Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina(At 3,6)

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Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina(At 3,6)
LUIGI ANTONIO CANTAFORA
Vescovo di Lamezia Terme
Nel nome di Gesù Cristo,
il Nazareno, cammina (At 3,6)
Lettera alla Diocesi in preparazione alla Visita pastorale del Santo Padre Benedetto XVI
a Lamezia Terme
2
Il Santo Padre Benedetto XVI e S.E. Mons. Luigi Antonio
Cantafora, Città del Vaticano 27 maggio 2009.
3
Introduzione
1.
Carissimi, ci stiamo preparando alla Visita pastorale di Benedetto XVI nella nostra
Diocesi, che avverrà il 9 ottobre prossimo.
L’annuncio della Visita ci ha riempito il
cuore di stupore, gratitudine e speranza: il Santo
Padre volge il suo sguardo proprio verso di noi,
verso la nostra comunità ecclesiale e civile!
Questo è un evento storico che va colto nel
suo spessore spirituale: è il Signore che ci visita
attraverso la persona del Successore di Pietro.
Occorre, dunque, prepararsi bene, anzitutto con
la disponibilità del cuore e la conversione: «Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo,
mentre è vicino» (Is 55,6).
La notizia della Visita ci ha raggiunto come
un dono inaspettato. L’evento coglie la nostra
Diocesi quasi alla conclusione del cammino avviato con la redazione del Progetto Pastorale
quinquennale (2007-2012)1, che è stato frutto di
un lavoro davvero corale. Nell’alveo del Progetto, grazie a Dio, sono nate nuove iniziative e
prospettive e sono maturati alcuni frutti, non ultimo il servizio diocesano di consulenza, sostegno e mediazione familiare (consultorio), che
contiamo di aprire nei prossimi mesi.
1
DIOCESI DI LAMEZIA TERME, Progetto Pastorale Diocesano Speranza in Dio e bellezza del cristianesimo, 8 dicembre
2007.
4
La Visita sarà una grazia per rilanciare il
cammino avviato, per dare un nuovo ardore ed
un respiro più ampio alla nostra vita pastorale.
Ci visita il Pastore della Chiesa universale, il Successore di Pietro, cui il Signore ha affidato la
cura di tutto il gregge (Gv 21,15-17), ha dato le
chiavi del Regno dei Cieli (Mt 16,19) e del quale
ha fatto la pietra sulla quale Egli stesso, incessantemente, edifica la sua Chiesa (Mt 16,18).
Tutto ciò ci aiuti a ravvivare il nostro amore a
Cristo e alla Chiesa, a dilatare i nostri cuori, a riprendere in mano lo slancio missionario.
Come pastore di questa Chiesa, è mia premura incoraggiare le iniziative spirituali e culturali che possano aiutare a cogliere, nella Visita
del Papa, la benevolenza del Signore e, insieme,
ad approfondire il sapiente Magistero del Vicario
di Cristo. Mentre si rischia di smarrire la rotta
della vita, tra le onde di un mondo che sembra
sovrastarci, allontanando Dio dall’orizzonte, immergendoci nel relativismo e, in fin dei conti, affievolendo l’immagine del Creatore impressa in
noi, la parola di Pietro, che è a servizio della Parola di Dio, è per noi guida sicura nel mare tempestoso di questo tempo2.
2 «Il romano pontefice e i vescovi “sono i dottori autentici,
cioè rivestiti dell’autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare nella
pratica della vita” (Lumen gentium, n° 17). Il Magistero ordinario e universale del Papa e dei vescovi in comunione con
lui insegna ai fedeli la verità da credere, la carità da praticare, la beatitudine da sperare. Il grado più alto nella partecipazione all’autorità di Cristo è assicurato dal carisma
5
2.
In questa mia Lettera, desidero meditare
con voi sul motto che è stato scelto per esprimere il senso di questa Visita: Nel nome di Gesù
Cristo, il Nazareno, cammina! Questa espressione è
tratta dagli Atti degli Apostoli (3,1-10) e racconta la guarigione di un uomo ad opera di Pietro e Giovanni. Eccone il testo:
Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio. Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo ponevano ogni
giorno presso la porta del tempio detta Bella, per chiedere
l’elemosina a coloro che entravano nel tempio. Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere un’elemosina. Allora, fissando lo
sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse:
“Guarda verso di noi”. Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. Pietro gli disse:
“Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo
do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e
cammina!”. Lo prese per la mano destra e lo sollevò. Di
colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e, balzato in
piedi, si mise a camminare; ed entrò con loro nel tempio
camminando, saltando e lodando Dio. Tutto il popolo lo
vide camminare e lodare Dio e riconoscevano che era colui
che sedeva a chiedere l’elemosina alla porta Bella del tempio, e furono ricolmi di meraviglia e stupore per quello che
gli era accaduto.
dell’infallibilità» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nn° 20342035).
6
La guarigione dello storpio
3.
Il miracolo della guarigione dello storpio,
per l’intervento di Pietro e Giovanni, viene raccontato come una continuazione dell’attività
taumaturgica di Gesù, venuto a portare ai poveri
la Buona Notizia, a proclamare ai prigionieri la
liberazione, restituire la vista ai ciechi e rimettere
in libertà gli oppressi (Lc 4,18). Gli apostoli,
dopo la Resurrezione del Signore Gesù, ricevono lo Spirito Santo, che dona loro la forza
dell’annuncio della parola di salvezza.
La guarigione di quest’uomo, «storpio fin
dalla nascita», rivela che l’opera di Dio è sempre
“come un nuovo inizio”, un’opera creatrice che
rinnova tutto l’uomo. Con gli apostoli continua
l’azione divina nel mondo, si realizza il Regno di
Dio.
Pietro e Giovanni, salgono al tempio
nell’ora della preghiera pomeridiana, manifestando piena fedeltà alle tradizioni giudaiche.
Come accade ancora ai nostri giorni, presso la
porta si raccolgono mendicanti che chiedono
l’elemosina: «I poveri li avete sempre con voi»
(Gv 12,8), aveva detto Gesù.
Quest’uomo viene collocato lì ogni
4.
giorno da altri; è accasciato sotto il peso della
sua infermità. Non riesce, non può, non sa alzarsi da solo. Non sa cosa significhi “stare in
piedi”. È un professionista nel chiedere
7
l’elemosina, ma è un rassegnato per quanto riguarda la sua esistenza!
Avviene un incrocio di sguardi che rivela
una reciproca attesa: «Fissando lo sguardo su di
lui, Pietro insieme a Giovanni disse: “Guarda
verso di noi”. Ed egli si volse a guardarli».
L’uomo storpio attende qualcosa, un contributo
in denaro che risolva l’emergenza quotidiana!
