Rel econ France - Italie 2005 fr
Transcript
Rel econ France - Italie 2005 fr
CONSIGLIO DI COOPERAZIONE ECONOMICA SOTTO IL PATROCINIO PERMANENTE DEI GOVERNI FRANCESE, ITALIANO, PORTIGHESE, SPAGNOLO Andrea Canino Presidente del Consiglio di Cooperazione Economica Rapport Rapporto porto al Presidente della Repubb Repubblica epubblica francese ed al Presidente del Consiglio italiano Documento preparatorio del vertice bilaterale italo - francese del 2005 2° Rapporto annuale del CCE sulle relazioni economiche bilaterali italo - francesi Realizzato con i grandi gruppi italiani e francesi su incarico delle autorità competenti Collezione Arco Latino [email protected] 4 Ottobre 2005 2005 Lettera di mandato EXECUTIVE SUMMARY Tra le missioni affidate al CCE, le Autorità competenti hanno voluto inserire la partecipazione alla preparazione degli aspetti economici dei Vertici bilaerali tra i paesi dell’Arco Latino. In questo contesto esse (lettera di incarico più sotto), hanno richiesto al CCE di peparare il secondo « Rapporto sulle relazioni economiche italo-francesi» destinato ad alimentare il Vertice franco-italiano del 4 ottobre 2005 a Parigi. Tale Rapporto si concentra sulla questione energetica, ma tratta ugualmente degli altri servizi di rete: servizi finanziari, trasporti e comunicazioni. E’ stato preparato dal CCE sulla base di consultazioni di più di 40 grandi gruppi italiani e francesi della propria. CONSIDERAZIONI GENERALI Il CCE desidera sensibilizzare i due Governi sul degrado del clima politico attorno al quale si sviluppano le relazioni economiche franco-italiane, degrado che ha visto le sue manifestazioni più eclatanti da un lato nei tentativi di difesa dell’« italianità della finanza» e dall’altro negli appelli al « patriottismo economico» francese. Le grandi imprese dei due paesi esprimono la loro preoccupazione rispetto a questa tendenza che porta alla creazione di un’atmosfera di sfiducia nei confronti degli operatori dell’’altro paese, il ché è tanto più grave in quanto le relazioni economiche franco-italiane sono antiche e rilevanti. Le imprese temono che tale clima possa profondamente pesare sul futuro delle relazioni economiche bilaterali e, più in generale, sull’attrattività economica e finanziaria dei due paesi a livello europeo ed internazionale. Esse lanciano un appello alle autorità dei due paesi per che esse supportino le iniziative economiche transalpine e rilancino la loro collaborazione a livello sia politico che economico. Di converso il CCE considera particolarmente positivo il fatto che le autorità competenti gli abbiano una richiesto di focalizzare il proprio Rapporto 2005 sui servizi a rete poiché è in tali settori che le tensioni tra i due paesi sono più importanti. Prima Parte - Le relazioni energetiche energetiche francofranco-italiane : dalla tensione alla cooperazione ? Le relazioni franco-italiane nel settore energetico sono state rilanciate di recente da due accordi finalizzati a porre termine alle tensioni degli ultimi anni: l’accordo concluso da EDF ed ENEL il 30 maggio scorso ed il protocollo d’accordo firmato dai due Governi lo scorso 11 giugno. Quest’ultimo protocollo d’accordo evoca la quasi-totalità delle problematiche energetiche bilaterali e fornisce una base sulla quale costruire le riflessioni e le strategie comuni degli anni a venire. Obiettivo di tale accordo è di eliminare gli ostacoli ed i malintesi che hanno segnato il recente passato. Tali ostacoli, tuttavia, potranno essere durevolmente eliminati solo se tutti i fattori strutturali che li hanno generati saranno chiaramente individuati ed eliminati. L’apertura alla concorrenza europea ha contribuito a modifcare il contesto delle relazioni energetiche italo-francesi. Nonostante cio’, vista l’importanza per la crescita e per la competitività economiche di ciacun paese, il settore energetico continua ad essere caratterizzato da una forte tradizione di indipendenza nazionale, ma è sempre più caraterizzato da una volontà di accesso ai mercati esteri, al fine di assicurare la copertura della propia domanda domestica o espandere la propria base di clientela. Tali due tendenze, non necessariamente contraddittorie, creano ovunque in Europa inevitabili tensioni, che sono ancor più vive tra la Francia e l’Italia poiché le loro relazioni in campo energetico sono asimmetriche sia sul piano macro-economico (volumi prodotti e prezzo) sia su quello micro-economico (grado di apertura commerciale). Se i Governi contribuiranno a ridurre sostanzialmente tali asimmetrie, le relazioni italo-francesi potranno facilmente generare progetti comuni, in particolare in materia d’interconnessione ed a livello europeo É per ciò che il CCE e le imprese del proprio network incitano i due Governi a mettere in atto quanto prima, e comunque già dal vertice bilaterale del 4 ottobre 2005, quattro grandi assi d’azione comune, per assicurare costantemente il livello di approviggionamento energetico di cui le due economie hanno un bisogno vitale: I° asse : Ridurre lo squilibrio energetico bilaterale É essenziale che i due Governi operino per superare il forte squilibrio energetico esistente a livello bilaterale (p. 17-21). L’Italia deve prendere atto del vantaggio competitivo di cui beneficia la Francia e adoperarsi per modificare la propria struttura di produzione energetica, i cosiddetti « mix energetici » nazionali favorendo lo sviluppo della cooperazione industriale tra i due paesi (siti di produzione congiunta, cooperazione tecnica). Occorre inoltre puntare su un importante aumento della capacità produttiva, sopratutto da parte Italiana, sulla base di considerazioni tecniche, finanziarie e politiche. Per far ciò i due Paesi dovranno aumentare la quantità di energie rinnovabili nelle rispettive produzioni energetiche nazionali. È, infine, indispensabile che la Francia posegua il cammino oltre il primo reattore nucleare EPR e che l’Italia decida la ripresa della produzione nucleare sul proprio territorio (p.24-28). II° asse : Facilitare l’accesso al mercato reciproco L’analisi del grado di penetrazione reciproca mostra che, sopratutto per la Francia, l’apertura alla concorrenza europea è alquanto limitata (p.31-32). Le relazioni bilaterali sembrano essere caratterizzate da una asimmetria legale (p.32) e commerciale (p.36) che é necessario ridurre, creando allo stesso tempo nei due stati un’ambiente più favorevole alle attività degli operatori energetici (p.37), Ciò contribuirà anche allo sviluppo più armonioso dei scambi reciproci, consentendo di superare l’impatto del recente sbarco di EDF in Italia. L’inizio delle privatizzazioni e del processo di separazione della produzione e della distribuzione in Francia sono dei segnali incoraggianti. Occorre proseguire in tale direzione. III° asse : Rinforzare le infrastrutture di collegamento L’impegno dei due Governi deve inoltre favorire la creazione di nuove infrastrutture per il trasporto dell’energia (p.40). La creazione di interconnessioni energetiche transfrontaliere suscita inevitabili resistenze a livello della opinione pubblica e delle autorità locali. Per vincere queste resistenze, è opportuno promuovere un dibattito approfondito ed aperto, insitendo sull’impatto di tali progetti in termini di crescità regionale e nazionale. In tale contesto, è ugualmente urgente provvedere alla eliminazione delle contraddizioni industriali e finanziarie che gravano sui processi di liberalizzazione bilaterali ed europei (p.44). IV° asse : Sostenere i progetti europei d’interesse comune Infine, le imprese del network CCE incitano i due Governi a promuovere progetti comuni in campo energetico che mettano l’accento sulle relazioni con i Paesi della riva sud del Mediterraneo (due appuntamenti da non perdere: i 10 anni dall’apertura del processo di Barcellona ed le prossime prospettive finanziarie dell’UE) e con i paesi dell’arco alpino. Seconda Parte – Le relazioni economiche italoitalo-francesi nelle altre imprese di rete: dall’apertura all’integrazione? Servizi finanziari : creare un quadro più favorevole e cooperativo. I Governi dei due Paesi devono agire al fine di creare un ambiente giuridico (p.52) e politico (p.53) più favorevole e far convergere le loro posizioni a livello di scelte UE. Trasporti : risolvere il problema dei collegamenti e privilegiare una logica industriale nell’apertura dei mercati. Lo sviluppo dei trasporti ferroviari (e stradali) transalpini è un’urgenza assoluta per le imprese (p.61), ma la qualità della collaborazione bilaterale dovrà essere valutata anche dalla dispobilità dei governi a favorire lo sviluppo di comuni gruppi di gestione di infrastrutture (p.59) Comunicazioni : rendere meno compleso e più facile l’accesso ai mercati reciproci nel settore telecom. È urgente che i Governi si adoperino per recepire rapidamente un quadro normativo conforme alle regole comunitarie (p.68) e rendere meno complesso il funzionamento dei reciproci mercati (p.69). Andrea Canino Presidente del CCE INDICE GENERALE Preambolo: Le relazioni economiche franco-italiane di fronte alle sfide nel campo dei servizi di rete: crisi o convergenze ? 1. Un ambiente economico bilaterale ancora complesso 2. L’importanza dei servizi a rete nelle relazioni bilaterali franco-italiane Prima Parte - Le relazioni energetiche francofranco-italiane : dalla tensione alla cooperazione ? Introduzione : Schiarite congiunturali o ravvicinamenti strutturali ? I - Ridurre lo squilibr squilibrio quilibrio delle capacità energetiche energetiche tra due paesi A – Prende Prendere atto dell’attuale vantaggio competivo francese 1. Un netto squilibrio bilaterale in termini di volumi prodotti 2. Un squilibrio tariffario bilaterale ancheso a vantaggio della Francia B – Definire un « mix energetico » adatto ai fabbisogni e ai contesti nazionali 1. Riflettere in termini sia di «fabbisogni medi» che di « picchi » 2. Ben valutare i costi di riferimento delle unità di produzione energetica 3. Tenere in conto il contesto nazionale C – Sviluppare le cooperazioni industriali tra i due paesi 1. Le cooperazioni tecniche 2. La scelta di siti de produzione congiunti II - Facilitare l’accesso al mercato reciproco A – Organizzare un apertura apertura una piena reciprocità alla concorrenza fondata su 1. Una liberalizzazione organizzata secondo delle differenti modalità 2. Une liberalizzazione intralciata B – Promuovere una concorrenza equa tra gli operat operatori ratori 1. L’inizio delle privatizazioni francesi sono un buon segnale 2. Un separazione della produzione e della distribuzione ancora incompleta C – Crear Creare un quaro normativo e politic più favorevole alle azind del settore energetico 1. Un quadro normativo che deve essere semplificato e rendere più flessibile 2. La necessità d far emergere un consenso della opinione pubblica III - Rafforzare le infrastrut infrastrutture connessione italorutture di connession ione italofrancesi A – Dare il necessario sostegno ai progeti di con connessio nessione prioritari 1. Dei fabbisogni di connessione d’intensità differente i settori e i paesi 2. Un rafforzamento calibrato della infrastture di connessione bilaterale B – Eliminare le contraddizioni economiche delle liberalizzazioni bilaterali ed europee 1. Le contradizioni industriali: quale modell di sviluppo (LPS o LE) ? 2. Le contradizioni finanziarie : contratti breve termine o investimenti nelle infrastrutture ? IV - Sostenere i progetti europei d’interesse comun comune une A – Concentrarsi sulle relazioni relazioni con la riva sud del Mediterraneo 1. Una sfida bilaterale essenziale 2. Due appuntamenti europei da non mancare B – Approfondir Approfondire ndire le relazioni in sen seno all’ all’ « Arco Alpino Alpino » 1. Il necessario coordinamento delle relazioni con la Svizzera 2. Lo sviluppo delle relazioni con i Balcani CONCLUSIONE CONCLUSIONE : Le imprese sono degli attori fondamentali delle relazioni energetiche italo-francesi SECONDA PARTE SCHEDE MONOGRAFICHE La situazione nelle altre industrie di rete: dall’ apertura all’integrazione? Prima Scheda : I Servizi Finanziari I - Le problematiche bilaterali nel ca campo dei servizi finanziari A - Un contesto giurdico a volte carente B - Un contesto politico che incita alla reciproca diffidenza II – Delle problematiche europee definizione di posizioni comuni che richiedono la A - Le rapprochement des normes et pratiques de contrôle B – Lo sviluppo dell’integrazione a livello del retail Seconda Scheda : I Trasport Trasporti sporti I – Delle relazioni industriali industriali piuttosto aperte A – Degli importanti partenariati industriali B – L’accesso ai reciproci mercati alla prova delle privatizzazioni II – La persistenza del deficit d’infrastrutture di connession connessione ione tra i due paesi A - Dei transporti stradali dominanti ma ingolfati B - Lo sviluppo dei trasporti ferroviari transalpini développement : un urgenza C - La linea Tolone - Civitavecchia : un’esperienza interessante Terza Scheda : Le Comunicazioni I – Un settore “ Media ” piuttosto aperto A - Il settore editoriale B - Il settore audiovisivo II – Un settore “Télécom” “Télécom” problematico A – Un accesso difficile ai mercati reciproci B – Un funzionamento complesso del mercato CONCLUSIONE GENERALE DEL RAPPORTO ALLEGATI PREAMBOLO Le relazioni economiche francofranco-italiane di fronte alle sfide nel campo dei servizi di rete : crisi crisi o convergenze ? Il Consiglio di Cooperazione Economica (CCE), creato fine 2002 con il patrocinio dei Governi francese, italiano, portoghese e spagnolo (allegato 1) è un organismo che assicura da un lato un canale di dialogo tra questi ultimi ed il mondo economico dei paesi d’Europa del Sud e dall’altro è un think tank che lavora per una maggiore competività e coesione economica della regione dell’Arco Latino, cosi come per la difesa degli interessi di quest’ultima a livello comunitario. Per cosi fare, il CCE ha riunito una rete di 120 grandi gruppi dei 4 paesi, di cui 40 sono suoi sponsors (allegato 2). Tra le missioni che le autorità competenti hanno deciso di attribuire al CCE figura la participazione alla preparazione degli aspetti economici dei vertici bilaterali tra i paesi dell’Arco Latino (esempi d’altri mandati nell’allegato 3). 