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Anno III - Numero 117 - Domenica 18 maggio 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Il Cav Tasse Nuova rubrica “Vittima del complotto per aver difeso l’Italia” Alle porte bussa un ingorgo fiscale Un libro per l'estate: invito alla lettura Musumeci a pag. 2 Brogino a pag. 3 Moriconi a pag. 11 DOMENICA PROSSIMA TUTTI ALLE URNE AL FIANCO DI BERLUSCONI di Roberto Buonasorte i dicevano, nei sette anni che abbiamo trascorso a pane e acqua, fuori dal Parlamento e dalle Istituzioni, che eravamo dei poveri illusi, e forse in parte avevano ragione. Il sistema è ormai bipolare, andavano ripetendo parlamentari e ministri del Pdl dall’alto delle comode poltrone sulle quali erano seduti e che erano state loro concesse dal Cavaliere. Nominati, e senza aver mai preso un solo voto di preferenza, molti di loro andavano pontificando a ogni occasione. Nel 2012, a marzo, la Destra sfilava in corteo a Roma portando ventimila italiani giunti da tutte le regioni. Organizzammo e sostenemmo pullman provenienti da ogni provincia; “Sovranità Monetaria” era la scritta che campeggiava sullo striscione d’apertura di quel corteo. In quei mesi, gran parte degli attuali “no euro” votavano, in modo più o meno palese, per il Fiscal compact e avallavano le politiche monetarie imposte da Bruxelles e che ancora stanno strozzando i popoli di mezza Europa. Sempre in quei mesi assistevamo alle manovre per far nascere un partito che facesse riferimento direttamente a Mario Monti: alcuni lo hanno portato a termine anche se con scarse fortune; altri, sentita puzza di bruciato, si sono messi in C DA MARTEDÌ LE NOSTRE INDICAZIONI DI VOTO loro guida il leghista Maroni in Lombardia, e i due più autorevoli esponenti della Destra nelle altre due: Storace nel Lazio e Musumeci in Sicilia. I più attenti osservatori ricorderanno che le resistenze più feroci arrivavano proprio dai personaggi di basso profilo di cui si diceva; ovviamente vinse il Cavaliere, come sempre... In giro per l’Italia in questa strana campagna elettorale abbiamo trovato tanto entusiasmo e rispetto, calore intorno a Storace che, nei limiti del possibile, ha tenuto comizi e incontri in tutto il Paese: da Bari a Pesaro, da Cagliari a Milano, da Vercelli a Monza, e poi ancora Roma, L’Aquila, Pesaro, Foggia, Rovigo, Massa, Frosinone, Rieti... Sosterremo con lealtà quei candidati di Forza Italia che si batteranno per le nostre stesse idee e che combatteranno nei confronti di questa Europa che non ci piace affatto. Lo faremo a viso aperto, come sempre, con l’entusiasmo che ci caratterizza da quando siamo nati, e con la forza mediatica che ci sta dando, sempre più, anche questo nostro Giornale d’Italia. Da martedì, proprio da queste pagine, daremo le nostre indicazioni di voto: in ogni circoscrizione i tre migliori candidati avranno il nostro sostegno, aperto e gratuito. Come gratuito è sempre stato il rapporto tra Storace e Berlusconi, augurando a tutti di poter dire la stessa cosa. Sosterremo, nelle cinque circoscrizioni, uomini e donne che hanno mostrato rispetto e lealtà per la nostra storia e la nostra comunità proprio nel Ncd; altri ancora si sono andati a riciclare nei “fratellini”... L’unico che ha mantenuto la barra dritta è stato Berlusconi. Le vicende rivelate negli ultimi mesi da Alan Friedman, e quelle degli ultimi giorni dall’ex numero uno del Tesoro dell’amministrazione Obama, Timothy Geithner, hanno sancito una verità che fino ad oggi era solo un forte, fortissimo sospetto: si brigò per buttare giù SERBIA E BOSNIA: 30 MORTI, MIGLIAIA SENZA TETTO un governo democraticamente eletto, ci fu un vero e proprio “colpo di Stato” ordito da poteri internazionali e avallato, quanto meno con il silenzio, da quelli italiani. Il segretario del partito Francesco Storace ha preso l’impegno di non polemizzare con i nostri “affini” almeno fino a domenica prossima, giorno del voto. Osserviamo con distacco aristocratico i dispettucci quotidiani, che evidentemente appagano uomini e donne di modesto profilo, indipendentemente dal fatto che ricoprano la carica di parlamentare o che siano disperati alla ricerca di qualsiasi mezzo pur di sbarcare il lunario. C’è tanta altra gente invece, soprattutto in Forza Italia, a partire proprio da Berlusconi, che ha mostrato rispetto e lealtà per la nostra storia e la nostra comunità. Fu proprio Berlusconi, ad esempio, che lo scorso anno nelle tre regioni più importanti d’Italia candidò alla L’INVOLUZIONE DI UN PREMIER SEMPRE ALLA RICERCA DEL CENTRO DELLA RIBALTA MENTRE L’ITALIA AFFONDA Renzi corre. Ma non va da nessuna parte di Robert Vignola ira, Matteo, va ovunque. Anzi corre: persino sul tapis roulant. Certo, farsi fotografare mentre si fanno esercizi ginnici di sabato mattina (in Romagna, poi!) potrebbe essere visto, dopo le canzoncine propagandistiche nelle scuole elementari, come un irriverente accostamento ad un altro periodo italiano… Tutta un’altra storia, sicuramente. Sarà anche per quello che nel pomeriggio Renzi si è in qualche misura riabilitato: nella rossa Emilia, non ha avuto dubbi. “Ci sono pagine del passato che non vanno citate neanche per scherzo”, ha tuonato dal palco. E ce l’aveva con Hitler, cui si era poche ore prima accostato Beppe Grillo, in un controverso passaggio del suo comizio piemontese (“Io non sono come Hitler: sono oltre”, ha detto il comico che ormai non fa più ridere nessuno). Sull’imbianchino di Linz ci deve essere una “dannazione eterna alla memoria, non deve essere usato come spot elettorale”, ha affermato il presidente del Consiglio. Anche perché parlando di rapporti tra Italia e Germania, al giorno d’oggi, non viene in mente il Primo G BALCANI SOTT’ACQUA i tratta della peggiore catastrofe negli ultimi 120 anni. Pesante il bilancio di morte e danni nei Balcani, travolti in questi giorni da devastanti inondazioni. In Serbia e Bosnia si contano almeno 21 vittime accertate, decine di migliaia di evacuati e danni incalcolabili all’agricoltura, alle infrastrutture e al patrimonio artistico-culturale. Le piogge incessanti e le piene dei fiumi, in modo particolare della Sava, S hanno completamente sommerso intere regioni della Serbia centrale e occidentale, con un bilancio provvisorio di almeno sette morti e oltre 20 mila sfollati. Sarebbero oltre 15mila le persone che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni anche in Serbia, deve si contano cinque morti. Un bilancio che pare destinata ad aggravarsi con le autorità che temono l’emergere di altri cadaveri con il ritirarsi delle acque. Dopoguerra, ma il sistema di relazioni europeo che sta strangolando il nostro Paese (altro che spot…) per consentire comunque alla “trazione tedesca” di continuare ad essere tale. Ed è, guarda caso, quello stesso sistema (Schultz docet) che il Pd è pronto a preservare con ogni sua singola polemica in Europarlamento, consapevole che in Italia ha potuto prendere il potere soltanto grazie al complotto finanziario internazionale che è ormai divenuto di dominio pubblico. E infatti Renzi deve avere qualche sondaggio in più e qualche sicurezza in meno, se non disdegna di attaccare frontalmente proprio Berlusconi, accomunandolo all’altro “big” attualmente sulla scena politica nazionale. “Oggi Berlusconi e Grillo si sono rinfacciati la marcia su Roma. ‘No no la faccio io’. Se si incontrano all’autogrill mentre fanno la marcia, forse si chiariscono e ci lasciano governare”. Già, governare. Sarà senz’altro colpa di Berlusconi e Grillo, ma di governare non si vede un granché. Renzi si è d’altronde improvvisato pure ornitologo e ormai da qualche tempo vede gufi dappertutto. È l’effetto dei gufi se gli 80 euro tanto sbandierati non hanno prodotto alcuna ripresa dei consumi? Se anzi si sono ulteriormente abbassati di oltre il 3%, dati di ieri? Chissà. Fatto sta che quell’immagine del premier che corre sul tapis roulant rischia davvero di essere la foto simbolo di questo disgraziato periodo. Con un uomo che corre, corre, corre… ma non va da nessuna parte. 2 Domenica 18 maggio 2014 Attualità IL LEADER DI FORZA ITALIA HA ATTACCATO GOVERNO E GRILLO. E RIBADITO IL SUO PIANO PER LE PENSIONI Instancabile Cav:“La marcia su Roma la faremo noi” Sul complotto: “I governi europei ci sono ostili perché abbiamo sempre fatto gli interessi del nostro Paese” di Giorgio Musumeci in ottima forma, Silvio Berlusconi, e intervenendo telefonicamente ad una manifestazione di Forza Italia a Napoli, ha affrontato diversi temi sulla politica interna e le elezioni europee, approfittandone pure per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Primo bersaglio del leader azzurro, l’esecutivo guidato da Matteo Renzi: “I ministri di questo governo si danno arie da premio Nobel, ma questo governo continua a galleggiare e a sparare spot”. L’ex premier promette poi di alzare le pensioni minime a “800 euro”, sebbene “l’obiettivo è portarle a 1.000 euro” e ribadisce il suo piano sulla pensione alle casalinghe: “daremo loro mille euro al mese”. Berlusconi non risparmia critiche nemmeno sul piano delle riforme, dichiarando “inaccettabile” il progetto del premier sull’abolizione del Senato. Il leader di Forza Italia è poi tornato sullo scandalo scoppiato a seguito delle parole dell’ex segretario al Tesoro americano, Tim Geithner, su un complotto messo in piedi da pezzi grossi delle istituzioni europee per far cadere il governo Berlusconi, nel novembre 2011: “Ab- È biamo dimostrato di saper stare in Europa a difendere gli interessi degli italiani –ha detto Berlusconi al telefono-. Questo ci è costato l’ostilità dei governi europei, da cui sono derivate quelle manovre internazionali rivelate in questi giorni per far cadere nel 2011 il nostro governo. Vogliamo un’Europa –ha proseguito il leader azzurro- che non ci dia problemi ma soluzioni. Esattamente il contrario di quello che sta accadendo. Il Ppe dicono i sondaggi che sarà il partito di maggioranza all’Europarlamento; il nostro contributo sarà decisivo. Chi vota Pd - ha continuato l’ex Cavaliere - manderà dei parlamentari nel gruppo del Pse, che sarà minoranza nel Parlamento europeo e quindi non saranno in grado di difendere i nostri interessi”. Poi, l’ex premier ha risposto alle recenti dichiarazioni di Beppe Grillo: “Vuole mandare alla vivisezione il mio Dudù. Sapete come, invece, ha chiamato il suo cane? Delirio. Penso che questo dipinga bene il personaggio”. Poi, intervenendo ad un’altra manifestazione a Milano, il leader di Forza Italia ha ricordato che “Grillo ha detto che se il suo partito avrà il primo posto alle Europee farà una marcia su Roma. Si sbaglia –ha dichiarato Berlusconi-. La marcia la faremo noi”. Renzi contestato dall’Emilia ferita ontestazione dei comitati terremotati e alluvionati in piazza a Modena sotto il palco di Matteo Renzi. Fischi e cartelli polemici sono apparsi appena cominciato il comizio a cui sono presenti anche il segretario regionale Pd Stefano Bonaccini, la capolista alle europee al Nord-est Alessandra Moretti e il candidato sindaco C Gian Carlo Muzzarelli. "Vergogna andate a trovare i paesi alluvionati", recita un cartello. "Fiumi in sicurezza subito", dice un altro. E ancora: "Commissario delegato all'emergenza idrogeologica. Chi l'ha visto?". Il tutto sotto lo sguardo preoccupato di Cecile Kyenge. La piazza peraltro non era neR.V. anche così piena... L’INTERVENTO La Questione italiana e l’era Berlusconi D all’unità d’Italia ad oggi la “questione italiana” è di sempiterna attualità; ogni generazione vive la persistente “quaestio” della scelta su chi debba governare, ponendosi in una feroce dialettica, che evita la risposta circa come sia possibile costruire un sistema istituzionale che funzioni e che sia sostituibile senza traumi o forzature. Ha ragione il docente di storia contemporanea Giovanni Orsina, quando sostiene nel suo interessantissimo libro ” Il berlusconismo” edito dai tipi della Marsilio Editrice, che il motivo dominante di questi 150 anni di storia italiana, sia (e Monti, Letta, Renzi ne sono gli ultimi interpreti) quello dell’approccio ” ortopedico e