Il Portico del 30/06/2013

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Il Portico del 30/06/2013
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DOMENICA 30 GIUGNO 2013
A N N O X N . 26
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
€ 1.00
CAGLIARI
in preparazione alla visita
di papa Francesco
L’Arcivescovo invita tutti a prepararsi
alla visita di Papa Francesco (Cagliari,
22 settembre) recitando ogni giorno la
seguente preghiera:
santa Maria, nostra signora di
Bonaria, Patrona Massima della
Sardegna,vergine del silenzio e
del fedele ascolto della Parola di Dio,
tu sei partita in fretta come pellegrina
della fede per portare la gioia del
Signore nella casa di Elisabetta:
insegnaci ad accogliere il Signore che
viene a visitare la nostra terra con il
pellegrinaggio di Papa Francesco al
tuo Santuario sul colle di Bonaria.
Come Vescovo di Roma e
Successore dell'Apostolo Pietro è il vicario del tuo Figlio Gesù su questa terra: rendici docili al suo insegnamento
per essere certi di seguire fedelmente
la via di Gesù, pronti a fare tutto quello
che ci chiederà. Accompagna, Madre
Santa di tutta la Chiesa, il ministero di
Papa Francesco come vescovo di
Roma e pastore universale, benedici
la nostra terra e la sua terra d'origine,
legate dal tuo Nome e dalla tua
materna protezione, perché ogni giorno della nostra vita siamo pellegrini
della fede e portatori della gioia che
viene dal Signore. amen
La ragionevolezza
GIANNI LOY
on è infrequente che la xenofobia, il razzismo - diciamo pure
l’egoismo - vestano vesti d’agnello. A dar loro manforte, anche quando invocano i cavalli di frisia alle
frontiere, espulsioni di massa, il taglio dell’assistenza, è un criterio che governa le nostre democrazie costituzionali e che le aiuta ad essere tali: il criterio della ragionevolezza. Grazie ad esso, ad esempio, possiamo consentire che un trattamento differente tra due persone possa non violare il
principio dell’uguaglianza, e non lo sarà,
se quel trattamento differenziato appare
giustificato, tra l’altro, da motivazioni che
possiamo definire “ragionevoli”.
Il fatto di utilizzare quel criterio per invocare
una limitazione del numero dei rifugiati
nel nostro Paese, perché troppi, perché il
costo, soprattutto in un periodo di crisi,
può risultare troppo alto per la nostra economia, ha indubbiamente il suo fascino.
Tra l’altro, consente di invocare misure di
respingimento, pur proclamando la nostra
vocazione all’accoglienza. Non è che non
vogliamo: è che sono troppi, è che non possiamo. Dovrebbe farsene carico l’Europa.
Abbiamo troppi confini, aperti, non siamo
in grado di proteggerli…
E’ una questione di ragionevolezza. Noi, la
nostra parte l’abbiamo fatta. Facciamo persino la carità. Parlo di persone, mi sia consentito, che razzisti non sono. I razzisti,
N
quelli veri, in un certo senso, dovrebbero
preoccuparci di meno. Essi fanno gesti clamorosi, affermazioni raccapriccianti, anche in questi giorni, ma gli altri, quelli che
ragionano, sono quelli che esprimono la
maggioranza nelle nostre rappresentazioni democratiche, in definitiva quelli che
decidono, fanno le leggi, quelli che, democraticamente eletti, decidono delle politiche di accoglienza.
Quelli che magari dimenticano un appuntamento in aula quando si parla di questi
problemi, quelli che… vorrebbero, ma ragionevolmente devono tener conto della
situazione e, quindi, fanno sì che le nostre
politiche continuino ad essere ispirate ad
una rigida cautela nei confronti degli sbarchi, coinvolgendo così, direttamente, i richiedenti asilo politico. Del resto, mica Malta fa il suo dovere...
Ben venga, benvenuta sia, la Giornata del
migrante e del rifugiato, che, quest’anno, ha
consentito di scoprire le carte sulla vera dimensione del fenomeno facendoci fare la
solita figura. I numeri non sempre convincono, ma questa volta sono inequivocabili e ci costringono, almeno spero, a rimettere in discussione quel criterio della ragionevolezza grazie al quale vorremmo
continuare a fregiarci della virtù dell’accoglienza pur continuando a respingere i profughi.
Nonostante le nostre frontiere sforacchiate, infatti, accogliamo solo poco più di
60mila rifugiati, contro i 600mila assistiti
dalla Germania che, come è noto, non possiede frontiere così esposte come le nostre.
Ma anche la Francia, con 217mila persone
accolte, ed altri Paesi simili al nostro, fanno
assai meglio quanto ad accoglienza.
Anche altri più piccoli Paesi d’Europa, che
magari neppure hanno fama di accoglitori, accolgono in realtà, soprattutto in proporzione con la loro popolazione molte
più persone di quanto non facciamo noi.
La Svezia ne accoglie 92mila, l’Olanda
74mila...
Ma non basta, soprattutto abbiamo il dovere di prendere atto del fatto che la stragrande maggioranza dei rifugiati politici,
oltre l’85%, è accolta da Paesi poveri, che la
stragrande maggioranza di essi vive in condizioni drammatiche. Senza contare che,
anche senza volerci crocifiggere, qualche
piccola responsabilità sui conflitti che originano il fenomeno, l’abbiamo anche noi.
Ben venga, benvenuta sia la Giornata del
Migrante e del rifugiato, soprattutto se ci
farà aprire gli occhi su di un terribile dramma e ci aiuterà a contribuire ad una più genuina politica di accoglienza.
Tutto ciò senza negare, ci mancherebbe altro, che dobbiamo veramente ispirarci al
criterio della ragionevolezza. Perché è sicuro che esiste un limite, solo che quel limite è molto, ma molto più in là, di dove
molti pretendono di collocarlo.
E poi, accogliere i bisognosi, oltreché caritatevole, non potrebbe anche essere ragionevole?
SOMMARIO
SOCIETA’
3
Ancora dalla Turchia
le voci e le ragioni
dei manifestanti
CHIESA
5
Aspettando il Papa:
a Buenos Aires la statua
della Madonna di Bonaria
DIOCESI
7
Mons. Tore Ruggiu:
“La Chiesa è comunità,
no a lotte sindacali”
PAESI TUOI
13
A Settimo conclusi
i lavori di restauro
della parrocchiale
ESTATE
14
A Pula la festa
di San Giovanni Battista:
la fede non va in vacanza
2
IL PORTICO DEL TEMPO
Il PortIco
domenIca 30 gIugno 2013
Chiesa. Presentato in Vaticano il terzo simposio internazionale sulla trilogia scritta da Benedetto XVI tra il 2007 e il 2011.
“Una rigorosa ricerca storica sui Vangeli
che permette di incontrare Gesù Cristo”
no non cattolico a ricevere il Premio, e il teologo laico tedesco Christian Schaller, vicedirettore dell’Istituto Papa Benedetto XVI di Regensburg, impegnato nella pubblicazione dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger. Un lavoro, quest’ultimo, che riveste “un’importanza primaria per il futuro degli
studi ispirati al pensiero di Joseph
Ratzinger-Benedetto XVI, scopo
centrale della nostra Fondazione ha sottolineato il cardinale Ruini -,
che ha già modificato il pensiero
teologico e il modo di accostarsi da
un punto di vista consapevolmente cristiano alla realtà in generale e
all’uomo”.
Al centro del convegno si collocano
i grandi temi che trapelano dai tre
volumi su Gesù di Nazaret, pubblicati da Benedetto XVI tra il 2007 e il
2012, che rappresentano un significativo apporto e uno stimolante
contributo alla ricerca accademica e alla riflessione teologica.
A questo proposito, ha affermato il
porporato, “personalmente ritengo che Joseph Ratzinger ha dato un
contributo importantissimo ed è
uno dei grandi teologi del secolo
XX, forse cronologicamente l’ultimo dopo la generazione di Von
Balthasar”.
Questo il calendario del simposio:
mentre “il primo giorno si affronterà il tema della ricerca sul Gesù
dei Vangeli, il secondo è dedicato
alla figura di Gesù presentata dai
Vangeli e alla teologia in essi contenuta”, ha illustrato monsignor JeanLouis Bruguès, presidente del Comitato organizzativo.
Nella giornata conclusiva, infine, si
studierà direttamente la proposta
del Gesù di Nazaret di Joseph Rat-
zinger, il suo spessore, la sua ricezione ed eredità, grazie anche al
contributo del cardinale Angelo
Amato, Prefetto della Congregazione per le cause dei santi, che interverrà su questa tematica.
“Il convegno fa seguito ai primi due
incontri di carattere scientifico già
realizzati dalla Fondazione in questi suoi primi tre anni di vita e di attività”, ha aggiunto monsignor Giuseppe Scotti, presidente della Fondazione Vaticana Joseph RatzingerBenedetto XVI.
Il primo appuntamento, nel 2011,
si è svolto a Bydgoszcz, in Polonia,
sul tema “Pellegrini della verità,
pellegrini della pace” con la partecipazione di 32 università e 400 studiosi. L’anno scorso, a Rio de Janeiro, 134 atenei e 700 studiosi si
sono confrontati su “Cosa fa sì che
l’uomo sia uomo”. Quest’anno la
scelta di dedicare il simposio alla
trilogia su Gesù di Ratzinger l’ha
spiegata monsignor Luis Romera,
vicepresidente del comitato organizzativo: “Si tratta di una ricerca
sui Vangeli che, con rigore storico e
acume intellettuale, permette di
giungere a Cristo e di incontrarlo
autenticamente, in modo che la
sua persona, la sua vita, la sua parola ci interpellino esistenzialmente”.
Papa Francesco ma certamente
molto presente anche in Papa Benedetto”, il quale diceva proprio
“che noi, come cristiani, non possiamo tenere in minor conto questo drammatico problema presente in tante parti del mondo”.
Un segnale che certamente rafforza questa continuità, dunque, è la
decisione di Papa Bergoglio di
portare a termine l’enciclica sulla
fede iniziata da Papa Ratzinger.
“Credo che Papa Francesco mostrerà tutto il valore anche esistenziale della fede”, ha detto Ruini a proposito del contributo che
il Santo Padre potrà apportare all’enciclica. “La fede non è una cosa astratta o una somma di verità
e neanche una verità centrale con
le altre come corollario. La fede è
verità che opera e vive attraverso
la carità e credo che questo aspet-
to, già molto presente nella predicazione di Papa Francesco, sarà
molto sottolineato”.
Infine, interpellato dai cronisti in
merito al rischio dell’irrilevanza
dei cattolici nella vita pubblica italiana, il porporato ha affermato:
“Per me il criterio è ‘meglio contestati che irrilevanti’. Cioè, è chiaro
che il cristiano non può pensare di
portare la sua testimonianza semplicemente trovando consenso:
può trovare consenso ma anche
dissenso e polemica, e questo non
deve distogliere dalla testimonianza in tutte le sedi, in quelle
più propriamente religiose e in
quelle di tipo politico, culturale,
economico e istituzionale”.
“Io non credo che oggi i cattolici
siano irrilevanti - ha osservato - a
meno che non ci sia una restrizione del concetto di cattolici, che
non sono soltanto i membri di un
certo organismo e organizzazione”, come era prima l’Azione Cattolica con le sue varie ramificazioni, “ma coloro che hanno il coraggio di sostenere pubblicamente certi contenuti”.
Persone di questo genere “ci sono
anche oggi e sono tutt’altro che
irrilevanti, contano”, ha ribadito
il porporato.
“Se non avessero contato - ha
quindi chiosato - l’evoluzione della legislazione italiana, per esempio, sarebbe stata molto diversa”
mentre nel contesto dell’Europa
occidentale, dove “purtroppo in
alcuni Paesi si è avuta una deriva
sulle grandi questioni etiche e antropologiche”, l’Italia continua ad
essere un’eccezione e la deriva,
“almeno in quella misura, non si è
avuta”.
Annunciati i nomi dei due
studiosi che riceveranno
il premio “Joseph Ratzinger” dalle mani di Papa
Francesco il 26 ottobre:
si tratta di Richard Burridge
e di Christian Schaller
ANTONELLA PILIA
NA TRE GIORNI DI studio,
riflessione e confronto
sui Vangeli a partire dalla trilogia su Gesù di
Nazaret di Papa Benedetto. Il simposio internazionale “I
Vangeli: storia e cristologia. La ricerca di Joseph Ratzinger” si svolgerà a Roma all’Università Lateranense dal 24 al 26 ottobre e permetterà a ricercatori e docenti di
diverse università e confessioni cristiane di approfondire l’ermeneutica attuale dei vangeli per continuare nell’appassionante ricerca
sul “Gesù storico”. L’appuntamento è organizzato dalla Fondazione
Joseph Ratzinger-Benedetto XVI ed
è stato presentato venerdì scorso
nella Capitale in una conferenza
stampa alla Sala Stampa Vaticana.
U
Tra i relatori il cardinale Camillo
Ruini, presidente del Comitato
scientifico della Fondazione, che
ha presentato i due studiosi ai quali verrà consegnato il Premio Ratzinger l’ultimo giorno del simposio.
Si tratta del biblista inglese Richard
Burridge, Decano del King’s College di Londra e ministro della Comunione Anglicana, primo cristia-
Benedetto e Francesco
in piena continuità
Il cardinale Ruini: “Magistero in profonda consonanza”
AN. PI.
RIGINALITÀ, LEGATA alle diverse personalità, ma piena continuità e nessuna
rottura tra Benedetto XVI e Papa
Francesco. Lo ha affermato con
forza il cardinale Camillo Ruini,
presidente della Conferenza episcopale italiana dal 1991 al 2007,
rispondendo alle domande dei
giornalisti a margine della conferenza stampa di presentazione
delle attività della Fondazione Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. “I
punti sostanziali del magistero di
Papa Francesco - ha spiegato il
porporato - mostrano una profonda consonanza” con quello del
suo predecessore, “per cui non
dobbiamo pensare a nessuna rottura nella tradizione cattolica”.
La continuità dei pontificati di Benedetto XVI e Papa Francesco “si
esplicita anzitutto dal punto di vista dei contenuti della fede - ha
quindi argomentato il cardinale
Ruini - perché entrambi continuano a proporre i contenuti centrali della fede cristiana. In secondo luogo, tutti e due esortano al-
O
l’appartenenza alla Chiesa, esortano i cristiani a non separare mai
Cristo dalla Chiesa, Dio dalla
Chiesa, ma a considerarla come
loro madre, nonostante tutti i limiti umani che ha la Chiesa come società e che abbiamo noi, uomini che lavoriamo nella Chiesa.
Un terzo punto - ha proseguito il
porporato - è l’insistenza sulla
preghiera, grandissima sia in Papa
Francesco che in Papa Benedetto, e un quarto punto è l’attenzione alla difesa della vita umana e
dei valori della persona umana”.
Altro elemento importantissimo,
ha concluso Ruini, “è la preoccupazione per i poveri, fortissima in
domenIca 30 gIugno 2013
IL PORTICO DEGLI EVENTI
Turchia. Ancora in presa diretta i retroscena dei disordini scoppiati a Gezi Park.
Il sogno della grande economia
si è tradotto in diseguaglianza sociale
La protesta è un coro
contro la repressione
silenziosa degli ultimi anni.
Il Paese della mezza luna
detiene tuttora il record
di giornalisti in carcere.
La possibile evoluzione
MATTEO MELONI
AURA TOCCO, DOTTORANDA
di ricerca al Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni dell’Università di Cagliari, svolge ad İstanbul la
ricerca per la sua tesi di dottorato e
racconta in diretta a Il Porticol’evoluzione degli eventi in Turchia.
Qual è l’origine della crisi tra la cittadinanza e il governo?
Da tempo si respirava un generale
malcontento. Il progetto di demolizione dei 600 alberi del Gezi Park ha
risvegliato una serie di rivendicazioni che i turchi covavano da tempo: il piano di cementificazione del
parco è uno dei progetti di una grande politica di urbanizzazione sregolata della città. Gezi Park porta con sé
una serie di rivendicazioni anti-governative, una condanna ai metodi
di moralizzazione delle attività politiche e culturali. La protesta, infatti,
è un coro contro la repressione silenziosa degli ultimi anni. Nonostante le modifiche al Codice Pena-
L
Il getto degli idranti sulla protesta in Turchia.
le, il problema della censura rimane
molto attuale in Turchia: il Paese detiene il record negativo del maggior
numero di giornalisti in carcere. Nel
mirino della censura ci sono anche
accademici e avvocati delle minoranze, in particolare quella curda.
Le manifestazioni sono anche una
condanna alle manovre liberiste del
governo e per questo la rivendicazione ha assunto toni di critica del libero mercato. Il sogno della grande
economia sembra essersi tradotto
in una sperequazione sociale, e in
grattacieli, centri commerciali e altri
enormi edifici costruiti accanto ai
bassifondi della metropoli.
Quali effetti potrebbero verificarsi
sul governo dell’AKP?
Allo stato attuale, il governo non ha
fatto passi indietro: Erdoğan prosegue sulla sua strada e sembra non
volersi arrendere. Il pugno duro ha
suscitato molti malumori all'interno
del suo stesso partito. Non a caso,
hanno aderito alla protesta anche
diversi ex-elettori dell’AKP che, durate le giornate dell'occupazione del
Gezi, chiedevano scusa pubblicamente. Molti esponenti dell'AKP
hanno criticato l’operato del partito,
mentre altre voci hanno preferito
non esporsi. Intanto, il Primo Ministro, dichiarando legittimo ogni atto
di forza della polizia, ha annunciato
che prenderà provvedimenti contro i mezzi di comunicazione che
hanno documentato le violenze.
