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GRUPPO IVPC da 20 anni l’eolico in Italia PIANETA TERRA il PERIODICO FONDATO DA CIRO VIGORITO IL BUON PADRE DI FAMIGLIA Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale Simone Togni SERVIZI L’EFFETTO DELLE RINNOVABILI SUL MERCATO DEL GIORNO PRIMA G.B. Zorzoli L’intervista Filippo Bernocchi Delegato Energia e Rifiuti di ANCI Sede legale Centrale Operativa Ufficio Affari istituzionali e Trading I.V.P.C. Service Srl Viale Gramsci, 22 80122 Napoli Tel 081 6847801 - fax 081 6847814 [email protected] I.V.P.C. Service Srl C.da Leccata - Area Industriale 82029 San Marco dei Cavoti (BN) Tel 0824 995311 Fax 0824 995351 I.V.P.C. Service Srl Via Tagliamento, 24 00198 Roma Tel 06 42884432 - fax 06 42825850 [email protected] O GI G A M 15 20 Corsi di formazione per entrare o specializzarsi nel mondo del lavoro della green economy dalla porta principale dell’ ENERGIA RINNOVABILE EOLICA CORSO DI FORMAZIONE ANEV 1/2015 La Sicurezza nel parco eolico 26 - 27 marzo 2015 - Roma, sede ANEV CORSO DI FORMAZIONE ANEV 2/2015 Come diventare imprenditore e manager specializzato del settore eolico Dalle autorizzazioni alla connessione alla rete, dalla progettazione alla gestione 19 - 22 maggio 2015 - Roma, sede ANEV CORSO DI FORMAZIONE ANEV 3/2015 Il Minieolico 3 - 4 novembre 2015 - Fiera di Rimini, in occasione di KeyWind CORSO DI FORMAZIONE ANEV 4/2015 Operation & Maintenance 5 - 6 novembre 2015 - Fiera di Rimini, in occasione di KeyWind TUTTI I PARTECIPANTI POTRANNO INSERIRE IL PROPRIO CV CON SPECIFICAZIONE DELLA SPECIALIZZAZIONE ACQUISITA NELL’APPOSITA BANCA DATI CERTIFICATA ANEV RISERVATA ALLE MIGLIORI AZIENDE DEL SETTORE Il Corso può subire modifiche sulla base di eventi straordinari Per informazioni e iscrizioni Segreteria didattica: ANEV tel. +390642014701 - fax +390642004838 [email protected] - www.anev.org PIANETA TERRA il Mensile di informazione e cultura dell’ambiente, dell’energia e delle fonti rinnovabili sommario maggio 2015 3 7 IL BUON PADRE DI FAMIGLIA Simone Togni INTERVISTA A FILIPPO BERNOCCHI Delegato Energia e Rifiuti di ANCI Direttore responsabile Simone Togni Antonella Cocca 11 Contatti via Tagliamento 24, 00198 Roma 15 Comitato di Redazione Simone Togni, Stefania Abbondandolo, Davide Astiaso Garcia, Silvia Martone 18 L’EFFETTO DELLE RINNOVABILI SUL MERCATO DEL GIORNO PRIMA G.B. Zorzoli EMIRATI ARABI UNITI ED ENERGIA Sergio Ferraris NEWSLETTER ANEV 22 Intervista a LUCA DI CARLO Segretario Scientifico ANEV www.ilpianetaterra.it Registrazione n. 66 del 5 giugno 2003 presso il Tribunale di Napoli Proprietario del Periodico gps srl Gruppo Problem Solving Editore Sinderesi srl ROC 25332 Progetto grafico L’asterisco di Barbara Elmi, Roma Stampa GPT - Gruppo Poligrafico Tiberino Via Ponchielli, 30 - 06073 Loc Ellera, Corciano (PG) Silvia Martone 25 29 33 39 45 COORDINAMENTO FREE IL VERO VALORE DELL’ENERGIA TERMICA DA BIOMASSE Marino Berton L’IDROGENO PER L’ACCUMULO DI ENERGIA DA FER E LA MOBILITÀ SOSTENIBILE Davide Astiaso Garcia IL PERCORSO DELLE RINNOVABILI IN ITALIA Silvia Martone CARTA, PENNA E DIRITTO Germana Cassar LE PROSPETTIVE PER DISASTRO DOLOSO E DISASTRO AMBIENTALE Daria Palminteri Delle opinioni manifestate sugli scritti o siglati sono responsabili i singoli Autori dei quali il Comitato di Redazione intende rispettare la piena libertà di giudizio. La collaborazione alla rivista è aperta a tutti gli interessati, tuttavia è compito della Redazione definire i contenuti di ciascun numero, la scelta degli articoli e il tempo di pubblicazione. La riproduzione, anche parziale degli scritti e dei grafici pubblicati su “il pianeta terra” è consentita previa autorizzazione e citando ovviamente la fonte. 1 Redazione • Pubblicità [email protected] PIANETA TERRA il Simone Togni 3 IL BUON PADRE DI FAMIGLIA Il futuro della razza umana è legato a doppio filo al futuro del Pianeta Terra. La nostra casa, infatti, è il pianeta che ci ospita e che dovrà ospitare le generazioni future per, si spera, molti altri milioni di anni. Per far sì che questo avvenga serve che da un lato si continui a rendere il nostro pianeta sempre più funzionale all’uomo, dall’altro che queste modifiche antropiche non abbiano ripercussioni sul clima della terra stessa. Realizzare infrastrutture a servizio del genere umano è uno degli elementi necessari a far progredire la nostra specie, a vivere meglio e a migliorare la qualità della vita. l’approccio corretto che ogni buon padre di famiglia avrebbe assunto, per cavalcare ciecamente quello consumistico ed egoistico di prediligere l’uovo oggi. Questa miopia però sta per comportare delle conseguenze drammatiche per il nostro pianeta che, oggi, rischia seriamente di arrivare ad un punto di non ritorno che non possiamo permetterci. Tutti gli studi internazionali e i maggiori esperti mondiali confermano che se non riusciremo a contenere in maniera significativa l’aumento della temperatura e quindi le emissioni climalteranti, il nostro pianeta subirebbe danni significativi dovuti al clima e difficili da contrastare. L’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change – sostiene che se non riusciremo a contenere l’aumento della temperatura al di sotto di 2°C entro il 2050 ogni sforzo sarà inutile e per fare questo, dicono gli esperti, la riduzione delle emissioni a tale data non dovrà essere inferiore all’85/90%!! Questi discorsi troppo spesso ci trovano indifferenti ma gli effetti che già oggi possono facilmente essere verificati da ognuno di noi rispetto al riscaldamento globale sono il ritiro dei ghiacciai, scioglimento delle calotte polari e conseguente aumento del livello dei mari che potrebbero causerebbe inondazioni e ridurre significativamente le scorte di acqua dolce; il rallentamento della corrente nordatlantica con le modifiche climatiche conseguenti; le modifiche nella distribuzione e nella quantità delle piogge e aumento del numero e dell’intensità degli uragani assai più catastrofici; la diminuzione del PH degli oceani con disastrose conseguenze per gli organismi e l’ecosistema marino; estinzione di specie vegetali e Come potremmo far cambiare rotta alle politiche mondiali sui cambiamenti climatici? Tuttavia, spesso, nel passato recente si è visto come alcune conquiste fondamentali dell’uomo hanno poi dimostrato di avere anche aspetti negativi che, magari in tempi lunghi e quindi meno percepibili, potevano causare danni anche gravi all’uomo stesso. Questa importante consapevolezza si è però scontrata con due diversi ostacoli, da un lato chi semplicemente sottovalutava gli aspetti di lungo periodo a favore di quelli di breve, dall’altro contro gli ingenti interessi leciti e non che tipicamente contornano le attività economiche. La conseguenza è stata che spesso la scelta migliore semplicemente non aveva la forza di venire alla luce. Il risultato evidente a tutti è che negli ultimi cento anni abbiamo completamente sottovalutato 4 la posizione che il mondo assumerà alla COP21 (Conferenza delle Parti della UNFCCC - Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici) di Parigi, nella quale o si arriverà ad un accordo globale VINCOLANTE sugli obiettivi da rispettare oppure si rischia di non avere più tempo per riparare ai danni in essere. Oggi serve quindi, semplicemente, che i decisori pubblici che avranno la responsabilità di queste scelte, per una volta, decidano di guardare avanti e di decidere come farebbe qualsiasi buon padre di famiglia. n 5 animali; un aumento della diffusione di malattie correlate con il clima (come malaria e dengue); i raccolti agricoli dell’Africa sub sahariana peggiorerebbero drasticamente a causa della temperatura; se alcune zone ora popolate divenissero inabitabili, ci sarebbero enormi migrazioni di massa. Questi sono alcuni degli elementi più immediati che, purtroppo, ci dovremo preparare ad affrontare se non riusciremo a combattere oggi questi fenomeni. Come potremmo far cambiare rotta alle politiche mondiali sui cambiamenti climatici? Certamente un passaggio centrale sarà PIANETA TERRA il Antonella Cocca Nuova energia ai Comuni Intervista a Filippo Bernocchi 7 Delegato Energia e Rifiuti di ANCI In tema di energia e ambiente il Governo ha annunciato un “Green Act”, sul quale molte associazioni sono intervenute con proposte e richieste di confronto. Qual è la visione di ANCI? Ci sono stati diversi incontri tra ANCI e Governo riguardanti il futuro “Green Act”, duranti i quali è emersa la volontà di condividere un percorso di dialogo sulla revisione della normativa, relativamente ai temi dell’energia e dell’ambiente che impattano sulle amministrazioni comunali. Si tratta di aspetti estremamente delicati e sensibili, in quanto forieri, tra l’altro, di risvolti economici che influiscono direttamente anche sui i bilanci degli enti locali. In particolare è emersa chiaramente la necessità in alcuni settori di semplificazione e deregolamentazione. L’ANCI ritiene che vi sia la necessità di una revisione delle normative ambientali, che favorisca anche, tra le altre, una logica d’integrazione fra il tessuto economico e l’esigenza delle Pubbliche Amministrazioni, capace di rispondere al meglio alle necessità latenti dei singoli territori. Su questi temi l’Associazione ha ribadito la propria disponibilità a proseguire il tavolo di confronto istituzionale. In generale si sta consolidando la tendenza a voler riportare dagli Enti territoriali allo Stato centrale quelle funzioni che possono rendere i processi decisionali e autorizzativi più rapidi, e lo stiamo vedendo soprattutto per quanto riguarda le Regioni. È questo un modo di procedere “sostenibile”? Dopo alcuni anni durante i quali c’è stata una tendenza al decentramento amministrativo, oggi si sta vivendo una nuova stagione. Le motivazioni che hanno portato a tanto sono molteplici e complesse, afferenti a problematiche che travalicano la questione ambientale e l’ambito nazionale. 