Ottobre - Athenaeum

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Ottobre - Athenaeum
Anno V Numero 8 - Ottobre 2011
Mensile redatto dagli studenti del Liceo Classico “Leoniano”
FONDATO DA
FRANCESCO CARLETTI, MARCO CECILI E GABRIELE RUSSO RUSSO
www.giornaleathenaeum.com
Vincitore del Concorso
“Il giornale nelle scuole”
promosso
dall’Ordine dei Giornalisti
Direttoda DanieleRodolico
Il Liceo Leoniano in viaggio, alla volta della Grecia
Vicedirettrice VivianaAstazi
Redazione completa a pag. 12
riconciliandosi con la classicità
Oltre all’esperienza di condivisione con compagni e insegnanti, il fascino della Grecia antica
Irene Erculei
All’inizio la partenza per “la
terra di grandi pensatori e
guerrieri’’ mi incuriosiva: percorrere le stesse strade attraversate dai protagonisti dei
nostri studi rende quello che ci
troviamo a imparare molto più
recente. Per via degli scioperi,
le rivolte, i pesanti discorsi dei
professori e dei genitori avevo
perso la voglia di partire; poi
mi sono detta “perché non
provare? Ti divertirai comunque!’’ e ho fatto i bagagli.
Il viaggio è stato terribile. Il
mare mosso non ci permetteva
di dormire. Ci cullava con movimenti violenti: è stato come
fare un lungo giro di dodici ore
sulle montagne russe. Questa
esperienza ci ha insegnato
però a prevenire il mal di mare:
al ritorno tutti hanno preso la
pillola. Abbiamo parlato, giocato a carte e cantato tutta la
notte.
La mattina seguente non mi
sembrava vero essere sulla
terra ferma. Ho gridato e sono
salita sull’autobus. Tutti erano
stanchi e assonnati, ma cercavano in tutti i modi di rimanere
Speciale
La scuola in Grecia
da pag. 2 a pag. 4
svegli. Nel pomeriggio siamo
andati alla scoperta della Grecia del secondo/terzo millennio
a.C.
nel
Museo
Archeologico di Atene. Devo
dire che erano molto bravi a
maneggiare i metalli, ma erano
soprattutto dei grandi “orafi”.
Verso le sette siamo tornati sull’autobus e siamo partiti per
l’albergo. La prima impressione
non è stata delle migliori, ma
fortunatamente entrando abbiamo trovato un ambiente
quasi confortevole. Ci siamo
abituati ad utilizzare rubinetti
mal funzionanti e a dormire su
delle brande. Nel complesso
però era un luogo gradevole e
Via Rotabile S. Francesco - 03012 Anagni (FR)
Via Aldo Moro, 415 - 03100 Frosinone
ben arredato.
Durante i restanti quattro
giorni abbiamo visto dal vivo
tutto quello studiato nella storia dell’arte del quarto ginnasio: i kuroi, la ceramica greca, le
maschere funebri, i templi e gli
altari sacrificali degli dei, i teatri e i tre ordini di scultura
greca.
SEGUE A PAG. 2
IL NOSTRO ALFIERE
DEL LAVORO
A PAGINA 5
Il nostro fondatore Gabriele
Russo Russo ha ricevuto dalle
mani del Presidente della
Repubblica, il 19 oobre
scorso, l’onorificenza di Alfiere
del Lavoro. Per l’occasione,
Luigi Fracassa lo intervista.
“Tutti insieme
inevitabilmente”
A PAGINA 9
Athenaeum inaugura una
nuova rubrica “interaiva” di
corrispondenza a cura di
Maria Vioria Bigliardo.
la stagione
dell’alternative rock
A PAGINA 10
Per l’ormai vicina uscita del nuovo
album dei Coldplay “Mylo Xyloto”, Angela Buonpane ripercorre la storia del famoso
gruppo britannico.
Ludovico Celesti, inoltre, recensisce in modo puntuale l’ultimo
album dei Red Hot Chili Peppers.
2 speciale grecia
Ottobre 2011
Sp ecia le
Viaggio d’istruzione e gemellaggio in grecia
i r i c o rd i e l e i m p re s s i o n i
. . . da l I V
ginnasio
Michela Caciolo
Questo è stato il primo anno da “liceali”
per noi del IV ginnasio, ma molto
divertente: è stato un po’ diverso perché la
gita, anziché farla in primavera, è stata
organizzata per ottobre.
La tappa di quest’anno è stata la Grecia,
perché alcuni ragazzi del V,del I, del II e del
III liceo hanno partecipato al gemellaggio
con la città di Patrasso.
Il viaggio in nave è stato un po’ stressante
perché molti ragazzi si sono sentiti male,
ma credo che in fondo ne sia valsa la pena!
Abbiamo visitato l’antichissima acropoli di
Atene, che era il tempio dedicato ad Atena,
protettrice della città, il tempio di Apollo,
il teatro
di Epidauro, la tomba di
Agamennone e il canale di Corinto.
Quando riusciva ad avanzare un po’ di
tempo uscivamo con i professori in giro
per i negozi alla ricerca di souvenir e vestiti
da riportare a casa.
Essendo stato il primo viaggio da liceale,
credevo che non mi sarei ambientata
subito con gli altri compagni, ma non è
stato così: ho fatto nuove amicizie ed ho
conosciuto meglio la nostra nuova
compagna di classe. Questo viaggio è stata
un’esperienza fantastica, che ci ha
permesso di conoscerci meglio, di ridere,
cantare e suonare insieme. Spero che
anche il prossimo anno sia divertente
come questo. Adesso non facciamo altro
che aspettare la settimana bianca!
. . . da l v g i n n a s i o
Anna Lucia Russo Russo
A meno di un mese dall'inizio della scuola,
nei corridoi si respirava già l'eccitazione
che solitamente precede un periodo di
vacanza o, come in questo caso, il viaggio
d'istruzione. Quest'anno però, c'era anche
un po' di incertezza , per il periodo scelto e
anche per la meta (la Grecia), visti gli
scioperi e le manifestazioni che i
telegiornali ci mostravano ogni giorno. Il
10 ottobre comunque una parte della
scuola partiva da Anagni diretta verso la
Grecia, terra che abbiamo sempre studiato,
e studieremo ancora molto, ma che in
realtà conoscevamo ben poco. La gita non
è iniziata proprio nel migliore nei modi: il
mare mosso è bastato a togliere a molti un
po' dell'eccitazione per i cinque giorni
successivi ma, soprattutto grazie alla
professoressa Gerardi, la notte di viaggio è
passata e ha portato con sé tutte le nostre
preoccupazioni (e il mal di mare!),
facendoci sentire davvero pronti ad
affrontare la nostra avventura in Grecia.
Almeno per me è stato così: dopo quella
notte cos'altro poteva spaventarmi? E
infatti poi è andato tutto bene, anche se in
fondo è inutile dirlo: quando si è con i
propri amici cosa può andare storto e
rovinare sei giorni insieme? Neanche i tre
giorni di sciopero generale hanno fermato
il nostro "numeroso" gruppo. Sembrava di
essere appena arrivati, quando con un po'
di nostalgia di casa e tanta nostalgia della
cucina italiana abbiamo ripreso il mare (di
nuovo mosso ovviamente) per far ritorno
in patria. Nonostante il viaggio in nave e i
dubbi e le paure prima della partenza (per
il periodo insolito e anche perché eravamo
in pochi) ricorderemo sempre questo
viaggio sorridendo, anche grazie ai
professori Romano, Risi, e Gerardi e alla
nostra guida, che ogni mattina, tirando
fuori la busta con il cibo per i cani e i gatti
degli scavi da visitare, ci metteva di
buonumore. Purtroppo invece la Grecia
moderna, per quello che abbiamo visto, è
stata un po' deludente: Atene è una città
cresciuta velocemente e senza regole,
sporca e piena di povertà. Spero proprio
che la Grecia riesca a superare la crisi e
cambi un po', per essere all'altezza dello
splendore e dell'immortalità dei resti della
Grecia antica.
. . . da l I l i c e o
Irene Erculei
SEGUE DALLA PRIMA
...Siamo stati un pomeriggio intero a fare
shopping ad Atene e grazie alla professoressa Gerardi le compere si sono potute
prolungare anche per le due sere successive.
Venerdì 14 abbiamo lasciato l’albergo alle
otto del mattino, dopo la colazione. Ho
provato una strana sensazione, tra la nostalgia e la felicità: avrei rivisto i miei compagni di scuola occupati nel gemellaggio
nel pomeriggio però c’era qualcosa che
non mi colmava quel vuoto che avevo
creato. Ormai non avrei più potuto trascorrere intere serate a parlare con i miei
compagni di classe, né avrei avuto la possibilità di vederli intere giornate. L’importante è tenere viva la memoria, giusto?
Lasciata la nostra guida ci imbarcammo
per l’Italia. Alexander è stato fantastico: il
suo italiano era impeccabile, le spiegazioni
semplici e facili da assimilare. La sua umanità è stata d’insegnamento a tutti noi.
Sarà parte dei nostri ricordi per sempre.
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Le f ot
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sul w
Non si trovano
ovunque persone
che comprano da
mangiare agli animali randagi!
Con questa gita abbiamo potuto conoscerci tutti meglio: abbiamo riso e ci siamo
divertiti. I professori, che ci hanno dato la
possibilità di stare più tempo possibile insieme, ci hanno aiutato a responsabilizzarci
e ci hanno fatto sorridere.
