell’ultimo periodo attestandosi su valori storicamente alti dall’introduzione dell’euro.
Senza nascondere che il debito pubblico italiano è tra i più alti del mondo, è da rimarcare come la crisi del
2008 abbia portato molti Paesi dell’area euro, considerati più morigerati rispetto al nostro, vicino ai nostri
livelli, con aumenti vertiginosi della spesa pubblica. In particolare Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, i
cosiddetti “periferici” vengono considerati molto più a rischio dell’Italia, per il debito pubblico della quale
l’aumento dell’ultimo periodo appare fisiologico. I rendimenti dei titoli di Stato italiano appaiono ora appetibili
se si considera che parte del deprezzamento subito è stato indotto da problemi di altri emittenti, che hanno
causato un aumento dell’avversione al rischio generalizzata.
Concludendo, per il risparmiatore che crede nella ciclicità dell’economia, la congiuntura attuale si presenta
come una valida opportunità per investire, con selettività, nelle attività azionarie e obbligazionarie italiane,
pur nella consapevolezza che la ripresa non si è ancora del tutto concretizzata e che i problemi legati ai
bilanci pubblici dell’area Euro potranno proseguire ancora per qualche tempo prima di essere
definitivamente risolti.