Stralcio volume

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Stralcio volume
PREFAZIONE
La ricerca approfondisce il tema della comunicazione economico-finanziaria
che, da anni, sta ricevendo attenzione crescente da parte della comunità scientifica nazionale ed internazionale, degli organismi istituzionali dotati dei poteri di
disclosure regulation, degli operatori professionali e delle imprese.
Le numerose critiche formulate sulla limitata capacità informativa del bilancio hanno rappresentato l’elemento stimolante nel proporre soluzioni denotate
da una maggiore apertura comunicativa verso quegli aspetti che assumono rilevanza per i destinatari (user). Mediante la progressiva estensione del contenuto,
favorita da una cultura d’impresa sufficientemente consapevole del suo ruolo
informativo, il bilancio potrebbe essere annoverato nell’ambito della “comunicazione voluta”, in quanto strumento attraverso il quale si cerca di descrivere nel
modo più completo possibile la situazione economica di un’entità collocata in
uno specifico ambiente economico: è lungo questa direzione che si assiste al passaggio dal financial report al business report.
La necessità di sviluppare un’efficace politica di comunicazione idonea a tenere in elevata considerazione le caratteristiche distintive dell’impresa, ha aperto la strada ai modelli di business report fondati sul settore economico. In questo contesto, dunque, diviene rilevante approfondire le caratteristiche distintive
del business report di settore e analizzare empiricamente il grado di disclosure
dell’attuale modello di bilancio con riferimento agli item costituenti il citato
modello di comunicazione.
Il business report di settore non si pone come uno strumento alternativo al
bilancio: esso rappresenta un differente modo di concepire il bilancio. Il business report di settore è un approccio metodologico che, concentrando l’attenzione sulle informazioni di natura qualitativa, quantitativa non monetaria e quantitativa monetaria, permette di ripensare e potenziare il contenuto informativo del
bilancio affinché lo stesso rifletta gli elementi caratterizzanti il settore economico in cui l’impresa opera. Tale processo non si esaurisce, evidentemente, con il
semplicistico inserimento nel bilancio di informazioni sul settore. Il business
report di settore, invece, permette di individuare le variabili chiave di un settore
di attività, le quali influenzano l’economicità delle imprese in esso operanti. Le
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IL BUSINESS REPORT DI SETTORE. RUOLO INFORMATIVO E PRINCIPI DI PREDISPOSIZIONE
imprese del settore, dunque, nel loro processo comunicativo dovrebbero richiamare le variabili in oggetto, collegarle ai propri risultati economici ed evidenziarne talune specificità. Il business report di settore è, quindi, il risultato di un
processo di collegamento ed unione delle conoscenze sul ruolo informativo del
bilancio con i principi alla base dei modelli di business reporting, declinati per
rappresentare al meglio le peculiarità dell’attività economica esercitata dall’impresa.
La proposta di riferimento al “settore” presenta molteplici potenzialità. Esso
costituisce uno dei principali driver per comprendere le opportunità ed i rischi
correlati alla redditività di ciascuna impresa. Il riferimento all’attività economica incide anche sulle informazioni di natura qualitativa, quantitativa monetaria e
non, permettendo di evidenziare con maggiore dettaglio i fattori distintivi la combinazione economico-produttiva. Infine, il riferimento al settore risulta coerente
anche con gli obiettivi di conoscenza che muovono i preparer, gli user ed i soggetti dotati dei poteri di definizione, controllo e vigilanza delle informazioni societarie.
Il business report di settore presenta i tratti tipici dei tradizionali modelli di
bilancio ma allo stesso tempo se ne differenzia per effetto di una serie di peculiarità: (a) è maggiormente user oriented; (b) include una pluralità di non-financial information; (c) racchiude e integra informazioni obbligatorie e volontarie
anch’esse definite in relazione alle peculiarità del settore.
Il frazionamento e la parcellizzazione che contraddistingue gli studi inerenti
la comunicazione economico-finanziaria possono essere superati concentrando
l’attenzione sul settore: la soluzione industry, pertanto, presenta le potenzialità
per divenire aggregatore e sintesi delle ricerche condotte sul business report.
Tuttavia, come qualsiasi modello di rappresentazione della realtà aziendale, anche il business report di settore presenta dei limiti: non di poco conto è proprio
l’esigenza di definire con precisione i confini da assegnare al singolo settore.
Data l’elevata propensione del business report di settore ad approfondire aspetti specifici dell’operare d’impresa, si è scelto di accompagnare la trattazione
attraverso una pluralità di esempi riferiti ad uno specifico settore economico: il
petrolifero estrattivo. Ciò evidentemente non limita la possibilità di effettuare generalizzazioni, in quanto la metodologia presentata si può applicare a settori differenti.