La Grecia è un Paese fantastico: il cielo è
limpido e vivo, i paesaggi rilassanti, la storia è in ogni luogo. Avrei rimpianto un simile viaggio! Affacciarsi dal teatro di Delfi
e guardare tutta la valle sottostante ti
rende un tutt’uno con la natura; sentire il
suono di una moneta, fatta cadere nell’orchestra del teatro di Epidauro, seduta sull’ultimo gradino ti rende consapevole
dell’intelligenza umana; osservare ogni minimo particolare della scultura greca ti fa
capire che la perfezione sarà sempre obbiettivo dell’uomo: sono millenni che egli
la insegue. Se mi chiedessero di nuovo
‘’Vuoi venire ad Atene con me?” risponderei:‘’Si! Sono pronta!’’.
Anno V · Numero 8
Speciale Grecia 3
. . . da l I I l i c e o
Anna Ceci
Desidero raccontarvi una parte (perché
sarebbe impossibile raccontarle tutte) delle
emozioni, dei pensieri e dei momenti di
gioia che mi ha regalato questa fantastica
esperienza. Come voi sapete, siamo partiti
da Anagni, mercoledì 5 Ottobre. Tutti
eravamo molto felici, desiderosi di vivere
questa avventura nel migliore dei modi, di
rincontrare per la seconda volta le persone
con cui avevamo stretto dei rapporti di
amicizia; allo stesso tempo eravamo tutti
impauriti per il fatto di vivere per parecchi
giorni in case lontane, con una famiglia che
viveva diversamente dalla nostra e con
abitudini differenti. Nonostante queste
sensazioni, la voglia di conoscere e vivere
andava oltre, perciò tutti carichi in modo
positivo siamo partiti e, dopo un lungo
viaggio, siamo arrivati finalmente a
Patrasso. I nostri amici ci aspettavano al
porto per portarci nelle loro case e farci
sistemare le valigie. Personalmente,
appena sono entrata in casa, logicamente,
non mi sono sentita subito a mio agio, mi
sentivo come un pezzo di puzzle
deformato e quindi inutile alla riuscita
finale dell'opera. Insomma non c’entravo
niente con quelle persone e con quella
vita, però allo stesso tempo ero lì con loro,
nella loro casa e loro mi trattavano come
una persona di famiglia. Era veramente
strano per me. Comunque, inevitabilmente
i giorni sono trascorsi e io giorno dopo
giorno iniziavo a sentirmi sempre più parte
di quel puzzle pur non riuscendomi ad
incastrare completamente. Tuttavia, ero
sicura solo di una cosa: senza di me quel
puzzle non avrebbe potuto esistere, io ero
indispensabile per la riuscita di quel puzzle
familiare ed ero felice di questo, veramente
contenta. Allora ho iniziato a stare davvero
bene, avevo trovato il mio equilibrio.
Sono passati altri giorni e ho iniziato a
rendermi conto che si avvicinava il
momento di tornare a casa, alla vita di
sempre,
e
iniziavo
a
vedere
quell'esperienza come una meravigliosa
parentesi della mia vita che mi aveva
regalato tantissime emozioni indescrivibili.
Ho trovato profondamente vera una frase
che ho sentito diverso tempo fa: “Le
persone
che
ti
stanno
accanto
costruiscono il tuo mondo”. Tutte quelle
persone avevano costruito per me un bel
mondo, dove io mi sentivo realmente
bene. Da questo viaggio ho imparato
davvero tanto: innanzitutto, che la lingua è
una cosa convenzionale e che l’aspetto
umano delle persone va oltre, supera ogni
apparente e stupida diversità, ho imparato
a conoscere di più me stessa, mi sono
messa in gioco e ho capito che posso
farcela contando su di me. Mi sono resa
conto che rispetto alla grandiosità del
mondo siamo molto piccoli, contiamo
veramente poco, siamo solo delle pedine
che fanno parte di un progetto più grande
. . . da g l i i n s e g n a n t i
Prof. Massimo Fruscella
Una nave in balia delle onde, monumenti
sguardi di civiltà, sapori e profumi lontani
ma affascinanti, un verso (e poporì, e
poporì..tratto dalla commedia “gli Uccelli”
di Aristofane, nella cui rappresentazione
sono stati coinvolti gli studenti). Queste le
immagini che scorrono velocemente nella
mente negli attimi in cui riesco a chiudere
gli occhi e pensare al gemellaggio appena
concluso. Dieci giorni con gli studenti e i
professori di un Liceo professionale di
Patrasso che ci hanno ospitato e guidato
nell’attraente viaggio nella loro cultura, nel
loro spazio, nel loro tempo, nelle loro
strade, nelle loro case. Ricordo la mattina
in cui siamo partiti. Era il 5 ottobre e, come
tutti ormai sanno, ero carico di valigie: non
avevo deciso di portare con me solo i miei
vestiti e tutti i regali per i nostri amici greci,
ma anche tutte le aspettative e le
preoccupazioni della scuola, dei ragazzi e
dei genitori, sicuro che al momento del
ritorno sarei tornato più “libero”, con un
peso più leggero. I giorni si sono susseguiti
freneticamente, le emozioni si sono
rincorse fino a confondersi e a perdersi..e
così è arrivato il fatidico giorno della
partenza. Mi sono svegliato in anticipo, ho
sistemato tutti i bagagli e con enorme
sorpresa faticavo nel trasportare le valigie.
La giornata richiedeva un ultimo sforzo e
quindi di corsa a visitare il Museo
archeologico della città per poi concludere
con un pranzo di saluto al friendly
restaurant Estragon. Lì ho avuto modo di
fermarmi, di guardare fuori e dentro me, di
riconoscere nello sguardo dei nostri
studenti e di quelli greci, la stessa umanità,
quella philantropia di cui proprio i nostri
“gemelli” sono stati i più grandi maestri.
Ecco il segreto del peso delle mie valigie:
riportavo in Italia un bagaglio umano, la
capacità di relazionarsi, la volontà di
conoscere il nuovo e di amarlo, il desiderio
e il coraggio di dire “Ci voglio essere, sono
pronto a crescere, ho qualcosa da dire al
mondo che forse devo ancora scoprire fino
in fondo, ma in cui credo”. E ringrazio i
ragazzi (greci e italiani) per essersi saputi
donare, in un periodo di difficoltà e di crisi,
come speranza per il futuro.
Geme
Anagni llaggio
-Patra
sso
e a noi
sconosciuto,
ognuna si muove nella direzione
che preferisce, ma l’importante è capire
che sono tutte indispensabili: tutti noi
siamo uguali, cioè tra noi e quei ragazzi la
differenza sostanziale, a parte un modo
convenzionale di esprimersi, non esiste.
Siamo tutti ragazzi che sognano, che
amano, con peculiarità diverse, certo,
come è giusto che sia, ma tutti
condividiamo una voglia di vivere estrema.
Sono tornata a casa il giorno sabato 14
ottobre, con un cuore stracolmo di
emozioni uniche nella mia vita. Vorrei
ringraziare tutti i miei compagni di
avventura, i miei amici italiani, i miei amici
greci i professori che sono stati molto
pazienti nei nostri confronti: il prof.
Massimo Fruscella, che con la sua simpatia
ci aiuta sempre, la professoressa Maria
Laura Alessandroni, che è stata molto
premurosa nei nostri confronti e la
professoressa Loredana Monco, che ci ha
sorvegliato con attenzione. Grazie
davvero.. Adesso un ringraziamento
particolare va alla persona che ci ha
permesso di vivere questa esperienza: la
Professoressa Claudia Fantini.
Infine auguro a tutti voi ragazzi della mia
scuola di avere l’opportunità, un giorno, di
vivere questa mia stessa esperienza,
perché sarà per voi fondamentale sotto
diversi punti di vista, ma soprattutto vi
aiuterà nel vostro cammino di vita.
4
speciale grecia
Ottobre 2011
. . . da l I I I l i c e o
Filippo Cerrato
L'11 di ottobre, un manipolo di alunni,
accompagnati dagli insegnanti Giuliano
Risi, Antonella Gerardi e Francesco
Romano (che si ringraziano vivamente, per
disponibilità, cordialità e bontà), sono
partiti, in traghetto, alla volta della Grecia,
per visitarne le meraviglie offerte ormai da
migliaia di anni. La visita in terra Ellenica è
stata una delle più interessanti di sempre:
la culla della sapienza, della filosofia,
dell'arte certo non può lasciare a
desiderare, dal punto di vista culturale!
Dal Museo Nazionale di Atene, fino
all'acropoli; dalla vista del Peloponneso,
sino alla visita del rinomatissimo e
pluritradotto "Santuario di Apollo a Delfi";
Dalla porta dei Leoni, entrata della
roccaforte di Micene, fino alla tomba di
Agamennone, la manicciata di studenti ha
ripercorso una parte di storia di una delle
civiltà più importanti, nonché influenti, del
periodo classico, condotta dalla grande
guida Alessandro, uomo di grande cultura,
simpatia e senso di rispetto per animali e
natura: "Una persona squisita, che non si
dimentica facilmente. Molto preparata,
molto simpatica e molto disponibile" sono
state alcune delle tante parole, spese dal
professor Francesco Romano, per definire il
grand'uomo che ha accompagnato gli
studenti lungo tutto il viaggio.
"Sto camminando proprio sullo stesso
terreno, sul quale, magari, sono passati
tanti tra gli autori che ho tradotto!" è stata
una delle frasi più ripetute, in linea di
massima, da gran parte dei liceali: non
potevano che essere suggestionati al
pensiero di ripercorrere gli stessi passi di
uomini che, fino a pochi giorni prima,
rimanevano per loro solo inchiostro su
carta. Insomma, questo viaggio è stato,
dal punto di vista culturale, veramente
emozionante, soprattutto per chi, negli
anni trascorsi tra gli studi classici, aveva già
ripercorso ed immaginato quei luoghi,
traducendo versioni o studiando le civiltà
classiche. Al contrario, in contrapposizione
all'arte e alla cultura, troviamo però la nonvivibilità delle città greche ed in particolare
di una: Atene.
