Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina(At 3,6)
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Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina(At 3,6)
LUIGI ANTONIO CANTAFORA Vescovo di Lamezia Terme Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina (At 3,6) Lettera alla Diocesi in preparazione alla Visita pastorale del Santo Padre Benedetto XVI a Lamezia Terme 2 Il Santo Padre Benedetto XVI e S.E. Mons. Luigi Antonio Cantafora, Città del Vaticano 27 maggio 2009. 3 Introduzione 1. Carissimi, ci stiamo preparando alla Visita pastorale di Benedetto XVI nella nostra Diocesi, che avverrà il 9 ottobre prossimo. L’annuncio della Visita ci ha riempito il cuore di stupore, gratitudine e speranza: il Santo Padre volge il suo sguardo proprio verso di noi, verso la nostra comunità ecclesiale e civile! Questo è un evento storico che va colto nel suo spessore spirituale: è il Signore che ci visita attraverso la persona del Successore di Pietro. Occorre, dunque, prepararsi bene, anzitutto con la disponibilità del cuore e la conversione: «Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino» (Is 55,6). La notizia della Visita ci ha raggiunto come un dono inaspettato. L’evento coglie la nostra Diocesi quasi alla conclusione del cammino avviato con la redazione del Progetto Pastorale quinquennale (2007-2012)1, che è stato frutto di un lavoro davvero corale. Nell’alveo del Progetto, grazie a Dio, sono nate nuove iniziative e prospettive e sono maturati alcuni frutti, non ultimo il servizio diocesano di consulenza, sostegno e mediazione familiare (consultorio), che contiamo di aprire nei prossimi mesi. 1 DIOCESI DI LAMEZIA TERME, Progetto Pastorale Diocesano Speranza in Dio e bellezza del cristianesimo, 8 dicembre 2007. 4 La Visita sarà una grazia per rilanciare il cammino avviato, per dare un nuovo ardore ed un respiro più ampio alla nostra vita pastorale. Ci visita il Pastore della Chiesa universale, il Successore di Pietro, cui il Signore ha affidato la cura di tutto il gregge (Gv 21,15-17), ha dato le chiavi del Regno dei Cieli (Mt 16,19) e del quale ha fatto la pietra sulla quale Egli stesso, incessantemente, edifica la sua Chiesa (Mt 16,18). Tutto ciò ci aiuti a ravvivare il nostro amore a Cristo e alla Chiesa, a dilatare i nostri cuori, a riprendere in mano lo slancio missionario. Come pastore di questa Chiesa, è mia premura incoraggiare le iniziative spirituali e culturali che possano aiutare a cogliere, nella Visita del Papa, la benevolenza del Signore e, insieme, ad approfondire il sapiente Magistero del Vicario di Cristo. Mentre si rischia di smarrire la rotta della vita, tra le onde di un mondo che sembra sovrastarci, allontanando Dio dall’orizzonte, immergendoci nel relativismo e, in fin dei conti, affievolendo l’immagine del Creatore impressa in noi, la parola di Pietro, che è a servizio della Parola di Dio, è per noi guida sicura nel mare tempestoso di questo tempo2. 2 «Il romano pontefice e i vescovi “sono i dottori autentici, cioè rivestiti dell’autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare nella pratica della vita” (Lumen gentium, n° 17). Il Magistero ordinario e universale del Papa e dei vescovi in comunione con lui insegna ai fedeli la verità da credere, la carità da praticare, la beatitudine da sperare. Il grado più alto nella partecipazione all’autorità di Cristo è assicurato dal carisma 5 2. In questa mia Lettera, desidero meditare con voi sul motto che è stato scelto per esprimere il senso di questa Visita: Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina! Questa espressione è tratta dagli Atti degli Apostoli (3,1-10) e racconta la guarigione di un uomo ad opera di Pietro e Giovanni. Eccone il testo: Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio. Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta Bella, per chiedere l’elemosina a coloro che entravano nel tempio. Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere un’elemosina. Allora, fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: “Guarda verso di noi”. Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. Pietro gli disse: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!”. Lo prese per la mano destra e lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e, balzato in piedi, si mise a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio e riconoscevano che era colui che sedeva a chiedere l’elemosina alla porta Bella del tempio, e furono ricolmi di meraviglia e stupore per quello che gli era accaduto. dell’infallibilità» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nn° 20342035). 6 La guarigione dello storpio 3. Il miracolo della guarigione dello storpio, per l’intervento di Pietro e Giovanni, viene raccontato come una continuazione dell’attività taumaturgica di Gesù, venuto a portare ai poveri la Buona Notizia, a proclamare ai prigionieri la liberazione, restituire la vista ai ciechi e rimettere in libertà gli oppressi (Lc 4,18). Gli apostoli, dopo la Resurrezione del Signore Gesù, ricevono lo Spirito Santo, che dona loro la forza dell’annuncio della parola di salvezza. La guarigione di quest’uomo, «storpio fin dalla nascita», rivela che l’opera di Dio è sempre “come un nuovo inizio”, un’opera creatrice che rinnova tutto l’uomo. Con gli apostoli continua l’azione divina nel mondo, si realizza il Regno di Dio. Pietro e Giovanni, salgono al tempio nell’ora della preghiera pomeridiana, manifestando piena fedeltà alle tradizioni giudaiche. Come accade ancora ai nostri giorni, presso la porta si raccolgono mendicanti che chiedono l’elemosina: «I poveri li avete sempre con voi» (Gv 12,8), aveva detto Gesù. Quest’uomo viene collocato lì ogni 4. giorno da altri; è accasciato sotto il peso della sua infermità. Non riesce, non può, non sa alzarsi da solo. Non sa cosa significhi “stare in piedi”. È un professionista nel chiedere 7 l’elemosina, ma è un rassegnato per quanto riguarda la sua esistenza! Avviene un incrocio di sguardi che rivela una reciproca attesa: «Fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: “Guarda verso di noi”. Ed egli si volse a guardarli». L’uomo storpio attende qualcosa, un contributo in denaro che risolva l’emergenza quotidiana! Non sa guardare negli occhi perché nessuno lo ha mai guardato. Non