settembre musica
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CITTÀ DI TORINO ASSESSORATO PER LA CULTURA venerdì 6 settembre 1991, ore 21 Teatro Carignano SETTEMBRE MUSICA Felicity Lott, s o p r a n o , Geoffrey Parsons, p ia n o fo r te Compiuti gli studi alla Royal Academy of Music, Felicity Lott ha quindi intrapreso la carriera concertistica come soprano, diventando una delle voci più apprezzate della Gran Bretagna. Grazie alla sua versatilità canora può vantare un vasto reperto rio, che spazia dall’opera al concerto, in cui, nonostante la preferenza della cantante per i maestri della melodia francese, vi è una varietà di stili e autori. In campo operistico è regolare la sua presenza negli allestimenti del Covent Garden e della Royal Opera House di Londra, così come la collaborazione con le maggiori compagnie britanniche e i teatri di Europa e Stati Uniti. Parimenti intenso è il suo impegno in ambito concer tistico: ospite abituale alle Promenade della BBC, si è esibita sotto la guida di direttori quali, per citarne alcuni, George Solti e Neville Marriner. Membro onorario della Royal Academy of Music e della Guildhall School of Music, Geoffrey Parsons può essere con siderato uno tra i più importanti pianisti accompagnatori. Nato in Australia, dove dal 1960 ogni anno è regolarmente impegnato in tournée, nel corso della sua carriera ha collaborato con cantanti quali, tra gli altri, Elisabeth Schwarzkopf, Birgit Nilsson, Christa Ludwig, Nicolai Gedda, Lucia Popp, Hans Hotter, Olaf Baer e Jessye Norman. In considerazione dei suoi meriti artistici nel 1982 il Barbicane Center di Londra gli ha dedicato una serie di concerti alla presenza dei numerosi artisti da lui accompagna ti, mentre onoreficenze gli sono state assegnate in patria ed in Inghilterra. Franz Schubert (1797-1828) An die Musik (D. 547) Frühlingslaube (D. 686) Der Musensohn (D. 764) Lied der Mignon, da Gesänge aus “Wilhelm Meister” op. 62 (D. 877) Ave Maria, op. 52 n. 6 (D. 839) Gretchen am Spinnrade op. 2 (D. 118) Richard Strauss (1864-1949) Zueignung op.10 n. 1 Der Stern op. 69 n. 1 Waldseligkeit op. 49 n. 1 Einerlei op. 69 n. 3 Wiegenlied Schlechtes Wetter op. 69 n. 5 Georges Bizet (1838-1875) Chanson d’avril Adieux de l’hôtesse arabe Guitare Reynaldo Hahn (1875-1947) Si mes vers Rêverie Chanson d’automne Le Printemps Erik Satie (1866-1925) La Diva de l’Empire Je te veux André Messager (1853-1929) J’ai deux amants tedesco e m é lo d ie francese costituiscono senza ombra di dubbio le due colonne portanti della letteratura vocale da camera; ambedue illustrate, sia pure in misura diversa, da sommi creatori, mostrano un processo evolutivo quasi biseco lare che, partendo da premesse di ambito folclorico (tanto il L ie d quanto la m é lo d ie affondano saldamente le radici nel canto popolare), si sviluppa attraverso un rapporto sempre più stretto con la componente poetica giungendo a sostanziarsi in un numero di capolavori superiore, in percentuale, a quello raggiunto da qualsiasi altro genere compositivo. Ogni stagione creativa dei due repertori possiede in effetti una congrua quantità di riuscite: da Mozart a Strauss nell’area austrotedesca (passando attraverso Beethoven, Schubert, Schumann, Brahms, Wolf, Mahler, Schònberg, Berg e Webem), da Gounod a Poulenc in Francia (dove le maggiori tappe si chiamano Berlioz, Bizet, Massenet, Fauré, Duparc, Debussy e Ravel) la fioritura vocale pianistica non conosce flessioni e stanchezze elargendo tesori di melodia applicati a ogni possibile sollecitazione poetica. In questo senso, lie d e m é lo d ie sono davvero enciclopedici trat tando argomenti tanto differenti quanto, per virtù di ispirazione, accomunati nella aurea dimensione del genio. Ne avremo esauriente riprova nell’odierno programma, che alterna pagine notissime a composizioni molto meno frequentate, accostando insigni capolavori e gustose curiosità: tutto questo, collegato dalla costante felicità creativa dei brani, ognuno perfettamente calibrato rispetto ai propositi espressivi. Consideriamo pertanto l’iniziale sestetto schubertiano, tutto formato (fatto quasi inevi tabile trattandosi di Franz Schubert) da pagine, oltre che altis sime, celebri al punto di rendere pressoché inutile ogni com mento; ci limiteremo perciò a segnalare l ’itinerario emotivo dei brani, che muove dalla cristallina chiarezza di A n d ie M usile, musicato nel marzo 1817 su poesia di Franz von Schober. La breve pagina (due facciate in tutto) appare come un compiuto elogio dell’arte dei suoni espresso con classica misura, tanto efficace quanto priva di ambizioni retoriche. Ancora più intima, intrisa di tenerissime sensazioni naturistiche è l’atmosfera di F ru h lin g sg la u b e (testo di Ludwig Uhland), la cui stesura è databile fra il 1820 ed il novembre del 1822; voce e pianoforte collaborano nell’evocazione, deliziosamente mormorata, del contrasto fra il rifiorire della natura e la segreta angoscia del cuore. D e r M u s e n so h n (poesia di Goethe, composto all’inizio del dicembre 1822) si muove in tutt’altra atmosfera proponendo una personificazione ilare ed ottimistica dell’eterno Viandante romantico; su un danzante ritmo di sei ottavi, bravamente scandito dalla tastiera, un cantore errabondo si abbandona al piacere di celebrare con gioiose melodie l’alternarsi delle sta gioni e lo sbocciare di amorosi sentimenti. Dai canti del “figlio L ie d delle Muse” (che Schubert gioca su