O. Liverta Sempio, A. Marchetti, Il Pensiero Dell`altro
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O. Liverta Sempio, A. Marchetti, Il Pensiero Dell`altro
O. Liverta Sempio, A. Marchetti, Il Pensiero Dell’altro, contesto, conoscenza e teorie della mente; Raffaello Cortina Editore, 1995, pp505. Autore della recensione Maria Antonietta Carrozza Data della recensione Agosto 2007 Abstract The book deals with the meaning of context. The context is formed not only by the physic environment but also by the culture and the relations. The physic environment is also part of the new conceptual vision, but it is one of the many elements, while it was the only element in the old model. The book is presenting the concept of knowledge related to the contest which was developed several years ago. The authors define the difference between these concepts of knowledge and those of Piaget theory regarding the relations human being and environment in the building up of the knowledge. In the book the series of American studies on the argument of the mind are outlined. The results of research concerning the relationship between the construction of the mind theory and the composition of the family group are presented and many results show that the context and the shared interaction in the construction of the meanings is essential for the theory of the mind. Il Libro affronta il significato di contesto. Il contesto è costituito dalla cultura, dalle relazioni e non solo dall’ambiente fisico, quest’ultimo fa comunque parte del contesto nella nuova concezione, è uno degli elementi, mentre era il solo significato di contesto nella vecchia concezione. Nel volume viene narrata la concezione contestualistica della conoscenza che ha preso corpo molti anni fa. Viene tracciata la differenza tra essa e l’ottica piagetiana proprio riguardo al rapporto individuo-ambiente nella costruzione della conoscenza. Nel volume vengono documentati la serie di studi americani svolti sul tema della mente proprio alla luce della concezione contestualistica. Vengono riportati i risultati di ricerche relative al rapporto tra la costruzione delle teorie della mente e la composizione del gruppo familiare e molti risultati rilevano che il contesto e l’interazione condivisa nella costruzione dei significati sono fondamentali per la costruzione della teoria della mente. Recensione “..la scienza è radicata in quello che io ho definitol’apparato complessivo del pensiero comune. Questo è il datum del uale essa prende le mosse e al quale essa deve riferirsi…potete spogliare il senso comune delle sue contraddizioni, potete contrapporlo in molti punti particolari, potete sbalordirlo, ma in ultima analisi il vostro compito è quello di soddisfarlo” Whitehead, 1929(pag 19) Il volume è una raccolta di contributi recenti e non ancora molto noti di ricerche internazionali condotte nell’ambito della psicologia dell’educazione e dello sviluppo, relative a due tematiche in particolare: il contesto socioculturale e le teorie della mente. Gli orientamenti attuali di questi studi hanno messo in evidenza un filo conduttore comune tra le due aree di ricerca che nel volume emergono con chiarezza. Le ricerche sui processi di conoscenza e sull’apprendimento in contesti socioculturali hanno trasferito il focus sull’uso degli strumenti culturali come mediatori delle funzioni mentali. Questi nuovi orientamenti hanno le radici nella teoria storico-culturale di vigotskij e negli studi condotti da Bruner. Il modello di conoscenza emergente da queste ricerche è che la conoscenza è un processo di costruzione, anzi di costruzione con gli altri e cioè un processo interattivo situato che si svolge un contesto storico-culturale in cui il soggetto mettendosi in comunicazione dialettica, discorsiva con gli altri(genitori, insegnanti, pari) apprende interpretando l’esperienza attraverso la negoziazione e il confronto dei significati reciproci attribuiti all’esperienza e dei compiti che con gli altri si devono assolvere. 