Quella ateniese è una situazione igienica
che prescinde dal periodo politico che sta
trascorrendo, il quale, però, volente o
nolente, influisce: montagne di spazzatura,
sporcizia e maleodore, nonché droghe e
povertà erano in ogni dove. Gli alunni del
la Grecia in arte
Viviana Astazi
Quando si parla di Grecia non si può non pensare ai grandi scrittori e
filosofi che hanno diffuso le loro idee rimaste intatte fino ai giorni
nostri; non si possono trascurare le bellezze paesaggistiche, il mare
cristallino che bagna imponenti coste frastagliate e spiagge di ciottoli,
le montagne che da lontano sembrano sorgere proprio sull’azzurra
distesa d’acqua. E, allo stesso modo, non ci si può scordare
dell’influenza che l’arte greca ha esercitato su tutte le culture
successive. I ricordi si susseguono e spuntano pian piano le immagini
più belle: la passeggiata sul meraviglioso ponte Antirio a Patrasso, le
camminate lungo le strette viuzze della città vecchia, ma, soprattutto,
la maestosità dell’Acropoli di Atene. Ed è qui che si rimane con il fiato
sospeso: avere davanti agli occhi il Partenone, che avevi visto solo sui
libri di storia dell’arte, è un’emozione che ti porterai sempre dentro;
studiare da vicino colonne e capitelli e rintracciare i risultati dei tuoi
studi è forse la soddisfazione maggiore. Sulla sinistra, appena arrivati,
ecco le Cariatidi: l’una diversa dall’altra, tutte apparentemente
leggiadre ed immutabili nonostante siano trascorsi secoli dalla loro
creazione; e quanto può essere suggestivo, poi, osservare dall’alto un
anfiteatro scolpito sul versante di una collina, mentre all’orizzonte si
stagliano le migliaia di case dell’ormai moderna Capitale! Infine, non
bastano le parole per descrivere il Museo Archeologico Nazionale ed
i suoi innumerevoli reperti. Centinaia di famosi vasi dallo sfondo rosso
sono custoditi in teche di vetro e, nonostante tu sia così vicino,
sembrano imprendibili, troppo delicati e preziosi anche per poter
essere contemplati per più di qualche secondo; le antiche statue di
kouroi e korai si affiancano alle meravigliose sculture risalenti al V e
IV secolo a.C., che mostrano la bellezza ideale di dei ed eroi mitici.
Semplicemente incredibile la ricostruzione del Partenone e del suo
frontone: sono due i piani dedicati al più celebre tempio della
classicità. Non smetteresti mai di guardare queste meraviglie, perché
ogni volta, ricominciando, ti accorgeresti di aver tralasciato un
particolare essenziale per la comprensione di tutto. Ma, in fondo,
questa è l’arte e continuare a stupire e ricordare attraverso i secoli è
il suo unico, straordinario scopo.
nostro Liceo alloggiavano presso l'hotel
"The Athens Mirabello" che disponeva, a
parte del buon cibo e della grande
disponibilità del personale alberghiero
(completamente inesistenti), di una ottima
vista: affacciandosi dalle finestre delle
camere che volgevano verso l'entrata, si
poteva respirare un ottimo olezzo di
soffritto di cipolla e si poteva ammirare
uno splendido scheletro di un palazzo in
costruzione. Camminando per le strade,
poi, il degrado era più che evidente: molti
degli alunni, in seguito alla visita serale
della città, hanno riscontrato quanto sia
difficile poter vivere e poter girare
liberamente in quel di Atene in cui, tolti i
pacifici manifestanti, ci si poteva imbattere
in piazze di tossici ed alcolizzati, o
lunghissime file di senza tetto, destinati a
dormire davanti le vetrine di negozi o nei
piccoli parchi pubblici. Insomma, alle
incommensurabili bellezze architettoniche
ed artistiche, si contrapponevano le
singolari situazioni della popolazione.
Giungendo al verdetto, un buon 8 e mezzo
alla Grecia e a ciò che ha regalato agli
studenti,
culturalmente,
purtroppo
penalizzata dalla vivibilità, ma se mai vi
dovessero chiedere “Grecia?” Rispondete,
senza alcun dubbio, “Si, Grazie!”
... e in cucina
Giulia Geraci
Alla scoperta dei sapori che la terra ci offre…
Questa volta si va in Grecia. “Sai che novità!” direte, ma
abbiamo analizzato questa terra in ogni suo aspetto , mancava
solo la cucina quindi… mettiamoci all’opera!
Oggi vi propongo una salsa molto particolare di cui mi parlò
la mia ospite greca ad Aprile. Questa salsa ha il nome di
Τζατζικι ed è ampiamente utilizzata nella cucina Greca,
soprattutto per accompagnare piatti a base di carne.
Gli ingredienti sono :
• 400 gr di yogurt intero (ottimo quello greco che si trova
comunemente nei supermercati)
• metà di un cetriolo, sbucciato e grattugiato
• 4-8 spicchi d’aglio (a seconda dei gusti) finemente tritati
• succo di mezzo limone
• 2 cucchiai di olio extravergine di oliva
• sale quanto basta
Per preparare questo delizioso “intruglio “ greco, dopo aver
preparato tutti gli ingredienti in anticipo, (per esser agevolati
durante la preparazione) unite in una scodella l’olio ed il succo
di limone. Aggiungete lentamente lo yogurt e mescolate fino
a che non si uniranno tutti gli ingredienti che avete messo
fin’ora. Aggiungete l’aglio ( secondo i gusti) ed il cetriolo
grattugiato * , continuando a mescolare finché tutto si sarà
amalgamato. Si può aggiungere al tutto anche un po’ di
menta se piace.
Lasciate il tutto in frigo per qualche tempo prima di servirlo
cosi avrà più sapore.
Il cetriolo sarebbe meglio se fosse privato della buccia e dei
semi. Una volta grattugiato riponete la polpa del cetriolo su un
panno assorbente cosi da eliminare i liquidi in eccesso.
Ed ora… καλή όρεξη!!
Anno V · Numero 8
Scuola
5
Primo nella storia della nostra scuola, Gabriele Russo Russo ha ricevuto l’onorificenza di Alfiere del Lavoro
Alla scoperta del nostro Alfiere del lavoro
Co no sciamo m e g l i o i l fo n d a t o r e d i At h en a e u m co n u n a i n t er v i s ta d e dicata
A CURA DI Luigi Fracassa
Carissimo Gabriele, ti ringraziamo per
l’intervista che ci concedi.
In questi giorni hai ricevuto un’importante
onorificenza: vuoi parlarci di essa e di cosa
significhi, per te, esserne insignito?
Ogni anno la Federazione Nazionale dei
Cavalieri del Lavoro premia i migliori 25
studenti tra quelli diplomati nelle scuole
superiori, conferendo loro il titolo di “Alfieri del Lavoro”. Ho ricevuto anche io
questa onorificenza e sono stato premiato lo scorso 19 ottobre dal Presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ovviamente è stata una grande soddisfazione per me e un'occasione di incontro
con altri studenti provenienti da tutta Italia. Credo che questo premio sia significativo anche per la nostra Scuola, che,
ancora una volta, si confronta (con successo) con realtà molto più grandi e blasonate.
Sapendo dei tuoi eccellenti risultati scolastici, cosa ha contribuito a essi e quali sono
gli ingredienti del tuo successo?
Nel percorso scolastico (purtroppo!) non
esistono trucchi che permettano di ottenere risultati migliori con uno sforzo minore. Bisogna impegnarsi giorno dopo
giorno e, nella scuola come per tutte le
altre cose, alla base dell'impegno ci sono
le motivazioni: possiamo raggiungere determinati obiettivi solo se lo desideriamo
veramente.
Cosa ti ha dato la nostra scuola, a pre-
Elezioni scolastiche: un
nuovo auspicio
Daniele Rodolico
Le settimane dell’anno scolastico che
stiamo vivendo sono segnate dall’avvento delle elezioni scolastiche. Si tratta
di un’occasione importante per concentrarsi su un aspetto importante della vita
individuale: il rapporto con il gruppo di
cui facciamo parte. Ad oggi, è venuta
meno l’etica in cui la colletività viene
prima del singolo: l’individualismo ha
preso il sopravvento causando seri danni
all’importanza di riconoscersi in un’identità di genere precisa e impegnarsi per
contribuire in modo fattivo allo sviluppo
del contesto di appartenenza.
Ora, le elezioni scolastiche possono essere vissute in chiave individualistica
scindere dallo studio delle materie scolastiche, per la tua crescita come uomo?
Lo diciamo/scriviamo spesso: la nostra
scuola è una grande famiglia. Sicuramente
è stata questa caratteristica (più unica che
rara) a farmi scegliere
di rimanere in questa
scuola, dopo aver frequentato le Medie,
cinque anni fa. Anche
se col tempo sono
cambiate tante cose e
l'ambiente che ho lasciato lo scorso giugno è molto diverso
da quello che trovai in
IV Ginnasio, posso
dire che i rapporti tra
noi ragazzi e con gli
insegnanti sono stati
sempre eccezionali: non avrei potuto desiderare di meglio. Una scuola con molti più
iscritti permette ovviamente di conoscere
un maggior numero di persone, però i nostri incontri/confronti si devono giudicare
non tanto da un punto di vista quantitativo, ma soprattutto qualitativo. E questa
scuola permette di condividere moltissimo
con i compagni e con tutto l'ambiente.
Cosa consiglieresti a chi, come me, ha intrapreso quest’anno il ciclo di studi liceali, al
fine di poter massimizzare il proprio tesoro
culturale?