accorti cambi di tonalità) passiamo, sempre su testo di Goethe, al celeberrimo L ie d di M ig n o n “Nur wer die Sehnsucht kennt” tratto dai quattro brani che Schubert musicò su altrettanti momenti lirici del W ilh e lm M e is te r tra il 1826 ed il 27. Ispiratore di molti maestri del L ie d (un po' come il metastasiano “Mi lagnerò tacendo” che fu una vera e propria risorsa per i compositori fra Sette e Ottocento) l’accorato canto goethiano - che Schubert intonò altre volte trova in questa versione accenti di insuperabile bellezza per l’impressionante contrasto fra malinconia e turbamento. A Mignon segue un altro importante personaggio della letteratura romantica: Ellen, protagonista del poema di Walter Scott al quale Rossini si ispirò per l’opera L a D o n n a d e l L a g o .T r a la primavera e l’estate del 1825 Schubert musicò, nella versione tedesca di Adam Storck, tre canti di Ellen, l’ultimo dei quali è la sin troppo celebre (sia detto senza alcuna intenzione ironica) A v e M a ria che, proprio per questa ragione oltre che per E uso ed abuso chiesastico, trova rarissime occasioni di esecuzione con certistica. L’elegiaca purezza del brano separa il tormento di Mignon dalla tragedia di Margherita cantata nel prodigioso G re tc h e n a m S p in n r a d e , primo incontro fra Goethe e Schubert, terminato il 19 ottobre 1814: capolavoro assoluto nel quale il diciassettenne compositore tocca uno dei vertici dell’intera letteratura liederistica. Da Schubert a Richard Strauss il passo è allo stesso tempo breve e lungo: breve per la sostanziale fedeltà del compositore bavarese allo spirito schubertiano, lungo per la tipicità del linguaggio straussiano complesso e multiforme, teso più ad ampliare i discorsi semplici che non ad essenzializzame il contenuto. Piuttosto vasta (oltre 150 brani) e disseminata lungo l’intero arco creativo del musicista, dal 1870 (a sei anni di età) al 1948 (gli stupendi V ie r le tzte L ie d e r con orchestra), la produzione vocale da camera di Strauss compen dia le esperienze romantiche e postromantiche (da Schubert a Wolf) apportando il sostanzioso contributo della propria specifica natura: l ’empito travolgente che anima i poemi sinfonici e le maggiori opere teatrali del Nostro, l’entusiasmo realizzativo che si concretizza, anche nelle più delicate invenzioni, in trame musicali concepite con vitalistica pienezza. Così la liederistica straussiana, pur fedele come abbiamo detto alla spontaneità definita una volta per tutte da Schubert, propone spesso linee vocali tese in archi espressivi quasi scenici mentre il ruolo del pianoforte si amplia verso dimensioni orchestrali. Occorre ricordare che molti di questi brani nacquero per la voce di Pauline de Ahna (futura signora Strauss) e questo spiega certe loro caratteristiche. La scelta programmata si apre con Z u eig n u n g , primo degli otto Lieder op. 10 (poesia di Hermann von Gilm) composti nel 1882/83 che, con il suo tono perentorio ed entusiasta, fornisce una cifra espressiva sintomatica; seguono tre brani dall’op. 6 9 (testi di von Arnim e Heine) che apparten gono ad una ricca fioritura liederistica (ben tre raccolte) sboc ciata tra il 1918 ed il '19 dopo il compimento della poderosa partitura de L a d o n n a s e n i o m b ra . A questi si intercalano il delicato W a ld s e lig k e it op. 4 9 n. 1 (1901) ed un cullante W ieg e n lie d giovanile (1878). Passando in terra di Francia, il pano rama mostra differenze e somiglianze tra la m é lo d ie e la ch a n so n offrendo anzitutto tre squisiti modelli bizetiani tutti composti nel 1866: ravvolgente C h a n so n d ’a v r il (poesia di Louis Bouilhet) e due pagine su testi di Victor Hugo tra i quali spiccano (suggestiva anticipazione di C a rm e n ) gli emozionanti A d ie u x d e l ’h ô te s se a ra b e . Non derivata da Bizet ma dalla linea Gounod-Massenet (del quale fu l’allievo prediletto) la m é lo d ie di Reynaldo Hahn offre il più sincero ritratto di questo singolare dandy che, sotto apparenze supersalottiere, era musicista con tutte le carte in regola; il successo delle adolescenziali C h a n so n s g rise s ( 1890) dove il Verlaine caro a Debussy e Fauré riceve una veste sonora tanto essenziale quanto fascinosa lo consacrò cantore di eleganti, levigatissimi frammenti la cui componente canzonistica appare ben rilevabile. E proprio con alcuni esempi di quella che il grande operettista Charles Lecoq (autore de L a fille d e M a d a m e A n g o t) chiamava affettuosamente “la petite chanson” termina il nostro programma. Deliziose, nel loro genere café - concert J e te v e u x e L a D iv a de l ’E m p ir e scritte nel 1900 da un Erik Satie per una volta dimentico di esoterismi ed astrazioni e spassosissima J ’a i d e u x a m a n ts tratta dalla commedia musicale L ’a m o u r m a s q u e ’ nata nel 1923 dalla col laborazione fra il pirotecnico commediografo Sacha Guitry (1885-1957) e André Messager, il mitico direttore della prima rappresentazione del debussiano P e llé a s. Roberto Cognazzo Franz Schubert An die Musik D u h o ld e K u n st, in w ie v ie l g ra u e n S tu n d e n , W o m ich d e s L e b e n s w ild e r K r e is u m stric k t, H a s t du m ein H e r z zu w a rm e r L ie b e n tzü n d e n , H a s t m ich in e in e b e ß r e W e lt e n trü c k t! O ft h a t ein S e u fz e r, d e in e r H a r f e n tflo sse n , E in sü ß e r , h e ilig e r A k k o r d von d ir D e n H im m e l b e ß r e r Z e