Non sa guardare negli occhi perché nessuno lo
ha mai guardato. Non ha altre aspettative.
Neppure immagina la possibilità di una
svolta nella sua esistenza.
Pietro e Giovanni desiderano, invece, offrirgli la salvezza, coinvolgendolo in un dialogo,
considerandolo “persona”. Prima della guarigione fisica, Pietro offre al mendicante un rapporto da uomo a uomo. Forse è proprio questo
il vero miracolo: «Nel nome di Gesù Cristo, il
Nazareno, àlzati e cammina!».
Alle parole segue il gesto di prendere lo
storpio per mano e di risollevarlo. L’uomo
cammina, entra nel tempio, loda Dio. E il popolo rimane edificato per l’accaduto.
Il nome di Gesù, cioè la sua persona, è decisivo. Gli apostoli e la comunità cristiana sono
chiamati, in quel tempo e in ogni tempo, a fondare solo su di lui la propria vita. Questo è il
nome che riscatta da ogni tenebra, schiavitù e
non senso. Egli permette di passare dalla morte
alla resurrezione, di essere partecipi della vita di
Dio, che dona la vera libertà. L’incontro con
8
Cristo, «dà alla vita un nuovo orizzonte e con
ciò la direzione decisiva»3.
La guarigione di quest’uomo avviene
5.
perché Pietro opera nel nome di Gesù. È la fede
in questo nome che, pur essendo stato vilipeso e
oltraggiato, porta ora risurrezione e dà salvezza.
Il nome di Gesù è il nome su cui la comunità dei
credenti fonda la propria fede: essa non ha
nient’altro che Gesù, il Crocifisso Risorto, non
ha nessun altro nome da invocare! È il nome di
Gesù la sua forza, la sua salvezza.
«Chi fa affidamento sui carri e chi sui cavalli:
noi invochiamo il nome del Signore nostro Dio»
(Sal 20,8) ci ricorda il salmo. Davanti a questo
nome ogni ginocchio si piega nei cieli, sulla terra
e sotto terra (cfr. Fil 2,10).
Ora, quest’uomo storpio, grazie al nome di
Gesù viene rialzato dalla sua situazione di morte
e rimesso in vita. Pietro lo prende per mano; le
caviglie e i piedi del malato si rinvigoriscono, egli
fa un balzo in avanti ed entra con loro nel tempio.
La parola di Pietro è accompagnata da un
gesto, un contatto fisico. L’uomo, guarito, entra
con gli apostoli nel tempio, è riammesso a pieno
titolo nel popolo di Dio.
3 BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, 25
dicembre 2005, n° 1.
9
Un territorio mendicante
6.
Proviamo ad attualizzare questo racconto. Lo storpio passa da una condizione di
emarginazione, solitudine e rassegnazione ad
una vita nuova. La sua paralisi può essere metafora delle paralisi sociali del nostro Sud, piagato
e rassegnato, e di un certo immobilismo del nostro territorio. Sono realtà con le quali quotidianamente dobbiamo confrontarci, perché condizionano la vita di tutti, piccoli e grandi.
Sappiamo bene che questo non è il nostro
vero e unico volto, tuttavia diverse piaghe sociali
ci impediscono di esprimere al meglio le nostre
belle potenzialità. Non si vogliono qui negare i
segni concreti di costruzione della speranza che
sono già in atto nel nostro territorio e che, silenziosamente e faticosamente, già lo fecondano e
lo rendono bello. Afferma il documento conclusivo della 46a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, a proposito della terra calabra, che essa,
«non poco tribolata», «tuttavia sa puntualmente
raccontare come esista un altro Meridione, motivo di fierezza e di consolazione per tutta
l’Italia»4.
4
SETTIMANE SOCIALE DEI CATTOLICI ITALIANI – COMITATO SCIENTIFICO E ORGANIZZATORE, Documento
conclusivo della 46a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani
(Reggio Calabria, 14-17 ottobre 2010) Un cammino che continua... dopo Reggio Calabria, 2 febbraio 2011, n° 7.
10
Di questo “altro Meridione” vogliamo essere artefici, attraverso la missione che ci spetta,
come comunità ecclesiale, di offrire il nostro
specifico contributo, evangelico, per il riscatto
della nostra terra. Del resto, dove cresce il Vangelo attraverso uomini e donne che lo incarnano, cresce anche il tessuto umano: «I santi
sono i veri portatori di luce all’interno della storia, perché sono uomini e donne di fede, di speranza e di amore»5.
Talvolta poi si avverte che oggi è in crisi anche la fiducia reciproca, premessa indispensabile
per una vera rinascita della civitas. Nella proposta
educativa va recuperato anche questo aspetto
umano, che è presupposto della gratuità della
fede, dell’amore e della speranza!
La sfida dell’educazione è decisiva
per il riscatto del nostro territorio
7.
Il paralitico, grazie all’incontro con Gesù
Cristo mediato dagli apostoli, cambia profondamente: passa da una situazione di mendicante,
malato e rassegnato, ad una guarigione profonda, che gli permette di elevarsi anche sotto il
profilo umano, di lodare Dio e di rendergli testimonianza.
Le paralisi della nostra terra non sono riassumibili in un semplice problema economico: vi
è in esse «una dimensione più profonda, che è di
5
BENEDETTO XVI, Deus caritas est, n° 40.
11
carattere etico, culturale e antropologico»6. Le
piaghe che si constatano a livello sociale, sia nel
Mezzogiorno che a livello globale, possono essere chiamate, con un’espressione usata da Giovanni Paolo II, «strutture di peccato»7: apparati
di potere, sistemi economici e finanziari, correnti
culturali, frange istituzionali deviate, mafie e
gruppi criminali, ecc. Esse non sono fatalità, ma
derivano dai peccati dei singoli e, a loro volta,
spingono a commettere il male, condizionando
in modo pervasivo e prepotente la libertà personale. Così, si crea un circolo vizioso tra le “paralisi sociali” e le “paralisi dei singoli”, per cui si
vive in un modo non autentico, soffocati nel
male o nella mediocrità, ripiegati su se stessi,
mendicando la vita in idoli morti e mortiferi.
Invece, può e deve innescarsi un circolo
virtuoso, e alcuni segni di speranza già si possono scorgere8. Infatti, i veri protagonisti dello
sviluppo sono le persone, sono uomini e donne
rinnovati dall’incontro con il Risorto, disponibili
verso Dio e, quindi, anche verso i fratelli. Sono
6
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Documento Per
un Paese solidale. Chiesa Italiana e Mezzogiorno, 21 febbraio
2010, n°16.
7 GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Sollicitudo rei
socialis, 30 dicembre 1987, n° 36.