8 Tuttavia, se è in atto un processo di “neocentralismo” diffuso, evidentemente è perché qualcuno ha ritenuto che l’attuale sistema, mal si conciliava con la celerità del processo amministrativo, con il raggiungimento degli obiettivi strategici nazionali e con l’uniformità applicativa delle norme. In tal senso, non ha facilitato la modifica del Titolo V della Costituzione, che incidentalmente ha finito spesso per appesantire burocraticamente i processi decisionali e politici. Non è pensabile definire a priori se questo approccio apporterà maggiori risultati positivi che negativi, tuttavia posso tranquillamente affermare che oggi, in tutta Italia, ci sono tanti piccoli Comuni in estrema difficoltà nell’avere personale preparato e formato a gestire le diverse aree di competenza in continua evoluzione tecnologica, giuridica e, di conoscenza, che toccano gli ambiti applicativi più disparati. I Comuni italiani sono i maggiori aderenti all’iniziativa europea del Patto dei Sindaci che, tra i suoi obblighi, prevede l’elaborazione del Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES). Che bilancio fa di questa esperienza e come potrà evolversi questo strumento, ad esempio, nel caso delle città metropolitane? Il fatto che tanti Comuni in Italia abbiano sottoscritto il Patto dei Sindaci è un segnale importante, indicatore di quanto sia cresciuta la sensibilità ambientale degli amministratori italiani, in particolare in quelli più giovani. Ritengo che la redazione dei PAES sia un passaggio doveroso per passare da una gestione delle politiche energetiche svolta “a intuito” a una gestione “smart”, che sia cioè oculata, misurabile, strategica e oggettiva. A risultati molto positivi in termini di adesioni dovranno ora seguire le attuazioni dei PAES, creando sempre più I Comuni sono i primi naturali e diretti interlocutori degli imprenditori nella attività di sviluppo, realizzazione e manutenzione degli impianti da fonte rinnovabile che, per loro natura, sono distribuiti sul territorio. Non sarebbe utile che l’ANCI definisse con le Associazioni di categoria protocolli che garantiscano metri di valutazione uniformi? Ritengo questa una buona proposta, standardizzare non è mai operazione banale, ma credo se ne possa iniziare a discutere fin da subito. Le tematiche sono certamente complesse e variegate da realtà a realtà, tuttavia le esperienze positive maturate in questi anni, anche in altri settori come quello della gestione rifiuti con gli accordi ANCI-CONAI, lasciano ben sperare. Questi protocolli arrecherebbero indubbi vantaggi operativi tanto agli enti locali quanto alle attività imprenditoriali. L’ANCI promuove e porta avanti degli osservatori su temi strategici come, ad esempio, le smart city. Può essere utile in futuro proporre un’esperienza simile anche sui comportamenti sostenibili per l’ambiente dei cittadini e sulla diffusione delle fonti rinnovabili nei contesti urbanelle città? Di recente l’Osservatorio Nazionale Smart City e l’Anci hanno presentato a riguardo una piattaforma web molto interessante, che raccoglie le buone pratiche realizzate negli enti locali volte alla realizzazione della Smart City. Molte di queste buone pratiche riguardano la tematica ambientale. Personalmente credo molto nel “riuso”, non solo dei beni, ma anche delle buone politiche. Diversamente da quanto si crede, l’Italia ne è ricca. Pur tenendo conto delle differenti realtà che compongono il nostro Paese, ritengo che diffondere un approccio di questo tipo alla totalità dei Comuni italiani contribuirebbe con poche spese, buone idee ed esperienze a realizzare grandi risultati in termini ambientali ed economici. n 9 occasioni di sinergicità e integrazione. In questo, saranno sicuramente avvantaggiate le città metropolitane che avranno però anche l’ambizioso compito di passare da un concetto di smart city a un concetto più ampio di smart land. PIANETA TERRA il G.B. Zorzoli 11 L’effetto delle rinnovabili sul Mercato del giorno prima Nel 2011 le contrattazioni avvenivano per il 91% sul Mercato del giorno prima (MPG). Nei due anni successivi sono scese con continuità, fino all’88% nel 2013. Le contrattazioni sul Mercato intragiornaliero (MI) sono rimaste sostanzialmente invariate, mentre a crescere è stato il Mercato del dispacciamento (MSD): dal 2% al 5%. La principale causa di questo cambiamento è indubbiamente la crescita della produzione con fonti rinnovabili non programmabili (FRNP). Poiché gli obiettivi al 2020, tenuto conto di una ripresa dell’economia che, anche secondo Eurelectric, dovrebbe riportare i consumi elettrici intorno sente la partecipazione volontaria delle rinnovabili, come peraltro prevista anche dal D. Lgs. 102/2014 (norma attualmente in attesa di una delibera dell’AEEGSI per diventare operativa). Spostando a ridosso della consegna la chiusura del MI, non solo si ridurrebbe l’incidenza del MSD ai livelli tedeschi, ma si offrirebbe alle FRNP l’opportunità di operarvi in condizioni di pratica certezza sulla propria disponibilità. Eppure questa richiesta, che ridurrebbe i costi e valorizzerebbe il ruolo di alcune rinnovabili, avanzata ben prima del varo del decreto 102, non è mai stata presa in considerazione. Ancora di recente, riproposi questa soluzione nel mio intervento a un convegno, ma la replica di un dirigente di Terna fu secca: è molto complicato (si vede che la rete in Germania è gestita da novelli Einstein). Invece di affrontare in un modo così win-win il problema, a dispetto delle sentenze avverse di TAR e CdS, l’AEEGSI continua a riproporre oneri di dispacciamento indebitamente penalizzanti le FRNP. Né si tratta di un caso isolato. Il recente annuncio di Eslon Musk, CEO di Tesla, che alla fine dell’estate la società metterà sul mercato batterie per uso domestico a partire da 3.000 dollari (secondo indiscrezioni, 3.500 per l’unità da 10 kWh, 3.000 per quella da 7 kWh), cioè a prezzi molto più bassi delle aspettative, segnala che a breve saranno disponibili a costi competitivi sistemi di accumulo da associare a impianti alimentati da FRNP. Siamo dunque alla vigilia di un cambiamento epocale per il sistema elettrico, il cui funzionamento, anche prima della penetrazione delle FRNP, era condizionato Tesla alla fine dell’estate metterà sul mercato batterie per uso domestico a partire da 3.000 dollari ai valori del 2010 (+ 7,4% rispetto al 2014), richiederanno un ulteriore apporto delle rinnovabili e, in assenza di interventi per modificare i meccanismi che regolano il mercato, il trend 2011-2013 dovrebbe continuare, anche se a tassi più contenuti. È quindi prioritario individuare interventi in grado di contenere la quota di contrattazioni sul MSD, dove si spuntano prezzi che aumentano in misura non trascurabile il costo dell’energia elettrica: in Italia il dispacciamento incide per il 9% sul valore di mercato contro il 4% nel Regno Unito e il 5% in Germania. A tal fine sarebbe sufficiente prolungare il funzionamento del MI, che in Italia chiude alle 11.30 del giorno di consegna dell’energia, mentre in Germania si prolunga fino a un’ora prima della consegna e con- 12 il mercato della capacità rischia di introdurre l’ennesimo sussidio e di indebolire il ruolo degli accumuli e della demand response, “col risultato di rendere possibile il loro auspicabile contributo al raggiungimento di un settore elettrico più eco-amichevole solo se sostenuto da ulteriori sussidi”. Insomma, avviare in autunno il mercato della capacità potrebbe essere molto penalizzante. Mettiamo nel conto anche il recente documento tecnico del GSE, “Regole per il mantenimento degli incentivi in Conto energia”, secondo il quale il proprietario di un impianto FV che riesce a rendere più efficiente il proprio impianto senza aumentarne la potenza, potrà vendere sul mercato l’energia in più prodotta grazie alle modifiche, ma non riceverà i corrispondenti incentivi. Un provvedimento che, a giudizio non di un periodico pro-rinnovabili, ma della Staffetta Quotidiana, “sembra andare oltre le competenze del Gestore, che non è né legislatore né regolatore”. Secondo Poirot, “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza e tre indizi diventano una prova”. n 13 dall’impossibilità di immagazzinare energia in misura adeguata. Per singolare coincidenza, l’annuncio del CEO di Tesla avviene a pochi mesi dall’avvio del mercato italiano della capacità, anticipato di quasi due anni rispetto alle scadenze inizialmente previste. Un’accelerazione priva di motivazioni convincenti, che rischia di ingessare il mercato elettrico, come ha messo in evidenza uno studio di Simona Benedettini (“The British capacity market: a ridde déjà vu?”, rivista ISPI on line). Analizzando i risultati della prima asta del capacity market britannico, realizzata il 16 dicembre scorso, lo studio mette in evidenza che – malgrado, a differenza dell’Italia, all’asta possano accedere non solo tutti i tipi di impianti di generazione non incentivati, ma anche la domanda attiva (demand response) - il prezzo di equilibrio è stato principalmente determinato dai cicli combinati in esercizio e, “non sorprendentemente, il suo valore è uguale a quello dei costi fissi di esercizio e manutenzione” di tali impianti. Di conseguenza, anche se ben congegnato, PIANETA TERRA il Sergio Ferraris 15 Emirati Arabi Uniti ed energia Rinnovabili competitive negli Emirati Arabi. A dirla così sembrerebbe una pura provocazione e invece è questa la tesi dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena), che ha dedicato alle rinnovabili negli Emirati Arabi Uniti un recente rapporto. E non si tratta di scenari futuri o di trend, ma di fenomeni già in corso in un’area che è tra le più ricche al mondo di petrolio. Gli Emirati Arabi Uniti, infatti, sono il settimo più grande produttore di petrolio con una capacità di 2,8 milioni di barili al giorno Più nel dettaglio la dinamica è spiegata da Irena attraverso l’analisi dettagliata dei prezzi. Quello del gas naturale, infatti, è passato dai due dollari per Mbtu del 2010 agli otto del 2014 per quello domestico - con punte fino a 14 dollari per Mbtu per quello d’importazione -, mentre il prezzo del fotovoltaico è sceso del 70%. Il risultato è stato che una delle ultime aste per il fotovoltaico è stata vinta con una produzione fissata a meno di 6,7 centesimi di dollaro per kWh. Un costo che è più basso della produzione elettrica a gas naturale e di molte centrali a carbone. E ciò IL PIENO DI SOLE E POLVERE valutando solo il mercato, Gli Emirati Arabi Uniti ricevono una media di dieci ore di senza, quindi, i danni ambienluce solare al giorno con 350 giorni l’anno di insolazione tali. E il fenomeno non è destidiretta. L’energia ricevuta è quindi di circa 6,5 kWh/m², ma nato ad arrestarsi visto che da il maggiore problema della regione per l’impiego delun lato è prevista un’ulteriore l’energia solare è rappresentato dalla polvere che, sia per diminuzione del prezzo del fotoil solare termodinamico sia per il fotovoltaico, impone voltaico e più in generale delle delle costose operazioni di pulizia, il cui prezzo è spinto rinnovabili, ma già ora secondo verso l’alto anche dalle avverse condizioni climatiche e l’agenzia eolico e solare sadall’utilizzo d’acqua dolce proveniente dai dissalatori. ranno competitivi anche se il prezzo del gas naturale scene riserve accertate per il 7% del totale mondesse a 4,5 dollari per Mbtu. Cosa che sul diale, con 97,8 miliardi di barili. Ma nonobreve periodo è abbastanza improbabile. stante ciò eolico, fotovoltaico e solare a Nel dettaglio saranno l’edilizia e la generaconcentrazione sono fonti meno costose, zione energetica a utilizzare maggiormente per quanto riguarda la produzione elettrica, le rinnovabili negli emirati, con percentuali rispetto al gas naturale che gli Emirati prostimate, al 2030, rispettivamente del 29% e ducono. del 25%, mentre l’industria e i trasporti saIl perché è presto detto. Mentre le rinnovaranno il fanalino di coda con il 5,5% e l’1,1% bili hanno dei prezzi in discesa, con il prezzo di penetrazione delle fonti verdi in questi marginale nullo, il gas è in costante ausettori. mento - sul medio