Difficile immaginare cosa succederà: Erdoğan inizia a perdere con-
Ma il futuro politico
del Paese resta incerto
L’estrema fluidità degli eventi non consente certezze
MAT. MEL.
escalation delle proteste in
atto principalmente ad Istanbul non sono di facile
interpretazione. Gezi Park,
infatti, è la goccia che ha fatto traboccare il vaso di una situazione già
colma di nervosismi, visti i cambiamenti in atto. Erdogan, già sindaco
dell’antica Costantinopoli, guida
l’AKP, il Partito per la Giustizia e lo
Sviluppo, di matrice islamica, che
rappresenta la maggioranza politica
in Turchia dalle elezioni del 2002.
Oggi, in piazza Taksim e per le vie di
Istanbul si ritrovano gruppi di vario
tipo, dalla sinistra ai nazionalisti,
dai semplici cittadini ai musulmani
anticapitalisti. L’opinione pubblica è
per la maggiore dalla parte dei manifestanti, e le testate giornalistiche
seguono con attenzione gli eventi,
criticando la violenza della polizia
nei confronti dei cittadini in protesta.
Ha suscitato scalpore l’opposizione
pacifica di Erdem Gündüz: l’uomo è
L’
rimasto per sei ore di fila in piedi davanti al centro culturale Atatürk,
ospitato in una palazzina che il governo ha intenzione di abbattere e
sostituire con una Opera House. La
protesta di Gündüz è stata supportata da altre 300 persone che, ferme
davanti al centro culturale, non intendevano spostarsi. La protesta ha
colpito nel cuore la tattica del governo che aveva, come obiettivo, quello
di screditare le proteste di piazza indicandole, generalmente, come violente. La Turchia è crocevia di una
serie di politiche legate al mondo occidentale: alleata della NATO fin dal
1952, ha stipulato una serie di accordi commerciali con i Paesi dell’Unione Europea, e la sua posizione
geografica rende Ankara una pedina
fondamentale nello scacchiere internazionale. Nel breve periodo potrebbero non verificarsi ripercussioni sul governo Erdogan ma, visto il
ruolo giocato in passato dalle forze
armate, non è da escludere una partecipazione attiva nello scenario at-
La protesta di Erdem Gunduz.
tuale. Il Primo Ministro è sulla scena
politica nazionale da numerosi anni e i vari successi elettorali hanno
permesso all’AKP di svolgere un attento e pianificato studio sulla società, sulla politica sociale ed economica e sulla politica estera tanto da
aver aperto nuovi orizzonti al Paese
intero, realizzando riforme e stravolgendo canoni fino ad allora ben radicati nel tessuto elitario e sociale turco. Il panorama politico ha dato alla
luce, con l’AKP, un attore fortissimo,
capace di guadagnare ad ogni tornata fette di elettorato sempre maggiori: fin da subito la compagine islamica è stata capace di svincolarsi da
gruppi estremisti, rimanendo fedele
alla laicità dello Stato. Erdogan è musulmano, praticante, ma nel passato,
in più occasioni, ha ribadito che la
sfera religiosa rimane nel lato privato, sia della sua vita che di quella del-
sensi nel Paese, la sua posizione
sembra indebolirsi.
Quale ruolo giocano i militari?
In quanto garanti dei valori kemalisti, i militari sono sempre stati attivi intervenendo con diversi colpi di
Stato. Dal 1980 hanno svolto il ruolo attraverso forme più moderne di
intervento, non convenzionali e
meno plateali. Tuttavia, nei dieci
anni di governo, l’AKP ha portato
avanti una manovra che ha ridotto
il ruolo dell’esercito, inserendosi anche in questa istituzione attraverso
diverse inchieste che ne hanno colpito i vertici. Centinaia di ufficiali
sono finiti in carcere, molti dei quali condannati all'ergastolo. L'AKP
ha cercato di usare l’esercito per sostituire i valori dell'AKP a quelli kemalisti. Sebbene la base delle forze
armate rimanga laica e kemalista,
l'esercito non è più quello del 1980.
Erdoğan, inoltre, ha mobilitato un
altissimo numero di poliziotti venuti da tutta la Turchia, insieme alla gendarmeria, un corpo interno
alle forze armate che esercita funzione nei luoghi che non sono di
competenza di altri organismi o che
viene utilizzato nei casi di stato di
emergenza, evitando, così, il dispiegamento dell'esercito. Questa
modalità è tipica della strategia di
Erdoğan: evitare operazioni forti ed
esplicite, ricorrendo ad atti che non
facciano pensare ad una repressione ma che, di fatto, lo sono. Un gioco per mostrare al mondo il volto
democratico del Paese.
la comunità. L’AKP è stato capace,
nel tempo, di capire il cambiamento
in atto nel Paese, appoggiandolo e
quindi guadagnando un ampio consenso elettorale. Già nel 2007, però, le
piazze si riempirono di milioni di
cittadini in protesta: era in atto uno
scontro istituzionale tra i militari,
strenui laici e difensori dei principi
kemalisti, e il governo, tacciato di voler portare la Turchia verso pericolose posizioni religiose. Il problema
era l’eventuale elezione di un personaggio di ispirazione religiosa a Presidente della Repubblica: il candidato principale della formazione di
Erdogan era Abdullah Gül, all’epoca
vicepresidente del Primo Ministro.
Anch’egli musulmano praticante, in
numerose occasioni pubbliche ed
elettorali si espose con parole particolarmente forti sull’identità turca,
dichiarandola principalmente islamica più che laica o repubblicana.
La Corte Costituzionale, dopo le pressioni delle Forze Armate, annullò la
prima votazione del parlamento per
l’elezione del nuovo Presidente, portando dunque ad uno stallo risolto
solo con le elezioni anticipate del
2007, stravinte dall’AKP. Gül verrà,
poi, eletto a fine agosto del 2007.
Erdogan e il suo partito sembrano
aver perso il contatto con l’elettorato,
ma l’estrema fluidità degli eventi non
danno certezze sul prossimo futuro
politico della Turchia.
Il PortIco
3
blocnotes
Amministratori, verso
un’agenda di incontri
di SERGIO NUVOLI
Verso un’agenda di incontri su temi
specifici da affrontare insieme: è la
conclusione dell’incontro organizzato - in occasione della festa di
San Tommaso Moro - nell’ex convento francescano di Mandas.
A indicare la strada è stato, al termine del dialogo con politici e amministratori locali, mons. Miglio, che
- di fronte alla solitudine provata da
alcuni degli intervenuti - ha assicurato attenzione e vicinanza.
A sottolineare l’esigenza di moltiplicare momenti di confronto come quello di Mandas (il primo si è
svolto qualche mese fa in seminario) erano stati il sindaco del paese,
Umberto Oppus, e soprattutto il
primo cittadino di Elmas, Valter Piscedda, il quale ha evidenziato il
proprio personale dilemma davanti ad alcuni temi nell’azione amministrativa quotidiana.
Nel suo intervento introduttivo, l’arcivescovo ha proposto una riflessione sul tema della prossima Settimana sociale dei Cattolici italiani (a
Torino dal 12 al 15 settembre prossimi): “Speriamo - ha detto - che
sia un’occasione di verità che smascheri anche i luoghi comuni intorno alla famiglia”. Ma anzichè il lamento, mons. Miglio ha indicato
agli amministratori presenti la strada della speranza: “In varie parti
d’Italia - ha infatti spiegato - abbiamo scoperto politiche virtuose nei
comuni, specie in quelli più piccoli. Si tratta di azioni “pro-famiglia” e
“pro-figli” che hanno invertito l’andamento negativo di tante altre
realtà: dalla prossima Settimana
sociale contiamo di portare a casa
anche una rete di amministrazioni
locali ‘pro-famiglia’”.
“Quando arrivai in Sardegna 21 anni fa - ha raccontato il presule - la
Sardegna era tra le prime regioni
per natalità. Oggi è l’ultima, e l’Italia è il fanalino di coda in Europa. Altri Paesi hanno politiche familiari
più efficaci, come Francia e Svezia”. “Vogliamo far riflettere la società sul fatto che l’emarginazione
del modello familiare - ha aggiunto
- non sembra davvero la strada per
lo sviluppo del nostro Paese: vogliamo un confronto tra dati, non
una contrapposizione di slogan.
Oggi ogni bimbo che nasce in Italia
sa già di ‘avere sulla testa’ quattro
over65. E anche gli immigrati, nel giro di due generazioni, si adeguano
all’indice demografico negativo del
nostro Paese”. Mons. Miglio ha
quindi posto l’accento sulla necessità di riflettere “sul modello di società che vogliamo costruire”.
Il secondo punto toccato è stato la
libertà educativa dei genitori: “In altri campi c’è la privatizzazione - ha
sottolineato - Nell’istruzione permane una rigida forma di statalismo: anche in questo altri Paesi
fanno meglio dell’Italia”.
“La terza sfida - ha concluso l’arcivescovo - è rappresentata dalle politiche che livellano le famiglie ad
altre esperienze”. “Le forme di convivenza - ha avvertito - generano
precarietà, con pesanti conseguenze psicologiche”. Un ricco dibattito e la messa hanno concluso
la serata.
4
IL PORTICO DEL TEMPIO
Il PortIco
Il Papa. Francesco ha esortato i giovani a non aver paura di andare controcorrente.
Più martiri oggi che ai primi tempi,
persone che muoiono per la Verità
ROBERTO PIREDDA
LL’ANGELUS IL SANTO Padre
si è soffermato sulle parole di Gesù nel Vangelo della Domenica: «Chi vuole
salvare la propria vita, la perderà,
ma chi perderà la propria vita per
causa mia, la salverà» (Lc 9,24).
Papa Francesco ha quindi mostrato
il significato del “perdere la vita” per
il cristiano: «questo può avvenire in
due modi: esplicitamente confessando la fede o implicitamente difendendo la verità. I martiri sono
l’esempio massimo del perdere la
vita per Cristo. Oggi abbiamo più
martiri che nei primi secoli! Ma c’è
anche il martirio quotidiano, che
non comporta la morte ma anch’esso è un "perdere la vita" per
Cristo, compiendo il proprio dovere con amore, secondo la logica di
Gesù, la logica del dono, del sacrificio. E poi ci sono tante persone, cristiani e non cristiani, che "perdono
la propria vita" per la verità. E Cristo
ha detto "io sono la verità", quindi
chi serve la verità serve Cristo». In
modo particolare il Papa ha poi
esortato i giovani alla testimonianza: «non abbiate paura di andare
controcorrente, quando ci vogliono rubare la speranza, quando ci
propongono questi valori che sono
avariati, valori come il pasto andato
a male e quando un pasto è andato
a male, ci fa male; questi valori ci
fanno male».
All’inizio della scorsa settimana Papa Francesco ha aperto il Conve-
A
Papa Francesco apre il convegno diocesano di Roma.
gno ecclesiale della Diocesi di Roma
con una riflessione sul tema “Io non
mi vergogno del Vangelo”.
Il Papa ha sottolineato come il cristiano debba essere per forza un “rivoluzionario”: «un cristiano, se non
è rivoluzionario, in questo tempo,
non è cristiano! Deve essere rivoluzionario per la grazia! Proprio la grazia che il Padre ci dà attraverso Gesù Cristo crocifisso, morto e risorto
fa di noi rivoluzionari, perché – e cito nuovamente Benedetto – "è la
più grande mutazione della storia
dell’umanità". Perché cambia il
cuore». Questa “rivoluzione” genera la missione: «uscire da noi stessi:
uscire da noi stessi. Uscire dalle no-
stre comunità, per andare lì dove gli
uomini e le donne vivono, lavorano
e soffrono e annunciare loro la misericordia del Padre che si è fatta conoscere agli uomini in Gesù Cristo
di Nazareth».
Sempre in settimana il Papa ha incontrato i rappresentanti della FAO,
ai quali ha richiamato il dovere di
operare contro la fame e la miseria,
e l’Assemblea della Riunione delle
Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali, ricordando in questa occasione
la difficile situazione del medio
oriente e della Siria in particolare.
In settimana Papa Francesco ha ricevuto i rappresentati pontifici di
tutto il mondo riuniti a Roma in oc-
casione dell’Anno della Fede. A loro
ha ricordato l’importanza dell’unione con Dio e della dedizione alla Chiesa: «cedere allo spirito mondano espone soprattutto noi Pastori al ridicolo; potremo forse ricevere qualche applauso, ma quelli stessi che sembreranno approvarci, poi
ci criticheranno alle spalle. Queste è
una regola comune. Ma noi siamo
Pastori! E questo non lo dobbiamo
dimenticare mai! Voi, cari Rappresentanti Pontifici, siete presenza di
Cristo, siete presenza sacerdotale,
di Pastori».
Il Santo Padre ha anche incontrato
i partecipanti al pellegrinaggio della Diocesi di Brescia giunti a Roma
per la ricorrenza del 50° anniversario dell’elezione di Paolo VI: «la sua
testimonianza alimenta in noi la
fiamma dell’amore per Cristo, dell’amore per la Chiesa, dello slancio
di annunciare il Vangelo all’uomo
di oggi, con misericordia, con pazienza, con coraggio, con gioia».
All’Udienza generale Papa Francesco ha approfondito il tema della
Chiesa come Corpo di Cristo:
«chiediamo a Dio: aiutaci ad essere membra del Corpo della Chiesa
sempre profondamente unite a
Cristo; aiutaci a non far soffrire il
Corpo della Chiesa con i nostri
conflitti, le nostre divisioni, i nostri egoismi». Al termine dell’Udienza il Santo Padre ha ricordato
la Giornata Mondiale del Rifugiato
e la recente Giornata per l’Evangelium vitae celebrata nel quadro dell’Anno della Fede.
nomine dell’Arcivescovo
s.e. rev.ma mons. arrigo Miglio, arcivescovo di cagliari, ha provveduto alle seguenti nomine:
don Fabrizio deidda Vicario parrocchiale presso la Parrocchia S. Sebastiano M. in Elmas
don davide collu e don andrea secci Vicari parrocchiali presso la Parrocchia S. Elena in Quartu S.E.
don alberto pistolesi Vicario parrocchiale presso la Parrocchia SS. Crocifisso in Cagliari,
mantenendo l’incarico della pastorale giovanile diocesana
don davide piras Addetto alla segreteria arcivescovile
don carlo loi Collaboratore presso l’economato diocesano
diac. raimondo Mameli Collaboratore presso la Parrocchia S. Stefano Protomartire in Quartu S.E.
Gianni Loy, professore ordinario di Diritto del Lavoro all’Università degli Studi di Cagliari,
Antonella Pilia, giornalista pubblicista, laureata in Informazione, editoria e giornalismo,
Matteo Meloni, laureato in Governance e Sistema Globale, don Roberto Piredda, Direttore dell’Ufficio diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica e insegnante di religione al Liceo Dettori, Massimo Lavena, giornalista professionista del Centro Televisivo Vaticano,
Franco Camba, insegnante e collaboratore del Seminario regionale sardo, Francesco Manca, direttore Centro Studi della Caritas diocesana, Federica Bande, studentessa di Giurisprudenza e collaboratrice dell’Ufficio diocesano di Pastorale Giovanile, mons. Tore Ruggiu,
Vicario episcopale per la vita consacrata e parroco di N. S. delle Grazie in Sanluri, Maria Gabriella Seu, avvocato, don Andrea Busia, studente al Pontificio Istituto Biblico di Roma, Eugenio Lao, coordinatore regionale dell’Associazione Famiglie Numerose - Sardegna e avvocato, Maria Grazia Catte, catechista della parrocchia Santissimo Redentore (Monserrato), Giovanni Lorenzo Porrà, giornalista pubblicista, laureando in Filologie e Letterature Classiche e Moderne, Francesco Furcas, giornalista pubblicista, laureato in Lettere moderne,
Maria Vittoria Pinna, collaboratrice di Radio Bonaria, autrice del blog Annavercors, Bruna Desogus, coordinatrice del gruppo di
Rinnovamento nello Spirito “Spirito Santo” di Cagliari e insegnante elementare in pensione, Laura Cabras, presidente Associazione “Il
Colle verde”, Roberto Comparetti, giornalista pubblicista e vicedirettore Radio Kalaritana, Stefano Maria Moschetti, Professore emerito
di Fondamenti di Antropologia teologica alla Facoltà teologica della Sardegna, Fadi Rahi, missionario redentorista, Nicola Bulla, segretario
dell’Ordine Francescano Secolare di Sardegna.
Il direttore della testata è giornalista professionista, laureato in Giurisprudenza e ha un master in Economia e Finanza etica.
Del numero che avete tra le mani sono state stampate, a richiesta e quindi prenotate, 70 copie in più rispetto al numero precedente.
La tiratura di questo numero è stata di 3770 copie. Il giornale non pubblica, e non ha mai pubblicato, articoli di agenzie di stampa.