8 «Nello svolgimento della nostra missione educativa, un
ruolo di primaria grandezza è svolto dall’insegnamento e
dalla testimonianza dei santi... Accanto a loro, rifulgono
non poche grandi personalità spirituali, rappresentative
anche ai nostri giorni della Chiesa del Mezzogiorno»
(CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Per un Paese solidale,
n°18).
12
uomini e donne impegnati a umanizzare
l’ambiente e le strutture della polis,
dell’economia e della finanza, e si assumono il
problema decisivo della tenuta morale della società9. Pertanto: «La maggiore forza a servizio
dello sviluppo è... un umanesimo cristiano, che
ravvivi la carità e si faccia guidare dalla verità,
accogliendo l’una e l’altra come dono permanente di Dio»10.
I vari cancri che affliggono il Mezzogiorno
si combattono alla radice con una terapia a base
di Vangelo: «L’annuncio di Cristo è il primo e
principale fattore di sviluppo»11. Non si vogliono
qui affatto negare le altre responsabilità a tutti
livelli, compreso quello istituzionale. Ma ognuno
è chiamato a fare la sua parte e, come Chiesa che
vive in Lamezia, anche noi siamo chiamati ad
accogliere la sfida educativa come «la più decisiva per lo sviluppo integrale del Sud»12. Pertanto, con i vescovi italiani, «rivendichiamo alla
dimensione educativa, umana e religiosa, un
ruolo primario nella crescita del Mezzogiorno»13.
9 Cfr. BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Caritas in Veritate, 29 giugno 2009, n° 51.
10 Ibidem, n° 78.
11 PAOLO VI, Lettera enciclica Populorum progressio, 26
marzo 1967, n° 16. Cfr. anche BENEDETTO XVI, Caritas
in Veritate, n° 8.
12 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Per un Paese solidale, n° 17.
13 Ibidem, n° 16.
13
L’educazione abbraccia diversi ambiti della
vita ed ha vari soggetti come responsabili. Qui si
fa riferimento specificamente all’educazione cristiana, intesa non come mera istruzione ma
come quel processo che, non senza sofferenze
(san Paolo usa la metafora del parto, Gal 4,19),
porti ad una formazione integrale della persona,
con un cambiamento in senso evangelico della
mentalità e degli stili di vita. L’educazione cristiana non può «limitarsi ad essere scuola di
dottrina, ma deve diventare occasione
d’incontro con la persona di Cristo e laboratorio
in cui si fa esperienza del mistero ecclesiale,
dove Dio trasforma le nostre relazioni e ci
forma alla testimonianza evangelica di fronte e
in mezzo al mondo»14.
Accogliamo, dunque, questo impegno con
gratitudine verso tutti coloro che sono già in
prima linea nel campo educativo. Ma anche con
il desiderio che cresca la qualità della nostra pastorale e nuovi operai accolgano la chiamata a
lavorare nella vigna del Signore.
In conclusione, «il compito dell’educatore
cristiano è diffondere la buona notizia che il
14 Ibidem, n° 18. «Educare è formare le nuove generazioni,
perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di
una memoria significativa che non è solo occasionale, ma
accresciuta dal linguaggio di Dio che troviamo nella natura
e nella Rivelazione, di un patrimonio interiore condiviso,
della vera sapienza che, mentre riconosce il fine trascendente della vita, orienta il pensiero, gli affetti e il giudizio»
(BENEDETTO XVI, Discorso all’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, 27 maggio 2010).
14
Vangelo può trasformare il cuore dell’uomo, restituendogli ragioni di vita e di speranza. Siamo
nel mondo con la consapevolezza di essere portatori di una visione della persona che, esaltandone la verità, la bontà e la bellezza, è davvero
alternativa al sentire comune»15.
I laici protagonisti della sfida educativa
8.
«È l’ora dei laici»16. Mi sono imbattuto
recentemente in queste parole di Paolo VI che,
certamente, ci fanno respirare l’aria conciliare e
che sono quanto mai attuali. Papa Benedetto
XVI ha addirittura parlato della «corresponsabilità» dei laici, andando oltre la semplice
collaborazione17. E nell’epoca della sfida educativa, i laici sono interpellati in prima persona.
La corresponsabilità riguarda tutti, anche i
più piccoli e anche quelli meno dotati culturalmente. Ma esige attenzione alla propria vita spirituale e alla formazione e, soprattutto, la disponibilità del cuore. In Diocesi esistono varie proposte volte a valorizzare e a qualificare i laici.
Penso, tra l’altro, alle iniziative curate
15 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Orientamenti
pastorali per il decennio 2010-2020 Educare alla vita buona
del Vangelo, 4 ottobre 2010, n° 8.
16 PAOLO VI, Omelia, Frascati 1 settembre 1963.
17 BENEDETTO XVI, Discorso all’apertura del Convegno pastorale della Diocesi di Roma sul tema: “Appartenenza ecclesiale e
corresponsabilità pastorale”, 26 maggio 2009.
15
dall’Ufficio catechistico diocesano, che stanno
elevando la qualità della catechesi.
Riflettere attentamente sulla portata della
parola “corresponsabilità” dovrebbe davvero
metterci in movimento, modificando il programma di vita talvolta costruito su ideali di
basso profilo! Corresponsabilità significa anche
superare l’inganno dell’inerzia, del “tanto non c’è
niente da fare”, mettendosi personalmente in
gioco.
Si tratta di esprimere quello che si è, la propria identità battesimale, la chiamata ad essere
sacerdoti, re e profeti, offrendo se stessi (Rm
12,1-2).
In particolare «ai fedeli laici è affidata una
missione propria nei diversi settori dell’agire sociale e nella politica»18. In questo ambito di servizio attento e competente, abbiamo tanto da reimparare a ogni stagione politica e culturale,
tanto più in quest’epoca di incertezze, di guerre
inaspettate, di “fuga” dalle responsabilità verso
gli altri, verso il mondo, verso il futuro.
18
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Per un Paese solidale, n°16. «Il compito immediato di agire in ambito politico per costruire un giusto ordine nella società non è
dunque della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici, che
operano come cittadini sotto la propria responsabilità: si
tratta di un compito della più grande importanza, al quale i
cristiani laici italiani sono chiamati a dedicarsi con generosità e con coraggio, illuminati dalla fede e dal Magistero
della Chiesa e animati dalla carità di Cristo» (BENEDETTO
XVI, Discorso al IV Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona,
19 ottobre 2006).
16
Le nostre parrocchie e associazioni, lungi
dall’essere oasi estranianti dalla realtà familiare,
lavorativa e sociale, diventino più volentieri fucine di vita cristiana, affinché il fedele laico
possa esprimersi nel suo quotidiano, diventando
sale, luce e lievito, in questa generazione.