e lungo periodo - cosa E i fossili rimangono comunque un driver che ha già provocato a quelle latitudini, caimportante per le dinamiche anche delle ratterizzate tra l’altro da una produttività rinnovabili negli Emirati Arabi Uniti. La delle rinnovabili solari molto più elevata riscelta d’investire nelle rinnovabili, infatti, spetto all’Europa e agli Stati Uniti, il sornon è solo spiegabile con i risparmi ma atpasso tra rinnovabili e gas naturale, cosa tiene, anche, a logiche di mercato. Consuche nel Vecchio Continente è previsto entro mare meno fossili all’interno, infatti, i prossimi dieci anni. significa, aumentare maggiormente le 16 prodotti chimici intermedi a valore aggiunto maggiore. In un quadro industriale di questo tipo appare chiaro che gli investimenti in rinnovabili assumono un ruolo chiave poiché consentono una maggiore razionalizzazione, sotto al profilo economico, della filiera produttiva. E la nota stonata in questo contesto è che oltre alle rinnovabili gli Emirati Arabi Uniti hanno puntato anche sul nucleare con quattro reattori, investendo 40 miliardi di euro su 5,6 GWe, che dovrebbero entrare in funzione uno all’anno tra il 2017 e il 2020, garantendo il 20% del mercato elettrico interno, con conseguente riduzione dei consumi di gas e, secondo il Governo federale, dei gas serra. La stima prudente di Irena è che al 2030 il 25% per l’elettrico e il 10% per l’energia primaria di rinnovabili farebbe risparmiare quasi due miliardi di dollari l’anno e uno di costi sanitari. E in questo quadro è abbastanza chiaro perchè anche la vicina Arabia Saudita abbia varato un grande piano d’investimenti da 100 miliardi di dollari in rinnovabili al 2035, dei quali il un quarto destinato al solare termodinamico un quarto all’eolico e la metà al fotovoltaico. n 17 esportazioni di petrolio, cosa che consente maggiori guadagni e anche in questa chiave bisogna analizzare il fenomeno. Gli Emirati Arabi Uniti infatti, puntano a ridurre al 2030 dell’8,5% i consumi di gas naturale, del quale sono importatori perchè il 30% viene reiniettato nei giacimenti petroliferi per favorire l’estrazione dell’oro nero, mentre il resto è consumato tra generazione energetica elettrica che è abbastanza inefficiente e dissalazione dell’acqua che è energivora, mentre per quanto riguarda il petrolio la riduzione attesa è del 15,6%, per spostare anche questa quota sulle esportazioni. Sembrerebbero percentuali “normali” ma devono essere messe in relazione con uno scenario energetico che vede da qui al 2030 un aumento dei consumi interni del 3,4% annuo, cosa che cambia radicalmente il punto di vista. Si tratta, nel complesso, di una strategia industriale di lungo periodo iniziata qualche anno fa con l’investimento da parte dei paesi dell’area nella chimica di base con la realizzazione di grandi raffinerie create al fine di esportare non solo greggio ma anche energia pulita newsletter Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento con la Giornata Mondiale del Vento, evento di portata internazionale dedicato al mondo dell’eolico. Come tutti gli anni ANEV organizza in Italia delle attività per celebrare questa manifestazione, che riceve sin dalla prima edizione l’adesione del Presidente della Repubblica, il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, del Ministero dello Sviluppo Economico, del Comune di Roma e quest’anno per la prima volta anche dal Ministero per i Beni e le Attività culturali. La Giornata Mondiale del Vento verrà celebrata in Italia l’11 giugno a Roma, data nella quale si terranno l’Assemblea generale ANEV, un Convegno istituzionale e un concerto di Danilo Rea sul Vento. Il Convegno “Eolico italiano: costi e benefici”, si terrà alle ore 15 presso l’Auditorium del GSE. Si è concluso il primo triennio dei nuovi meccanismi delle aste e dei registri (disciplinati dal DM 6 luglio 2012 e facente riferimento al periodo 2013-2015) all’interno del quale hanno avuto luogo le prime procedure competitive per l’assegnazione di incentivi e le aziende del settore eolico sono in attesa dell’emanazione del Decreto per la definizione dei nuovi contingenti d’asta da parte del Ministero dello Sviluppo economico. Tale prima fase ha evidenziato alcune criticità e l’adozione dei nuovi contingenti per l’eolico risulta oltremodo opportuna in quanto i benefici connessi alla realizzazione dei nuovi impianti (riduzione del prezzo elettrico, gettito fiscale, benefici territoriali) risultano significativamente superiori rispetto ai costi di incentivazione previsti. L’adozione di nuovi contingenti si rende inoltre necessaria per il raggiungimento degli obiettivi di capacità eolica al 2020 previsti dal PAN del 2010, pari a 12.680 MW (di cui 680 MW di off-shore) – obiettivo che sarebbe impossibile raggiungere facendo riferimento agli strumenti di incentivazione attualmente previsti e per ottemperare quindi agli impegni presi in sede europea. L’eolico rappresenta una risorsa per l’Italia sotto vari punti di vista. Oltre che per la valenza ambientale, per quella economica e occupazionale, anche perché può avere il suo peso nell’ambito del “capacity market”, offrendo ulteriori opportunità per le aziende italiane all’estero. A fare il punto sulla necessità di un intervento tempestivo da parte delle istituzioni è stato invitato un panel di esperti di rilievo nazionale e internazionale. In questa occasione verrà lanciata la quarta edizione del Premio Giornalistico ANEV , che darà continuità ad un evento che ha portato a conoscenza di Caporedattori e GIORNATA MONDIALE DEL VENTO 2015 18 Redattori di Testate illustri il mondo dell’eolico. Al fine di promuovere un’ informazione corretta, contrariamente a quanto spesso si legge tra le testate giornalistiche, la giuria scientifica e quella giornalistica valuteranno i lavori che si sono contraddistinti per il loro valore e qualità. Verranno premiate le categorie Carta stampata (quotidiani o periodici), Tv, Radio, Internet, Giornalisti under 30 (senza divisione di categoria), pubblicati tra novembre 2014 e settembre 2015. I giornalisti vincitori verranno premiati a novembre in occasione della Fiera di Settore Key Wind, nell’ambito di Keyenergy – Rimini Fiera. Il Corso di formazione “Come diventare imprenditore e manager specializzato del settore eolico” dal 19 al 22 maggio, presso la sede dell’ANEV, rappresenta un appuntamento ormai consolidato della manifestazione, pertanto l’Associazione metterà in palio delle Borse di Studio. Il corso, in linea con tutte le attività dell’Associazione, ha lo scopo di fornire ai partecipanti una conoscenza tecnica e scientificamente adeguata dell’eolico e si concluderà con una Visita al Parco Eolico di Piansano (VT). La Giornata Mondiale del Vento si concluderà con un esclusivo concerto sul tema del Vento di Danilo Rea creato appositamente per ANEV, presso l’Auditorium del MAXXI. n energia pulita newsletter 19 ANEV APRE LE PORTE AI “BIMBI IN UFFICIO CON MAMMA E PAPÀ” I dipendenti potranno portare a lavoro i propri figli e vivere insieme una giornata di festa 20 ANEV aderisce all’iniziativa “Bimbi in ufficio con mamma e papà” promossa dal Corriere della Sera/Corriere Economia, in collaborazione con La Stampa, nata con lo scopo di mostrare ai bambini e alle bambine i luoghi nei quali lavorano i genitori. Le porte degli uffici ANEV, dunque, saranno aperte ai piccoli partecipanti che potranno entrare in contatto con la realtà lavorativa di mamma e papà e essere coinvolti in una giornata all’insegna del divertimento e della condivisione, con tante attività in programma. La natura dell’ANEV, ovvero quella di associazione per la protezione ambientale, impone che il tema prescelto per le attività della giornata sia quello della “Sostenibilità ambientale e dell’energia del vento”. Tutti i giochi avranno come scopo quello di insegnare, giocando, alcune nozioni fondamentali legate allo sviluppo sostenibile, alla salvaguardia dell’ambiente e alle energie rinnovabili, in particolare quella del vento. Temi fondamentali questi, per formare generazioni future consapevoli e responsabili rispetto alle sorti del Pianeta Terra. Dopo la visita dell’ufficio, verranno proiettati alcuni video animati sulle energie rinnovabili e l’ambiente e si darà la possibilità ai piccoli ospiti di esprimere la loro creatività attraverso disegni e poesie, a seconda delle età, su quanto imparato giocando. Non mancheranno palloncini, la merenda e la consegna di diplomi dedicati alla giornata con il “certificato green awareness”. ANEV ritiene importante e formativa un’iniziativa come “Bimbi in ufficio”, per creare consapevolezza rispetto al lavoro e alle attività dei “grandi” e per favorire la coesione delle famiglie. Inoltre, il coinvolgimento delle nuove generazioni su temi imprescindibili, come quello della sostenibilità è una delle attività di comunicazione e sensibilizzazione cui l’associazione tiene molto. Tra queste si ricorda l’iniziativa del calendario ANEV 2015 “L’energia del vento e il Pianeta Terra. L’eolico visto con gli occhi dei bambini”, che ha visto il coinvolgimento dei più piccoli, bambini di età compresa tra i 5 e i 12 anni, che hanno raffigurato cosa significa per loro l’energia del vento. n PREMIO GIORNALISTICO ANEV “ENERGIA DEL VENTO” Il premio è rivolto a tutti i giornalisti che realizzano servizi giornalistici di elevato livello sull’energia del vento. Per il quarto anno consecutivo l’ANEV bandisce il premio giornalistico “Energia del Vento”, dedicato al tema dell’energia eolica. Il premio è dedicato a tutti i giornalisti che si occupano di eolico, sottolineandone il valore economico, industriale e ambientale, su carta stampata, web, radio e tv e senza distinzione di categoria per gli “under 30″. L’obiettivo del premio è quello di stimolare un giornalismo serio e professionale, animato da motivazione, entusiasmo, chiarezza e soprattutto ricerca della verità. È sempre più evidente, infatti, l’importanza di una adeguata formazione e del rispetto della deontologia professionale come elementi imprescindibili per una informazione seria ed efficace. I premi saranno attribuiti dalla Giuria, costituita da giornalisti professionisti di fama nazionale e da esperti del settore eolico, ai giornalisti che si siano distinti per qualità e professionalità dei loro articoli o servizi apparsi su testate nazionali, internazionali o locali nel periodo compreso tra il 1 novembre 2014 e il 30 settembre 2015. Nell’ultima edizione sono stati premiati: Claudio Sabelli Fioretti (Io Donna – Corriere della sera) per la categoria Stampa, Federico Rendina (Il Sole 24 Ore) e Elena Veronelli (freelance per ilfattoquotidiano.it) per la categoria Web, Maria Luisa Cocozza (TG5) per la categoria TV, Emanuela Campanile (Radio Vaticana) per la categoria Radio. La cerimonia di premiazione avverrà, come nelle scorse edizioni, a Rimini in occasione del Convegno ANEV inserito nella manifestazione KeyWind, evento che si terrà a Rimini Fiera nell’ambito di Economdo – Key Energy (3 – 6 novembre 2015). La domanda di partecipazione