Hanno collaborato a questo numero:
domenIca 30 gIugno 2013
pietre
TERRA SANTA
A rischio le scuole
cattoliche di Gaza
Le scuole cattoliche della Striscia di
Gaza rischiano la chiusura. Il governo di Hamas sta varando una
legge per impedire la presenza
di
scuole "non
islamiche" all'interno del
loro territorio
e quelle che
non si adeguano ai canoni stabiliti,
come ad esempio la rigida separazione fra i sessi, saranno chiuse. Al
momento sono tre gli istituti cattolici presenti nella Striscia: la scuola
del Patriarcato Latino, con circa
370 studenti; l'istituto gestito dalle
suore della Sacra famiglia, con 650
alunni; la scuola delle Suore del
Santo Rosario con circa 100 ragazzi. La maggior parte degli iscritti è di religione musulmana. Il decreto varato dalle autorità di Hamas entrerà in vigore in settembre
in concomitanza con il nuovo anno
scolastico.
liturgia
DURANTE LA MESSA
Menzione del nome
di San Giuseppe
La Congregazione per il Culto
Divino e la Disciplina dei Sacramenti, "in virtù delle facoltà concesse dal Sommo Pontefice
Francesco, di buon grado decreta che il nome di San Giuseppe, Sposo della Beata Vergine
Maria, sia d’ora in avanti aggiunto nelle Preghiere eucaristiche II,
III e IV della terza edizione tipica
del Messale Romano, apposto
dopo il nome della Beata Vergine
Maria come segue:
nella Preghiera eucaristica II: «ut cum
beata Dei Genetrice Virgine Maria,
beato Ioseph, eius
Sponso, beatis
Apostolis»; nella Preghiera eucaristica III: « cum beatissima Virgine, Dei Genetrice, Maria, cum
beato Ioseph, eius Sponso, cum
beatis Apostolis»; nella Preghiera eucaristica IV: «cum beata Virgine, Dei Genetrice, Maria, cum
beato Ioseph, eius Sponso, cum
Apostolis».
Pertanto le diciture esatte sono le
seguenti: Nella Preghiera eucaristica II: «insieme con la beata
Maria, Vergine e Madre di Dio,
con san Giuseppe, suo sposo,
con gli apostoli...»; Nella Preghiera eucaristica III: «con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio,
con san Giuseppe, suo sposo,
con i tuoi santi apostoli....»; Nella Preghiera eucaristica IV: «con
la beata Maria, Vergine e Madre
di Dio, con san Giuseppe, suo
sposo, con gli apostoli...».
domenIca 30 gIugno 2013
IL PORTICO DEI GIOVANI
Il PortIco
5
Aspettando il Papa. Il 12 luglio la consegna ufficiale della statua della madonna di Bonaria benedetta dal Pontefice.
Sardi e argentini uniti dalla comune devozione,
si rafforza il legame in vista della visita del Papa
Il simulacro della Vergine
benedetto nelle scorse
settimane in Piazza
San Pietro sarà donato
da una delegazione della
Regione al corpo di Polizia
municipale di Buenos Aires
FRANCESCO MANCA
L RAPPORTO TRA LA SARDEGNA e
l’Argentina è di lunga data grazie soprattutto agli emigrati e
alla presenza di numerosi circoli in tutte le principali città.
Il legame è andato consolidandosi
anche negli anni più recenti, in particolare nel 2011 quando è stato firmato un accordo di cooperazione
tra la città autonoma di Buenos Aires e la Regione Autonoma della Sardegna. L’intesa è stata preceduta da
una lunga serie di consultazioni che
hanno coinvolto non solo le ambasciate e il ministero degli esteri, ma
anche l’ambasciata argentina presso la Santa Sede. Proprio quest’ultimo coinvolgimento ha una storia
molto particolare legata alla comune devozione verso Nostra Signora
di Bonaria. L’intesa siglata apre una
serie di opportunità: i campi di applicazione sono molto estesi e vanno dalla formazione di personale
specializzato alla realizzazione di
corsi, seminari, simposi, conferenze con l’impegno di favorire la collaborazione in ambito economico,
I
La statua della Madonna di Bonaria che sarà consegnata il 12 luglio a Buenos Aires.
commerciale, culturale, turistico, ed
ambientale mediante la promozione di attività congiunte, di iniziative
sia pubbliche che private nei settori di reciproco interesse.
Già in occasione della stipula di questo accordo si pensava alla realizzazione di interventi specifici che avessero alla base il comune culto della
Madonna di Bonaria. E’ noto che la
capitale dell’Argentina fu battezzata con questo nome nel 1580 in onore del Santuario di nostra Signora di
Bonaria di Cagliari grazie alla devozione dei marinai sardi che facevano
parte dell’equipaggio. Singolare è
anche il fatto che il Maestro Generale della Famiglia Mercedaria sia
un argentino della città di Tucuman,
Padre Pablo Bernardo Ordone.
Più volte nel corso della preparazione della visita del 2011 - per la firma
dell’accordo - si sono avuti incontri
allo scopo di rafforzare la comune
fede verso la Madonna di Bonaria.
Nella città di Buenos Aires è radicata la Basilica minore di Nuestra Senora de los Buenos Aires presieduta
dal parroco Carlo Gomez, dove è avvenuta la celebrazione eucaristica
proprio in occasione della visita della delegazione sarda con la partecipazione dei rappresentanti dei circoli argentini.
Esiste anche una piazza Sardegna /
Madonna di Bonaria dove è stata
collocata una Statua della Vergine,
piazza curata amorevolmente dal
2003 grazie ad un accordo con la
Municipalità, proprio dal circolo
Sardi Uniti della città, e dove nel
2011 si è svolta una cerimonia in
onore della patrona massima della
nostra Isola.
La presenza della Sardegna nella
città di Buenos Aires è rimarcata dal
Paseo de la Isla de Cerdenanel parco
la Paternal proprio nel cuore della
città. Il toponimo rappresenta un
ringraziamento della città per il regalo fatto dalla Regione Sardegna in
occasione del bicentenario argentino consistito nella messa a dimora
di 600 alberi e inaugurato dall’assessore del lavoro della Sardegna, in
occasione della visita nel 2011.
I legami dunque non solo sono molto stretti, ma sono in continua evoluzione e il filo rosso che unisce questo stretto rapporto è proprio la comune devozione alla Madonna di
Bonaria. E’ stato proprio questo
stretto rapporto che evidentemente,
ha convinto il corpo della polizia
municipale di Buenos Aires a richiedere, con lettera formale nel febbraio di quest’anno, al Presidente
della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, il dono della statua della
Madonna di Bonaria che è stata eletta quale Santa Patrona della polizia.
Il presidente della Regione non ha
esitato ad esaudire la richiesta dopo
aver condiviso un percorso con l’Arcivescovo di Cagliari monsignor Arrigo Miglio. Le due autorità hanno
concordato un itinerario che ha
rafforzato il segno della devozione
alla Madonna di Bonaria, cogliendo un'altra grande opportunità, vale a dire l’elezione al soglio pontificio
di Papa Francesco che non solo è argentino, ma notoriamente è devotissimo alla Madonna di Bonaria e
non è affatto un caso che abbia raccolto l’invito fattogli da monsignor
Miglio a visitare il Santuario di Bonaria il 22 settembre.
L’insieme di queste circostanze ha
prodotto un risultato di grande rilievo. Infatti il Presidente della Regione dovendosi recare per un viaggio già programmato in quel paese
consegnerà, il 12 luglio in una cerimonia ufficiale, la statua della Madonna al corpo della polizia municipale di Buenos Aires. Alla cerimonia di consegna prenderanno parte
il capo della polizia e le più importanti autorità locali, dal sindaco della città Macrì ai rappresentanti dell’ambasciata italiana: naturalmente
non mancherà la rappresentanza
dei circoli sardi.
Era il 26 maggio 2011: l’intesa tra la Regione Sardegna e la città di Buenos Aires.
Attraverso Maria
incontro al Pontefice
La preparazione proposta dalla Pastorale Giovanile
FEDERICA BANDE
A NOTIZIA DELLA VISITA del Papa è stata una vera sorpresa
per tutti.
E come non rimanere stupiti e lusingati da una decisione così importante ed inaspettata?
Lo stupore e la gioia iniziali sono
chiaramente state accompagnate
dalla voglia di preparare al meglio la nostra città a questo gran-
L
de evento attraverso tante iniziative che hanno come obiettivo
quello di coinvolgere tutti i gruppi, i movimenti e le associazioni
giovanili della nostra diocesi e della Sardegna per preparare ed accogliere nel migliore dei modi il
Santo Padre.
Papa Francesco non ha nascosto
il profondo legame che lo unisce a
Nostra Signora di Bonaria sottolineando la fratellanza che c’è tra
Buenos Aires e Cagliari; una storia
antica che mette in comunicazione paesi geograficamente molto
lontani, culture diverse ma che
come comune denominatore custodiscono la fede verso la Madonna. La testimonianza della
Vergine ci viene riproposta in più
brani nel Vangelo, portandoci a
capire e riflettere sul ruolo importantissimo che ha avuto Maria
nella storia della Cristianità. Senza Maria non ci sarebbe stato Ge-
sù… il sì di una ragazza di 16 anni
ha rivoluzionato la storia dell’uomo.
Alla luce di questa consapevolezza e dell’urgenza di una preparazione adeguata per la visita del
Papa, la PG si è subito messa in
moto per l’allestimento di un percorso di preparazione e conoscenza del ruolo della Madonna
come Madre e testimone di Cristo. Per questo lavoro la Pastorale
ha fatto riferimento ad un’opera
iconografica dell’artista Beppe
Cavagnino, che attraverso un percorso che si snoda in sei tavole,ha
voluto raccontare i passi più importanti della vita della Vergine
Maria, mostrandoci l’importanza di questa figura nella vita di Gesù; la Madonna è capace di essere una donna presente senza fare
rumore, un esempio di testimonianza e fede per tutti.
L’opera in questione si trova nel
presbiterio della parrocchia della
Madonna della Strada ed è stata
inaugurata appena il mese scorso.
Iniziamo a prepararci per l’evento del 22 settembre rendendo
omaggio a questo bellissimo capolavoro e attendendo il percorso
di preparazione che l’ufficio di PG
ha preparato per tutta la diocesi,
affinchè la venuta del Papa venga
vissuta non come mero turismo
religioso ma come testimonianza di fede e pellegrinaggio personale e cittadino.
6
Il PortIco
IL PORTICO DEI GIOVANI
DOMENICA 30 gIugno 2013
Aspettando Rio2013. Ripercorriamo, con brevi schede, il cammino delle Giornate mondiali della Gioventù.
Il giro del mondo con la grande croce di legno
Così la Chiesa abbraccia i giovani del pianeta
Da Buenos Aires partì
l’accorato appello del
Beato Giovanni Paolo II
a farsi “artefici della pace”,
da Santiago il richiamo:
“La Chiesa non è
un’agenzia di volontariato”
lizzare la fraternità evangelica, potrete essere i veri e felici costruttori
della civiltà dell’amore”.
I giovani vegliarono tutta la notte
ed attesero il loro Papa. Il tiepido
sole dell’autunno australe rivelò
al mondo una marea di ragazzi e
ragazze che si raccolsero in preghiera durante la Messa delle Palme.
E nacque la consuetudine del passaggio della Croce ai fratelli di
un’altra parte del mondo: la Croce
partì per Santiago de Compostela,
in Spagna.
MASSIMO LAVENA
D
OPO LA CONSEGNA ai gio-
vani del Mondo della
grande Croce di legno
nella Messa della Pasqua del 1984, conclusione dell’Anno Santo Straordinario della
Redenzione, essa venne custodito
presso il Centro Internazionale
Giovanile San Lorenzo, nei pressi
del Vaticano.
Da lì è partita per il suo periplo del
mondo ed in quasi trenta anni ha
toccato veramente “gli estremi
confini della Terra”, portata a braccia dai Giovani che di volta in volta si sono raccolti attorno il loro
pastore, o nelle diocesi nel giorno
delle Palme o in uno di quei Paesi
toccati dalle 11 edizioni internazionali della Giornata Mondiale
della Gioventù su 27 edizioni. Ed
adesso Rio.
La grande croce in legno delle Giornate mondiali della Gioventù.
vanni Paolo II fu “Noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore che
Dio ha per noi”. La scelta di celebrare la GMG in Argentina, la Domenica delle Palme, colpì l’opinione pubblica internazionale. Il
Paese sudamericano, uscito dalla
feroce dittatura militare nel 1983,
dalla disastrosa guerra delle Falkland/Malvinas contro la Gran Bretagna, con il carico della riappacificazione interna, con la memoria dei trentamila desaparecidos,
accolse diverse centinaia di migliaia di giovani da tutti i continenti. L’emozione che si sparse
nella grande Avenida 9 de Julio di
Buenos Aires all’apparire del
Papa per la veglia serale fu im11-12 aprile 1987: Buenos Aires mensa.
I giovani si strinsero attorno al
Il tema proposto dal Beato Gio- Beato Karol, che sulle note del-
l’inno ufficiale “Un Nuevo sol” offrì un ricetta di speranza per chi
ancora piangeva per la sofferenza patita : “Cari giovani, desidero
oggi che vi impegniate nuovamente ad essere “operatori di pace”, sui cammini della giustizia,
della libertà e dell’amore. Ci avviciniamo al terzo millennio: voi sarete i principali artefici della società, ed i primi ed immediati responsabili della pace. Ma la concordia sociale non si improvvisa
né si può imporre dall’esterno: essa nasce dal cuore giusto, libero,
fraterno, pacificato dall’amore.
Siate quindi, fin da ora, insieme a
tutti gli uomini, artefici della pace;
unite i vostri cuori ed i vostri sforzi per edificare la pace. Soltanto
così, vivendo l’esperienza dell’amore a Dio e sforzandovi di rea-
15-20 agosto 1989:
Santiago de Compostela
Il tema proposto dal Beato Giovanni Paolo II fu “Io sono la Via, la
Verità e la Vita”. Torna in Europa
la Croce dei Giovani.
Dal Rio de la Plata della città gemellata Buenos Aires, a Santiago
de Compostela, nella regione Galizia, nell’estremo occidente della Spagna di fronte all’Atlantico,
ricevette il Legno della Redenzione che per diversi mesi girò per la
penisola Iberica.
Nella città dove riposano le spoglie
dell’apostolo Giacomo, Giovanni
Paolo II si incarnò nel pellegrino
penitente che attraversa le vie dell’antica Europa per andare a
espiare i peccati sul lungo “Camino de Santiago”, su quelle stesse
strade che nei secoli furono per-
“Una sfida culturale,
un segno dei tempi”
Incontro di fine anno scolastico per i docenti di religione
FRANCO CAMBA
I È TENUTO GIOVEDÌ scorso a
Cagliari, nell’Aula magna
del Seminario arcivescovile, l’incontro di fine anno scolastico dei docenti di religione cattolica della diocesi, promosso dall’Ufficio per l’Insegnamento della
Religione Cattolica (IRC), diretto
da don Roberto Piredda.
Nel portare il suo saluto monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di
Cagliari, richiamando gli Orientamenti pastorali della Conferenza Episcopale Italiana per il decennio 2010-2020, ha invitato i docenti presenti all’incontro a riflettere sull’importanza data dai Vescovi italiani al tema dell’educazione. In essa, infatti, “i Vescovi riconoscono una sfida culturale e
un segno dei tempi, ma prima ancora una dimensione costitutiva
S
e permanente della missione di
rendere Dio presente in questo
mondo e di far sì che ogni uomo
possa incontrarlo, scoprendo la
forza trasformante del suo amore
e della sua verità, in una vita nuova caratterizzata da tutto ciò che è
bello, buono e vero”. In modo particolare monsignor Miglio si è poi
soffermato sulle “alleanze educative”, tema che coinvolge diversi
soggetti come la scuola, la famiglia
e la parrocchia.
Successivamente i docenti hanno
avuto l’opportunità di approfondire alcune tematiche di stretta attualità scolastica, partecipando
alla conferenza “IRC, attività alternative e procedure d’iscrizione”,
tenuta dal professor Sergio Cicatelli, Dirigente Scolastico attualmente distaccato presso il MIUR e
consulente del Servizio Nazionale per l’IRC della CEI, autore del
Prontuario giuridico IRC, una rac-
L’intervento di mons. Miglio all’incontro di fine anno con i docenti di religione.
colta commentata delle norme
che regolano l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole
di ogni ordine e grado, edito nella
settima edizione dalla Queriniana.
Nella sua relazione il professor Cicatelli ha precisato alcune questioni che “non si riesce a risolvere una volta per tutte, spesso a
causa di atteggiamenti ostruzionistici”. Tra le tematiche approfondite vi è stata quella relativa alle modalità e ai tempi della
scelta dell’IRC, la sua collocazione
oraria e la formazione delle classi.
Particolare attenzione è stata riservata anche alle questioni legate alla programmazione, alla realizzazione e alla valutazione delle
attività alternative.
Dopo aver richiamato i princìpi
posti alla base dell’Accordo di revisione del Concordato lateranense, sottoscritto nel 1984, il relatore ha messo in evidenza come
“per la scelta sull’Insegnamento
della religione cattolica la sca-
corse dai pellegrino di tutti i paesi cristiani.
Fu così che il primo atto della IV
giornata mondiale della Gioventù
fu la vestizione con i simboli del
pellegrino del Papa: la cappa marrone di lana grezza, il bastone ricurvo e nodoso per aiutare nel
lungo cammino, la conchiglia di
San Giacomo, che fungeva sia da
piatto che da bicchiere.
Erano simboli di povertà, impegno, penitenza, offerta di sé a Dio.
Gli oltre 600.000 giovani che raggiunsero la città di San Giacomo
seppero rispondere al papa
che li interrogava: “Perché siete qui voi, giovani degli anni
novanta e del XX secolo? Non
sentite anche dentro di voi “lo
spirito di questo mondo”? Non
siete venuti forse - torno a ripetervelo - per convincervi definitivamente che “essere grandi” significa “servire”? Questo “servizio”
non è certamente un mero sentimento umanitario. Né la comunità dei discepoli di Cristo è una
agenzia di volontariato e di aiuto
sociale. Un servizio di questa natura resterebbe limitato all’orizzonte dello “spirito di questo
mondo”. No! Si tratta di molto di
più. La radicalità, la qualità e il destino del “servizio” al quale tutti
siamo chiamati si inquadra nel
mistero della Redenzione dell’uomo”. E la Croce ripartì: destinazione Czestochowa 1991.