pedagogico” di chi, illuminato, abbia assunto o gli sia stata affidata la missione di modernizzare, raddrizzare e rieducare, il nostro Paese. Un gruppo di autonominati “illuminati” che attraverso partiti, Stato ed istituzioni ci vuol portare dalla nostra arretratezza religioso – culturale, alla compiutezza della “modernità” europea. Una storia già vista.. come è già è stato visto quanto l’Italia e gli italiani siano coriacei a tali imposizioni. Il Berlusconismo, giudiziariamente ferito ed in fase calante, con parti di esso che scappano dalla nave ritenuta in fase di affondamento, dopo aver fatto comode e gratuite crociere, è stata una reazione all’arroganza comunista, che con la propria pretesa di superiorità morale è stata il culmine, in Italia, di questa tradizione ortopedica e pedagogica; provocando e creando con il suo tentativo egemonico e definitorio degli avversari, come rozzi e populisti, le condizioni del sorgere del Berlusconismo. Gli italiani hanno sperato con esso e sperano ancora, di incontrare una formazione politica che portando lo Stato al servizio dei cittadini e non tentando di rieducarli “dalla culla alla bara”, li difenda ed in una prospettiva sussidiaria li sostenga, in un sistema in cui prevalga il lemma “più Società e meno Stato”. Ritenere “liquidato” l’era Berlusconi per “via giudiziaria” e dunque fallito e da archiviare, sarebbe da parte nostra quantomeno superficiale. Occorre invece cogliere gli slanci positivi che questa reazione ha avuto o ha potuto/ voluto coltivare, si pensi per restare allo spinoso tema della difesa della famiglia naturale fra un uomo ed una donna, al referendario stop alla fecondazione artificiale, al sostanziale immobilismo di fronte alle richieste del radicalismo di massa in tema di unioni civili, limitazione dell’obiezione di coscienza, eutanasia, liberalizzazione della droga, etc.; in campo economico all’abolizione dell’iniqua tassa di successione e al ridimensionamento di quelle sulla casa; ed in campo internazionale alle iniziative di politiche di contenimento nei paesi di partenza dell’immigrazione clandestina. Occorre pertanto senza distruggere ciò che resta di/in Forza Italia, anzi sostenendolo nelle prossime elezioni amministrative ed europee e collaborandovi, senza perdere le nostre specificità valoriali, riprendere il filo di tale reazione ai “poteri forti” , nel tentativo e nella speranza della nascita di una nuova casa politica; per noi che veniamo da quello che fu la “destra sociale” per chi ha votato in passato e voterà ancora Forza Italia ed anche e soprattutto per quel quasi 53% di astenuti, voti nulli o schede bianche, di cui in questi giorni i giornali parlano. Condividiamo pertanto nei prossimi mesi l’impegno di amici che “trascinati” da AN nel PDL, non ne hanno seguito classi dirigenti nei vari FDI o NCD, rimanendo in Forza Italia e condividiamo anche la scelta de “La Destra”, che comprendendo che con “l’Italicum” ci saranno solo tre partiti ( PD, 5 Stelle, Forza Italia) sta cercando con il proprio patrimonio ideale, di posizionarsi in una situazione in cui sia possibile continuare a fare politica attiva. C’è molto da fare nei prossimi mesi, per chi non vuol essere “rieducato” o “ingessato”, ma vuol essere protagonista della vita della nostra amata Patria. Coraggio avanti, liberi dal risultato e dalle pseudo classi dirigenti autonominatesi tali. Avanti per il bene comune, ricordando che gli “assenti hanno sempre torto” e che si può fare. Benedetto Tusa LO ZOO DI SPIDERITA The day after al Grillo ululante e la sua setta delle contraddizioni i chiedo sempre più incredula come si fa a professarsi di destra o centrodestra e poi a confessare di voler votare per uno come Grillo. Forse è proprio vero che gli italiani sono stati tutti contagiati dal seme dell’odio e da questa sottospecie di marxismo involutivo del nuovo millennio… Fino a ieri sull’affollato blog del nuovo “ dittatore” s’ingrossavano le liste di proscrizione dei non graditi al regime e in particolare di giornalisti rei di essere asserviti ai poteri occulti ed alla massoneria per il semplice fatto di aver osato contraddire l’asceta o il guru pentastellato; ma oggi, in nome della campagna elettorale, partecipa persino al talk show del tanto vituperato Vespa pur di raggranellare qualche voto e d’inanellare il naso di qualche sprovveduto connazionale con una serie di cavolate volte ad inasprire e strumentalizzare il disagio della gente. Innumerevoli sono le contraddizioni di questo leader political scorrect: e non si fermano solo al fatto di sbeffeggiare (solo questo, almeno per il momento), attentando all’altrui libertà d’opinione, intellettuali non allineati per poi utilizzarli come veicoli della sua invasiva forma di comunicazione facendo leva sulla correttezza di molti professionisti, bensì M di far fare ai suoi l’esatto contrario, in parlamento, di quello che sino al giorno precedente ha predicato. Un esempio su tutti quello di sbandierare contro gli immigrati o urlare slogans come “prima gli italiani”, per poi subito dopo far votare i suoi soldatini, per l’abolizione di reato di clandestinità; come anche parlare di giustizia giusta e dire che il popolo è sovrano e che lui è sempre dalla sua parte, per cui teoricamente l’esito di un referendum ne stabilisce la precipua volontà, per poi far votare contro la responsabilità civile dei giudici disattendendo l’indirizzo di quei cittadini che circa venti anni prima votarono per quella soluzione. Sventolare alta la bandiera tricolore, in cerca di consensi, per ammainarla un momento dopo schierandosi con i fischi all’inno nazionale. Dichiarare di essere vegetariano e animalista convinto, per poi volere la vivisezione per il povero cane Dudù di Berlusconi. Agitare le acque ed il malcontento sociale in nome dello sviluppo e della crescita economica e poi dichiarare di voler bloccare l’Expo e la Tav per presuntamente debellare la corruzione, togliendo il lavoro e peculiarità alla magistratura che in questo caso ha lavorato bene ed ha individuato la metastasi. Professarsi credente nella fede e poi avallare le battaglie, in parlamento, dei suoi manichini per il riconoscimento delle coppie gay compresa l'adozione di bambini. Farsi tranquillamente portare dalle correnti dello stretto di Messina fingendone la traversata ed arrivare in Sicilia dicendo che la mafia non esiste per poi in Parlamento appropriarsi di un’icona dell’antimafia come Borsellino per aggredire gli altri e agitarne lo scalpo ad ogni pié sospinto. Dire che uno vale uno e poi vale solo lui e quello che lui comanda e dice, chiedere l’abolizione dell’euro per poi far marcia indietro e parlare solo di revisione di trattati e chi più ne ha più ne metta. Ma non sono solo queste contraddizioni a preoccupare, perché forse fanno parte dell’infimo giochetto dell’acchiappa consensi facile, ma è il modus operandi che determina la nefasta previsione: i suoi sodali ormai sono pervasi e si esaltano in un giustizialismo culturale e totale nel rifiutare, a prescindere dalle ragioni degli altri, tutto e tutti per partito preso infischiandosene se vanno a ledere il bene comune. Si moltiplicano evolvendo in una sorta di setta, facendo a gara tra loro nel cucirsi sul petto la medaglietta dell’adepto migliore in barba a chi vuole costruire, con l’inutile pretesa di sfasciare senza rendersi conto che dietro di loro lasceranno solo macerie. Una perversa e oscura visione dell’omologazione sociale presagio del ritorno di tempi bui. Spero sia solo un‘infatuazione e non vero amore per gli italiani, ma per il sì e per il no, il 25 maggio mettiamoci la testa e non il cuore! 3 Domenica 18 maggio 2014 Attualità ALTRO CHE PENSARE ALLE VACANZE: UNO STUDIO DELLA CGIA DI MESTRE METTE SULL’AVVISO GLI ITALIANI Inizio estate, l’ingorgo fiscale è servito 29 scadenze in pochi giorni tra giugno e luglio: così lo Stato si prepara a spremere 75 miliardi di euro ai contribuenti di Valter Brogino asse? Sono talmente tante he diventa inevitabile ritrovarsi sommersi dalle cartelle. Come accadrà agli italiani ad inizio estate. Tra giugno e luglio, fa sapere la Cgia, i cittadini e le imprese italiane saranno chiamati a onorare ben 29 scadenze fiscali. Al netto del gettito riconducibile ai contributi previdenziali, si stima che nelle casse dello Stato entreranno oltre 75 miliardi di euro di tasse: 40 miliardi versate dalle famiglie e 35 dalle imprese. "Sfiancate dalla crisi e sempre più a corto di liquidità - dichiara il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – c’è il pericolo che molte famiglie e altrettante piccole imprese non riescano a superare questo vero e proprio stress test fiscale". Gli appuntamenti più importanti di giugno riguarderanno il versamento delle imposte e dei contributi risultanti dal Modello Unico: ovvero Irpef, Ires, T contributi previdenziali sia a saldo che in acconto. Inoltre, bisognerà pagare la prima rata dell'Imu, della Tasi e in molti Comuni anche la rata della Tari (la nuova tassa sull'asporto rifiuti). Per quest'ultimo tributo, sa- ranno i sindaci a decidere il numero e le scadenze delle rate. A giugno, inoltre, dovranno essere onorati i versamenti mensili relativi alle ritenute Irpef, sia dei dipendenti sia dei lavoratori autonomi, il paga- mento dei contributi previdenziali e dell'Iva riferita al mese precedente. Sarà possibile spostare a luglio il versamento degli importi risultanti dalla dichiarazione dei redditi con l'aggravio di uno 0,4%. Sempre a luglio i contribuenti dovranno eseguire il versamento Irpef dei lavoratori dipendenti e degli autonomi, i contributi previdenziali e il pagamento dell'Iva del mese precedente. "Oltre all'imponente sforzo economico che nel prossimo bimestre famiglie e imprese saranno chiamate a sostenere - prosegue Bortolussi - i contribuenti italiani dovranno sopportare anche un costo aggiuntivo legato alla burocrazia che attanaglia queste operazioni. Secondo una nostra elabo- razione su dati della Banca mondiale, per pagare le tasse in Italia sono necessarie 269 ore all'anno, pari a 33 giorni lavorativi. Nell'area dell''euro solo il Portogallo registra una situazione peggiore della nostra". Già. Ma come si è arrivati a stimare un gettito complessivo pari a oltre 75 miliardi di euro? L'ufficio studi della Cgia si è basato sui dati statistici del 2013: considerando le principali novità normative introdotte nel 2014, si può affermare che tra il mese di giugno e quello di luglio entreranno nelle casse dello Stato oltre 75 miliardi di euro. Si arriva a questa cifra considerando il gettito realizzato negli anni scorsi delle seguenti imposte: Irpef, Ires, Iva e stimando il gettito dell'Imu e della Tasi. In questo importo rientrano anche i diritti camerali e il gettito atteso dalla rivalutazione dei beni di impresa, delle partecipazioni e dei terreni. Non si è considerato il gettito riconducibile ai contributi previdenziali. SCONCERTANTE ANALISI DELLA COLDIRETTI: ITALIANI SEMPRE PIÙ ATTENTI AL RISPARMIO CHE ALLA QUALITÀ Crisi, a picco consumi e dieta mediterranea Giù le vendite di pasta, pesce, frutta e verdura. Ma salgono ancora le vendite dei cibi low-cost È una fotografia drammatica, quella che la Coldiretti ritrae sui consumi degli italiani. Di ripresa, manco a dirlo, non c’è neanche l’ombra. È un susseguirsi di segni meno davanti ad ogni prodotto, col risultato finale di una dieta mediterranea che, per necessità di sopravvivenza, è andata a farsi benedire. Dalla pasta (-5 per cento) all’extravergine (-4 per cento), dal pesce (-7 per cento) alla verdura fresca (-4 per cento), rispetto al 2013 è praticamente crollato tutto. Ad avere la peggio, per l’appunto, sono i prodotti base della dieta mediterranea che, secondo la Coldiretti, hanno subito maggiormente il taglio che in media è stato pari al 2 per certo. Unico superstite di questo bollettino di guerra è il vino, che registra un aumento della spesa del 3 per cento a fronte però di un calo nel numero di bottiglie acquistate per effetto della tendenza degli italiani a bere meno ma meglio. Il quadro è chiaro, dunque. Del resto, la spesa