ite n m ir e rs c h lo ss e n D u h o ld e K u n st, ich d a n k e d ir d a fü r! (F ra n z v o n S c h o b e r) Frühlingsglaube D ie lin d e n L ü fte s in d e rw a c h t, S ie sa ü se ln u n d w eb en T a g u n d N a c h t, S ie sc h a ffe n a n a llen E n d e n . O fr is c h e r D u ft, o n e u e r K la n g ! N u n , a rm e s H e rze , se i n ic h t b a n g ! N u n m u ß s ic h a lle s, a lle s w e n d e n . D ie W e lt w ir d sc h ö n e r m it je d e m T ag, M a n w e iß n ic h t, w a s n o c h w e rd e n m ag, D a s B lü h e n w ill n ic h t e n d e n ; E s b lü h t d a s fe r n s te , tie fs te T a l: N u n , a rm e s H e r z , v e r g iß d e r Q u a l! N u n m u ß sic h a lle s, a llie s w e n d en . (Ludwig Uhland) Der Musensohn D u rc h F e ld u n d W a ld zu sc h w e ife n , M e in L ie d c h e n w e g zu p fe ife n , S o g e h t’s v o n O r t zu O rt! U n d n a ch d e m T a k te r e g e t U n d n a ch d e m M a ß b e w e g e t S ic h a lle s a n m ir fo r t. Ic h ka n n sie k a u m e rw a rte n , D ie e rste B lu m ’ im G a rte n , D ie e rste B lü t’ am B a u m . S ie g rü ß e n m e in e L ie d e r, U n d k o m m t d e r W in te r w ie d e r, S in g ich n o c h je n e n T ra u m . Alla musica O arte sublime, in quante ore grigie, quando mi soffocavano le tristi vicende della vita, m’hai acceso il cuore di caldo amore, m’hai rapito in un mondo migliore! Sovente un sospiro del tuo salterio, un tuo divino dolce accordo m’ha schiuso un celeste mondo migliore; o arte sublime, io ti ringrazio! ( tr a d u z io n e d i P ie tr o S o r e s in a ) F e d e p r im a v e r ile Le dolci brezze son tornate, giorno e notte spirano e s’intrecciano dappertutto si danno un gran da fare, O fresco profumo, o rinnovata armonia! Orsù, povero cuòre, non temere! Ora tutto, tutto dovrà cambiare. Il mondo ogni giorno s’abbelisce, nessuno sa cos’altro ci aspetta, la fioritura non accenna a finire; fiorisce la valle più lontana, remota: dunque, povero cuore, dimentica la pena! Ora tutto, tutto dovrà cambiare. ( tr a d u z io n e d i P ie tr o S o re s in a ) I l fi g li o d e lle M u s e Per campi e per boschi, fischiando la mia canzone, erro di luogo in luogo! E alla cadenza si anima e al ritmo si muove tutto l’essere mio. Lo attendo con ansia il primo fiore in giardino, il primo fiore sull’albero. E’ un saluto ai miei canti, e se l’invemo toma ricanto questo sogno. Ic h sin g ihn in d er W eite, A u f E ise s L ä n g ’ u n d B re ite , D a b lü h t d e r W in te r sc h ö n ! A u c h d ie se B lü te sc h w in d e t. U n d n eu e F re u d e fi n d e t S ic h a u f b e b a u te n H ö h n . D e n n w ie ich b e i d e r L in d e D a s ju n g e V ö lk c h e n fin d e , S o g le ic h e rr e g ich sie. D e r stu m p fe B u rsc h e b lä h t sich , D a s ste ife M ä d c h e n d r e h t sic h N a c h m e in e r M e lo d ie . Ih r g e b t d e n S o h le n F lü g e l U n d tr e ib t d u rc h T a l u n d H ü g e l D e n L ie b lin g w e it vo m H a u s. I h r lie b e n , h o ld e n M u se n , W a n n ruh ich ih r am B u se n A u c h e n d lic h w ie d e r a u s? (J o h a n n W o lf a n g G o e th e ) Lied der Mignon N u r w e r d ie S e h n s u c h t k e n n t, W e iß , w a s ich leid e! A lle in u n d a b g e tr e n n t V on a lle r F re u d e , S e h ich a n s F irm a m e n t N a c h j e n e r S eite . A c h ! d e r m ic h lie b t u n d k e n n t, Is t in d e r W eite. E s s c h w in d e lt m ir, es b r e n n t M e in E in g e w e id e . N u r w e r d ie S e h n s u c h t k en n t, W e iß , w a s ich leid e! (J o h a n n W o lfa n g G o e th e ) Ave Maria A v e M a r ia ! J u n g fr a u m ild , E rh ö re e in e r J u n g fr a u F le h e n , A u s d ie s e m F e lse n sta r r u n d w ild S o ll m ein G e b e t zu d ir hin w eh en . W ir sc h la fe n sic h e r b is zu m M o rg e n , O b M e n s c h e n n o c h so g ra u s a m sind. O J u n g fr a u , sie h d e r J u n g fr a u S o rg e n , O M u tte r, h ö r ein b itte n d K in d ! Lo canto nello spazio, sulle distese di ghiaccio, l’inverno è tutto in fiore! Passa anche questo fiore e nuova gioia appare sui campi delle alture. E non appena i giovani trovo vicino al tiglio, io li ravvivo. Il torpido garzone inorgoglisce e la fanciulla scontrosa danza alla mia melodia. Voi date le ali ai piedi e per valle e colle spingete l’amato lungi da casa. O care leggiadre Muse, quando potrò di nuovo riposare sul suo seno? ( tr a d u z io n e d i R o b e rto F e rto n a n i) C a n zo n e d i M ig n o n Chi solo conosce la nostalgia sa quel ch’io soffro! Sola, e priva d’ogni gioia il firmamento da quella parte guardo. Ah! Chi mi ama, chi mi conosce è assai lontano! Ho le vertigini, sento bruciarmi il petto. Chi solo conosce la nostalgia sa quel ch’io soffro! ( tr a d u z io n e d i M a r ta B ig n a m i) A v e M a ria Ave Maria! Dolce vergine, ascolta la supplica d’una vergine, da queste rocce aspre e selvagge possa la mia preghiera giungere fino a te. Noi dormiamo tranquilli fino al mattino, anche se gli uomini sono tanto cattivi. O vergine, guarda i tormenti d’una vergine, o madre, ascolta una fanciulla che ti implora! A v e M a ria u n b e fle c k t! W en n w ir a u f d ie s e n F e ls h in sin k e n Z u m S c h la f, u n d uns d e in S c h u tz b e d e c k t, W ir d w e ic h d e r h a rte F e ls u n s d ü n ken . D u lä c h e lst, R o s e n d ü fte w e h e n ln d ie s e r d u m p fe n F e lse n k lu ft. O M u tte r, h