Nella prossima puntata andremo
a Czestochowa, Denver e Manila.
denza dell’iscrizione deve essere
rigorosamente rispettata” e che
“sono pertanto da ritenere illegittime e nulle le modifiche operate
dopo l’iscrizione”. Infatti, “la scelta sull’Insegnamento della religione cattolica è una scelta di
principio che non può essere condizionata o determinata da motivazioni contingenti o di comodo.
Se avvalersene o non, va dichiarato all’atto dell’iscrizione e tale
scelta vale per l’intero ciclo. Eventuali modifiche potranno intervenire solo entro la scadenza del termine per l’iscrizione all’anno scolastico successivo”.
Questo anche in considerazione
del fatto che l’insegnamento della religione cattolica si inserisce
come disciplina “nel quadro delle
finalità della scuola” e trova fondamento in un duplice ordine di
motivazioni culturali e storiche:
la Repubblica italiana riconosce
“il valore della cultura religiosa” e
tiene conto del fatto che “i principi del cattolicesimo fanno parte
del patrimonio storico del popolo
italiano”.
L’incontro si è concluso nella
Cappella del Seminario arcivescovile con la Celebrazione eucaristica, presieduta da don Roberto Piredda.
DOMENICA 30 gIugno 2013
IL PORTICO DEI PAESI TUOI
Guerra contro i preti. Il parroco di Sanluri sulla vicenda oggetto di articoli di stampa.
Non azienda, ma comunità di fede
Le azioni sindacali sono fuori luogo
ti? E anche se non ci fossero leggi in
proposito, almeno un po’ di correttezza e signorilità, non guasterebbero. Ma, si sa, che come direbbe
Totò: “Signori si nasce!”. Il secondo
fatto riportato nel giornale, riguarda
don Marco Statzu, parroco a Gonnosfanadiga che si è rifiutato di accompagnare in processione un defunto in cimitero. Detto così, sembrerebbe colpevole d. Marco.
Invece il parroco non ha fatto altro
che ubbidire alle disposizioni delVescovo di Ales che, da circa un anno,
ha disposto che in tutta la sua diocesi, il rito funebre si concluda in
chiesa, senza che il parroco debba
accompagnare il defunto in processione in cimitero. Ora, le leggi della
Chiesa, in un caso e nell’altro, piacciano o non piacciano, si sia d’accordo o non d’accordo, vanno os-
servate e i parroci con i loro collaboratori, hanno il sacrosanto diritto
e dovere di farle rispettare, a prescindere dagli applausi o dai fischi
della gente. Francamente, poi, ricorrere alla stampa per simili questioni, non è certamente segno di
uno spirito ecclesiale. La Chiesa non
è un’azienda, ma una comunità di
fede, quindi le azioni di stampo sindacale, sono totalmente fuori luogo. E ci lasciano totalmente indifferenti! Per essere buoni (non scemi),
si lascia perdere il ricorso ad azioni
legali (penali e civili), anche se non
sono mancati famosi avvocati amici che tanto hanno insistito per tutelarci in sede legale (e lo avrebbero
fatto totalmente gratis e, conoscendoli, avrebbero anche vinto, come
di solito avviene). Un conto è la cronaca esatta dei fatti, anche se quelli
in questione non sono di grande rilievo e, talora, neppure ben scritti,
altro è la falsità e la calunnia. I preti,
pur mettendo in conto nell’esercizio
del loro ministero, l’incomprensione e persino la persecuzione, sono
stanchi di dover combattere con minoranze che farebbero bene, se non
si sentono in sintonia con le norme
della Chiesa e con il Vangelo, a cambiare religione, o ad iscriversi….magari in palestra oppure ad un corso
di cucito dove si possono esprimere
tutte le opinioni che si vogliono.
Amen!!!
e solo perché si è frequentata la terza.
Ora, di fronte a questa situazione, mi
pare doveroso ricordare (o dire a chi
non lo sapesse), che esiste il reato di
diffamazione: “chiunque (….) comunicando con più persone offende
l’altrui reputazione, è punito con la
reclusione sino a un anno….”.“Se l’offesa consiste nell’attribuzione di un
fatto determinato, la pena è della reclusione sino a due anni” (art. 595
cp), e il reato di diffamazione a mezzo stampa, che prevede la pena della
reclusione sino ad un massimo di tre
anni e può coinvolgere, oltre l’autore
della pubblicazione, anche il direttore e il vicedirettore responsabili.
A queste pene, devono aggiungersi le
conseguenze di carattere economico
risarcitorio per i danni prodotti alla
persona offesa dal reato, che spesso
non sono meno indolore delle pene
restrittive.
Stesse conseguenze per chi offende il
decoro e la reputazione altrui per
mezzo dei social netwok: la diffamazione “online” configura una ipotesi
aggravata del reato. Da segnalare che
la Suprema Corte di Cassazione ri-
tiene diffamanti anche le espressioni
“meramente insinuanti per il modo
con cui sono poste all’attenzione del
lettore, facendo sorgere in quest’ultimo un atteggiarsi della mente favorevole a ritenere l’effettiva rispondenza a verità dei fatti narrati”. Tutto
questo per far capire che, quando con
troppa faciloneria e condotti da impeti pseudogiustiziallisti nei confronti
del malcapitato di turno, ci si affretta
a dare la notizia sul giornale o a pubblicare la stessa in rete, le conseguenze potrebbero essere decisamente
spiacevoli. Come dicevo, nella mia
personale posizione di credente praticante, ma anche di avvocato di fiducia di don Tore, domenica 16 giugno, appena letto il giornale e i primi
commenti, ho istintivamente predisposto una bozza di querela e chiamato Don Tore che (posso dirlo e lo
faccio onoratissima) è anche mio direttore spirituale.
Con la serenità e l’equilibrio che gli
appartengono, mi ha ricordato il passo del Vangelo di Mt 5, 38-42. Insomma, un chiaro e toccante invito a rispondere colVangelo e non col codice
penale all’ingiustizia subita. Mi sono adeguata senza nulla più obiettare, ma mi si consenta almeno di ricordare a quali conseguenze si può
andare incontro quando si tengono
certi comportamenti. Un’ultimissima considerazione: nessuno pensi
che le cose pubblicate su facebook e
frettolosamente cancellate al momento opportuno non siano più tracciabili…a buon intenditore, poche
parole!
DON TORE RUGGIU
OMENICA 16 GIUGNO il quotidiano locale, nella pagina dedicata al Mediocampidano, 2 articoli destano curiosità e perplessità. Il primo
contro i preti di Sanluri che non
avrebbero ammesso alla Prima Comunione un bambino in quanto autistico. La notizia è falsa! Nel senso
che è vero che il bambino non è stato ammesso al Sacramento, ma non
in quanto affetto da autismo. Le ragioni sono ben altre: non è stato neppure iscritto al corrente anno catechistico, non ha mai frequentato le
lezioni, nonostante i reiterati solleciti
della catechista Gesuina e del Viceparroco Don Marco. Va detto che, a Sanluri, l’attività
catechistica per i fanciulli
delle elementari e delle medie è coordinata dal viceparroco, coadiuvato dal una
responsabile per le elementari (l’insegnante in
pensione Sig.ra Adele) ed una per le
medie (l’insegnante di religione in
pensione Sig.ra Sandra). Il parroco
cura la formazione dei catechisti ed
è sistematicamente informato delle
iniziative e decisioni.
Nel caso specifico, la decisione, seppure sofferta, è stata collegiale, esclusivamente per le ragioni su esposte.
Se i genitori si fossero presentati, nel
D
L’istituzione dell’Eucarestia nel film “The passion” di Mel Gibson.
corso dell’anno (non all’ultimo momento!), avremmo trovato una soluzione, anche con un percorso personalizzato, come è capitato in altri
casi analoghi. Nella parrocchia non si manda via mai
nessuno, men che meno si
discriminano coloro che
hanno problemi di vario genere. È ovvio ed è perfino ridicolo doverlo ribadire che la
famiglia ha la totale libertà di
iscrivere o meno i figli ai corsi catechistici, come richiedere o no i Sacramenti.
Non ci poteva sfuggire, nell’articolo,
una “perla”, tipica della disinformazione e, cioè, la foto di don Riccardo
Pinna, viceparroco a Sanluri nel solo anno 2007. Ci si domanda: chi autorizza il giornale a pubblicare le foto senza il consenso degli interessa-
La difesa della verità
nel putiferio delle idee
Lettera di un avvocato sulle conseguenze dell’accaduto
MARIA GABRIELLA SEU
gregio Signor Direttore,
in qualità di credente e praticante, prima ancora che di
Avvocato, ritengo doveroso fare alcune precisazioni in relazione ai recenti fatti di cronaca, comparsi su qualche quotidiano locale e che hanno
prodotto lo scatenarsi di un vero e
proprio putiferio di commenti in rete e nei social network. La notizia
(ammesso che di “notizia” si possa
parlare), comparsa sul giornale è stata ben incorniciata da una combinazione di titolo (con caratteri ben
evidenti), sovratitolo e sottotitolo che,
ad un primo colpo d’occhio, non lasciavano dubbi sul contenuto del sottostante articolo. Per quanto poi, leggendo attentamente il resto, si comprendeva bene come realmente si erano svolti i fatti, non posso fare a meno
di notare come sia stato riservato
maggiore spazio alle lamentele di
una parte piuttosto che alle dichiarazioni dell’altra.
Il risultato era, comunque, questo:
per il lettore non particolarmente attento e non addentro al normale svolgimento delle attività pastorali di una
E
parrocchia, Mons. Tore Ruggiu avrebbe negato la Prima Comunione ad
un bambino affetto da autismo.
Solo in fondo, in poche righe, le dichiarazioni del Sacerdote che ha spiegato che il bambino in questione non
è stato iscritto al catechismo. Quasi
inutili quelle dichiarazioni per il lettore che, ormai condizionato dai caratteri cubitali del titolo, aveva già la
sua impostazione mentale. E giù con
i commenti sul web e su facebook! Alcuni equilibrati e rispettosi, altri in
difesa del sacerdote, altri ancora sanguinari. A tutto questo, si aggiungano
i commenti di quanti hanno dato del
bugiardo a Don Tore, adducendo come prova incontrovertibile che lo tesso bambino, lo scorso anno, ha addirittura ricevuto la Prima Confessione,
cosa che smentiva la scarna dichiarazione del parroco. Perfetto!
Ma forse a molti è sfuggito che si è
trattato dell’anno scorso, quando è
stato iscritto, ha frequentato ed è stato trattato come tutti gli altri bambini, non del corrente anno al quale
non è stato proprio iscritto! Sarebbe
come pretendere la promozione della quarta alla quinta elementare, senza essere iscritti per l’anno scolastico
IL PORTICO
7
editoria
PROBLEMA PER GLI EMIGRATI
Anche Videolina
abbandona il satellite
Il 14 giugno sarà ricordato a lungo nella storia delle comunicazioni in Sardegna, anche se sono
certamente in pochissimi coloro
che si sono appuntati la data sul
calendario.
E’ il giorno in cui anche l’emittente televisiva del gruppo L’Unione
Sarda ha interrotto le trasmissioni sul circuito satellitare. Poca cosa, dirà qualcuno: cessato l’analogico (ormai roba da archeologi),
c’è sempre il web, e oggi tanti televisori si collegano direttamente
a internet. Tutto vero, ma ha il sapore deciso, e un po’ patetico,
della giustificazione. E sarebbe
davvero ben poca cosa, se non
fosse che già da diversi mesi anche Sardegna1 ha interrotto le
trasmissioni sul satellitare, ripiegando - esattamente come la tv
cugina di piazza L’Unione Sarda solo sul digitale terrestre.
Il risultato è che agli emigrati - per
seguire le tanto care trasmissioni
di “casa nostra” - non resta che
internet: anche in questo caso,
sarebbe un’inezia, se non fosse
che l’età media dei sardi nel mondo si è innalzata da tempo, e non
sono certamente tantissimi gli
over 60 avvezzi al web.
La vicenda - manco a dirlo - si è
consumata nel silenzio generale, per l’antico vizio, tutto sardo,
che i giornali non parlano mai delle cose di casa loro.
Dal punto di vista aziendale, è
un’altra spia della crisi economica del sistema informativo sardo: tradotto in soldoni, infatti, la
presenza sul satellite costa almeno 400mila euro all’anno.
Qualcuno ha evidentemente deciso di risparmiarli.
Da ormai troppo tempo, i colleghi
di Sardegna1 vanno avanti con
un contratto di solidarietà che li
obbliga a orari ridotti (ma se un
evento si svolge a una certa ora,
come fai a non lavorare?) e a stipendi fortemente ridimensionati. Eppure da via Venturi mai un lamento e un prodotto giornalistico
che ricomincia ad espandersi
(buono l’esordio di “Nuova era”,
la trasmissione di Mario Cabasino). E la Regione, su questi come
su altri temi, continua a tacere:
da tempo i vertici della categoria
invocano - l’hanno fatto anche
da queste colonne - un intervento pubblico a sostegno dell’editoria, ma dal Consiglio regionale
continuano ad arrivare solo notizie di alambicchi ed equilibrismi.
Non sono tempi facili neppure
per i quotidiani: nell’incontro con
il comitato di redazione in cui ha
annunciato la nomina di Anthony
Muroni a direttore, l’editore de
L’Unione sarda - secondo quanto riportato da Sardinews - avrebbe parlato di una “situazione economica pesante”, anche se
avrebbe poi fatto cenno ad investimenti futuri. L’iniziale recupero
di copie nei primi giorni a guida
del giornalista di Tresnuraghes
mostra - in modo inequivocabile
- che, per risollevarsi, servono
idee, non soltanto facce nuove.
Sergio Nuvoli
8
IL PORTICO DE
Il PortIco
XIII DOMENICA DEL T. O.(ANNO C)
dal Vangelo secondo Luca
M
entre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe
stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione
di mettersi in cammino verso Gerusalemme e
mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l'ingresso. Ma
essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in
cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò,
i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore,
vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li
consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in
cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò
dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi
hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi,
ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire
mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va' e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma
Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di
Dio».
Lc 9, 51-62
DON ANDREA BUSIA
il portico della fede
I
l brano di oggi segna un punto di svolta
fondamentale all’interno del vangelo di
Luca in quanto da questo punto in poi l’evangelista ci racconta gli effetti della decisione di Gesù di cui ci viene detto all’inizio:
“Gesù prese la ferma decisione di mettersi in
cammino verso Gerusalemme” (9,51). Dal
capitolo 9 inizia il viaggio a Gerusalemme
che si concluderà, al cap. 19, con l’ingresso
di Gesù nella citta santa cavalcando un puledro (19,35ss). Un viaggio che non è solo
uno spostamento fisico da un luogo all’altro, ma è anche un cammino educativo e
spirituale per i suoi discepoli che verranno
sempre più associati alla missione del maestro e che dovranno confrontarsi anche
con sé stessi.
Il viaggio inizia e finisce allo stesso modo:
Gesù manda dei messaggeri davanti a se
per preparargli l’ingresso nel villaggio: qui
si tratta di un villaggio di Samaritani, a Gerusalemme manderà invece due discepoli a prendere il puledro sul quale entrerà in
In cammino verso G
città. A differenza dell’ingresso di Gerusalemme l’accoglienza in questo caso non è
festante, Gesù viene anzi rifiutato proprio
per via della sua destinazione. Tra i samaritani e i giudei (abitanti della zona attorno
a Gerusalemme) da secoli non correva
buon sangue per ragioni storiche e il fatto
che Gesù fosse diretto proprio a Gerusalemme risultava, per loro, offensivo.
La reazione al rifiuto sottolinea la differenza tra Gesù e i suoi due discepoli Giacomo
e Giovanni che, dimenticando la misericordiosa pazienza di Dio, propongono di
invocare la punizione divina. L’evangelista non riporta le parole di rimprovero che
Gesù rivolge ai due discepoli, ma senza
ombra di dubbio furono parole capaci di
far cambiare loro idea.
La fama di Gesù si era già affermata e non
stupisce quindi che alcune persone si avvicinassero a Gesù per chiedere di essere
suoi discepoli: Gesù era considerato un
maestro e al tempo erano i discepoli a scegliersi un maestro e, seguendolo dovunque andasse, ascoltavano i suoi insegna-
menti. Non aveva funzionato proprio così
nel caso degli apostoli che erano stati scelti da Gesù nella sua massima libertà, e questo viene sottolineato da lui stesso quando,
rivolgendosi a loro nel contesto dell’ultima cena, dice: “Non voi avete scelto me,
ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché
andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,16). La scelta di Gesù non è
data da un capriccio, ma dal fatto che lui ci
conosce meglio di quanto conosciamo noi
stessi e ci ama da molto prima.
La seconda metà del brano ci presenta tre
incontri con altrettante persone: il primo e
il terzo incontro avvengono per iniziativa
del candidato-discepolo, il secondo per
iniziativa di Gesù (e si può quindi parlare di
vocazione, di una sua chiamata). Le tre risposte di Gesù esprimono la necessità per
il discepolo di corrispondere con tutto sé
stesso al proprio ministero.
La prima risposta ci mette davanti alla scelta tra comodità, tranquillità di vita e le esigenze del servizio: il discepolo, così come il
maestro, deve accettare il fatto che il mini-
stero può richiedere, e di fatto richiederà, di
rinunciare a molte cose terrene, non perché necessariamente sbagliate ma semplicemente perché distrarrebbero dal ministero o ne limiterebbero gli effetti.