1. Un contesto economico bilaterale ancora complesso E’ in tale contesto, in ambito italo-francese, che il CCE fu incaricato dalle competenti autorità di partecipare alla preparazione del vertice bilaterale del luglio 2004, attraverso la preparazione di un Rapporto sui contesti commerciale, fiscale, legale, amministrativo e giudiziario nel quale si sviluppano le relazioni economiche francoitaliane. In tale Rapporto venivano segnalate le principali difficoltà reciproche a cui sono confrontate le imprese dei due paesi e venivano proposte delle soluzioni per risolverle. Un anno dopo, in introduzione del presente « Rapporto 2005 sulle relazioni economiche bilaterali » sollecitato due mesi fà dalle autorità amministrative competenti (lettera di incarico allegata al documento), il CCE desidera richiamare l’attenzione dei due governi sul deterioramento del clima politico globale nel quale si sviluppano le relazioni economiche transalpine, sullo sfondo della difesa dell’ “italianità finanziaria” e degli apelli al “patriottismo economico” francesi. Le grandi imprese francesi ed italiane sono molto inquiete di una tale deriva, che genera una diffidenza nei confronti degli operatori dell’altro paese e che è tanto più dannosa a causa della rilevanza delle relazioni economiche transalpine. Esse temono che tale deriva finisca per pesare sulla dinamica delle relazioni bilaterali e più in generale sull’attratività economica e finanziaria di ciascuno dei due paesi a livello europeo ed internazionale. Esse chiedono ai due governi un pieno sostegno delle iniziative economiche transalpine ed una maggiore collaborazione reciproca. 2. L’importanza delle industrie di rete nelle relazioni bilaterali italo-francesi In tale contesto il CCE reputa particolarmente oculata la decisione delle autorità competenti di aver richiesto di focalizzare il nostro Rapporto preparatorio del Vertice bilaterale franco-italiano dell’ottobre 2005 sul “settore dei servizi di rete”. Infatti sia nel comparto energetico (asse principale del presente Rapporto) che quelli dei trasporti, dei servizi finanziari o delle comunicazioni, il tale settore sucita numerose tensioni tra i due paesi. Tale è il caso delle condizioni d’accesso di EDF al mercato italiano, quello della privatizzazione in corso delle autostrade francesi (che a suscitato un’importante candidatura italiana ma che a suscitato degli interventi che reclamano che tali reti restino francesi), quello della crisi collegata ai due recenti tentativi di OPA su delle banche italiane (che pur non emanando da parte di operatori francesi non mancheranno di avere un impatto per il modo in cui sono state trattate sulle relazioni bilaterali nel settore), infine quello delle difficoltà incontrate dagli operatori telecom per ottenere un’accesso aperto ed equo ai mercati reciproci. Tali tensioni e difficoltà sono dovute in parte alle specificità di taluni comparti dei servizi di rete (economie di scala, rendditività crescenti, esigenze di eguaglianza territoriale) e dal fatto che essi sono stati a lungo dominati dalla presenza di un’operatore storico e monopolista. Tali tensioni testimoniano però dell’importanza di tali settori per la crescita e la competitività dei due paesi e dunque dell’attenzione con la quale i Governi ne monitorano il contributo all’economia nazionale. Ciò nonostante le imprese che operano nei servizi di rete manifestano una crescente volontà di espansione estera collegata all’emergere di un mercato europeo sempre più integrato. Conformemente a tale desiderio di espansione delle imprese i governi francese ed italiano hanno dunque pienamente raggione nel voler valutare assieme le difficoltà a cui si urtano gli operatori di ciascun paese nei reciproci mercati onde evitare un surriscaldamento dei rapporti bilaterali. Per contribuire in modo ottimale a tale opera di valutazione il presente Rapporto è stato realizzato in stretta collaborazione con le imprese della rete del CCE ed in particolare con la maggioranza dei principali protagonisti italiani e francesi de settore (allegato2). Conformemente alla domanda delle autorità competenti il presente Rapporto si compone di due parti: di un « Documento » approfondito sulle relazioni itafransi nel ettore dellenergia ; e di tre brevi monografie sui settori dei servizi finanziari, dei trasporti e delle comuniczioni, che potranno essere sviluppate nei prossimi mesi a richiesta delle amministrazioni dei due paesi. Parte Prima Le relazioni energetiche italoitalo-francesi : dalla tensione alla cooperazione ? gnato da una forte tradizione di indipendenza nazionale, quest’ultimo è caratterizzato da una maggior volontà di accedere ai mercati esteri per garantire la copertura della propria domanda domestica o per ottenere nuovi sbocchi. Questi due movimenti non sono necessariamente contraddittori bensì creano delle tensioni nei diversi paesi europei. Come avremo modo di vederlo queste sono altrettanto importanti tra la Francia e l’Italia che le relazioni energetiche tra i due paesi sono caratterizzate da un’asimmetria sia da un punto di vista macroeconomico (volumi prodotti e prezzo dell’energia – cf §I) sia sul piano microeconomico (livello attuale di apertura commerciale (§-II). Con l’apporto dei due Governi che contribuiranno a ridurre tali asimmetrie, com’è stato segnalato implicitamente lo scorso giugno 2005, le relazioni italo-francesi potranno poggiare più facilmente su progetti comuni, soprattutto in termini di interconnessioni (§-III) e a livello europeo (§-IV). I - Ridurre lo squilibrio delle capacità energetiche dei due paesi La teoria dei vantaggi comparativi non può essere totalmente applicata al settore dell’energia. Se i consumatori e soprattutto le grandi imprese vogliono beneficiarne i Governi nazionali devono necessariamente limitare la loro dipendenza rispetto agli approvvigionamenti energetici dall’estero. Inoltre per motivi storici e geografici la capacità in termini di infrastrutture di connessioni bilaterali è spesso ridotta (vedi §-III). La Francia dispone oggi rispetto all’Italia di importanti vantaggi competitivi che rende interessante lo sviluppo delle relazioni energetiche bilaterali; parallelamente la loro dimensione sostanziale porta l’apertura commerciale tra i due paesi a beneficiare esclusivamente ad uno dei partner. Contemporaneamente se l’Italia deve prende atto del vantaggio competitivo a beneficio della Francia, (§-A), deve anche portare avanti il progetto di modifica della propria struttura di produzione energetica (§-B), fatto che consentirà di sviluppare le cooperazioni industriali tra i due paesi (§-C). A – Prendere atto dell’attuale vantaggio competitivo francese Il vantaggio competitivo della Francia in materia energetica è il prodotto della storia degli ultimi 30 anni. Questo si deve principalmente alla differenza delle strutture di produzione energetiche dei due paesi (vedere pagina 24 e 25, e tavole da 8 a 11). Per riassumere: la struttura produttiva italiana è, infatti, basata sulle fonti di energia termica con l’assenza del nucleare; queste fonti di energia termica poggiano eccessivamente su gas e petrolio subendo quindi direttamente il forte aumento delle quotazioni di idrocarburi. Questo squilibrio farà parte del paesaggio bilaterale della prossima decade : conviene quindi che le autorità italiane prendano atto cercando di tirarne il maggior vantaggio. 1. Un netto squilibrio bilaterale in termini di volumi prodotti Il confronto tra le capacità produttive dei due paesi mette in evidenza un netto squilibrio a favore della Francia, il cui livello di produzione ammontava a 117,5 GW lo scorso gennaio, contro 81,7 GW per l’Italia (tabelle n°1 e n°2). Rapportato al consumo energetico nazionale, tale superiorità ha permesso di ottenere un eccedente potenziale di 14,1 GW nel gennaio 2005, contro solamente 5,4 GW all’Italia. Su un anno, il differenziale in termini di capacità è quindi considerevole visto che gli eccedenti rispettivi ammontano a 123 516 GWH per la Francia contro 47 304 GWH per l’Italia. Tavola n°1 Capacità di produzione energetica totale in Francia Power data (net values in GW) 2005 2 0 1 0* 2 0 1 5* 3rd Wednesday 3rd Wednesday 3rd Wednesday January 11:00 January 19:00 July 11:00 January 11:00 January 19:00 hydro power stations 25,5 25,5 25,5 25,5 25,5 nuclear power stations 63,3 63,3 63,3 63,1 63,1 fossil fuel power stations 27,6 27,6 27,6 28,3 1,0 1,0 1,1 117,5 117,5 July 11:00 January 11:00 January 19:00 July 11:00 25,5 25,5 25,5 25,5 63,1 64,7 64,7 64,7 28,3 28,3 28,3 28,3 28,3 4,0 4,0 4,3 8,7 8,7 8,7 117,6 120,9 120,9 121,2 127,2 127,2 127,2 Installed National Generating Capacity: renewable energy sources (other than hydro) not clearly identifiable energy sources National generating capacity (6=1+2+3+4+5) non-usable capacity 18,8 18,8 29,9 20,0 20,0 31,2 24,1 24,1 36,0 of which, mothballed capacity Maintenance and overhauls (fossil fuel power stations) outages (fossil fuel stations) 6,6 6,6 6,9 5,9 5,9 5,9 6,7 6,7 7,2 2,2 2,2 11,9 2,2 2,2 12,1 2,3 2,3 12,1 3,2 3,2 2,8 3,3 3,3 2,8 3,3 3,3 2,8 system services reserve Reliably available capacity (11=6(7+8+9+10)) Load 3,0 3,0 3,0 3,0 3,0 3,0 3,0 3,0 3,0 90,2 90,2 70,1 92,5 92,5 72,1 94,6 94,6 73,2 76,1 78,5 58,2 80,5 82,7 62,8 83,5 85,6 63,5 Remaining capacity (13=11-12) 14,1 11,7 11,9 12,0 9,8 9,3 11,1 8,9 9,7 Simultaneous importable capacity 9,0 9,0 9,0 12,0 12,0 12,0 12,0 12,0 12,0 Simultaneous exportable capacity Margin against the daily peak load Fonte: Enerdata 9,0 9,0 9,0 12,0 12,0 12,0 12,0 12,0 12,0 2,4 0,0 0,6 2,2 0,0 0,7 2,1 0,0 0,8 Transportable capacities Questo squilibrio di capacità produttive della Francia e dell’Italia ha naturalmente un impatto sulle capacità di esportazione: queste ultime sono di gran lunga superiori in Francia, soprattutto in ambito elettrico, ma anche per quanto riguarda la produzione di gas. Nel 2004, la Francia ha esportato un volume di 68 605 GWH di elettricità, contro solamente 788 GWH per l’Italia (tabella n°3). Un ta le squilibrio in termini di capacità consente un volume di scambi significativo tra i due pesi: di fatto, la Francia ha ad esempio esportato 17 125 GWH di elettricità verso l’Italia nel 2004, (fuori contratto), nel momento in cui l’Italia le ha venduto l’equivalente di 544 GWH (fonte: UCTE). Tavola n°2 Capacità di produzione energetica totale in Italia Power data (net values in GW) 2005 2 0 1 0* 2 0 1 5* 3rd Wednesday 3rd Wednesday 3rd Wednesday January 11:00 January 19:00 20,7 20,7 0,0 0,0 57,9 Renewable energy sources (other than hydro) not clearly identifiable energy sources July 11:00 January 11:00 January 19:00 20,7 21,2 21,2 0,0 0,0 0,0 57,9 58,3 64,4 3,1 3,1 3,4 0,0 0,0 0,0 National generating capacity (6=1+2+3+4+5) 81,7 81,7 non-usable capacity July 11:00 January 11:00 January 19:00 July 11:00 21,3 21,3 21,3 0,0 0,0 0,0 0,0 64,4 67,5 67,5 67,5 67,5 6,1 6,1 7,2 7,2 7,2 7,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 82,4 91,7 91,7 96,0 96,0 96,0 96,0 Installed National Generating Capacity: hydro power stations nuclear power stations fossil fuel power stations 21,3 11,3 11,3 11,7 17,9 17,9 19,7 17,9 17,9 19,8 of which, mothballed capacity maintenance and overhauls (fossil fuel power stations) outages (fossil fuel stations) 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 3,0 3,0 3,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 3,8 3,8 3,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 system services reserve 4,0 4,0 4,1 4,6 4,6 4,7 5,1 5,1 5,2 Reliably available capacity (11=6-(7+8+9+10)) 59,6 59,6 59,7 69,2 69,2 71,6 73,0 73,0 71,0 Load 54,2 54,3 54,3 62,9 63,2 63,1 72,4 72,4 72,8 Remaining capacity (13=11-12) 5,4 5,3 5,4 6,3 6,0 8,5 0,6 0,6 -1,8 Transportable capacities 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 simultaneous importable capacity 7,6 7,6 6,3 10,0 10,0 9,0 10,0 10,0 simultaneous exportable capacity margin against the daily peak load Fonte: Enerdata nrv Nrv 0,7 Nrv 08 Nrv 0,1 nrv 0,7 Nrv 0,8 nrv 0,2 nrv 0,7 9,0 nrv 0,8 Da un punto di vista industriale, tale squilibrio è ancor meno supportabile visto che è segnato da uno squilibrio in termini di prezzo, ancor una volta a vantaggio della Francia. Tavola n°3 Scambi energetici esterni della Francia e dell’Italia (2004) Esportazioni di elettricità UE 25 Francia Italia Unità TWh GWh GWh 2004 -279,21 -68605 -788 Esportazioni di gas naturale UE 25 Francia Italia Unità Gm3 Mm3 Mm3 2004 -81,75 -882 -64 Fonte: Enerdata Importazioni di elettricità UE 25 France Italie Unità TWh GWh GWh 2004 275,22 6512 46556 Importazioni di gas naturale UE 25 Francia Italia Unità Gm3 Mm3 Mm3 2004 346,92 45563 67027 0,2 2. Uno squilibrio tariffario bilaterale a favore della Francia Il prezzo di vendita dell’energia è in effetti nettamente superiore in Italia: ciò è ad esempio vero per quanto riguarda i prezzi dell’energia ad uso industriale che ammontava a 108,8 euro/MWH nel 2005, contro solamente 69,1 euro/MWH in Francia (vedi tavola n°4). Tavola n°4 Elettricità ad uso industriale : prezzo IVA inclusa in Italia ed in Francia Fonte : Osservatorio dell’Energia, Eurostat (gennaio 2005) Questo vantaggio competitivo francese si ritrova anche per quanto riguarda il mercato del gas: il prezzo praticato per la vendita del gas ad uso industriale ammontava a 38 euro/MWH in Francia, contro 62,7 euro/MWH in Italia. Nei due casi bisogna considerare che i prezzi dell’energia si discostano dalla media europea alla quale si avvicinano pertanto maggiormente i prezzi francesi. Un tale squilibrio a livello tariffario porta inevitabilmente a delle tensioni tra i due paesi visto che rinforza ulteriormente la posizione dominante della Francia. Questo squilibrio tariffario deve, in un primo tempo , portare il Governo a definire il livello di dipendenza che giudica accettabile nei confronti della produzione di energia in Francia e ad arbitrare tra l’interesse dei principali consumatori ed il sostegno accordato ai produttori. Tavola n°5 Gas naturale ad uso domestico: prezzo IVA inclusa in Italia ed in Francia Fonte : Osservatorio dell’Energia, Eurostat (gennaio 2005) Per quanto concerne la produzione di gas, quest’ultimo deve ugualmente incitare le autorità italiane a