ha altre aspettative. Neppure immagina la possibilità di una svolta nella sua esistenza. Pietro e Giovanni desiderano, invece, offrirgli la salvezza, coinvolgendolo in un dialogo, considerandolo “persona”. Prima della guarigione fisica, Pietro offre al mendicante un rapporto da uomo a uomo. Forse è proprio questo il vero miracolo: «Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!». Alle parole segue il gesto di prendere lo storpio per mano e di risollevarlo. L’uomo cammina, entra nel tempio, loda Dio. E il popolo rimane edificato per l’accaduto. Il nome di Gesù, cioè la sua persona, è decisivo. Gli apostoli e la comunità cristiana sono chiamati, in quel tempo e in ogni tempo, a fondare solo su di lui la propria vita. Questo è il nome che riscatta da ogni tenebra, schiavitù e non senso. Egli permette di passare dalla morte alla resurrezione, di essere partecipi della vita di Dio, che dona la vera libertà. L’incontro con 8 Cristo, «dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva»3. La guarigione di quest’uomo avviene 5. perché Pietro opera nel nome di Gesù. È la fede in questo nome che, pur essendo stato vilipeso e oltraggiato, porta ora risurrezione e dà salvezza. Il nome di Gesù è il nome su cui la comunità dei credenti fonda la propria fede: essa non ha nient’altro che Gesù, il Crocifisso Risorto, non ha nessun altro nome da invocare! È il nome di Gesù la sua forza, la sua salvezza. «Chi fa affidamento sui carri e chi sui cavalli: noi invochiamo il nome del Signore nostro Dio» (Sal 20,8) ci ricorda il salmo. Davanti a questo nome ogni ginocchio si piega nei cieli, sulla terra e sotto terra (cfr. Fil 2,10). Ora, quest’uomo storpio, grazie al nome di Gesù viene rialzato dalla sua situazione di morte e rimesso in vita. Pietro lo prende per mano; le caviglie e i piedi del malato si rinvigoriscono, egli fa un balzo in avanti ed entra con loro nel tempio. La parola di Pietro è accompagnata da un gesto, un contatto fisico. L’uomo, guarito, entra con gli apostoli nel tempio, è riammesso a pieno titolo nel popolo di Dio. 3 BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, 25 dicembre 2005, n° 1. 9 Un territorio mendicante 6. Proviamo ad attualizzare questo racconto. Lo storpio passa da una condizione di emarginazione, solitudine e rassegnazione ad una vita nuova. La sua paralisi può essere metafora delle paralisi sociali del nostro Sud, piagato e rassegnato, e di un certo immobilismo del nostro territorio. Sono realtà con le quali quotidianamente dobbiamo confrontarci, perché condizionano la vita di tutti, piccoli e grandi. Sappiamo bene che questo non è il nostro vero e unico volto, tuttavia diverse piaghe sociali ci impediscono di esprimere al meglio le nostre belle potenzialità. Non si vogliono qui negare i segni concreti di costruzione della speranza che sono già in atto nel nostro territorio e che, silenziosamente e faticosamente, già lo fecondano e lo rendono bello. Afferma il documento conclusivo della 46a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, a proposito della terra calabra, che essa, «non poco tribolata», «tuttavia sa puntualmente raccontare come esista un altro Meridione, motivo di fierezza e di consolazione per tutta l’Italia»4. 4 SETTIMANE SOCIALE DEI CATTOLICI ITALIANI – COMITATO SCIENTIFICO E ORGANIZZATORE, Documento conclusivo della 46a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (Reggio Calabria, 14-17 ottobre 2010) Un cammino che continua... dopo Reggio Calabria, 2 febbraio 2011, n° 7. 10 Di questo “altro Meridione” vogliamo essere artefici, attraverso la missione che ci spetta, come comunità ecclesiale, di offrire il nostro specifico contributo, evangelico, per il riscatto della nostra terra. Del resto, dove cresce il Vangelo attraverso uomini e donne che lo incarnano, cresce anche il tessuto umano: «I santi sono i veri portatori di luce all’interno della storia, perché sono uomini e donne di fede, di speranza e di amore»5. Talvolta poi si avverte che oggi è in crisi anche la fiducia reciproca, premessa indispensabile per una vera rinascita della civitas. Nella proposta educativa va recuperato anche questo aspetto umano, che è presupposto della gratuità della fede, dell’amore e della speranza! La sfida dell’educazione è decisiva per il riscatto del nostro territorio 7. Il paralitico, grazie all’incontro con Gesù Cristo mediato dagli apostoli, cambia profondamente: passa da una situazione di mendicante, malato e rassegnato, ad una guarigione profonda, che gli permette di elevarsi anche sotto il profilo umano, di lodare Dio e di rendergli testimonianza. Le paralisi della nostra terra non sono riassumibili in un semplice problema economico: vi è in esse «una dimensione più profonda, che è di 5 BENEDETTO XVI, Deus caritas est, n° 40. 11 carattere etico, culturale e antropologico»6. Le piaghe che si constatano a livello sociale, sia nel Mezzogiorno che a livello globale, possono essere chiamate, con un’espressione usata da Giovanni Paolo II, «strutture di peccato»7: apparati di potere, sistemi economici e finanziari, correnti culturali, frange istituzionali deviate, mafie e gruppi criminali, ecc. Esse non sono fatalità, ma derivano dai peccati dei singoli e, a loro volta, spingono a commettere il male, condizionando in modo pervasivo e prepotente la libertà personale. Così, si crea un circolo vizioso tra le “paralisi sociali” e le “paralisi dei singoli”, per cui si vive in un modo non autentico, soffocati nel male o nella mediocrità, ripiegati su se stessi, mendicando la vita in idoli morti e mortiferi. Invece, può e deve innescarsi un circolo virtuoso, e alcuni segni di speranza già si possono scorgere8. Infatti, i veri protagonisti dello sviluppo sono le persone, sono uomini e donne rinnovati dall’incontro con il Risorto, disponibili verso Dio e, quindi, anche verso i fratelli. Sono 6 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Documento Per un Paese solidale. Chiesa Italiana e Mezzogiorno, 21 febbraio 2010, n°16. 7 GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Sollicitudo rei socialis, 30 dicembre 1987, n° 36. 8 «Nello svolgimento della nostra missione educativa, un ruolo di primaria grandezza è svolto dall’insegnamento e dalla testimonianza dei santi... Accanto a loro, rifulgono non poche grandi personalità spirituali, rappresentative anche ai nostri giorni della Chiesa del Mezzogiorno» (CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Per un Paese solidale, n°18). 