con il relativo servizio dovrà essere inviata all’indirizzo e.mail [email protected] entro e non oltre il giorno 1 ottobre 2015. n eventi 18 – 21 maggio 2015 AWEA’s WINDPOWER 2015 Orlando, USA del Vento Eolico italiano: costi e benefici Auditorium GSE ANEV 19 – 22 maggio 2015 Corso di formazione ANEV “Come diventare imprenditore e manager specializzato del settore eolico” Dalle autorizzazioni alla connessione alla rete, dalla progettazione alla gestione Roma Sede ANEV 11 giugno 2015 Concerto dedicato al Vento Danilo Rea Auditorium MAXXI ANEV – E.on 11 giugno 2015 Convegno Giornata Mondiale 16 ottobre 2015 China Wind Power 2015 4 – 7 ottobre 2015 WINDaba 2015 Cape Town, South Africa Beijing, China 3 – 4 novembre 2015 Corso di formazione ANEV Il Minieolico Ecomondo Key Wind – Fiera di Rimini 5 - 6 novembre 2015 Corso di formazione ANEV Operation& Maintenance Ecomondo Key Wind – Fiera di Rimini 17 – 20 novembre 2015 EWEA 2015 Annual Event Paris, France ATTIVITÀ DEI GRUPPI DI LAVORO ANEV I Gruppi di Lavoro, aperti a tutti i soci, si riuniscono periodicamente presso la sede dell’ANEV per occuparsi di questioni d’interesse per l’Associazione e del settore eolico. Si riassumono di seguito le principali attività e obiettivi delle ultime sedute dei Gdl ANEV. Gruppo di Lavoro Normativa Nell’ultimo GDL normativa, si è parlato della consultazione del Capitolo 1 Codice di rete pubblicata sul sito di Terna ed è stato deciso di richiedere a tutti gli associati eventuali osservazioni puntuali e dettagliate sui seguenti documenti: • Capitolo 1 del Codice di rete • Accesso alla RTN: Sezione 1 A – Connessioni alla RTN • Sezione 1 B – Regole tecniche di connessione • Allegato A. 2 – Guida agli schemi di connessione • Allegato A. 57- Contratto tipo per la connessione alla rete di trasmissione nazionale Le osservazioni recepite sono state utilizzate per inviare le indicazioni ANEV a Terna. È stato presentato il Documento di consultazione 163/2015 “Mercato dell’energia elettrica – Revisione della disciplina degli sbilanciamenti effettivi” ed è stato deciso di richiedere ai partners loro eventuali indicazioni al DCO da mandare all’AEEGSI. Le osservazioni recepite sono state utilizzate per inviare le osservazioni ANEV all’AEEGSI. È stato infine presentato e poi divulgato il documento congiunto ANEV AssoRinnovabili sul mercato elettrico. Gruppo di Lavoro Mercato Il Gdl Mercato sta lavorando per l’implementazione del report tecnico ANEV sul Market Assessment “Strategie e metodi per l’integrazione delle FRNP nel mercato elettrico, con particolare riferimento alla fonte eolica”. Sono state inoltre condivise e discusse le argomentazioni prece- dentemente proposte dai singoli associati. Si ritiene che il documento sarà ultimato per la fine di maggio. Gruppo di Lavoro Comunicazione Nell’ultimo GDL Comunicazione si è fatto il punto sugli eventi della Giornata Mondiale del Vento dell’11 giugno a Roma, ovvero il Convegno “Eolico italiano: costi e benefici” presso l’auditorium del GSE e la lezione concerto sul Vento di Danilo Rea, all’auditorium del Maxxi. Inoltre sono state definite la tematiche dei convegni di KeyWind 2015. ATTIVITÀ DEGLI ORGANI ASSOCIATIVI ANEV L’11 giugno 2015 si terranno le riunioni di Giunta esecutiva, Consiglio direttivo e Assemblea generale ANEV presso l’Auditorium del GSE a Roma. energia pulita newsletter 21 L’ing. Luca Di Carlo, già Dirigente e consigliere di Amministrazione del GSE, di cui era fino a dicembre scorso Direttore dell’Ingegneria, con una pluriennale esperienza nella programmazione, pianificazione, ottimizzazione e controllo gestionale di infrastrutture e servizi nel settore idrico, energia, gas e rifiuti, start up, organizzazione e management di aziende operanti nei servizi pubblici di rilevanza economica, è stato nominato Segretario Scientifico ANEV dal Consiglio Direttivo, con funzioni di supporto tecnico – scientifico alle attività associative. legislatore e il regolatore. Di fatto l’Associazione, raggruppando i principali operatori del settore eolico oggi presenti in Italia e non solo, costituisce una importante realtà associativa in grado di individuare e porre in evidenza ai decisori argomenti e spunti di riflessione per supportare eventualmente quel processo di crescita e sviluppo del settore che negli ultimi due anni ha subito un brusco rallentamento con effetti a noi tutti noti, di natura non solo ambientale, ma anche commerciale ed occupazionale. Basti pensare che da 1300 MW circa installati nel 2012 si è passati a soli circa 110 MW installati nel 2014. Personalmente ritengo che il parco impianti eolico già presente oggi in Italia, caratterizzato da una potenza installata superiore a 9.500 MW con oltre 2.000 impianti e una produzione annua superiore a 15 TWh, rappresenti un’importante realtà e patrimonio per il Paese. Un patrimonio che va preservato e gestito secondo regole che, fermo restando il rispetto dei termini imposti dai vari meccanismi d’incentivazione che nel tempo si sono susseguiti e di cui gli impianti usufruiscono, tengano anche conto delle esigenze operative di carattere manutentivo e gestionale dei produttori comunque finalizzate, trattandosi di incentivazioni del tipo “in conto esercizio”, ad assicurarne il corretto ed efficiente funzionamento. A riguardo, proprio di recente, alla fine del mese di dicembre scorso, è stato emanato un Decreto Ministeriale che di fatto per la prima volta tocca il tema dell’esercizio degli impianti IAFR/FER incentivati e le possibili situazioni di modifiche impiantistiche e/o di sostituzione che gli operatori possono trovarsi a dover realizzare nel tempo presso i propri impianti. Decreto che comunque, a mio parere, necessita ancora di approfondimenti e specificazioni tali da consentirne l’effettiva applicabilità e una non eccessiva moltiplicazione degli oneri gestionali ed economici a carico dei produttori. Ing. Luca Di Carlo Segretario Scientifico ANEV Silvia Martone 22 Dopo aver ricoperto importanti ruoli tecnico dirigenziali in diverse aziende del settore energia, è approdato all’ANEV con l’incarico di Segretario Scientifico. Quale apporto darà all’associazione? L’Associazione promuove lo sviluppo di una fonte di energia rinnovabile per eccellenza quale quella eolica attraverso diverse attività, tra cui anche la rappresentazione di temi e problematiche riscontrate dagli associati nell’ambito delle proprie attività di realizzazione e gestione degli impianti di produzione, innanzi a Pubbliche Amministrazioni e Istituzioni deputate a indirizzare e disciplinare il settore. Il mio intento è quello di mettere a disposizione le mie precedenti esperienze professionali, sia in ambito prettamente realizzativo e gestionale di tali impianti, sia in ambito normativo e regolatorio al fine di supportare l’Associazione ad una maggiore e puntuale rappresentazione delle istanze promosse e sollevate dalle imprese associate verso il Si sente spesso parlare di impatti ambientali – paesaggistici delle turbine eoliche. Tuttavia le misure adottate dalle aziende associate all’ANEV per integrare gli impianti nell’ambiente sono molto stringenti. Qual è il reale impatto dell’eolico, specie in relazione alle altre tecnologie di produzione di energia? Screening e valutazioni di impatto ambientale, nonché il rilascio dei dovuti titoli autorizzativi conseguenti, sebbene onerose e farraginose nei tempi di approvazione, non sono sempre compatibili con le esigenze di mercato e di investimento e sono oramai attività che preoccupano più gli operatori stessi che le Pubbliche Amministrazioni deputate al loro rilascio. La sensibilità e l’accortezza con cui vengono espletate queste attività tecnico amministrative dalle nostre aziende associate, che operano in questo settore da diversi anni, proprio al fine di assicurare il rispetto dei tempi di programmazione dei progetti presentati nel rispetto dell’ambiente, devono trovare altrettanto interesse e sensibilità nelle Pubbliche Amministrazioni. Sicuramente ci si attende, e questo già da tempo, un sensibile snellimento e semplificazione degli iter burocratici ambientali e paesaggistici, soprattutto per quegli interventi non di nuova costruzione, ma di rifacimento dei vecchi impianti attraverso processi di semplice sostituzione. tore, il termine di incentivazione degli impianti già ammessi all’incentivo con il meccanismo dei CV, nei prossimi anni consentirà di liberare risorse a favore di nuove installazioni. L’eolico da solo al momento incide per circa 1,5 Mld. di euro su un totale di 5,7 Mld di euro. Gran parte del costo indicativo addebitato all’eolico ricade sui CV, con un valore di poco superiore a 1.3 Mld. di euro. Valore destinato a decrescere progressivamente e in maniera significativa nei prossimi anni e già a partire dal 2015 per effetto del termine del periodo di incentivazione che lo stesso GSE stima in un onere complessivo di circa 1,3 miliardi a dicembre 2018. A tutto questo vi è da aggiungere che la richiesta di partecipazione alle precedenti procedure d’asta è stata complessivamente di molto più elevata rispetto alla effettiva disponibilità di potenza prevista dal DM 6.7.2012 e che solo una percentuale molto bassa di impianti sono effettivamente poi entrati in esercizio rispetto agli aventi diritto. Ciò dimostra con evidenza che esiste una chiara ed importante intenzione di numerosi operatori di investire in questo settore con tutte quelle ricadute e benefici che ciò potrebbe comportare. A mio avviso una opportunità da non perdere. n Come lei stesso anticipava, l’eolico in Italia ha subito negli ultimi anni una battuta d’arresto. Quale percorso prenderà, dal suo punto di vista, il settore nei prossimi anni? Se veramente vogliamo raggiungere gli obiettivi che il legislatore si è posto all’interno del PAN di una potenza installata al 2020 di 12.500 MW per la sola fonte eolica, molto dipenderà dall’impostazione e dai contingenti di potenza messi a disposizione dal legislatore per l’eolico nel prossimo Decreto Ministeriale di incentivazione per le fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico. L’Associazione, attraverso anche uno studio particolarmente approfondito, ha rilevato che nel rispetto del costo indicativo cumulato annuo dei 5.8 Mld. di euro fissato dal legisla- energia pulita newsletter 23 I membri del Coordinamento FREE raccontano Il vero valore dell’energia termica da biomasse Marino Berton Presidente Aiel i dati ufficiali disponibili nella generazione termica da biomasse sono da considerarsi puramente indicativi. Il fatto è che nel nostro paese non esiste un monitoraggio sistematico degli impianti a biomassa solida destinati al riscaldamento e nemmeno una raccolta organica di informazioni sui consumi di legna, cippato, pellet, cioè dei principali combustibili legnosi. Quindi anche le politiche di programmazione (P.A.N. e S.E.N.), per questa parte, sono state impostate su ipotesi non suffragate da dati oggettivi e verificabili. A complicare il quadro vi sono una serie di variabili di cui è necessario tener conto circa le diverse tipologie tecnologiche utilizzate (apparecchi domestici, caldaie domestiche e industriali, reti di teleriscaldamento) e i vari combustibili legnosi (legna da ardere, cippato, bricchetti, pellet). 