In conclusione, carissimi laici, «si tratta di
portare, col clero, la Croce del Signore in mezzo
alla società e di predicare il Cristo, che sempre
ha intorno a sé il dramma della contraddizione:
chi lo accetta, chi lo impugna, chi lo vuol crocifiggere; si tratta di portare questo dramma nel
nostro mondo moderno»19.
La sfida educativa interpella tutta la
nostra Chiesa
9.
Sappiamo bene che le parrocchie rimangono «il nucleo fondamentale nella vita quotidiana della Diocesi»20 e solo il Signore sa il bene
silenzioso, ma efficace, che si attua attraverso la
loro presenza. Le visite pastorali che sto portando avanti hanno evidenziato che alcune parrocchie sono più vivaci e dinamiche, altre si limitano ad una pastorale conservativa. Si avverte
complessivamente il bisogno del superamento
dell’isolamento, della valorizzazione dei laici e di
una maggiore profondità nell’offerta formativa e
19
PAOLO VI, Omelia, 1 settembre 1963.
GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica post-sinodale Pastores gregis, 16 ottobre 2003, n° 45.
20
17
nella testimonianza della carità. Ma questi sono
argomenti su cui più volte mi sono già soffermato in passato.
Sulla sfida educativa sono stati pubblicati i
nuovi orientamenti pastorali della Conferenza
Episcopale Italiana per il prossimo decennio21.
In Diocesi desideriamo far tesoro di questo
nuovo documento, cercando di mediarne la diffusione dei contenuti a vari livelli, perché cresca
la coscienza dell’importanza dell’educazione e ci
si attivi sempre più in questa direzione.
Sarà certamente fruttuosa, inoltre, l’apertura
alle novità associative e carismatiche suscitate
dallo Spirito, specialmente dopo il Concilio, per
una formazione più approfondita e una crescita
del dinamismo missionario22.
In questi anni, grazie a Dio, sono anche aumentate le presenze in Diocesi di comunità religiose maschili e femminili, che si sono aggiunte
21 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita
buona del Vangelo.
22 «L’aspetto istituzionale e quello carismatico sono quasi
co-essenziali alla costituzione della Chiesa e concorrono,
anche se in modo diverso, alla sua vita, al suo rinnovamento ed alla santificazione del Popolo di Dio. È da questa provvidenziale riscoperta della dimensione carismatica
della Chiesa che, prima e dopo il Concilio, si è affermata
una singolare linea di sviluppo dei movimenti ecclesiali e
delle nuove comunità» (GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai
movimenti ecclesiali e alle nuove comunità, 30 maggio 1998, n°
4). Sulla materia sono diversi gli interventi dei pontefici.
Cfr. tra l’altro S. RYLKO, Una stagione promettente. Introduzione al Congresso mondiale dei movimenti, 31 maggio 2006, in
Il Regno-documenti 13/2006, 403.
18
alle case religiose di più antica fondazione. Il Signore benedica questi nostri fratelli e sorelle e li
sostenga nel loro dono affinché, nella varietà dei
loro carismi, siano sempre una presenza educante, che richiama tutti all’Assoluto e alla bellezza della vita cristiana.
La sfida dell’educazione: passi fatti,
“cantieri” aperti e prospettive future
10.
Desidero con voi, anzitutto, lodare il Signore per alcuni doni, forse poco evidenti ma
assai significativi, con i quali Egli sta benedicendo la vita della nostra Chiesa. Nel contempo
richiamerò brevemente alcune iniziative educative in atto o di prossima apertura, promosse
dalla Curia diocesana, come supporto e stimolo
per la vita delle parrocchie e delle associazioni.
Nostro auspicio è che la venuta di Benedetto XVI, il cammino di preparazione e quello
successivo alla Sua visita, provochino un sussulto di speranza ed alimentino l’impegno di
tutti nella sfida educativa.
Ci visita il pastore della Chiesa universale.
Ciò rinsalda i vincoli di comunione, spinge a sentire cum Ecclesia e ad allargare gli orizzonti, talvolta ristretti, di certa nostra pastorale.
Dal compiacimento per i risultati pastorali
raggiunti, apriamoci ad una prospettiva più ampia, rivolta verso chi vive ai margini o del tutto
fuori della comunità ecclesiale. Ci possono aiu-
19
tare queste parole, anche se in origine si riferiscono ad un contesto differente: «Le prime case
ci impediscono di vedere la città, i primi alberi
non ci consentono di abbracciare con lo sguardo
tutto il bosco. [...] Noi vediamo il particolare
così da vicino e così dettagliatamente, che non
riusciamo più a cogliere il tutto»23.
Sacerdoti e nuove vocazioni
11
Dal 2004 abbiamo avuto il dono di tredici ordinazioni di sacerdoti diocesani e, grazie a
Dio, altri quattro giovani saranno ordinati presbiteri nel mese di maggio. Inoltre, diversi giovani sono in seminario minore o in discernimento vocazionale, dieci sono già incamminati
verso il sacerdozio e stanno espletando gli studi
filosofico-teologici ed il curriculum formativo.
Desidero esortare tutti a pregare il Signore
perché susciti tra i nostri ragazzi e ragazze operai
23
Ecco il testo nel suo insieme: «“Nel nostro sforzo per
giungere a una comprensione della Chiesa, sulle tracce del
Concilio che per questo si è battuto accanitamente, noi ci
siamo avvicinati tanto a questa chiesa, che non riusciamo
più a vederla nel suo complesso; le prime case ci impediscono di vedere la città, i primi alberi non ci consentono
di abbracciare con lo sguardo tutto il bosco. La situazione
in cui la scienza ci ha condotto a proposito di molti aspetti
della realtà, sembra ora ripetersi anche a riguardo della
chiesa. Noi vediamo il particolare così da vicino e così
dettagliatamente, che non riusciamo più a cogliere il tutto:
l’aumento di esattezza significa qui diminuzione di verità»
(H. U. VON BALTHASAR – J. RATZINGER, Perché sono ancora
cristiano. Perché sono ancora nella Chiesa, Queriniana, Brescia
20053, 76).
20
per la sua messe (Mt 9,38; Lc 10,2). Tale preghiera diventi anche coraggio nella proposta
perché, ad iniziare dalle famiglie, si risvegli nel
cuore dei giovani l’interrogativo sulla propria
vocazione e missione. Alle giornate vocazionali
o alle altre iniziative promosse dalla Diocesi non
può non accompagnarsi un paziente lavoro educativo che si vive nel quotidiano delle famiglie,
delle parrocchie e delle associazioni.