12 uomini e donne impegnati a umanizzare l’ambiente e le strutture della polis, dell’economia e della finanza, e si assumono il problema decisivo della tenuta morale della società9. Pertanto: «La maggiore forza a servizio dello sviluppo è... un umanesimo cristiano, che ravvivi la carità e si faccia guidare dalla verità, accogliendo l’una e l’altra come dono permanente di Dio»10. I vari cancri che affliggono il Mezzogiorno si combattono alla radice con una terapia a base di Vangelo: «L’annuncio di Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo»11. Non si vogliono qui affatto negare le altre responsabilità a tutti livelli, compreso quello istituzionale. Ma ognuno è chiamato a fare la sua parte e, come Chiesa che vive in Lamezia, anche noi siamo chiamati ad accogliere la sfida educativa come «la più decisiva per lo sviluppo integrale del Sud»12. Pertanto, con i vescovi italiani, «rivendichiamo alla dimensione educativa, umana e religiosa, un ruolo primario nella crescita del Mezzogiorno»13. 9 Cfr. BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Caritas in Veritate, 29 giugno 2009, n° 51. 10 Ibidem, n° 78. 11 PAOLO VI, Lettera enciclica Populorum progressio, 26 marzo 1967, n° 16. Cfr. anche BENEDETTO XVI, Caritas in Veritate, n° 8. 12 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Per un Paese solidale, n° 17. 13 Ibidem, n° 16. 13 L’educazione abbraccia diversi ambiti della vita ed ha vari soggetti come responsabili. Qui si fa riferimento specificamente all’educazione cristiana, intesa non come mera istruzione ma come quel processo che, non senza sofferenze (san Paolo usa la metafora del parto, Gal 4,19), porti ad una formazione integrale della persona, con un cambiamento in senso evangelico della mentalità e degli stili di vita. L’educazione cristiana non può «limitarsi ad essere scuola di dottrina, ma deve diventare occasione d’incontro con la persona di Cristo e laboratorio in cui si fa esperienza del mistero ecclesiale, dove Dio trasforma le nostre relazioni e ci forma alla testimonianza evangelica di fronte e in mezzo al mondo»14. Accogliamo, dunque, questo impegno con gratitudine verso tutti coloro che sono già in prima linea nel campo educativo. Ma anche con il desiderio che cresca la qualità della nostra pastorale e nuovi operai accolgano la chiamata a lavorare nella vigna del Signore. In conclusione, «il compito dell’educatore cristiano è diffondere la buona notizia che il 14 Ibidem, n° 18. «Educare è formare le nuove generazioni, perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di una memoria significativa che non è solo occasionale, ma accresciuta dal linguaggio di Dio che troviamo nella natura e nella Rivelazione, di un patrimonio interiore condiviso, della vera sapienza che, mentre riconosce il fine trascendente della vita, orienta il pensiero, gli affetti e il giudizio» (BENEDETTO XVI, Discorso all’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, 27 maggio 2010). 14 Vangelo può trasformare il cuore dell’uomo, restituendogli ragioni di vita e di speranza. Siamo nel mondo con la consapevolezza di essere portatori di una visione della persona che, esaltandone la verità, la bontà e la bellezza, è davvero alternativa al sentire comune»15. I laici protagonisti della sfida educativa 8. «È l’ora dei laici»16. Mi sono imbattuto recentemente in queste parole di Paolo VI che, certamente, ci fanno respirare l’aria conciliare e che sono quanto mai attuali. Papa Benedetto XVI ha addirittura parlato della «corresponsabilità» dei laici, andando oltre la semplice collaborazione17. E nell’epoca della sfida educativa, i laici sono interpellati in prima persona. La corresponsabilità riguarda tutti, anche i più piccoli e anche quelli meno dotati culturalmente. Ma esige attenzione alla propria vita spirituale e alla formazione e, soprattutto, la disponibilità del cuore. In Diocesi esistono varie proposte volte a valorizzare e a qualificare i laici. Penso, tra l’altro, alle iniziative curate 15 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020 Educare alla vita buona del Vangelo, 4 ottobre 2010, n° 8. 16 PAOLO VI, Omelia, Frascati 1 settembre 1963. 17 BENEDETTO XVI, Discorso all’apertura del Convegno pastorale della Diocesi di Roma sul tema: “Appartenenza ecclesiale e corresponsabilità pastorale”, 26 maggio 2009. 15 dall’Ufficio catechistico diocesano, che stanno elevando la qualità della catechesi. Riflettere attentamente sulla portata della parola “corresponsabilità” dovrebbe davvero metterci in movimento, modificando il programma di vita talvolta costruito su ideali di basso profilo! Corresponsabilità significa anche superare l’inganno dell’inerzia, del “tanto non c’è niente da fare”, mettendosi personalmente in gioco. Si tratta di esprimere quello che si è, la propria identità battesimale, la chiamata ad essere sacerdoti, re e profeti, offrendo se stessi (Rm 12,1-2). In particolare «ai fedeli laici è affidata una missione propria nei diversi settori dell’agire sociale e nella politica»18. In questo ambito di servizio attento e competente, abbiamo tanto da reimparare a ogni stagione politica e culturale, tanto più in quest’epoca di incertezze, di guerre inaspettate, di “fuga” dalle responsabilità verso gli altri, verso il mondo, verso il futuro. 18 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Per un Paese solidale, n°16. «Il compito immediato di agire in ambito politico per costruire un giusto ordine nella società non è dunque della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici, che operano come cittadini sotto la propria responsabilità: si tratta di un compito della più grande importanza, al quale i cristiani laici italiani sono chiamati a dedicarsi con generosità e con coraggio, illuminati dalla fede e dal Magistero della Chiesa e animati dalla carità di Cristo» (BENEDETTO XVI, Discorso al IV Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona, 19 ottobre 2006). 