Ragazzi di vita - Atlante digitale del `900 letterario

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Ragazzi di vita - Atlante digitale del `900 letterario
Ragazzi di vita, di Pier Paolo Pasolini
Atlante digitale del '900 letterario
Bibliografia
•
C. Bologna-P.
Rocchi, Rosa fresca
aulentissima Torino,
Loescher, 2011,
vol. 7
•
www.epertutti.com/
letteratura/ragazzidi-vita
•
www.trucheck.it/ge
nerale/1108ragazzi-di-vita
Contributo
Andrei Nitu, V I (L.C.
Virgilio, Roma)
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La storia si svolge in vari quartieri di Roma nell’anno
1946. I ragazzi protagonisti dell’opera si servono del
metallo trovato nell’immondizia per guadagnarsi da
vivere, vista la pessima condizione economica dell’Italia
nel dopoguerra. Uno di questi, il Riccetto, insieme ad
Agnolo e Marcello raccatta tutto ciò che trova per
guadagnare pochi spiccioli per poi perderli continuamente
ai giochi. I tre finalmente riescono a sottrarre ad un cieco
circa cinquecento lire con le quali andranno ad affittare
una barca sul Tevere. Durante la gita il Riccetto, sdraiato
sul fondo della barca, scorge una piccola rondine che sta
per affogare nell’acqua e si tuffa salvandole la vita. Due
anni più tardi, cresciuto e più malizioso, il Riccetto
abbandona gli amici della sua età per unirsi a quelli più
grandi, i quali organizzano una gita ad Ostia insieme ad
una prostituta di nome Nadia. Qui il Riccetto ha il suo
primo rapporto sessuale durante il quale viene derubato
dalla stessa Nadia. Nello stesso tempo Marcello, rimasto
a Roma nella scuola dove abitavano, durante il crollo
dell’edificio rimane ucciso insieme alla madre del Ricetto,
sora Adele.
Due anni dopo la tragedia, ritroviamo il Riccetto ad
abitare con lo zio in zona Tiburtina. Qui fa altre amicizie
con Alduccio, il Begalone ed il Caciotta e proprio con loro,
con la vendita di alcune poltrone, ricava quindicimila lire
con cui si rinnova il guardaroba e comincia a girovagare
pavoneggiandosi per le vie di Roma. Insieme al Caciotta
si sofferma su una panchina di Villa Borghese e i due
vengono derubati da persone poco raccomandabili. Vista
la situazione, cercano di rifarsi borseggiando una signora,
per poi tornare al Tiburtino. Qui il Caciotta incontra alcuni
suoi amici e spavaldamente mostra il suo portafoglio
rigonfio, ma non si accorge che con la sua bravata attira
l’attenzione di Amerigo definito «il meglio guappo di
Pietralata», che propone al Caciotta un affare poco pulito.
Rimane però da convincere il Riccetto, il quale non ci
pensa due volte e accetta. I tre raggiungono la bisca
dove si gioca a “zecchinetta”, un gioco d’azzardo, e qui
Amerigo chiede in continuazione soldi in prestito al
Riccetto, il quale, stufo di perdere, fugge a Maranella, un
quartiere di Roma, e incontra Lenzetta.
Un giorno i due incappano in Alduccio, che li mette al
corrente della morte di Amerigo, cugino del Riccetto, e
commosso decide di partecipare al funerale. Alduccio e
Lenzetta nel frattempo sono pronti per un nuovo colpo,
ovvero il materiale di un’officina. Il furto va a buon fine
fino a quando non si imbattono in un vecchietto, sor
Antonio, che promette di proteggere la refurtiva da un
fantomatico vigile notturno. I due però capiscono le reali
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intenzioni del vecchietto dato che ha tre figlie da età da
marito delle quali possono approfittare. Così convincono
Alduccio ad andare a smerciare tutto il bottino mentre
loro aiutano il sor Antonio a portare i cavolfiori rubati a
casa. Qui conoscono le tre ragazze e il Riccetto si fidanza
con la terza delle figlie. Tuttavia per far fronte alle varie
spese con lei, è costretto a ritornare alle sue vecchie
abitudini organizzando un colpo insieme ad Alduccio,
Lenzetta e Lello, un nuovo arrivato. Per loro sfortuna il
colpo non va a segno e vengono tutti arrestati tranne il
Riccetto e Alduccio che è costretto ad andare
all’ospedale. Il peggio però deve ancora arrivare perché,
proprio mentre il Riccetto si rifugia in un edificio, un
appartamento viene svaligiato e la colpa ricade sul
protagonista, il quale viene arrestato per un delitto che
non ha né commesso né pensato di commettere.