diminuire il livello di tassazione applicato : il differenziale di prezzo tra i due paesi è, infatti, dovuto alla forte tassazione applicata. Così come esiste uno scarto importante per quanto riguarda il potenziale dell’export, queste differenze tariffarie riflettono innanzi tutto le differenze strutturali sul piano delle capacità produttive dei due paesi. Per creare quindi le condizioni per un miglior scambio a livello bilaterale, basato su di un interesse reciproco, bisognerà porre in essere una trasformazione delle strutture produttive. B – Porre in essere un « mix energetico » in adeguazione ai bisogni ed ai ai contesti nazionali. nazionali. E’ solo mediante una visione a medio termine (orizzonte 2015 e più in là) che Francia ed Italia potranno evitare le tensioni che ambedue hanno conosciuto negli ultimi anni a livello energetico. E’ infatti l’orizzonte temporale che consente ad entrambi i paesi di concordare rispetto all’esigenza di aumentare la propria capacità produttiva per far fronte alla crescita dei rispettivi bisogni nazionali. A titolo di esempio, basandosi su uno scenario più « moderato » quest’aumento della domanda di energia dovrebbe essere più importante in Francia rispetto all’Italia. Sul piano energetico, l’aumento della domanda dovrebbe avere un ritmo annuale dell’1,9% in media (contro 1,3% in Italia), soprattutto per via dell’aumento sensibile della domanda nel settore dei trasporti (tabella n°6). Tavola n°6 Evoluzione della domanda di elettricità in Francia ed in Italia 600 550 500 450 400 France 350 Italie 300 250 200 150 2003 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 Fonte: Enerdata Questo aumento sensibile dei bisogni di energia è anche prevedibile per quanto riguarda il bisogno di gas. In questo settore, la Francia avrà un aumento superiore rispetto a quello dell’Italia principalmente per via della maggior domanda dovuta alla produzione di elettricità: dovrebbe avere un ritmo annuale del 2,4%, contro l’1,7% dell’Italia (tabella n°7). Tavola n°7 Evoluzione della domanda di gas naturale in Francia ed in Italia 90 80 70 60 50 France 40 Italie 30 20 10 0 2003 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 Fonte: Enerdata Per ridurre quindi lo squilibrio in termini di capacità non basterà quindi basarsi sull’evoluzione del differenziale delle rispettive domande di energia, bensì ponendo le basi per un incremento della capacità produttiva dei due paesi dati i termini richiesti dalla costruzione di nuove unità di produzione. Entro tale scadenza, bisogna quindi mirare ad un importante aumento delle capacità produttive, principalmente in Italia, e ad un adattamento della struttura dei « mix energetici» nazionali, sulla base di considerazioni sia tecniche, che finanziarie che politiche. 1 – Riflettere sia in termini di fabbisogni medi che di « picchi » di consumo I dibattiti sulla produzione di energia tendono troppo spesso a focalizzarsi sulle risposte da fornire ai « picchi » dei consumi e su come prevenire i problemi di approvvigionamento eventuali (come è di recente successo in Italia nel settembre 2003). Ridurre lo squilibrio franco-italiano vuol dire prima di tutto analizzare la struttura produttiva dei due paesi (tavole n°8 a n°11). Questo rapido excursus permette di riassumere in alcune frasi le difficoltà alle quali è confrontata l’Italia in termini di energia sia per quanto concerne i volumi che i prezzi : la struttura produttiva italiana è, infatti, basata sulle fonti di energia termica con l’assenza del nucleare; queste fonti di energia termica poggiano eccessivamente su gas e petrolio subendo quindi direttamente il forte aumento delle quotazioni di idrocarburi; inoltre tale struttura ha un parco centrali non all’avanguardia e la cui efficacia è limitata. Tale constatazione, permette di sollevare un primo orientamento strategico per l’Italia : dopo aver rinunciato al nucleare nel 1987, aver deciso di comprarne all’estero ed infine di produrlo essa stessa all’estero (si veda il recente accordo italo-francese), sarebbe vantaggioso ricominciare a produrlo direttamente in Italia. Tavola n°8 Struttura produttiva- Francia 2004 Eolienne Solaire 0% 0% Thermiqu 24% Nucléaire 54% Hydrauliqu 22% Fonte : Enerdata Tavola n°9 Capacità Termica per fonte produttiva- Francia 2004 Biomasse 2% Gaz 10% Charbon 46% Pétrole 42% Fonte : Enerdata Per la Francia, la problematica attiene al come far fronte all’aumento della domanda di elettricità e soprattutto ai rischi di tensione e di penuria nei periodi di forte aumento della domanda, principalmente rilanciando il proprio programma nucleare. A breve termine, la costruzione di un primo reattore EPR è stata annunciata nel 2004. Per un programma più importante le scelte dovranno essere fatte entro il 2010, visto che ¾ delle centrali francesi dovrebbero in teoria cominciare ad essere rinnovate a partire dal 2020. Tavola n°10 Struttura produttiva Italia 2004 Solaire Nucléaire 0% Eolienne 0% 1% Géothermiq 1% Hydraulique 26% Thermique 72% Fonte : Enerdata Tavola n°11 Capacità Termica per fonte - Italia, 2004 Biomasse 2% Charbon 10% Pétrole 22% Gaz 66% Fonte : Enerdata Per entrambi i paesi si tratta anche di aumentare la parte di energie rinnovabili nella produzione nazionale. L’applicazione della direttiva sulle energie rinnovabili (ENR) ha portato i due paesi a fissare obiettivi ambiziosi sull’argomento ; tali obiettivi devono essere rispettati. 21% della produzione elettrica francese dovrebbe provenire da energie rinnovabili da qui al 2010, ovvero, ad esclusione delle grandi dighe, moltiplicando per quattro le energie rinnovabili. Il Governo italiano ha anche lui lanciato un importante programma di promozione delle energie rinnovabili. Con un ammontare pari a 20.7 M €, questo programma ha come obiettivo di passare da una produzione basata su energie rinnovabili pari a 16 900 MW nel 1996 a 25 600 MW nel 2010. Questi orientamenti devono essere oggi concretizzati. 2 – Valutare i costi di riferimento delle unità di produzione di energia Porre in essere un incremento delle capacità produttive deve portare ad una valutazione dei costi di costruzione delle unità produttive stesse. Queste considerazioni di ordine finanziario devono naturalmente prendere in considerazione quelle che sono le esternalità ecologiche nonché le ipotesi di evoluzione dei corsi mondiali di energia primaria in modo tale da determinare quale tipo di energia possa essere prodotta e a quale prezzo. Su questo punto, gli studi del Ministero dell’Economia e delle Finanze francese mostrano dei risultati estremamente interessanti : Tavola n°12 Costi di produzione su base 2015, IVA inclusa, con i costi da CO2, attualizzazione all’8% Fonte : Ministero dell’Economia, delle Finanze e dell’Industria francese Tavola n°13 Composizione del costo Iva inclusa del MWh nel 2015 per le diverse fonti produttive Fonte : Ministero dell’Economia, delle Finanze e dell’Industria francese Tali dati devono anche portare l’Italia a considerare l’opzione del nucleare, che è più competitiva, ed a mirare sulle centrali a gas a ciclo combinato (per le centrali dove la potenza è superiore a 20MW). Considerando gli scenari più ottimisti in termini di evoluzione del corso mondiale delle materie prime nonché del livello del dollaro, l’opzione “ciclo combinato” deve essere privilegiata in futuro dai due paesi, soprattutto dall’Italia. Tavola n°14 Sensibilità dei costi di produzione per una produzione annuale, In base al corso del dollaro e dei combustibili (2015 e attualizzazione all’8%) Fonte : Ministero dell’Economia, delle Finanze e dell’Industria francese 3 – Prendere in considerazione considerazione il contesto nazionale Per definire il “mix energetico” da considerare, i due paesi devono prendere in considerazione gli elementi politici come quelli legati alla sicurezza degli approvvigionamenti dovuta ai diversi tipi di produzione. I due Governi dovranno anche prendere in considerazione il fatto che, malgrado la diminuzione dei costi dovuta all’ammodernamento della struttura produttiva nazionale, alcuni impianti saranno meno redditizi. Qualora lo sviluppo delle energie rinnovabili dovesse essere facilitato da un contesto di prezzi elevati (che ne renderebbe più agevole la produzione), quest’ultimo sarebbe reso più complesso nel caso di un abbassamento durevole dei prezzi – a meno di prevedere un sostegno specifico da parte dello Stato. C – Sviluppare le cooperazioni industriali tra i due paesi Francia ed Italia hanno già posto in essere dei programmi di cooperazione industriale basati sulla complementarietà delle loro strutture produttive alle quali l’accordo dell’11 giugno 2005 ha dato un nuovo slancio. 1 – Le cooperazioni tecniche La cooperazione tra i due paesi per quanto riguarda il gas ha subito di recente un forte sviluppo. Dalla fine del 2004, ENI rivende a Gaz de France 8GM3/anno di gas in provenienza dalla Libia tramite il gasdotto Greenstream. E’ interesse di entrambi i paesi incrementare la loro cooperazione per quanto concerne il trattamento del Gas naturale liquefatto, dato l’interesse di entrambi rispetto a questa fonte di energia. Per quanto riguarda l’energia elettrica, è naturalmente sul nucleare civile che i due paesi devono puntare in termini di cooperazione basandosi sugli accordi raggiunti nella primavera del 2005. L’Italia potrà solo trarre vantaggio dalla professionalità francese in questo ambito avendo perso parte della propria perizia sul nucleare. Parallelamente, la Francia trarrà vantaggio dalla partecipazione di un altro paese visto che rilanciare e rendere perenne il nucleare dipende dallo sviluppo che avrà a livello europeo. Bisogna quindi augurarsi che le autorità di Bruxelles non considerino tale accordo bilaterale come lesivo della concorrenza a livello comunitario. 2 – La scelta di siti produttivi congiunti L’interesse del recente accordo franco-italiano sul nucleare civile poggia sull’uso di installazioni francesi da parte di un operatore italiano. In tal modo, risponde ad una delle principali difficoltà alle quali sono sottoposti i produttori di energia: quella dell’identificazione dei siti dove porre in essere i progetti di produzione. Questa difficoltà è valida soprattutto per i progetti in ambito nucleare che suscitano i dibattiti più aspri. Indipendentemente dalle operazioni di informazione e di sensibilizzazione che questi dibattiti devono suscitare, l’utilità di utilizzare siti preesistenti è considerevole: deve portare a delle cooperazioni bilaterali quando ciò sia possibile. Oltre all’ambito nucleare è possibile citare gli accordi tra GDF ed ENI per l’uso del terminale di rigassificazione di Montoire sur Bretagne. La costruzione prevista di nuovi terminali, soprattutto sul territorio italiano, può facilitare nuove cooperazioni industriali. Per quanto riguarda le energie rinnovabili, delle istallazioni francesi sono già state installate in Germania. Anche in questo, i due paesi devono trarre vantaggio dalla loro vicinanza per supportare tali progetti. II - Facilitare Facilitare l’accesso al mercato reciproco Lo sviluppo delle relazioni energetiche tra i due paesi passa attraverso un accesso facilitato delle imprese di settore ai rispettivi mercati nazionali. Come dimostrato dalle tensioni create dalle attività di EDF sul mercato italiano, molto deve essere ancora fatto affinché un clima più sereno possa trarre vantaggio ad entrambi i partner. Un esame della struttura dei due mercati e del livello di penetrazione reciproco lascia trasparire che l’apertura alla concorrenza europea ha prodotto, per il momento, dei risultati estremamente limitati. Sul mercato francese del gas, GDF conservava nel 2004 in questo modo una quota di mercato all’incirca del 76%, e Total il 15%, mentre non constava nessuna presenza italiana di spicco. In Italia, Eni deteneva il 69% della produzione di mercato e il 36% della distribuzione. ENEL seguiva, nel primo campo, con il 12% ed Edison con il 9%. Nel secondo campo, il mercato conservava una struttura assai frammentata, i cinque principali attori (ENI esclusa) possedevano il 31% del mercato. Con le sue due filiali di trasporti (Arcalgas) e di distribuzione (Italcogim), GDF cominciava a sviluppare una presenza significativa, ma ancora limitata (4% della quota di mercato nel 2004). Sul mercato francese dell’elettricità, EDF deteneva nel 2004 una quota di mercato del 75%, mentre gli altri distributori detenevano l’11% dell’energia consumata dai clienti, e nessun attore italiano era riuscito ad ottenere una quota di mercato considerevole. Sul mercato italiano, l’ENEL disponeva del 50% del mercato (livello massimo autorizzato dalla legge) e le sei prime società rappresentavano in tutto circa l’80% della produzione di energia elettrica. Bisogna notare, che EDF, con la sua filiale Edipower, è riuscito ad ottenere il 9% di quota di mercato, alla quale bisogna aggiungere il 6% di Edison, che corrisponde ad una presenza considerevole sul mercato reciproco, che diventa ancor più rilevante aggiungendo il 9% di quota di mercato del gas di Edison. Questa inerzia relativa è dovuta in parte alle posizioni storiche occupate dagli operatori domestici ed al livello di soddisfazione dei loro clienti tradizionali : nel momento in cui questi decidono di cambiare fornitore, in genere non richiedono i servizi di un operatore straniero. In questo contesto, la penetrazione realizzata da EDF sul mercato rispettivo ha suscitato delle forti tensioni dal momento che ha avuto luogo in un ambito micro-economico strutturalmente non in equilibrio. L’accordo firmato il 30 maggio 2005 tra EDF ed ENEL, che definiva le modalità di accesso ai rispettivi mercati, ha l’obiettivo di ridurre tali tensioni. Ma queste tensioni sono dovute inoltre al fatto che le relazioni bilaterali sembrano caratterizzarsi da un’asimmetria giuridica (§-A) e commerciale (§-B), che è necessario ridurre, senza tralasciare la creazione di un ambiente più favorevole nei due paesi alle attività degli operatori energetici (§-C), e che dovrebbe contribuire allo sviluppo più armonioso dei loro scambi. A – Organizzare un’apertura alla concorrenza basata sulla reciprocità Oggi, è possibile costatare che le direttive comunitarie di liberalizzazione