alimentare è la seconda voce del bilancio familiare dopo la casa, e non stupisce quindi che l’effetto più eclatante della riduzione del potere di acquisto sia stato proprio il taglio nei consumi alimentari che sono tornati indietro di oltre 33 anni sui livelli minimi del 1981 sulla base dei consumi finali delle famiglie a valori concatenati dell’Istat. A cambiare –ha evidenziato la Coldiretti- è stata anche la composizione della spesa per effetto della crisi che ha costretto le famiglie ad una profonda “spending review del carrello” che potrebbe avere pesanti conseguenze anche sulla salute. In soldoni, si ricorre sempre più spesso a prodotti di basso sì, ma anche di scarsa qualità. Una conferma viene dal fatto che le vendite dei cibi low cost nei discount alimentari sono le uniche a far segnare un aumento consistente nel commercio al dettaglio in Italia con un +2,9 per cento nel bimestre 2014 secondo l’Istat. Pane, pasta, pesce, frutta, verdura, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari si erano dimostrati infatti un elisir di lunga vita per gli italiani: nel corso di dieci anni sono più che raddoppiati (+138 per cento) gli ultracentenari presenti in Italia che può contare su 15080 over 100 secondo l’ultimo censimento della popolazione elaborato dall’Istat nel 2011 ed oggi gli italiani sono tra i più longevi del mondo con una vita media che ha raggiunto i 79,4 anni per gli uomini e a 84,5 per le donne. Tuttavia, la situazione è cambiata ed il futuro è preoccupante. Gli acquisti di frutta e verdura, ad esempio, nel 2013 sono crollati al minimo da inizio secolo, con le famiglie costrette a mettere oltre 100 chili di ortofrutta in meno nel carrello rispetto al 2000. Statistiche preoccupanti se è vero che la raccomandazione del Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per una dieta sana è quella di mangiare più volte al giorno frutta e verdure fresche per un totale a persona di almeno 400 grammi. In Italia la quantità consumata è scesa purtroppo al di sotto, con situazioni allarmanti soprattutto per i bambini. Il numero infatti dei bambini e adolescenti che mangia frutta e verdura a ogni pasto è sceso al 35 per cento a fronte del 37 per cento nel 2012, mentre quelli che la mangiano una volta al giorno sono passati al 35 per cento, contro il 39 per cento, registrando anche un aumento di coloro che non l’assumono o lo fanno un massimo di 2 volte a settimana (31 per cento contro il 24 per cento). Giorgio Musumeci NELL’INCHIESTA “MERCADET” SUGLI APPALTI PER L’ASL DI BRINDISI DINAMICHE ANALOGHE A QUELLE MILANESI Gli affari delle coop rosse anche in Puglia Big del Pd salvati dalla prescrizione. Per i Nas “accordi corruttivi” tra Levorato e la politica on solo Expo. A seminare imbarazzo negli ambienti di sinistra arriva anche l’inchiesta “Mercadet” della procura di Brindisi sugli appalti truccati all’ASL salentina. Le dinamiche sono pressappoco le stesse al terremoto giudiziario su l’Expo e la sanità milanese, e alcuni protagonisti pure. Tra i nomi eccellenti, ad esempio, salta fuori quello del presidente della Manuntencoop Claudio Levorato, raggiunto lo scorso 8 maggio, insieme ad una cinquantina di persone, dall’avviso di conclusione delle indagini. Gli indagati sono stati accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, turbativa d’asta, falso in atti pub- N blici, corruzione, frode in pubbliche forniture e violazione dei segreti d’ufficio. All’origine, nel lontano 2007, le persone coinvolte erano 130, tuttavia i tempi lunghissimi della giustizia hanno fatto sì che la maggior parte di loro potesse godere della prescrizione del reato per il quale erano stati indagati. Riguardo Levorato, questi era apparso nel fascicolo dell’inchiesta già dall’inizio. La sua Manutencoop, infatti, si era aggiudicata l’appalto in “global service” della Asl di Brindisi ancor prima che le indagini prendessero il via, eppure i carabinieri del Nas rilevavano già “un connubio tra gli esponenti politici, gli ammini- stratori della ASL e la Società che lasciava intendere, senza ombra di dubbio, che a monte ci fosse un accordo corruttivo”. Secondo gli uomini dell’antisofisticazione, la contropartita consisteva nelle “continue richieste di assunzione di personale e nell’affidamento di sub appalti a ditte molto vicine ai politici e alla dirigenza della Asl”. Scavando tra i nomi “coinvolti nella vicenda” ma salvati dalla prescrizione, vengono fuori per l’appunto personaggi di spicco della politica pugliese, quali l’attuale capogruppo del Pd in regione Puglia, Pino Romano, e l’ex vicepresidente del consiglio regionale Carmine Dipietrangelo, associati tra loro e con altri, secondo il Nas, “al fine di commettere delitti di turbativa d'asta, abusi d'ufficio, falsi in atto pubblico, corruzione e rivelazione di segreto di ufficio”. Il tutto, secondo i Carabinieri, volto ad assicurare alla Manutencoop l’aggiudicazione degli appalti. Dal canto suo, Levorato avrebbe ricambiato i favori con “vantaggi di natura patrimoniale o comunque economicamente valutabili (denaro, viaggi, assunzione di manodopera e simili)”. Un sistema talmente rodato che “la dirigenza della Asl tenta invano di far vincere alla Manutencoop” anche l’appalto per le pulizie negli ospedali “Perrino” e “Di Summa” di Brindisi, dal valore di 3 milioni l’anno. Tuttavia, alla suddetta gara Manutencoop arriva terza; la cricca riesce a escludere una delle ditte che l’avevano preceduta per offerta anomala ma non riesce a fare lo stesso con la società di Bolzano che si aggiudica il bando. Ciò nonostante, anche la ditta bolzanina non è esentata dall’elargire favori alla politica, per i quali - spiega il piddino Romano a un dirigente dell’Asl - si sarebbe dovuta rivolgere a lui stesso e al compagno di partito (e consigliere regionale) Vincenzo Cappellini: “Alla Markas gli devi dire Cappellini e il Romano ...va bene?”. G.G. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 4 Domenica 18 maggio 2014 Storia UNO TRA I PERSONAGGI PIÙ ORIGINALI E FINO A POCO TEMPO FA SCONOSCIUTI DELLA NOSTRA STORIA Piera Gatteschi, il Generale del Saf /1 Le soldatesse di Salò: il rigido regolamento al quale dovevano attenersi le pasionarie di Mussolini di Emma Moriconi ome vuole che parli delle nostre ausiliarie? Lei avrà visto tutti quei film di guerra americani, avrà letto i romanzi americani del dopoguerra, dove le ausiliarie americane avevano tempo per l'amore, per i balli. Come paragonarle alle nostre, costrette a una vita claustrale, senza potersi dare il rossetto sulle labbra, senza poter fumare in pubblico, costrette a nascondere i riccioli sotto quei ruvidi baschi? E lo sa che, per un romanzetto d'amore, magari per qualche occhiata languida tra un ufficio e l'altro, si veniva espulse dal Corpo? Ed ero stata io, io, Piera Gatteschi, ad aver voluto una disciplina così rigida. E lo sa perché?perché avevamo troppi avversari. Dentro e fuori. Dentro, quelli che dicevano che il posto delle donne era in cucina, o al massimo a curare i feriti. E fuori, quelli per i quali eravamo delle luride, sporche fasciste, le donne dei fascisti, le amanti dei fascisti, le puttane dei fascisti. Ecco perché avevo voluto una rigida disciplina militare, di stampo addirittura prussiano. Le avrei salvate, pensavo. E invece non è servito a niente. Furono ugualmente insultate, vilipese, violentate, assassinate". Sono le parole con cui il Generale di Brigata Piera Gatteschi Fondelli racconta a Luciano Garibaldi “C le vicende delle Ausiliarie di Salò. È il 1984, quando lo storico incontra l'anziana bella signora, che di anni ne ha 82, "alta, dritta, dal portamento eretto, i modi cortesi e autoritari" come racconta in "Le soldatesse di Mussolini". "Portava i capelli argentei riuniti sulla nuca - scrive ancora Garibaldi - a lasciarle scoperta la fronte alta, nella quale brillavano due occhi profondamente azzurri che ella non nascondeva se non per leggere qual- che lettera o documento". La storia di Piera Gatteschi Fondelli è una delle più originali - e fino a poco tempo fa sconosciute - di un'epoca di cui gli aspetti sconosciuti sono ahimè tanti, troppi. "Mentre due corposi capitoli dedicati alle ausiliarie della RSI - scrive ancora Garibaldi sono presenti nel libro di Giorgio Pisanò "Storia delle Forze Armate della RSI" (Milano, 1967), e cenni esaurienti si trovano nel "Controme- moriale" di Bruno Spampanato (Roma, 1952) e in "Due anni di storia" di Attilio Tamaro (Roma, 1948), non una riga, su questo straordinario evento tipicamente italiano (Corpi femminili regolarmente arruolati e sottoposti al codice militare di guerra non risultano essere stati presenti in alcuna delle guerre civili che hanno dilaniato gli Stati europei in questo secolo, non nella Spagna degli anni '30, e neppure nella sanguinaria Balcania degli anni '90), non una riga è rintracciabile nei resoconti sulla RSI e sulla guerra civile che vanno per la maggiore". È un discorso a cui siamo abituati, ma vale la pena di sottolinearlo anche qui: come è possibile che i tanto accurati libri su cui per decenni tante generazioni hanno studiato non riportino neppure una riga su un fenomeno così atipico e straordinario come quell'ondata di giovinezza che invase le caserme con la passione e la veemenza del patriottismo più sincero? Erano ragazze che erano partite da casa, spesso fuggendo in bicicletta o a piedi per ar- ruolarsi. Una marea di passione e di volontà. Ragazze che avevano scelto la strada più difficile, non la più comoda. Piera Gatteschi Fondelli è stata la sola donna Generale di Brigata: ferrea, sicura, coraggiosa, diligente, un soldato tra i soldati. Il suo memoriale, raccolto da Luciano Garibaldi, comincia così: "Mi rendo conto di essere una sopravvissuta della storia, e so che i giovani stenteranno a credere quello che sto per raccontare, soprattutto le ragazze, che giustamente rivendicano la parità con l'altro sesso e se la sono guadagnata grazie alla loro serietà e al loro impegno. [...] Il fatto è che, tra il 1944 e il 1945, sono esistiti in Italia, cinquemila soldati in grigioverde di sesso femminile. Purtroppo c'era, oltre alla guerra mondiale, anche la guerra civile, il che non consente quasi mai il tono pacato e sereno che avevano i nostri padri e i nostri nonni, quando ci parlavano del Carso e del Montegrappa. Ricordo ancora le parole che la mia vicecomandante, Cesaria Panchieri, scrisse sul nostro giornale: 'Non ci sono paragoni che per noi valgano. Non possiamo confrontarci né con le inglesi né con le americane. Esse lavorano in un Paese che non è in preda alla guerra civile, esse non bagnano col sangue del martirio la divisa che le distingue'". (... continua ...) [email protected] Domenica 18 maggio 2014 5 Focus UNA STORIA A LIETO FINE CHE DIMOSTRA COME I SENTIMENTI VERI E PROFONDI SIANO IN GRADO DI SUPERARE OGNI OSTACOLO La favola romantica di Wanda e Gherard Un soldato tedesco e una ragazza calabrese s’innamorano sotto le bombe e, a guerra finita, mettono su famiglia di Cristina Di Giorgi mnia vincit amor” ha scritto Virgilio. E la storia di Gherard e Wanda è forse una delle più romantiche dimostrazioni di quanto il grande poeta latino abbia, in questo suo verso, tracciato una verità a cui anche i più scettici e disillusi prima o poi finiranno per credere. “O Tempi di guerra E’ l’estate del 1943 e da oltre quattro anni si sta combattendo una guerra che ha provocato ovunque devastazione. Anche l’Italia, impegnata nel conflitto al fianco dell’alleato tedesco, sta affrontando battaglie che incideranno profondamente sul suo futuro destino, con conseguenze che andranno ben oltre le più nere previsioni. In un paesino della Calabria (San Costantino) vive una famiglia con cinque figli, due maschi e tre femmine. Una di loro è una diciannovenne alta e slanciata, che svetta con la sua testa di riccioli castani sulle compagne di scuola, più piccole sia d’altezza sia d’età (i genitori avevano infatti deciso di ritardare la sua frequenza alle magistrali per non farle fare da sola il viaggio in treno fino a Vibo Valentia, sede dell’istituto scolastico). Wanda – questo il