ö re K in d e s F le h e n , O J u n g fr a u , e in e J u n g fr a u ru ft! A v e M a ria ! R e in e M a g d ! D e r E rd e u n d d e r L u ft D ä m o n e n , V o n d e in e s A u g e s H u ld v e rja g t, S ie k ö n n en h ie r n ic h t b e i u n s w o h n en . W ir w o ll’n u n s s till d e m S c h ic k s a l b e u g e n D a u n s d e in h e ilg e r T r o s t a n w e h t; D e r J u n g fr a u w o lle h o ld d ic h n eig e n D e m K in d , d a s f ü r d e n V a te r fle h t! A v e M a ria ! (W a lte r S c o tt) Gretchen am Spinnrade M e in e R u h is t hin, M e in H e r z is t sc h w e r, Ic h fin d e sie n im m e r U n d n im m e rm e h r. W o ich ihn n ic h t hab, I s t m ir d a s G ra b , D ie g a n ze W e lt I s t m ir ve rg ä llt. M e in a rm e r K o p f I s t m ir v e rr ü c k t M e in a rm e r S in n I s t m ir ze rstü c k t. N a c h ihm n u r sc h a u ich Z u m F e n s te r h in a u s, N a c h ihm n u r g e h ich A u s d e m H a u s. S e in h o h e r G a n g , S e in ’ ed le G e sta lt, S e in e s M u n d e s L ä c h e ln , S e in e r A u g e n G ew a lt. U n d se in e r R e d e Z a u b e rflu ß , Ave Maria immacolata! Se noi fra queste rocce siamo colti dal sonno, ma siamo sotto la tua protezione, la dura roccia ci sarà morbida. Tu sorridi, profumo di rose si spande per questo aspro paesaggio roccioso-. O madre, ascolta il pianto infantile, 0 vergine, una vergine ti invoca! Ave Maria! Pura fra le donne! 1 demoni della terra e dell’aria, scacciati del tuo sguardo misericordioso non resteranno qui fra noi. Vogliamo in silenzio sottometterci al destino, perché ci anima la tua celeste consolazione; degnati di chinarti propizia sulla vergine, sulla bimba che prega per suo padre! Ave Maria! ( tr a d u z io n e d i P ie tr o S o r e s in a ) M a rg h e rita a l l ’a rc o la io La mia pace è perduta, il mio cuore è pesante, 10 non la ritroverò più, mai più. Dove io non ho lui è per me la tomba, tutto il mondo è per me amareggiato. La mia povera testa mi ha dato di volta, 11 mio povero cervello mi è andato in pezzi. Verso di lui soltanto guardo fuori della finestra, per lui soltanto esco di casa. Il suo alto portamento, la sua nobile figura, il sorriso della sua bocca, il potere dei suoi occhi. E il magico fluire del suo discorso, S e in H ä n d e d ru c k , U n d a c h , se in K u ß ! M e in B u se n d rä n g t S ic h n a ch ih m hin. A c h d ü r ft ich fa s s e n U n d h a lte n ihn, U n d k ü sse n ih n , S o w ie ich w o llt, A n se in e n K ü sse n V e rg e h e n so llt! (J o h a n n W o lfa n g G o e th e ) Richard Strauss Zueignung J a , d u w e iß t es, te u re S e e le , d a ß ich fe r n v o n d ir m ic h q u ä le , L ie b e m a c h t d ie H e rze n k ra n k , h a b e D a n k. E in s t h ie lt ic h , d e r F r e ih e it Z e c h e r, h o c h d e n A m e th y s te n -B e c h e r u n d d u s e g n e te s t d e n T ra n k , h a b e D a n k. U n d b e s c h w o r s t d a rin d ie B ö se n , b is ich , w a s ich n ie g e w e se n , h e ilig , h e ilig a n ’s H e rz d ir sa n k , habe D ank! ( H e rm a n n v o n G ilm ) Der Stern Ic h se h e ih n w ie d e r D e n L ie b lic h e n S te rn ; E r w in k e t h e rn ie d e r; E r n a h te m ir g e rn ; E r w ä r m e t u n d fu n k e lt, J e n ä h e r e r k ö m m t, D ie a n d e rn v e rd u n k e lt, D ie H e rze n b e k le m m t. D ie H a a re im F lie g e n E r e ile t m ir zu , D a s V o lk tr ä u m t v o n S ie g e n , Ic h trä u m e v o n R u h ', la stretta della sua mano e, ah! il suo bacio! Il mio petto anela verso di lui. Ah! potessi prenderlo e tenerlo. E baciarlo così com’io vorrei, dovessi morire dei suoi baci! (traduzione di Giovanni Amoretti) D e d ic a Sì, lo sai, anima cara, quanto soffro lontano da te, l’amore fa ammalare il cuore; abbi grazia. Un giorno io, franco bevitore, levai alta la coppa d’ametista, e tu benedicesti la bevanda; abbi grazia. E scacciasti l’influsso dei malvagi; finché io, per la prima volta, caddi senza peccato sul tuo cuore; abbi grazia! (traduzione di Andrea Casalegno) L a ste lla 10 la vedo la deliziosa stella; mi manda segnali, mi viene vicina; riscalda e sfavilla; Quanto più s'avvicina gli altri oscura, opprime i cuori. Con la chioma al vento mi incalza; 11 popolo sogna la vittoria, io sogno la pace. D ie a n d e rn sic h d e u te n D ie Z u k u n ft d a ra u s , V e rg a g e n e Z e ite n M ir le u c h te n in s H a u s. Waldseligkeit D e r W a ld b e g in n t zu ra u s c h e n , D e n B ä u m e n n a h t d ie N a c h t; A ls o b sie se lig la u s c h e n , B e rü h re n s ie sic h sa ch t. U n d u n te r ih re n Z w e ig e n D a b in ich g a n z a lle in . D a bin ich g a n z m ein e ig e n : G a n z n u r, g a n z n u r d ein . (Richard Dehmel) Einerlei I h r M u n d is t s te ts d e rs e lb e , se in K u ß m ir im m e r n eu , ih r A u g e n o c h d a ss e lb e , se in fr e ie r B lic k m ir treu. O d u lie b e s E in e r le i, w ie w ird a u s d ir so m a n c h e r le i! (Ludwig Achim von Arnim) Wiegenlied T rä u m e , tr ä u m e , d u m e in s ü ß e 's L e b e n , V o n d e m H im m e l, d e r d ie B lu m e n b rin g t. B lü te n sc h im m e rn d a , d ie le b e n V o n d e m L ie d , d a s d e in e M u tte r sin g t. T rä u m e , tr ä u m e , K n o s p e m e in e r S o rg e n , V o n d e m T a g e , d a d ie B lu m e sp r o ß ; V o n d e m h e lle n B lü te n m o r g e n , D a d e in S e e lc h e n sic h d e r W e lt e rs c h lo