La seconda risposta di Gesù è la più difficile da accettare se non ben compresa: Gesù
non dice di ignorare i propri cari, né tantomeno i cari defunti (basti ricordare l’umanità e la pietà che mostra quando va al sepolcro dell’amico defunto Lazzaro), ma
ciò che gli preme sottolineare è che Dio e la
sua volontà devono essere sempre al primo
posto, l’amore per chi ci sta attorno deve essere una espressione dell’amore verso Dio,
non può esserci “concorrenza” tra l’amore
per Dio e quello per i fratelli.
La terza risposta di Gesù indica invece che
la decisione deve essere definitiva, non si
può partire tentennanti o con il piede in
due staffe: chi vuole diventare discepolo
deve essere consapevole che da quel momento in poi deve organizzare tutta la sua
vita in base a questa decisione, senza lasciare niente in zone d’ombra.
QUANTO MALE FANNO LE CHIACCHIERE ALLA CHIESA
All’ultima Udienza Generale il Papa Francesco ha approfondito il significato della Chiesa intesa come “Corpo di
Cristo”. Nella Lumen gentium leggiamo che Gesù «comunicando il suo Spirito, costituisce misticamente come suo
corpo i suoi fratelli, chiamati da tutti i popoli» (n.7).
Il Santo Padre, collegandosi al testo conciliare, fa innanzitutto notare il valore del legame tra la Chiesa e Cristo: «la
Chiesa non è un’associazione assistenziale, culturale o politica, ma è un corpo vivente, che cammina e agisce nella
storia. E questo corpo ha un capo, Gesù, che lo guida, lo nutre e lo sorregge. Questo è un punto che vorrei sottolineare: se si separa il capo dal resto del corpo, l’intera persona
non può sopravvivere. Così è nella Chiesa: dobbiamo rimanere legati in modo sempre più intenso a Gesù».
Come nel corpo è importante che passi la linfa vitale analogamente nel Corpo di Cristo si deve lasciare che Dio agisca in noi: «dobbiamo permettere che Gesù operi in noi, che
la sua Parola ci guidi, che la sua presenza eucaristica ci nutra, ci animi, che il suo amore dia forza al nostro amare il prossimo. E questo sempre!». Un secondo aspetto posto in luce nella catechesi di Francesco riprende un passaggio della prima lettera ai Corinzi: «noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo» (1 Cor 12,13).
Nella Chiesa quindi «c’è una varietà, una diversità di compiti e di funzioni; non c’è la piatta uniformità, ma la ricchezza dei doni che distribuisce lo Spirito Santo. Però c’è la comunione e l’unità: tutti sono in relazione gli uni con gli altri e
tutti concorrono a formare un unico corpo vitale, profondamente legato a Cristo».
Il riferimento al Papa e ai vescovi garantisce l’unità della comunità ecclesiale che è sempre chiamata a vivere con
maggiore profondità la comunione al suo interno: «essere
parte della Chiesa vuol dire essere uniti a Cristo e ricevere
da Lui la vita divina che ci fa vivere come cristiani, vuol dire
rimanere uniti al Papa e ai Vescovi che sono strumenti di
unità e di comunione, e vuol dire anche imparare a superare personalismi e divisioni, a comprendersi maggiormente,
ad armonizzare le varietà e le ricchezze di ciascuno».
Per costruire l’unità si devono superare gli egoismi e gli interessi di parte: «l’unità è superiore ai conflitti. L’unità è una
grazia che dobbiamo chiedere al Signore perché ci liberi dalle tentazioni della divisione, delle lotte tra noi, degli egoismi,
delle chiacchiere. Quanto male fanno le chiacchiere, quanto male! Mai chiacchierare degli altri, mai! Quanto danno arrecano alla Chiesa le divisioni tra i cristiani, l’essere di parte, gli interessi meschini!».
L’unità è poi una tensione che si apre anche ai fratelli delle
altre confessioni cristiane: «dobbiamo pregare fra noi cattolici e anche con gli altri cristiani, pregare perché il Signore ci doni l'unità, l'unità fra noi».
di don Roberto Piredda
ELLA FAMIGLIA
domenIca 30 gIugno 2013
Gerusalemme...
9
L’associazione Famiglie numerose e il nuovo Isee.
Si stava meglio
quando si stava peggio
EUGENIO LAO
a riforma dell'ISEE era prevista nel primo Decreto Monti,
il famoso Salva Italia, che doveva mettere in sicurezza i conti
pubblici dopo la tempesta finanziaria dell'estate 2011. Esso comprendeva una delega al governo, da esercitarsi entro il maggio 2012, per rivedere l'ISEE in senso maggiormente equo, soprattutto per evitare
che di esso approfittassero i soliti
furbetti, facendo leva su alcune falle dello strumento. Ora, trascorso
oltre un anno dal termine previsto, è
arrivato il nuovo ISEE. L'Associazione Nazionale Famiglie Numerose non ha mancato di far sentire la
sua voce, attraverso Alessandro Soprana, Direttore dell'Osservatorio
Politico dell'associazione. “Lo stanno spacciando come uno strumento che premia le famiglie numerose:
peccato che il beneficio massimo
sul conteggio dei figli si ha se i pargoli
sono solo 3... invece il nuovo Isee
non tiene conto delle spese effettivamente sostenute dai genitori per
i propri figli” si legge nel documento elaborato dall'osservatorio. L’osservatorio politico delle Famiglie numerose riconosce gli elementi positivi nella riforma, primo tra tutti il
contrasto all’elusione fiscale: non
converrà più a una coppia convivente dichiarare residenze diverse
per ottenere agevolazioni nei servizi erogati dai Comuni. Né assisteremo più a chi, per non denunciare la
disponibilità di risparmi, chiude il
suo conto in banca prima della fine
dell’anno (fino ad oggi le disponibilità bancarie dovevano essere aggiornate al 31 dicembre) per poi riaprirlo pochi giorni dopo, ad inizio
anno nuovo. Sono altri però gli elementi insoddisfacenti contenuti nel
Dpcm. Ecco quali: Figli con handicap. E se fossero più di uno? – L’articolo 4 contempla la sottrazione fino
a cinquemila euro nel calcolo del
patrimonio in presenza di disabili.
«Bene. Ma se i figli disabili fossero
più di uno?» si chiede Soprana.
In affitto - Fino ad un massimo di
settemila euro potranno essere sottratti dal patrimonio disponibile se
la famiglia vive in affitto. «Bene. Ma
le famiglie numerose hanno bisogno di case adeguate che, data la superficie, costano di più».
Casa di proprietà - Il single che ha
una casa di proprietà può usufruire
nell'ISEE di una franchigia di 5mila
euro. Una cifra che cresce di 500 euro per ogni componente il nucleo
L
RISCRITTURE
UNA FEDE ADULTA
Non si può vivere in una fanciullezza spirituale, in una fanciullezza di fede: purtroppo, in questo nostro mondo, vediamo questa fanciullezza. Molti, oltre la prima catechesi, non sono più andati avanti; forse è rimasto questo nucleo, forse si è anche distrutto. E del resto, essi sono sulle onde del mondo e nient’altro; non possono, come
adulti, con competenza e con convinzione profonda,
esporre e rendere presente la filosofia della fede - per così dire - la grande saggezza, la razionalità della fede, che
apre gli occhi anche degli altri, che apre gli occhi proprio
su quanto è buono e vero nel mondo. Manca questo essere adulti nella fede e rimane la fanciullezza nella fede.
Certo, in questi ultimi decenni, abbiamo vissuto anche un
altro uso della parola «fede adulta». Si parla di «fede
adulta», cioè emancipata dal Magistero della Chiesa.
Fino a quando sono sotto la madre, sono fanciullo, devo emanciparmi; emancipato dal Magistero, sono finalmente adulto. Ma il risultato non è una fede adulta, il ri-
sultato è la dipendenza dalle onde del mondo, dalle opinioni del mondo, dalla dittatura dei mezzi di comunicazione, dall’opinione che tutti pensano e vogliono. Non è
vera emancipazione, l’emancipazione dalla comunione
del Corpo di Cristo! Al contrario, è cadere sotto la dittatura delle onde, del vento del mondo. La vera emancipazione è proprio liberarsi da questa dittatura, nella libertà
dei figli di Dio che credono insieme nel Corpo di Cristo,
con il Cristo Risorto, e vedono così la realtà, e sono capaci di rispondere alle sfide del nostro tempo.
Mi sembra che dobbiamo pregare molto il Signore, perché ci aiuti ad essere emancipati in questo senso, liberi
in questo senso, con una fede realmente adulta, che
vede, fa vedere e può aiutare anche gli altri ad arrivare alla vera perfezione, alla vera età adulta, in comunione
con Cristo.
Benedetto XVI ai parroci di Roma, 23 febbraio 2012
famigliare successivo al primo, fino
ad un massimo di 7000 euro, ovvero
fino a cinque componenti (moglie,
marito, tre figli). E le famiglie composte da più di cinque componenti?
La scala di equivalenza – Il punto
più criticato da ANFN è la scala di
equivalenza. Il nuovo Isee lascia sostanzialmente invariato il valore dei
figli della vecchia scala. Il primo figlio
– o nonno in casa - varrà 0,47, il secondo 0,42, il terzo 0,39, dal quarto
in poi 0,35. Se i figli sono minorenni,
parametri ritoccati: al nucleo familiare «in cui entrambi i genitori o l’unico presente abbiano svolto attività di lavoro e di impresa per almeno sei mesi nell’anno di riferimento
dei redditi dichiarati» il parametro
della scala di equivalenza riconoscerà un coefficiente aggiuntivo di
0,2 complessivo (un vantaggio che
già esisteva nel vecchio Isee). Inoltre
se i figli minorenni sono almeno tre,
il parametro salirà di un ulteriore 0,2
sul totale, se i figli minorenni saranno quattro la maggiorazione sarà di
0,35 sempre sul totale, se i figli minorenni saranno almeno cinque la
maggiorazione sarà di 0,5.
Ritocchi giudicati insufficienti.
Commenta Alessandro Soprana:
«Abbiamo provato a fare delle simulazioni, arrivando alla conclusione che economie di scala in presenza di più componenti non permettano risparmi molto superiori
al 20% per ogni componente aggiuntivo». Esistono, insomma, nella
gestione dell’economia di una famiglia, spese indivisibili, prime tra
tutti le spese mediche e d’istruzione
dei figli. Secondo Anfn, per «mantenere inalterato il livello di vita di
ogni componente, la scala di equivalenza dovrebbe valutare meglio i
figli, riconoscendo loro un parametro pari almeno a 0,785». Sotto quella soglia le opportunità per ogni figlio si riducono, come per esempio
la possibilità di iscrivere i figli all'università. Per alcuni la scala di equivalenza simulata da Anfn – che si avvicina al quoziente familiare alla
francese, al quoziente Parma, annullato dall’attuale giunta Pizzarotti e al Fattore Famiglia del Forum dilaterebbe la platea degli aventi diritto e potrebbe essere insostenibile
economicamente. «Vero. Ma sarebbe sufficiente abbassare l’Isee per
accedere alle prestazioni e si avrebbe il riequilibrio economico». «Se
questa è la riforma tanto attesa possiamo dire che stavamo meglio
quando stavamo peggio» conclude
sconsolatamente Soprana.
10
Il PortIco
IL PORTICO DEI LETTORI
domenIca 30 gIugno 2013
LETTERE A IL PORTICO
Gentile Direttore,
Se esiste un criterio di “associazione di contenuti”, l’ho usato per
mettere insieme un passo del vangelo di Matteo (6, 34) e un recente articolo letto su un quotidiano
nazionale. Matteo dice: “Non affannatevi per il domani perché il
domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua
pena”.
Nell’articolo era scritto: “Non programmiamo il futuro, perché non
sappiamo se ci sarà il domani. Bisogna vivere oggi.” e mi sono
chiesta se queste parole vanno
bene per tutti, giovani e meno giovani, per chi sta bene e per chi sta
male.
Mi è venuto in mente il “principio
del terzo escluso” derivato dalla
logica aristotelica, per cui una proposizione deve essere vera o falsa senza che ci sia una terza possibilità. Sarà!
È vero che quando gli anni non
sono più verdi, l’oggi e il domani
assumono una valenza diversa rispetto a quando le aspettative di
Scrivi al Papa
L’Arcivescovo invita tutti (grandi e piccini) a scrivere al Santo Padre attraverso Il Portico,
e - in particolare - a rivolgergli una domanda in occasione della Visita a Cagliari.
Tutto il materiale da noi raccolto sarà poi consegnato a Papa Francesco.
Potete scrivere agli indirizzi riportati in questa pagina.
vita sembrano quasi illimitate. Allora può avere un senso vivere oggi, non pensare più a domani, perché domani chissà...anzi si entra
nell’ottica del famoso poeta latino
Orazio e del suo “carpe diem” (Odi
I, 11,8) o del “Pensa che ogni giorno sia per te l’ultimo, giungerà
(più) gradita l’ora non sperata”
(Ep. I, 4, 13-14).
Tutto bene se si sta bene. E per chi
sta male? Che dire a un malato, o
a chi non ha lavoro, a chi vede la
sua dignità calpestata, a chi è
umiliato per i suoi diritti negati, a
chi ha subito violenza e non ha
più la forza e il coraggio per guardare avanti, o a chi non ha prospettive per il futuro?
Può essere giusto dirgli “Vivi og-
gi”, ma “Abbi fede, domani sarà
migliore” può essere una medicina in grado, se non di guarirlo miracolosamente, almeno di aiutarlo a sperare.
Per i giovani il discorso può essere diverso perché può seguire due
vie: una è quella della canzone di
Baglioni “La vita è adesso”, e si
può capire perché: poche prospettive in ogni campo, futuro
nebbioso, certezze poche, paure
tante, possono indurre a vivere
solo l’oggi. L’altra è adagiarsi, lasciarsi andare, rinunciare senza
neppure cercare una soluzione.
Se la prima può essere ingannevole, la seconda è sbagliata perché non porta da nessuna parte,
anzi è un vicolo cieco.
In un verso del Vangelo di Giovanni (13, 27) che dice “Quello che
puoi fare, fallo presto” c’è la spinta a scuotersi dall’inerzia, a prendere iniziative, a non stare sfiduciati a piangersi addosso. In vena
di citazioni, ricordo ancora Orazio
(Odi I, 7, 32) col verso “Domani
torneremo a navigare l’immenso
mare” a cui potremmo aggiungere “buttiamo la rete, qualcosa pescheremo”.
E sempre per quel “principio di
associazione” (qualcuno mi dica
se esiste, per piacere!) ipotizzato
all’inizio, non ci ha insegnato nulla anche la parabola della pesca
miracolosa del Vangelo di Luca (5,
1-9)?
È ovvio però che la rete bisogna
Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzate l’indirizzo [email protected], specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.
Buon compleanno,
signora Maria Bonaria
La signora Argiolas festeggiata da tutti a Monserrato
MARIA GRAZIA CATTE
ATA IL 17 GIUGNO 1909, la signora Maria Bonaria Argiolas con i suoi 104 anni è la
donna più anziana di Monserrato.
Sposata col signor Raffaele Atzeni è
rimasta vedova a 39 anni con otto
figli di cui quattro defunti. Amorevolmente accudita dalla figlia Eugenia con cui vive, è una donna di
grande fede e preghiera che non ha
mai trascurato la Santa Messa e la
Vita Sacramentale. È stata presente
in parrocchia fino ai 100 anni, occupando sempre i primi banchi davanti al simulacro di Maria Ausiliatrice. Riceve a casa l’Eucaristia tutti
i primi venerdì del mese. In occasione del suo 104esimo complean-
N
no ha ricevuto la Comunione e l’Unzione degli infermi da don Sergio
che l’ha festeggiata insieme ad un
gruppo di chierichetti. Lucidissima
ha risposto a tutte le preghiere e invocazioni e ha ringraziato e benedetto don Sergio per la sua visita.
gettarla, altrimenti come o che cosa ci si aspetta di pescare? I pesci
non sono manna che piove dal
cielo e di questi tempi l’unica cosa che viene giù è pioggia e spesso anche sporca!
E allora si deve credere nel domani sempre e comunque, perché
nel domani c’è la speranza, che è
pure gratis, e si può sperare “ad libitum”, a piacere! Ma per non vivere sperando e aspettando, bisogna agire: ciascuno faccia quello che sa fare o impari a farlo meglio o si inventi qualcosa di nuovo,
anche se diverso da ciò per cui è
portato o che vorrebbe fare. Se si
ha l’età, la salute e soprattutto la
voglia di pescare, bisogna buttare la rete: qualcosa deve abboccare per forza! Dio c’è sempre, sa
tutto, vede e provvede e le sue vie
spesso non sono quelle che percorriamo noi ogni giorno. Ma bisogna avere fede che, unita alla
speranza, è sempre una base che
non cede e non permette crolli.
E se proprio non si può fare niente? Con molta umiltà (che non è
umiliazione!)si chiede aiuto.
Il buon Dio ha dato a tutti due mani: una forse serve per essere tesa
a chi lo chiede.
Augusta Caboni
domenIca 30 gIugno 2013
IL PORTICO DI CAGLIARI
Quartieri. Il comitato Abtanti ha organizzato un’assemblea partecipata sui mali della Ztl
“Vogliamo un quartiere più vivibile,
Villanova chiede di ripensare la città”
Contestate le nuove regole
sulla zona a traffico limitato
e l’eccesso di rigidità
imposto per gli accessi.