nome della giovane – è sempre allegra, sorridente e gentile con tutti. Dopo San Costantino, la prima fermata della “littorina” che ogni giorno Wanda prende per andare a scuola è quella di Cessaniti. Ad un centinaio di metri dalla stazione c’è l’entrata del Campo di aviazione dell’Aeronautica Militare, dove in quel periodo risiedono centinaia di soldati – avieri italiani e alcune decine di tedeschi della Luftwaffe. Che suscitavano curiosità e simpatia nei loro coetanei e coetanee ed ammirazione nella gente del luogo per la loro serietà e compostezza. Alcuni di loro, alloggiati in case private a San Costantino, trascorrono le giornate esercitandosi nelle loro mansioni nella campagna alla periferia del paese e, nel tempo libero, giocano a scacchi e cantano, accompagnati dalla fisarmonica suonata da uno di loro. L’atmosfera è quindi almeno apparentemente serena, anche se incombe su tutti l’ombra della guerra, che però si sta combattendo su fronti piuttosto distanti da quel bucolico scenario calabrese. Distruzione e morte però arrivano ben presto anche lì. Nel pomeriggio del 10 luglio 1943, gli eserciti anglo-americani sbarcano sulle coste meridionali della Sicilia e alle 19.30 di quello stesso giorno, sessanta quadrimotori B24 sganciano migliaia di bombe sul campo di aviazione di Vibo Valentia, causando la morte di alcune decine di avieri oltre a notevoli danni agli impianti ed alla pista di volo. Anche San Costantino, che distava in linea d’aria un paio di chilometri, subì le conseguenze di quel bombardamento, come anche i paesi vicini. Il giorno successivo un nuovo bombardamento, che distrugge quel che resta del Campo di aviazione e provoca oltre cento vittime. Il primo incontro “La mattina del 12 luglio – racconta Wanda – io ed una mia amica stavamo facendo una passeggiata lungo i binari della ferrovia, dirette alla galleria dopo il grande ponte di ferro che per noi di San Costantino era stata di rifugio durante i bombardamenti. Sulla strada incontrammo due soldati tedeschi: uno di loro stava dipingendo, seduto sotto un albero di ulivo. Offrimmo loro le uova sode che avevamo portato per colazione, che accettarono volentieri. Poi, dopo aver scambiato qualche parola, li salutammo. Per tutto il giorno il rombo delle squadriglie aeree nemiche non ci lasciò un momento di pace. La sera, per scampare alle bombe, sue notizie. Nella ritirata verso il Nord, attraversarono Campania, Lazio, Toscana ed Emilia, affrontando insidie, scontri e bombardamenti. Raggiunsero la linea gotica a fine aprile del 1945, mentre il secondo Corpo polacco occupava Bologna e le armate anglo americane dilagavano nella Pianura Padana. Gherard si trovava nei pressi di Bologna quando il suo reparto si scontrò con la fanteria inglese: costretto ad arrendersi, fu catturato e rinchiuso in un campo di prigionia in Egitto. E finalmente gli fu permesso di scrivere. Wanda ricevette la sua lettera il 10 ottobre 1945. Era passato tanto tempo (ventisei mesi di lunga e dolorosa attesa) e la giovane calabrese aveva quasi perso le speranze sulla sorte del suo innamorato tedesco. Quanta gioia quindi nell’apprendere che, seppure prigioniero, Gherard era vivo! Deve comunque ancora passare parecchio tempo prima che i due fidanzati riescano a coronare il loro sogno. Dopo che si furono spenti gli ultimi fuochi della guerra, nel settembre 1948 venne finalmente il giorno del rilascio del giovane soldato germanico, che fu portato prima a Bengasi e poi, pasBombardamenti su Vibo Valentia; in alto, Gherard e Wanda; qui sotto, Ponte San Costantiono, dove i due s’incontrarono sando per Tripoli, raggiunse Trieste. Da qui si nei giorni successivi. mise in viaggio per la sua Dortmund, dove Mi chiese di fidanzararrivò il 29 settembre. Giusto in tempo per ci, ripetendomelo anfesteggiare, riabbracciando la sua famiglia, che in francese per il suo venticinquesimo compleanno. Una paura che non avessi grande gioia, anche se la sua Patria ritrovata capito. Accettai felice non era più la stessa di quando era partito la sua proposta. Disse sei anni prima: città completamente distrutte a mio padre che era dai bombardamenti, cumuli di macerie ovuninnamorato di me, e que, dolore e distruzione. Ma anche compoche se io fossi stata stezza e dignità. Anche la sua casa non c’era d’accordo, alla fine più, ma i suoi genitori erano vivi. Ed anche della guerra sarebbe lui e la sua Wanda, il cui pensiero l’aveva sotornato per sposarmi! stenuto durante quei difficili mesi di guerra L’ultima volta che lo e prigionia. Non restava quindi che tornare vidi fu il 6 agosto in Italia a realizzare il loro sogno d’amore. tutto il paese (compresa la famiglia) si rifugiò quando, commosso, venne a salutarmi. C’era sotto la galleria. All’1.05 udimmo, vicinissimo, un camion che lo attendeva: doveva ripartire Il coronamento del sogno il frastuono delle esplosioni e delle raffiche subito con il suo reparto. Mi disse: ‘Se avrò L’incontro tanto atteso, desiderato e sognato, di mitragliatrice: era il terzo bombardamento fortuna e sarò vivo alla fine della guerra, avvenne a Firenze il 27 dicembre 1949. in tre giorni”. All’entrata di quell’improvvisato tornerò qui da te e ti chiederò di sposarmi. Dopo 1850 giorni dall’ultima volta che i ma provvidenziale riparo, Wanda incontra Non mi dimenticare!’ Gli risposi dandogli loro sguardi si erano incrociati, Wanda e Gherard, il soldato tedesco che aveva coun bacio sulla guancia, che lo rese felice”. Gherard finalmente riuscirono a riunirsi. nosciuto in mattinata. Basta uno sguardo ed Ed era davvero felice Gherard, ventunenne Avevano creduto nell’Amore e avevano vinil destino dei due ragazzi è segnato. Lo stato di Dortmund che prima della guerra aveva to: si sposarono il 12 febbraio 1950 e vissero d’animo del momento, il bisogno di sostegno studiato all’Accademia di Belle Arti e amava sessantatre anni di matrimonio felice, ale protezione, la paura e la voglia di vivere, la pittura, la letteratura italiana e la poesia lietato dalla nascita di tre figli. Amore che fanno il resto, e contribuiscono a dare inizio romantica europea con il suo mondo di continua anche oggi che Gherard non c’è ad una storia d’amore che sarebbe durata bellezza e malinconia. più (è morto nel febbraio 2013 dopo una per tutta la loro vita. lunga malattia). La lunga separazione “Con questo scritto – dice Filippo Bartuli, La promessa Dopo la partenza, riuscì a scrivere a Wanda che ha raccontato la storia di Gherard e “La mattina dopo (era il 14 luglio 1943) il alla fine di agosto, dicendole che si trovava della sua conterranea Wanda sul mensile soldato tedesco che mi aveva seguito per vicino a Cosenza. Poi ci fu l’8 settembre, ‘Monteleone’ – ho voluto lasciare il ricordo vedere dove abitavo – dice ancora Wanda che colse il reparto di paracadutisti di cui di un amore non comune, che ha vinto nel - venne per la prima volta a casa mia per Gherard faceva parte mentre risaliva la Petempo della guerra e dell’odio”. Omnia conoscere la mia famiglia, e tornò anche nisola. Da allora in poi non riuscì più a dare vincit amor. 6 Domenica 18 maggio 2014 Esteri BOTTA E RISPOSTA TRA LA PRESIDENTE DILMA E I VERTICI FIFA. “UN PESO”, “LA BUROCRAZIA È UN INFERNO” Clima teso in Brasile in vista dei Mondiali Scontri con la polizia in numerose città. Movimento senzatetto: “Vogliamo case, non stadi” di Giorgio Musumeci er il Brasile i Mondiali di calcio dovevano essere un’occasione di rilancio e promozione, e invece si sono trasformati in una battaglia politica senza esclusione di colpi. Da una parte la presidente brasiliana Dilma Rousseff, dall’altra i massimi esponenti della Fifa, Joseph Blatter e Jerome Valcke, con quest’ultimo reo di aver definito “un inferno” la burocrazia brasiliana con i suoi “tre livelli di governo”. Espressione che non è andata giù alla Dilma, dal canto suo attenta a non fare mosse false in vista delle prossime elezioni presidenziali fissate per il prossimo ottobre. Se da una parte cavalca il malcontento popolare definendo “un peso” i vertici della Fifa, dall’altro annuncia di mantenere alta la guardia, soprattutto nelle 12 città che ospiteranno gli incontri, affinché la competizione calcistica si svolga nel migliore dei modi. La “Giornata contro i Mondiali”, che era stata definita dal movimento una sorta di prova generale in vista dell’inizio della Coppa del mondo, ha avuto un’adesione al di sotto delle aspettative. Secondo la polizia, infatti, sarebbero state 10mila le persone che hanno risposto alla convocazione effettuata dal movimento tramite facebook. Tuttavia, cortei si sono comunque svolti a San Paolo, Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Brasilia e Manaus, con i manifestanti che hanno esposto cartelli contro la Fifa (“Fifa terrorista”, “Fifa tornatene in Svizzera”) e contro il governo (“Vogliamo scuole e UN INCENDIO COMPLICA IL LAVORO DEI SOCCORRITORI P Miniera di Soma, crescono le vittime i aggrava il bilancio delle vittime della strage avvenuta nella miniera di Soma, in Turchia. I morti salgono a 299, mentre sotto terra restano ancora intrappolati tre minatori. Ogni minuto che passa, la speranza di recuperarli si affievolisce sempre di più. A complicare ulteriormente il lavoro dei soccorritori, un nuovo incendio scoppiato ieri mattina a 300 metri di profondità, proprio nella zona dove sono intrappolati i tre uomini. A dare l’annuncio sulla drammatica situazione, è stato il ministro dell’Energia turco Taner Yildiz. Mentre da Washington arrivano le condoglianze del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, dichiarandosi pronto a fornire “ogni assistenza che possa aiutare coloro che sono stati colpiti da quanto successo”, nel Paese colpito da questa immane strage non si S ospedali, non stadi”). A San Paolo, alcuni contestatori hanno sfilato con le foto dei nove operai morti nei cantieri degli stadi. I manifestanti hanno anche solidarizzato con le proteste di insegnanti, autisti del trasporto pubblico e metalmeccanici che in questi giorni stanno scioperando in diverse città del Paese. Nelle scorse ore numerosi scontri si sono verificati a Brasilia, dove il Movimento lavoratori senzatetto (Mtst) ha tentato di occupare la sede di una società immobiliare proprietaria del nuovo stadio “Manè Garrincha”, e a San Paolo, dove alcune decine di “Black bloc” con il viso coperto da maschere e passamontagna hanno cominciato a sfondare le vetrine e a saccheggiare i negozi. Scontri si sono verificati anche nei pressi dello stadio Itaquerao, che il prossimo 12 giugno ospiterà la partita inaugurale dei Mondiali, quando un gruppo di ultrà del Corinthians ha incendiato pneumatici e lanciato pietre e bottiglie contro gli agenti della polizia. Negli incidenti sono rimasti feriti un agente, due fotografi ed un manifestante. Una decina di giovani, invece, sono stati arrestati perché trovati in possesso di martelli e bombe molotov. Visto il clima di tensione, sembra essere servito a poco l’appello lanciato dalla presidente Dilma affinché il popolo brasiliano sia ospitale e allegro con gli stranieri. placano le polemiche, tra accuse di negligenza alla società proprietaria della miniera, al governo per non aver preso misure malgrado i problemi noti del sito estrattivo, al premier Erdogan per aver minimizzato sulle responsabilità e per un atteggiamento che la gente ha percepito come segno di indifferenza per la sorte dei minatori. Nei giorni scorsi, infatti, numerosissimi manifestanti hanno dato vita a proteste disperse poi dalle forze dell’ordine con lacrimogeni e idranti. Dal canto suo, l'azienda che gestisce la miniera ha respinto tutte le proprie responsabilità, ammettendo solo che la camera di sicurezza che avrebbe potuto salvare molte vite non era stata ancora costruita. Fonti ministeriali dichiarano che il bilancio delle vittime si fermerà intorno alle G.M. 300 persone. 