25 Nel panorama dell’energia da fonti rinnovabili quanto pesa l’energia termica ed, in particolare, quella prodotta da biomasse solide? Una domanda per la quale ci aspetteremmo una facile risposta, un clic sui più importanti motori di ricerca del web e tutto è chiaro. Invece no, non è affatto così: le informazioni di cui disponiamo sono il frutto di stime e di indagini campionarie. Questa tipologia energetica meriterebbe certamente una speciale attenzione dato che nei consumi finali di energia (fossili + rinnovabili) la termica è la regina assoluta: nel 2013 (fonte Mise) rappresentava il 47,4%, seguita dai trasporti al 30,5 ed in coda l’elettrica che arriva al 22,1%. Diversamente dal settore di generazione elettrica, per il quale il GSE pubblica periodicamente informazioni dettagliate sulla base degli impianti qualificarti IAFR, Le informazioni “ufficiali” di cui possiamo disporre sul fronte dei consumi di biomasse destinate al termico sono state solo recentemente arricchite da una ricerca statistica condotta nel 2013 dall’ISTAT i cui risultati sono stati da poco resi noti. L’indagine sui consumi energetici delle famiglie raccoglie informazioni dettagliate sulle tipologie di dotazioni energetiche di questa categoria e sulle modalità di impiego di tali apparecchiature, ricostruendo il quadro complessivo dei consumi energetici annuali e delle relative spese. Gli elementi più salienti tra quelli emersi gie Agroforestali, ha condotto uno studio (Baù, Paniz - 2014) a partire dalle installazioni esistenti per la produzione di energia termica, nella cogenerazione o nella esclusiva produzione elettrica. Questo lavoro, senza la presunzione di definire informazioni ufficiali, ha cercato di fornire un contributo sulla base della elaborazione delle informazioni statistiche e di mercato di cui l’associazione stessa. Descrivendo sinteticamente l’approccio metodologico, lo studio, ha analizzato il numero di apparecchi e impianti alimentati dai diversi combustibili legnosi installati fino al 2013, poi ha messo a punto una serie di assunzioni circa le classi di potenza, le fasce altimetriche, i rendimenti, il potere calorifico medio dei vari combustibili, ed infine ha così potuto calcolare le quantità di biomassa combustibile impiegata. La ricerca ha inoltre, per maggiore completezza, ha considerato gli impianti di cogenerazione censiti periodicamente dal GSE. Tenuto conto di tutte queste informazioni elaborate e delle assunzioni di base di cui si è fatto cenno, i consumi di biomasse legnose per la produzione di energia rinnovabile in Italia al 2013 sono stati stimati in complessivi 27,3 milioni di t. e ripartiti in 19,3 Mt di legna da ardere, 4,7 Mt di cippato, 3,3 Mt di pellet. Ripartiti nelle principali tecnologie di conversione energetica questi consumi sono suddivisi percentualmente in: 68% apparecchi per il riscaldamento domestico, 18% caldaie ad uso domestico, civile ed industriale, 14% per il teleriscaldamento, la cogenerazione e le centrali di produzione di energia elettrica. Oggi sul mercato sono presenti apparecchi domestici e caldaie a biomasse realizzati con moderne tecnologie che garantiscono significative performance in termini di alto rendimento e basse emissioni dal lavoro dell’ISTAT confermano il ruolo rilevante tra le rinnovabili termiche assunto dalle biomasse soprattutto per il settore residenziale. Si tratta di circa 20 milioni di tonnellate tra legna da ardere (il 92%) e pellet, il che significa che due famiglie su dieci consumano biomasse legnose a fini energetici. Secondo l’ISTAT nonostante la diffusione di nuove ed innovative tecnologie per la produzione di termica da biomasse, permane ancora un largo utilizzo di camini e stufe tradizionali, malgrado l’avvento del pellet abbia innalzato l’efficienza e la qualità. Sempre sul tema dei consumi di biomasse in Italia AIEL, Associazione Italiana Ener- daie a biomasse realizzati con moderne tecnologie e che garantiscono significative performance in termini di alto rendimento e basse emissioni. Lo strumento più efficace di cui disponiamo per attivare una efficace campagna di sostituzione è il “Conto Termico” che però non sta dando i risultati attesi, sia perché è quasi del tutto sconosciuto al largo pubblico, sia perché lo strumento per accedere ai benefici, il “portaltermico”, presenta una eccessiva complessità, soprattutto per le installazioni di piccola taglia, tale da scoraggiare gli stessi potenziali beneficiari. Siamo in attesa dell’annunciato decreto di aggiornamento e semplificazione del Conto Termico che dovrebbe risolvere in larga parte le criticità riscontrate. n 27 In conclusione, il P.A.N. (Piano di Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili) poneva un obiettivo di energia termica da biomasse per il 2020 pari a 5,2 Mtep. ma, se i dati sui consumi di biomassa per la produzione di energia termica della ricerca promossa da Aiel fossero confermati, al 2013 avremmo già raggiunto 8,5 Mtep. Ciò significherebbe che i dati complessivi sull’energia rinnovabile attualmente disponibili sono in realtà migliori rispetto alle previsioni e gli obiettivi al 2020 sono più vicini grazie al consistente contributo della termica da biomasse. Tuttavia è necessario tener conto che una parte consistente del parco apparecchi domestici a biomasse è obsoleto e scarsamente efficiente. Già oggi sul mercato sono presenti apparecchi domestici e cal- PIANETA TERRA il Davide Astiaso Garcia 29 L’idrogeno per l’accumulo di energia da FER e la mobilità sostenibile Due delle tematiche maggiormente dibattute nell’ambito della sostenibilità energetico – ambientale sono la mobilità sostenibile e l’utilizzo di accumulatori di qualsiasi genere per immagazzinare l’energia prodotta da fonti rinnovabili nei momenti di mancata produzione per ordini di dispacciamento. Molto brevemente, l’energia elettrica generata da fonti rinnovabili può essere infatti utilizzata a richiesta per la produzione di idrogeno ed ossigeno partendo da acqua, grazie all’utilizzo di una cella elettrolitica o elettrolizzatore. Per mezzo di una cella a combustibile (fuel cell) sarà poi possibile utilizzare nel modo più effi- di brainstorming sulla proposta di avvio dell’Iniziativa Italiana per la Mobilità a Idrogeno (InIMI)” mirata all’elaborazione di una proposta, condivisa con i principali portatori di interesse per la mobilità sostenibile basata su idrogeno e celle a combustibile, che possa essere poi recepita a livello nazionale come parte del documento strategico che la Direttiva europea 2014/94/UE sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi menziona all’articolo 11 come obbligatoria per gli stati membri entro il 18 novembre 2016. L’iniziativa italiana per la mobilità ad idrogeno parte quindi dal basso per affrontare tutti i requisiti tecnici, finanziari e regolamentari al fine di consentire lo sviluppo di una rete adeguata di infrastrutture di rifornimento di idrogeno entro il 2025, come indicato dalla stessa Direttiva. Al contrario dell’Italia, molti paesi europei come Francia, Germania, Regno Unito, Svezia, Norvegia, Lettonia, Danimarca, Polonia, Svizzera Austria, Paesi Bassi, Belgio e Finlandia, hanno già adottato o stanno elaborando piani per lo sviluppo delle infrastrutture di rifornimento a idrogeno. Difatti, come esplicita la Direttiva 2014/94/UE, i veicoli a motore alimentati a idrogeno presentano al momento tassi di penetrazione del mercato molto ridotti e conseguentemente la costruzione di una sufficiente infrastruttura di rifornimento per l’idrogeno è ritenuta essenziale per rendere possibile una diffusione degli stessi su larga scala. L’ANEV è tra i portatori di interesse invitati che hanno aderito all’iniziativa. Difatti, l’Associazione di categoria dell’energia del vento è interessata allo sviluppo di strate- l’energia elettrica generata da fonti rinnovabili può essere utilizzata a richiesta per la produzione di idrogeno ed ossigeno partendo da acqua ciente e performante l’idrogeno precedentemente prodotto e stoccato, convertendo tramite elettrolisi inversa l’energia chimica in energia elettrica senza l’intervento intermedio di un ciclo termico, e quindi con rendimenti di conversione decisamente migliori rispetto a quelli delle macchine termiche convenzionali. Tra i possibili utilizzi, le fuel cells sono presenti nelle macchine ad idrogeno, considerate tra le soluzioni all’avanguardia per ridurre le emissioni di gas climalternati connesse ai trasporti ed alla mobilità. Al riguardo, l’associazione Italiana H2IT (Italian Association for Hydrogen and Fuel Cells) ha organizzato per il prossimo mese di giugno un’iniziativa chiamata “Riunione 30 dove si terrà la Conferenza internazionale EFC15 (The European Fuel Cell Technology & Applications – Piero Lunghi Conference) in cui verrà analizzato lo stato dell’arte internazionale delle celle a combustibile fornendo scenari a medio e lungo termine sui margini di ricerca e sviluppo, sulle opportunità di mercato e sulle politiche energetiche globali. In definitiva, come assicurato anche dall’IEA (International Energy Angency), che stima in circa 60 miliardi di euro a livello globale entro il 2030 il giro d’affari di questo settore e che considera al 2050 circa 40 milioni di autovetture ad idrogeno nei quattro principali paesi europei (Italia inclusa), anche nel nostro paese, soprattutto a valle della Direttiva europea sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi, l’utilizzo dell’idrogeno rappresentare sicuramente una delle possibili soluzioni sia per lo storage dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili che per l’incentivazione di una mobilità sostenibile a zero emissioni di CO2. n 31 gie innovative di applicazione del cosiddetto Power To Gas che sfrutti la mancata produzione eolica derivante dagli ordini di dispacciamento finalizzata alla generazione di idrogeno rinnovabile, da stoccare ed utilizzare per la mobilità sostenibile o per impianti di cogenerazione ad idrometano. Al riguardo, la Germania è uno dei paesi europei più all’avanguardia, mentre in Francia, similmente a quanto avviene in Italia, le celle a combustibile non rientrano tra le tecnologie supportate dal disegno di legge sulla Transizione Energetica. Tuttavia, in mancanza di sostegno politico, un consorzio privato ha comunque adottato un piano di sviluppo nazionale che ha coinvolto, tra gli altri, il Ministero dell’Ecologia, dello Sviluppo Sostenibile e l’Energia. Guardando ai paesi extraeuropei, si pensa che le vetture a idrogeno circolanti solo in Giappone dovrebbero arrivare a circa un milione entro il 2025, affiancate da circa un migliaio di stazioni di rifornimento. Tornando in Italia, l’argomento sarà trattato anche il prossimo Dicembre a Napoli, PIANETA TERRA il Silvia Martone 33 Il percorso delle rinnovabili in Italia