16 Le nostre parrocchie e associazioni, lungi dall’essere oasi estranianti dalla realtà familiare, lavorativa e sociale, diventino più volentieri fucine di vita cristiana, affinché il fedele laico possa esprimersi nel suo quotidiano, diventando sale, luce e lievito, in questa generazione. In conclusione, carissimi laici, «si tratta di portare, col clero, la Croce del Signore in mezzo alla società e di predicare il Cristo, che sempre ha intorno a sé il dramma della contraddizione: chi lo accetta, chi lo impugna, chi lo vuol crocifiggere; si tratta di portare questo dramma nel nostro mondo moderno»19. La sfida educativa interpella tutta la nostra Chiesa 9. Sappiamo bene che le parrocchie rimangono «il nucleo fondamentale nella vita quotidiana della Diocesi»20 e solo il Signore sa il bene silenzioso, ma efficace, che si attua attraverso la loro presenza. Le visite pastorali che sto portando avanti hanno evidenziato che alcune parrocchie sono più vivaci e dinamiche, altre si limitano ad una pastorale conservativa. Si avverte complessivamente il bisogno del superamento dell’isolamento, della valorizzazione dei laici e di una maggiore profondità nell’offerta formativa e 19 PAOLO VI, Omelia, 1 settembre 1963. GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica post-sinodale Pastores gregis, 16 ottobre 2003, n° 45. 20 17 nella testimonianza della carità. Ma questi sono argomenti su cui più volte mi sono già soffermato in passato. Sulla sfida educativa sono stati pubblicati i nuovi orientamenti pastorali della Conferenza Episcopale Italiana per il prossimo decennio21. In Diocesi desideriamo far tesoro di questo nuovo documento, cercando di mediarne la diffusione dei contenuti a vari livelli, perché cresca la coscienza dell’importanza dell’educazione e ci si attivi sempre più in questa direzione. Sarà certamente fruttuosa, inoltre, l’apertura alle novità associative e carismatiche suscitate dallo Spirito, specialmente dopo il Concilio, per una formazione più approfondita e una crescita del dinamismo missionario22. In questi anni, grazie a Dio, sono anche aumentate le presenze in Diocesi di comunità religiose maschili e femminili, che si sono aggiunte 21 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. 22 «L’aspetto istituzionale e quello carismatico sono quasi co-essenziali alla costituzione della Chiesa e concorrono, anche se in modo diverso, alla sua vita, al suo rinnovamento ed alla santificazione del Popolo di Dio. È da questa provvidenziale riscoperta della dimensione carismatica della Chiesa che, prima e dopo il Concilio, si è affermata una singolare linea di sviluppo dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità» (GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità, 30 maggio 1998, n° 4). Sulla materia sono diversi gli interventi dei pontefici. Cfr. tra l’altro S. RYLKO, Una stagione promettente. Introduzione al Congresso mondiale dei movimenti, 31 maggio 2006, in Il Regno-documenti 13/2006, 403. 18 alle case religiose di più antica fondazione. Il Signore benedica questi nostri fratelli e sorelle e li sostenga nel loro dono affinché, nella varietà dei loro carismi, siano sempre una presenza educante, che richiama tutti all’Assoluto e alla bellezza della vita cristiana. La sfida dell’educazione: passi fatti, “cantieri” aperti e prospettive future 10. Desidero con voi, anzitutto, lodare il Signore per alcuni doni, forse poco evidenti ma assai significativi, con i quali Egli sta benedicendo la vita della nostra Chiesa. Nel contempo richiamerò brevemente alcune iniziative educative in atto o di prossima apertura, promosse dalla Curia diocesana, come supporto e stimolo per la vita delle parrocchie e delle associazioni. Nostro auspicio è che la venuta di Benedetto XVI, il cammino di preparazione e quello successivo alla Sua visita, provochino un sussulto di speranza ed alimentino l’impegno di tutti nella sfida educativa. Ci visita il pastore della Chiesa universale. Ciò rinsalda i vincoli di comunione, spinge a sentire cum Ecclesia e ad allargare gli orizzonti, talvolta ristretti, di certa nostra pastorale. Dal compiacimento per i risultati pastorali raggiunti, apriamoci ad una prospettiva più ampia, rivolta verso chi vive ai margini o del tutto fuori della comunità ecclesiale. Ci possono aiu- 19 tare queste parole, anche se in origine si riferiscono ad un contesto differente: «Le prime case ci impediscono di vedere la città, i primi alberi non ci consentono di abbracciare con lo sguardo tutto il bosco. [...] Noi vediamo il particolare così da vicino e così dettagliatamente, che non riusciamo più a cogliere il tutto»23. Sacerdoti e nuove vocazioni 11 Dal 2004 abbiamo avuto il dono di tredici ordinazioni di sacerdoti diocesani e, grazie a Dio, altri quattro giovani saranno ordinati presbiteri nel mese di maggio. Inoltre, diversi giovani sono in seminario minore o in discernimento vocazionale, dieci sono già incamminati verso il sacerdozio e stanno espletando gli studi filosofico-teologici ed il curriculum formativo. Desidero esortare tutti a pregare il Signore perché susciti tra i nostri ragazzi e ragazze operai 23 Ecco il testo nel suo insieme: «“Nel nostro sforzo per giungere a una comprensione della Chiesa, sulle tracce del Concilio che per questo si è battuto accanitamente, noi ci siamo avvicinati tanto a questa chiesa, che non riusciamo più a vederla nel suo complesso; le prime case ci impediscono di vedere la città, i primi alberi non ci consentono di abbracciare con lo sguardo tutto il bosco. La situazione in cui la scienza ci ha condotto a proposito di molti aspetti della realtà, sembra ora ripetersi anche a riguardo della chiesa. Noi vediamo il particolare così da vicino e così dettagliatamente, che non riusciamo più a cogliere il tutto: l’aumento di esattezza significa qui diminuzione di verità» (H. U. VON BALTHASAR – J. RATZINGER, Perché sono ancora cristiano. Perché sono ancora nella Chiesa, Queriniana, Brescia 20053, 76). 20 per la sua messe (Mt 9,38; Lc 10,2). Tale preghiera diventi anche coraggio nella proposta perché, ad iniziare dalle famiglie, si risvegli nel cuore dei giovani l’interrogativo sulla propria vocazione e missione. Alle giornate vocazionali o alle altre iniziative promosse dalla Diocesi non può non accompagnarsi un paziente lavoro educativo che si vive nel quotidiano delle famiglie, delle parrocchie e delle associazioni. I novelli sacerdoti si inseriscono in un presbiterio dall’età media abbastanza bassa. Ciò è una ricchezza, ma richiede una particolare cura verso di loro, specie nei primi anni di ministero. Tutti i presbiteri sono chiamati a diventare «“brani di Vangelo vivente”, che tutti possono leggere ed accogliere»24. Occorrono preti nuovi che, con il cuore penitente, si lascino rinnovare dal Signore e si spendano generosamente per i fratelli25. 