7 Domenica 18 maggio 2014 Da Roma e dal Lazio PROTESTA A ROMA EST LO STILLICIDIO AI DANNI DEI TURISTI “Non fate qui la spesa: Raffica di borseggi, 20 arresti: tutti rom ci stanno licenziando” È di Valter Brogino ono giornate di mobilitazione per i dipendenti del gruppo Brek-Pam, di cui fa parte anche la nota catena commerciale Panorama, al centro commerciale Roma Est di Lunghezza. Entro il prossimo 31 maggio infatti, saranno sette i locali, tra bar e ristoranti, che abbasseranno le saracinesche, lasciando a casa i 65 dipendenti. Un abisso di angoscia per i lavoratori del centro commerciale Roma Est, contrattualizzati con la Cibis Spa, società che gestisce i marchi della ristorazione e che fa parte del gruppo Pam-Panorama". I lavoratori, spiega il sindacato Flaica Roma, "sono sul piede di guerra. Oltre 50 impiegati, infatti, daranno vita anche oggi dalle 11 alle 19 a un colorato corteo all'interno del centro commerciale e pre- S sidieranno le entrate clienti dell'ipermercato Panorama lì presente, distribuendo un volantino ironico simile a quelli pubblicitari della grande distribuzione in cui verranno messi in offerta speciale i 65 dipendenti che a breve saranno licenziati e inviteranno i clienti a solidarizzare con le ragioni della loro protesta invitando i clienti a non fare la spesa". "Non possiamo essere trattati come merci- sottolinea, Natalino Ridente, lavoratore licenziato e rappresentante Flaica Cub Roma all'interno della Cibis Spa- La cassintegrazione e la buonuscita per i dipendenti che accettano il licenziamento (esito della trattativa condotta dai sindacati confederali), per noi, sono irricevibili. E l'offerta di riassorbimento di soli 2 lavoratori su 65 a Milano, tra l'altro con la formula del part-time, è semplicemente ridicola". Una cosa per Ridente è certa: "La mobilitazione andrà avanti finché i vertici aziendali non ci daranno risposte concrete e soprattutto trasparenti. A cominciare dai nomi delle società che subentreranno nei sette locali in via di chiusura a Roma Est". un esercito pronto a colpire. E sarà, purtroppo, il ricordo indelebile che tanti turisti porteranno a casa da Roma. Non le bellezze, non la cucina, non il clima: ma l’aggressione dei ladri, lo stato di assedio che si respira. Anche questo fine settimana la stretta si è sentita: hanno cercato di porvi rimedio, come sempre, le forze dell’ordine. Il bilancio è tutto dire. Venti borseggiatori sono stati arrestati in sole 48 ore dai carabinieri del Gruppo di Roma nel corso dei controlli, svolti anche in abiti civili, nei principali luoghi di interesse turistico. Ma la statistica è impietosa, ha ancora lati interessanti da far scrutare a chi dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) governare il Paese e la stupenda città che le fa da capitale. E il razzismo c’entra poco. Perché gli arrestati sono tutti rom di età compresa tra i 18 e 62 anni. Una “vocazione” che non ha età, insomma… I militari delle Compagnie Centro, San Pietro, Piazza Dante, Eur e Parioli hanno sorpreso i borseggiatori nei pressi dei mo- numenti come Bocca della Verità, Basilica di Santa Maria Maggiore, Musei Vaticani, ma anche nei pressi di fermate metropolitane 'Spagna', 'Colosseo', 'Termini' nonché a bordo di autobus, a caccia di turisti da derubare. Gli arrestati, quasi tutti con precedenti, sono stati accompagnati in caserma in attesa di essere processati con il rito per direttissima. La refurtiva, del valore di qualche migliaia di euro, è stata riconsegnata alle vittime che hanno denunciato i furti. Gustavo Lidis PRENESTINO Infastidisce una prostituta: gambizzato dagli sfruttatori olpi d’arma da fuoco, in un quadro di desolante degrado e squallore. E gli spari che diventano colonna sonora di un film nel quale la mancanza di legalità è l’attore protagonista, mentre Roma fa da scenario impotente. Aggredito e gambizzato da tre connazionali, probabilmente per aver esagerato con qualche prostituta. È quanto è successo venerdì sera, intorno alle 21.30 in via Prenestina 1230, dove un cittadino albanese di 26 anni è stato raggiunto da un colpo d’arma da fuoco al polpaccio sinistro. Secondo il racconto del giovane, tre persone lo hanno costretto a C Eurosky Tower. Entrare in casa e uscire dal solito. salire in auto e poi, dopo averlo picchiato, gli hanno sparato colpendolo alla gamba. Il 26enne, incensurato, è riuscito a scappare e ha chiamato il 112. Una volta arrivati sul posto i militari del nucleo operativo radiomobile di Frascati hanno recuperato un solo bossolo calibro 9. L'albanese è stato trasportato all'ospedale di Tor Vergata: non è mai stato in pericolo di vita. Secondo una prima ricostruzione, l'aggressione potrebbe essere avvenuta per motivi legati alla prostituzione. Il giovane probabilmente ha infastidito qualche "lucciola" facendo scattare l'ira dei protettori. G.L. LA CAMPAGNA ELETTORALE A TIVOLI Fratelli… di dove? n certo imbarazzo sta destando la propaganda elettorale di un candidato al consiglio comunale di Tivoli. Il centro tiburtino va al voto e, vista la sua importanza strategica, la battaglia elettorale è piuttosto accesa all’ombra della Villa di Adriano. Ma una foto scattata con un manifesto affisso sta avendo un effetto virale su internet. A firmarlo è Vrabie, giovanotto venuto in Italia dalla Romania, che ha trovato un posto nella lista di Fratelli d’Italia. E che ora, giustamente, chiede il voto. Ma lo fa in romeno, evidentemente per portare in consiglio comunale le istanze della sua comunità. “Votul util pentru Tivoli”, un voto utile per Tivoli, è quello che chiede Vrabie, che istruisce anche i propri elettori: U Il quotidiano è sempre straordinario. Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. 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RE AWARDS Premio Speciale Smart Green Building UFFICIO VENDITE Roma EUR Viale Oceano Pacifico (ang. viale Avignone) Numero Verde 800 087 087 www.euroskyroma.it 8 Domenica 18 maggio 2014 Dall’Italia SVOLTA NEL GIALLO DI VERCELLI Strage di Santhià: il killer era drogato Dopo una breve fuga si è costituito Lorenzo Manavella accusato di omicidio e rapina aggravata. Il 25enne avrebbe massacrato nonni e zia, colei che aveva denunciato un furto di Barbara Fruch durata meno di 12 ore la fuga di Lorenzo Manavella, il giovane ricercato dai carabinieri per la morte dei suoi due nonni paterni Tullio Manavella, 85 anni, e Pina Bono, 78enne e della zia Patrizia, 56 anni. La strage è stata compiuta in una villetta di Santhià (Vercelli) e già dalle prime ore i sospetti erano caduti sul nipote, un 25enne di cui si erano perse le tracce. Il giovane, ricercato da venerdì mattina, è stato fermato nella serata a Venezia, con gli abiti ancora sporchi del sangue delle vittime. È stato lui a consegnarsi alla Polfer di Venezia, dove era arrivato in treno proveniente da Milano: “Mi voglio costituire da voi e non a Vercelli - ha detto - sono io l’autore degli omicidi di Santhià”. “Ho perso la testa” avrebbe aggiunto. Per lui è stato subito disposto l’arresto e nella notte tra venerdì e sabato è stato trasferito da Venezia a Vercelli. L’accusa è di omicidio e rapina aggravata: in casa cercava soldi, forse sarebbe stato sorpreso proprio dal nonno, ma la dinamica di quello che è accaduto a Santhià giovedì sera è ancora tutta da chiarire. Di certo si sa che per fuggire a Venezia, dove poi si è costituito, ha sottratto una piccola cifra. Così come secondo quanto ricostruito, giovedì È sera il 25enne avrebbe dovuto rinunciare ad andare in discoteca con gli amici perché non aveva i soldi per pagare l’ingresso. Così, era stato riaccompagnato a casa dagli amici dopo una festa di compleanno. Dai primi accertamenti inoltre il ragazzo avrebbe agito sotto l’effetto della cocaina anche se gli amici, interrogati dai carabinieri, hanno raccontato di aver fumato con lui solo uno spinello la notte della strage. “L’impulso omicida sarebbe ricollegabile alla droga” è scritto in una nota diffusa dalla Procura che ipotizza “un momento di follia violenta”. Non si esclude l’ipotesi che abbia agito con qualcun altro. Lorenzo, promessa del volley, secondo le testimonianze di chi lo conosce era “uno che dava problemi”, “un vandalo”,“aveva avuto guai con la legge”. Nel suo passato ci sono reati legati allo spaccio di hashish. Ma il vicepresidente della squadra di pallavolo di Santhià, Daniele Boschetti, lo difende:“È acqua passata – dice – Da anni ormai viveva solo per la pallavolo e per il beach volley”. Su facebook Lorenzo aveva scritto dei suoi nonni: “Sono l’unica gioia della mia vita”. Resta da capire perché li abbia massacrati con una brutalità a cui nessuno dei suoi amici vuole credere. Intanto nella villa di Santhià continuano i sopralluoghi da parte delle forze dell’ordine e cominciano ad emergere i primi dettagli circostanziali sulla strage. Secondo quanto trapela dagli investigatori Lorenzo Manavella ha colpito i nonni Tullio e Pina, e la zia Patrizia, sia con un corpo contundente, sia con un coltello. I corpi delle tre vittime presentavano, tutti, ferite sia da arma da taglio, sia derivante da un oggetto contundente. La anziana era malata di Alzheimer, molto sofferente, non riconosceva più i parenti, passava le giornate in carrozzella. L’hanno trovata nel letto, in camicia da notte. Lui, direttore di banca in pensione, pochi passi oltre, riverso in corridoio. Il terzo cadavere, quello della figlia era al piano inferiore, vicino la porta d’ingresso. E in tutta la casa c’era disordine e confusione: cassetti aperti e sangue. La strage si è consumata in una villetta bifamiliare nel piccolo centro piemontese, divisa a metà tra la FIRENZE coppia e un figlio dei due,Gianluca e la sua compagna, padre del ragazzo arrestato. I genitori tempo fa si erano separati e Lorenzo ora vive con il padre e la sua nuova compagna proprio nella villetta bifamiliare dove è avvenuto il delitto. Secondo “Vercelli Oggi”, lo scorso lunedì una delle vittime, Patrizia Manavella, aveva denunciato un furto nella propria abitazione, per questo si sarebbe trasferita dai genitori in questi giorni. “Aveva preso tutti i gioielli nel cassettino del comò, senza bisogno di cercare e fare confusione”, ricorda una vicina. Gianluca e la sua compagna sarebbero rientrati nella serata di venerdì dalla Sardegna, dove sono stati impegnati in un corso di aggiornamernto professionale. L’uomo allena la squadra locale di volley nella quale gioca anche il figlio Lorenzo. È stato proprio Gianluca, a sua volta ex campione di volley, il primo ad avere il sospetto che a Santhià poteva essere successo qualcosa ai suoi genitori. L’uomo dalla Sardegna ha chiamato, nella mattina del 16 maggio, a casa della madre, ma non ha avuto risposta. Allora ha chiamato sul cellulare la sorella Patrizia, ma anche in questo caso non ha avuto risposta. Alla fine ha chiamato un amico di Santhià, chiedendogli di andare a controllare. Per i tre ormai non c’era più nulla da fare. Un giallo di poche ore che vede già in carcere il colpevole. NAPOLI Nella “ricca” Toscana Mangia carne avariata: alto tasso di povertà bambino rischia la vita V H erdi colline, tesori dell’arte e… tanta povertà. E già, anche la Toscana, storica terra di piccole e medie aziende, si riscopre in crisi. Pesantemente, peraltro. Perché il 15% dei toscani vive al di sotto della soglia di povertà. Il dato, che anticipa il rapporto Caritas 2014 che sarà presentato a metà giugno, è stato reso noto ieri all’Istituto degli Innocenti di Firenze in occasione dell’incontro promosso dalla delegazione Cesvot di Firenze dal titolo "Nuove povertà: il ruolo del volontariato tra impegno e criticità" tra cui ha partecipato Francesco Marsico, responsabile area nazionale Caritas italiana. In particolare, tra i più colpiti le coppie con tre o più figli, soprattutto se i figli sono minorenni e i genitori single. "I dati elaborati dal nostro Istituto- dichiara Alessandra Maggi, presidente dell’istituto degli Innocenti- non lasciano dubbi: si può dire che nel triennio 2010-2012 l’indicatore di povertà è peggiorato sia in Italia - da 24,5% al 29,9% che nell’Unione europea dal 23,6% al 24,7%. Se l’Unione ha individuato il problema, le misure adottate nell’ambito della strategia Europa 2020 sembrano essere troppo deboli portando la situazione ad un continuo aggravarsi". Ragionare di povertà "oggi - sottolinea il direttore di Caritas