dei mercati dell’elettricità e del gas sono state trasposte in modo corretto da Francia ed Italia, che si trovano in una situazione paragonabile. I loro mercati sono aperti alla concorrenza per le aziende dal luglio 2004, e per i privati lo saranno dal 2007. Allo stesso modo, i mercati del gas per le aziende sono aperti alla concorrenza in entrambi i paesi. Tavola n°15 Switching Estimates: Electricity Fonte : Commissione Europea (information provided by Regulators) Questo processo di liberalizzazione ha portato un numero importante di consumatori nei due paesi a cambiare fornitore, in una proporzione considerata, secondo un primo bilancio del 2003, in linea rispetto alla media degli altri paesi europei (vedi Tavole 15 e 16). Tavola n°16 Switching Estimates: Gas Fonte : Commissione Europea (information provided by Regulators) In questo contesto di liberalizzazione multilaterale, le tensioni che si sono verificate nelle relazioni franco-italiane dipendono dal fatto che l’apertura alla concorrenza sia stata organizzata nei due paesi secondo modalità differenti- asimmetria in gran parte corretta, ma che ha pesato sul clima bilaterale. Per riassumere: da parte italiana si ha spesso l’impressione che la Francia abbia proceduto all’apertura in modo più lento e limitato e, in tale contesto, la reazione è stata ancor più negativa date le offensive nella penisola condotte de EDF e GDF. 1. Una liberalizzazione organizzata secondo modalità diverse Il processo di liberalizzazione francese ed italiano si sono svolti secondo ritmi differenti. Per quanto riguarda il mercato dell’elettricità, il Governo italiano ha adottato un decreto-legge che fissava le condizioni d’applicazione della Direttiva Europea dell’elettricità dal novembre 1998, e l’apertura del mercato è cominciata nel febbraio 1999 per i grandi consumatori. La trasposizione nel diritto francese della stessa direttiva è cominciata nel febbraio 2000. Per il mercato del gas, la trasposizione in Francia della Direttiva Europea della liberalizzazione ha avuto luogo nel dicembre 2002, quindi con più di due anni di ritardo. In Italia, il Governo aveva messo in atto la trasposizione dal maggio 2000. L’anticipazione delle scadenze comunitarie ha permesso a tutti i consumatori di scegliere liberamente il loro fornitore dal gennaio 2003, mentre in Francia bisognerà attendere fino al 2007 per i privati. Quest’ultimo elemento mette in luce la diversa portata del processo di liberalizzazione, ad oggi, in Francia ed in Italia. Per l’elettricità come per il gas naturale, emerge che la soluzione italiana ha contribuito in modo più completo e rapido all’apertura del mercato : esistenza di un gestore della rete indipendente, di un gestore di mercato, di una “borsa elettrica”, di regole di accesso alle infrastrutture e regolamentazione delle tariffe. Inoltre, non bisogna dimenticare le disposizioni legislative che limitano al 50% la quota di mercato dell’operatore più importante, insomma disposizioni che ledono la posizione dominante dell’operatore storico (in questo caso ENEL). 2. Gli ostacoli alla liberalizzazione In questo contesto di apertura commerciale asimmetrica, le offensive lanciate dalle principali aziende francesi per penetrare il mercato italiano sono state mal percepite, come testimoniano le problematiche riscontrate da EDF nel take over di Edison. L’applicazione del principio di reciprocità ha per molto tempo condotto il Governo italiano ad impedire questa presa di controllo, al prezzo di un conflitto cui l’accordo del 30 maggio scorso dovrebbe fortunatamente mettere fine. Sullo stesso piano, Gaz de France non ha potuto mettere completamente in atto la sua strategia di espansione in Italia, a causa di obblighi legislativi, basati sull’assenza di reciprocità sui due mercati. Dovrà quindi aspettare fino al 2007 perchè questi obblighi siano tolti, per quanto riguarda l’attività di commercializzazione, mentre ancora nulla è previsto per quanto riguarda l’attività di distribuzione (l’assenza di reciprocità impedisce al momento GDF di prendere il controllo delle società di cui è azionario). In questo contesto, non sorprende che le aziende francesi si lamentino del fatto che, a dispetto della sua apertura teorica, il settore del gas non conosca una reale concorrenza, in particolare nella vendita ai privati. Questa situazione dipende dalle condizioni di accesso alle reti di distribuzione e dalla carenza di strumenti di modulazione. Per queste ragioni, le tariffe di distribuzione e di vendita sono fissate dall’”Autorità per l’energia elettrica e il gas”, sotto forma di prezzi massimi stabiliti. L’altro motivo che spiega il deficit di concorrenza è l’insufficienza nell’offerta di gas alternativa a quella di ENI, che è sospettata di controllare direttamente o indirettamente le infrastrutture d’importazione verso l’Italia. B – Promuovere una una concorrenza equa tra gli operatori Le relazioni energetiche franco-italiane suscitano anche delle tensioni dovute alle differenti strutture dei due mercati. I mercati francesi del gas e dell’elettricità sono ancora in larga parte controllati da un operatore pubblico che ha beneficiato per lungo tempo del monopolio, mentre d’altra parte i mercati italiani sono meno concentrati. Seppure numerosi progressi siano stati fatti, la messa in atto di una concorrenza più equa tra gli attori dei due paesi, e al loro interno stesso, contribuirà a migliorare il clima del mondo degli affari. 1. L’inizio delle liberalizzazioni francesi sono un buon segnale I due grandi monopoli francesi EDF e GDF sono stati sospettati per lungo tempo di beneficiare di vantaggi competitivi indotti. Per esempio, spesso sono state messe in causa le agevolazioni contabili di cui beneficiavano, e che permettevano loro per esempio di non tener conto dei contributi pensionistici dei loro impiegati o, per EDF, del costo dello smantellamento delle centrali nucleari. In questo contesto, il processo d’apertura del capitale, recentemente messo in atto dalle autorità francesi, segna una cesura simbolica e positiva, dal momento che ha portato EDF e GDF ad adottare degli standard contabili più conformi alle pratiche di mercato. La prosecuzione di questo processo di privatizzazione, al di là della soglia al 30% del capitale stabilita dalla legge francese (che prevede che al meno il 70% del capitale di queste due imprese deve rimanere pubblico), rassicurerà gli altri operatori riguardo all’approfondimento di questa normalizzazione. Nel frattempo, è necessario convincerli della portata positiva dei cambiamenti intervenuti e del fatto che non sono più sottomessi ad una concorrenza sleale. 2. Una separazione separazione della produzione e della distribuzione ancora incompleta Il processo di liberalizzazione europeo è stato accompagnato da una separazione delle funzioni di produzione e di gestione della rete - quest’ultima dovrebbe essere assicurata in teoria da un’entità indipendente. La maggior parte degli operatori del mercato considerano tuttavia che sia necessario completare questa operazione per praticare tariffe rappresentative dei conti delle aziende e per la soppressione di sovvenzioni incrociate. Il fatto che il gestore francese della rete di trasporto dell’elettricità (RTE) sia, per esempio, rimasto una filiale di EDF fino all’estate 2005 è stato giudicato contrario alla sua vocazione di entità indipendente. Benché le modalità d’accesso alle interconnessioni siano state messe in atto in modo condiviso, cosa poco frequente, RTE è stato sospettato di concedere delle capacità limitate agli operatori stranieri, che volevano entrare nel mercato francese. Quando ha dovuto soprassedere all’allocazione delle capacità previste nei confronti di terzi per motivi locali o nazionali, cio’ è stato percepito come delle misure discriminatorie nei confronti dei produttori esteri soprattutto italiani. La recente trasformazione di RTE in « società anonima », ovvero di diritto privato, porterà un chiarimento alla situazione, allo stesso modo che la completa applicazione del « Code de bonne conduite », adottato a fine settembre 2005, per prevenire i rischi di pratiche discriminanti in materia di accesso di terzi ad una rete pubblica di trasporti di elettricità. Su questo stesso registro, gli operatori francesi ed italiani sui mercati del gas e dell’elettricità dovranno verificare i miglioramenti avvenuti e la possibilità de evolvere in un ambiente di concorrenza perfettamente equa. C – Porre in essere un ambito regolamentare e politico favorevole alle aziende operanti nel settore dell’energia Le relazioni energetiche italo-francesi potrebbero svilupparsi ancor più facilmente se le aziende dei due paesi beneficiassero di un ambiente più favorevole, sia a livello normativo che politico. 1. Un ambito regolamentare da semplificare Il processo amministrativo necessario alla creazione o all’estensione di unità di produzione di energia sono spesso troppo lunghi e complessi, sia in Francia che in Italia, e spesso scoraggiano le aziende dei due paesi a partecipare al lancio di nuovi progetti. La riduzione dei tempi di scadenza e del numero di atti amministrativi da fornire favoriscono in modo positivo il dinamismo delle aziende di settore e le relazioni bilaterali - la legge italiana adottata nell’aprile del 2002 per semplificare le procedure di autorizzazione non è stata sufficiente per garantire il miglioramento aspettato. In Italia, il decentramento del sistema decisionale ha provocato forti dubbi riguardo al rilascio delle autorizzazioni per i nuovi progetti di produzione di energia. Nel campo della costruzione di centrali elettriche, certi enti locali esigono, ad esempio, dei livelli di canoni maggiori rispetto a quanto non possa sopportare l’economia dei progetti stessi: tutti questi elementi sono un freno all’investimento e al dinamismo del settore. Per finire, in Francia, l’applicazione obbligatoria dei contratti collettivi applicati agli impiegati di EDF-GDF per tutte le aziende del settore è considerata come un ostacolo alla loro presenza nel paese e le conduce talvolta a preferire l’ingresso in altri paesi frontalieri. 2. La necessità di far emergere un consenso dell’opinione pubblica Il dibattito sul settore dell’energia comporta una dimensione politica sufficientemente forte da giustificare una maggiore implicazione da parte dei Governi dei due paesi per sostenere delle scelte considerate di natura strategica. Questa implicazione deve partire dal processo di liberalizzazione, iniziato a livello europeo, che si accompagna da un forte aumento del prezzo dell’energia. Questo aumento, imputabile all’aumento del corso mondiale delle materie prime, potrebbe fare dubitare sulla pertinenza, a livello economico e sociale, dell’apertura alla concorrenza europea. Bisogna quindi rilegittimarla agli occhi dei consumatori e delle grandi aziende, compito che incombe ai Governi che hanno preso tale decisione. L’implicazione dei Governi deve anche condurli a giustificare la creazione di nuove infrastrutture di trasporto di energia, La realizzazione d’interconnessioni di reti energetiche transfrontaliere suscita forti resistenze da parte dei cittadini e degli enti locali coinvolti. Per ridurre queste resistenze è necessario portare avanti un dibattito pubblico approfondito ed aperto, insistendo sulla posta in gioco di questi progetti in termini di crescita nonché di competitività regionale e nazionale. III - Rinforzare le infrastrutture di connessione connessione italoitalofrancesi L’insufficienza relativa delle infrastrutture di connessione tra Francia ed Italia è spesso il simbolo degli ostacoli allo sviluppo delle relazioni energetiche bilaterali. Infatti, come risulta dalla carta n°17, i collegamenti via gasdot to sono attualmente inesistenti tra i due paesi: Carta n°17 La rete dei gasdotti europei I collegamenti elettrici franco-italiani sono in cambio significativi. Come dimostra la tavola n°18, che rappresenta le linee principali de lla rete francese e permette d’individuare le loro connessioni in direzione dell’Italia. Carta n°18 Questa situazione non è solamente una delle cause delle difficoltà tra i due paesi, ma è anche una conseguenza di questioni più ampie, che bisogna prendere in considerazione se si vogliono fare veri progressi in questo campo. Come è stato dimostrato nelle due prime parti di questo studio, il deficit di infrastrutture di collegamento a livello tranfrontaliero riflette in gran parte il carattere asimmetrico della loro relazione: il potenziamento dei collegamenti tra Francia ed Italia sarà tanto maggiore quanto più l’interesse che esso riveste per i due paesi sarà compreso. Come si vedrà in seguito, il potenziamento di queste infrastrutture è confrontato anche a delle difficoltà intrinseche tanto sul piano politico (§-A) che sul piano economico (§-B), che bisogna identificare e trattare per poter mettere in opera una strategia che abbia delle vere possibilità di successo. A – Apportare un sostegno in linea con i progetti prioritari di connessione Benché confinanti, Francia ed Italia occupano una posizione geografica molto diversa. La Francia ha delle frontiere in comune con numerosi paesi, tra cui i principali mercati europei dell’energia. A causa della sua dimensione peninsolare e della presenza della barriera alpina a Nord, l’Italia è in una situazione molto più difficile e dipendente rispetto alla Francia. Questa nuova asimmetria può creare tensioni se non viene analizzata serenamente e deve portare ad uno sviluppo di progetti prioritari di connessione, attraverso delle modalità specifiche. 