1 Se l’attività cognitiva ha carattere relazionale e processuale e l’apprendimento si realizza in un contesto socio-culturale, allora il punto di incontro tra sociale e singolo soggetto è realizzato dal vygotskiano concetto di mediazione simbolica, il medium in questo caso è costituito dal sistema di regole della cultura di appartenenza. Qual è il significato di contesto? Il contesto è costituito dalla cultura, dalle relazioni e non solo dall’ambiente fisico, esso fa comunque parte del contesto nella nuova concezione, è uno degli elementi, mentre era il solo significato di contesto nella vecchia concezione. Il titolo del libro, molto particolare, fa riflettere proprio su questa concezione di contesto come contesto fisico, relazionale e culturale, come azioni di stati mentali dei portatori di una data cultura di appartenenza nella relazione. Nella prima parte del volume viene narrata la concezione contestualistica della conoscenza che ha preso corpo molti anni fa. Viene tracciata la differenza con l’ottica piagetiana proprio riguardo al rapporto individuo-ambiente nella costruzione della conoscenza. Nella visione di Piaget la relazione tra individuo e ambiente si fondava su una concezione di indipendenza questo significava anche indipendenza tra contesto e soggetto, l’attività cognitiva perciò era processo nell’individuo e poiché egli è immerso in un ambiente fisico, tra individuo e ambiente si costituiscono delle interazioni di causalità lineare. Questa concezione viene superata dalla concezione contestualistica in cui l’interazione tra individuo e ambiente assume caratteristiche di circolarità ricorsiva, nel senso che individuo e ambiente sorgono congiunti e sono connotati da relazione di reciprocità ricorsiva. Si deduce che l’attività cognitiva e il contesto hanno esclusivamente caratteristiche di relazione processuale che implica l’esistenza tra i soggetti in relazione di condivisione di significati e di compiti, di conoscenza distribuita e di storicizzazione della conoscenza. Si tratta quindi di una rete di azioni cognitive che si intesse nelle relazioni, nei modelli culturali di cui si è portatori e negli enti fisici che si riconoscono come tali. Il contesto non è, quindi, un “intorno”, ma è tutto ciò che l’individuo porta e costruisce nell’interazione e nelle situazioni. Il contesto è definito già dalle curatrici di tutti questi preziosi contributi, già nel titolo dalla proposizione ”il pensiero dell’altro”. Ma chi è l’altro? Sono individui, sono situazioni esperienziali localizzate nella prassi del vivere, spazialmente e temporalmente, e di cui si è costruito un modello per mezzo dell’interazione e il linguaggio, modello che si utilizza ogni qual volta si esplicano le situazioni del vivere. L’individuo è soggetto attivo, portatore di significati culturali, di una data emotività e affettività, di propri obiettivi e così nella sua interezza partecipa con gli altri e co-costruisce nella relazione la conoscenza. Nel libro vengono messe in luce le implicazioni che questi nuovi studi sullo sviluppo cognitivo hanno sull’apprendimento a scuola. Vengono analizzati infatti i processi di costruzione dei saperi disciplinari, cioè dei saperi formalizzati e la posizione assunta dal singolo nella relazione insegnante/allievo cioè tra il detentore del sapere formalizzato e colui che lo deve costruire. A tale riguardo vengono presentate alcune ricerche italiane sull’interazione sociale a scuola condotte da M. Pontecorvo che “concettualizza le discipline come pratiche discorsive socialmente situate, cioè sistemi di segni entro cui si impiegano leggi, principi, dati specifici, modi propri di spiegazione e ragionamento”(1995,pag24). Pratiche di discorso che recano nuclei trasversali tra tutti gli ambiti di conoscenza come ad esempio l’argomentazione, e nuclei propri che sono i linguaggi, i ragionamenti disciplinari, i modi di produrre le conoscenze. “Ciò comporta che l’oggetto specifico del discorso produca modalità peculiari di interazione”(1995, pag.24). La scuola pertanto, viste queste premesse, dovrebbe consentire agli allievi l’esercizio della pratica di discorso, dove il discorso è il discorso disciplinare, il “praticare” cioè matematica, fisica, biologia, chimica. La scuola cioè come luogo di apprendistato, di “apprendimento di abilità nel loro contesto d’uso, mediante la pratica in compiti reali di attività produttiva, con il supporto graduato del maestro”(1995, pag.25). Questo significa che la conoscenza 2 non può essere mai svincolata da un contesto. Nel libro si trova un esplicito riferimento ai metodi di