Come dicevo anche prima, bisogna essere
sempre motivati e desiderosi di voler raggiungere i propri obiettivi. In questo modo
si possono affrontare anche le difficoltà
che, inevitabilmente, si presentano durante
il cammino da liceale. E poi è importante,
per crescere, partecipare a tutte le attività
(scolastiche ed extra-scolastiche) che vengono offerte, a partire dal giornale fino ad
arrivare ai vari concorsi, per mettersi in
gioco e confrontarsi con gli altri.
come la ricerca ambiziosa di un consenso
personale e il riconoscimento pubblico di
qualità individuali. Il mio invito è quello
di cimentarsi, invece, in una semplice
alienazione di sé e di porsi in completa
disposizione verso l’altro, per scoprire di
aver edificato qualcosa di basilare per la
propria quotidianità: ritrovare una
gamma di valori comuni. Le elezioni scolastiche non sono un esperimento di democrazia: sono la democrazia. Una
democrazia di cui noi stessi siamo autori
e che abbiamo il dovere di attuare nella
massima autenticità. Non importa nean-
Quali sono gli obiettivi per il tuo futuro?
Ho iniziato da qualche settimana la nuova
avventura dell'università e sono iscritto al
corso di Ingegneria Informatica. E' un'esperienza stimolante, ma nello stesso tempo
molto impegnativa.
Per i prossimi anni mi
concentrerò su questo nuovo percorso, e
poi chissà!
Infine,
Athenaeum:
quali sono le sfide più
importanti che da direttore ritieni di aver
superato e cosa ne hai
tratto?
Sono stato fortunato
nel poter assumere il
ruolo di Direttore
quando il giornale era già su livelli molto
buoni e poteva contare su un ottimo
gruppo di collaboratori. Nel mio periodo
alla guida di Athenaeum, prima al fianco di
Marco Cecili e poi da solo, non ci sono stati
probabilmente grandi salti di qualità,
quanto piuttosto una piccola ma costante
crescita. Ho cercato di migliorare tutto ciò
che si poteva nel giornale, rimanendo però
sulla rotta tracciata (con successo) dai miei
predecessori. E il nostro impegno è stato
ripagato con la grande soddisfazione di essere premiati dall'Ordine Nazionale dei
Giornalisti lo scorso anno. Sul piano personale, ho ricevuto da Athenaeum tante occasioni di crescita e confronto. Quella del
giornale è stata una bellissima esperienza,
anche in virtù delle responsabilità che la
Direzione comporta e che costituiscono un
ulteriore stimolo a lavorare bene.
Grazie mille per averci dedicato il tuo
tempo. Congratulazioni e in bocca al lupo
per il futuro!
Crepi il lupo! Buon anno scolastico!
che il margine di controllo che possiamo
esercitare su ciò che ci circonda: è la tensione ideale che ci anima a crederci onnipotenti nel prendere le redini della nostra
vita. Non importa tanto cosa si voglia o
si possa fare, ma quanto lo si voglia fare.
È la passione a congiungere le relative visioni. È la capacità di valicare i limiti del
proprio egoismo per riconciliarsi nell’interesse di chi circonda, in comunione, un
sodalizio in cui scorgere la spinta che ci
porta avanti. Da qui si riesce a essere
spettatori e attori insieme. Forse anche di
più. Protagonisti.
6 Attualità
Ottobre 2011
Ancora aperti gli scontri tra Palestinesi ed Israeliti
Due Stati e un problema vecchio 27 secoli
Il Presidente Abu Mazen ha richiesto all’ONU il riconoscimento del proprio Stato
Gianmarco Moro
Seguo con attenzione il dibattito che si è
aperto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite lo scorso 24 settembre, in cui
il Presidente dell’ANP (Autorità Nazionale
Palestinese) Abu Mazen ha presentato la
richiesta di riconoscimento dello Stato
Palestinese con i confini stabiliti negli accordi del 1967, a seguito della Terza
Guerra Arabo-Israeliana (meglio nota
come Guerra dei Sei Giorni).
Questa richiesta pone il problema della
sicurezza dei confini dello Stato d’Israele
ed è osteggiata dalla popolazione
ebraica, della quale si fa portavoce il
Primo Ministro Netanyahu, preoccupata
di perdere gli insediamenti che sono sorti
proprio a partire dal 1967, tra cui quelli in
Cisgiordania e nella stessa Gerusalemme.
Esaminando bene la situazione, mi accorgo che essa non si è venuta a creare
negli ultimi anni ma, al contrario, noto
che affonda le sue radici in un passato
molto remoto: lo Stato d’Israele, infatti, è
sorto nel 1948, con una dichiarazione unilaterale successivamente riconosciuta dall’ONU, con lo scopo di porre fine alla
cosiddetta diaspora, fenomeno migratorio
verificatosi a seguito della conquista del
regno d’Israele da parte dei Babilonesi (607
a.C.) e a seguito della cacciata degli Ebrei
da parte dell’Imperatore romano Adriano
(135 d.C.). Purtroppo però, se da un lato è
stato risolto il problema della diaspora,
dall’altro continua quello delle lotte tra
Israeliti e Palestinesi, che tuttora rivendicano quello Stato del quale sono privi.
Sfogliando le pagine dei libri di Storia e di
Diritto, però, mi sono reso conto che, per
costituire uno Stato, è necessario che ci
siano tre importanti elementi: il popolo, il
territorio e la sovranità. In quella terra, ricca
di tantissime risorse e di tantissimi luoghi
d’interesse comune, diventano problematici tutti questi elementi: infatti, la popolazione non è omogenea in quanto costituita
sia da Ebrei sia da Arabi, i territori assegnati
ai Palestinesi (così come quelli che costi-
tuiscono lo Stato d’Israele) non sono unitari, ma, al contrario, come si può ben notare da qualsiasi carta geografica politica,
sono frammentati tra loro; e in quanto alla
sovranità mi sembra difficile l’idea di costituire due Stati senza aver prima risolto i
problemi accennati in precedenza. E allora,
la domanda che mi pongo è la seguente:
potranno mai essere realizzati due Stati
nella Terra Santa senza prima aver posto
fine al problema dell’omogeneità della popolazione e della continuità territoriale, che
presupporrebbe il passaggio degli insediamenti israeliani sorti in territorio palestinese al futuro Stato Palestinese? La
risposta non è semplice: di sicuro non sarebbe giusto che gli Ebrei perdano il loro
Stato così come non lo è che i Palestinesi
continuino a vivere senza di esso. Forse la
soluzione starebbe nell’idea di una Federazione di Stati con limitata sovranità per
gli Stati membri soprattutto in materia di
difesa e di finanze. Ma questa è solamente
una mia idea.
Svolta femminile in Arabia Saudita: il diritto di voto esteso anche alle donne
Votare: un diritto irrinunciabile
Pro e contro di una svolta epocale che potrebbe dar vita a diverse polemiche
Aurelio Scascitelli
Dalle prossime elezioni, che si terranno
tra quattro anni, le donne saranno ammesse alla Shura (il Consiglio), potranno
votare e persino candidarsi alle elezioni
municipali in Arabia Saudita. Questo è
uno dei pochi Paesi, anche tra quelli islamici, nei quali le donne ancora non possono votare (in Afghanistan le donne
godono del diritto al voto dal 1963).
È quindi da interpretarsi come una svolta
decisiva? Fino a quando potrà andare
avanti, prima di naufragare contro le
scritture della intransigente religione islamica? Ma soprattutto, anche se fosse un
passo importante per le donne poter votare, bisogna ricordare che è ancora impossibile per loro lavorare o uscire di casa
da sole. Mentre questi interrogativi continuano a far riflettere noi occidentali, i
primi segnali cominciano ad arrivare proprio dall’Arabia Saudita. Un gruppo di intellettuali sauditi, infatti, ha proposto
attraverso Internet di boicottare le elezioni del 2011 per protestare contro
l’esclusione delle donne da esse. Questo
è certamente un passo avanti, ma
l’aspetto più positivo della vicenda è un
altro: nel suo discorso, il Re Abdullah Bin
Abdul Aziz ha detto di aver preso la decisione di ammettere le donne al voto anche
in unione con i suoi consiglieri religiosi: per
quanto minimo, quindi, l’appoggio religioso esiste. Tuttavia, anche se i progressi
sono evidenti, alcuni sono ancora scettici: il
Re ha ormai ottantotto anni e non si sa
nulla su cosa potrebbe succedere in futuro.
Insomma, per tanti passi avanti verso una
società con pari diritti, ce ne sono ancora
troppi indietro, ma il fatto che un Paese
come l’Arabia Saudita stia cercando di
cambiare le cose non può che farci sperare.
Vorrei però analizzare gli aspetti negativi
della vicenda. Non penso che questo sia un
grosso miglioramento nel sistema politico
e sociale orientale, anzi, con molto pessimismo, potrebbe anche tramutarsi in motivo di polemiche e scissioni. Infatti credo
che, incoraggiate da questo successo, le
attiviste islamiche possano intraprendere
nuove crociate su orizzonti più importanti
e, se ci sono stati oppositori alla loro ammissione alla Shura, potrete benissimo immaginare quanti ce ne saranno alla
richiesta di poter guidare un’automobile o
di poter andare a fare la spesa. Richieste
più che legittime, ma sicuramente off-limits
in una società araba contemporanea. Facendo alcuni passi indietro, vorrei riflettere
proprio sul ruolo che avranno le donne
nella Shura. E’ del tutto verosimile che il
maschilismo “civile” si rifletta anche negli
organi amministrativi. Le donne saranno
comunque in minoranza e ben poco potranno incidere nelle decisioni importanti,
visto che molte riguarderanno proprio loro.