Il portavoce Giuseppe
Vacca: “Chiediamo solo
una zona più accogliente”
GIOVANNI LORENZO PORRÀ
ON SI PEDONALIZZANO da un
giorno all'altro 600 ettari,
senza fare uno studio e
confrontarsi con i residenti per vedere come attuare la cosa”; ha le idee chiare Giuseppe Vacca, portavoce del comitato ABtanti
di Villanova.
Nato il giorno dopo l'attuazione della Zona a Traffico Limitato, da tre anni il comitato porta avanti le proposte dei residenti. Non chiedono il
parcheggio sotto casa, ma delle regole nuove; e hanno studiato le ZTL
in altre città. Il loro principale luogo
di scambio informazioni è un'attivissima pagina di facebook, e c'è chi
si è iscritto al popolare social
network solo per essere meglio
informato sulle attività del comitato.
Cosa pensa dell'incontro?
E’ stata una chiacchierata: sono sta-
N
Giuseppe Vacca in una foto di Dietrich Steinmetz.
te dette delle cose che l'amministrazione dovrebbe conoscere da tre
anni. Se ci sono tutti questi problemi
non bisognava fare subito la pedonalizzazione. Al momento è vero che
le strade sono più belle, ma abbiamo
perso anche tanti servizi: se n'è andato anche il medico. E un figlio non
può accompagnare il genitore, perché se passi sotto quella telecamera
sono 96 euro di multa: basterebbe
un servizio sms per poter chiedere di
entrare nella ztl o nella zp (zona pedonale) in caso di necessità.
Si è discusso molto anche del parcheggio APCOA.
Il parcheggio è legato a una convenzione che fissa tante regole. Fra l'altro l'APCOA ha venduto il diritto di
superficie a persone che pagano un
canone che è scritto come quota
condominiale. Ma questo non è un
condominio perché né il comune
né i proprietari dei posti auto sono
mai stati chiamati a una riunione
con l'azienda né hanno mai visto un
bilancio. Bisogna prendere il toro
per le corna e affrontare la situazione.
Su facebook siete in 400: quanto credete di rappresentare gli abitanti
del quartiere?
Abbastanza, ma comunque siamo
nati quando abbiamo saputo della
nuova ztl dai giornali. Sarebbe bellissimo poi che il comitato potesse
crescere e ospitare nuove iniziative
per fare veramente gruppo, e creare
molta solidarietà. Dopo tutto questo
è un quartiere con le case di tre piani e non di palazzoni, ci sono tante
opportunità per creare coesione.
Anche la via Sulis è molto cambiata, trasformandosi nella sede dello
shopping di lusso; c'è chi non è contento...
Certamente tra i clienti non ci sono
molti abitanti del quartiere. È bello
vedere la gente che ci passeggia, ma
via Sulis non è solo questo: è anche
la direttrice dalla quale si esce da un
quartiere fatto a forma di goccia, e
forse prima di pedonalizzarla era
meglio studiare meglio la cosa.
Cosa ne dice delle scritte sui muri
contro i negozi: “il vostro lusso col
nostro sangue”?
Quelle sono scemenze. Noi vogliamo solo un quartiere più bello e più
vivibile.
I consiglieri comunali:
“Norme da rivedere”
ONO PASSATI TRE ANNI dai lavori a Villanova, uno dei più
importanti quartieri storici
di Cagliari: voluti da tanti cittadini
hanno portato molte novità, tra cui
strade migliori, ma anche una zona
a traffico limitato oggetto di molte
critiche da parte dei residenti per i
modi in cui è stata realizzata.
La scorsa settimana si è svolta un'assemblea nell’ambito del del progetto “SEL ascolta”, con cui il partito del
sindaco Massimo Zedda intende avviare un confronto con i quartieri.
Erano presenti i consiglieri comunali Sebastiano Dessì e Francesca
Ghirra (nella foto piccola) e il
coordinatore provinciale
Francesco Agus, e il clima si
è fatto presto caldo. “L'orario della Ztl è penalizzante
per donne, bambini e anziani - ha dichiarato Maria
Mariotti – nessuno può riaccompagnarli a casa la sera, e
neanche passare a trovare i parenti
nei giorni di festa”.
In molti chiedono di modificare la
attuali norme, magari sul modello
S
di quanto accade in Castello. “Io ho
problemi a entrare in zona pedonale anche solo per scaricare delle sedie
– ha fatto notare Matteo Murgia, presidente dell'associazione Don Chisciotte, che ha ospitato la riunione –
purtroppo il regolamento Ztl non
prevede nulla per le associazioni culturali”.
C'è poi il problema parcheggi: “Ne
hanno tolto così tanti che non sappiamo più dove parcheggiare – hanno dichiarato diversi residenti - e siamo costretti a spendere centinaia di
euro all'anno nelle aree APCOA di
viale Regina Elena”.
“Quest'amministrazione non pensa ai disabili; non dico il mio nome,
tanto in Comune mi conoscono bene – ha denunciato
una residente – hanno multato mia figlia disabile perché ha sostato più di
mezz'ora nell'area pedonale; ho fatto ricorso ma ho
perso!”.
Giuseppe Vacca, portavoce
del comitato ABtanti ha fatto presente altre richieste come un servizio
sms per poter richiedere di entrare
nella Ztl, il riscatto dei parcheggi AP-
11
curiosità
SETTIMANALE DIOCESANO
DI CAGLIARI
Registrazione Tribunale Cagliari
n. 13 del 13 aprile 2004
Direttore responsabile
Sergio Nuvoli
Editore
Associazione culturale “Il Portico”
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(Lun. - Mar. 10.00-11.30)
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Stampa
Grafiche Ghiani - Monastir (CA)
Hanno collaborato a questo numero:
Gianni Loy, Antonella Pilia, Matteo
Meloni, Roberto Piredda, Massimo
Lavena, Franco Camba, Francesco
Manca, Federica Bande, Tore Ruggiu, Maria Gabriella Seu, Andrea
Busia, Eugenio Lao, Maria Grazia
Catte, Giovanni Lorenzo Porrà,
Francesco Furcas, Maria Vittoria
Pinna, Bruna Desogus, Roberto
Comparetti, Stefano M. Moschetti,
Fadi Rahi, Nicola Bulla.
L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati
e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione
scrivendo a Associazione culturale Il
Portico, via mons. Cogoni, 9 09121
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Abbònati a Il Portico
48 numeri a soli 30 euro
Francesca Ghirra: “Con la metro, linee da modificare”
G. L. P.
Il PortIco
1. conto corrente postale
Versamento sul
Un momento dell’assemblea su Villanova.
COA e la loro cessione gratuita ai residenti: “Chiediamo le stesse cose da
troppo tempo, non ci avete mai dato ascolto”. Un pensiero condiviso
da tutti i presenti: “E’ l'ennesima riunione e non è mai cambiato nulla –
hanno detto in tanti – sarà così anche
stavolta”; “c'è rabbia ma soprattutto
rassegnazione – ha sintetizzato Murgia – così com'è questa Ztl è un'occasione persa”. Neppure il nuovo bus
piace: “passa ogni mezz'ora, così è
inutile”.
Criticate anche la mancanza di igiene e di cassonetti per la raccolta differenziata. Ma sono arrivati anche
suggerimenti: Giampaolo Olianas
ha proposto di inserire le attività artigianali del quartiere all'interno di
percorsi turistici, mentre Lucio Brughitta, ha chiesto di rilanciare le attività culturali: “Si può fare a costo zero; ho organizzato una lettura di
scrittori di Villanova in piazza”.
I consiglieri non si sono sottratti alle
critiche e hanno risposto alle domande: “Finora non si è potuto negoziare i parcheggi con APCOA perché mancava il dirigente comunale
– ha spiegato Dessì – ma ora arriveranno presto delle novità su questo e
anche sul servizio sms”.
“Finora non è stato possibile aumentare la frequenza del bus perché il Ctm può fare un numero limitato di km all'anno – ha spiegato
Ghirra – ma con la nuova metropolitana leggera sarà possibile modificare le linee”.
Si è parlato anche di nuovi orari, di
una prossima disinfestazione e dell'arrivo di nuovi cassonetti.
I consiglieri si sono poi indignati per
la vicenda della disabile multata:
“Noi non abbiamo compiti di polizia
– ha dichiarato Ghirra – ma ci rendiamo conto dell'urgenza di un regolamento per la zona pedonale”.
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Portico” - via Mons. Cogoni,
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QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC
FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI
12
IL PORTICO DI CAGLIARI
Il PortIco
brevi
Società. e’ stata celebrata a cagliari - all’ex Vetreria di Pirri - la giornata mondiale del rifugiato.
OPERAZIONE AFRICA
Un cuore per l’Africa
con padre Puggioni
Sabato 29 giugno alle 19, nella sala convegni del T-Hotel, si terrà un
incontro commemorativo dell’opera di padre Giovanni Puggioni,
sj, in occasione dell’inaugurazione
della mostra fotografica che ripercorre l’attività missionaria del sacerdote scomparso qualche anno fa in odore di santità.
L’esposizione rimarrà visitabile fino al 30 giugno - dalle 9 alle 21
con orario continuato - ed è composta da foto di scene di vita vissute dai volontari di Operazione
Africa durante i numerosi viaggi in
Congo, come la realizzazione di
alcune strutture presso l’ospedale di Mosango, tra le quali il padiglione “Sardegna”. Una forte testimonianza, da non perdere, sul
rapporto che padre Puggioni ha
sempre avuto con i lebbrosi e denutriti, e più in generale con tutti i
più poveri e deboli della nostra società. La sua è una figura indimenticabile.
CONTINUA LA BATTAGLIA
Ancora un no
al dimensionamento
“L'istituto risultante dall'unione
del Deledda e dell'Azuni deve
mantenere la doppia denominazione nel rispetto della tradizione storica culturale dei due istituti”.
Lo dice un documento della conferenza dei capigruppo della Provincia, illustrato dal presidente
del consiglio provinciale Roberto Pili, e approvato con un voto
contrario dall'assemblea.
Nel documento si evidenzia che
“la continuità didattica è garantita dalle scelte che i singoli docenti hanno fatto all'atto dei trasferimenti” e si fa riferimento alla “disponibilità di giunta e consiglio al dialogo con le componenti scolastiche al fine di mantenere l'offerta formativa nel territorio attraverso azioni percorribili in base alla normativa”.
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DOMENICA 30 gIugno 2013
Asilo politico, manca una legge organica:
servono subito norme certe e continuità
Dal 2007 sono stati accolti
nel Centro “Emilio Lussu”
122 richiedenti asilo.
Angela Quaquero:
“Un’esperienza che
obbliga anche gli enti locali
a cambiare modo di agire”
FRANCESCO FURCAS
ELEBRATA NEI GIORNI scorsi
anche a Cagliari la Giornata mondiale del Rifugiato, evento istituito nel
2000 per ricordare le condizioni
delle persone costrette a fuggire
dai propri Paesi a causa di conflitti, persecuzioni e violazioni di diritti umani. La serata di sensibilizzazione, organizzata presso l’Ex Vetreria di Pirri e introdotta da don
Ettore Cannavera, responsabile
della Comunità La Collina di Serdiana, è stata l’occasione per spiegare come opera lo SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti
Asilo e Rifugiati) Emilio Lussu e fare il punto sulla situazione dell’accoglienza nell’area del capoluogo.
Parte attiva del sistema è la Provincia di Cagliari. La Presidente Angela Quaquero, intervenuta all’incontro, ha fatto un bilancio di quella che definisce “un’avventura che
cambia”: “Quando un ente locale
decide di impegnarsi nell’accoglienza dei richiedenti asilo, si pone in una situazione che cambia
l’ente locale stesso, rendendo necessario cambiare il modo di pensare e agire, e questo è molto salutare per tutti. L’esperienza consolidata con lo SPRAR, che portiamo
avanti dal 2007, ha sedimentato conoscenze e capacità che ci hanno
consentito, da metà 2011 fino allo
scorso febbraio, di proporre un modello di accoglienza come quello
U
Don Ettore Cannavera, Angela Quaquero e Stella Deiana.
dello SPRAR anche agli ospiti dei
centri di accoglienza della cosiddetta “emergenza Nord Africa”. L’esperienza è stata molto positiva,
abbiamo accolto centinaia di persone e tanti bambini sono nati durante la permanenza con noi. Dal
2007 nel centro Emilio Lussu, che si
compone di diverse unità abitative
e che è un centro di seconda accoglienza, vale a dire ha come finalità
il conseguimento dell’autonomia
e il pieno inserimento sociale, abbiamo accolto 122 richiedenti asilo”.
Annoso problema è la normativa
sull’asilo politico: “Quella dell’Italia,
che pure è un Paese civile, è estremamente in ritardo – ha aggiunto la
Quaquero –, manca una legge organica, ci sono tante belle esperienze,
ma hanno bisogno di gambe per
camminare, di continuità e leggi certe, e auspichiamo che ciò avvenga
presto”.
Il pensiero conclusivo è andato a
una donna delle Istituzioni: “Laura
Boldrini, che è stata molto vicina a
noi in questi anni, partecipando diverse volte alla Giornata del Rifugiato, è oggi Presidente della Camera
dei Deputati, e sono certa che sarà
paladina in questo senso nel mi-
pellegrinaggi paolini
lourdes
12 - 16 luglio
16 - 19 luglio
19 - 23 luglio
Voli diretti da Cagliari
• UNICO RAPPRESENTANTE DEI PAOLINI IN SARDEGNA •
san giovanni rotondo
24 - 27 luglio
Voli di linea su Roma
assisi - loreto - cascia
8 - 12 luglio
Medjugorie
31agosto - 4 settembre
Volo diretto da Cagliari
Per informazioni e prenotazioni:
CAGLIARI - V.LE S. AVENDRACE 181
TEL. 070.288978 - 070.280279
FAX 070.281784
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Sito internet : www.sardivetviaggi.it
glioramento delle nostre leggi”.
Tra gli interventi quello di Stella
Deiana, responsabile del Progetto
Emilio Lussu: “L’abbiamo intitolato
così in onore del suo percorso di esule durante la guerra e fa parte del sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati. Le nostre attività vanno
dall’orientamento legale ai servizi
socio-sanitari del territorio, all’alfabetizzazione linguistica, alla mediazione linguistico-culturale, al sostegno psicologico, a cura degli
esperti della Provincia. Tutti gli altri
servizi sono offerti da operatori qualificati della Comunità La Collina. I
ragazzi sono accolti in civili abita-
zioni sparse sul territorio perché vogliamo dare loro l’ida di una normalità che non hanno avuto”.
Ettore Angioni, Procuratore Generale della Repubblica, ha infine ricordato come l’Alto Commissariato
per i Rifugiati da oltre 60 anni aiuta
milioni di rifugiati a ricostruirsi una
vita, assistendoli nel far rientro nel
proprio Paese o facendoli inserire
nello Stato in cui si trovavano: “È un
dovere non solo per coloro che hanno la fortuna di avere la fede che ci riporta all’insegnamento del Vangelo
e alle parole di Gesù, “Ero forestiero
e mi avete ospitato”: così dobbiamo
fare anche noi”.
Per l’Anno della Fede
ai luoghi della Bibbia
Pellegrinaggio Diocesano
in Terra Santa e Giordania
17-24 Ottobre 2013
Presieduto da
S. Ecc. Rev.ma
Mons. Arrigo Miglio
Programma dettagliato sul sito della Diocesi
Per informazioni ed iscrizioni:
Don Walter Onano: tel. 3403587054
oppure email: [email protected]
Sardivet Viaggi: tel. 070.288978 - 070.280279
domenIca 30 gIugno 2013
IL PORTICO DEI PAESI TUOI
Parrocchie. Nella comunità guidata da don Elenio Abis conclusi i lavori sulla parrocchiale.
Riscoprire la bellezza della fede
nella vita parrocchiale quotidiana
La chiesa di San Pietro
a Settimo restituita in tutto
il suo antico splendore,
merito di una comunità
unita intorno alla sua
guida: “La Chiesa è un
cantiere sempre aperto”
MARIA VITTORIA PINNA
RA NATALE DEL 2012 e nell'aria di festa e di gioia
preparata da un Avvento
intensamente vissuto,
don Elenio, prima di congedarci dopo la S. Messa, ci comunicò che di lì
a poco sarebbero iniziati i lavori di
restauro per la nostra Chiesa parrocchiale. Non ci ha lasciato il tempo nemmeno per l'inizio di un certo inevitabile sgomento; perché ci
ha subito mostrato l'aspetto più bello e provvidenziale della cosa: il restauro della Chiesa proprio nell'anno dedicato alla fede! un segno inequivocabile che accanto al restauro della Chiesa materiale, anche noi
parrocchiani eravamo chiamati al
restauro più bello e fonte di letizia:
quello del nostro cuore. E così quella definizione - che tanto piace al
nostro parroco - di una Chiesa come
cantiere sempre aperto, non era solo più una metafora: dapprima c'è
stato il lavoro febbrile di molte fa-
E
L’altare della parrocchiale (le foto sono di Rosalba Montisci).
miglie della parrocchia per liberare
nel minor tempo possibile l'edificio dai banchi, mobili, arredi sacri,
statue di santi e sistemarli in luoghi
sicuri o in oratorio, dove l'intera attività parrocchiale si è trasferita; poi
- nel periodo successivo e per questi
pochi mesi - i capannoni e gli attrezzi davanti all'ingresso della Chiesa ci hanno ricordato e ci ricordano
ogni giorno la provvisorietà in cui ci
troviamo, che in fondo è segno della perenne e totale dipendenza di
noi creature da un Padre buono che
ci dà le risorse per affrontare tutto
dignitosamente e... anche con bellezza! Se c'è collaborazione, solidarietà e letizia.