insegnamento messi a punto a partire da queste ricerche, sono metodi basati “sull’apprendistato cognitivo”(1995, pag 25) e che scandiscono il processo di apprendimento in più fasi. Ad una prima fase di supporto esperto per l’esplorazione del campo di conoscenze e di esperienze di cui il soggetto è portatore, si gradua il supporto fino alla fase di apprendimento collaborativi che si mette in atto allorquando gli studenti hanno raggiunto controllo e fiducia nelle proprie capacità di pianificazione. La collaborazione con gli altri porta alla mediazione dei modelli di realtà e alla negoziazione delle cognizioni, nonché alla riflessione sulle strategie cognitive impiegate per portare a termine il compito. Emerge con chiarezza tra le pagine del testo che la nuova visione contestualistica modella di nuovo significato il concetto di sé nella prospettiva brunneriana del “contestualismo transazionale”(1995, pag. 32). Secondo questa visione il concetto di sé di ciascuno di noi è “il risultato continuamente emergente dalla negoziazione incessante tra le nostre versione del sé e le versioni del nostro sé che gli altri ci forniscono”(1995, pag. 32). Pertanto il modello mentale del “sé” e quindi il “senso” che diamo alla nostra esistenza non è svincolato “dall’esistenza storicoculturale”(1995, pag 32). La concezione contestualistica ha aperto “problemi concettuali e metodologici”(1995,pag.32) relativi ai modi della ricerca e all’adeguatezza, infatti ogni campo nuovo di studi, soprattutto se complesso, deve interrogarsi sull’ opportunità dei metodi impiegati nella ricerca. Nella prima parte troviamo la serie di studi americani svolti sul tema della mente proprio alla luce della concezione contestualistica. La raccolta permette di cogliere le modalità con cui tale tema è stato affrontato e di effettuare un confronto tra gli oggetti culturali comuni affrontati dalle diverse scuole di pensiero. L’organizzazione che i curatori della raccolta hanno dato ai saggi è intenzionalmente quello che dal generale va al particolare, cioè da quei contributi che inquadrano la prospettiva sia metodologica che concettuale dei nuclei generali del nuovo orientamento verso quelli via via più specifici. I saggi di Butterwortch, Wertsch,Resnick, Cole, Bruner inquadrano infatti i nuclei portanti del nuovo modello, con l’attenzione rivolta al “concetto di mediazione teorica”di cui vengono fornite vie possibili di approfondimento e nuove possibilità di sistemazioni teoriche. Oppure, di tematiche peculiari quali quelle relative alla cognizione, alla concezione del sé e all’apprendimento, vengono messi in luce i modi e le possibilità di delinearle ed affrontarle. La raccolta degli studi di Rogoff, Beker, Samett, Matusov; Zucchermaglio, Pontecorvo; Perret, Clermont, Shubaver, Leoni, Tognon; Gilli, Roux; Marchetti, Gilli entrano maggiormente, invece, nello specifico di particolari attività socio-culturali come la pianificazione o problematiche relative all’apprendimento di alcuni domini disciplinari o la modalità di costruzione cognitiva in contesti scolastici, oppure i temi della dimensione intersoggettiva o quelle degli schemi di funzionamento cognitivo. Sebbene tutti gli studi riportati siano di notevole spessore, due in particolare sono particolarmente interessanti e specifici per il settore della scuola e perciò meritevoli di più ampia diffusione: il saggio di Zucchermaglio-Pontecorvo sulle ricerche delle relazioni tra interazione sociale e costruzione della conoscenza di cui prima si sono delineati gli aspetti salienti, e il saggio di Lave che riporta la teoria dell’apprendimento situato in discipline come la matematica, dove l’analisi dell’apprendimento è centrata su uno strumento caratteristico di questa disciplina, il “problema in parole” o “word problem” (1995, pag.163). Un “word problem” è un’espressione designativa di “compiti matematici in cui la richiesta dei calcoli viene espressa in parole” Cioè “mediante la descrizione narrativa di una situazione di vita”.