Trascorsi tre anni in carcere, il Riccetto è cambiato, non
pensa più a rubare e si mette a fare il manovale.
Maturato e con una visione della vita diversa, decide di
ripercorrere i posti della sua infanzia ma li trova assai
cambiati dal progresso che rende tutto uguale quasi
senza vita. In questo mondo cambiato ritroviamo i suoi
due amici Alduccio e il Begalone che continuano a fare la
stessa vita ed entrambi legati ad un tragico destino.
Alduccio assiste al suicidio della sorella e viene accusato
dalla madre, ormai quasi impazzita, di non lavorare. Alla
fine il giovane non resiste più e colpisce la madre con un
coltello. Tuttavia la storia finisce sulle rive dell’Aniene,
dove vediamo Alduccio addormentarsi in una posizione
da cadavere e il Begalone, malato, che scende nell’acqua,
sviene in mezzo al fango e viene trasportato all’ospedale
quasi morto. Il romanzo si conclude con la morte di
Genesio che affoga nell’acqua nel tentativo di
attraversare il fiume.
Il lungo processo di elaborazione della trama di Ragazzi
di vita, che si compone di un gran numero di racconti
autonomi tra loro intrecciati, durò cinque anni e si
concluse con la pubblicazione del romanzo nel 1955
presso la casa editrice milanese Garzanti.
Nel titolo vengono subito evidenziati i due nuclei
fondamentali di tutta l’opera: i concetti di vita e di
gioventù. La locuzione «ragazzi di vita» è usata nel gergo
per indicare tutti gli appartenenti al mondo della malavita
ed è proprio in questo mondo che si può comprendere la
situazione dei protagonisti: le famiglie non costituiscono
punti di riferimento, anzi spesso hanno padri ubriaconi e
violenti e madri sottomesse e le scuole sono destinate ad
accogliere sfrattati e sfollati invece di rappresentare un
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luogo di formazione culturale e morale per i ragazzi.
Tutti i personaggi sono emarginati dalla città rispettabile,
non integrati in un contesto sociale di lavoro o di scuola:
unica vera scuola è per essi la strada.
Di fronte a questo ampio quadro risulta difficile scegliere
un vero e proprio protagonista, ma la figura che più
risalta è quella del Riccetto che svolge il ruolo di filo
conduttore, vista la sua presenza in quasi tutti gli
episodi. Egli subisce un’evoluzione operata da cause
esterne ovvero dall’esperienza del riformatorio, dove
viene mandato dopo aver compiuto innumerevoli furti, e
nel finale appare reso egoista dalla rieducazione forzata.
Nell’ultimo episodio, infatti, vede affogare un suo giovane
amico ma non interviene per salvarlo mentre la figura del
“giovane Riccetto”, all’inizio del romanzo, senza neanche
pensarci si era tuffato per salvare una semplice
rondinella che stava per annegare.
I «ragazzi di vita» non amano giocare in modo innocente.
L’unico che appare come un autentico bambino è
Marcello, il migliore amico del Riccetto, che muore quasi
subito durante il crollo della scuola dove alloggiava.
In questo romanzo, oltre alla povertà che colpisce tutti,
viene mostrata anche la disperazione di fronte a una
situazione insostenibile come nel caso di Alduccio,
cugino del Riccetto, il quale per rabbia arriva ad
accoltellare la propria madre. La rabbia, la frustrazione,
la miseria e la violenza popolano le anime di questi
personaggi. Emblematica è anche la tragedia di Genesio
che tenta di attraversare il fiume in piena per dimostrare
virilità e coraggio, ma che viene travolto dalla corrente,
annegando senza possibilità di salvezza.
Pasolini sceglie di raccontare tutto ciò perché sin
dall’arrivo nella capitale viene colpito dall’universo
proletario delle borgate e comincia a comporre racconti,
tutti di ambiente romano e popolare, perché amava la
gente semplice e rurale, nella quale intravedeva quella
schiettezza che è propria dell’innocenza, non ancora
corrotta dal consumismo.
Per raccontare tutto ciò Pasolini sceglie un narratore
esterno e si pone come un osservatore attento ma
distaccato, che si astiene dall’esprimere un giudizio
personale. Pasolini nelle sue descrizioni si attiene
moltissimo alla realtà sia della lingua usata dai
personaggi che dei vari luoghi delle borgate romane. La
lingua che sceglie di usare è l’italiano per le descrizioni
alternato e mescolato al il dialetto romanesco, mentre il
gergo dei ragazzi, con una specifica funzione espressiva,
viene usato nei dialoghi.
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