Per non parlare poi delle elezioni. Vedo
come un evento molto improbabile l’elezione di una donna sindaco in Arabia, vista
la più accreditata ed esperta concorrenza
maschile, per non tornare a parlare dei pregiudizi sociali. Tuttavia, per sfruttare il fenomeno mediatico, ci potrebbero essere
delle elezioni “a tavolino” che poco hanno
di costruttivo e molto hanno invece di offensivo: noi non potremo comunque saperne niente, causa la pronta censura di
chiunque osasse denunciare. Bene, ecco
una bella carrellata di effetti collaterali del
voto alle donne in Arabia. Spero ottimisticamente di vedere smentita ogni parola di
quanto ho scritto, e soprattutto, di vedere
presto tante donne arabe che vanno a fare
la spesa con le amiche, magari... in automobile.
Anno V · Numero 8
Storia 7
In ricordo del più grande attacco terroristico della storia
11/09 : il giorno che ha cambiato la storia
Commozione a Ground Zero nel decimo anniversario
Giacomo Polce
11 settembre 2001, 11 settembre 2011:
gli Stati Uniti D'America non dimenticano
e non possono dimenticare. Il popolo a
stelle e strisce è in fermento per il decennale
attentato alle Torri Gemelle, un attentato che ha
rappresentato senza dubbio una delle pagine più
nere della storia americana. Già molti giorni
prima dell’anniversario la
commozione, la rabbia,
l’angoscia di un intero popolo si respirava a pieni polmoni. E questo ormai succede da parecchio. Ancora
oggi, a distanza di dieci anni, esistono diverse teorie riguardo al crollo delle Twin
Towers, ma nel decimo anniversario della
tragedia vorrei ripercorrere le vicende di
quel dannato giorno in cui l’inferno
ascese sulla terra per poi soffermarmi
sulla moltitudine di celebrazioni in ricordo delle vittime dell’attentato. New
York, 11 settembre 2001. All'alba del
nuovo millennio, 19 terroristi di Al Qaeda,
che per anni si erano infiltrati negli Stati
Uniti, dirottarono quattro aerei di linea
nel cielo americano utilizzando armi rudimentali e minacciando di far esploderli
con delle bombe. Due di essi furono fatti
schiantare contro le Twin Towers di New
York (il primo alle 08.46, il secondo alle
09.02), uno contro il Pentagono alle 9.37
e l'ultimo, che probabilmente avrebbe
dovuto colpire il Congresso, si schiantò al
suolo in un luogo isolato dopo che i passeggeri tentarono di sottrarlo ai terroristi. I primi due aerei dirottati furono
diretti contro le torri 1 e 2 del World
Trade Center, il secondo in diretta tv,
dando vita al più grande e terribile
evento mediatico della storia. Dopo 102
minuti di terrore dove si sono viste immagini mai viste, le Torri Gemelle crolla-
rono davanti agli occhi degli spettatori di
tutto il mondo, uccidendo migliaia di persone. La Torre Sud collassa in un cumulo di
macerie, con ogni probabilità a causa della
fusione delle colonne
portanti dovuta all'altissima temperatura
e alla deformazione
strutturale del peso
dei pavimenti sopra
l'area dell'impatto.
L'effetto domino di
450mila tonnellate di
acciaio che collassano a una velocità di
190 km orari mina anche la stabilità della
Torre Nord, che in pochi minuti collassa a
sua volta. Sono le 10:28 e le telecamere di
tutto il mondo riprendono una scena incredibile e drammatica, che lascia increduli
e sbigottiti: miliardi di persone assistono in
diretta al più grande attacco terroristico
della storia, con immagini che sembrano
provenire direttamente da uno dei tanti
film del filone catastrofico del cinema americano. Alla fine i morti saranno 3.052, di
cui ben 2819 nel disastro del Ground Zero,
189 nell'attacco al Pentagono, cui si sommano i 44 occupanti del Boeing caduto in
Pennsylvania.
Il Presidente Bush dichiara immediatamente lo stato d'emergenza e da quel momento il mondo non sarà più quello che
conoscevamo prima. In risposta agli attacchi terroristici dell'11 settembre, gli Stati
Uniti tramite lo USA Patriot Act dichiararono guerra all'Afghanistan, il cui governo
talebano venne accusato di aver permesso
l'addestramento dei terroristi in campi di
Al Qaeda sul proprio territorio.
Comincia cosi la globale guerra al terrorismo che vede gli Stati Uniti ergersi come
una sorta di polizia globale e intervenire in
altri scenari caldi nel Medio Oriente, come
l'Iraq di Saddam Hussein. La morte di
Osama Bin Laden, avvenuta lo scorso mag-
gio, mette fine ad una caccia durata dieci
anni e cominciata dopo gli attentati terroristici del 2001. Alla notizia della sua morte
una folla festosa è scesa in piazza a Times
Square e nel luogo dove oggi sorge
Ground Zero, il grande cratere al centro di
Manhattan dove un tempo si ergevano le
Torri Gemelle. Dieci anni di caccia all’uomo
si concludono così.
New York, 11 settembre 2011. A dieci anni
dalla tragedia, nessuno ha ancora dimenticato. Oggi come allora le lacrime segnano
il volto di centinaia di migliaia di persone di
tutto i mondo. Chi ricorda i propri figli, chi
i propri genitori, chi semplicemente l'orrore
caratterizzato dalla perdita di una moltitudine di vite umane.
Per commemorare il doloroso anniversario
il Presidente Barack Obama si è recato insieme al predecessore Bush e ai sindaci
Bloomberg e Giuliani a Ground Zero, dove
ha ripercorso gli eventi di quella mattinata
e dove entrambi i Presidenti si sono commossi alla lettura da parte dei parenti delle
vittime dei nomi dei loro cari morti. Oggi al
posto delle Torri Gemelle altro non c’è se
non un enorme buco, a testimonianza di
quel che fu e che mai più sarà. Ma proprio
a dieci anni dalla tragedia si vede aprire
una breccia di luce e speranza. Infatti dove
sorge torreggiante il nulla più totale nella
Lower Manhattan è stato inaugurato il
9\11 Memorial, un monumento a chi, dieci
anni prima , divenne inconsapevolmente
martire della follia di pochi.
Per questi motivi si tratta di un anniversario diverso dagli altri, per gli effetti che si
sono creati su nostro presente e sul nostro
futuro. Per questo quella mattina di luce
meravigliosa, in cui è finita un’epoca, merita una grande attenzione e uno sforzo di
comprensione. Non voglio che quello che
ho scritto sia un semplice racconto di un
evento che ci ha cambiato la vita, ma desidero che sia una sorta di monito, affinché
il ricordo ci aiuti a migliorare e a cambiare
il nostro modo di pensare.
Presto sul web
Gli alunni del I e II liceo a una
conferenza su Bonifacio VIII,
l’ultimo papa medievale?
visita il sito
www.giornaleathenaeum.com
8 Scienze e Tecnologia
Ottobre 2011
Grande scoperta nata dalla collaborazione tra Svizzera e Italia
Surclassata la velocità della luce
Ai neutrini lo scettro dei più veloci della fisica
Alessandro Astazi
Ricordate questa data: 23 settembre
2011. Perché è stato ufficialmente confermato che i neutrini, le particelle più
elusive finora scoperte, riescono a superare di circa 60 nanosecondi la velocità
della luce (300.000 chilometri al secondo)
su una distanza di 730 km, 6 km/secondo
in più.
Nominato “Cngs” (Cern Neutrino to Gran
Sasso) e ottenuto nell'ambito della collaborazione "Opera", che riunisce 200 fisici
da 13 Paesi, l’esperimento è consistito nel
lanciare un fascio di neutrini dal Cern, il
più grande laboratorio di fisica delle particelle al mondo situato a Ginevra, verso
i Laboratori dell'Istituto Nazionale di Fi-
L’ addio a Steve Jobs
Gabriele Russo Russo
Chi mi conosce sa che non sono mai
stato un grande ammiratore del mondo
Apple. Ma non ho problemi ad ammettere che, tra tutti i dispositivi tecnologici
che ho in casa, quello che funziona meglio, senza mai aver mostrato difetti o imperfezioni, è l'iPod. Apple è sinonimo di
efficienza, in tutto il mondo. E l'immagine
dell'azienda californiana è stata sempre
legata indissolubilmente alla figura del
suo fondatore e leader, Steve Jobs, venuto a mancare lo scorso 5 ottobre, dopo
anni di lotta contro un tumore al pancreas. La scomparsa del “numero uno” di
Apple ha colpito, umanamente prima di
tutto, l'opinione pubblica internazionale
e ha privato il mondo dell'informatica di
uno dei suoi principali protagonisti, di sicuro il più celebre al giorno d'oggi. Jobs,
partito dal nulla (per la precisione, da un
garage usato per gli “esperimenti”), ha rivoluzionato con i suoi prodotti l'Information Technology e, a pensarci bene, ha
cambiato per molti aspetti il nostro modo
di (con)vivere con la tecnologia. Da abilissimo comunicatore ha presentato al
mondo le “sue” invenzioni, divenute quasi
sempre oggetti del desiderio per milioni
e milioni di persone: dai primi Macintosh
(che, a dire la verità, non riuscirono mai
ad affermarsi su larga scala), ai popolarissimi iPod, iPhone, iPad. È evidente dunque quanto sia stata grande negli ultimi
anni l'influenza di Jobs, dei suoi prodotti
e della sua filosofia (“stay hungry, stay
foolish!”, “siate affamati, siate folli!”, è
l'esortazione rivolta nel 2005 ai neolaureati di Stanford, che ha letteralmente in-
sica Nucleare del Gran Sasso. I dati, presentati nella città svizzera, dimostrano che
i neutrini impiegano 2,4 millisecondi per
coprire la distanza, con un anticipo di 60
miliardesimi di secondo rispetto alla velocità prestabilita. In seguito a questa scoperta è stata messa in discussione la teoria
della relatività elaborata da Albert Einstein
nel 1905, secondo la quale la velocità della
luce è tanto importante da essere parte integrante della celeberrima equazione
E=mc², dove E è l'energia, m la massa e c,
appunto, la velocità. La relatività prevedeva
che nessun corpo avrebbe mai potuto superarla ed ovviamente implicava l'impossibilità fisica delle traversate interstellari e
dei viaggi nel tempo. Ora tutto questo potrebbe diventare realtà, ma non dobbiamo
dimenticare che il metodo scientifico è rigoroso: una legge è vera fino a prova contraria.