Firenze, Alessandro Martini - non vuole dire più ragionare di fasce di marginalità della popolazione, ma significa parlare di tante persone e tante situazioni che impropriamente vengono de- finite come situazioni di normalità: non solo povertà materiale ma anche povertà legata ad altri aspetti, sia in ambito educativo che sociale". È importante, prosegue Martini, "ribadire la necessaria collaborazione fra le divere associazioni e organizzazioni del volontariato che, come settore, è chiamato sempre di più a farsi carico delle difficoltà e dell’affanno che dimostra il sistema". Si è "voluto porre all’attenzione dei cittadini le azioni concrete delle organizzazioni di volontariato che tendono a dare una prima risposta ai bisogni sempre crescenti portati anche dalla crisi", spiega Ivana Ceccherini, Presidente della delegazione Cesvot di Firenze. "Le associazioni – continua - si attivano non solo per aiutare a risolvere i problemi ma per creare un clima di condivisione nel quale camminare insieme e fare rete". Bruno Rossi a mangiato carne di coniglio conservata, probabilmente per diversi giorni, in un barattolo di vetro. Ora, un bambino ucraino di 11 anni si trova ricoverato in gravissime condizioni al Santobono di Napoli. Tutti i sintomi, vomito, difficoltà respiratorie e motorie, sarebbero riconducibili al botulismo. La gravità della malattia ha indotto la procura di Torre Annunziata e l’Asl Napoli 3 Sud ad aprire un’inchiesta: medici e forze dell’ordine sono chiamati ad accertare cosa ha generato la malattia e anche le eventuali responsabilità. Secondo le prime verifiche, come riporta “Il Messaggero” a causare l’intossicazione sarebbe stata la carne di coniglio che la famiglia del bambino ha portato dal Paese d’origine e che conservava in un barattolo di vetro: proprio la modalità approssimativa di conservare la carne sarebbe alla base dell’infezione. I residui della pietanza, mangiata dal bambino 48 ore prima del malore, sono stati trovati nella spazzatura dal dottor Nicola Trinchese, epidemiologo dell’Asl, che ha effettuato l’ispezione assieme al veterinario Salvatore Carbone, al tecnico Domenico Peluso e al suo staff. I due medici sono stati allertati direttamente dai colleghi del Santobono, dove il bambino è stato portato dopo un primo ricovero all’ospedale Martiri del Villa Malta di Sarno. Il piccolo ha prima vomitato, poi ha cominciato ad avere problemi a parlare, deglutire, respirare. A quel punto la madre e lo zio, che vivono con lui a Poggiomarino, si sono preoccupati ed hanno de- ciso di portarlo a Sarno. Dopo le prime analisi, la decisione di trasferirlo a Napoli. Peraltro, della questione è stato interessato anche l’Istituto superiore di Sanità, al quale i medici del Santobono hanno inviato un campione delle feci del bambino. L’intossicazione da botulino, infatti, è piuttosto rara e richiede una serie di accorgimenti. Non c’è pericolo di contagio, ma è necessario accertare che nessun altro componente della famiglia del bambino abbia mangiato la stessa carne. I residui trovati nel barattolo incriminati sono stati inviati, su disposizione della Procura di Torre Annunziata, all'istituto di zooprofilassi di Portici, dove saranno accuratamente analizzati. L’undicenne, che si era da poco trasferito a Poggiomarino e frequentava la quinta elementare, è intubato in rianimazione e si attendono con apprensione le prossime ore per capire come sta reagendo alle prime cure. 9 Domenica 18 maggio 2014 Dall’Italia TERNI - NUOVO COLPO NELLE INDAGINI Baby prostitute: arrestata l’Ape Regina In manette una 27enne romena che aveva un vasto giro di clienti a cui proporre lo squallido mercato. La donna riceveva un compenso per ogni prestazione delle giovani di Barbara Fruch uovo colpo di coda nelle indagini sul presunto giro di prostituzione delle baby-squillo a Terni. Ieri mattina, infatti, i Carabinieri del Nucleo Investigativo, hanno arrestato una romena di 27 anni, Aurelia Mudavoiu, residente a Terni, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Perugia. Gli inquirenti, che la ritengono essere “l’ape regina del gruppo”, parlano di “brillante risultato, che ha permesso di assicurare alla giustizia una donna senza scrupoli che non ha esitato ad indurre alla prostituzione anche ragazze minorenni, pur di ottenere elevati profitti economici”. I carabinieri spiegano che la giovane è accusata di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile, oltre che di sfruttamento della prostituzione. Il suo nome era già emerso durante la prima tranche dell’indagine. L’arresto è maturato negli ultimi giorni con l’acquisizione di altri elementi (a partire dalle dichiarazioni rese dai clienti e dalle tre giovani coinvolte nel ‘giro’) che hanno fornito ulteriori conferme circa il suo ruolo. Dietro al pagamento di parte del compenso pattuito, la donna avrebbe infatti presentato le minorenni ai due soggetti di Spoleto già arrestati lo scorso 30 aprile, inducendole ad avere rapporti sessuali a pagamento con loro. Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno accertato che la N giovane, che si prostituiva, aveva un giro di affari talmente vasto (che interessava anche Perugia Rieti e l’hinterland Romano) da non riuscire a soddisfare tutte le richieste della clientela e che proponeva ai suoi clienti altre connazionali più giovani, sia minorenni sia maggiorenni. Per ogni nuova ragazza che veniva inserita nel suo giro di clientela, sempre secondo gli investigatori del’Arma, la romena percepiva una parte del compenso. In sostanza un po’ come un’Ape regina avrebbe gestito il suo alveare di ragazze maggiorenni e minorenni per le quali sarebbe divenuta il loro punto di riferimento. Più o meno lo stesso sarebbe accaduto con la più grande delle tre baby-prostitute di Terni e, a ruota, con le altre due. Non solo: all’epoca della “fuga” da casa della più giovane delle tre, le avrebbe offerto ospitalità presso la sua abitazione. Secondo quanto emerso in alcuni casi la 27enne accompagnava personalmente le ragazze dai clienti, in altre circostanze le ospitava nella propria abitazione, dove avevano la possibilità di ricevere i clienti, oppure costituiva il collegamento tra il cliente e le ragazze che gestiva. La sua posizione si configura dunque come la più grave fra quelle sinora emerse nell’indagine sulle baby squillo. La donna dopo le formalità di rito, così come disposto dal Gip del Tribunale di Perugia, è stata associata presso la locale casa circondariale di Vocabolo Sabbione. L’arresto della 27enne romena, rappresenta l’ulteriore sviluppo dell’indagine, culminata il 30 aprile scorso con quattro arresti e tre denunce: in manette erano finiti tre uomini e una donna. Si tratta della madre rumena 47enne di una delle minorenni sfruttate, due impiegati di Spoleto di 66 e 51 anni e un 27enne albanese residente ad Acquasparta. Altri tre clienti ternani di 78, 70 e 66 anni erano stati denunciati. Secondo quanto emerso le tre baby squillo, di età compresa tra 14 e 17 anni, venivano pagate con denaro e spesso con gratta e vinci, braccialetti, schede telefoniche. L’indagine aveva preso il via nel novembre scorso, a seguito della denuncia di scomparsa di una delle studentesse da parte dei genitori. Tramite pedinamenti, foto, registrazioni e intercettazioni, i militari ave- vano quindi scoperto che la giovane e le sue due amiche (che frequentano diversi istituti superiori ternani) si recavano, con i mezzi pubblici o accompagnate dagli sfruttatori, nelle abitazioni dei clienti, tra Terni e Spoleto, oppure in alcuni alberghi, per gli incontri. Le tre avrebbero spesso pattuito con i clienti un numero di prestazioni mensili, ricevendo una sorta di stipendio, fino a circa 500 euro. La clientela, dai 50 anni in su, era formata da una quindicina di persone “selezionate” dagli arrestati tramite il passaparola e poi scelte dalle stesse ragazze. Per incontrare i clienti le giovani disertavano la scuola oppure si allontanavano dalle proprie abitazioni con la scusa di dovere svolgere alcuni lavori domestici a pagamento. Le loro famiglie, a detta dei carabinieri modeste ma non disagiate, erano all’oscuro della vicenda. Tranne appunto la madre di una delle giovani, anche lei dedita alla prostituzione (all’insaputa del marito) che si trova tutt’ora rinchiusa nel carcere di Vocabolo Sabbione. A Spoleto sono invece detenuti i due impiegati di un’agenzia funebre finiti nel ‘giro’. È uscito invece dal carcere il 27enne albanese residente ad Acquasparta: il gip Andrea Claudiani ha disposto la revoca degli arresti, commutando la misura cautelare nel divieto di avvicinamento alle ragazzine. Stessa misura già applicata nei confronti dei tre clienti ternani, sentiti dal gip nei giorni scorsi. MILANO - PROTESTE ALLA WIRED NEXT FEST Tassisti in rivolta contro Uber: salta il dibattito Caos ai giardini Indro Montanelli contro Benedetta Arese Lucini, la manager dell’app che consente di prenotare i conducenti via smartphone: “Lesiva del nostro lavoro” di Carlotta Bravo nizia con i petardi e con gli spintoni all’ingresso l’atteso dibattito su Uber alla Wired Next Fest. Circa trecento tassisti milanesi hanno protestato ieri pomeriggio ai giardini Montanelli di Milano contro la presentazione del servizio di auto a noleggio con conducente previsto proprio nel corso del festival dell’innovazione organizzato dal mensile edito da Condè Nast. Fortemente contestata Benedetta Arese Lucini, manager per l’Italia dell’app che permette di prenotare conducenti attraverso smartphone e che i tassisti considerano lesivo. Il servizio, che per ora funziona solo a Milano ma pianifica un’espansione in altre città italiane, ha generato nei mesi scorsi forti tensioni (sfociati in cori e fumogeni davanti a Palazzo Marino) tra tassisti e conducenti “Uber”. I tassisti milanesi sono arrivati nel primo pomeriggio con striscioni di protesta contro il Comune di Milano e contro il servizio Uber e hanno lanciato alcuni petardi di fronte al palco intonando cori contro l’applicazione web. Tensioni che in più di un’occasione sono sfociate in tentativi di boicottaggio e vere e proprie liti e aggressioni. I Una ventina di poliziotti in assetto antisommossa hanno bloccato l’ingresso dei tassisti al padiglione, mente alcuni rappresentanti sindacali sono entrati per contestare. La general manager di Uber Italia, Benedetta Arese Lucini, è stata colpita da uova quando ha cercato di prendere la parola. Al dibattito erano stati invitati anche l’assessore comunale alla Mobilità, Pierfrancesco Maran, e il tassista Giovanni Maggiolo, rappresentante del sindacato Unica Filt Cgil. Dopo alcuni minuti di confronto fra gli organizzatori e i tassisti la presentazione è stata sospesa. Il Comune di Milano “deve chiudere immediatamente l’applicazione di noleggio con conducente Uber, altrimenti nei prossimi giorni potremmo decidere di attuare dei fermi del servizio - ha spiegato il portavoce del Comitato tassisti milanesi, Cosimo Tartaglia - Uber lavora contro la legge quadro 21 del 1992 che stabilisce in modo chiaro ruolo e caratteristiche di tassisti e di servizio noleggio con conducente”. Dal palco è arrivata la replica di Maran: “Il Comune non può chiudere applicazioni, serve un meccanismo per regolare e capire chi rispetta o meno le regole. L’amministrazione - ha aggiunto tra i fischi e le urla dei guidatori che gli davano del ‘buffone’ darà sanzioni come ha sempre fatto ai singoli conducenti”. Nel pomeriggio, la protesta si è spostata in stazione centrale. Una parte dei tassisti ha sospeso il servizio e ha deciso di caricare solo anziani, donne incinte, portatori di handicap. Altri invece proseguono normal- mente il lavoro caricando e scaricando clienti di fronte alla stazione Centrale. “È una protesta spontanea - ha precisato Tartaglia - non ‘un'organizzazione di base e ognuno decide liberamente se aderire o meno”. Il Comitato “da parte sua - ha concluso Tartaglia - si riunirà presto per decidere le modalità della protesta”. 