(1995, pag.163). Il saggio è molto importante perché contrasta con la teoria di un’apprendimento scolastico tipico della tradizione occidentale che tiene fuori dalla scuola il mondo del quotidiano. In contrasto, Lave, mette in evidenza come l’apprendiemnto, anche quello della matematica sia sempre interconnesso intimamente con il contesto e sia 3 cioè situato. La seconda parte del libro si incentra sulle teorie della mente e sui temi che li riguardano che sono: “intenzione, desiderio, percezione, conoscenza, credenza e falsa credenza, distinzione apparenza-realtà e menzogna-errore, finzione, emozione e disfunzioni”(1995, pag. 294). Anche la seconda parte del volume è una raccolta di saggi di cui le autrici della raccolta spiegano molto dettagliatamente l’organizzazione dei contributi, i contributi sono relativi agli studi e alla cognizione esatta delle complesse connessioni tra mente e mondo e sulla natura intenzionale della comunicazione per cui un soggetto non si costruisce solo processi percettivi e agentivi ma processi attentivi di discriminazione attraverso i quali produce sequenze dichiarative nettamente distinte da sequenze protorichiestive che non richiedono l’intenzionalità della comunicazione. La tesi che vedeva nello sviluppo umano normale le sequenze proto-richiestive e quelle protodichiarative come espressioni dirette della stessa struttura cognitiva, viene scartata mentre vengono tracciate le differenze tra i due stati di processi comunicativi. I contributi di Campioni e Astingtin, centrandosi su aspetti differenti discutono il tema dell’intenzione. Nel saggio di campioni si mette in luce la nuova tesi relativa al tema, nel secondo saggio emerge invece la particolare novità dell’approccio allo studio del problema, non più centrato sulla ricerca della differenza tra azione intenzionale e non intenzionale tipico invece della vecchia concezione. I saggi di Wellman e Bartsch e di Wimmer, Hogrefe e Sodian e per alcuni versi anche quello di Baron-Cohen, sono centrati tutti sulla comprensione del problema della falsa credenza. Con aspetti e approcci diversi anche della comprensione delle relazioni tra questa e l’effetto causale dell’informazione. Il saggio di Baron-Cohen comincia con la critica alle sei classi mentali: credenza, desiderio, conoscenza, finzione, percezione ed emozione e poi centrando, invece, il problema dell’autismo sulle teorie della mente, propone una nuova tesi che contrasta con quella che vedeva la devianza in questione come deficit generale di cognizione sociale e propone la tesi che l’autismo risieda in un deficit ascrivibile al distretto delle teorie della mente. Questa nuova visione emerge da ricerche effettuate sui bambini artistici, che permettono di suffragare ipotesi che il deficit riguardi appunto l’attenzione condivisa e quindi quella fase definita “psicologia attenzione-meta” che precede tra i nove dodici mesi la fase “psicologia desiderio” che a sua volta antecede la fase “psicologia credenza-desiderio”. Il saggio di Olson e Astington, molto di effetto, è centrato sull’analisi dei concetti metalinguistici e metacognitivi e delle relazioni tra essi. Nel saggio cioè si affronta l’analisi di processi di concettualizzazione che permettono di pensare la costruzione del discorso e quindi il pensiero. Per l’analisi ricorrono alla teoria degli atti linguistici. Il contributo di Petner, Ruffman e Leakam riporta invece i risultati di ricerche relative al rapporto tra la costruzione delle teorie della mente e la composizione del gruppo familiare. Da questi risultati emerge la tesi che l’interazione tra fratelli in famiglie numerose comporta per il soggetto una messe di maggiori informazioni per la costruzione della propria teoria mentale proprio perché si hanno maggiori possibilità di comprensione della falsa credenza. Siegal e Peterson con il loro contributo rendono evidente che il contesto e l’interazione condivisa nella costruzione dei significati sono fondamentali per la costruzione della teoria della mente. Il saggio riprendendo il tema dell’autismo fornisce una prospettiva differente relativa alle scarse prestazioni dei soggetti che sono da ricercare non in deficit concettuali ma nello scontro relativo alla trasgressione delle regole della conversazione. Si viene a creare cioè uno scontro tra esistenze conversazionali differenti: quelle dell’adulto e quelle del bambino. L’ultimo saggio, quello di Chandler e Lalond, tratta il tema del suicidio tra gli adolescenti e analizza il ruolo della cultura sullo sviluppo della concettualizzazione relativa alla proprie vita mentale e a quella degli altri che attivano la costruzione del pensiero critico. L’idea emergente dal saggio è che esistono delle differenze culturali nella costruzione del sé che continuando dall’infanzia per tutta la vita, necessita di continuità. I suicidi 4 perciò possono venir compresi attraverso l’analisi interculturale delle esperienze che assicurano la continuità nella costruzione del sé. Indice XVPrefazione XIX Il pensiero dell’altro: la mente, le menti, la dinamica esterno-interno. 