24 «Conversione, per noi Sacerdoti, significa innanzitutto adeguare sempre più la nostra vita alla predicazione, che quotidianamente ci è dato di offrire ai fedeli, diventando, in tal modo, “brani di Vangelo vivente”, che tutti possono leggere ed accogliere. Fondamento di un tale atteggiamento è, senza dubbio, la conversione alla propria identità: dobbiamo convertirci a ciò che siamo! L’identità, ricevuta sacramentalmente ed accolta dalla nostra umanità ferita, domanda la progressiva conformazione del nostro cuore, della nostra mente, dei nostri atteggiamenti, di tutto quanto noi siamo all’immagine di Cristo Buon Pastore, che in noi è stata sacramentalmente impressa» (CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Messaggio ai sacerdoti, Quaresima 2011). 25 «Particolarmente urgente è la conversione dal rumore al silenzio, dall’affannarci nel “fare” allo “stare” con Gesù, 21 Tutto questo richiede una speciale cura per i seminaristi (accanto alla proposta educativa del Seminario, in Diocesi si attuano specifiche attività) e una rinnovata attenzione di accompagnamento del clero, sacerdoti e diaconi. In particolare, sono ormai collaudati da alcuni anni incontri specifici, in forma residenziale, per la formazione permanente (umana e spirituale) del clero giovane, che si aggiungono agli altri incontri formativi per tutto il presbiterio. Inoltre, grazie a Dio, stanno nascendo alcune piccole comunità di sacerdoti26, che abitano insieme e vivono comunitariamente, condividendo anche alcuni momenti di preghiera e formativi. Non mancheranno i frutti spirituali di queste fraternità per gli stessi e per il popolo che sono chiamati a servire, ed è necessario che a tutto questo si affianchi l’esperienza appassionata dei sacerdoti più maturi e anziani. Il Progetto “Tobia e Sara” e il Progetto “Amos”. 12 Nell’alveo del Progetto Pastorale Diocesano sono indicati due ambiti speciali di impegno per la nostra Chiesa diocesana, che prendono il nome da alcune figure bibliche (Tobia e partecipando sempre più consapevolmente al Suo essere» (Ibidem). 26 Cfr. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Decreto Presbyterorum ordinis, n° 8. 22 Sara, Amos): si tratta della pastorale familiare e della pastorale sociale. Mi piace cogliere la profonda unità tra queste due nostre scelte diocesane di impegno educativo, e insieme la profonda sintonia con le preoccupazioni pastorali degli ultimi pontefici. La prima enciclica sociale di Giovanni Paolo II, la Laborem Exercens (1981) e l’ultima enciclica di Benedetto XVI, la Caritas in Veritate (2009) sono accomunate, tra l’altro, dall’idea che «la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica»27. Tra queste due autorevoli espressioni del Magistero pontificio si può collocare, come una sorta di collegamento, la Evangelium Vitae (1995). L’appena citata espressione della Caritas in Veritate mostra appunto la profonda unità tra l’etica della vita e l’etica sociale. Purtroppo, accanto a generosi promotori, si deve constatare una certa latitanza di queste tematiche nella pastorale ordinaria, quando invece «per la Chiesa insegnare e diffondere la dottrina 27 BENEDETTO XVI, Caritas in Veritate, n° 75. Siamo in un tempo in cui si deve purtroppo constatare la persistenza della «congiura contro la vita» già denunciata da Giovanni Paolo II (Lettera enciclica Evangelium vitae, 25 marzo 1995, nn. 12 e 17). Lo stesso Benedetto XVI è intervenuto più volte su queste problematiche. Ad esempio, si legge nella Caritas in Veritate che «l’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo» (n° 28) e, circa la famiglia, anch’essa realtà sotto attacco e minacciata nei suoi stessi fondamenti, si annota che è necessario «proporre ancora alle nuove generazioni la bellezza della famiglia e del matrimonio, la rispondenza di tali istituzioni alle esigenze più profonde del cuore e della dignità della persona» (Ibidem, n° 44). 23 sociale appartiene alla sua missione evangelizzatrice e fa parte essenziale del messaggio cristiano, perché tale dottrina ne propone le dirette conseguenze nella vita della società ed inquadra il lavoro quotidiano e le lotte per la giustizia nella testimonianza a Cristo Salvatore»28. Circa il Progetto Tobia e Sara, dopo alcune esperienze precedenti, è ben avviato l’itinerario diocesano di formazione permanente per il matrimonio e la famiglia, che ha come destinatari alcune coppie di coniugi che possano assumere il compito di animazione e servizio verso altre coppie, in diocesi, nelle parrocchie, sul territorio, rispondendo in modo evangelico e competente alle tante sfide nel campo della famiglia e della vita. Riorganizzati dalla Diocesi, attraverso le vicarie, anche i cosiddetti corsi pre-matrimoniali si stanno rivelando fruttuosi. Da qualche anno, la Provincia Siculo-Napoletana dei Padri Camilliani svolge in Diocesi un corso di etica ed umanizzazione, abilitato a rilasciare crediti formativi con valore legale, che ha coinvolto numerosi medici, professionisti, volontari, lavoratori e operatori pastorali del mondo sanitario. Sono in atto altre iniziative di animazione, con l’apporto del Cappellano (Vincenziano) dell’Ospedale lametino. 28 GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Centesimus annus, 1 maggio 1991, n° 5. 24 Contiamo poi di aprire presto il servizio diocesano di consulenza, sostegno e mediazione familiare. 13 Nel quadro della sfida educativa, in cui la Chiesa italiana è impegnata e vuole proseguire ad impegnarsi, «trova spazio l’esigenza di ripensare e rilanciare le scuole di formazione sociale e politica»29. La Scuola di Dottrina Sociale non è ormai una novità nel panorama della nostra vita diocesana: in questi anni essa è cresciuta numericamente e qualitativamente ed è nata l’esigenza di aprire quattro sezioni, in Lamezia Terme presso il Seminario Vescovile, nel salone delle Parrocchie in Nocera Terinese Marina e in Marcellinara, ed in un’azienda agricola in Acconia di Curinga. La novità di quest’anno è che, grazie alla collaborazione con l’Istituto Universitario Sophia e l’Associazione Internazionale per una Economia di Comunione, la scuola di Lamezia sta godendo dell’apporto di docenti di fama e 29 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Per un Paese solidale, n°17. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo, n° 54, b): «Avvertiamo la necessità di educare alla cittadinanza responsabile. [...] Nella visione cristiana l’uomo non si realizza da solo, ma grazie alla collaborazione con gli altri e ricercando il bene comune. Per questo appare necessaria una seria educazione alla socialità e alla cittadinanza, mediante un’ampia diffusione dei principi della dottrina sociale della Chiesa, anche rilanciando le scuole di formazione all’impegno sociale e politico». 25 propone un corso di alta formazione in Economia di Comunione. La Fondazione Giuseppe Toniolo di Verona collabora a sua volta attraverso l’invio di relatori che qualificano la proposta della Scuola di Nocera Marina. Tutto questo circolare di idee ed esperienze ha smosso il terreno, facendo nascere e maturare vere e proprie vocazioni di laici impegnati in questo importante "snodo" della pastorale che è la dottrina sociale. È sotto gli occhi di tutti quanto sia urgente la rinascita del nostro territorio, che dipende da uomini e donne nuovi. I nostri sforzi vanno proprio in questa direzione, perché sorga una nuova cultura, si instaurino nuovi stili di vita volti a promuovere non interessi ristretti ed egoistici, ma il bene comune30. Insieme agli uomini di buona volontà, desideriamo contribuire, attraverso le ali della ragione e della fede, ad edificare la speranza nelle nostre contrade e laddove il Signore ci chiama. 30 Scriveva Benedetto XVI, proprio in occasione dell’ultima Settimana Sociale svoltasi a Reggio Calabria: «Far fronte ai problemi attuali, tutelando nel contempo la vita umana dal concepimento alla sua fine naturale, difendendo la dignità della persona, salvaguardando l’ambiente e promuovendo la pace, non è compito facile, ma nemmeno impossibile, se resta ferma la fiducia nelle capacità dell’uomo, si allarga il concetto di ragione e del suo uso e ciascuno si assume le proprie responsabilità. Sarebbe, infatti, illusorio delegare la ricerca di soluzioni soltanto alle pubbliche autorità» (Messaggio al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana in occasione della 46a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, 12 ottobre 2010). 26 Non si improvvisano uomini e donne nuovi, temprati nel Vangelo, ferrati nell’insegnamento della Chiesa e professionalmente competenti. È a questo che mirano i nostri itinerari diocesani di formazione: è un lavoro lento, ma nel quale ci sentiamo incoraggiati dagli orientamenti del Magistero di Benedetto XVI, perché anche noi, pur nel nostro piccolo, ciascuno secondo le sue responsabilità, con l’impegno nella formazione e nelle opere quotidiane, facciamo la nostra parte per «rendere “divina” e perciò più degna dell’uomo la vita sulla terra»31. Infatti, «l’anelito del cristiano è che tutta la famiglia umana possa invocare Dio come “Padre nostro!”»32. Parola di Dio e lectio divina 14. La Parola del Signore è creativa, è efficace, è radicale. È creativa perché non solo ha la capacità di rinnovare la nostra esistenza, ma anche di aprire varchi nuovi, orizzonti inesplorati, intuizioni vive. È efficace perché, entrando nel profondo del cuore, fa prendere coscienza della propria realtà, la plasma, la risana, la guarisce, la rinnova. È radicale, perché non è una verniciatura leggera o una copertura di cipria. O il Vangelo innerva la vita e l’esistenza mutandola dal di dentro, o non è Vangelo! Il Vangelo è la Buona Notizia, è la pienezza di vita che desideriamo: è 31 32 BENEDETTO XVI, Caritas in Veritate, n° 79. Ibidem. 27 Dio che ama ogni uomo, tutto l’uomo e tutti gli uomini. Benedetto XVI ha voluto un Sinodo sulla Parola di Dio per ricordare all’uomo di oggi che ciò che veramente ci nutre è la Parola che viene da Dio. Solo chi si lascia trasformare da essa sa accogliere il grande dono di una vita risorta per il bene suo e della società. Nell’esortazione post-sinodale, il Santo Padre ha insistito «sull’esigenza di un approccio orante al testo sacro come elemento fondamentale della vita spirituale di ogni credente, nei diversi ministeri e stati di vita, con particolare riferimento alla lectio divina. La Parola di Dio, infatti, sta alla base di ogni autentica spiritualità cristiana»33. Il Papa riferendosi ad Origene, scrive che l’intelligenza delle Scritture richiede «più ancora che lo studio, la preghiera. Egli è convinto, infatti, che la via privilegiata per conoscere Dio sia l’amore, e che non si dia un’autentica scientia Christi senza innamorarsi di lui»34. È significativo che, dopo la Visita a Lamezia Terme, il Papa si recherà nella Certosa di Serra San Bruno: siamo grati al Signore per la presenza, nella nostra terra, di questo luogo così significativo che risveglia nel cuore di tutti il desiderio dell’Assoluto e richiama alla vita interiore, alla preghiera e all’ascolto della Parola. 33 BENEDETTO XVI, Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini, 30 settembre 2010, n° 86. 34 Ibidem. 28 Nel dopo Concilio sono nati cammini laicali che fanno della Parola di Dio la base di un itinerario di formazione e di crescita spirituale. Nel nostro Progetto Pastorale Diocesano, ci si è prefissi, tra le priorità, quella di «impegnarsi in maniera più mirata nella sfida dell’educazione e formazione umana e cristiana, orientata a promuovere testimoni del Vangelo in questo nostro mondo che cambia, valorizzando a questo fine le differenti realtà carismatiche»35. In questi anni sono stati fatti alcuni passi in tal senso. Sono, inoltre, sorte alcune “scuole della Parola” in varie zone della Diocesi (Cattedrale, Parrocchia del Carmine in Sambiase, Santuario della Madonna di Visora in Conflenti, Monastero benedettino della Resurrezione in San Michele di Serrastretta), che offrono attraverso la lectio divina uno strumento vitale di crescita per il popolo36. 35 DIOCESI DI LAMEZIA TERME, Speranza in Dio e bellezza del cristianesimo, n° 19.2. 