Ed a breve (lo scampanio di prova
di questi giorni è un segno inaspettato e festoso!), grazie soprattutto a
don Elenio che non ha dato tregua
alle diverse imprese chiamate a lavorare in contemporanea, la nostra
bella Chiesa le cui origini risalgono al
XV secolo, ci verrà riconsegnata in
tutto il suo splendore. Da anni aspettavamo i lavori di restauro, ma occorreva sbrigare tutta una serie di
pratiche legate alla burocrazia; ed
ecco che ogni ostacolo è stato sorprendentemente superato e i lavori
sono iniziati il 7 gennaio di quest'anno. I primi interventi, risalenti a
qualche mese fa, hanno permesso di
scoprire, nell'antica sacrestia, una
porta che si apriva sul sagrato, oppure un fregio floreale su sfondo azzurro o anche tracce di un'antichissimo pavimento in ardesia. A conclusione del restauro, i lavori di pulizia dell'altare e del pulpito, il ripristino dell'antica pavimentazione in
marmo bicromo di Carrara, la pulitura degli elementi decorativi, la sostituzione degli infissi, accompagnati dal rifacimento dell'intero impianto elettrico seriamente compromesso, ci hanno ormai restituito
la bella Chiesa dedicata a San Pietro Apostolo in tutto lo splendore
precedente ai numerosi interventi
che nei secoli si sono succeduti. E
anche la Bussola in legno all'ingresso, del XVIII secolo, modificata nel
corso degli anni in modo improprio,
è stata affidata per iniziativa del Parroco, ad un laboratorio di restauro
della zona da cui aspettiamo che ci
faccia rivedere le originarie coloriture, decorazioni e dorature.
Tutta questa situazione, che avrebbe potuto avere conseguenze destabilizzanti per la mancanza di un
punto di riferimento fondamentale
come la Chiesa parrocchiale, si è invece rivelata come l'opportunità di
vivere l'essenzialità della fede che sa
bene che la Chiesa non è innanzitutto una struttura, ma il Corpo Mistico di Cristo di cui noi siamo le
membra. E lentamente, attraverso le
circostanze apparentemente contrarie, stiamo imparando a riscoprire la bellezza della fede che non è legata innanzitutto a un luogo materiale, ma viene alimentata e incrementata sotto una guida sicura, che
il buon Dio non fa mai mancare. Così, l'imprevedibilità di certe iniziative, la precarietà della nostra sistemazione nell'oratorio, le nuove
esperienze legate direttamente o indirettamente all'anno liturgico - inserite sapientemente in un oculato
piano pastorale che non ci ha fatto
mancare davvero niente di tutta la
ricchezza che la vita cristiana può
offrire - ci hanno aiutato a capire
che la fede, la fiducia in Dio, offre
una risposta adeguata a qualsiasi situazione; e il richiamo continuo del
parroco che in modo sorprendente
anticipa o ripropone gli interventi
così veri di Papa Francesco, è davvero una ripetuta conferma che è
bello essere cristiani.
Dieci piazze per Dieci comandamenti: il Rinnovamento nello Spirito Santo fa tappa a Cagliari
Il Rinnovamento nello Spirito Santo con Dieci piazze per Dieci Comandamenti fa tappa a Cagliari all’Arena Grandi Eventi del lugomare Sant’Elia. “Buonasera a tutti! Sono contento di unirmi a voi che partecipate, nelle principali Piazze d'Italia, a questa rilettura dei Dieci Comandamenti “ E’ l’inizio del saluto che Papa Francesco rivolge attraverso un video messaggio che verrà trasmesso durante la serata assieme a quello di Mons. Fisichella. Dopo Genova, che ha visto impegnati tutti a rifllettere sul comandamento “Non rubare” ed è stato trasmesso in diretta da Tv2000 sabato 22, continua il tour delle dieci piazze per dieci comandamenti che ha già
riscosso grande successo a Milano nella gremita Piazza Duomo e nella calorosissima piazza Libertà di Bari.
Come ultima tappa per il mese di giugno, sabato 29 sarà la nostra città di Cagliari ad ospitare questo grande
evento realizzato in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione
e con la Conferenza Episcopale Italiana. Il tema generale. "Quando l’amore dà senso alla tua vita" darà ampio
spazio alla rilettura del comandamento “Non desiderare la roba d’altri”. Sarà un momento di testimonianza di fede al quale hanno già confermato la
propria partecipazione l’arcivescovo mons. Arrigo Miglio, alcuni testimoni, autorità e volti noti della società civile, del mondo della cultura, del cinema. E’ un momento di festa, di coinvolgimento popolare, di spettacolo, di musica.La serata sarà allietata dal duo i Sonorha, dal famoso cantante
Marco Masini, dalla letture dell’attrice Pamela Villoresi, condurrà il noto presentatore televisivo Amadeus. Interverranno il professor Massimo Introvigne sociologo , fondatore e direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni , Luigino Bruni docente di economia coordinatore del progetto “Economia di Comunione”, del movimento dei Focolari e Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito, realtà sorta spontaneamente
per grazia dello Spirito Santo, al fine di promuovere un autentico rinnovamento spirituale. Due ore e mezza di spettacolo e di coinvolgimento di piazza a partire dalle 20,30 a cui tutti siete invitati a partecipare: c’è un comodo posto a sedere per tutti , l’ingresso è libero, la piazza è dotata di ampi parcheggi. Si consiglia di arrivare con largo anticipo perché al momento della diretta tv è bene che ciascuno abbia già preso posto.
Bruna Desogus
Il PortIco
13
brevi
A SARDARA
E’ nata l’associazione
“Amici di Frà Lorenzo”
Domenica scorsa, nel paese natale di fra Lorenzo Pinna, frate cappuccino, a Sardara, è stata presentata ufficialmente l’associazione di promozione sociale e solidarietà: “Amici di fra Lorenzo” onlus.
La presentazione ha avuto luogo
nei locali dell’ex asilo Cottolengo,
ente ospitante con un contratto di
comodato d’uso gratuito, alla presenza di vari amici sostenitori e volontari, del nuovo provinciale dei
Frati Cappuccini di Sardegna e
Corsica padre Giovanni Atzori e di
padre Salvatore Murgia, di padre
Giuseppe Loru nel ruolo di assistente spirituale, di alcune istituzioni politiche: il sindaco di Sardara Giuseppe Garau e l’assessore
alle politiche sociali Simona Ibba,
del deputato Mauro Pili, e del vice
presidente della provincia di Cagliari e revisore contabile dell’associazione Alessandro Sorgia. Tanti amici, provenienti da diverse zone della Sardegna, hanno voluto
rendere omaggio e sostenere fra
Lorenzo in un momento così importante: il frate, oramai alle soglie
dei 94 anni, ha ancora tanto da insegnare. Il suo discorso di presentazione ed insediamento dell’associazione ha molto colpito:”L’associazione si pone sotto il patrocinio di San Francesco d’Assisi, dal
quale fra Lorenzo, come dice anche lo statuto registrato dal notaio
Stefano Casti, trae ispirazione per
condurre il suo servizio caritativo
verso i poveri e i bisognosi di qualsiasi genere. L’opera è iniziata più di
50 anni fa a Cagliari, prima con il
servizio gratuito di farmacia e contemporaneamente con l’assistenza ai poveri, poi con l’aiuto alimentare e con l’accoglienza e l’ascolto
di tutte le persone. A Sardara l’attività di fra Lorenzo, è stata portata
avanti per circa 40 anni con l’ausilio della sig.ra Onnis Annunziata,
che era mia cognata e che mi diceva: ‘i poveri ci sono anche qui a
Sardara’, e poi con lo stesso spirito oggi è curata ed organizzata da
una mia nipote, Maria Laura Pinna,
con l’ausilio di alcune volontarie”.
Fra Lorenzo ha chiarito che non è
più possibile fare il bene “alla buona”, slegato dalla legge e dalla trasparenza: era necessario costituire un’associazione per regolamentare l’attività. Fra Lorenzo ed il Presidente dell’associazione Gian Lorenzo Pinna, hanno dato la parola a
tutti i fondatori. L’associazione non
ha scopo di lucro e si basa sul volontariato, si reggerà con il sostegno dei soci, con donazioni, con
contributi di enti pubblici e privati,
con il patrocinio delle istituzioni e
con iniziative atte al raggiungimento dello scopo sociale. La serata si
è chiusa con oltre 200 iscrizioni.
14
IL PORTICO DEI PAESI TUOI
Il PortIco
brevi
PARROCCHIE - ASSEMINI
Vergine del Carmine,
via ai festeggiamenti
Prenderà il via il 7 luglio il programma religioso della festa della Beata Vergine del Carmine ad
Assemini, con la Novena e la messa.
Sabato 13 luglio dalle 9 alle 11 sono previste le confessioni, mentre
martedì 16 luglio alle 9 è prevista
la messa nella chiesetta del Carmine, mentre alla sera alle 19 in
parrocchia presiederà la messa il
parroco di San Carlo Borromeo,
don Luca Venturelli.
Alle 20 partirà la processione con
il simulacro della Madonna del
Carmine, accompagnata dalla
Banda musicale di Assemini.
Il programma civile dei festeggiamenti comincerà invece domenica 14 luglio alle 21 con il saggio di
fine anno dei bambini dell’oratorio,
mentre lunedì 15 luglio - alla stessa ora - il Saggio spettacolo della
scuola di ballo “Vivir Danzando” di
Assemini. Martedì 16 luglio infine
è prevista una serata danzante,
con l’Orchestra spettacolo “Bailando Sardinia”.
Nel frattempo ha preso il via nei
giorni scorsi il Summer Acr 2013,
il Campo estivo per bambini e ragazzi. Prevista anche la sesta edizione del torneo di calcio a 5 Beata Vergine del Carmine. Per iscrizioni e informazioni, si può contattare l’Oratorio, tutte le sere, in
via Sardegna 15.
PASTORALE GIOVANILE
Visita del Papa,
incontro in Seminario
Domenica 30 Giugno alle ore 17
nell’Aula Magna del Seminario
Diocesano (Via Mons. Cogoni) è
convocata una riunione per iniziare ad organizzare l’accoglienza di Papa Francesco a Cagliari,
come noto il 22 settembre, da
parte dei giovani.
Si chiede ai parroci di individuare un referente delle realtà giovanili perché possa rappresentare la comunità parrocchiale.
domenIca 30 gIugno 2013
Parrocchie. Pula in festa per San giovanni Battista: in paese tante persone per le celebrazioni
Il bisogno di fede non va in vacanza:
le messe, il rosario e la meditazione
Così la comunità guidata
da don Marcello Loi
accoglie i tanti turisti
che affollano le località
della costa, offrendo
preziose opportunità
senza scordare i residenti
ROBERTO COMPARETTI
ON LA FESTA patronale di
San Giovanni Battista
hanno preso il via a Pula le iniziative che caratterizzeranno la vita del centro costiero per l'intera estate.
Forse meno sentito di Sant'Efisio,
San Giovanni Battista è stato comunque solennizzato, con la partecipazione di tante persone alla
processione per le vie del paese e
alle celebrazioni, presiedute da
giovani sacerdoti nella chiesa parrocchiale.
“Il triduo di preparazione - dice il
parroco, don Marcello Loi - ci ha
aiutato a prepararci al giorno della memoria liturgica e in molti
non sono voluti mancare agli appuntamenti in parrocchia. Il giorno della festa tante persone per le
strade che hanno seguito la processione. La celebrazione sentita
che ha dato anche il via alla serie
C
Alcuni momenti delle celebrazioni estive. (Foto Dreams by Deliah Curreli)
di appuntamenti ed iniziative che
la parrocchia mette in campo per
l'estate”.
Si parte l'adorazione Eucaristica
notturna due volte la settimana,
il martedì ed il venerdì, con la possibilità, per chi lo desidera, di stare in preghiera silenziosa davanti
al Santissimo dalle 21.30 alle
23.30, e la disponibilità di don
Marcello per le confessioni. “È
un'opportunità che abbiamo avviato lo scorso anno - dice il par-
roco - con un buon riscontro. Diversi turisti, così come molti pulesi, una volta usciti per la passeggiata dopo cena, entrano in chiesa si fermano a pregare e c'è chi si
avvicina per la confessione. Si tratta per lo più di persone che nelle
loro comunità seguono un percorso di fede e che nel periodo di
vacanze vogliono comunque alimentarlo, con una visita in chiesa
di fronte a Gesù Eucaristia. L'intenzione non è certo quella di
“catturare” neofiti ma di offrire
un'opportunità per la preghiera
silenziosa a chi lo desidera”.
Non solo occasioni per gli adulti
ma anche per i più piccoli. Una
volta la settimana per i bambini è
prevista la recita del Rosario in
spiaggia, a Nora. “Una recita a dimensione di bambino, spesso accompagnato dai genitori, che così partecipano all'iniziativa semplice ma di grande importanza,
per sensibilizzare i più piccoli alla
preghiera mariana. La serata si
conclude con un momento conviviale”.
La preghiera mariana resta protagonista anche per gli adulti il lunedì sera quando viene recitata
comunitariamente all'aperto, con
al termine un momento conviviale, realizzato grazie alla collaborazione dei residenti, che offrono
qualcosa ai turisti che partecipano.
Non mancano poi le messe all'aperto, la domenica sera. Una nei
pressi della chiesa di San Raimondo e l'altra intorno alle 20.15
a Nora con centinaia di persone
presenti.
Un momento formativo quotidiano è poi previsto per chi decide di
seguire la prima messa del mattino. “Dopo la celebrazione delle
7.30, quella più partecipata - riprende ancora don Marcello - viene proposta una meditazione guidata di circa un quarto d'ora. Una
scelta che va incontro all'esigenza
espressa da diverse persone: si
tratta di pochi muniti nei quali ci
si ferma insieme a riflettere su un
tema particolare”.
Una ulteriore conferma di come
il bisogno di spiritualità in momenti particolari siano una specifica esigenza di molte persone:
accanto alla vacanza vogliono
avere spazi di spiritualità, per poter ritemprare oltre al corpo anche l'anima.
domenIca 30 gIugno 2013
IL PORTICO DELL’ANIMA
Scheda. Prepariamoci alla Settimana sociale: “Famiglia, Speranza e Futuro della Società”
L’uguale dignità e complementarietà
dell’uomo e della donna nella famiglia
P. STEFANO M. MOSCHETTI, sj
NCHE LA RIFLESSIONE filosofica è invitata a scandagliare il Mistero della creazione, dell’uomo e della
donna, con gli strumenti propri, in
forma comunicativa, aperta all’intelligenza di tutti, credenti e meno credenti. Cosa possiamo dire dell’uguale dignità, ed insieme complementare identità dell’uomo e della donna
nella Famiglia? Siamo anzitutto invitati a riflettere sullo statuto proprio
dello Spirito creato, in quanto espresso in un corpo. Lo Spirito, in quanto
Spirito, è con tutto se stesso rivolto
all’Altro, gli altri. Suo privilegio ed esigenza è guardare al di fuori di sé per
essere se stesso, ritornare a se stesso,
crescere in conoscenza ed amore. Intrinseca, costitutiva apertura all’Altro, la pienezza di Essere, Conoscenza ed Amore, che così lo ha chiamato
all’esistenza, lo tocca e lo qualifica nel
suo intimo, aprendolo ad un orizzonte senza confini di essere, verità e
bontà.
L’uomo e la donna sono ugualmente qualificati, in quanto spirito (anima
) espressa in un corpo, da questa capacità di Dio, di Assoluto. Solo in questa intima comunione di anima e corpo, anima espressa in un corpo di cui
ha necessità non solo per esistere
umanamente, ma anche per operare
spiritualmente, possiamo individuare la comune dignità dell’uomo e della donna, il principio della socialità.
Necessità quindi dell’uomo e della
donna, nell’orizzonte dell’apertura
all’Altro divino che tutto qualifica eticamente, di aprirsi all’altro, uscire da
A
se stessi. Tutto passa attraverso il corpo umano, di cui abbiamo necessità
anche per le prestazioni che del tutto
lo superano, come l’adorazione, la
preghiera, la vita morale-spirituale.
Qual’è il compito particolare della
Donna, che ne fonda la dignità unica,
il suo statuto proprio? La sua capacità di accogliere l’altro, in una maternità realizzata, desiderata, spiritualmente trascesa. Non si tratta solo
di biologismo, ma nell’unità intima
di anima espressa in un corpo, che
così acquista dignità umana, questa
maternità, realizzata, desiderata, trascesa acquista un insostituibile valore sociale. Appunto perché si tratta di
una dimensione di valore umano, spirituale, la maternità, la generazione
realizzata, richiede preparazione: prima di essere personalmente padre e
madre del Figlio, capaci di accoglierlo, crescere la sua persona, gli sposi
devono reciprocamente accogliersi
come persone, fare crescere, consolidare la capacità di essere genitori, in
modo umano, per generare una persona umana. Per realizzare una nuova Persona umana, la sua capacità
costitutiva di relazione vissuta con
Dio, con gli altri, pur ricordando che
l’anima spirituale è creata nel figlio
da Dio stesso, risulta preziosissima la
crescita personale, nel dono reciproco, degli sposi. La Donna, per la sua
capacità insita, di accoglienza, sino
alla generazione del Figlio (come detto, l’Anima spirituale, ciò che fa l’uomo Persona, viene direttamente da
Dio) normalmente suscita anche nello Sposo, nella relazione reciproca,
questa capacità di accogliere la dimensione personale del figlio.