È stato presentato anche quest’anno a Roma l’IREX Annual Report di Althesys, studio di analisti economici guidato dal Prof. Alessandro Marangoni, che ha come obiettivo quello di tracciare un quadro dell’evoluzione recente dell’industria italiana delle rinnovabili e del mercato elettrico. Le energie rinnovabili, che rappresentano oggi il perno del sistema elettrico nonostante il calo degli incentivi, hanno contribuito alla riduzione della capacità termoelettrica e alla riduzione del prezzo dell’energia. Al solo fotovoltaico nel 2014 è attribuibile una riduzione del PUN compresa tra 5,8 e 24 €/MWh, con un effetto complessivo stimato di 896 milioni di euro. Nel 2014, come già emerso nel report dell’anno 2013, si consolida la tendenza 34 delle aziende italiane del settore rinnovabili a investire all’estero, con particolare riguardo per i Paesi Extra - europei. USA, America Latina e Africa sono le mete più appetibili per gli investitori. Il Cile, uno dei paesi più attrattivi per via della sua stabilità economica e politica, registra 2.380 ore di sole annue nella zona settentrionale del Paese, mentre l’eolico arriva fino a 2.980 ore nelle aree collegate ai due principali sistemi elettrici nazionali. L’obiettivo è quello di giungere a quota 20% FER non convenzionali entro il 2025. Questo dato insieme all’alto prezzo dell’elettricità sia per eolico che per fotovoltaico, fa gola a molti degli investitori nazionali. Lo stesso vale per il Messico, che ha recentemente attuato una riforma energetica che ha aperto il mercato agli operatori privati e offre un ottimo potenziale FER, con 40 GW stimati per l’eolico (di cui 2,4 GW già installati) e 24 GW per il PV (di cui 174 MW già installati). Per quanto riguarda l’Africa, nonostante l’attuale instabilità geopolitica, Paesi come il Marocco e l’Egitto risultano interessanti. Il Marocco, unico Paese nordafricana privo di fonti fossili, ha adottato un target di produzione da FER del 42% entro il 2020 e grazie alle ottime condizioni di operatività, ai bassi costi della ma- 66% dell’anno precedente. Complessivamente invece nel mercato domestico si sono rilevate 205 operazioni con un valore di circa 7 miliardi di euro e 4.736 MW di potenza. Ad offrire il proprio punto di vista sulle rinnovabili nel mondo è intervenuta Christine Lins, Executive Secretary di REN21 – UNEP, ospite di Althesys durante la presentazione del Report. Secondo la Lins “la percezione delle rinnovabili nel mondo è molto cambiata. Nell’ultimo decennio il processo di transizione verso queste energie si è ben avviato, ma per realizzarlo è necessario uno sforzo condiviso da parte di tutti. Nel mondo, sono almeno 138 i paesi le cui politiche energetiche prevedono il ricorso alle rinnovabili. Di questi, 95 sono i paesi in via di sviluppo. Erano solo 15 nel 2005”. Gli scenari futuri, ha concluso Lins, sono quindi ottimistici, anche se le rinnovabili devono competere ancora con le fonti fossili, sebbene molti paesi ne stiano riducendo i sussidi. Oltre alla crescente internazionalizzazione, le operazioni industriali del settore rinnovabili sono profondamente cambiate da altri punti di vista. Intanto il mercato ha una connotazione più industriale, grazie al peso crescente degli operatori più grandi. nodopera e dei terreni, presenta costi competitivi sia per l’eolico che per il fotovoltaico. L’Egitto ha adottato misure promettenti per le rinnovabili, ha un clima favorevole (fino a 2.100 ore di sole e 3.000 di vento) e una domanda di energia in forte crescita (5 – 6 % l’anno). (Fig. 4.1) Per quanto riguarda invece i paesi della “Nuova Europa”, ovvero le economie emergenti, si è verificato un calo di investimenti rispetto al passato, dovuto principalmente all’incertezza normativa e regolatoria, come nel caso della Romania. (Fig. 2.7) In generale l’Europa risulta al momento in una fase di stallo per le operazioni FER, con previsione di recupero nei prossimi anni. Stando ai numeri le aziende nazionali hanno investito sui mercati internazionali 2,5 miliardi di euro nel 2014, pari all’88% della potenza installata, contro il 35 Le energie rinnovabili hanno contribuito alla riduzione della capacità termoelettrica e alla riduzione del prezzo dell’energia Si pensi che le prime dieci aziende fanno il 40% delle operazioni con una potenza complessiva di 2.516 MW (48% del totale considerato) pari a 3,6 miliardi di investimenti. Le piccole aziende o sono uscite dal mercato o si sono fuse. È confermata la tendenza alla concentrazione di imprese, settore in Italia, il calo fisiologico dei nuovi impianti sta spingendo a porre crescente attenzione a rendere più efficiente e produttivo il parco impianti esistente. L’Operation&Manitenance (O&M) si consolida come strategia portante, consentendo di ottimizzare le risorse e recuperare redditività. Dato il peso della voce O&M sulla struttura dei costi, la sua ottimizzazione può portare a una riduzione del LCOE, costo unitario di generazione elettrica, fino al 6 – 8%. In tale contesto il Prof. Marangoni ha evidenziato un tema caldo, quello del “rinnovo del parco impianti” per le installazioni più obsolete. Le attuali regole sono complesse e poco favorevoli, quindi poco agevoli per le aziende. Relativamente al settore eolico ad esempio i bandi, nonostante il potenziale non trascurabile, sono stati deludenti, con soli 1,5 MW iscritti al rifacimento (contro un contingente di 450 MW). Una perdita notevole se si pensa che i primi impianti realizzati, con tecnologie Stando ai numeri le aziende italiane hanno investito sui mercati internazionali 2,5 miliardi di euro nel 2014, pari all’88% della potenza installata, contro il 66% dell’anno precedente. dove quasi la metà delle operazioni sono di acquisizione. Il 2014 ha registrato un calo (37% rispetto agli anni precedenti) degli investitori finanziari, confermatisi tuttavia tra i soggetti più attivi del mercato (28% delle operazioni di acquisizione). Nel quadro dell’evoluzione industriale del 36 paesi come la Germania, che ha intrapreso un percorso virtuoso in tema di rinnovo del parco impianti, e del resto del mondo dove le FER rappresentano una priorità nelle politiche energetiche nazionali. L’Italia inoltre, aggiunge Togni, ha già un ruolo di rilievo nella produzione ed esportazione della componentistica eolica, che con lo sviluppo attuale dell’O&M potrebbe diventare una filiera ancora più produttiva e performante. Ciò che manca sono le regole di sostegno al settore, regole certe ed eque, che non necessariamente devono far leva sulla presenza di incentivi, ma che potrebbero puntare invece su sgravi fiscali e altri meccanismi. Lo studio Irex traccia infine alcuni indirizzi di policy per uno scenario significativo ed equilibrato delle rinnovabili. Nel breve termine, vengono individuate alcune possibili soluzioni. Ad esempio un più rapido meccanismo di uscita degli impianti che non sono realizzati, tramite lo scorrimento automatico delle graduatorie, per poter utilizzare il potenziale già in essere e l’inserimento di maggiori parametri qualitativi per la partecipazione alle aste e ai registri, che garantiscano la selezione dei soli progetti realmente implementabili. Nel medio e lungo termine si potrebbe rendere rotativo il Contatore degli Oneri delle FER, riallocando le risorse che progressivamente si libereranno nei prossimi anni, grazie al phasing out dei Certificati Verdi e dei CIP6. (Fig. 6.4 ) Inoltre, una politica climatica incisiva potrebbe essere di supporto al settore, tenendo conto anche degli esiti della prossima Conferenza di Parigi (COP21) e prendendo esempio da paesi come la Danimarca, che si è posta come obiettivo ideale al 2050 di coprire il 100% dei consumi con le FER. Per attuare scenari di lungo periodo più ambiziosi (2020 e 2030 FER) l’Italia dovrebbe destinare nuovi incentivi pari a circa 780 milioni di euro all’anno nel periodo 2016 – 2020 (circa l’82% delle risorse che si liberano) che saliranno a 1.670 nel periodo 2020 – 2030 (51% delle risorse liberate). Sotto questa ipotesi il supporto alle FER, comprensivo dei vecchi e dei nuovi oneri, si manterrà pressoché costante a quota 12.5 miliardi di euro fino al 2023, per poi ridursi progressivamente a 8,5 miliardi nel 2030. 37 ormai superate, sono posti nei siti più ventilati. Anche il Presidente dell’ANEV Simone Togni ha posto l’accento sul tema dei rifacimenti durante il suo intervento alla Tavola Rotonda “Le rinnovabili post incentivi: disegnare il futuro”, che ha seguito la presentazione. Secondo il Presidente Togni la questione del rinnovo impianti deve essere centrale se si vuole che l’Italia non resti il fanalino di coda nel settore delle rinnovabili e dell’eolico. Sarebbe necessario seguire l’esempio di Carta, penna e diritto Avv. Germana Cassar Varianti sostanziali e non sostanziali. L’iter autorizzativo e gli effetti sull’incentivazione Dlgs 3 marzo 2011 n. 28 e dalla conseguente necessità di analizzare caso per caso rispetto anche alle svariate e diverse discipline regionali in vigore (piu’ o meno legittime). Il presente contributo analizzerà: La disciplina delle varianti nei sistemi di incentivazione; Iter Autorizzativo per l’approvazione delle varianti successive al rilascio dell’autorizzazione unica; Il caso della Regione Basilicata. La disciplina delle varianti nei sistemi di incentivazione I sistemi di incentivazione che contengono una disciplina delle varianti successive al rilascio del titolo abilitativo sono il D.M. 18 dicembre 20081 e il D.M. 6 luglio 20122 e relative Regole Applicative pubblicate dal GSE. Nel D.M. 18 dicembre 2008 (applicabile a tutti gli impianti entrare in esercizio entro il 31.12.2012 e entro il 30.04.2012 nel regime transitorio del D.M. 6 luglio 2012), le varianti sono disciplinate all’art. 4. In tale previsione, il produttore ha l’obbligo di co- 39 I progetti di realizzazione di impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile, come l’eolico, possono essere oggetto di variante in esecuzione di prescrizioni richieste dalle Amministrazioni competenti nel corso dell’iter autorizzativo oppure successivamente al rilascio dell’autorizzazione unica per svariante esigenze (come ad esempio errori progettuali, condizioni impreviste del suolo, modifiche della soluzione tecnica di allacciamento o ulteriori prescrizioni impartite dalle Autorità competenti). Le varianti costituiscono una tematica delicata in quanto possono comportare un ritardo significativo nel completamento delle opere e nella data di entrata in esercizio (data rilevante ai fini del riconoscimento degli incentivi) ed avere effetti sugli incentivi già riconosciuti o sulle “prenotazioni” di incentivo a seguito di posizionamento utile nei registri o nelle graduatorie dell’asta, determinando in alcuni casi anche la decadenza dagli stessi. Le maggiori problematiche derivano dall’assenza del regolamento ministeriale di dettaglio attuativo dell’art. 5 comma 3 del municare al GSE ogni variazione dei dati degli impianti stessi, fermo restando che la data di avvenuta entrata in esercizio