I novelli sacerdoti si inseriscono in un presbiterio dall’età media abbastanza bassa. Ciò è
una ricchezza, ma richiede una particolare cura
verso di loro, specie nei primi anni di ministero.
Tutti i presbiteri sono chiamati a diventare
«“brani di Vangelo vivente”, che tutti possono
leggere ed accogliere»24. Occorrono preti nuovi
che, con il cuore penitente, si lascino rinnovare
dal Signore e si spendano generosamente per i
fratelli25.
24 «Conversione, per noi Sacerdoti, significa innanzitutto
adeguare sempre più la nostra vita alla predicazione, che
quotidianamente ci è dato di offrire ai fedeli, diventando,
in tal modo, “brani di Vangelo vivente”, che tutti possono
leggere ed accogliere. Fondamento di un tale atteggiamento è, senza dubbio, la conversione alla propria identità: dobbiamo convertirci a ciò che siamo! L’identità,
ricevuta sacramentalmente ed accolta dalla nostra umanità
ferita, domanda la progressiva conformazione del nostro
cuore, della nostra mente, dei nostri atteggiamenti, di tutto
quanto noi siamo all’immagine di Cristo Buon Pastore,
che in noi è stata sacramentalmente impressa» (CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Messaggio ai sacerdoti, Quaresima
2011).
25 «Particolarmente urgente è la conversione dal rumore al
silenzio, dall’affannarci nel “fare” allo “stare” con Gesù,
21
Tutto questo richiede una speciale cura per i
seminaristi (accanto alla proposta educativa del
Seminario, in Diocesi si attuano specifiche attività) e una rinnovata attenzione di accompagnamento del clero, sacerdoti e diaconi. In particolare, sono ormai collaudati da alcuni anni incontri specifici, in forma residenziale, per la formazione permanente (umana e spirituale) del clero
giovane, che si aggiungono agli altri incontri
formativi per tutto il presbiterio.
Inoltre, grazie a Dio, stanno nascendo alcune piccole comunità di sacerdoti26, che abitano insieme e vivono comunitariamente, condividendo
anche alcuni momenti di preghiera e formativi.
Non mancheranno i frutti spirituali di queste
fraternità per gli stessi e per il popolo che sono
chiamati a servire, ed è necessario che a tutto
questo si affianchi l’esperienza appassionata dei
sacerdoti più maturi e anziani.
Il Progetto “Tobia e Sara” e il Progetto
“Amos”.
12
Nell’alveo del Progetto Pastorale Diocesano sono indicati due ambiti speciali di impegno per la nostra Chiesa diocesana, che prendono il nome da alcune figure bibliche (Tobia e
partecipando sempre più consapevolmente al Suo essere»
(Ibidem).
26 Cfr. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Decreto
Presbyterorum ordinis, n° 8.
22
Sara, Amos): si tratta della pastorale familiare e
della pastorale sociale.
Mi piace cogliere la profonda unità tra queste due nostre scelte diocesane di impegno educativo, e insieme la profonda sintonia con le
preoccupazioni pastorali degli ultimi pontefici.
La prima enciclica sociale di Giovanni Paolo II,
la Laborem Exercens (1981) e l’ultima enciclica di
Benedetto XVI, la Caritas in Veritate (2009) sono
accomunate, tra l’altro, dall’idea che «la questione
sociale è diventata radicalmente questione antropologica»27. Tra queste due autorevoli espressioni del
Magistero pontificio si può collocare, come una
sorta di collegamento, la Evangelium Vitae (1995).
L’appena citata espressione della Caritas in Veritate mostra appunto la profonda unità tra l’etica
della vita e l’etica sociale.
Purtroppo, accanto a generosi promotori, si
deve constatare una certa latitanza di queste tematiche nella pastorale ordinaria, quando invece
«per la Chiesa insegnare e diffondere la dottrina
27
BENEDETTO XVI, Caritas in Veritate, n° 75. Siamo in un
tempo in cui si deve purtroppo constatare la persistenza
della «congiura contro la vita» già denunciata da Giovanni
Paolo II (Lettera enciclica Evangelium vitae, 25 marzo 1995,
nn. 12 e 17). Lo stesso Benedetto XVI è intervenuto più
volte su queste problematiche. Ad esempio, si legge nella
Caritas in Veritate che «l’apertura alla vita è al centro del
vero sviluppo» (n° 28) e, circa la famiglia, anch’essa realtà
sotto attacco e minacciata nei suoi stessi fondamenti, si
annota che è necessario «proporre ancora alle nuove generazioni la bellezza della famiglia e del matrimonio, la rispondenza di tali istituzioni alle esigenze più profonde del
cuore e della dignità della persona» (Ibidem, n° 44).
23
sociale appartiene alla sua missione evangelizzatrice e fa parte essenziale del messaggio cristiano, perché tale dottrina ne propone le dirette
conseguenze nella vita della società ed inquadra
il lavoro quotidiano e le lotte per la giustizia
nella testimonianza a Cristo Salvatore»28.
Circa il Progetto Tobia e Sara, dopo alcune
esperienze precedenti, è ben avviato l’itinerario
diocesano di formazione permanente per il
matrimonio e la famiglia, che ha come destinatari alcune coppie di coniugi che possano assumere il compito di animazione e servizio verso
altre coppie, in diocesi, nelle parrocchie, sul territorio, rispondendo in modo evangelico e competente alle tante sfide nel campo della famiglia e
della vita. Riorganizzati dalla Diocesi, attraverso
le vicarie, anche i cosiddetti corsi pre-matrimoniali si stanno rivelando fruttuosi.
Da qualche anno, la Provincia Siculo-Napoletana dei Padri Camilliani svolge in Diocesi
un corso di etica ed umanizzazione, abilitato a
rilasciare crediti formativi con valore legale, che
ha coinvolto numerosi medici, professionisti,
volontari, lavoratori e operatori pastorali del
mondo sanitario. Sono in atto altre iniziative di
animazione, con l’apporto del Cappellano (Vincenziano) dell’Ospedale lametino.
28 GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Centesimus annus,
1 maggio 1991, n° 5.
24
Contiamo poi di aprire presto il servizio
diocesano di consulenza, sostegno e mediazione
familiare.
13
Nel quadro della sfida educativa, in cui la
Chiesa italiana è impegnata e vuole proseguire
ad impegnarsi, «trova spazio l’esigenza di ripensare e rilanciare le scuole di formazione sociale e
politica»29.