Cosa direbbe il geniale Einstein di quanto è
stato oggi scoperto? Lo immagino movaso il web e i mass media in questi
giorni). E senza voler togliere nulla alla
grandezza di Steve Jobs, né come informatico, né come imprenditore, né tanto
meno da un punto di vista umano, vorrei
condividere con Voi una riflessione su
due fatti di questi giorni:
1) Richard Stallman, famoso informatico
statunitense, accanito sostenitore del
“software libero” (gratuito e a disposizione della comunità, che può quindi
contribuirvi liberamente), è intervenuto a
proposito della scomparsa di Steve Jobs
in modo assolutamente censurabile per
la scelta dei tempi e dei termini, ma non
senza una parte di ragione: «Steve Jobs,
pioniere del computer inteso come prigione resa “cool”, colui che ha progettato
di separare gli stupidi dalla loro libertà, è
morto. Come il sindaco di Chicago Harold Washington disse del corrotto precedente sindaco Daley: "Non sono felice
che sia morto, ma sono felice che se ne
sia andato". Nessuno merita di dover morire - né Jobs, né il Sig. Bill [Gates, ndr], né
persone colpevoli di mali peggiori. Ma
tutti ci meritiamo la fine dell’influenza
maligna di Jobs sul computing.». Queste
dichiarazioni hanno fatto infuriare (ed è
comprensibile) i sostenitori di Jobs, ma in
ciò che ha affermato Stallman c'è una verità di fondo: Jobs, come detto, è stato un
“genio rivoluzionario” per il mondo tecnologico, ma il suo contributo ha fatto la
fortuna della Apple, non dell'informatica.
strare scherzosamente la lingua come nella
sua famosissima fotografia. Sono passati
oltre cento anni dalla sua equazione: che
grandi passi hanno saputo compiere i suoi
successori. Oggi è il 2011: quanto ho fantasticato con i miei compagni delle Medie
su argomentazioni scientifiche! Quante
fantasticherie mi portano queste strabilianti notizie da condividere con i compagni. Cosa ci riserva ancora il futuro, come si
potranno applicare al mondo pratico le
nuove scoperte? Come potrà migliorare la
qualità della vita? Che impatto avrà la tecnologia umana, sempre più avanzata, sulla
natura e sull’ecosistema in generale? Credo
che Einstein dalla sua fotografia adesso
strizzerebbe l’occhio per incitarci: “Dai ragazzi! Ora tocca a voi! Nuovi orizzonti vi
aspettano”. Il vero sapiente sa che c’è sempre altro da imparare basta non perdere la
voglia di andare oltre. Caro Einstein, credo
che adesso salutandoti saremo noi del
2011, con cenno d’intesa, a porgerti l’occhiolino.
Appare quindi distorta l'immagine di
Jobs nel ritratto confezionato dai media
di tutto il mondo, pronti a descriverlo
come un genio – certo – ma anche come
un benefattore della scienza e dell'umanità: del resto un computer Mac offre
prestazioni eccezionali, ma per averlo bisogna sborsare anche 4 o 5 volte il prezzo
di un normale pc.
2) Il 12 ottobre scorso si è spento un altro
grande informatico, Dennis Ritchie, creatore del linguaggio di programmazione
“C” e non solo. La sua scomparsa, salvo
rare eccezioni, è passata praticamente
inosservata. Eppure, sebbene a differenza
di Steve Jobs o Bill Gates non si sia mai
affacciato nella classifica degli uomini più
ricchi al mondo, il suo contributo tecnologico è stato di primissimo piano. Documentarsi per credere.
Sul web
No alle bollicine, sì alla salute:
una tassa francese sulle
bevande
gassate
per
combattere l’obesità. Siamo
sulla strada giusta.
Commento di Grazia Caciolo
visita il sito
www.giornaleathenaeum.com
Anno V · Numero 8
Rubriche
9
Tutti insieme inevitabilmente Per voce sola...
una rubrica a cura di Maria Vittoria Bigliardo
Leggendo il giornale ho sentito il bisogno di uno spazio in cui poter
esprimere le proprie domande anche solo in qualche riga! In poche
parole una rubrica interattiva! Insomma, a partire da questo mese
nella stanza dove c'è la macchina delle fotocopie troverete due
scatole. Nella prima imbucate una lettera con qualsiasi domanda vi
passi per la testa (mi raccomando non ci limitiamo alle smielate "lettere d'amore"), nella seconda le risposte alla domanda pubblicata
nel numero precedente. Nel primo numero, ovviamente, sarà presente solo La Domanda. A partire dal secondo alcune delle risposte
(se la domanda apre un dibattito sarà pubblicata almeno una risposta a difesa di ogni tesi) saranno pubblicate insieme alla mia! Non vi
chiedo nient'altro che di non dilungarvi per più di 5 righe a mano e
2 al computer. Non mi resta che augurarmi e augurarci che scriviate
in tanti, nella speranza di scambiarci dubbi, quesiti o semplici domande, dalla più scherzosa alla più profonda!
Potete condividere le vostre domande anche sul sito
http://www.giornaleathenaeum.com/scrivi
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una riflessione di Alessia Recine
La Parola è tutto: è l’espressione orale o scritta dei nostri concetti o di un’informazione.
Purtroppo, però, il linguaggio usato oggi è sempre
più approssimativo e superficiale. La parola è passata
di padre in figlio, di generazione in generazione, mutando e migliorando anche la singola lettera, arrivando fino a qui, a noi. Per questo si dovrebbe dire
che dopo circa quaranta secoli di civiltà orale, la parola è una moneta inflazionata. La parola, però, è solo
una piccola parte di un insieme molto pià ampio, di
un intero universo non ancora esplorato del tutto. La
narrativa raggruppa i racconti e i romanzi, ovvero le
opere scritte in prosa che si basano sulla parola e sulle
sue combinazioni al fine di creare una storia.
La narrazione è quindi molto importante, perché ci
permette di andare al di là delle nostre aspettative e
dei nostri desideri, aumentando la sete di immaginazione e arricchendo il nostro bagaglio culturale.
Fotogrammi
rubrica dedicata ai grandi classici del cinema italiano e straniero di ogni tempo
ideata e curata da Eugenia Salvadori
Titolo: La dolce vita
Genere: drammatico
Anno: 1960
Casa di produzione: Riama Film
Regia:
Federico
Fellini
Sceneggiatura: Federico Fellini, Ennio
Flaiano, Tullio Pinelli, Brunello Rondi, Pier Paolo Pasolini
Fotografia: Otello Martelli
Montaggio: Leo Catozzo
Musica: Nino Rota
Scenografia: Piero Gherardi
Costumi: Piero Gherardi
Interpreti: Marcello Mastroianni, Anita Ekberg, Anouk Aimeé, Yvonne Furneaux,
Alain Cuny.
1959: nelle sale di tutto il mondo esce Ben
Hur, uno tra i più spettacolari Kolossal della
storia del Cinema, interamente girato negli
studios di Cinecittà, a Roma. In quegli anni
Roma appariva molto diversa da come la
vediamo oggi: tutto era in divenire, le
strade erano affollate di fotografi, i giornalisti, già pronti con il prossimo scoop, erano
ovunque, via Veneto pullulava di attori, registi, produttori e Cinecittà era il tempio del
mondo del Cinema di allora. Erano gli anni
d’oro della famosa “Hollywood sul Tevere”:
arte, bellezza, successo e… profitto.
1960: esce la La dolce vita, settimo film del
già premio Oscar Federico Fellini, che racconta l’Italia di quegli anni, l’Italia del boom
economico e in particolare quella Roma che
ruota vorticosamente intorno al mondo del
cinema. Esce La dolce vita, esplode in Italia
lo scandalo. “Ambizioso Polpettone” commenta Giovanni Mosca, “splendido, rarissimo, amatissimo film” lo elogia Giuseppe
Marotta. E così prende il via un dibattito tra
i più accesi della storia del cinema italiano,
che coinvolge critica, intellettuali, mondo
politico e Chiesa Cattolica. Anche solo per
questo il film entra a pieno titolo nella storia del costume italiano, prima ancora che
in quella del cinema di tutti i tempi. A testimonianza di ciò, alcuni termini come paparazzo, per indicare un fotoreporter che si
occupa di mondanità, e dolcevita, il celebre
maglione a collo alto, sono divenuti di uso
comune grazie al successo e alla forza comunicativa del film. La dolce vita non ha una
vera e propria trama ma si compone di più
episodi che hanno il loro filo conduttore in
Marcello (Marcello Mastroianni), giornalista
e aspirante scrittore, protagonista assoluto
di tutta l’opera. Nelle varie sequenze, Fellini
descrive la buona società del tempo partendo, in primis, dal mondo del Cinema rappresentato dalla diva americana Silvia (Anita
Ekberg), per poi descrivere l’alta borghesia
incarnata da Maddalena (Anouk Aimeé),
l’amante di Marcello. Fellini non tralascia
neppure il mondo della nobiltà, dipingendolo senza valori, ormai grottesco e decadente nelle sue feste squallide in cui si
aggira una varia umanità ciarliera e anno-
iata.