dell’intervento non potrà essere superiore a 3 anni dall’inizio dei lavori, pena la perdita della qualifica IAFR. Poiché gli impianti che godono di tale regime sono ormai entrati tutti in esercizio, eventuali varianti potrebbero porre il tema dell’allungamento del periodo di incentivazione per il periodo di fermo impianto. Al tal fine, occorrerà analizzare le cause che hanno determinato la necessità di procedere con le varianti in quanto solo in presenza di cause di forza maggiore potrà essere eventualmente ottenuto il suddetto prolungamento. Il D.M. 6 luglio 2012 e le relative Regole Applicative pubblicate dal GSE impongono termini stringenti per l’entrata in esercizio dell’impianto. Per l’eolico onshore con potenza inferiore a 5 MW, il termine è di 16 mesi decorrenti dalla data della comunicazione di esito positivo della procedura, mentre per l’eolico onshore con potenza superiore a 5 MW, il termine è 28 mesi, sempre decorrenti dalla comunicazione dell’assegnazione dell’incentivo sulla base. Lo sforamento di tale termine comporta per impianti iscritti a registro la perdita della prenotazione e una riduzione del 15% rispetto alla tariffa incentivante di riferimento vigente alla data di entrata in esercizio. Per impianti rientrati nella graduatoria, il mancato rispetto dei termini comporta l’applicazione di una decurtazione della tariffa incentivante, aggiuntiva rispetto a quella aggiudicata nella proce- 40 dura d’asta, del 0,5% per ogni mese di ritardo rispetto a detti termini, nel limite massimo di 24 mesi di ritardo, al netto dei tempi di fermo derivanti da eventi calamitosi che risultino attestati dall’autorità competente. Mentre il D.M. 18 dicembre 2008 non opera alcuna distinzione tra varianti “sostanziali” e “non sostanziali” rendendole entrambe ammissibili (fermo restando la data di entrata in esercizio entro 3 anni dall’avvio dei lavori), il D.M. 6 luglio 2012 contiene una disciplina rilevante secondo cui: Non è possibile iscrivere un impianto al registro o partecipare alla Procedura d’Asta nel caso in cui l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio sia oggetto di variante sostanziale in corso di rilascio; Dopo l’iscrizione a registro o in graduatoria sono ammissibili solo varianti non sostanziali espressamente valutate e documentate come “non sostanziale” dall’ente competente al rilascio dell’autorizzazione. È dunque estremamente rilevante che l’ente competente certifichi la non sostanzialità della varianti, pena l’impossibilità di richiedere la prenotazione dell’incentivo attraverso l’accesso ai registri o la partecipazione alle procedure d’asta ovvero la perdita dell’iscrizione a registro o del posizionamento utile in graduatoria. Iter Autorizzativo per l’approvazione delle varianti successive al rilascio dell’autorizzazione unica Proprio per la rilevanza della qualificazione della variante come “sostanziale” o “non sostanziale”, il primo approfondimento richiesto all’interprete è la qualificazione della variante come variante sostanziale o non sostanziale oppure anche come dettaglio del progetto esecutivo. In quest’ultimo caso, non si parla di varianti ma di mera esecuzione del progetto definitivo. L’analisi deve necessariamente partire dal progetto definitivo approvato in sede di conferenza di servizi e oggetto di rilascio dell’autorizzazione unica. Chiarito che si tratta dunque di variante e non di dettaglio progettuale, occorre analizzare la normativa applicabile. La disciplina delle varianti è rinvenibile in svariate norme di settore e, con specifico riferimento agli impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, nell’art. 10 comma 4 delle Linee Guida Na- aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale” e s.m.i. contiene la definizione di “modifica” e di Modifica sostanziale”. Per “modifica” si intende “la variazione di un piano, programma, impianto o progetto approvato, compresi, nel caso degli impianti e dei progetti, le variazioni delle loro caratteristiche o del loro funzionamento, ovvero un loro potenziamento, che possano produrre effetti sull’ambiente;”. La definizione di “modifica sostanziale” di un progetto, opera o di un impianto richiede che “la variazione delle caratteristiche o del funzionamento ovvero un potenziamento dell’impianto, dell’opera o dell’infrastruttura o del progetto che, secondo l’autorità competente, producano effetti negativi e significativi sull’ambiente. In particolare, con riferimento alla disciplina dell’autorizzazione integrata ambientale, per ciascuna attività per la quale l’allegato VIII indica valori di soglia, è sostanziale una modifica all’installazione che dia luogo ad un incremento del valore di una delle grandezze, oggetto della soglia, pari o superiore al valore della soglia stessa. Solo una modifica sostanziale deve essere sottoposta a nuova valutazione ambientale (screening ambientale e/o Via, a seconda dei casi). Tuttavia, è necessario che la valutazione in merito alla natura della modifica sia compiuta dall’Autorità competente, la quale è quindi tenuta a valutare la fattispecie e a rilasciare un’apposita attestazione. Con riferimento ai profili paesaggistici, vengono in rilievo le previsioni contenute nel Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137”, che precisano quali zionali approvate con D.M. 10 settembre 2010 e nell’art. 5 comma 3 del D.lgs 28/2011 e in alcune norme regionali. L’art.10 comma 4 delle Linee Guida Nazionali prevede che: “10.4. Sono fatte salve le norme di settore che assoggettano ad autorizzazione gli interventi di modifica degli impianti. In tal caso, le autorizzazioni settoriali confluiscono nel procedimento unico.” Tale previsione, pur essendo criptica, induce a ritenere che le varianti sono “non sostanziali” se qualificate in tal modo dalla normativa di settore. L’interprete dunque non può prescindere da un esame attento di tutta la normativa di settore applicabile al caso concreto. Con riferimento alle procedure di valutazione ambientale, il Decreto legislativo 3 41 Solo una modifica sostanziale deve essere sottoposta a nuova valutazione ambientale interventi sono esclusi dall’autorizzazione paesaggistica (i) gli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico e di restauro conservativo che non alterino lo stato dei luoghi e l’aspetto esteriore degli edifici, (ii) l’apertura di aperture di strade e di cave, di posa di condotte per impianti industriali e civili e di palificazioni (cfr art. 149 e art. 152); e (iii) gli interventi non percepibili e visibili paesaggisticamente irrilevanti così come dispone la Nota del Ministero dei Beni culturali 13 settembre 2010, prot. n. 0016721.) Anche in tale ambito, l’operatore non potrà prescindere dall’ottenere dall’Autorità competente l’attestazione in merito alla qualificazione della variante come “variante non sostanziale” e l’esclusione della stessa alla necessità di acquisire una nuova autorizzazione paesaggistica. Per gli aspetti edilizi, il D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 recante “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia” demanda alle regioni il compito di individuare le variazioni essenziali al progetto approvato, fermo restando alcuni parametri indicati specificamente all’art. 32. In base alla vincolistica del sito, potranno essere necessari altri attestati di non sostanzialita’ da parte degli Enti competenti. Risulta poi importante ricercare se la normativa regionale abbia disciplinato la casistica delle variazioni sostanziali e non sostanziali. Ottenuti gli attestati di non sostanzialità della variante, è possibile richiedere alla Regione o all’ente da questa delegato ex art. 12 del D.lgs 387/2003 il rilascio di una nuova 42 autorizzazione unica contenente l’attestazione di non sostanzialità. Nel caso in cui la variante rientri invece nell’ambito di applicazione dell’art. 5 comma 3 secondo cui: “non sono considerati sostanziali e sono sottoposti alla disciplina di cui all’articolo 6 gli interventi da realizzare sugli impianti fotovoltaici, idroelettrici ed eolici esistenti, a prescindere dalla potenza nominale, che non comportano variazioni delle dimensioni fisiche degli apparecchi, della volumetria delle strutture e dell’area destinata ad ospitare gli impianti stessi, né delle opere connesse. Restano ferme, laddove previste, le procedure di verifica di assoggettabilità e valutazione di impatto ambientale di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”, la competenza passa dalla Regione o Provincia al Comune e la procedura abilitativa delle varianti subisce una semplificazione notevole con l’esperimento della cosiddetta PAS disciplinata dal successivo articolo 6. È bene ribadirlo tale procedura (PAS) trova applicazione soltanto alle varianti non sostanziali che non comportano variazioni delle dimensioni fisiche degli apparecchi, della volumetria delle strutture e dell’area destinata ad ospitare gli impianti stessi, né delle opere connesse e anche all’attività di costruzione ed esercizio degli impianti alimentati da fonti rinnovabili di cui ai paragrafi 11 e 12 delle linee guida, ovverosia alle opere di rifacimento realizzate sugli impianti fotovoltaici ed eolici esistenti che non comportano variazioni delle dimensioni fisiche degli apparecchi, della volumetria delle strutture e dell’area destinata ad ospitare gli impianti stessi, e delle opere connesse. L’art. 5 comma 3 rinvia ad un successivo decreto ministeriale l’individuazione in concreto, per ciascuna tipologia di impianto e di fonte, degli interventi di modifica sostanziale degli impianti da assoggettare ad autorizzazione unica. Da tale analisi, emerge che le varianti non sostanziali sono tali se così prevede la normativa di settore o se rientrano nell’ambito di applicazione dell’art. 5 comma 3 del D.lgs 28/2011. Ad avviso di chi scrive, se la variante non rientra nell’ambito di applicazione dell’art. 5 comma 3 del D.lgs 28/2011 essa potrebbe essere comunque “non sostanziale” in base alla normativa di settore e alle valutazioni delle Autorità competenti, cui al cit. art. 5 comma 3, devono considerarsi sostanziali tutte le modificazioni che comportino variazioni delle dimensioni fisiche degli apparecchi, della volumetria delle strutture e dell’area destinata ad ospitare gli impianti stessi, nonché delle opere connesse. Tale interpretazione non è condivisibile. Le varianti che non rientrano nell’elenco di cui all’art. 5 comma 3 del Dlgs 28/2011 possono comunque essere varianti non sostanziali ai sensi della normativa di settore ma devono essere valutate come tali dagli enti competenti e la procedura autorizzativa resta comunque di competenza regionale o provinciale, non trovando applicazione la procedura semplificata (Pas) e la relativa competenza comunale. A completamento del quadro, si ritiene utile segnalare che la Giunta Regionale è in procinto di approvare in via definitiva le Linee Guida per la determinazione delle varianti non sostanziali e sostanziali, in esecuzione degli art. 14 comma 2, della Legge 26 aprile 2012, n. 8 “Disposizioni in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili”. In ragione del recente orientamento giurisprudenziale non sembra inutile ricordare che le Linee Guida dovranno necessariamente prendere posizione e trovare la base giuridica nell’applicazione dell’art. 10 comma 4 delle Linee Guida Nazionali e demandare comunque ai singoli enti competenti la verifica circa la natura della variante alla stregua della normativa di settore applicabile alla fattispecie. n Ad opposte conclusioni è invece giunto il TAR Basilicata con sentenza 20 dicembre 2014, n. 869 fermo restando che in quest’ultimo caso la variante non potrà essere autorizzata con una semplice PAS a livello comunale essendo la competenza della Regione o della Provincia. Il caso della Regione Basilicata Ad opposte conclusioni è invece giunto il TAR Basilicata con sentenza 20 dicembre 2014, n. 869. In tale sentenza, i giudici hanno effettuato un passaggio logico non condivisibile sostenendo che, in mancanza del decreto ministeriale di individuazione degli interventi di modifica sostanziale di D.M. 18 dicembre 2008 recante “Incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ai sensi dell’articolo 2, comma 150, della legge 24 dicembre 2007, n. 244”. 