10 Domenica 18 maggio 2014 Società MOLTE LE NOVITÀ PER CHI OPERA CON LA COMUNICAZIONE SUL WEB “Getty Image”, la rivoluzione è gratis Disponibili sul famoso sito migliaia di foto per migliorare i propri spazi online etty Images è un’azienda di stock phography: cioè, una piattaforma che raccoglie immagini premium (sia royalty-free che royalty-managed) e vende la licenza per l’utilizzo di quest’ultime. Fondata nel 1995, è molto conosciuta per la vastità e la qualità del suo catalogo di immagini, utilizzate da moltissimi business, operativi online e nel settore editoriale. Se si gestisce un blog o un sito o qualsiasi altra piattaforma di comunicazione web, si sarà comunque incappati nell’annoso problema di ricerca immagini privi di copyright. Così, dove Google non arriva, sopraggiunge Getty. Tutte le agenzie di stock photography conoscono questa problematica: Getty Images ha così deciso di affrontarla fornendo la struttura per poter usare a costo zero oltre 35 milioni di immagini, garantendo però che siano inclusi tutti i corretti riferimenti di attribuzione. Le immagini gratuite si trovano sul sito ufficiale Getty Images, effettuando una prima ricerca inserendo le keyword di proprio interesse. Getty Images pone delle restrizioni all’utilizzo delle immagini. In generale, la funzionalità embed può essere usata a fini editoriali ma non commerciali. Questo significa che le fotografie o illustrazioni non possono essere utilizzate nell’ambito della promozione di un prodotto o servizio a pagamento. Inoltre, non possono essere usate sui prodotti stessi o per suggerire alcuna forma di associazione o partnership. Nessuna minaccia per i grandi reportage fotografici: “Quello che si dimentica quando si G parla di fotogiornalismo è che la macchina fotografica, o il telefonino, sono solo strumenti: c’è sempre qualcuno dietro quella macchina. A me non interessa con cosa viene scattata una foto, ma perché viene scattata e quello non lo decide il filtro di Instagram, ma la persona che ci sta dietro”. È questo il punto secondo Alessandro Penso, vincitore del World Press Photo nella categoria General news con una fotografia che ritrae l’ospitalità riservata ai rifugiati siriani a Sofia, in Bulgaria. Ma il segreto del valore economico di una grande fotografia è sempre uno, secondo Alessandro Penso: la professione: “Mettiamo che un giornale trova su Flickr una foto di una manifestazione con due che si picchiano e la pubblica. E la persona che ha scattato conferma che il litigio è reale. Un fotogiornalista invece ha la capacità di capire se quelle persone fanno parte della manifestazione davvero, andrà a capire i motivi della lite, chi sono, seguirà tutta la manifestazione. E quindi probabilmente quel fotografo quella foto la scarterà, perché probabilmente avevano litigato per motivi personali che non c’entravano nulla con la manifestazione”. Ma le novità per Getty Images non si esauriscono qui: dopo aver concesso le fotografie con l’embed gratuito, l’azienda ha creato un nuovo sito per la vendita delle stampe fotografiche, immagini importanti e d’autore che vengono vendute con cornici. Le foto si posso acquistare sul sito Photos.com, una nuova piattaforma dove è possibile trovare i lavori dei fotografi LIFE Collection Alfred Eisenstaedt , Gjon Mili e Margaret Bourke-White , i lavori di David Redfern che ha ritratto musicisti leggendari del calibro di Beatles e Rolling Stones, e quelli del fotoreporter americano archivio Earl Foglia. Sul nuovo sito curato da Getty sono state aggiunte anche le collezioni dei più quotati fotogiornalisti Getty Images come Brent Stirton, Mario Tama e Chris Hondros ,le loro fotografie sono disponibili esclusivamente su Photos.com. Le fotografie saranno stampate da New Era Portfolio ed i prezzi partono da 90,00 dollari e cambiano in base alla foto, al formato, al supporto e alla cornice. Il sito è già attivo e si può ordinare dall’Italia ma, ovviamente, bisognerà tenere conto delle spese di spedizione che, in base alle dimensioni e al peso delle foto, possono essere molto costose. Francesca Ceccarelli A ROMA IL MEGLIO DEL FOTOGIORNALISMO MONDIALE “World press Photo 2014”, l’obiettivo è protagonista Fino al prossimo 23 maggio, al Museo di Roma in Trastevere, esposte le immagini più belle e significative pubblicate sulle testate di tutto il mondo, vincitrici del prestigioso concorso I l fronte siriano, conflitti internazionali, criticità sociali e storie di abusi e di violenze: questo e molto altro nella mostra che fino al 23 Maggio sarà a Roma presso il Museo di Roma in Trastevere. Gli gli scatti più significativi pubblicati lo scorso anno dalle testate di tutto il mondo, premiati alla 57° edizione del World Press Photo 2014, uno dei più importanti riconoscimenti che dal 1955 celebra il meglio del fotogiornalismo internazionale. Fra le immagini esposte, la fotografia vincitrice del World Press Photo dell’Anno 2013, realizzata dal fotografo americano John Stanmeyer, che ritrae migranti africani mentre vagano sulla spiaggia di Gibuti - tappa consueta per chi attraverso il Corno d’Africa alla volta di Europa e Medio Oriente - nel tentativo di captare con il cellulare un segnale telefonico dalla confinante Somalia, per poter parlare gratuitamente con i propri cari. “Una foto piena di significato. Apre la discussione sui temi della tecnologia, della globalizzazione, dell’emigrazione, della povertà, della disperazione, dell’alienazione e dell’umanità”, ha commentato Jillian Edelstein, membro della giuria specializzata che l’ha selezionata fra oltre 98.000 fotografie inviate da fotografi professionisti, agenzie, quotidiani e riviste di 132 paesi. Divise in nove categorie tematiche (Spot News, Notizie Generali, Storie d’attualità, Vita quotidiana, Ritratti, Natura, Sport in azione e in primo piano), le opere dei 53 fotoreporter documentano e denunciando realtà e fatti del mondo contemporaneo. Dalle vittime del Rana Plaze, il polo tessile crollato il 24 aprile dello scorso anno nella periferia di Dacca (Bangladesh) e quelle della guerra fra i cartel del narcotraffico in Messico, che dal 2006 ha provocato circa 60.000 omicidi nel paese. Dalle condizioni di vita degli sfollati del tifone Hayan e quelli del Bangui, Repubblica Centrafricana, dopo l’escalation di violenza fra musulmani e cristiani. Il drammatico isolamento vissuto dai malati mentali in aree di crisi come nel Sud del Sudan, in Nigeria, Liberia, Kenya e Somalia poi. Le storie di violenza domestica in Ohio (USA). Ma anche l’importante lavoro dell’Arcobaleno Sunrise, l’Ong che a Bukavu (Repubblica Democratica del Congo), offre rifugio a gay, bisessuali, transgender e lesbiche sempre più discriminati. E ancora le sfide quotidiane di un’atleta che sogna l’oro alle olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 nonostante il cancro o quelle di giovani studenti albini non vedenti, all’interno di una scuola per ciechi e ipovedenti che strappa giovani dei villaggi svantaggiati da un futuro di stenti ed elemosina. Presenti anche i lavori dei tre fotografi italiani premiati nell’edizione 2014 del concorso. Alessandro Penso, 35 anni, romano, ha ottenuto il I° Premio nella sezione General news, con una singola che rivela le condizioni dei rifugiati siriani in una scuola trasformata in centro di prima accoglienza a Sofia, in Bulgaria, una nelle nazioni più povere dell'Unione europea, già duramente colpita dalla crisi economica e del tutto impreparata ad affrontare l’emergenza profughi. Il 1° Premio nella sezione Storie è andato al reportage di Gianluca Panella, sui ripetuti e prolungati black out elettrici a Gaza, causati dal blocco delle forniture di diesel per alimentare le centrali elettriche imposto da Israele, degenerati dopo l’alluvione dello scorso dicembre. “Ho cercato di concentrarmi su una delle tante violazioni subite dai civili che sono state normalizzate nel contesto di Gaza. Mi ha colpito l'oscurità pura della Striscia, uno dei luoghi più densamente popolati della terra”. Infine, Bruno de Amicis, vincitore del 1° Premio nella categoria Natura con uno scatto fatto ad un’esemplare di volpe fennec prigioniera in un ovile in Tunisia. “Una specie sistematicamente catturata per essere venduta o usata per guadagnare con i turisti che vogliono posare per foto ricordo – spiega il biologo e fotografo naturalista romano - Il potere della fotografia sta nel portare l’osservatore ad una vera e propria presa di coscienza, che va oltre il legittimo rammarico. La sfida è far comprendere quanto il turismo consapevole possa trasformare le abitudini locali”. A maggio de Amicis tornerà in Tunisia per sviluppare, in collaborazione con alcune Ong, progetti nelle scuole di educazione alla tutela del deserto e alla conservazione delle specie e di turismo ecosostenibile fra le popolazioni autoctone. 11 Domenica 18 maggio 2014 Cultura DAL ROMANZO PIÙ LEGGERO AL LIBRO PIÙ IMPEGNATO, I CLASSICI CHE NON TRAMONTANO MAI Letture per l’estate/ 1 La rubrica domenicale con i nostri suggerimenti per trascorrere i momenti di libertà concedendosi un po’ di svago ma anche tenendo la mente sempre attiva L’AUTORE DI “GLI ULTIMI CINQUE SECONDI DI MUSSOLINI”, GIORNALISTA E SCRITTORE, E GLI ANNI 1945-1946 na rubrica dedicata alla lettura, sul Giornale d'Italia - che ogni giorno racconta ai nostri lettori la storia e lo fa, per così dire, controcorrente - non può che cominciare con un autore che è un vero e proprio simbolo: quello dell'Italia sincera e schietta, che la sua esperienza vuole ricordarla tutta. Parliamo di Giorgio Pisanò, giornalista e scrittore, autore tra l'altro del volume "Gli ultimi cinque secondi di Mussolini" che abbiamo avuto modo di riepilogare ai nostri lettori nel corso dello speciale che Il Giornale d'Italia ha voluto dedicare a quei giorni di menzogna di fine aprile del 1945. Un volume, "Io, fascista", scritto alla fine del 1964, quando dai giorni della fine della Repubblica Sociale, vissuti da Pisanò in prima persona, erano trascorsi quasi vent'anni. Un lasso di tempo lungo, utile probabilmente per riflettere e per potersi guardare indietro osservando il proprio passato con la giusta serenità. Ciò che Pisanò fa in questo libro è raccontare l'altra faccia dell'Italia, quella mal descritta sui libri di scuola, impegnati per decenni ad inneggiare ai "vincitori" (che poi non hanno vinto un bel niente) e concentrati a gettare fango sull'altra faccia della medaglia, quella non aveva smesso di credere in un sogno, nonostante tutto. Quella che aveva scelto da quale parte stare e non aveva mai cambiato casacca. "Una testimonianza - scrive Pisanò - che rimanesse a futura memoria soprattutto per i miei figli, che stavano crescendo nel "mito della resistenza" e che U Pisanò fascista, un volume per capire “La testimonianza di un superstite”, il racconto di un’esperienza di passione vissuta in prima persona avevano diritto, invece, di sapere che cosa era veramente accaduto sull'altra faccia del pianeta antifascista e della repubblica nata dalla lotta partigiana". I figli di Pisanò rappresentano un po' figli di tutti noi, cresciuti a pane e resistenza, indottrinati sin dalla primissima infanzia a prendere per oro colato tutte quelle pagine osannanti di una fazione e screditanti dell'altra, quelle pagine di storia scritta a metà, spesso piene di bugie e di omissioni. "Ecco la verità - scrive ancora Pisanò - sui massacri subiti dai fascisti mentre il sottoscritto si trovava rinchiuso in prigione a Sondrio; ecco il dramma dei vinti vissuto giorno dopo giorno nel campo di concentramento De Simoni di Sondrio, nella bolgia di San Vittore a Milano, nel campo di concentramento inglese di Terni, nel penitenziario di Spoleto, in quello di Perugia, nelle Murate di Firenze, nel carcere di Pistoia, e poi di nuovo nel 370 POW, il gigantesco campo inglese di Rimini, dal quale uscii solo il 7 novembre 1946, quando la guerra era ormai finita da più di un anno e mezzo". Ciò che Pisanò riesce a fare in "Io, fascista" è un'analisi precisa, riuscita grazie non solo alla sua memoria di ferro ma anche ad appunti che lo scrittore era riuscito a portare con sé in salvo, testimonianza preziosa di un'epoca difficile e dolorosa. E poi le lettere, che Pisanò era riuscito