ß . T rä u m e , tr ä u m e , B lü te r m e in e r L ie b e , V o n d e r s tille n , v o n d e r h e ilg e n N a c h t, D a d ie B lu m e s e in e r L ie b e D ie s e W e lt z u m H im m e l m ir g e m a c h t. (Richard Dehmel) Altri il futuro invocano: il tempo passato illumina la mia casa. (traduzione di Valeria Rossella) B e a titu d in e d e l b o sc o Il bosco inizia a stormire, la notte si avvicina agli alberi che si muovono lievi come ascoltassero lietamente. E sotto i loro rami là giaccio proprio solo. Là sono del tutto sereno, completamente, interamente tuo. (traduzione A. Greco) M o n o to n ia La bocca di lei è sempre la stessa, il suo bacio mi è sempre nuovo l’occhio di lei è sempre lo stesso, il suo libero sguardo mi è sempre fedele. Oh tu amabile monotonia, come da te nasce la novità! (traduzione di Claudio Vincenti) N in n a n a n n a Sogna, sogna, dolce vita mia, il cielo che fa nascere i fiori. Questa splendente fioritura vive della canzone che la mamma intona. Sogna, sogna, bocciol delle mie cure, il giorno che il tuo fiore sbocciò; l’alba lucente della fioritura, quando la piccola anima si schiuse. Sogna, sogna, fiore del mio amore, la notte tacita, la notte santa, quando il fiore del suo amore nel mondo mio fece sbocciare il cielo. (traduzione di Andrea Casalegno) Schlechtes Wetter D a s is t ein sc h le c h te s W e tte r, E s r e g n e t u n d stü r m t u n d s c h n e it; Ic h sitze a m F e n s te r u n d sc h a u e H in a u s in d ie D u n k e lh e it. D a s c h im m e r t ein e in s a m e s L ic h tc h e n , D a s w a n d e lt la n g s a m fo r t; E in M ü tte rc h e n m it d e m L a te r n c h e n W a n k t ü b e r d ie S tr a ß e d o rt. Ic h g la u b e , M e h l u n d E ie r U n d B u tte r k a u fte sie ein ; S ie w ill e in e n K u c h e n b a c k e n F ü rs g ro ß e T ö c h te rle in . D ie lie g t zu H a u s im L e h n s tu h l, U n d b lin ze lt s c h lä frig in s L ic h t; D ie g o ld n e n L o c k e n w a lle n U b e r d a s s ü ß e G e sic h t. (Heinrich Heine) Georges Bizet Chanson d’avril L è v e -to i! lè v e -to i! L e p r in te m p s v ie n t d e n a ître ! L à -b a s su r le s v a llo n s fl o tt e un ré se a u v e rm e il! T o u t fr is s o n n e a u ja r d in , to u t c h a n te e t ta fe n ê tr e , C o m m e un r e g a r d jo y e u x , e s t p le in e d e s o le il! D u c ô té d e s lila s a u x to u ffe s v io le tte s, M o u c h e s e t p a p illo n s b ru is s e n t à la fo is , E t le m u g u e t s a u v a g e , é b r a n la n t s e s c lo c h e tte s , A ré v e ilé l ’a m o u r e n d o rm i d a n s les b o is ! P u is q u 'A v r il a s e m é se s m a r g u e r ite s b la n c h e s, L a is s e ta m a n te lo u rd e e t to n m a n c h o n fr ile u x , Brutto tempo . Il tempo è brutto; infuriano pioggia, tempesta e neve; siedo alla finestra e guardo fuori nell’oscurità. Vedo una lueina solitaria che lentamente si allontana; è una mammina col suo lumino che vacilla per la strada. Credo che abbia comprato uova, burro e farina; vuol cuocere una torta alla sua gran piccina. Che a casa, stesa in poltrona, socchiude gli occhi, pigra, alla luce; ondeggiano i riccioli d’oro sul suo dolce viso. (traduzione di Andrea Casalegno) C a n zo n e d ’a p rile Alzati! alzati! La primavera è nata! Laggiù sulle valli aleggia un dedalo vermiglio di nubi! il giardino è tutto un fremito, tutto è canto e la-tua finestra è piena di sole e somiglia ad uno sguardo gioioso! Mosche e farfalle ronzano insieme accanto ai lillà dai ciuffi violetti ed il mughetto selvaggio, scuotendo le sue campanule, ha risvegliato l ’amore che dormiva nei boschi! Poiché Aprile ha seminato le sue bianche margherite, posa il pesante mantello ed il freddoloso manicotto, D é jà l ’o is e a u t ’a p p e lle e t tes so e u r s les p e r v e n c h e s T e s o u r ir o n t d a n s l ’h e rb e en v o y a n t te s y e u x b le u s! V ie n s, p a r to n s ! a u m a tin la so u r c e e s t p lu s lim p id e ! N ’a tte n d o n s p a s d u jo u r les b rû la n te s c h a le u r s, J e veu% m o u ille r m e s p ie d s d a n s la r o s é e h u m id e , E t te p a r le r d ’a m o u r so u s le s p o ir ie r s en fle u r s . (Louis-Hyacint Bouilhet) Les adieux de l ’hotesse arabe P u is q u e rien n e t ’a rrê te E n c e t h e u re u x p a y s , N i l ’o m b re d u p a lm ie r , N i le ja u n e m a is, N i le re p o s, n i T a b o n d a n c e , N i d e vo it, â ta vo ix, B a ttr e le je u n e sein D e n o s so e u r s d o n t, le s so irs, L e to u r n o y a n t e ssa im C o u r o n n e un c o te a u d e sa d a n se , A d ie u , b ea u v o y a g e u r! H é la s, a d ie u ! O h ! q u e n ’ e s -tu d e c e u x Q u i d o n n e n t p o u r lim ite A le u r p ie d s p a r e s s e u x L e u r to it d e b r a n c h e s ou d e to ile s! Q u i, r ê v e u r s, sa n s en fa i r e , E c o u te n t le s ré c its, E t s o u h a ite n t le so ir, D e v a n t le u r p o r te a s s is , D e s ’en a lle r d a n s les é to ile s ! H é la s ! a d ie u ! a d ie u ! b e a u v o y a g e u r! S i tu l ’a v a is v o u lu , P e u t-ê tr e u n e d e n o u s, O je u n e h o m m e , e û t a im é T e s e r v ir à g e n o u x D a n s n o s h u tte s to u jo u rs o u v e rte s; E lle e û t fa i t , e n b e r ç a n t T o n s o m m e il d e se s c h a n ts, P o u r c h a s s e r d e to n fr o n t L e s m o u c h e r o n s m é c h a n ts, U n é v e n ta il d e fe u i ll e s v e