36 Papa Bendetto XVI ripropone nel documento postsinodale i vari passi attraverso i quali si snoda la lectio divina: «Essa si apre con la lettura (lectio) del testo, che provoca la domanda circa una conoscenza autentica del suo contenuto: che cosa dice il testo biblico in sé? Senza questo momento si rischia che il testo diventi solo un pretesto per non uscire mai dai nostri pensieri. Segue, poi, la meditazione (meditatio) nella quale l’interrogativo è: che cosa dice il testo biblico a noi? Qui ciascuno personalmente, ma anche come realtà comunitaria, deve lasciarsi toccare e mettere in discussione, poiché non si tratta di considerare parole pronunciate nel passato, ma nel presente. Si giunge successivamente al momento della preghiera (oratio) che suppone la domanda: che cosa diciamo noi al Signore in risposta alla 29 Infine, è bene ricordare che vi è uno stretto legame tra Parola di Dio e liturgia e che «la lettura orante, personale e comunitaria, deve essere sempre vissuta in relazione alla celebrazione eucaristica»37. La formazione liturgica e musicale 15. La liturgia è parte integrante ed essenziale del processo di educazione cristiana. È superfluo insistere sul grandissimo dono dell’Eucaristia e dei Sacramenti, ma è necessario adoperarsi affinché essi non scadano in vuote ritualità. La qualità delle nostre celebrazioni sia curata in modo adeguato in tutti i suoi aspetti, dalla proclamazione della Parola all’omelia, dal decoro dei luoghi di culto e dei paramenti alla valorizzazione delle diverse ministerialità, al rispetto delle norme. Anche la preparazione diosua Parola? La preghiera come richiesta, intercessione, ringraziamento e lode, è il primo modo con cui la Parola ci cambia. Infine, la lectio divina si conclude con la contemplazione (contemplatio) durante la quale noi assumiamo come dono di Dio lo stesso suo sguardo nel giudicare la realtà e ci domandiamo: quale conversione della mente, del cuore e della vita chiede a noi il Signore? [...] La contemplazione, infatti, tende a creare in noi una visione sapienziale della realtà, secondo Dio, e a formare in noi «il pensiero di Cristo» (1Cor 2,16). La Parola di Dio si presenta qui come criterio di discernimento [...]. È bene poi ricordare che la lectio divina non si conclude nella sua dinamica fino a quando non arriva all’azione (actio), che muove l’esistenza credente a farsi dono per gli altri nella carità» (BENEDETTO XVI, Verbum Domini, n° 87). 37 Ibidem, n° 86. 30 cesana al prossimo Congresso Eucaristico Nazionale sta attivando iniziative finalizzate ad accrescere l’amore all’Eucaristia. All’interno della liturgia, la musica e il canto sacro donano un apporto importante per favorire la preghiera. L’Ufficio Liturgico sta offrendo il proprio contributo alla formazione degli operatori liturgici e ha anche cercato di mettere in rete le forze vive presenti qua e là in Diocesi, con alcuni buoni risultati. La novità di quest’anno pastorale è che, grazie ad una convenzione tra la Diocesi e l’Istituto Superiore di Studi Musicali “P. Tchaikovsky” di Nocera Terinese, con l’alto patrocinio della Conferenza Episcopale Italiana, in alcuni locali del nostro Seminario Vescovile si tiene un corso di Laurea di I livello in Canto ad indirizzo liturgico e un Corso di Cantore della Musica SacroLiturgica. Anche questo è un ulteriore contribuito nell’ambito della sfida educativa, nella quale siamo impegnati e che la Visita di Benedetto XVI contribuisce a ravvivare. Aspettando con gioia il Santo Padre Da quando abbiamo ricevuto l’annuncio 15. della Visita di Benedetto XVI a Lamezia Terme, abbiamo avviato i preparativi. Ma, al di là degli aspetti pratici da predisporre, mi preme qui riba- 31 dire l’importanza di arrivare ben disposti interiormente all’evento del 9 ottobre. In tal senso chiedo ai sacerdoti che ancora non lo abbiano fatto di dare il sapore della prossima Visita papale al cammino ordinario delle parrocchie. Oltre alla recita della preghiera che è stata già consegnata, la fantasia pastorale porterà a fare almeno qualche incontro di catechesi su alcuni aspetti del Magistero di Benedetto XVI e sul ministero del Papa nel mistero della Chiesa. Inoltre, non mancheranno veglie, adorazioni eucaristiche, specifiche celebrazioni. Anche le feste patronali potranno essere occasioni per la diffusione del Magistero petrino e per ben prepararsi alla Visita. A livello diocesano abbiamo predisposto alcune iniziative specifiche. La Peregrinatio del Quadro Divino della Madonna di Conflenti, in varie parrocchie del circondario lametino, sta diventando un’occasione di preghiera, catechesi e celebrazione dei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia, caratterizzati da contenuti adeguati alla Visita del Papa. Nel prossimo Mese Mariano in Cattedrale, attraverso specifici incontri, vorremo pregare per il Papa e riflettere insieme su alcuni punti centrali dell’insegnamento di Benedetto XVI. Alcune iniziative culturali con l’apporto di illustri relatori sono state già effettuate, e qual32 che altra ancora si farà. Oltre ai convegni, si sta svolgendo un concorso scolastico per gli studenti delle scuole del territorio: in alcune classi dell’ultimo triennio delle Superiori, con il permesso dei presidi, si sta presentando la Caritas in Veritate. In collaborazione con l’emittente regionale “8 Video Calabria” è iniziata una produzione televisiva settimanale dal titolo “Aspettando Benedetto XVI. Lo spazio della carità”. Anche altre emittenti televisive hanno offerto la loro disponibilità ed inoltre è attivo il sito www.ilpapaalamezia.it per essere costantemente informati sul cammino di preparazione e sull’evento. È avviato poi l’itinerario di formazione tecnica e spirituale per i musicisti e i coristi, professionisti e non, provenienti dalle varie parrocchie, che animeranno la liturgia del 9 ottobre, formando la Schola cantorum “Benedetto XVI”, che anche in seguito proseguirà con le sue attività. Altro ancora sarà predisposto, specie per animare i giovani all’incontro con il Successore di Pietro: il senso di tutto questo è vivere la Visita come un vero evento di grazia sia personalmente che a livello comunitario. 