La scelta di prendere in esame le imprese petrolifere è dovuta ad una molteplicità di ragioni. Osservato in termini di numerosità, il settore pare non giustificare appieno l’attenzione rivolta. Tuttavia, per effetto della peculiare attività svolta, tali imprese sono in una posizione di rilievo nel sistema economico internazionale: il petrolio, infatti, è una tra le principali fonti energetiche mondiali. Le
imprese petrolifere presentano complessità gestionali, operative e finanziarie ele-
PREFAZIONE
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vate, che rendono apprezzabile il ruolo comunicativo del bilancio. La consistente incertezza dei risultati ottenibili dall’esplorazione induce a stipulare accordi
di collaborazione; inoltre, la ricerca di dimensioni sufficienti per sostenere gli
investimenti rende estremamente frequenti le operazioni di aggregazione aziendale. La complessità della ricerca esplorativa richiede anche un supporto tecnologico elevato. La dimensione degli investimenti, inoltre, è tale da richiedere la
disponibilità di ingenti capitali che dal punto di vista finanziario spingono queste imprese ad essere sovente quotate in mercati regolamentati. L’operare in una
pluralità di contesti nazionali rende altresì critica l’analisi del grado di comparabilità delle informazioni economico-finanziarie.
Il lavoro, strutturato in quattro capitoli, è di natura interdisciplinare, affrontando tematiche contabili, di comunicazione, di valutazione e multiprofilo, giacché
congiunge l’aspetto teorico con l’analisi empirica del comportamento comunicativo.
Nel Capitolo 1 si introduce il business report di settore approfondendo in primo luogo le ragioni che hanno portato allo sviluppo ed alla diffusione di una
siffatta metodologia di indagine della comunicazione tramite bilancio. Successivamente si evidenzieranno le caratteristiche informative del modello di comunicazione e gli aspetti maggiormente critici per la sua realizzazione. Da ultimo,
si presenteranno i più significativi modelli di business report di settore presenti
in letteratura.
Il Capitolo 2 approfondisce il quadro teorico dei principi di riferimento che
determinano le potenzialità informative del business report di settore. Giacché
il modello di comunicazione enfatizza taluni aspetti degli attuali bilanci, i principi approfonditi sono quelli posti alla base del bilancio medesimo. L’elemento
di differenziazione è individuabile nelle modalità di interpretazione di tali principi: essi non sono più infatti esclusivamente pensati per la dimensione meramente “contabile” ma sono finalizzati ad approfondire il profilo comunicativo inteso
secondo un’accezione ampia nella quale le informazioni contabili, espressione
di accadimenti determinati attraverso il metro quantitativo monetario, sono poste in relazione con quelle di natura qualitativa, quantitativa non monetaria e
quantitativa monetaria extra-contabile. Partendo quindi dall’assunto che l’informazione contenuta nel business report di settore deve essere utile per il lettore, si
approfondiranno le caratteristiche qualitative che permettono al documento di
raggiungere tale finalità.
Il Capitolo 3 prende in esame la metodologia di predisposizione del business
report di settore. Essa ha valenza generale ed è dunque applicabile a qualsiasi
tipologia di settore che accolga imprese dotate di combinazioni economico produttive omogenee. In considerazione dell’elevata complessità dell’attività aziendale, la definizione del contenuto del business report di settore richiede di
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IL BUSINESS REPORT DI SETTORE. RUOLO INFORMATIVO E PRINCIPI DI PREDISPOSIZIONE
adottare una metodologia di predisposizione articolata, che permetta di identificare e successivamente approfondire una pluralità di temi peculiari per il settore economico e contemporaneamente rilevanti per gli user. Duplice è la via per
raggiungere tale obiettivo. Un primo momento, preliminare, è rappresentato dall’analisi delle indicazioni presenti in letteratura, facendo riferimento anche ai risultati di ricerche empiriche ed alla valutazione degli obblighi di disclosure. Un
secondo momento approfondisce l’identificazione delle variabili informative, favorendo l’interazione tra i soggetti chiamati alla predisposizione del documento
(preparer) ed i destinatari a cui è rivolto (user).
Il Capitolo 4 contiene i risultati dell’indagine empirica sul grado di disclosure del bilancio con riferimento agli elementi costituenti il business report di settore. Come già scritto, l’analisi è stata condotta prendendo a riferimento il settore petrolifero estrattivo e non esaurisce certamente le possibilità di applicazione
dell’industry business report ad altri settori economici. Attraverso i nove profili
informativi esaminati e con l’ausilio della disclosure scoring analysis, forma parziale di content analysis, si vuole verificare il grado di disclosure dei bilanci
con riferimento alle variabili informative costituenti il business report di settore, evidenziando gli aspetti maggiormente approfonditi e le potenziali aree di
miglioramento dell’attuale sistema comunicativo.
A conclusione del lavoro desidero formulare un particolare ringraziamento
al Prof. Claudio Teodori per avermi sempre guidato in questo lavoro (e non
solo) e per i preziosi consigli umani e scentifici trasmessimi.