ad inviare a casa e conservate dai suoi familiari. E ancora i ricordi di altri, che con lui avevano condiviso quell'esperienza così dura. "Ecco perché dice ancora - quando gli amici del Saggiatore mi hanno proposto di dare alle stampe questa mia testimonianza, ho accettato l'invito nella speranza di poter contribuire in qualche misura al ristabilimento di una verità storica che non è più possibile ignorare, deformare, sottovalutare, come documentato dalla quasi totale ignoranza della maggior parte degli italiani sulle vicende nazionali di questo secolo [...] "Io, fascista" non ha quindi altra ambizione se non quella di raccontare la storia di un giovane che la sera dell'8 settembre 1943 aveva solo 19 anni quando fece, in assoluta libertà e autonomia, la scelta che doveva procurargli rischi mortali, ore tormentate, disperazione e lacrime. Io mi riterrò pago se anche solo alcuni dei lettori di questo libro, specie tra i giovani, comprenderanno i motivi di quella scelta, che non ho mai rinnegato per tutta la vita". Emma Moriconi INTRECCIO E MISTERO IN UN ROMANZO APPASSIONANTE, AMBIENTATO IN GRECIA, TRA RITI E OSCURE PROFEZIE i sono autori capaci di raccontare in un piccolo volume avventure tali da diventare dei piccoli cult nell'ambito della produzione letteraria internazionale. È il caso dello storico e scrittore Valerio Massimo Manfredi, autore, tra l'altro, di Alexandros e di Lo Scudo di Talos. Appassionante e coinvolgente, Manfredi ha lo stile del narratore e l'approccio dello storico, in una fusione che fa di ogni suo romanzo una piccola opera d'arte. Il libro di cui parliamo oggi è "L'Oracolo", un viaggio nel tempo tra i primi anni Settanta e gli anni Ottanta, le cui vicende affondano le proprie radici nelle avvincenti avventure della Grecia nel corso di migliaia di anni. Manfredi contestualizza la sua storia romanzata durante la rivoluzione studentesca di Piazza del Politecnico, nell' Atene del 1973: ad una nemmeno tanto attenta lettura, non si può fare a meno di notare che, come spesso accade un po' ovunque, ci sia un tentativo, neppure malcelato ma anzi piuttosto chiaro, di porre sui due piatti della bilancia, anche qui e ancora una volta, destra e sinistra. Ciò che emerge, e si C “L’oracolo” di Manfredi Un viaggio nei millenni tra suggestioni omeriche e paesaggi ellenici: il fascino della storia in un’avventura intricata e trascinante nota, è - come sempre - la sensazione di trovarsi davanti ad una lavagna di scuola con la classica vecchia scritta "buoni" e "cattivi". Naturalmente i cattivi sono quelli identificabili come "fascisti" mentre i buoni - neanche a dirlo - sono gli innocenti "comunisti", maltrattati, vilipesi, bla bla bla. Ma quando si ha la mente sgombra dai pregiudizi si può leggere davvero di tutto, ed apprezzare le doti di un lavoro a prescindere dalla collocazione "politica" e dai concetti "indotti". Quindi, sgombrato il campo da questo aspetto e guardando al romanzo in sé, c'è da dire che è una lettura gradevole, in cui mistero ed intreccio sono ben dosati e il linguaggio è chiaro e scorrevole. La misteriosa morte di un archeologo, il ritrovamento di un antico reperto, personaggi e vicende millenarie che sembrano aleggiare, strani omicidi, oscure profezie, riti, il tutto concentrato negli anni che vanno dai moti studenteschi del 1973 all'inizio degli anni Ottanta. Mito e realtà che quasi si confondono e portano ad un finale inaspettato. Una lettura piacevole che va bene per em tutte le stagioni. UN PICCOLO REGALO DI SPIRITUALITÀ an Francesco d'Assisi è forse il Santo più amato dagli italiani. La sua storia di fede e di povertà lo rende vicino, conosciuto, amato. Leggere fa bene all'anima e alla mente, dunque dedicare il proprio tempo libero a ripercorre il cammino spirituale di San Francesco non può che costituire un'occasione per rinfrancare lo spirito, troppo spesso preso dalla quotidianità e dallo stress. Fermarsi un momento e donare a se stessi il racconto di un percorso di fede e di amore può far bene alla mente e al cuore. "I Fioretti di San Francesco" sono un vero e proprio classico risalente al XIV secolo: si tratta di una raccolta di racconti popolari sulla vita di Francesco d'Assisi e dei francescani, parte di una più ampia raccolta, gli "Actus beati Francisci et sociorum eius", scritti da Ugolino da Montegiorgio tra il 1327 e il 1340. Cinquantatre capitoli S I Fioretti di San Francesco Un classico della letteratura e della Fede, la vita e le opere del Santo Patrono d’Italia divisi in due parti: la prima racconta la vita di San Francesco, la nascita dell'ordine francescano, gli insegnamenti del santo, primi tra tutti la povertà e l'amore. La seconda parte è dedicata ai successori di Francesco, i frati marchigiani di lui diffusero il verbo. Un insegnamento antico, quello del Poverello d'Assisi, che non invecchia mai e che possiede, ancora oggi - anzi, forse oggi più che mai - la forza di riuscire a portare un messaggio di verità, di fede e di amore. Il linguaggio non è semplicissimo, molti termini sono ovviamente arcaici e anche lo stile appartiene evidentemente ad un'epoca lontana. Ma basta un po' di attenzione e la giusta predisposizione dell'anima per apem prezzarne i contenuti. 12 Domenica 18 maggio 2014 NUOVA POLE DELLO SPAGNOLO AL CIRCUITO FRANCESE DI LE MANS TENNIS Super Sara Errani, il sogno è romano La romagnola in finale: è la prima volta per un’italiana negli ultimi 29 anni rano 29 anni che una tennista italiana non giocava la finale degli Internazionali d'Italia, a Roma. Sara Errani, la 27enne romagnola, è la prima finalista degli Internazionali Bnl d'Italia grazie alla vittoria per 6-3, 7-5 sulla serba Jelena Jankovic, in un'ora e 48 minuti di gioco. Un incontro quindi chiuso sulla distanza dei due set ma particolarmente combattuto, e seguito con il fiato sospeso da un pubblico caldissimo nei confronti di Sara. ''Non so che è dire, è stata una partita incredibile. In alcuni momenti ero morta e pensavo di non farcela ma il pubblico è stato grandioso'', ha commentato la stessa tennista. Nel secondo set in effetti, con l'azzurra sotto 4-1, sembrava che il sogno della finale si stesse per interrompere. Invece qualcosa è cambiato… E ''Ho parlato con Pablo (Lozano, coach dell'azzurra, ndr) e mi ha detto di giocare punto su punto. E così è stato''. Un successo che ha ovviamente galvanizzato il Foro e che potrebbe essere il miglior spot per un movimento sportivo, quello italiano, che ultimamente non sta facendo scorpacciate di imprese. Tutto dipenderà dall’esito dell’ultimo atto, in programma oggi. "Quando un italiano è in finale, sognare è d'obbligo", ha detto Giovanni Malagò. Secondo il presidente del Coni, l’edizione degli Internazionali Bnl in corso "è un'edizione record. Oggi abbiamo assistito a qualcosa che lascia il segno: uno può dire: io c'ero. E secondo Malagò la vittoria di Sara "è la dimostrazione vivente di quel che può fare un atleta quando vuol raggiungere un risultato". V.B. Sport Moto gp, Marquez imprendibile di Giorgio Musumeci un treno, Marc Marquez. In sella alla sua Honda, il giovanissimo pilota spagnolo non guarda in faccia a nessuno e, puntuale come un orologio, colleziona la sua quinta pole position consecutiva su cinque gare disputate. Con il tempo di 1’32”042 il campione del Mondo in carica ha preceduto di 0.692 il sorprendente Pol Espargaro su una Yamaha Tech 3 e di 0.713 la Ducati di un ottimo Andrea Dovizioso. Quarto posto per la Honda del tedesco Stephan Bradl a 0.804 centesimi, quinto Valentino Rossi sulla Yamaha a 0.831. Il Dottore precede il compagno di squadra Jorge Lorenzo, sesto a 0.857 da Marquez, mentre Dani Pedrosa, con l'altra Honda ufficiale, è solo nono, a un secondo dal compagno di squadra. Undicesimo tempo e quarta fila per Andrea Iannone. Quella di Marquez, dunque, è un’altra storia. Ha coraggio, è preciso ed ha una moto che, ad oggi, è la migliore sulla griglia di partenza. Un mix di condizioni che suscitano non poche preoccupazioni agli altri piloti. Primo fra tutti, il nove volte campione del Mondo Valentino Rossi, finalmente in È forma dopo tre anni difficili. Peccato che, con un Marquez così, nemmeno lui può far tanto. Per quanto il Dottore abbia conquistato la terza posizione nella classifica del mondiale, infatti, la sua Yamaha non è al meglio, e tra un problemino e l’altro, si è costretti a lasciare spazio e tempo allo spagnolo di fare quel che vuole; il meglio, appunto. Al momento, dunque, pensare di buttare giù dal trono lo spagnolo, è difficile. Sia in termini di risultati che in termini contrattuali. Si, perché a Marc di lasciare la Honda non passa nemmeno per la testa: “Voglio continuare con la Honda –ha dichiarato al circuito di Le Mans-. Fa piacere sapere che gli altri mi vogliono con loro, ma il mio futuro è qui”. Come dire, “continuate a guardarmi e a soffrire”. “Qui ho la tranquillità che mi serve –ha continuato il campione del mondo-, ho una grande scuderia alle spalle e lavoro da numero uno del mondo, non posso chiedere altro. L'aspetto economico è secondario, quello che conta è l'aspetto sportivo. Ho solamente 21 anni, ma voglio battere ancora tanti record”. E con quello che fino ad ora ha dimostrato di saper fare, c’è da credere che ci riuscirà. BASKET Tonolli dice basta e appende la canotta al chiodo “Tonno”, da vent’anni tra le fila di Roma, saluta i tifosi con una lettera. La società ritirerà la maglia di Fabrizio Cicciarelli L Alessandro Tonolli (Foto CiamilloCastoria) a decisione era nell’aria, Alessandro Tonolli dice basta. L’annuncio dell’addio, diffuso con una lettera dal sito ufficiale dell’Acea Virtus Roma, rispecchia “Tonno”, ragazzo semplice, concreto, poco appariscente ma di grande sostanza e significato, proprio come ha dimostrato di essere durante la sua carriera. «Ciao a tutti, ci tenevo a fare questo breve saluto a voi, tifosi della Virtus, perché come penso avrete immaginato, questo sarà il mio ultimo anno di basket giocato. Ecco, al termine di questa stagione, che spero di cuore arrivi il più tardi possibile, appenderò le scarpe al chiodo e chiuderò una parentesi stupenda della mia carriera durata 20 anni. È stato un viaggio meraviglioso, a volte difficile, ma esaltante e pieno di emozioni: allenamento dopo allenamento, gara dopo gara, incontro dopo incontro. Sono arrivato qua che ero un ragazzino timido, che si affacciava a una grande metropoli con tanta buona volontà e voglia di stupire. Oggi dopo 20 anni ho un bagaglio di ricordi immenso: amici, conoscenze, persone che porterò con me per tutta la vita. Volevo condividere questa mia decisione con voi, che mi siete sempre stati accanto e mi avete supportato. Grazie dell’affetto che mi avete sempre dato, del supporto e della stima che mi avete trasmesso ogni giorno. Tutto questo è stato fondamentale per me in queste 20 stagioni...» Il finale lascia spazio ad un futuro in società:«In futuro chissà, magari in un altro ruolo, potrò continuare ad emozionarmi ancora con questa maglia, così come faccio oggi». Intanto la Virtus, come segno di stima e riconoscenza per quanto fatto nella sua lunga militanza in maglia blugiallorossa, ha annunciato in un comunicato di voler ritirare la maglia numero otto di Tonolli nel prepartita di gara 3 dei quarti di finale dei playoff contro l’Acqua Vitasnella Cantù, in programma sabato 24 maggio alle ore 20,30, facendo una dedica all’uomo che ha trascorso “vent’anni di battaglie in campo a portare in alto il nome della Virtus Roma.Vent’anni di passione e amore verso i colori della nostra società, che testimoniano lo spessore umano di un ragazzo che si è sempre distinto per la sua disponibilità in ogni aspetto della sua carriera”. «Ritirare la sua maglia era il minimo che potevamo fare per un ragazzo che per 20 anni ha vestito con onore i nostri colori ha dichiarato il presidente Toti -. Alessandro oltre ad essere un grande sportivo è anche un grande uomo e persone come lui fanno bene allo sport, che dovrebbe sempre più prendere questi esempi positivi e farne tesoro. Spero che sabato il nostro pubblico gli tributi la riconoscenza che merita».