1. PRIMA PARTE 2. Lo sviluppo della conoscenza 3. Contesto e processi cognitivi Cap 1 41. Contesto e cognizione nei modelli di crescita cognitiva G.EButterworth Cap 2 55. voci della mente J.V. Wertsch Cap.3 73. Razionalismo situato L.B. Resnick Cap. 4 97. la cultura in una teoria della comunicazione della mente M.Cole Cap. 5 125. Costruzione del Sé e costruzione del mondo J.S. Bruner Cap 6 139. Considerando il concetto di pianificazione B.Rogoff, J. Baker-Sennet, E. Matusov Cap. 7 163. I problemi aritmetici J. Lave Cap 8 185. Interazione sociale e apprendimento nei contesti educativi C. Zucchermaglio, M. Pontecorvo Cap. 9 211. L’astorsione delle risposte in situazione aritmetica A-N. Perret-Clermont, M.L.Schubauer-Leoni, A. Trognon Cap 10 241. Routine sociali, Schemi Pragmatici e Schemi M. Gilly, J.P.Roux Cap.11 269. Salienza della norma familiare e destabilizzazione sociocognitiva A. Marchetti. G. Gilli SECONDA PARTE 289. L’Accesso alla mente: panomara e percorsi A.Marchetti Cap. 12 319. Lo sviluppo della comunicazione intenzionale: una ri-analisi L.Camaioni Cap.14 347. Prima della credenza: la teoria psicologica precoce H.M.Wellman, K.Bartsch Cap.15 371. una seconda fase nella concezione della concezione infantile della vita mentale H. Wimmer, J. Hogrefe, B. Sodian Cap.16 5 393. Potere causale delle informazioni e comprensione della falsa credenza nei bambini: una revisione H.Wimmer Cap.17 403. Dalla psicologia attenzione-meta alla psicologia credenza-desiderio. Lo sviluppo di una teoria della mente e delle sue disfunzioni S.Baron-Cohen Cap.18 429. Pensare il pensiero D.R Olson, J.W. Astington Cap.19 447. La teoria della mente è contagiosa: si prende dai fratelli J. Perner,T.Ruffman, S.R.Leekam Cap.20 467. Conversazione, sviluppo cognitivo e teoria infantile della mente M.Siegal, C.C. Peterson Cap.21 493. Teorie ingenue della mente e del Sé M.J.Chandler, C.E. Lalonde Autori della raccolta Olga Liverta Sempio: è ricercatrice di psicologia dello sviluppo e dell’educazione all’Università Cattolica di Milano, è docente di Psicologia evolutiva presso il corso di laurea in Scienze dell’educazione della stessa università. L'attività di ricerca riguarda i seguenti temi: lo sviluppo cognitivo (approccio contestualistico allo sviluppo; teoria della mente; la psicogenesi della competenza numerica); i processi di insegnamento-apprendimento (approccio contestualistico all’educazione; il rapporto educativo; l’acquisizione del numero); il disagio scolastico (l’integrazione scolastica del portatore di handicap; l’abbandono scolastico); la formazione e la professionalità educativa (concezioni dell’apprendimento e dell’insegnamento; capacità relazionali della professione educativa). Antonella Marchetti: professore straordinario di Psicologia dello Sviluppo e Psicologia dell’Educazione presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Milano. Insegna “Psicologia (secondo modulo: istituzioni di psicologia dello sviluppo)” per il corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria e "Teorie dello sviluppo psicologico" per il corso di Laurea in Scienze Umane e Filosofiche, presso la Facolta di Scienze della Formazione dell'Università Cattolica di Milano. E' direttore scientifico del Master universitario in “Formazione e animazione nel volontariato e nella cooperazione internazionale”, attivato presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia. Conduce attività di ricerca nei seguenti ambiti: teoria della mente e relazioni affettive; lessico mentale in ottica cross-culturale; capacità di mentalizzazione nello sviluppo tipico e atipico; psicologia delle emozioni; concezioni epistemologiche. Bibliografia essenziale degli autori O. Liverta Sempio, A. Marchetti (a cura di), Teoria della mente e relazioni affettive. Contesti familiari e contesti educative, UTET Libreria, Torino, 2001. O. Liverta Sempio, E. Confalonieri, G. Scaratti (a cura di), L'abbandono scolastico. Aspetti culturali, cognitivi, affettivi, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1999. 