rte s. già il canto degli uccelli ti chiama e le pervinche, tue sorelle, ti sorrideranno nell’erba guardando i tuoi occhi blu! Vieni, andiamo! di mattina la sorgente è più limpida! Non attendiamo il bruciante calore del giorno, voglio bagnare i piedi nella rugiada e parlarti d’amore sotto i peri fioriti. G li a d d ii d e l l ’o ste ssa a ra b a Poiché nulla ti trattiene in questa terra felice, nè l’ombra delle palme, nè il biondo granoturco, nè l’ozio,nè l’abbondanza e neppure il palpitare, al suono della tua voce, del seno di tante fanciulle che la sera danzano come uno sciame turbinoso facendo corona ad una altura, Addio, bel viaggiatore, addio, ahimè! Oh, tu non fai parte di coloro che per pigrizia non si allontanano mai dalla loro capanna di rami o di tela e che, fantasticando, senza badarci, ascoltano racconti e la sera, seduti davanti all’uscio, desiderano andare sulle stelle! Ahimè! Addio! Addio, bel viaggiatore! Se tu l’avessi voluto, mio bel giovane, forse ad una di noi sarebbe piaciuto servirti in ginocchio nelle nostre capanne sempre aperte: essa, cantando per cullare il tuo sonno, avrebbe fatto un ventaglio di foglie verdi per cacciare dalla tua fronte i moscerini fastidiosi. S i tu n e r e v ie n s p a s , S o n g e un p e u q u e lq u e fo is A u x fi ll e s d u d é se r t, S o e u r s â la d o u c e vo ix, Q u i d a n s a n t p ie d s n u s s u r les d u n e s. O b e a u je u n e h o m m e b la n c , B e l o is e a u p a s s a g e r , S o u v ie n s -to i, c a r p e u t-ê trg , O ra p id e é tr a n g e r, T o n so u v e n ir re ste â p lu s d ’un e ! H é la s ! a d ie u ! a d ie u ! b e l é tr a n g e r! H é la s ! a d ie u ! s o u v ie n s-to i! (Victor Hugo) Guitare C o m m e n t, d is a ie n t-ils , A v e c n o s n a c e lle s F u ir le s a lg u a z ils? R a m e z ! d is a ie n t-e lle s. C o m m e n t, d is a ie n t-ils, O u b lie r q u e re lle s, M is è r e s e t p é r ils ! D o r m e z ! d is a ie n t-e lle s. C o m m e n t, d is a ie n t-ils , E n c h a n te r le s b e lle s S a n s p h iltr e s su b tils? A im e z ! d is a ie n t-e lle s. (Victor Hugo) Reynaldo Hahn Si mes vers M e s v e rs fu ir a ie n t, d o u x e t fr ê le s , V e rs v o tr e ja r d in s i b ea u S i m e s v e rs a v a ie n t d e s a ile s, C o m m e l ’o is e a u ! Ils v o le r a ie n te , é tin c e lle s, V ers v o tr e f o y e r q u i rit, S i m e s v e rs a v a ie n te d e s a ile s, C o m m e l ’e sp r it! P r è s d e v o u s, p u r s e t fid è le s , Se tu non dovessi più tornare pensa, talvolta, alle ragazze del deserto, sorelle dalla voce dolce, che danzano sulle dune a piedi nudi. O bel giovane bianco, o bel migratore o bel migratore ricorda: perché, forse, o straniero fuggitivo, più d’una fra noi ti ricorderai! Ahimè! Addio! Addio! Straniero bello! Ahimè! Addio! Ricorda! C h ita rra ta Essi dicevano: come sfuggire agli sbirri con le nostre barchette? Esse dicevano: remate! Essi dicevano: come dimenticare litigi, miserie e pericoli? Esse dicevano: dormite! Essi dicevano: come incantare le belle senza filtri complicati? Esse dicevano, amate! S e i m ie i v e r s i Se i miei versi avessero le ali degli uccelli, fuggirebbero, fragil e dolci, verso il vostro bellissimo giardino! Se i miei versi avessero le ali dello spirito, volerebbero come faville verso il vostro gaio focolare! Se i miei versi avessero Ils a c c o u r a ie n t, n u it e t jo u r , S i m e s v e rs a v a ie n t d e s a ile s, C o m m e T a m o u r! (Victor Hugo) Rêverie P u is q u ’ic i-b a s to u te â m e D o n n e à q u e lq u ’un S a m u siq u e , sa fla m m e O u so n p a r fu m ; P u is q u ’ic i to u te ch o se D o n n e to u jo u rs S o n é p in e o u sa rose A s e s a m o u rs; P u is q u ’a v r il d o n n e a u x c h ê n e s u n b r u it c h a rm a n t; Q u e la n u it d o n n e a u x p e in e s l ’o u b li d o rm a n t; P u is q u e P a ir à la b ra n c h e D o n n e T o is e a u ; Q u e l ’a m b e è la p e r v e n c h e D o n n e un p e u d ’ea u ; P u is q u e lo r s q u ’e lle a rr iv e S ’y re p o se r, L ’o n d e a m è r e à la rive D o n n e un b a is e r; J e te d o n n e , à c e tte h e u re , P e n c h é s u r to i, L a c h o se la m e ille u re Q u e j ’a ie en m o i! R e ç o is d o n c m a p e n s é e , T r iste d ’a ille u r s, Q u i, c o m m e u n e ro sé e , T ’a r r iv e en p le u r s ! R e ç o is m e s v o e u x sa n s n o m b re , O m e s a m o u rs! R e ç o is la fla m m e ou l ’o m b re D e to u s m e s jo u r s ! M e s tr a n s p o r ts p le in s d ’iv re sse s P u rs de soupçons, E t to u te s les c a re s se s D e m e s c h a n so n s ! (Victor Hugo) le ali dell’amore, correrebbero a voi giorno e notte, fedeli e puri! F a n ta s tic h e r ìa Poiché quaggiù ogni anima dona a ciascuno la sua musica, la sua fiamma 0 il suo profumo; poiché qui ogni cosa sempre dona la sua spina o la sua rosa ai propri amori; poiché aprile dona alle querce un fruscio delizioso, la notte offra agli affanni un sonno oblioso; poiché l’uccello dona al ramo un soffio d’aria, l’alba offra un poco d ’acqua alla pervinca; poiché l’onda amara bacia la riva quando la tocca e si riposa, in quest’ora ti dono, curvo su di te, ciò che di meglio 10 possiedo! Ricevi dunque 11 mio pensiero, peraltro triste, che ti giunge in pianto simile alla rugiada! Ricevi, amore mio, 1miei voti innumerevoli! Ricevi la fiamma o l’ombra d’ogni mia giornata, i miei impeti colmi d’ebbrezza