La Scuola di Dottrina Sociale non è ormai
una novità nel panorama della nostra vita diocesana: in questi anni essa è cresciuta numericamente e qualitativamente ed è nata l’esigenza di
aprire quattro sezioni, in Lamezia Terme presso
il Seminario Vescovile, nel salone delle Parrocchie in Nocera Terinese Marina e in Marcellinara, ed in un’azienda agricola in Acconia di Curinga. La novità di quest’anno è che, grazie alla
collaborazione con l’Istituto Universitario Sophia e l’Associazione Internazionale per una
Economia di Comunione, la scuola di Lamezia
sta godendo dell’apporto di docenti di fama e
29
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Per un Paese solidale, n°17. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare
alla vita buona del Vangelo, n° 54, b): «Avvertiamo la necessità di educare alla cittadinanza responsabile. [...] Nella
visione cristiana l’uomo non si realizza da solo, ma grazie
alla collaborazione con gli altri e ricercando il bene comune. Per questo appare necessaria una seria educazione
alla socialità e alla cittadinanza, mediante un’ampia diffusione dei principi della dottrina sociale della Chiesa, anche
rilanciando le scuole di formazione all’impegno sociale e
politico».
25
propone un corso di alta formazione in Economia di Comunione. La Fondazione Giuseppe
Toniolo di Verona collabora a sua volta attraverso l’invio di relatori che qualificano la proposta della Scuola di Nocera Marina. Tutto questo
circolare di idee ed esperienze ha smosso il terreno, facendo nascere e maturare vere e proprie
vocazioni di laici impegnati in questo importante
"snodo" della pastorale che è la dottrina sociale.
È sotto gli occhi di tutti quanto sia urgente
la rinascita del nostro territorio, che dipende da
uomini e donne nuovi. I nostri sforzi vanno
proprio in questa direzione, perché sorga una
nuova cultura, si instaurino nuovi stili di vita
volti a promuovere non interessi ristretti ed
egoistici, ma il bene comune30.
Insieme agli uomini di buona volontà, desideriamo contribuire, attraverso le ali della ragione e della fede, ad edificare la speranza nelle
nostre contrade e laddove il Signore ci chiama.
30 Scriveva Benedetto XVI, proprio in occasione
dell’ultima Settimana Sociale svoltasi a Reggio Calabria:
«Far fronte ai problemi attuali, tutelando nel contempo la
vita umana dal concepimento alla sua fine naturale, difendendo la dignità della persona, salvaguardando l’ambiente
e promuovendo la pace, non è compito facile, ma nemmeno impossibile, se resta ferma la fiducia nelle capacità
dell’uomo, si allarga il concetto di ragione e del suo uso e
ciascuno si assume le proprie responsabilità. Sarebbe,
infatti, illusorio delegare la ricerca di soluzioni soltanto alle
pubbliche autorità» (Messaggio al Presidente della Conferenza
Episcopale Italiana in occasione della 46a Settimana Sociale dei
Cattolici Italiani, 12 ottobre 2010).
26
Non si improvvisano uomini e donne nuovi,
temprati nel Vangelo, ferrati nell’insegnamento
della Chiesa e professionalmente competenti. È
a questo che mirano i nostri itinerari diocesani di
formazione: è un lavoro lento, ma nel quale ci
sentiamo incoraggiati dagli orientamenti del Magistero di Benedetto XVI, perché anche noi, pur
nel nostro piccolo, ciascuno secondo le sue responsabilità, con l’impegno nella formazione e
nelle opere quotidiane, facciamo la nostra parte
per «rendere “divina” e perciò più degna
dell’uomo la vita sulla terra»31. Infatti, «l’anelito
del cristiano è che tutta la famiglia umana possa
invocare Dio come “Padre nostro!”»32.
Parola di Dio e lectio divina
14.
La Parola del Signore è creativa, è efficace, è radicale. È creativa perché non solo ha la
capacità di rinnovare la nostra esistenza, ma anche di aprire varchi nuovi, orizzonti inesplorati,
intuizioni vive. È efficace perché, entrando nel
profondo del cuore, fa prendere coscienza della
propria realtà, la plasma, la risana, la guarisce, la
rinnova. È radicale, perché non è una verniciatura leggera o una copertura di cipria. O il Vangelo innerva la vita e l’esistenza mutandola dal di
dentro, o non è Vangelo! Il Vangelo è la Buona
Notizia, è la pienezza di vita che desideriamo: è
31
32
BENEDETTO XVI, Caritas in Veritate, n° 79.
Ibidem.
27
Dio che ama ogni uomo, tutto l’uomo e tutti gli
uomini.
Benedetto XVI ha voluto un Sinodo sulla
Parola di Dio per ricordare all’uomo di oggi che
ciò che veramente ci nutre è la Parola che viene
da Dio. Solo chi si lascia trasformare da essa sa
accogliere il grande dono di una vita risorta per il
bene suo e della società.
Nell’esortazione post-sinodale, il Santo Padre ha insistito «sull’esigenza di un approccio
orante al testo sacro come elemento fondamentale della vita spirituale di ogni credente, nei diversi ministeri e stati di vita, con particolare riferimento alla lectio divina. La Parola di Dio, infatti,
sta alla base di ogni autentica spiritualità cristiana»33. Il Papa riferendosi ad Origene, scrive
che l’intelligenza delle Scritture richiede «più ancora che lo studio, la preghiera. Egli è convinto,
infatti, che la via privilegiata per conoscere Dio
sia l’amore, e che non si dia un’autentica scientia
Christi senza innamorarsi di lui»34.
È significativo che, dopo la Visita a Lamezia
Terme, il Papa si recherà nella Certosa di Serra
San Bruno: siamo grati al Signore per la presenza, nella nostra terra, di questo luogo così significativo che risveglia nel cuore di tutti il desiderio dell’Assoluto e richiama alla vita interiore, alla preghiera e all’ascolto della Parola.
33
BENEDETTO XVI, Esortazione apostolica postsinodale
Verbum Domini, 30 settembre 2010, n° 86.
34 Ibidem.
28
Nel dopo Concilio sono nati cammini laicali
che fanno della Parola di Dio la base di un itinerario di formazione e di crescita spirituale. Nel
nostro Progetto Pastorale Diocesano, ci si è prefissi, tra le priorità, quella di «impegnarsi in maniera più mirata nella sfida dell’educazione e
formazione umana e cristiana, orientata a promuovere testimoni del Vangelo in questo nostro
mondo che cambia, valorizzando a questo fine
le differenti realtà carismatiche»35. In questi anni
sono stati fatti alcuni passi in tal senso.
Sono, inoltre, sorte alcune “scuole della Parola” in varie zone della Diocesi (Cattedrale,
Parrocchia del Carmine in Sambiase, Santuario
della Madonna di Visora in Conflenti, Monastero benedettino della Resurrezione in San Michele di Serrastretta), che offrono attraverso la
lectio divina uno strumento vitale di crescita per il
popolo36.