A questo mondo, fatto solo di apparenze,
Fellini accosta qualcosa di completamente differente: la presunta apparizione
della Madonna a due bambini (episodio
ispirato ad un fatto accaduto realmente in
quegli anni nei pressi di Terni). L’occhio di
Fellini ci mostra sì una religiosità che
sconfina nella superstizione, ma lo fa con
un profondo rispetto per la fede sincera
di chi cerca conforto nella religione. Il suo
sguardo è invece impietoso con la macchina del business dello spettacolo, con la
televisione (giovanissima, allora), con i
giornalisti, accorsi in massa a quell’evento
e desiderosi solo di trasformarlo nell’ennesimo scoop. Ma allora che cos’è la dolce
vita? È l’affresco di una vita facile, eccentrica, volubile, inquieta, una vita che non
ha orari, non ha luoghi e non si cura di
pensare al domani, una vita di incontri
lungo il flusso inesauribile di Via Veneto,
di esibizioni, di scandali e feste, di Champagne, di divi, di paparazzi, di Mercedes
sulla sfondo di una Roma muta che osserva dall’alto…una vita “dolce” fuori, ma
profondamente “amara” dentro.
Ed è la frivolezza stessa che, grazie a Fellini, si incarna nella scena più bella del cinema di sempre: la magia della Fontana
di Trevi, una bellissima donna bionda con
un vestito da sera che si immerge in essa
e si lascia accerezzare dalle acque.
"Il film è una favola, con i suoi mostri, i suoi
incantesimi, le sue streghe, ma anche le
sue fate" (Federico Fellini)
Ottobre 2011
10 Rubriche...musica
Athenaeum consiglia... redhotchilipeppers
...il cd del mese... I’m with You
(cover a sinistra)
recensione a cura di Ludovico Celesti
Titolo: I’m with You
Artista: Red Hot Chili Peppers
Casa discografica: Warner Bros Records
Genere: Alternative rock, funk rock, hard
rock
Produttore: Rick Rubin
Prezzo: € 20,90
“È una nuova band. Stesso nome, ma è una
nuova band.“ Questo il commento del
batterista dei Red Hot Chili Peppers,
Chad Smith, durante le registrazioni del
nuovo album che dalla critica era stato
definito come “il disco più atteso di
sempre dai fans in tutto il mondo “. Un
album che aveva il compito di dare
risposte concrete a domande come su
come sarebbero riusciti i Red Hot a
rialzarsi in piedi dopo l’uscita dal gruppo
di John Frusciante o se avrebbero saputo
eguagliare il successo del precedente
album Stadium Arcadium. Il 30/08/2011, a
cinque anni di distanza dal loro ultimo
disco, la risposta a tutte queste domande
è arrivata. Non solo i Red Hot Chili Peppers
si sono risollevati egregiamente dall’
assenza di Frusciante grazie ad uno
splendido sostituto quale Josh Klinghoffer,
ma hanno saputo riproporre il sound Rock
e alternativo che da sempre li caratterizza
aggiungendo
forti
elementi
di
innovazione. Inizialmente, il nome del
disco sarebbe dovuto essere “Dr Johnny
skinz’s disproportionately rambunctious
polar express machine-head”, ma proprio
dal nuovo arrivato Klinghoffer è nato il
nuovo nome. E proprio come nella scelta
del nome dell’album anche nell’esecuzione
dei brani, l’influenza del nuovo arrivato si è
fatta sentire. Il disco comprende un totale
di 14 brani che variano da generi come
ballate rock , distribuite con machiavellica
strategia per tutto il cd, fino a pezzi di
chiara derivazione Hard Rock con un
pizzico del buon Funk che rappresenta da
sempre il marchio di fabbrica di questo
gruppo. Il pezzo di apertura è intitolato
“Monarchy of roses“, in cui sono
rintracciabili
le
chiare
impronte
“alternative” che contraddistinguono il
sound energico della band, come anche
nel secondo brano “Factory of Faith, in cui
ritroviamo un fantastico giro di basso
riproposto anche nei precedenti album.
La terza canzone “Brendan’s Death Song”,
dedicata da Anthony Kiedis al suo defunto
amico Brendan Muller si apre con un
semplice arpeggio di chitarra che cresce in
un irresistibile e quanto mai inaspettato
passaggio all’Hard Rock. Seguono brani in
cui troviamo la massima espressione di
quelle tipiche sonorità con ampie e
variegate linee di basso e chitarra,
delineate e strutturate nella loro follia
Funk dalla batteria di Chad Smith. A
questo punto arriva il primo singolo
estratto dall’ album, intitolato “The
Adventure of Rain Dance Maggie“. Il
brano presenta un giro di basso e stacchi
di batteria che regolano e comandano
l’intera durata del pezzo in un susseguirsi
di alternanze Rock e alternative. Classici
riff di chitarra incorniciano il tutto senza
distaccarsi troppo da quella corrente
Funk-rock a cui ci hanno sempre abituati
i RHCP. L’ottavo brano è una ballata, con
un ritmo coinvolgente e un pizzico di
evoluzione rappresentato da un
intermezzo di tromba . Segue “ Goodbye
Hooray“.. Stesso discorso per i seguenti
brani, che mescolano il forte ritmo della
batteria con le dolci melodie della
chitarra elettrica. Troviamo in seguito
“Even you brutus?“ ballata rap’n’roll in cui
Kiedis esprime al massimo le sue doti
vocali e il suo stile Funky.
Non ci resta che a attendere l’inizio del
tour con date in Italia il 10 e l’11
dicembre, rispettivamente a Torino e al
forum di Assago. Buon ascolto a tutti!
Ho visto un posto che mi piace... Coldplay
Angela Buonpane
a cura di
A tutti sono certo noti i Coldplay e i loro
singoli più famosi e recenti, ma pochi conoscono la loro storia e le hit che li hanno
portati al successo mondiale. Ovviamente
per conoscere un gruppo musicale non è
fondamentale conoscere la sua “biografia”,
ma ascoltarne le canzoni e leggere le traduzioni per capirne la vera essenza e il messaggio che intende trasmettere.
Chris Martin e Jon Buckland (attualmente
cantante e chitarrista dei Coldplay) si conobbero nel settembre del 1996 e dopo
aver capito che la passione per la musica li
accomunava, decisero di fondare un piccolo
gruppo, nucleo originario di quello che sarebbe diventato di fama internazionale.
Verso il 1997 alla band si aggiungono Guy
Berryman che diventò il bassista del gruppo
e Will Champion, studente di antropologia
e suonatore di pianoforte, chitarra e basso.
Alla band mancava però chi suonasse la
batteria e Will, dopo solo tre mesi di studio,
entrò a pieno titolo nel gruppo come batterista. Il gruppo era così al completo e il
College londinese faceva da iniziatico epicentro di una storia destinata a regalargli
fama e gloria. I futuri Coldplay si diedero
quindi un nome: gli Starfish. Il nome Coldplay deriva da un’idea di un amico di Chris,
un pianista che aveva deciso di abbandonare l'idea che una sua futura band potesse
chiamarsi in quel modo, a suo dire "troppo
deprimente". Coldplay significa infatti
“suono freddo”, ma al gruppo piacque nonostante la nota malinconica e lo assunse
nel 1998. La band ottenne il suo primo contratto discografico con la Parlophone e
pubblicò il suo album di debutto “Parachutes”. Da quest’album risultano evidenti le
fonti che allora ispirarono lo stile dei Coldplay e le somiglianze con altri gruppi musicali. Le fonti più note sono i Radiohead e i
Beatles; lo stesso Chris Martin, infatti, ha affermato più volte che l’ascolto di “The
Bends” dei Radiohead ha influenzato non
poco il suo modo di intendere la musica. Ho
riscontrato poi, personalmente una forte
somiglianza tra "No More Keepping My
Feet On The Ground" e "A Storm In Heaven”
dei Verve per la melodia leggera e sognante
che caratterizza d’altronde molte canzoni
dei Coldplay. Qualsiasi gruppo agli esordi
usa trarre ispirazione da altre band che rispecchiano più o meno lo stile che vuole ottenere, ma spesso il risultato è una banale
imitazione priva di originalità o comunque
una hit o un album di gran lunga inferiori
alla fonte di ispirazione. Non è stato così
per i Coldplay, che invece hanno reinventato e superato notevolmente i loro modelli. Basti pensare a “Yellow”, al suo
irresistibile uncino, al suo testo meravigliosamente romantico , al suo semplice
ma geniale video con cui la band ha fatto
il suo salto di qualità superando grandi
esempi di musica come i Radiohead. L’ultimo album, Mylo Xyloto, uscirà il 24 ottobre. Sono già note alcune bellissime tracce
come “Every Teardrop Is a Waterfall” e “Paradise”. Sono certa che l’intero album non
deluderà le aspettative dei milioni di fans
in tutto il mondo. In tutta la loro carriera i
Coldplay hanno rivoluzionato l’alternative
rock, rendendolo un genere adatto a una
più ampia fetta di pubblico, hanno superato i grandi miti del passato, reinventato
i generi attuali e lontani dagli eccessi divistici del rock estremo, dal pessimismo cosmico dei Radiohead e dalla superficialità
soffocante del pop, hanno tra le mani un
patrimonio di ispirazione e talento che, si
spera, il tempo farà ancora maturare.
Anno V · Numero 8
Sport
11
Kanaeva, Kanaeva, Kanaeva. Per l’individuale, la tripletta è ser vita
Montpellier 2011: l’eleganza va in pedana
Le nostre Farfalle d’argento salgono sul gradino più alto del podio e diventano d’oro
Sara Ciaralli
14.09.2011. Si parte per la Coppa del
Mondo, che inizierà il 20 e finirà il 25 settembre nell’arena di Rue de la Foire a
Montpellier, Francia. Sei giorni sono necessari per ambientarsi e per allenarsi secondo lo stile di questo Mondiale,
qualificante per le Olimpiadi di Londra.