2 D.M. 6 luglio 2012 concernente le “modalità di incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti alimentati da fonti rinnovabili, diverse da quella solare fotovoltaica”. 43 1 PIANETA TERRA il Daria Palminteri Le prospettive per disastro doloso e disastro ambientale È attualmente all'esame del Senato il disegno di legge approvato dalla Camera nel febbraio del 2014 che per la prima volta introduce in un nuovo art. 452 ter del codice penale il delitto di “disastro ambientale”, ad oggi figura di creazione giurisprudenziale ricondotta, con alcune difficoltà e problematiche, al c.d. disastro innominato previsto dall'art. 434 c.p. 45 (nota: articolo impaginato a fine maggio 2015) Nella nuova fattispecie attualmente in discussione il legislatore definisce il concetto di disastro, consistente nella “offesa alla pubblica incolumità in ragione della rilevanza oggettiva del fatto per l’estensione della compromissione ovvero per il numero delle persone offese o esposte a pericolo”. Per comprendere appieno l’importanza del ruolo che siffatta novità legislativa potrebbe rivestire occorre soffermarsi sul c.d. disastro innominato previsto dall’art. 434 c.p. e sulle ragioni giuridiche che rendono difficoltoso addivenire ad affermazioni di responsabilità laddove si sia in presenza di danni alla salute derivanti dalla dispersione di sostanze tossiche, nonché su quelle che, in altri casi, hanno condotto ad un’applicazione analogica della testa il disastro, il termine di prescrizione, nella gran parte dei casi, sarà già decorso nella fase iniziale del processo, dal momento che la prescrizione comincia a decorrere dal momento consumativo, come detto individuato nella cessazione della condotta e non nel momento – di molto successivo nel tempo - in cui si producono gli effetti della stessa ed in cui, dunque, è possibile formulare l’accusa. I danni da esposizione sono definibili, infatti, danni “lungo latenti”, in quanto si manifestano a notevole distanza temporale dal momento in cui la condotta si è consumata. La tempistica di verificazione di siffatti eventi lesivi comporta numerose perplessità circa l’opportunità di contestare il reato di disastro innominato ex art. 434 c.p. e non piuttosto le singole morti, pur con le maggiori difficoltà probatorie che siffatta scelta comporta, dovendosi dimostrare in tale secondo caso la sussistenza del nesso causale fra condotta di dispersione e morte in relazione ai singoli eventi lesivi e non ad uno solo. Viceversa, laddove l’accusa nel capo di imputazione scelga di contestare il disastro tout court, siffatta strategia processuale potrebbe facilmente risolversi in una declaratoria di estinzione del reato per prescrizione a fronte di processi in corso per malattie professionali correlate ad attività industriali cessate da più di 10 anni. Per altro verso, chiare anche le perplessità in ordine all’inquadramento delle condotte di dispersione di sostanze tossiche nell’attuale fattispecie del disastro innominato ex art 434 c.p., considerando il rischio di violazione del principio di riserva di legge, non adattandosi sempre in maniera puntuale la fattispecie tipizzata al caso concreto, nemmeno in via di interpretazione estensiva. il disegno di legge per la prima volta introduce in un nuovo art. 452 ter del codice penale il delitto di “disastro ambientale” fattispecie, al limite della violazione del principio di legalità. Quanto al primo problema, in assenza di una definizione puntuale del momento consumativo del reato ad opera del legislatore in un’apposita norma, il problema atteneva - ed ancora attiene - all’individuazione esatta del riferimento temporale cui ancorare l’integrazione della fattispecie del contestato disastro, lacuna colmata in via interpretativa dalla Cassazione, che lo individua nella cessazione della condotta. Ebbene, nei procedimenti per morti da dispersione di sostanze tossiche, che normalmente si verificano a distanza di decenni dalla cessazione delle attività produttive implicanti la dispersione, è chiaro che se si con- 46 RINNOVIAMO INSIEME Il COORDINAMENTO FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) ha lo scopo di promuovere lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nel quadro di un modello sociale ed economico ambientalmente sostenibile, della decarbonizzazione dell’economia e del taglio delle emissioni climalteranti, avviando un’azione più coesa delle Associazioni e degli Enti che ne fanno parte anche nei confronti di tutte le Istituzioni; con 29 Soci Associazioni e un ampio ventaglio di Enti e Associazioni Aderenti (senza ruoli decisionali) il COORDINAMENTO FREE è la più grande Associazione del settore presente in Italia. ASSOCIATI LEGAMBIENTE Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma ADERENTI Per informazioni: Tel: +39 06 485539 +39 06 4882137 Fax: +39 06 48987009 Email: [email protected] www.free-energia.it Proprio per questo duplice ordine di ragioni, la Corte stessa - con sentenza 327 del 2008 - ha auspicato un intervento del legislatore, volto a introdurre “specifiche figure criminose” a tutela della salute e dell’integrità fisica. Raccogliendo l’auspicio formulato dalla Corte costituzionale in ordine alla tipizzazione di un’autonoma figura di reato, l’articolo 452 ter c.p., nella sua attuale formulazione come risultante in esito all’esame da parte del Senato, punisce con la reclusione da 5 a 15 anni chiunque, abusivamente, cagiona un disastro ambientale. Le Commissioni riunite, al fine di evitare il rischio di possibile abolitio criminis, hanno sostituito l’originaria formula “in violazione di disposizioni legislative, regolamentari o amministrative, specificamente poste a tutela dell’ambiente e la cui inosservanza costituisce di per sé illecito amministrativo o penale” con la più sintetica locuzione “abusivamente” e hanno introdotto una clausola di salvaguardia “fuori dai casi previsti dall’articolo 434 (Crollo di costruzioni o altri disastri dolosi)”. Il concetto di disastro ambientale, ampiamente modificato nel corso dell’esame in sede referente da un emendamento dei relatori, è definito come “un’alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema; ovvero un’alterazione dell’equilibrio di un ecosistema la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali; ovvero l’offesa all’incolumità pubblica determinata con riferimento alla capacità diffusiva degli effetti lesivi della condotta”. Le Commissioni riunite, nel confermare la originaria aggravante, prevista quando il delitto di disastro è commesso in un’area protetta, analogamente al reato di inquinamento ambientale, nel tentativo anche in 48 questo caso di anticipare la soglia di punibilità, hanno ritenuto di introdurre un’ulteriore ipotesi aggravata quando dal fatto deriva un pericolo di compromissione o deterioramento. Dopo il voto del Senato, il testo di legge passa nuovamente all’esame della Camera, con l’auspicio che possa finalmente ed in tempi brevi rispondere all’esigenza di realizzare un’adeguata repressione dei più gravi fatti di inquinamento ambientale, ivi compresi i fenomeni di emissioni di sostanze tossiche derivanti da processi industriali, senza la necessità di ricorrere alla fattispecie del disastro innominato. Discorso a parte andrebbe fatto con riferimento all’individuazione del dies a quo del momento consumativo del reato che, come detto, in assenza di previsione legislativa, è stato individuato dalla giurisprudenza nella cessazione della condotta, ma in relazione al quale sarebbe auspicabile un mutamento di orientamento che consenta di conciliare il rispetto del principio della certezza del diritto con la necessità di consentire, comunque, una risposta penale avverso le morti di cui si dimostri la correlazione con l’esposizione a sostanze inquinanti, senza necessità di passare per la contestazione di ciascun evento preso singolarmente, con le difficoltà probatorie che questo comporta. Che poi siffatto risultato debba raggiungersi attraverso l’interpretazione giurisprudenziale della nuova fattispecie, che consenta di spostare in avanti il momento di consumazione del reato rispetto a quanto ritenuto dall’orientamento tuttora imperante con riferimento al disastro innominato, oppure attraverso una riforma, a monte, del termine prescrizionale, è questione sulla quale sarebbe opportuno che gli operatori del diritto riflettessero attentamente. n Corsi di formazione per entrare o specializzarsi nel mondo del lavoro della green economy dalla porta principale dell’ ENERGIA RINNOVABILE EOLICA CORSO DI FORMAZIONE ANEV 1/2015 La Sicurezza nel parco eolico 26 - 27 marzo 2015 - Roma, sede ANEV CORSO DI FORMAZIONE ANEV 2/2015 Come diventare imprenditore e manager specializzato del settore eolico Dalle autorizzazioni alla connessione alla rete, dalla progettazione alla gestione 19 - 22 maggio 2015 - Roma, sede ANEV CORSO DI FORMAZIONE ANEV 3/2015 Il Minieolico 3 - 4 novembre 2015 - Fiera di Rimini, in occasione di KeyWind CORSO DI FORMAZIONE ANEV 4/2015 Operation & Maintenance 5 - 6 novembre 2015 - Fiera di Rimini, in occasione di KeyWind TUTTI I PARTECIPANTI POTRANNO INSERIRE IL PROPRIO CV CON SPECIFICAZIONE DELLA SPECIALIZZAZIONE ACQUISITA NELL’APPOSITA BANCA DATI CERTIFICATA ANEV RISERVATA ALLE MIGLIORI AZIENDE DEL SETTORE Il Corso può subire modifiche sulla base di eventi straordinari Per informazioni e iscrizioni Segreteria didattica: ANEV tel. +390642014701 - fax +390642004838 [email protected] - www.anev.org GRUPPO IVPC da 20 anni l’eolico in Italia PIANETA TERRA il PERIODICO FONDATO DA CIRO VIGORITO IL BUON PADRE DI FAMIGLIA Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale Simone Togni SERVIZI L’EFFETTO DELLE RINNOVABILI SUL MERCATO DEL GIORNO PRIMA G.B. 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