e privi di ombre e tutte le carezze dei miei canti! Chanson d’automne L e s sa n g lo ts lo n g s D e s v io lo n s D e l ’a u to m n e B le s s e n t m on c o e u r D ’u n e la n g u e u r M o n o to n e . T o u t su ffo c a n t E t b lâ m e , q u a n d S o n n e l ’h e u r e , J e m e s o u v ie n s D e s jo u r s a n c ie n s , E t j e p le u r e . E t j e m ’e n v o is A u v e n t m a u v a is Q u i m ’e m p o rte D e ç a , d e là, P a r e il à la F e u ille m o rte . (Paul Verlaine) Le Printemps T e v o ilà , rire d u P rin te m p s : L e s th y r se s d e s lila s fle u r is s e n t! L e s a m a n te s, q u i te c h é risse n t, D é liv r e n t le u r s c h e v e u x flo tta n ts ! S o u s les r a y o n s d ’o r é c la ta n ts L e s a n c ie n s lie rre s s e flé tr is s e n t! C o u c h o n s -n o u s au b o r d d e s é ta n g s; Q u e n o s m a u x a m e rs s e g u é risse n t! M ille e s p o ir s fa b u le u x n o u a s s e n t N o s c o e u rs é m u s e t p a lp ita n ts . Erik Satie La Diva de l’Empire S o u s le g r a n d c h a p e a u G r e e n a w a y , M e tta n t l ’é c la t d ’un so u r ire . D ’u n rire c h a rm a n t e t f r a is D e b a b y é to n n é q u i s o u p ire , L ittle g ir l a u x y e u x v e lo u té s, C ’e s t la D iv a d e “T E m p i r e " . C ’e s t la re in e d o n t s ’é p r e n n e n t les g e n tle m e n E t tb u s les d a n d y s d e P ic c a d illy . Canzone d ’autunno I lunghi singhiozzi dei violini dell’autunno feriscono il mio cuore con languore monotono. Pallido ed angosciato, quando l’ora scocca, rammento i giorni trascorsi e piango. E mi abbandono al vento crudele che mi sospinge qua e là come una foglia morta. P rim a v e ra Bentornato, riso di primavera: fioriscono i tirsi dei lillà! Gli innamorati, che ti prediligono, lasciano svolazzare le chiome! Sotto i raggi sfolgoranti del sole l’edera antica appassisce! Sdraiamoci in riva agli stagni: guariscano i nostri mali amari! Mille fantastiche speranze alimentano i nostri cuori commossi e palpitanti. L a D iv a d e l l '“E m p ir e ” Con uno splendente sorriso sotto il grande cappello Greenaway, con un riso fresco e fascinoso come il sospiro d’un bimbo stupito, giovinetta dagli occhi di velluto, ecco la Diva dell’ “Empire”. E’ lei la regina che fa invaghire tutti i gentlemen ed i dandys di Piccadilly. D a n s un se u l y e s e lle m e tta n t d e d o u c e u r Q u e to u s les sn o b s en g ile t à c o e u r L ’a c c u e illa n t d e h o u rra s fr é n é tiq u e s , S u r la sc è n e lâ n c e n t d e s g e rb e s d e fle u r s , S a n s re m a rq u e r le rire n a rq u o is D e sa jo lis m in o is. S o u s le g r a n d C h a p e a u G re e n a w a y , M e tta n t l ’é c la t d ’un so u r ire ... E lle d a n se p r e s q u e a u to m a tiq u e m e n t, E t so u lè v e , a o h ! très p io r d iq u e m e n t, S e s jo l is d e ss o u s d e fa n fr e lu c h e s ; D e s e s ja m b e s m o n tra n t le fr é r ille m e n t. C ' e st à la f o i s trè s très in n o c e n t E t trè s trè s e x c ita n t. S o u s le g r a n d C h a p e a u G re e n a w a y , M e tta n t l ’é c la t d ’un so u r ire ... (D. Bonnaud e N. Blés) Je te veux J ’a i c o m p ris ta d é tr e sse , C h e r a m o u re u x , E t j e c èd e à te s vo eu x, F a is d e m o i ta m a ître sse . L o in d e n o u s la sa g e sse , P lu s d e tr iste sse , J ’a s p ir e à l ’in s ta n t p r é c ie u x O ù n o u s se r o n s h e u re u x ; J e te veu x. J e n ’a i p a s d e re g re ts E t j e n ’a i q u ’u n e e n vie : P rè s d e toi, là , to u t p rè s , V iv re to u te m a vie, Q u e m o n c o e u r s o it le tien E t ta lè v re la m ien n e, Q u e ton c o rp s s o it le m ie n , E t q u e to u te m a c h a ir s o it tien n e. J ’a i c o m p ris, ... Q u i, j e v o is d a n s te s y e u x L a d iv in e p ro m e sse . Q u ie ton c o e u r a m o u re u x V ie n t c h e r c h e r m a ca re sse . E n la c é s d e s m ê m e s fla m m e s , D a n s d es rê v e s d ’a m o u rs N o u s é c h a n g e ro n s n o s d e u x â m es. J ’a i c o m p ris ... (H. Pacory) In un solo suo “yes” c’è tanta dolcezza che tutti gli snob in panciotto a cuore accogliendola con frenetici urrà gettano fasci di fiori sul palco senza accorgersi del riso beffardo di quel visetto grazioso. Con uno splendente sorriso sotto il grande cappello Greenaway,... Ella danza quasi come un automa e mostra, oh! con molta distinzione i graziosi fronzoli della sua biancheria rivelando il guizzo nervoso delle gambe in modo molto innocente e molto eccitante allo stesso tempo. Con uno splendente sorriso sotto il grande cappello Greenaway,... T i vo g lio Ho compreso il tuo sconforto, mio caro innamorato, e cedo ai tuoi desideri, fai di me la tua amante. Lungi da noi la prudenza, bando alla tristezza. Non attendo che il momento prezioso nel quale saremo felici. Ti voglio. Non ho rimpianti e solo un desiderio: vivere tutta la vita stretta a te. Il mio cuore sia tuo, le tue labbra le mie. Il tuo corpo sia mio e tutta la mia carne sia tua. Ho compreso il tuo sconforto,... Si’, vedo nel tuo sguardo la promessa divina che il tuo cuore innamorato cerca la mia carezza. Stretti per sempre, bruciati dalla stessa fiamma, scambieremo le nostre anime in sogni d’amore. Ho compreso il tuo sconforto,... André Messager J’ai deux amants J ’a i d e u x a m a n ts, c ’est b e a u c o u p m ie u x c a r j e f a i s c r o ir e à c h a c u n d ’e