Questa attitudine propriamente femminile, risulta in definitiva indispensabile per l’equilibrio, il sano sviluppo
della stessa vita culturale-sociale. Non
solo a livello di famiglia, ma nella dimensione sociale, la sensibilità alle
esigenze della persona, la sua accoglienza, crescita, sviluppo sono legate alla qualità della presenza femminile. In un mondo sempre più impostato alla produzione tecnica, suscitare e sviluppare l’attenzione alla Persona, cui tutto deve essere orientato,
è in sé non solo prezioso, ma indispensabile. Facciamo un solo esempio nel campo della Filosofia: la Metafisica, l’attenzione alle dimensioni
più autentiche, umane, che sostengono la qualità della vita personale,
che esprimono la stessa costitutiva
apertura al trascendente, Dio, richiede una qualificata presenza femminile. Non si tratta solo di aprire alla
Donna la competenza e la ricerca filosofica, questo sarebbe in sè piccola
cosa, si tratta in modo più diffuso e
decisivo, che la Donna esprima, alimenti nella Famiglia e nella Società le
sue capacità uniche, preziose, quotidiane, di fare crescere l’uomo nella
sua dimensione personale, costitu-
tiva, di relazionarsi con verità ed amore all’Altro, agli altri.
Ritorniamo, a considerazioni più religiose, espresse nella conclusione
della Fides et ratio: «Come la Vergine
Maria fu chiamata ad offrire tutta la
sua umanità e femminilità affinchè
il Verbo di Dio potesse prendere carne, e farsi uno di noi, così la filosofia è
chiamata a prestare la sua opera, razionale e critica, affinchè la Teologia
sia feconda ed efficace come comprensione della fede.[….] Questa verità l’avevano ben compresa i Santi
Monaci dell’antichità cristiana, quando chiamavano Maria “ la mensa intellettuale della Fede”. In Lei vedevano l’immagine coerente della vera filosofia, ed erano convinti di dovere
filosofari in Maria.»
Se vogliamo risanare le fratture della
nostra cultura, la difficoltà di comporre valori spirituali e loro espressione corporale, l’antagonismo tra individuo e società, la difficoltà di conciliare debito sviluppo e continuità
di sana tradizione, dobbiamo rilanciare la famiglia, come luogo qualificato della donazione reciproca, della
generazione ed educazione. Sicuramente un compito arduo, che richiede l’impegno dell’uomo e della donna, dei figli, fratelli. Per questo attendiamo buoni frutti dalla prossima Settimana sociale. Il modo migliore di
prepararsi ad essa, è cercare non solo
di leggere, ma di approfondire il luminoso documento preparatorio «
La famiglia, speranza e futuro per la
società italiana». (Il Regno, Documenti, 9/2013, 272-285; Opuscolo
EDB; www. Settimane sociali).
fine - la prima parte sul numero 25
zione con l’Ufficio della Pastorale
Giovanile, la collaborazione con il
Gruppo Regionale dell’Educazione
alla Mondialità (GREM), la collaborazione con il Gruppo Diocesano dell’Educazione alla Mondialità
(GDEM), l’assistenza spirituale dei
cavalieri dell’Ordine Patriarcale della Santa Croce di Gerusalemme
(OPSCG) e le celebrazioni della Messa Bizantina secondo la mia Chiesa
Greco Cattolica Melchita. Tutto questo, mi ha fatto crescere umanamente e spiritualmente, mi ha arricchito
a tutti i livelli e mi ha incoraggiato
per la mia missione futura in qualsiasi posto sarò.
L’amore del popolo sardo verso gli altri riflette il suo amore verso Dio che
ci ha salvato. Le tradizioni, i costumi,
le processioni esprimono l’amore e
la devozione che i sardi hanno per la
Madonna e i santi. Tutto questo ha
un grande significato antropologico
e spirituale. Il mio ascolto della recita del Rosario in sardo, era per me la
preghiera più profonda e più bella.
Ogni giorno nelle mie preghiere, supplicavo Dio di proteggere la Sardegna e i sardi in qualsiasi posto nel
mondo; pregavo per l’Italia per il Medio Oriente e per il mondo intero; offrivo la mia messa ricordando tutte le
persone che vivono o che sono passate in Sardegna con la protezione
della nostra Signora Madonna di Bonaria. La Sardegna mi ha dato molto e prometto che rimarrò fedele a
quello che mi ha dato. La Sardegna
ha fatto parte della mia storia personale e non la dimenticherò mai. La
Sardegna ora è incisa nel mio cuore e
non si cancellerà mai dalla mia vita.
Prima di lasciare la Sardegna partendo per l’Olanda nei primi giorni di
luglio, vorrei ringraziare il popolo
sardo, la Diocesi di Cagliari e tutte le
persone che ho incontrato qua, per
tutto ciò che mi hanno dato e per la
loro testimonianza, ricordandoli tutti nelle mie preghiere. Così anche
chiederei a ciascuno di voi di ricordarmi nelle sue preghiere per continuare la mia missione data dal Signore nella mia vita missionaria Redentorista. Grazie Sardegna, non ti
dimenticherò mai!
Sardegna,
non ti dimenticherò
Lascia l’Isola il nostro collaboratore padre Fadi Rahi
P. FADI RAHI, C. Ss. r
enni in Sardegna per la prima volta nell’agosto del 2004.
Me ne innamorai talmente
tanto da desiderare di ritornare in
questa bellissima terra. Il mio sogno
si realizzò nel 2011, quando venni
nominato membro della Comunità
dei Missionari Redentoristi a San
Sperate (CA). Il 26 agosto 2011, il mio
aereo proveniente da Roma, atterrò
sul territorio sardo. Sin dai primi
giorni, ho ammirato la bellezza dei
paesi e dell’isola, mi ha colpito l’accoglienza e l’amore dei sardi, ho apprezzato la fede in Gesù Cristo e mi
sono innamorato della lingua sarda e delle tradizioni locali.
Il Libano (mio paese d’origine) e l’Italia – la Sardegna sono due nazioni
sul mar Mediterraneo. Condividono
costumi, tradizioni, fede, accoglienza e amore, perciò mi sentivo sempre a casa mia e non in una terra
V
straniera. Ho scoperto la somiglianza tra le famiglie, le persone, tra i nostri popoli. I Fenici, infatti, hanno
lasciato un'impronta ancora viva,
abbiamo lo stesso tipo di pane, la
spianata sarda, la carta da musica,
che assomiglia al sottile pane mediterraneo che da noi (Libano) le donne impastano spesso sedute per terra,
rotondo, leggero che pare che voli, sospinto dalle loro mani sapienti....
Un anno e dieci mesi in Sardegna,
sono stati per me una esperienza indimenticabile: le missioni popolari,
le confessioni nelle parrocchie in varie occasioni, le prediche dei Tridui e
delle feste patronali, la collaborazione con l’Ufficio Diocesano della Caritas, la partecipazione ai ritiri mensili del clero cagliaritano, le mie conferenze sulle Chiese Orientali, la collaborazione con la Forania di Decimomannu, la collaborazione nella
redazione del Settimanale Diocesano
di Cagliari (Il Portico), la collabora-
Il PortIco
15
giornali
CROLLO DELLE VENDITE
Profondo rosso anche
per l’editoria cattolica
Sembra non volersi arrestare l’emorragia di lettori da quotidiani,
settimanali e mensili cartacei, aggravando ulteriormente la crisi dell’editoria. I gruppi editoriali, alle
prese con la valutazione di vie alternative per attrarre la clientela,
sul versante della vendita dei prodotti storici (giornali e riviste) continuano a vedere segni negativi.
Sono le analisi che scaturiscono
dall’ultima rilevazione statistica sui
lettori realizzata da Audipress, la
società incaricata delle analisi sulla lettura dei giornali, quotidiani e
periodici e su ogni dato relativo
alle caratteristiche della lettura e
dei lettori. Sul totale dei lettori di
quotidiani intervistati, tra l’ultima
parte del 2012 e la prima del 2013
risulta una diminuzione generale
del 6,7%, con alcuni giornali che
risentono maggiormente, rispetto
ad altri, tale perdita.
I principali quotidiani per numero
di vendite, il Corriere della Sera e
La Repubblica, vedono entrambi
nero: in via Solferino segnano un
decremento del 6,7%, mentre il
quotidiano fondato da Scalfari
perde il 5,8% dei lettori. Crollo verticale per La Stampa, che segna
un -17%, e L’Unità, -19,6%. Libero si ferma a -13%, mentre Il
Giornale limita i danni con un meno 1,4%. Il Fatto Quotidiano si attesta a -5,8%, il quotidiano cattolico “l’Avvenire” arriva a -9,4%.
Rumoroso il tonfo del principale
quotidiano economico: il Sole 24
ore, giornale della Confindustria,
segna un -12,3%, mentre Italia
Oggi perde lettori per il 10,3%. Il
Tempo va controcorrente: +14%.
I giornali sportivi segnano tutti gravi passività: la Gazzetta dello
Sport, quotidiano del gruppo
RCS, paga un -11,8%, il Corriere
dello Sport-Stadio, con sede a
Roma, realizza un -5,8%, Tuttosport, giornale torinese, -12,6%.
Sul fronte dei principali quotidiani
isolani, L’Unione Sarda, sostanzialmente in pareggio, perde lo
0,3% rispetto alla precedente rilevazione, mentre La Nuova Sardegna segna un +1,6%. Non se la
passano meglio i settimanali: Famiglia Cristiana perde il 10,3% dei
lettori, L’Espresso l’11,1%, Panorama il 12%. Tra i mensili più conosciuti, segno negativo per tutti:
Airone -19%, Bell’Italia -14%; Focus e National Geographic, riviste storiche dell’editoria, perdono il 4,2% e il 7,5%. XL, mensile di
musica, cinema e cultura de La
Repubblica, perde il 18,5%, mentre Vogue Italia il 6,6% e Quattroruote l’11,6%.
Secondo Giulio Anselmi, presidente Fieg, la crisi dell’editoria occidentale è “particolarmente violenta”, e ritiene necessaria “una
ristrutturazione radicale, che sia
fondata sull’integrazione cartaweb. La ridefinizione complessiva
delle forme di sostegno all’editoria, spostando risorse dai soggetti ai progetti, dai contributi agli incentivi” è così, per Anselmi, necessaria, e chiede “rapidità d’intervento” riprendendo il disegno di
legge Levi (mat. mel.).
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Il PortIco
IL PORTICO DELLA DIOCESI
domenIca 30 gIugno 2013
Testimoni. al convegno organizzato dall’ordine Francescano Secolare della Sardegna, le parole di enrico Petrillo.
“Mia moglie ha fatto centro nella vita,
il matrimonio è accompagnarsi in Paradiso”
NICOLA BULLA
RANO ALCUNI MESI che la fraternità dell’Ordine Francescano Secolare della
Sardegna, attraverso il
proprio gruppo di lavoro per la Pastorale Familiare, si preparava al
convegno-testimonianza dal titolo
“Matrimonio: tomba dell’amore o
via per il Paradiso?”
Il convegno, dal titolo volutamente
provocatorio che si presta al ludibrio o all’approvazione, si è tenuto
domenica scorsa ed è stato una preziosa occasione per incontrarsi ed
incontrare. Il convegno infatti, inizialmente pensato per le sole famiglie francescane, è stato aperto alla
partecipazione di tutti, quale strumento di annuncio, di evangelizzazione. La risposta è stata immediata e di notevole entità, tanta è la ricerca e il bisogno di incontrare Cristo, in un tempo in cui il laicismo
spinge con forza al rifiuto di Dio proponendone un’idea falsa, feticista e
retrograda. L’occasione per parlare
di noi, di Dio e dell’incontro con Lui
soprattutto all’interno della nostre
famiglie è stata offerta dalla condivisione di vita donata all’assemblea
dei presenti dall’attesissimo ospite:
E
Enrico Petrillo.
La messa che ha concluso l’incontro in Seminario.
Enrico Petrillo e da una ispirata catechesi presentata da fra Vito D’Amato (ofm). Enrico ha raccontato la
storia d’amore, di sofferenza, di fede
che ha vissuto e tutt’ora vive con sua
moglie Chiara Corbella e i loro tre
figli Maria, Davide e Francesco.
Chiara è tornata al Padre, per via di
un carcinoma alla lingua
estremamente aggressivo,
diagnosticato durante l’ultima gravidanza, un anno dopo aver dato alla luce Francesco. I due coniugi in precedenza avevano accompagnato alla nascita al cielo i
due figli maggiori che hanno vissuto su questa terra per poco
più di mezz’ora a causa di gravi
malformazioni tali da determinarne
l’”incompatibilità con la vita”.
La scoperta della realtà trascendente della nostra vita offre una lettura
nuova di una storia che generalmente il mondo definirebbe tragica,
quel mondo che “stacca la spina”,
che vuole a tutti i costi impedire la
nascita di “bambini infelici”, che di-
fende a spada tratta, pseudo diritti
frutto delle velleità egoistiche degli
adulti, ma che ignora, offende e umilia i diritti dei piccoli!
La giornata ha avuto inizio nella preghiera, con l’invocazione dello Spirito Santo, guidata da fra Giuseppe
Carta, assistente regionale dell’OFS
(ofm). Il Ministro regionale
dell’O.F.S., Mauro Dessì (foto
a sinistra), ha poi salutato
l’assemblea illustrando le peculiarità che contraddistinguono il carisma del francescano secolare: camminare
nella fede nell’OFS significa
anche non tenere per sè i doni ricevuti, ma condividerli soprattutto con i poveri e gli ultimi. “Se in
spiaggia stringi la sabbia nel pugno,
ti scappa via piano piano dalla mano, ma se affondi la mano nella sabbia e sollevi il palmo offrendola all’altro essa rimane nel tuo palmo!”.
Quindi la testimonianza di Enrico:
vera, dettagliata, profonda. Enrico
ha presentato a tinte forti l’esperienza di due giovani cristiani, poi
fidanzati, poi divenuti sposi, che si
sono ritrovati a vivere l’ordinaria
straordinarietà degli eventi della
propria storia. Fra il lasciarsi e ritrovarsi del tempo del fidanzamento,
un cammino che ha condotto i due
al matrimonio, nel discernimento
con l’ausilio del direttore spirituale,
poi il susseguirsi di eventi che hanno
condotto i due a ritrovarsi sempre
più uniti: “Abbiamo pianto, ma nella croce ci siamo tanto amati di più!”;
amato al punto di lasciare andare
via una moglie, verso “chi l’ama più
di me” dice Enrico, quel Dio che non
puoi contenere, infatti “se vuoi un
dio piccolo come il tuo cervello, che
fa tutto ciò che vuoi tu, è una cosa tristissima!”.
La testimonianza culmina in “Mia
moglie ha fatto centro nella vita, il
matrimonio è accompagnarsi insieme in Paradiso, lei è li” e ancora
descrivendo la scelta vocazionale:
“Chiara ha scelto me nel matrimonio, non Francesco (ndr il figlio più
piccolo di Enrico e Chiara)! Francesco è il frutto del nostro amore!”.
Nel pomeriggio, dopo la presentazione della pastorale giovanile della
Gioventù Francescana e dell’araldinato e la proiezione di un filmato
Un momento importante per la comunità parrocchiale
di
san Luigi Gonzaga, patrono dei giovani e dei ministranti, durante la Messa vespertina Luca, Benedetto, Marco,
Lorenzo, Alessio, Federico, Andrea e Chiara hanno chiesto di
far parte del gruppo dei ministranti.
Consci che il loro ufficio è simile
a quello degli angeli che sono al
servizio di Dio in cielo, mentre
loro lo serviranno sull’altare della terra, nella Chiesa, questi otto
giovani hanno promesso di impegnarsi a compiere diligentemente, con l’aiuto di Dio, il servizio liturgico.
Il parroco don Sergio Manunza
ha benedetto gli abiti liturgici e li
N
EL GIORNO DELLA FESTA
ha consegnati ai nuovi ministranti per vestirli nel nome del
Signore; subito dopo, aiutati dai
genitori, i ragazzi hanno indossato l’abito e sono saliti all’altare
per iniziare il loro servizio liturgico.
Certamente è questo un giorno
importante per la comunità, perché i ministranti aumentano in
quantità e in qualità e vanno ad
incrementare il numero dei collaboratori che a vario titolo sono
impegnati in parrocchia e di
questo don Sergio ha reso grazie
al Signore.
Al termine della celebrazione nel
cortile parrocchiale ministranti,
genitori e numerosi collaboratori parrocchiali hanno partecipato ad un momento di fraterna
e gioiosa convivialità.
Padre Vito D’Amato.
L’aula magna del Seminario strapiena di giovani. Nel riquadro, Chiara Corbella.
Nuovi ministranti
al Santissimo Redentore
MARIA GRAZIA CATTE
inedito sulla vita di Chiara ed Enrico,
si è dato spazio alle domande dei
presenti che hanno ricevuto conferma che nel fidanzamento bisogna imparare a perdere, perché il
matrimonio sia vissuto nel donarsi e
non nell’appropriarsi dell’altro.
Al termine della messa conclusiva,
che “dà significato a tutto il nostro
stare insieme di oggi”, il commiato
di Mauro Dessì: “Oggi ho scoperto
che affianco a Chiara c’è un uomo
con una fede profonda e solida”.
Un desiderio accomuna i commossi partecipanti al termine della giornata: la voglia di gridare al mondo
che noi famiglie cristiane e francescane ci siamo e abbiamo qualcosa
da dire a tutti: “Siamo nati e non moriremo mai più!”.
Alcuni momenti della vestizione dei nuovi ministranti.