33 Conclusione 16. Cristo svela «pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione»38. Questa affermazione conciliare caratterizza il Magistero di Benedetto XVI. Il Vangelo è la pienezza dell’uomo, di tutto l’uomo, non è un optional né una bella pagina edificante: è la nostra stessa vita ed è capace di farci cambiare vita, orientandola verso il bene, verso il meglio, verso Dio! La cultura oggi sembra talvolta non aver più nulla da dire di positivo ai giovani né agli adulti: i valori non negoziabili sono ritenuti relativi; la libertà è identificata con una sorta di capriccio o pretesa individuale, la felicità col successo e il piacere. Il senso del limite e il dotarsi di regole individuali e sociali ci sembrano costrizioni, quasi un insulto alla dignità personale. Il risultato è che ci ritroviamo privi di regole persino di fronte ai comportamenti sociali, ai valori comuni, su grandi temi come quelli dell’etica. Viviamo il nostro essere Chiesa? Siamo società? Siamo Italia in questa ricorrenza del 150° anniversario della sua unificazione? Ci troviamo spaesati, in cerca di senso, mendicanti di vita, soprattutto del senso e dello scopo della vita! La Visita del Papa ci interpella. La sua parola ci scuoterà, ci inviterà a riprendere in mano la vita, a non lasciarci andare alla rasse38 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione pastorale Gaudium et spes, 7 dicembre 1965, n° 22. 34 gnazione di giorni uguali, di gesti ripetuti come chi non ha speranza (cfr. 1Ts 4,13). Noi chiederemo al Papa un incoraggiamento, chiederemo di essere portati nel suo cuore di padre: tante sono, infatti, le situazioni che ci opprimono e ci scoraggiano, lasciandoci paralizzati. Siamo anche noi così, fin dalla nascita! Ci sono mali storici che sembra impossibile superare. Eppure, se la vivremo con fede, la Visita di Benedetto XVI, diventerà per noi occasione di slancio, fonte di speranza per una evangelizzazione a tutto campo! La speranza di Dio si comunica attraverso mediazioni deboli, fragili, perché si veda che è un dono del Signore, non una conquista umana. Il nostro popolo, la nostra Chiesa, hanno bisogno di sentire e di sperimentare ancora tanta speranza per un futuro da costruire insieme. Per questo Pietro viene a visitarci. La sollecitudine della sua Visita deve farci cogliere la premura del Santo Padre, il suo desiderio di incontrare noi, suoi figli. Come lo sguardo di Pietro e Giovanni sullo storpio gli restituisce la dignità di persona e l’essere preso per mano gli infonde sicurezza e coraggio, così per noi la Visita del Papa è un evento di fede, che sarà tanto più importante ed efficace quanto più sapremo prepararci ad accogliere la sua persona e il suo messaggio nel nostro cuore. 35 Forti solo del nome di Gesù, entreremo anche noi con lui “nel tempio”, sollevati e rialzati da una parola vera, che rinfranca, che sprona e sostiene. 17. Chiesa di Lamezia cammina insieme a Pietro verso il Signore! Non lasciarti invaghire da false lusinghe individualistiche, che isolano e lasciano nel vuoto, nello sconforto, nella rassegnazione dell’immobilismo, della paralisi, del “tanto non cambia nulla”. Viviamo fruttuosamente questo incontro col Successore di Pietro, per cercare la comunione nella Chiesa ed essere insieme nella società civile. Apriamoci a questo incontro, sapendo che il Signore stesso, oggi, viene a fermarsi a casa nostra (cfr. Lc 19,5). Come accadde a Zaccheo, così può accadere anche a noi: scendiamo dal sicomoro che ci nasconde con le sue fronde, lasciamoci incontrare da uno sguardo penetrante, dolce e forte, da una parola chiara e limpida che ci invita a scendere e a camminare. Oggi Pietro viene a fermarsi da noi! È una grazia straordinaria. Zaccheo cambia vita. Lo storpio cammina. È bastato un incontro, uno sguardo, una parola per ricostruire una vita, per modificarla, per risollevarla. Questo non è magia. Questo è miracolo del Signore. È la grazia della “Visita”. Il Signore passa, viene, entra nella tua vita. Lo lasci entrare? 36 A questo tipo di incontro noi ci prepariamo, questo desideriamo con tutte le forze e con tutto il cuore. Chiediamo al Signore che ci doni, per la grazia della Visita del Papa, un’esistenza veramente pasquale: uomini e donne rinnovati dal Vangelo, radicati nel Vangelo e donati per il Vangelo in ogni ambito della vita: dalla famiglia alla scuola, dalla catechesi al mondo del lavoro, dalla politica a tutti gli ambiti della vita sociale ed ecclesiale. Incoraggio, infine, tutti a nutrirvi della Parola del Vangelo, a dimorare in essa, perché il Vangelo è Gesù e la Buona Notizia è il suo amore gratuito per ogni uomo. Desidero concludere con le parole che Benedetto XVI, al termine della Verbum Domini, ha rivolto a tutto il popolo di Dio (pastori, persone consacrate e laici), esortando «ad impegnarsi per diventare sempre più familiari con le sacre Scritture. Non dobbiamo mai dimenticare che a fondamento di ogni autentica e viva spiritualità cristiana sta la Parola di Dio annunciata, accolta, celebrata e meditata nella Chiesa»39. Mentre vi aspetto alla celebrazione del 9 ottobre, preghiamo insieme per la Visita pastorale del Papa a Lamezia Terme, per il suo ministero e per la Chiesa tutta. Con animo benedicente. 39 BENEDETTO XVI, Verbum Domini, n° 121. 37 + Luigi Antonio Cantafora Vescovo di Lamezia Terme Lamezia Terme, 21 aprile 2011 Giovedì Santo 38 Indice Introduzione .....................................................................4 La guarigione dello storpio ................................................7 Un territorio mendicante .................................................10 La sfida dell’educazione è decisiva per il riscatto del nostro territorio .........................................................11 I laici protagonisti della sfida educativa ............................15 La sfida educativa interpella tutta la nostra Chiesa..............................................................................17 La sfida dell’educazione: passi fatti, “cantieri” aperti e prospettive future ................................................19 Sacerdoti e nuove vocazioni ...................20 Il Progetto “Tobia e Sara” e il Progetto “Amos”............................................22 Parola di Dio e lectio divina .................27 La formazione liturgica e musicale .........30 Aspettando con gioia il Santo Padre ................................31 Conclusione.....................................................................34 39