u x q u e l ’au tre e s t le m o n sie u r sé rie u x . M o n D ie u , q u e c ’e s t b ê te s les h o m m e s! Ils m e d o n n e n t la m êm e so m m e E x a c te m e n t p a r m ois, e t j e fa i s c ro ire à c h a c u n d ’e u x q u e l ’a u tre m ’a d o n n é le d o u b le c h a q u e f o i s . E t, m a fo i , ils m e cro ie n t, Ils m e c ro ie n t to u s les d e u x ... J e n e sa is p a s c o m m e n t n o u s so m m e s, m a is, m on D ie u ! q u e c ’e s t b ê te un h o m m e ! U n h o m m e ! U n h o m m e ! M o n D ie u , (...) A lo r s ... v o u s p e n s e z ... d e u x ! U n se u l a m a n t, c ’e s t e n n u y e u x , c ’e s t m o n o to n e e t s o u p ç o n n e u x , ta n d is q u e d e u x c ’e s t v ra im e n t m ie u x , M o n D ie u ! q u e le s h o m m e s s o n t b êtes! O n les l'r a it m a r c h e r s u r la tête fa c ile m e n t, j e c ro is, si p a r m a lh e u r ils n ’a v a ie n t p a s à c e t e n d ro it p r é c is d e s ra m u re s d e b o is q u i le u r v o n t! E t le u r f o n t in b e a u fr o n t o m b r a g e u x ! ... J e n e sa is p a s c o m m e n t n o u s so m m e s , (...) (Sacha Guitry) Ho due amanti Ho due amanti: e ciò e molto meglio Perchè faccio credere a ciascuno ' che l’altro è quello vero. Dio, quanto sono stupidi gli uomini! Tutti e due ogni mese mi versano la stessa somma ed io faccio credere ogni volta a ciascuno che l’altro mi ha dato il doppio... In effetti, tutti e due mi credono... Non so come siamo noi, ma, mio Dio! quanto sono stupidi gli uomini! Un uomo! un uomo! Mio Dio, (...) Allora ... immaginate due! Avere un solo amante significa noia, monotonia e sospetti: averne due è davvero meglio. Dio! quanto sono stupidi gli uomini! Credo che gli si potrebbe facilmente camminare sulla testa se, purtroppo, non portassero proprio li dei bei rami che proiettano ombra sulle loro fronti! Non so come siamo noi, (...) (traduzioni di Roberto Cognazzo) Le traduzioni di Pietro Soresina, Roberto Fertonani, Marta Bignami, Giovarmi Amoretti e Andrea Gasalegno sono tratte dal volume "Lieder” edito da Vallardi. ' leggere di musica Il classico B orlolo tto su l L ie d (I ) d en so e p reg n a n te, p u ò essere letto tenendo n e ll’altra m ano /' indispensabile corredo testuale (2). S ch u b ert (3) e la sua Uederistica (4) trovano nello studio di E g g eb rech t una risp o sta alla ardua questione “com e si p a ssa d a lla p o esia alla m u s ic a ? " , e / ’ im pegno p ro fu so vi è tanto am p io quanto g enialm ente ripagato (5). S trauss ha il su o P rin cip e (6), m a ora è p o ssib ile leggerne anch e i p re zio si appunti, tutto un m o n d o visto col suo occhio critico (7). P er B izet, senza esitazione il D ean (8). A n d ré M essa g er ed Erik S atie rappresentano d u e fa c c e di q u ell' ineguagliato cro g iu o lo ch e fu la B elle E poque fra n c e se , tra la m orte di V ictor H u g o e la G ra n d e G uerra (9): l'universo d i P roust, in cui il su o am ico R eyn a ld o H ahn im partiva lezioni di canto alla buona società d e ll' “U niversité d es A n n a le s" (10) e rievocava m ondanam ente R ossini, W agner e lo stesso B izet (11). M a S a tie ha certam ente interessato d i più la sto rio g ra fìa m usicale italiana (12) d i qu a n to non sia riuscito a fa r e il p u r versatile e g eniale M essa g er: è d 'o b b lig o , allora, ricórrere a i vividi colori di una testim onianza co n tem p o ra n ea , d etta ta pro p rio in quel 1918, spartiacque o rm a i entrato n el m ito della n o stalgia tra il m ondo delle sue operette e quello di o g g i (13). E , se a rifletterci è a n co ra B ortolotto, il cerchio si chiude (14). Nicola Gallino (1) M . B O R T O L O T T O , Introduzione al Lied romantico, M ila n o , A d e lp h i, 1984. (2 ) V . M A S S A R O T T I P I A Z Z A (a c u ra d i), Lieder, M ila n o , G a rz a n ti, 1982. (3 ) H .J. F R Ö L IC H , Franz Schubert, P o rd e n o n e , S tu d io T e s i, 1990. (4 ) J. R E E D , The Schubert Song Companion, G la s g o w , M a n c h e s te r U n iv e rs ity P re s s , 1985. (5) H .H . E G G E B R E C H T , Principiidei Lied schubertiano, in U sen so della m usica: saggi d i estetica e a n a lisi m u sica le, B o lo g n a , Il M u lin o , 1987. (6) Q. P R IN C IP E , Strauss, M ila n o , R u s c o n i, 1988. (7 ) R . S T R A U S S . Note di passaggio, T o rin o , E D T , 199 1 . (8 ) W . D E A N , Bizet, T o rin o , E D T , 1980. (9) R. SHATTUCK Gli anni del banchetto. Le origini dell’avanguardia in Francia (1885-1918), B o lo g n a , Il M u lin o , 1990. (1 0 ) R . H A H N , Lezioni di canto (P a rig i, 1 9 1 3 ), V e n e z ia , M a rs ilio , 1990. (1 1 ) R . H A H N , Thèmes Variés, P a ris, J .B . J a n in , 1946. (1 2 ) A . G U A R N IE R I C O R A Z Z O L , Erik Satie tra ricerca e provocazione. V e n e z ia , M a rs ilio , 1979. (1 3 ) J. T I E R S O T , Un demi-siècle de musicque française. Entre les deux guerres (1870-1918), P a ris , F . A lc a n , 1918. (1 4 ) M . B O R T O L O T T O , S u l teatro d’operetta, in N u o va R ivista M usicale Italiana, T o rin o , E R I, 1971. L a m ag g io r p arte delle p u b b licazio n i indicate può essere c o n su ltata presso la C ivica B ib lio teca M u sicale “ A n d rea D ella C orte” - V illa T e so riera - C o rso F rancia, 192. Nell’intento di dare un contributo allasalvaguardia dell'ambiente, i program mi di sala di Settembre Musica vengono stampati su .carta riciclata.