35
DIOCESI DI LAMEZIA TERME, Speranza in Dio e bellezza
del cristianesimo, n° 19.2.
36 Papa Bendetto XVI ripropone nel documento postsinodale i vari passi attraverso i quali si snoda la lectio divina: «Essa si apre con la lettura (lectio) del testo, che provoca la domanda circa una conoscenza autentica del suo
contenuto: che cosa dice il testo biblico in sé? Senza questo
momento si rischia che il testo diventi solo un pretesto
per non uscire mai dai nostri pensieri. Segue, poi, la meditazione (meditatio) nella quale l’interrogativo è: che cosa dice
il testo biblico a noi? Qui ciascuno personalmente, ma anche
come realtà comunitaria, deve lasciarsi toccare e mettere in
discussione, poiché non si tratta di considerare parole
pronunciate nel passato, ma nel presente. Si giunge successivamente al momento della preghiera (oratio) che suppone la domanda: che cosa diciamo noi al Signore in risposta alla
29
Infine, è bene ricordare che vi è uno stretto
legame tra Parola di Dio e liturgia e che «la lettura orante, personale e comunitaria, deve essere
sempre vissuta in relazione alla celebrazione eucaristica»37.
La formazione liturgica e musicale
15.
La liturgia è parte integrante ed essenziale del processo di educazione cristiana. È superfluo insistere sul grandissimo dono
dell’Eucaristia e dei Sacramenti, ma è necessario
adoperarsi affinché essi non scadano in vuote
ritualità. La qualità delle nostre celebrazioni sia
curata in modo adeguato in tutti i suoi aspetti,
dalla proclamazione della Parola all’omelia, dal
decoro dei luoghi di culto e dei paramenti alla
valorizzazione delle diverse ministerialità, al rispetto delle norme. Anche la preparazione diosua Parola? La preghiera come richiesta, intercessione,
ringraziamento e lode, è il primo modo con cui la Parola
ci cambia. Infine, la lectio divina si conclude con la contemplazione (contemplatio) durante la quale noi assumiamo
come dono di Dio lo stesso suo sguardo nel giudicare la
realtà e ci domandiamo: quale conversione della mente, del cuore
e della vita chiede a noi il Signore? [...] La contemplazione,
infatti, tende a creare in noi una visione sapienziale della
realtà, secondo Dio, e a formare in noi «il pensiero di Cristo» (1Cor 2,16). La Parola di Dio si presenta qui come
criterio di discernimento [...]. È bene poi ricordare che la
lectio divina non si conclude nella sua dinamica fino a
quando non arriva all’azione (actio), che muove l’esistenza
credente a farsi dono per gli altri nella carità» (BENEDETTO XVI, Verbum Domini, n° 87).
37 Ibidem, n° 86.
30
cesana al prossimo Congresso Eucaristico Nazionale sta attivando iniziative finalizzate ad accrescere l’amore all’Eucaristia.
All’interno della liturgia, la musica e il canto
sacro donano un apporto importante per favorire la preghiera.
L’Ufficio Liturgico sta offrendo il proprio
contributo alla formazione degli operatori liturgici e ha anche cercato di mettere in rete le forze
vive presenti qua e là in Diocesi, con alcuni
buoni risultati.
La novità di quest’anno pastorale è che, grazie ad una convenzione tra la Diocesi e l’Istituto
Superiore di Studi Musicali “P. Tchaikovsky” di
Nocera Terinese, con l’alto patrocinio della
Conferenza Episcopale Italiana, in alcuni locali
del nostro Seminario Vescovile si tiene un corso
di Laurea di I livello in Canto ad indirizzo liturgico e un Corso di Cantore della Musica SacroLiturgica.
Anche questo è un ulteriore contribuito
nell’ambito della sfida educativa, nella quale
siamo impegnati e che la Visita di Benedetto
XVI contribuisce a ravvivare.
Aspettando con gioia il Santo Padre
Da quando abbiamo ricevuto l’annuncio
15.
della Visita di Benedetto XVI a Lamezia Terme,
abbiamo avviato i preparativi. Ma, al di là degli
aspetti pratici da predisporre, mi preme qui riba-
31
dire l’importanza di arrivare ben disposti interiormente all’evento del 9 ottobre.
In tal senso chiedo ai sacerdoti che ancora
non lo abbiano fatto di dare il sapore della
prossima Visita papale al cammino ordinario delle parrocchie. Oltre alla recita della preghiera che è stata già consegnata, la fantasia pastorale porterà a fare almeno qualche incontro di
catechesi su alcuni aspetti del Magistero di Benedetto XVI e sul ministero del Papa nel mistero della Chiesa. Inoltre, non mancheranno
veglie, adorazioni eucaristiche, specifiche celebrazioni. Anche le feste patronali potranno essere occasioni per la diffusione del Magistero petrino e per ben prepararsi alla Visita.
A livello diocesano abbiamo predisposto
alcune iniziative specifiche.
La Peregrinatio del Quadro Divino della
Madonna di Conflenti, in varie parrocchie del
circondario
lametino,
sta
diventando
un’occasione di preghiera, catechesi e celebrazione dei sacramenti della Penitenza e
dell’Eucaristia, caratterizzati da contenuti adeguati alla Visita del Papa.
Nel prossimo Mese Mariano in Cattedrale, attraverso specifici incontri, vorremo pregare per il Papa e riflettere insieme su alcuni
punti centrali dell’insegnamento di Benedetto
XVI.
Alcune iniziative culturali con l’apporto di
illustri relatori sono state già effettuate, e qual32
che altra ancora si farà. Oltre ai convegni, si sta
svolgendo un concorso scolastico per gli studenti delle scuole del territorio: in alcune classi
dell’ultimo triennio delle Superiori, con il permesso dei presidi, si sta presentando la Caritas in
Veritate.
In collaborazione con l’emittente regionale
“8 Video Calabria” è iniziata una produzione
televisiva settimanale dal titolo “Aspettando
Benedetto XVI. Lo spazio della carità”. Anche
altre emittenti televisive hanno offerto la loro
disponibilità ed inoltre è attivo il sito
www.ilpapaalamezia.it per essere costantemente informati sul cammino di preparazione e
sull’evento.
È avviato poi l’itinerario di formazione
tecnica e spirituale per i musicisti e i coristi,
professionisti e non, provenienti dalle varie parrocchie, che animeranno la liturgia del 9 ottobre,
formando la Schola cantorum “Benedetto XVI”,
che anche in seguito proseguirà con le sue attività.
Altro ancora sarà predisposto, specie per
animare i giovani all’incontro con il Successore di Pietro: il senso di tutto questo è vivere
la Visita come un vero evento di grazia sia personalmente che a livello comunitario.
33
Conclusione
16.