1. Dei bisogni in termini di connessione differenti a seconda dei rami e dei paesi Per quanto riguarda il gas, i bisogni in termini di connessioni tra Francia ed Italia rimarranno limitati. La loro capacità di esportazione è limitata, quasi assente, e la possibilità di conservazione del gas rende meno vitale la possibilità di accedere senza ritardo ad un approvvigionamento all’estero. Come evidenzia la tavola n°17, la Francia possiede inoltre un accesso alle zone di approvvigionamento del Nord-Europa, che possono facilmente contribuire a rifornire le regioni limitrofe all’Italia (in particolare la regione Rhône Alpes). In questo contesto, solo l’accesso alle risorse di gas del sud del Mediterraneo può suscitare un interesse comune in termini di connessione, anche se queste possono già transitare attraverso la Svizzera (vedi §-IV). Nel campo dell’energia elettrica, la situazione è meno chiara. I due paesi hanno un interesse reciproco a sviluppare i loro scambi commerciali transfrontalieri, dovuto al fatto che questa è un’energia che non è conservabile e che rimane difficile da trasportare da una distanza troppo lunga. La Francia ha una forte capacità di esportazione che può soddisfare i fabbisogni italiani. Tuttavia, l’interesse italiano è ancora più forte visto che necessita di queste importazioni ed in quanto dipende pressoché integralmente dalla sua frontiera nordoccidentale (Francia e Svizzera). Come illustrato dalla tavola n°18, la Francia dispone di numerosi sbocchi, in particolare in direzione delle zone più ricche ed abitate del Nord-Est dell’Europa. È attraverso una giustificazione tecnica in termini di utilità marginale che è possibile convincere la Francia dell’interesse di sviluppare nuove connessioni con l’Italia. Queste connessioni permetteranno alla Francia di rispondere in modo più adeguato ai picchi di consumo dei prossimi anni. 2. Un rafforzamento delle infrastrutture di connessione bilaterali In questo contesto, è necessario sviluppare una strategia specifica volta a rafforzare le infrastrutture di connessione franco-italiana. Nel campo del gas, la connessione tra i due paesi non è terrestre ma marittima: bisogna quindi continuare ad accordare una priorità all’istallazione dei terminali di rigasificazione del Gas Naturale Liquido e mettere in opera i programmi di costruzione in corso, in particolare da parte italiana. In campo elettrico, le capacità di connessione annuali disponibili alla frontiera tra Francia e Italia ammontavano a 2650 MW nell’inverno del 2004 (Fonte: RTE). Bisogna potenziarli attraverso la conclusione della costruzione della linea Corsica Sardegna, evocata nell’accordo intergovernativo dell’11 giugno 2005, ma anche sostenendo i tre progetti di connessione in studio che permetteranno all’Italia de accrescere le proprie capacità di importazione: la costruzione di un collegamento Grandelle-Piossasco, di una capacità di 1000 MW, nonché i due collegamenti tra Briançon e Oulx e tra Villarodin e Bardonecchia, di una potenza da 60 a 100 MW. B – Togliere le contraddizioni economiche della liberalizzazione bilaterale ed europea Il potenziamento delle infrastrutture di connessione bilaterali otterrà un sostegno più vigoroso da parte delle aziende dei due paesi non appena le contraddizioni del processo di liberalizzazione europeo saranno eliminate. 1. Le contraddizioni industriali : quale modello di sviluppo (LPS o LE)? L’apertura alla concorrenza europea ha come obiettivo principale di permettere alle aziende del settore dell’energia di accedere ai mercati degli altri paesi, o di permettere di vendere ai consumatori locali la produzione che avranno potuto effettuare? Oppure, deve consistere principalmente in scambi trasnfrontalieri di energia? In questo secondo caso, la presenza di infrastrutture di connessione a forte capacità è un obbligo. Nel primo invece, la sua importanza è più relativa in quanto la maggior parte del consumo di energia avverrà nelle regioni di produzione. Ne consegue che, se l’opzione di “libera installazione” avesse la meglio sull’opzione “libera prestazione di servizi”, il sostegno delle grandi aziende del settore energetico al potenziamento dei progetti di infrastruttura sarà limitato. Gli accordi conclusi tra Francia ed Italia nella primavera del 2005 modificano la portata della questione? Certamente, se si considera che l’utilizzo da parte dell’ENEL delle capacità di produzione istallate sul territorio francese è principalmente destinato all’esportazione verso l’Italia: ciò deve portare ad un potenziamento importante delle infrastrutture di connessione. La risposta diventa negativa qualora questa “riesportazione” dovesse riguardare un volume ridotto, oppure se ENEL dovesse cedere la sua produzione francese a dei produttori locali in cambio di volumi equivalenti sul suolo italiano. Nel momento in cui le autorità dei due paesi avranno preso una decisione chiara sulla strategia di europeanizzazione dei mercati, potranno ottenere degli impegni chiari da parte dagli operatori del settore dell’energia per quanto riguarda il potenziamento delle infrastrutture di connessione. 2. Le contraddizioni finanziarie : contratti a breve termine o investimenti in infrastrutture ? La liberalizzazione dei mercati dell’energia organizzata dall’Unione Europea ha avuto come conseguenza di ridurre drasticamente l’uso di contratti di lungo periodo tra consumatori e produttori ( questa tendenza è molto forte nel settore elettrico, più limitata in quello del gas). Questa decisione è stata presa dovuto al fatto che questi contratti ostacolavano l’andamento normale della concorrenza. Anche se aveva una finalità ammirevole, ha avuto come conseguenza la riduzione sia della visibilità finanziaria degli operatori del settore dell’energia, che della stabilità di approvvigionamento dei grandi consumatori di energia. In un settore industriale ad alta capitalizzazione come quello dell’energia, questa situazione rende i progetti d’investimento a medio e lungo termine meno sicuri. Essendo gli investimenti in unità produttive prioritari, quelli destinati alle infrastrutture di connessione sono meno importanti, in particolar modo quando si rivelano altrettanto costosi che l’attraversamento delle Alpi. L’aumento congiunturale dei prezzi dell’energia ha sicuramente permesso agli operatori del settore dell’energia di ottenere importanti flussi di cassa, ma questi sono stati destinanti in primo luogo al risanamento del debito. Anche in questo caso, le autorità francesi ed europee devono decidere se desiderano o meno permettere nuovamente di porre in essere dei contratti di rifornimento di energia di lungo periodo, con ripercussioni positive per il potenziamento delle connessioni bilaterali. IV - Dare un sostegno ai porgetti europei di interesse comune Il protocollo d’accordo firmato dai due governi l’11 giugno 2005 enumera un gran numero di punti sui quali i due paesi potrebbero sviluppare delle posizioni comuni a livello europeo. Viene evocata la comune situazione di dipendenza in materia di importazione di energie fossili, la sicurezza dell’approvvigionamento energetico o l’efficacia energetica, temi sui quali le aziende francesi ed italiane hanno già messo in atto una riflessione approfondita con i Governi. Questo scambio di idee e di best practice contribuirà alla “distensione” delle relazioni tra i due paesi. La priorità delle aziende è destinata alla messa in atto di progetti concreti, per i quali una convergenza francese ed italiana a livello internazionale è auspicabile per una miglior difesa dei loro interessi comuni. Sia per garantire la sicurezza delll’approvvigionamento ad un prezzo interessante o per aprire nuovi sbocchi commerciali, i due paesi devono portare un’attenzione particolare alle relazioni con i paesi del Sud del Mediterraneo (§-A) ma anche con i paesi dell’Arco alpino (§-B). A – Mirare alle relazioni con i paesi del sud del Mediterraneo Le grandi compagnie francesi (EDF, GDF, Total ecc.) ed italiane (ENEL, ENI ecc.) finanziano sostengono da lungo tempo le attività dell’Osservatorio Mediterraneo dell’Energia (OME), affinché possa mettere in evidenza la necessità di promuovere i legami tra il Nord ed il Sud del Mediterraneo. Questo dimostra l’importanza che esse accordano al rafforzamento delle relazioni con il Sud del Mediterraneo, rafforzamento per il quale i due governi devono continuare ad impegnarsi. 1. Una sfida bilaterale essenziale Esaurimento a termine delle risorse del Mare del Nord, instabilità rispetto alla dipendenza dagli idrocarburi del Golfo, pericolo di una dipendenza eccessiva dal gas russo…: tutti elementi che devono incitare l’Unione Europea in genere, e Francia ed Italia in particolare, a sostenere lo sviluppo di relazioni energetiche con il Sud del Mediterraneo. L’Africa del Nord, per esempio, ha sviluppato una capacità di esportazione di gas naturale di più di 100 Gm3 nel 2004 (Fonte : Enerdata), che dovrebbe incrementarsi fino al 2015. Come dimostra la tavola n°17, un gasd otto collega attualmente l’Africa del Nord all’Italia, ed altri due sono in costruzione. Il trasporto per nave di GNL e la sua rigassificazione in Europa costituisce la modalità d’accesso privilegiata della Francia al gas algerino. È evidente che le relazioni energetiche con questa regione rivestono una dimensione essenziale per i due paesi. La piattaforma di Roma per la cooperazione euro-mediterranea nel settore dell’energia è il quadro privilegiato, ma non esclusivo, delle iniziative bilaterali che devono essere messe in atto. 2. Due appuntamenti comunitari da non mancare In questo contesto, Francia ed Italia avranno due occasioni di unire i loro sforzi per difendere i loro interessi nel Mediterraneo. Sul piano politico, è necessario organizzare il rilancio del capitolo economico del “processo di Barcellona", che a novembre festeggerà dieci anni, e che suscita un interesse tiepido in molti altri paesi dell’Unione. È essenziale cogliere questa occasione per sottolineare l’importanza delle relazioni economiche tra le due rive del mediterraneo, in particolare sul piano energetico. Da un punto di vista di bilancio, è necessario che il prossimo budget e le “prospettive finanziarie” comunitarie diano alle relazioni con il sud del Mediterraneo un posto di rilievo, e che queste non siano azzerate dai finanziamenti a favore dell’Europa centrale o dell’Ucraina. In quest’ottica, bisognerà assicurarsi che dei capitoli di spesa specifici continuino ad essere attribuiti a questa zona, e che non siano confluiscano in un’unica voce di spesa, beneficiando evidentemente più all’Europa dell’Est (questa considerazione è valida anche per i prestiti e le altre agevolazioni finanziarie della Banca Europea d’Investimento). B – Approfondire le relazioni con i paesi dell’ « Arco Alpino » Francia ed Italia devono continuare a prestare un’attenzione congiunta ai paesi dell’Arco alpino, la Svizzera da un lato ed i Balcani dall’altro. 1. Il necessario coordinamento con la Svizzera La Svizzera fornisce ogni anno all’Italia una quantità di energia elettrica leggermente superiore a quella fornita dalla Francia. I suoi scambi commerciali con la Francia hanno un livello considerevole. Per quanto riguarda il gas, è attraverso la Svizzera che transitano tutte le connessioni terrestri tra i due paesi. Questa dimensione centrale necessita di un maggior coordinamento tra i tre paesi. Tale coordinamento deve avere come oggetto non solo il potenziamento congiunto di certe infrastrutture, ma anche una gestione concordata delle reti, che permetta di evitare problemi di congestione che hanno portato al “black out” italiano del settembre 2003. 1. Lo sviluppo delle delle relazioni con i Balcani L’accordo firmato tra i due Governi l’11 giugno 2005 ha sottolineato l’importanza delle relazioni energetiche con la “comunità del Sud-Est dell’Europa”. Queste “Comunità” sono alla base di un aumento costante degli scambi commerciali, che dovrebbero continuare ad aumentare con lo sviluppo economico di questa area. La prospettiva di un’adesione futura di questi paesi all’Unione Europea deve incitare i due governi a stabilire delle relazioni privilegiate ed a sostenere il rafforzamento delle infrastrutture di connessione nei loro confronti. CONCLUSIONE Le imprese sono degli attori fondamentali delle relazioni energetiche italoitalo-francesi Il presente studio avrà raggiunto il suo scopo se riuscirà a richiamare l’attenzione delle autorità dei due Governi sui principali elementi strutturali da prendere in conto per rendere più semplici le relazioni energetiche bilaterali e se riuscirà ad incitarle eliminando i freni al loro sviluppo. Questo studio si basa sulle contribuzioni delle aziende del settore dell’energia, delle quali riflette visioni ed opinioni. Non pretende sostituirsi alle analisi politiche, amministrative o accademiche ampiamente sviluppate, ma vuole semplicemente contribuire al dibattito bilaterale sull’energia nel quale le aziende hanno vocazione ad avere un ruolo di spicco. Gli orientamenti strategici delineati dal presente studio devono naturalmente essere approfonditi e migliorati. Questi potranno, inoltre, diventare proposte concrete nei prossimi mesi. In questa prospettiva, il CCE è pronto a contribuire all’organizzazione di una riflessione bilaterale approfondita su queste sfide, in collegamento con i principali attori ed è a disposizione delle autorità governative francesi ed italiane. Parte Parte Seconda: Servizi Finanziari, Trasporti e Comunicazioni Le relazioni economiche italoitalo-francesi nelle altre industrie basate sulle reti: dall’apertura all’integrazione? Rispetto al settore dell’energia, i settori dei trasporti, delle comunicazioni e dei servizi finanziari mostrano delle difficoltà di minor entità a livello bilaterale. Le brevi monografie rappresentano un rapido excursus di questi tre settori e evidenziano i principali elementi e le principali problematiche segnalate dalle imprese sollecitate per il presente rapporto. Non vi è alcun dubbio in merito al fatto che un’analisi più approfondita – che il CCE puo’ fornire nei prossimi mesi – metterebbe in luce le difficoltà di ordine giuridico, tecnico e regolamentare sulle quali il presente rapporto non è stato incentrato. Data l’importanza strategica per l’economia dei due paesi, i tre settori sono caratterizzati dalla presenza storica di importanti attori stabilmente impiantati nei rispettivi mercati. Questa situazione non rende agevole l’ingresso degli attori dell’altro paese nei rispettivi mercati e trova spiegazione dalle specifiche realtà commerciali esistenti a livello nazionale e non da ostacoli di tipo pubblico. I legami stabiliti tra Francia ed Italia hanno permesso di sviluppare delle relazioni economiche rilevanti soprattutto nel settore dei trasporti e delle comunicazioni. Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno altresi’ fatto emergere nuovi mercati nei quali l’ingresso degli attori dei due paesi è stato più agevole (ad esempio nel settore delle comunicazioni). Il processo di apertura alla concorrenza europea e la mondializzazione economica spingono verso un’integrazione di questi tre settori, integrazione che i Governi italiano e francese sono invitati ad incitare. PRIMA SCHEDA Le relazioni bilaterali italoitalo-francesi nel settore dei servizi finanziari Le relazioni franco-italiane nel settore finanziario sono storiche. Numerosi attori finanziari italiani hanno sviluppato le loro attività nell’esagono: dalle Assicurazioni Generali, stabilito da lungo tempo in Francia, alla banca d’affari Mediobanca, che ha un legame storico con la Banque Lazard e che ha appena inaugurato la sua sede a Parigi. Anche la presenza francese in Italia è importante: ne sono esempio la presenza del Crédit Agricole nel capitale di Banca Intesa (della quale è il primo azionista, mentre Intesa detiene il 2% del capitale della banca francese), oppure la presenza di Dexia in Credicop, con le partecipazioni incrociate tra la Société Générale e la Cassa di Risparmio di Firenze, o ancora quelle di San PaoloImi con la Caisse de Depot. Inoltre, bisogna sottolineare il fatto che lo sviluppo dei servizi finanziari per le imprese si è da lungo tempo affrancato dalle frontiere bilaterali. La libera scelta del diritto applicabile lascia agli attori un margine di azione maggiore rispetto ai servizi finanziari ai privati (caso in cui si applica la legge del paese del consumatore). Le necessità finanziarie in termini di mutualizzazione e di diversificazione hanno contribuito ad assicurare lo sviluppo di flussi d’affari tra i due paesi, in un ambiente relativamente fluido e favorevole. In un tale contesto di apertura reciproca, restano degli elementi problematici da segnalare alle autorità dei due paesi: alcuni hanno una dimensione prettamente bilaterale, e richiedono dei chiarimenti in tale contesto; altri, più numerosi, trovano il loro senso a livello europeo, e potrebbero dare origine a delle posizioni comuni ai due paesi. I - I problemi bilaterali in materia di servizi finanziari Se da un lato lo sviluppo delle relazioni bilaterali in materia di servizi finanziari riscontra dei problemi di ordine giuridico, dall’altro, deve confrontarsi soprattutto ad un clima di diffidenza a livello politico. A – Un ambiente giuridico a volte svaforevole 1. Francia ed Italia dispongono talvolta di prodotti finanziari che non trovano il loro equivalente nell’altro paese, e ciò può causare danno all’omogeneità dei mercati ed alla loro integrazione integrazione : L’Italia è oggi, il solo grande paese europeo (assieme alla Gran Bretagna) a non disporre di una legge che autorizzi l’emissione di « covered bonds », addossate a dei crediti ipotecari o a degli attivi legati agli enti pubblici locali. Questo strumento potrebbe fornire alle banche italiane l’opportunità di gestire meglio il loro bilancio, rifinanzando i loro prestiti a lungo termine (finanziamenti ipotecari e per gli enti locali) grazie a delle risorse di durata simile. Un progetto di legge è stato presentato al Governo su iniziativa della Banca d’Italia, ma non è andato a buon fine. Eppure, la creazione di questo strumento avrebbe contribuito alla messa in atto di un contesto legislativo più omogeneo a livello europeo in termini di attività bancaria sui mercati di capitale. L’analisi precedente può applicarsi allo stesso modo alla legislazione sul risparmio delle imprese (conti di privati finanziati dall’azienda), introdotti in Francia con la legge “Fabius” (2000) e la legge sulle pensioni (2003), ed il cui equivalente non esiste in Italia. Le imprese assicurative italiane lamentano il fatto che quest’ultima legge tarderà diciassette anni per essere applicata integralmente e vorrebbero che questo periodo fosse ridotto. 2. Il carattere incerto dell’ambiente giuridico e giudiziario italiano frenano lo sviluppo dei crediti al consumo: Sebbene sia molto sviluppato in Francia, il credito al consumo si pratica essenzialmente sui crediti immobiliari in Italia, dove il suo livello è nettamente inferiore rispetto alla media europea. Questo ritardo non è solo dovuto alla diffidenza degli italiani nei confronti di tali prodotti finanziari, ma trova origine soprattutto nella prudenza delle imprese del settore nei confronti di un sistema giudiziario lento e burocratico che dovrebbe deliberare sulle insolvenze e sull’eventuale recupero dei beni non pagati. B – Un ambito politico che provoca diffidenza Benché siano già azionisti importanti di Istituti del mercato reciproco, gli attori finanziari francesi ed italiani mostrano un certa prudenza. La maggior parte considera che un limite al capitalismo più o meno esplicito sia posto non tanto da testi giuridici ma piuttosto dalle autorità pubbliche, e che quindi questo limite non potrebbe essere oltrepassato senza forti resistenze politico-amministrative. In altri termini, molte banche e compagnie d’assicurazioni considerano che sia possibile impiantarsi nell’altro paese attraverso il controllo di attori minori, o attraverso un numero limitato di partecipazioni di attori di maggior rilievo. Tuttavia, hanno tendenza ad evitare qualsiasi tentativo di fusione-acquisizione nei confronti di imprese di dimensioni significative, mentre operazioni di questo tipo potrebbero dare origine a sinergie interessanti. In questo contesto, i recenti interventi del Governatore della Banca d’Italia hanno intaccato la volontà di procedere ad una consolidazione bancaria europea, che potrebbe apportare dei benefici al consumatore, e che i paesi frontalieri sono interessati a favorire. Questi interventi a favore dell’ “italianità” del settore bancario sono ancor meno comprensibili se si considera che il paesaggio bancario del paese si caratterizza da una frammentazione, che la maggior parte degli altri paesi europei, tra cui la Francia, hanno ridotto drasticamente nel corso degli ultimi anni. Al di là della necessità di modificare certe legislazioni, è proprio lo stato d’animo rispetto agli attori finanziari stranieri che va cambiato, privilegiando l’efficacia economica ed industriale a scapito di considerazioni puramente politiche. In questo contesto bisogna sottolineare, inoltre, che, essendo la consolidazione a breve termine del mercato bancario italiano necessaria, sarebbe opportuno che gli attori finanziari italiani e francesi assumessero un ruolo preponderante, cosa che contribuirebbe a rendere più intense le relazioni in questo settore tra i due paesi. II – I problemi europei rich richiedono delle prese di posizione comuni La già ampia liberalizzazione del settore dei servizi ha fatto sì che sorgessero numerosi problemi. In tale contesto, sarebbe auspicabile che i due paesi si uniscano ulteriormente per promuovere delle posizioni comuni che non siano necessariamente in accordo con quelle difese dal mondo anglosassone. Nel settore borsistico, l’avvicinamento tra « Euronext » e la borsa di Milano potrebbe ad esempio contribuire alla nascita di una piazza finanziaria dotata di maggiore liquidità, in grado di compensare la dominazione della « City ». Ma i due paesi dovrebbero avere posizioni comuni soprattutto all’interno del dibattito legislativo comunitario per difendere al meglio gli interessi del proprio settore finanziario, seguendo gli orientamenti che seguono. A – Il ravvicinamento delle norme e delle pratiche di controllo 1. L’armonizzazione delle norme di controllo applicate al settore finanziario deve vedere implicati i due paesi : • in campo contabile, bisogna riuscire ad esercitare maggiore influenza sui lavori dell’ « International Accounting Standard Board », che è controllato in larga parte dagli anglosassoni. Bisognerebbe ad esempio ottenere delle norme contabili che prendano maggiormente in considerazione le specificità del settore dell’assicurazione (in termini di gestione attivo-passivo o di contabilizzatone dei passivi al valore storico). Per quanto concerne il principio di prudenza, è necessario utilizzare i negoziati « Basilea II » e « Solvenza II » per difendere delle soluzioni che non siano basate necessariamente sulle tecniche di « Risk based capital ». 2. Gli attori finanziari francesi ed italiani hanno messo in atto una strategia di espansione paneuropea, spesso più aggressiva rispetto ai loro competitors competitors anglosassoni. Le autorità di entrambi i paesi hanno un forte interesse ad agire congiuntamente a favore della convergenza delle pratiche di controllo che sono loro applicate. In particolare, sarebbe necessaria una applicazione drastica dei dispositivi di coordinamento già previsti dalle direttive comunitarie (conglomerati) ed un rafforzamento del potere dei “controllori dei coordinatori”. B – L’approfondimento dell’integrazione nel settore dei privati L’applicazione della legge del paese relativa alla tutela del consumatore nel settore dei servizi offerti ai privati costituisce un ostacolo all’integrazione bilaterale ed europea: tale legge figura tra le priorità dell’Unione Europea a seguito della realizzazione del « piano d’azione per i servizi finanziari » e deve provocare delle prese di posizione comuni delle autorità dei due paesi. Per incoraggiare questa integrazione, le autorità devono diffidare di iniziative che propongono l’applicazione della legge del paese d’origine (opzione britannica), che potrebbero creare delle distorsioni della concorrenza, penalizzanti per gli attori finanziari e che potrebbero abbassare la protezione dei consumatori. Inoltre, non devono prendere in considerazione le proposte di armonizzazione massima sistematica (opzione tedesca), il cui risultato positivo rimane assai dubbio in una Unione Europea a venticinque. Le autorità dei due paesi devono inoltre sostenere una armonizzazione mirata, sui prodotti più promettenti a livello europeo (credito immobiliare, assicurazione sulla vita), e per i quali la loro industria finanziaria dispone di una perizia e di una esperienza riconosciute. Devono, inoltre, approfondire l’idea di un “26° regime” per questi tipi di prodotto, e che potrebbe contribuire più velocemente alla loro commercializzazione a livello paneuropeo. SECONDA SCHEDA MONOGRAFICA Le relazioni bilaterali italoitalo-francesi nel settore dei trasporti Il settore dei trasporti riveste un’importanza particolare nelle relazioni economiche bilaterali tra l’Italia e la Francia. Da un lato perché questi due paesi sono tra i più avanzati e i più specializzati nel settore a livello mondiale e dispongono di attori di primo piano nella maggior parte dei rami tra i quali i partenariati sono frequenti. D’altro canto perché la Francia e l’Italia sono separate da barriere naturali di difficile transito, le Alpi e il Mediterraneo, che hanno regolarmente riunito i due paesi su progetti comuni. Su questi due argomenti, l’attualità bilaterale recente è stata talvolta segnata da problematiche talvolta drammatiche (incidenti nei tunnel transalpini) oppure, più tradizionali (candidatura italiana per la gestione delle autostrade francesi). La seguente monografia si limiterà a mettere in luce gli elementi più rilevanti. I – Delle relazioni industriali piuttosto aperte Le relazioni bilaterali nel settore dei trasporti hanno già dato luogo a dei partenariati produttivi di effeti positivi tra le imprese dei due paesi. Tuttavia, queste relazioni sono ancora ostacolate dalla questione delle gare d’appalto per la costruzione e la gestione delle infrastrutture di trasporto. A – Dei partenariati industriali importanti Nel settore dei trasporti, la Francia e l’Italia hanno a loro attivo delle importanti operazioni industriali portate avanti in comune e di cui saranno citate quelle principali. 1. I partenariati partenariati tra tra vettori nel settore del trasporto aereo. Dal 2002, Air France e Alitalia hanno messo in atto un partenariato importante nell’ambito dell’alleanza « Skyteam », che verte su gran parte dei collegamenti tra i due paesi. Questo partenariato funziona a pieno regime e non crea particolari problemi a livello bilaterale. nel settore ferroviario. La SNCF e « Ferrovie dello Stato » hanno messo in atto un cooperazione per la gestione del traffico internazionale tra Francia ed Italia. Le due compagnie hanno siglato un nuovo partenariato per organizzare la gestione della rete ferroviaria tra Aiton e Orbassano (gestione dei terminali, servizi, trazione dei treni ecc.). Inoltre, le due compagnie partecipano al progetto della Lione – Torino. nel settore postale. Bisogna segnalare il partenariato tra « La Poste francese» e « Poste Italiane » per il trasporto di spedizioni urgenti. 