Si parte dalle individualiste che hanno
davanti a sé una gara molto impegnativa:
cerchio e palla durante il primo giorno,
clavette e nastro il secondo e poi l’AllAround, la competizione con tutti e quattro gli attrezzi di seguito, in una sola
giornata. Per l’Italia ci sono Julieta Cantaluppi, Federica Febbo e la giovanissima
Alessia Marchetto. Nella prima giornata
vediamo trionfare per cerchio e clavette
la già tre volte campionessa mondiale e
olimpica Evgenia Kanaeva (RUS) con
58.900, seguita a ruota dall’agguerritissima ed eterna seconda Daria Kondakova
(RUS) con 58.375. Terzo posto per l’israeliana Neta Rivkin, che chiude il podio con
56.175. Quarto e delusissimo posto in
entrambe le finali per la grande promessa
bulgara Silviya Miteva, che, nonostante
entrambe le prove pulite e precise, viene
‘tolta’ dal mitico gradino con due miseri
27.950 al cerchio e 28.300 alla palla.
Nella seconda giornata individuale (cerchio
e clavette) il podio sembra subito più giusto e valutato: scontato primo posto per
Kanaeva (59.000) e
secondo per Kondakova (58.550), più
che meritato il terzo
posto per Miteva
(57.600).
È il momento dell’ultima e più temuta
gara
individuale,
l’All-Around (letteralmente “tutto il giro”,
poiché le ginnaste
devono sfidarsi in un
giro continuo di tutti
e quattro gli attrezzi annuali): solo le prime
quindici si qualificheranno per le Olimpiadi.
È il momento delle italiane. Saltando il
podio assolutamente ovvio, ci avviciniamo
di più alle nostre individualiste. Dopo tre
attrezzi, Julieta (la nostra ginnasta più promettente) è sedicesima. La tensione è altissima. È il momento dell’ultimo attrezzo
per la nostra eroina, la palla. Dopo tutta la
durata dell’esercizio finalmente esce il punteggio. 26.700! Passa in quattordicesima
posizione ed andrà alle Olimpiadi! Per Federica e Alessia l’ultima possibilità è il ripescaggio che si terrà a gennaio. Un
grande in bocca al lupo da parte di tutta
l’Italia.
Ora è il momento del “punto di forza”
dell’Italia, la gara a squadre. Già precedentemente nominate “Farfalle d’argento”, a causa del secondo gradino
ottenuto ai Giochi Olimpici di Atene, le
ragazze della Nazionale erano già riuscite a vincere l’oro nei Mondiali del
2009 e del 2010.
Le combinazioni di attrezzi di quest’anno sono nastri e cerchi (3+2) e 5
palle. Dopo aver visto entrambe le esibizioni della Russia, rivale più temuta,
e della Bulgaria, è il momento delle
nostre ragazze. Entrambe le esecuzioni
sono pulite e senza errori. Le ragazze tirano
un bel sospiro di sollievo. Sollievo che si
tramuta in gioia quando vedono i risultati:
1°: ITALY- 55.150
2° RUSSIA- 54.850
3° BULGARIA- 54.125
L’Italia è Campione del Mondo per la terza
volta consecutiva. E l’oro olimpico è sempre più vicino.
In corso la quindicesima edizione della Coppa del Mondo di Rugby
la Ka Mate degli Gli All Blacks colpisce ancora
La nazionale neozelandese sfiderà la Francia il 23 ottobre ad Auckland
Ludovico Celesti
È la nuova Zelanda il teatro dei sogni
della VII edizione della coppa del mondo
di rugby a XV. Iniziato il 9 settembre, il
torneo si concluderà il 23 ottobre
nell’“arena“ inaugurata nel 1910 dell’Eden
Park ad Auckland che per la finale arriverà
ad ospitare circa 60.000 spettatori. Per la
coppa del mondo sono state designate
13 sedi che ospiteranno le varie partite
partendo da stadi la cui capienza non supera i 20.000 posti (Trafalgar Park , Okara
Park, Mclean Park) fino a quelli più grandi
che presentano più di 30.000 posti a sedere (Wellington Regional Stadium ,
North Arbour Stadium, Waikato Stadium)
Il primo turno prevede le 20 squadre partecipanti al torneo divise in “gironi all’ italiana” con dieci partite a girone. La
suddivisione dei punti va dai 4 punti per
la vittoria a 2 punti per il pareggio fino a
0 per la sconfitta, oltre a 1 punto bonus
qualora la squadra realizzasse quattro o
più mete in un singolo match e a 1 punto
bonus in caso di sconfitta qualora il risultato finale del match sia da sette punti o
meno di lunghezza dalla squadra vincente.
Di ogni girone le prime due squadre classificate passano il turno per arrivare ai
quarti di finale. Quest’anno le squadre classificate ai gironi sono Irlanda, Galles, Inghilterra, Francia, Sudafrica, Australia,
Nuova Zelanda e Argentina. La nostra nazionale, guidata dal CT sudafricano Nick
Mallet, purtroppo è arrivata soltanto terza
nella classifica del proprio girone, avendo
totalizzato un totale di due sconfitte (Australia e Irlanda) e due vittorie (Usa, Russia). Tuttavia c’è da dire che i nostri
giocatori hanno disputato un ottimo torneo resistendo, nella prima partita con l’
Australia, per ben 50 minuti su un punteggio di 6 a 6, ma cedendo negli ultimi 20
minuti e lasciando marcare ai Wallabies 4
mete. La seconda partita è stata disputata
contro la Russia e l’Italia ha dato prova del
suo potenziale schiacciando gli orsi per
ben 53 a 17. Dopo la Russia è toccato agli
Usa che, nonostante siano ancora una
squadra acerba, si sono dimostrati più tenaci dei precedenti avversari. La vittoria riportata contro gli Stati Uniti è stata di 27 a
10, con un faticoso secondo tempo che ha
portato agli azzurri soltanto una meta tecnica e 7 punti grazie al calcio di realizzazione di Mirco Bergamasco. Nell’ultima
partita del girone gli azzurri però hanno
ceduto sotto la carica della squadra irlandese , sia per l’indisciplina in campo sia per
il troppo attendismo e nervosismo da
parte dei nostri; ci sfuggono i quarti di finale con un punteggio conclusivo che
vede l’ Irlanda a 36 punti e l’ Italia a 6. La
vera protagonista di questa coppa del
mondo è come al solito la Nuova Zelanda
che ha schiacciato prima l’Argentina ai
quarti di finale poi l’Australia nelle semifinali qualificandosi per la finale del 23 Ottobre contro un avversario tutt’altro che
semplice: La Francia.
Perla di saggezza
Οὔτοι συνέχθειν, ἀλλὰ συμφιλεῖν ἔφυν.
01/11
C om p l e a n n i
Damiano Vespa
16
Redazione
11/11
Lorenzo Cellitti
17
Non siamo nati per odiarci, ma per amarci
Sofocle, “Antigone”
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Lucia Russo Russo, Sara Ciaralli, Giacomo Polce, Gianmarco Moro,
Grazia Caciolo, Irene Erculei, Maria Vittoria Bigliardo, Angela Buonpane,
Giulia Geraci, Eugenia Salvadori, Ludovico Celesti, Prof.ssa Claudia
Fantini, Prof. Francesco Bearzi, Prof.ssa Maria Laura Alessandroni.
07/11
Lorenzo Gabriele
15/11
Daniele Cernicchi
“
Miguel Terrinoni
17
15
18
Ringraziamo il prof. Massimo Fruscella per aver collaborato per questo numero.
Chiuso in Redazione il 20/10/2011
Stampato esente da autorizzazione - C.M. n° 242 del 02/09/1988
Cruciverba e Sudoku
volo - 43. Mare americano - 44. Incontro di vocali 45. Gas Naturale Liquefatto - 46. Sipario senza vocali
- 47. Il capoluogo più alto d’Italia - 48. ...in Italy - 49.
Ai lati del quadro - 50. Pubblicità - 51. Dinastia inglese
- 52. Monti russi - 54. Sigla petrolifera - 56. Forse 57. Orribile - 59. Sull’amo - 61. La list... d’attesa - 62.
Bambinaia.
VERTICALI: 2. Alto Adige - 3. Minestra - 4. Pianta
come l’ulivo - 6. Sigla per treni - 7. Slip succinto - 8.
Confina con l’Europa - 9. Ex torneo neozelandese di
rugby (sigla) - 10. Simile al liuto - 11. Le isole con Alicudi - 12. Un’acquavite francese - 14. Articolo romanesco - 17. Una pubblicità su Internet - 19. Conifera
alpina - 22. Aggiunge - 24. Vita senza fine - 27. Nome
d’uomo - 28. Ripida salita - 30. Gracida - 31. Classe
sociale - 33. Amata - 34. Divide per un miliardo - 35.
negozio di finimenti - 37. Lo segue la pratica - 39. Il
Jack di “Zanna Bianca” - 41. Molto - 43. Borsa per
la spesa - 45. Il Lerner della TV - 46. La donna dei
pellerossa - 47. Leggendari - 48. Ci dà il latte - 50. Le
machine dei casinò - 51. Esame attitudinale - 53.
Piante saponarie - 55. Pescara - 58. In pena - 60.
Mezzo atto.
ORIZZONTALI: 1. Laccio tipico del cowboy - 5. Vigoroso, forte - 13. Le stanze della
scuola - 15. Vi sfocia il Volga - 16. Il rubidio - 18. Frutto succoso - 20. Prisma polarizzatore - 24. Porta al tesoro - 23. Faccenda noiosa - 25. Prefisso iterativo - 26. Sigla
assicurativa - 27. Prodotto del filugello - 28. La dea che serviva il nettare - 29. Ruminante africano - 30. Frazioni di debito - 31. Voce di corvo - 32. Nord-Est - 33.
Vitigno francese - 36. Donna eretica - 38. La festa coll’albero - 40. Lineetta - 42. In