Cristo svela «pienamente l’uomo a se
stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione»38. Questa affermazione conciliare caratterizza il Magistero di Benedetto XVI. Il Vangelo
è la pienezza dell’uomo, di tutto l’uomo, non è
un optional né una bella pagina edificante: è la
nostra stessa vita ed è capace di farci cambiare
vita, orientandola verso il bene, verso il meglio,
verso Dio!
La cultura oggi sembra talvolta non aver più
nulla da dire di positivo ai giovani né agli adulti: i
valori non negoziabili sono ritenuti relativi; la libertà è identificata con una sorta di capriccio o
pretesa individuale, la felicità col successo e il
piacere. Il senso del limite e il dotarsi di regole
individuali e sociali ci sembrano costrizioni,
quasi un insulto alla dignità personale. Il risultato
è che ci ritroviamo privi di regole persino di
fronte ai comportamenti sociali, ai valori comuni, su grandi temi come quelli dell’etica. Viviamo il nostro essere Chiesa? Siamo società?
Siamo Italia in questa ricorrenza del 150° anniversario della sua unificazione? Ci troviamo spaesati, in cerca di senso, mendicanti di vita, soprattutto del senso e dello scopo della vita!
La Visita del Papa ci interpella. La sua
parola ci scuoterà, ci inviterà a riprendere in
mano la vita, a non lasciarci andare alla rasse38
CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione pastorale Gaudium et spes, 7 dicembre 1965, n° 22.
34
gnazione di giorni uguali, di gesti ripetuti come
chi non ha speranza (cfr. 1Ts 4,13).
Noi chiederemo al Papa un incoraggiamento, chiederemo di essere portati nel suo
cuore di padre: tante sono, infatti, le situazioni
che ci opprimono e ci scoraggiano, lasciandoci
paralizzati. Siamo anche noi così, fin dalla nascita! Ci sono mali storici che sembra impossibile superare. Eppure, se la vivremo con fede, la
Visita di Benedetto XVI, diventerà per noi occasione di slancio, fonte di speranza per una evangelizzazione a tutto campo!
La speranza di Dio si comunica attraverso
mediazioni deboli, fragili, perché si veda che è
un dono del Signore, non una conquista umana.
Il nostro popolo, la nostra Chiesa, hanno bisogno di sentire e di sperimentare ancora tanta
speranza per un futuro da costruire insieme. Per
questo Pietro viene a visitarci. La sollecitudine
della sua Visita deve farci cogliere la premura del
Santo Padre, il suo desiderio di incontrare noi,
suoi figli.
Come lo sguardo di Pietro e Giovanni sullo
storpio gli restituisce la dignità di persona e
l’essere preso per mano gli infonde sicurezza e
coraggio, così per noi la Visita del Papa è un
evento di fede, che sarà tanto più importante ed
efficace quanto più sapremo prepararci ad accogliere la sua persona e il suo messaggio nel nostro cuore.
35
Forti solo del nome di Gesù, entreremo anche noi con lui “nel tempio”, sollevati e rialzati
da una parola vera, che rinfranca, che sprona e
sostiene.
17.
Chiesa di Lamezia cammina insieme a
Pietro verso il Signore!
Non lasciarti invaghire da false lusinghe individualistiche, che isolano e lasciano nel vuoto,
nello
sconforto,
nella
rassegnazione
dell’immobilismo, della paralisi, del “tanto non
cambia nulla”.
Viviamo fruttuosamente questo incontro col
Successore di Pietro, per cercare la comunione
nella Chiesa ed essere insieme nella società civile. Apriamoci a questo incontro, sapendo che
il Signore stesso, oggi, viene a fermarsi a casa
nostra (cfr. Lc 19,5). Come accadde a Zaccheo,
così può accadere anche a noi: scendiamo dal sicomoro che ci nasconde con le sue fronde, lasciamoci incontrare da uno sguardo penetrante,
dolce e forte, da una parola chiara e limpida che
ci invita a scendere e a camminare. Oggi Pietro
viene a fermarsi da noi! È una grazia straordinaria. Zaccheo cambia vita. Lo storpio cammina. È
bastato un incontro, uno sguardo, una parola
per ricostruire una vita, per modificarla, per risollevarla.
Questo non è magia. Questo è miracolo del
Signore. È la grazia della “Visita”. Il Signore
passa, viene, entra nella tua vita. Lo lasci entrare?
36
A questo tipo di incontro noi ci prepariamo,
questo desideriamo con tutte le forze e con tutto
il cuore.
Chiediamo al Signore che ci doni, per la grazia della Visita del Papa, un’esistenza veramente
pasquale: uomini e donne rinnovati dal Vangelo,
radicati nel Vangelo e donati per il Vangelo in
ogni ambito della vita: dalla famiglia alla scuola,
dalla catechesi al mondo del lavoro, dalla politica
a tutti gli ambiti della vita sociale ed ecclesiale.
Incoraggio, infine, tutti a nutrirvi della Parola del Vangelo, a dimorare in essa, perché il
Vangelo è Gesù e la Buona Notizia è il suo
amore gratuito per ogni uomo.
Desidero concludere con le parole che Benedetto XVI, al termine della Verbum Domini, ha
rivolto a tutto il popolo di Dio (pastori, persone
consacrate e laici), esortando «ad impegnarsi per
diventare sempre più familiari con le sacre
Scritture. Non dobbiamo mai dimenticare che a
fondamento di ogni autentica e viva spiritualità
cristiana sta la Parola di Dio annunciata, accolta, celebrata e meditata nella Chiesa»39.
Mentre vi aspetto alla celebrazione del 9
ottobre, preghiamo insieme per la Visita pastorale del Papa a Lamezia Terme, per il suo ministero e per la Chiesa tutta.
Con animo benedicente.
39
BENEDETTO XVI, Verbum Domini, n° 121.
37
+ Luigi Antonio Cantafora
Vescovo di Lamezia Terme
Lamezia Terme, 21 aprile 2011
Giovedì Santo
38
Indice
Introduzione .....................................................................4
La guarigione dello storpio ................................................7
Un territorio mendicante .................................................10
La sfida dell’educazione è decisiva per il riscatto
del nostro territorio .........................................................11
I laici protagonisti della sfida educativa ............................15
La sfida educativa interpella tutta la nostra
Chiesa..............................................................................17
La sfida dell’educazione: passi fatti, “cantieri”
aperti e prospettive future ................................................19
Sacerdoti e nuove vocazioni ...................20
Il Progetto “Tobia e Sara” e il Progetto
“Amos”............................................22
Parola di Dio e lectio divina .................27
La formazione liturgica e musicale .........30
Aspettando con gioia il Santo Padre ................................31
Conclusione.....................................................................34
39