2. I partenariati tra costruttori di mezz mezzi di trasporto La Francia e l’Italia hanno egualmente sviluppato una cooperazione fruttuosa a livello industriale per la costruzione di mezzi di trasporto in un contesto europeo ed internazionale che porta ad una maggior specializzazione delle produzioni rilevanti. Queste operazioni di ravvicinamento industriale danno spesso luogo ad una mutualizzazione degli investimenti di sviluppo e di industrializzazione, strutturando un tessuto di fornitori comuni che consentono di sviluppare delle sinergie di estrema utilità. A titolo di esempio: Nel settore automobilsitico. Sevel S.p.A (Società Europea Veicoli Leggeri Société Européenne de Véhicules Légers) è una joint venture paritetica tra PSA Peugeot Citroën e Fiat, ed è specializzata nella produzione di utilitarie. Il centro di produzione, ubicato nella Val di Sangro, ha prodotto 89 000 veicoli nel 2004 (Peugeot Boxer, Citroën Jumper, Fiat Ducato). Nel settore spaziale. Le buone relazioni stabilite tra Finmeccanica e Alcatel hanno dato origine al 4° attore mondiale nel settor e della produzione di satelliti. Frutto di un ravvicinamento tra « Alcatel Espace » e « Alenia Spazio », « Alcatel Alenia Space » assicurerà la concezione, la realizzazione e la produzione di sistemi spaziali, di satelliti, di strumenti e di sistemi terrestri associati per le applicazioni civili e militari. Una seconda joint venture chiamata « Telespazio » fornirà i servizi connessi al settore aerospaziale. Questa cooperazione tra i due paesi permetterà loro di massimizzare i vantaggi della concentrazione emersa da qualche anno nel settore dell’industria dei trasporti militari. A tal proposito, si può notare che, dato il successo della cooperazione franco-italiana, questa si potrebbe estendere al settore aeronautico, nel quale Thales e Finmeccanica prevedono un ravvicinamento, che avrebbe il vantaggio di essere basato sulla forte complementarietà industriale e sull’evidente vicinanza culturale dei due paesi. Le imprese del settore dei trasporti non conoscono in genere problemi sostanziali per accedere ai rispettivi mercati per vendere i loro prodotti nonché i loro servizi. In questo contesto particolarmente favorevole, il problema delle gare d’appalto per la costruzione e la gestione delle infrastrutture legate ai trasporti costituisce un test sulla volontà d’apertura dei due Governi. B – L’accesso ai rispettivi mercati di fronte alle gare gare d’appalto 1. La necessità di garantire la trasparenza e l’equità nella scelta dei candidati Nel suo rapporto del 2004, il CCE aveva richiamato l’attenzione dei Governi italiano e francese sulla necessità di garantire il carattere aperto e trasparente delle gare d’appalto relative a progetti di infrastrutture, in modo da essere più facilmente accessibili agli operatori dei due paesi ( per esempio i progetti relativi al Ponte sullo Stretto di Messina ed il Variante di Mestre). In particolare, aveva sottolineato la necessità di fissare delle soglie di fatturato e di referenze più elastiche, oltre che la problematica del capitale sociale minimo per la costituzione di società d’ingegneria. L’anno 2005 gli fornisce l’occasione di ricordare questa necessità, benché il processo di privatizzazione delle autostrade abbia provocato delle candidature italiane (nonché spagnole e da altri paesi). In questo contesto, gli appelli lanciati da alcune personalità pubbliche francesi a favore del carattere necessariamente « nazionale » della gestione delle autostrade hanno suscitato smarrimento e diffidenza. La “delocalizzazione” delle autostrade è impossibile e la loro gestione è delegata sulla base di una definizione precisa degli obblighi : diventa quindi difficile ascoltare argomentazioni di carattere strettamente patriottico che dimenticano di prendere in considerazione le qualità tecniche e finanziarie delle offerte, qualunque sia il paese di provenienza. I due Governi devono quindi prendere delle posizioni chiare per evitare qualsiasi malinteso. 2. La gestione delle autostrade : una scelta strategica La decisione di concedere al settore privato la gestione della rete autostradale dell’esagono da parte del Governo francese ha provocato un numero importante di candidature. Naturalmente, è libero di scegliere liberamente tenendo sempre presente che le considerazioni di carattere finanziario (importo dell’offerta) non vadano a discapito degli elementi tecnici (profilo e perizia dei candidati, livello del servizio durante la concessione, ecc. ). Una visione bilaterale della posta in gioco porta a sottolineare il fatto che sarebbe di particolare interesse a livello strategico di affidare la gestione della rete autostradale frontaliere a operatori presenti nel o nei paesi confinanti. Questo tipo di soluzione assicurerebbe in effetti una continuità territoriale che permetterebbe di rendere più dinamico l’utilizzo delle reti autostradali concesse. Tra Francia ed Italia, tale soluzione permetterebbe di migliorare il funzionamento del “corridoio n°5”, considerato prioritario dai due Governi e dalle autorità comunitarie, e il cui obiettivo è quello di facilitare il traffico Nord-Sud nonché l’accesso al Mediterraneo. II – La persistenza di un deficit deficit di infrastrutture di collegamento collegamento tra i due paesi Considerando l’insufficienza di infrastrutture di frontiera, attraversare le Alpi rimane una barriera spesso insormontabile. In una logica transfrontaliera franco-italiana, le reti stradali e ferroviarie e le infrastrutture portuali ed aeroportuali non avanzano allo stesso ritmo dell’evoluzione delle relazioni economiche bilaterali. È necessario quindi aumentare in modo sostanziale il potenziale delle diverse forme di trasporto. A- Il trasporto stradale incontra degli ostacoli benché maggiori maggioritario tario Il 70% degli scambi franco-italiani avvengono tramite la rete stradale, ma sono vittime di numerose difficoltà. 1. I tasporti stradali tra i due Paesi sono ostacolati in particolare da : una segmentazione troppo forte delle reti logistiche dei due paesi ; un prezzo estremamente elevato per attraversare i tunnel; una capacità insufficiente delle infrastrutture attuali, che impone passaggi alternati ritardando le consegne; l’insufficienza della rete interna italiana che impedisce alle imprese che desiderano investire in Italia di svilupparsi sull’intera penisola e scoraggia in questo modo i progetti di insediamento al sud del paese. Riguardo all’importanza strategica delle infrastrutture, tutte le imprese deplorano lo svantaggio strutturale del territorio italiano, in cui le condizioni necessarie alla concorrenza non sono riunite. Inoltre, le proposte di modernizzazione dei gestori autostradali non sono in nessun modo facilitate, come lo dimostrano le reticenze al momento della realizzazione del tele-pedaggio unico sur l’arco mediterraneo e a dispetto degli impegni presi dai partner de due paesi (il progetto concerne circa 20 società di gestione delle autostrade). 2. Un deficit di capacità altamente problematico A causa della loro scarsa capacità, le rete stradale tra i due paesi è alla stragua degli incidenti (Monte Bianco 29 maggio 1999, Fréjus 4 maggio 2005). La preoccupazione legittima di garantire la sicurezza delle persone ed il rispetto dell’ambiente porterà necessariamente a limitare la capacità di tali reti stradali e deve quindi condurre a privilegiare altri modi di trasporto. B – Lo sviluppo dei trasporti ferroviari transalpini : una urgenza 1. L’autstrada ferroviaria Aiton - Orbassano : troppo poco, troppo cor corta La realizzazione dell’ « autostrada ferroviaria alpina » Aiton-Orbassano nel novembre del 2003 è l’esempio di un’esperienza interessante, ma non è all’altezza della posta in gioco economica bilaterale. Nel 2004 è stata utilizzata da 6500 TIR, con un calo del 5% del traffico stradale. Se in termini di costo rispetto al tunnel costituisce un interesse reale, tuttavia cumula una serie di inconvenienti : il tratto relativamente corto di questo collegamento (175 km) non rende il suo utilizzo necessariamente interessante per i camion, a causa dei tempi lunghi ; il sesto del tunnel utilizzato da questa connessione (Mont Cenis) è oggi troppo stretto e permette solo il trasporto dei camion cisterna dalle forme arrotondate ; l’ampliamento del sesto previsto per il 2006 è stata ritardato dalla scoperta di amianto naturale sul lato italiano e dovrebbe subire un ulteriore ritardo di due anni ; le prestazioni di questo collegamento in termini di velocità sono limitate : oltre alla lentezza dei convogli, bisogna sottolineare l’apertura limitata a 5 giorni su 7 (anche se l’apertura il sabato sia stata annunciata lo scorso mese di giugno) e che la frequenza quotidiana dei convogli sia relativamente bassa (inizialmente 4, poi 5 da giugno 2005 grazie all’aggiunta di una rotazione notturna in più). 2. Il Progetto ferroviario della Lione - Torino : una priorità assoluta per le imprese Grazie al progetto ferroviario Lione-Torino si potranno risolvere la maggior parte dei problemi dei collegamenti tra i due paesi. A l’orizzonte 2020 questo progetto dovrebbe permetter di trasportare attraverso le Alpi 7 milioni di passeggeri e 40 milioni di tonnellate di merce (oltre ai 20 milioni di tonnellate che passeranno attraverso l’itinerario esistente) e permetterebbe inoltre di guadagnare 2 ore sulla connessione Lione-Torino. Questo progetto transfrontaliero non si limita al solo aspetto stradale : permetterà di unire lo spazio economico esistente tra le due regioni frontaliere e contribuirà inoltre a rinforzare il suo ruolo di crocevia economico dell’Arco alpino all’interno dell’Unione Europea allargata. Inoltre sarebbe necessario insistere con vigore sulla dimensione europea di questo progetto d’infrastrutture, che favorirebbe inoltre nuovi flussi economici con l’Europa centrale, del Nord e la penisola iberica per mobilitare ulteriori finanziamenti. La decisione Governativa di realizzare il progetto ferroviario Lione-Torino risale al 29 gennaio 2001 e numerosi progressi sono stati rilevati. Tuttavia, le difficoltà ed i ritardi legati al finanziamento del progetto provocano un clima di dubbio e di scetticismo per un importante numero di attori economici. Per dissiparli, i Governi dei due paesi devono prendere una posizione chiara sulla questione e devono garantire la sua realizzazione completa in tempi rapidi. C – Il collegamento Toulon – Civitavecchia : un esperimento interessante Garantito dal 2005 dagli operatori Grimaldi e Louis Dreyfus, il collegamento tra Toulon e Civitavecchia è simbolo di uno sforzo lodevole per offrire una prima alternativa marittima ai collegamenti stradali tra i due paesi. Questa esperienza costituisce un’iniziativa interessante in quanto propone un tracciato abbastanza lungo e rettilineo, rispetto all’arco stradale che bisognerebbe percorrere per fare lo stesso tragitto: la traversata dura 15 ore (includendo l’ingresso e l’uscita dal porto, e le operazioni di imbarco e di sbarco), rispetto alle 22 ore di cui necessitano i camionisti, che rispettano limiti di velocità e tempi di pausa legali. Il prezzo proposto, a partire da 400 euro, alla metà del costo stradale, è docuto all’attribuzione di importanti sovvenzioni pubbliche. In questo contesto, le autorità dei due paesi devono continuare a rendere effettiva una mediatizzazione diffusa di questa sperimentazione, in modo da convincere un numero sufficiente di trasportatori per garantirla oltre il 2007. TERZA MONOGRAFIA Le relazioni bilaterali italoitalo-francesi nelle comunicazioni I rapporti tra l’Italia e la Francia nel settore della comunicazione e delle telecomunicazioni hanno vissuto uno sviluppo progressivo e costante. Elemento che ha permesso un ulteriore rafforzamento di tali relazioni é senza dubbio rappesentato dalla diffusione su larga scala delle nuove tecnologie, che ha facilitato l’accesso ai mercati reciproci. Al fine di analizzare le questioni maggiormente problematiche segnalateci dalle imprese occorre distinguere tra due settori : il settore dei media e quelllo editoriale : con una dimensione culturale e linguistica ed una dimensione politica derivante dal loro impatto sull’opinione pubblica; il settore « telecom », caratterizzato da una più marcata impronta industriale e tecnologica I – Un settore “media” piuttosto aperto Il settore dei media e quello editoriale – che tradizionalmente ha avuto una connotazione di stampo fortemente “nazionalistico” - ha subito un cambiamento nel corso degli ultimi decenni in quanto si è andato regionalizzando. A livello dei rapporti bilaterali italo-francesi non esistono ostacoli eccessivi in termini di accesso ai mercati reciproci cosi’ come in termini di funzionamento degli stessi. A – Settore editoriale Il mercato del libro é il meno europeo tra i mercati, facendo parte dei cosiddetti modelli di commercio non esportabili, con una struttura logistica autonoma in ciascun Paese. Inoltre, le inevitabili differenze linguistiche rendono le case editrici necessariamente « locali ». In questo scenario, le grandi imprese operanti nel settore hanno potuto svilupparsi nel mercato reciproco senza incontrare particolari ostacoli. Per illustrare questa apertura bilaterale, si segnalano due casi particolarmente simbolici: quello della RCS, il gruppo italiano con la maggiore penetrazione internazionale: in Francia, detiene il 100% di Flammarion, con 700 dipendenti; inoltre, esiste una stretta collaborazione tra il più importante quotidiano della RCS, il Corriere della Sera, e Libération. quello di Lagardère, il quale controlla Hachette Rusconi S.p.A.. Quest’ultima, con le sue 22 testate é il primo editore di « magazine » per il grande pubblico in Italia; pubblica tre settimanali (Eva Tremila, Gente, Gioia), 14 mensili (tra i quali Gente, Money, Tuttomoto, Vitality, Gioia Casa, Photo) e 5 trimestrali (tra i quali Gioia Bambini e Gioia Salute). Un ulteriore sviluppo dei due editori sopra menzionati nei reciproci mercati non ha ancora avuto luogo esclusivamente a causa di ragioni di natura commerciale (ridotte possibilità di acquisto), e non per motivi di ordine legale o politico. Pur essendo difficilmente applicabili al comparto dei libri, si sono avute delle importanti sinergie tra imprese oggetto di operazioni di concentrazione, sopratutto a livello di scambio di best practices e nell’esportazione di alcuni prodotti, come i fascicoli, i quali realizzano ottimi risultati in Italia ed anche in Spagna. In merito alla legislazione vigente, in Francia vi sono degli aiuti di Stato che non esistono in Italia. La normativa relativa al diritto di recesso per l’acquisto dei libri ne è un esempio, dal momento che in Francia é possibile restituire il volume fino a 14 mesi dopo l’acquisto, mentre in Italia il termine per l'esericizio del diritto è di 10 giorni. Queste differenze dovranno essere attenuate, tuttavia non costituiscono un ostacolo maggiore ad un ulteriore sviluppo delle relazioni bilaterali nel settore. B – Audiovisivo L’audiovisivo é il più complesso tra i mezzi di informazione a causa dell’impatto sulle masse e la propria capacità di influenzare fortemente l’opinione pubblica. Anche in questo settore assistiamo ad una relativa apertura del mercato derivante dalle privatizzazioni ed alle nuove teconolgie satellitari e digitali. Valga citare a titolo esemplificativo di tale « apertura » l’esperienza degli anni 80 di Mediaset nel canale televisivo francese “La Cinq” oppure quella di Canal Plus con la propria filiale italiana Telepiù (venduta a Sky nel 2004). Ulteriori esempi più recenti sono quelli di TF1 in Italia, che ha ottenuto un’importante posizione nel digitale terrestre (mediante Sport Italia, Prima