6 O. Liverta Sempio (a cura di), Vygotskij, Piaget, Bruner. Concezioni dello sviluppo, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1998. O. Liverta Sempio, Il bambino e la costruzione del numero. Aspetti psicologici e psicopedagogici, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1997. O. Liverta Sempio, A. Marchetti (a cura di), Il pensiero dell'altro. Contesto, conoscenza e teorie della mente, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1995. O. Liverta Sempio (a cura di), Modelli psicologici di ricerca e intervento nei contesti educativi. Riassunti del IV Congresso Nazionale della Divisione di Psicologia Educativa, SIPs, Milano 14-15-16 ottobre 1994, ISU-Università Cattolica, Milano, 1994. M. Groppo, O. Liverta Sempio (a cura di), Handicap e diagnosi funzionale, Marietti Scuola, Casale Monferrato, 1988. O. Liverta Sempio (a cura di), L'intervento per il bambino psicotico, Marietti Scuola, Casale Monferrato, 1989. M. Groppo, O. Liverta Sempio, La scheda di valutazione nella scuola dell'obbligo, Lisciani & Zampetti, Teramo, 1978, Nuova ed. (1981); Lisciani & Giunti; Teramo, 1990, IV ed. Antonietti A., Liverta-Sempio O., Marchetti A. (2006) Theory of mind and language in different developmental contexts. New York, NY: Plenum Series on Human Exceptionality, Springer Battacchi M. W., Liverta Sempio O., Marchetti A. (2005) Il “pensiero dell’altro” nel conflitto socio-cognitivo e negli studi sulla teoria della mente. Commento all’articolo bersaglio di Paolo Legrenzi “Willem Doise e la Scuola di Ginevra”. Giornale Italiano di Psicologia, 2, pp. 437-fine. Liverta Sempio O., Marchetti A., Lecciso F. (a cura di) (2005). Teoria della mente tra normalità e patologia. Raffello Cortina Editore, Milano. Marchetti, A., Liverta Sempio, O. (2004) (a cura di). Uno con molti. Cultura e costruzione dell’individualità, Utet Libreria, Torino. Antonietti, A., Castelli, I., Fabio, R. A., Marchetti, A. (2003). La sindrome di Rett. Prospettive e strumenti di intervento, Carocci, Roma. Marchetti, A., Massaro, D. (2002). Capire la mente. La psicologia ingenua del bambino, Carocci, Roma. Marchetti, A. (2002). “Lei vuole che io creda che la rendo felice". Dal "cogito" allo sviluppo della mentalizzazione nel contesto, commento all'articolo bersaglio di L. Camaioni "Il contributo della teoria della mente alla comprensione dello sviluppo umano”, Giornale Italiano di Psicologia, 3, pp. 455-475, Giornale Italiano di Psicologia, 2, pp. 263-277. Liverta Sempio, O., Marchetti, A. (2001) (a cura di). Teoria della mente e relazioni affettive. Contesti familiari e contesti educativi, UTET Libreria, Torino. Links http://www.edscuola.com/archivio/lre/teorie_mente.htm http://www.emsf.rai.it/interviste/interviste.asp?d=179 http://www.didaweb.net/mediatori/articolo.php?id_vol=921 I vostri commenti Il volume, denso di contributi sugli studi più importanti nell’ambito della psicologia dello sviluppo e dell’educazione è di non facile lettura per i saggi specialistici presenti, pertanto è più rivolto ad un pubblico di settore. Risulta essere però un importante supporto anche per i non specialisti che devono per esigenze professionali o vogliono per amore di conoscenza interessarsi ai nuovi sviluppi sulla conoscenza della mente. I criteri con cui gli stessi contributi sono stati ordinati “dal generale, al particolare” permettono di cogliere a pieno questi sviluppi, aiutano in questa impresa le sintesi finali opportune che accompagnano molti dei capitoli e le aperture introduttive che conducono 7 al cuore dei nuclei fondamentali dei problemi trattati nei vari saggi. È questo particolare aspetto che lo rende fruibile anche ai non specialisti che riescono a cogliere la complessità dei nuovi orientamenti teorici ma anche gli aspetti fondamentali che li distinguono da quelli precedenti. I risvolti dei nuovi orientamenti teorici nei vari campi emergono con altrettanta naturalezza e soprattutto si coglie alla luce dei nuovi studi e del quadro teorico che ne è derivato, la necessità del cambiamento nelle pratiche educative nei contesti scolastici. 8