TV, Eurosport) senza incontrare particolari difficoltà. Su un piano generale, non vi sono, dunque, conflitti o problemi di particolare rilevanza, eccezzion fatta per gli inconvenienti collegati all’esistenza di un duopolio televisivo in Italia. Il mercato audiovisivo italiano è, infatti, altamente concentrato. Inoltre, le due imprese in regime di duopolio catturano anche il 90% dell’auditel totale (44,7 % per la RAI, 44 % per Mediaset - dati 2003) e controllano il 75 % delle risorse del settore audiovisivo (commerciale e pubblico) e l’85 % del mercato pubblicitario (più del 62 % per il gruppo Mediaset). La televisione controlla in Italia circa il 56 % del totale delle risorse pubblicitarie nei «media» (la media europea è di circa il 33-34 %). A titolo comparativo basti rilevare che la stampa, contando tutte le pubblicazioni esistenti, detiene solo il 20% del totale. La forte concorrenza esercitata dal settore teleivisvo spiega il debole sviluppo del mercato della carta stampata in Italia, che risulta essere poco concentrata. A parte il gruppo RCS Media (Il Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport), e il gruppo Editoriale l’Espresso, non esistono altri editori con una quota superiore al 10% del mercato. II – Un settore “Telecom” problematico Il settore delle telecomunicazioni non ha una dimensione politico-culturale rilevante a differenza dei comparti dei « media» o dell’editoria, analizzati nei paragrafi precedenti. Lo sviluppo delle relazioni bilaterali italo-francesi è dunque confrontato – in questo settore – piuttosto a dei problemi di natura tecnica e regolamentare. Prima di procedere è importante segnalare che la parte «telecom» di questa scheda monografica si concentra più sulle problematiche segnalate dagli operatori del mercato rilveante italiano. Gli operatori francesi, infatti, pur avendoci informato delle difficoltà che incontrano in Italia hanno preferito non elencarle nel dettaglio, scelta che il CCE ha dovuto prendere in considerazione. A – Un accesso difficile nei mercati reciproci La capacità di offerta e di penetrazione degli operatori stranieri sul mercato francese dipende direttamente dall’accesso alle infrastrutture di France Télécom (FT). L’efficacia del quadro normativo e la sua concreta applicazione hanno un impatto diretto sulla capacità degli operatori esteri di accedere e di essere competitivi sul mercato transalpino. Gli operatori italiani indicano che nel corso dell’anno 2005 vi é stato un parziale cambiamento nella condotta di FT rispetto alla concorrenza, sopratutto in merito all’accesso alla rete. In particolare, alcune condizioni tecniche ed economiche relative alla fornitura di servizi, di cui gli operatori fruivano al fine di avere un contatto diretto con i clienti - offrendo dei servizi come la telefonia, oppure l’alta velocità su web - sono state decisamente migliorate. Gli operatori italiani hanno sottolineato altresi’ che la Francia non ha ancora provveduto ad adeguare il proprio ordinamento al quadro normativo comunitario in materia di telecomunicazioni, nonostante la scadenza fosse stata fissata dalla Commissione europea per il luglio 2003. Le imprese italiane che operano nel settore considerano tale ritardo come una restrizione della concorrenza e indicano che sarebbero pronte a cooperare maggiormente con FT se quest’ultima fosse disposta a fare lo stesso in Francia. D’altra parte, il mercato italiano delle telecomunicazioni presenta attualmenete un elevato grado di saturazione. Quattro operatori sono oggi presenti sul mercato: TIM, che ne detiene il 44%, Vodafone con il 36%, Wind con il 18% e Hutchinson con il 2%. Anche gli indici di penetrazione del mercato della telefonia mobile sono i più alti d’Europa, con un livello che supera il 100% (più di un telefono celulare ogni 100 abitanti) rispetto ad una media europea dell’89%. Inoltre, il fatturato medio per abitante è inferiore ai 28 euro al mese, rispetto ad una media europea che si attesta intorno ai 31. Infine, la percentuale dei clienti che aderiscono al sistema “prepagato” è di circa l’87%. La recente riforma delle telecomunicazioni in Italia ha fatto sorgere alcune difficoltà per la penetrazione del mercato da parte di imprese straniere operanti nel settore. Ed invero, in base ad una interpretazione ampia della stessa, allo Stato sarebbe consentito concedere agli operatori nazionali licenze di utilizzazione a dei prezzi inferiori rispetto a quelli pagati dagli altri operatori esteri. Pertanto, i sospetti di trattamento più favorevole di alcune imprese a cui va aggiunta la lentezza della giustizia italiana rendono particolarmente complicato l’accesso al mercato. B – Un funzionamento complesso del mercato Rispetto all’alta velocità, Telecom Italia ha fatto il suo ingresso nel mercato transalpino rinforzando la propria presenza in Francia con l’offerta dei servizi “voice” e l’accesso all’alta velocità sul web per l’utenza domestica e per le piccole e medie imprese (offerta “haut débit”). Conseguentemente, il portafoglio clienti di Telecom Italia France, in poco più di un anno di attività è passata da 45.000 unità a 205.000 (dati fine marzo 2005), grazie all’offerta del servizio Alice e alla commercializzazione di terminali tecnologicamente innovativi come i terminali telefonici “Aladino”. Secondo gli operatori italiani le situazioni più critiche rispetto all’accesso al mercato dei servizi telefonici, possono essere riassunti come segue: compatibilità regolamentare: per il momento FT non è sottoposta all’obbligo di implementare un sistema di Compatibilità Regolamentare (sistema vigente invece per Telecom Italia), il quale è essenziale per tutto il mercato delle telecomunicazioni, al fine di verificare che l’offerta di FT (tanto al dettaglio quanto all’ingrosso) si adegui rispetto ai costi che la stessa FT è tenuta a sopportare. Cio’ diviene ancor più importante se si considera l’introduzione di nuovi servizi di vendita all’ingrosso come la “Rivendita all’ingrosso dell’abbonamento” (Wholesale Line Rental) ed il “ADSL Nu”. In effetti, offrire alcuni servizi a prezzi eccessivamente contenuti potrebbe produrre un effetto negativo per gli investimenti degli operatori “facility-based” (i.e. : coloro che hanno deciso di dotarsi di infrastrutture), favorendo dei meccanismi di semplice rivendita (e, dunque, in contrasto con una strategia di sviluppo di infrastrutture alternative, le quali - come suggerito dall’UE - costituiscono l’elemento chiave per una concorrenza effettiva nel settore delle telecomunicazioni). Gli operatori italiani sottolineano, pertanto, l’importanza dell’attività di consultazione pubblica in corso in merito alla “Compatibilità Regolamentare” di FT ed auspicano che tale attività conduca alla definizione di prezzi di vendita all’ingrosso coerenti tra loro ed allo stesso modo coerenti con i prezzi al dettaglio. Transparenza della compatibilità regolamentare: la Compatibilità Regolamentare deve essere certificata da un sistema di audit esterno e resa pubblica, in linea con quanto ha già avuto luogo in Italia, in modo da garantire la massima trasparenza delle offerte e dei costi. Riproduzione delle offerte: gli operatori italiani si lamentano dell’assenza di un sistema che permetta di verificare che le offerte al dettaglio di France Telecom possano essere ripodotte da uno dei suoi concorrenti per tutti i servizi offerti da FT; auspicano quindi che sia istituito il corrispondente servizio all’ingrosso (wholesale) acquistabile da un operatore alternativo al fine di proporre la stessa offerta al cliente finale. Ritengono altresi’ che la sola esistenza di un servizio di vendita all’ingrosso siffatto non sia sufficiente: è necessario che vi sia un rapporto tra il prezzo al dettaglio e quello all’ingrosso per garantire all’operatore in concorrenza dei margini economici adeguati. A tal fine, dovrebbero essere introdotti dei test appropriati relativi al prezzo (sistema già implementato in Italia). Obbligo di parità di trattamento: tutti gli operatori, compresa France Telecom, hanno accesso alle risorse della rete di FT. Gli operatori italiani ritengono che sarebbe, dunque, fondamentale che il network FT venda i suoi servizi alle stesse condizioni a tutti gli operatori interessati. La parità di trattamento non deve limitarsi all’aspetto puramente economico, ma deve riguardare anche gli altri aspetti tecnici ed operativi; è solo in tal modo, che sarà possibilie garantire una vera parità di accesso alle risorse (i.e.: delle condizioni concorrenziali eguali, o “parità di trattamento”). In particolare, è importante che esista una separazione tra la « Direzione Rete » e la Direzione Commericale di FT, a garanzia della quale vi siano regole specifiche, di modo da evitare dei flussi di informazione tra le due Direzioni che potrebbero alterare la concorrenza. Gli operatori italiani ritengono che potrebbe aversi un possibile comportamento abusivo, per esempio, laddove la Direzione Rete comunicasse a quella Commerciale che un determinato utente ha richiesto di poter accedere a servizi offerti da un altro operatore, quest’ultima potrebbe aprofittarne per avanzare un’offerta più vantaggiosa.. Esistenza di uno spazio economico per la competizione: particolarmente per gli aspetti economici del « Full ULL », gli operatori italiani denotano la mancanza di uno spazio economico sufficente tra il costo del servizio di vendita all’ingrosso (attualmente di 9,5 €/mese) ed il costo d’abbonamento praticato al cliente finale (attualmente di 11,7 €/mois): la proposta di FT, che propone di creare tale spazio nell’arco di pochi anni - a dire degli operatori italini - non soddisferebbe le esigenze attuali, che richiederebbero dei margini superiori. Parallelamente, numerosi operatori potrebebro avere delle difficoltà economiche a causa delle quali non risucirebbero a sopravvivere sino alla data prevista. CONCLUSIONE GENERALE DEL RAPPORTO Le imprese sono degli attori fondamentali delle relazioni economiche economiche italoitalo-francesi francesi Il presente studio avrà raggiunto il suo scopo se riuscirà a richiamare l’attenzione delle autorità dei due Governi sui principali elementi strutturali da prendere in conto per rendere più semplici le relazioni economiche bilaterali e se riuscirà ad incitarle eliminando i freni al loro sviluppo. Questo Rapporto si basa sulle contribuzioni delle aziende del settore dell’energia, delle quali riflette visioni ed opinioni. Non pretende sostituirsi alle analisi politiche, amministrative o accademiche ampiamente sviluppate, ma vuole semplicemente contribuire al dibattito economico bilaterale nel quale le aziende hanno vocazione ad avere un ruolo di spicco. Gli orientamenti strategici delineati dallo studio sull’ “energia” e sulle tre schede monografiche sui “servizi finanziari”, trasporti” e “comunicazioni” devono naturalmente essere approfonditi e migliorati. Questi potranno, inoltre, diventare proposte concrete nei prossimi mesi. In questa prospettiva, il CCE è pronto a contribuire all’organizzazione di una riflessione bilaterale approfondita su queste sfide, in collegamento con i principali attori ed è a disposizione delle autorità governative francesi ed italiane. ALLEGATI ISTITUZIONALI 1. Consiglio d’Amministrazione del CCE 2. Lista delle aziende della rete del CCE 3. 4. Presentazione del CCE Lettere di patrocinio dei Governi CONSEIL DE COOPÉRATION ÉCONOMIQUE SOUS LE PARRAINAGE PERMANENT DES GOUVERNEMENTS ESPAGNOL, FRANÇAIS, ITALIEN, PORTUGAIS Conseil d’administration CCE au 30/06/2008 Andrea Canino, Président Antoine Bernheim Emilio Botin René Carron Jean-François Dehecq Luis Del Rivero Asensio José Manuel Entrecanales Ricardo Espirito Santo Salgado Isidoro Fainé Pier Francesco Guarguaglini Anne Lauvergeon Christophe de Margerie Vasco de Mello Alain Mérieux Paolo Scaroni Marco Tronchetti Provera Président de MC Partners Président d’Assicurazioni Generali Président du Banco Santander Président du Crédit Agricole Président de Sanofi Aventis Président de Sacyr Vallehermoso Président d’Acciona Président du Banco Espirito Santo Président de La Caixa Président de Finmeccanica Présidente d’Areva Directeur Général de Total Président de Brisa Président de BioMérieux Administrateur Délégué d’ENI Président de Pirelli Sponsors Espagnols Abertis Agbar Acciona Banco Popular Cepsa Endesa Iberdrola La Caixa Sacyr Vallehermoso Santander Sos Cuetara Telefonica Trapsa Français Accor Areva BioMérieux Carrefour Crédit Agricole Eutelsat GDF Lafarge La Poste MC Partners Peugeot Sanofi Aventis Société Générale Suez Total Veolia Italiens Assicurazioni Generali Autostrade Banca Intesa San Paolo Candy Edison ENEL ENI Ferrero Ferrovie dello Stato Finmeccanica Indesit Pirelli RCS Telecom Italia Unicredit Portugais Amorim Banco Espirito Santo Brisa Caixa Geral EDP Galp Portugal Telecom Portucel REN Liste des entreprises du réseau du CCE Abertis Acciona Accor ACS Adif ADP Agbar Air France Air Liquide Alcatel Alitalia Altadis Amorim Arcelor Areva Assicurazioni Generali Auchan Autostrade Axa Banca Intesa San Paolo Banco Espirito Santo Banco Popular Banco Sabadell Bankinter Barilla BBVA BCP BioMérieux BNP Paribas Brisa Candy Carrefour CDC Cepsa CGD CMA -CGM Crédit Agricole Cimpor Dexia EADS Edison EDP EDF El Corte Inglés Elsag Endesa ENEL ENI Escota Eutelsat FCC FCD Ferragamo Ferrero Ferrovie dello Stato Fiat Finmeccanica France Telecom Gas Natural GDF Galp Groupama Grupo Ferrovial Grupo Recoletos Grupo Santander Havas Iberdrola Iberia Impresa Indesit Indra JCDecaux L’Oreal La Caixa La Poste Lafarge Lagardère LVMH Lazard Marsans MC Partners Media Capital Mediaset Mediobanca Michelin NH hoteles Pascual Pernod Ricard Peugeot Pininfarina Pirelli PPR Portucel Portugal Telecom Portugalia Poste Italiane Prisa RCS REE REN Renault Renfe Repsol Rothschild SAI Fondiaria Safran Sanofi Aventis Schneider SMI SNCF Sodexho Sonae ST Micro Electronic Suez Telefonica Telecom Italia TF1 Thalès Total Trapsa Unicredit Unión Fenosa Veolia Vinci Vivendi Universal CONSEIL DE COOPÉRATION ÉCONOMIQUE SOUS LE PARRAINAGE PERMANENT DES GOUVERNEMENTS ESPAGNOL, FRANÇAIS, ITALIEN, PORTUGAIS 114, boulevard Haussmann Paris 75008 Tel 00 33 1 40 74 03 10 – Fax 00 33 1 40 74 03 90 [email protected] 79