Un pensiero speciale a mia moglie Isabella per il suo amore sempre così dolce. Resterà sempre caro il ricordo di Maria Claudia.
Rimane evidentemente a carico dell’Autore la responsabilità di tutto il lavoro.
CRISTIAN CARINI
Brescia, Università degli Studi, 2009
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IL BUSINESS REPORT DI SETTORE
SOMMARIO: 1.1. Il bilancio nella comunicazione economico-finanziaria. – 1.2. Dal bilancio al business report di settore. – 1.3. Le caratteristiche informative del business report di settore. –
1.4. I confini del settore come elemento di criticità. – 1.5. Alcuni modelli di business report di
settore. – 1.6. Considerazioni conclusive.
1.1. IL BILANCIO NELLA COMUNICAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA
L’obiettivo di fondo che muove la comunicazione economico-finanziaria è
l’esigenza dell’impresa 1 di affermarsi positivamente nel proprio ambiente di riferimento, alimentando consenso e fiducia attorno alla proposta imprenditoriale,
dimostrando la capacità di generare risultati di varia natura in grado di soddisfare le molteplici istanze in essa confluenti 2.
1
Sulla nozione d’impresa e d’azienda nell’economia aziendale si rimanda tra gli altri a: AIG., BRUNETTI G., CODA V., Corso di economia aziendale, Il Mulino, Bologna, 2005; BERTINI U., Il sistema d’azienda, Giappichelli, Torino, 1990; MASINI C., Lavoro e risparmio, Utet,
Torino, 1979; AZZINI L., Autonomia e collaborazione tra le aziende, Giuffrè, Milano, 1974; ONIDA P., Economia d’azienda, Utet, Torino, 1971; GIANNESSI E., Considerazioni critiche attorno al
concetto di azienda, in AA.VV., Scritti in onore di Giordano dell’Amore, Giuffrè, Milano, 1969;
FERRERO G., Istituzioni di economia aziendale, Giuffrè, Milano, 1968; AMODEO D., Ragioneria
generale delle imprese, Giannini, Napoli, 1965; ZAPPA G., Le produzioni nell’economia delle imprese, tomi I, II, III Giuffrè, Milano, 1956.
2
Coda specifica che la comunicazione economica attiene alla «trasmissione di informazioni
dalla direzione aziendale a tutti indistintamente gli interlocutori sociali, o ad alcuni di essi, sull’evoluzione dell’assetto reddituale, finanziario e patrimoniale dell’impresa». CODA V., Comunicazione e immagine nella strategia d’impresa, Giappichelli, Torino, 1991. Bertinetti focalizza l’attenzione sulla comunicazione finanziaria e sul destinatario dell’informazione: gli operatori del
mercato dei capitali. BERTINETTI G., Comunicazione finanziaria aziendale e teoria della finanza,
Egea, Milano, 1996. Sul tema della comunicazione economico-finanziaria si vedano anche: QUAGLI A., TEODORI C. (a cura di), L’informativa volontaria per settori di attività, Franco Angeli,
ROLDI
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IL BUSINESS REPORT DI SETTORE. RUOLO INFORMATIVO E PRINCIPI DI PREDISPOSIZIONE
Tra gli strumenti utilizzati per la diffusione delle informazioni, nel presente
lavoro l’ambito di indagine è limitato al bilancio 3. Nel corso del tempo le numerose critiche avanzate in merito alla capacità informativa del bilancio hanno
indotto ad avanzare soluzioni denotate da una maggiore apertura comunicativa
verso quegli aspetti che sono rilevanti per i destinatari (user). Attraverso la progressiva estensione del contenuto e per mezzo di una cultura d’impresa sufficientemente consapevole del suo ruolo informativo, il bilancio potrebbe essere
anche annoverato tra gli strumenti della “comunicazione voluta”, attraverso il
quale si cerca di descrivere il più chiaramente possibile la situazione aziendale.
Ricorrendo alla terminologia anglosassone è lungo questa direzione che si assiste al passaggio dal financial report al business report (Figura 1.1) 4.
2005; GIUSEPPONI K. (a cura di), La comunicazione economico-finanziaria delle grandi imprese,
Franco Angeli, Milano, 2002; SALVIONI D.M. (a cura di), L’efficacia della comunicazione economico-finanziaria e l’analisi della concorrenza, Giappichelli, Torino, 2002; HEALY P.M., PALEPU K.G., Information Assimetry, Corporate Disclosure and the Capital Markets: a Review of the
Empirical Disclsoure Literature, Journal of Accounting and Economics, 2001; RIVA P., Informazioni non finanziarie nel sistema di bilancio: comunicare le misure di performace, Egea, Milano,
2001; VERECCHIA R.E., Essays on Disclosure, Journal of Accounting and Economics, 2001; DI
STEFANO G., Il sistema delle comunicazioni economico-finanziarie nella realtà aziendale moderna, Giuffrè, Milano, 1990.
3
Questo non limita la possibilità di estendere i principi nel seguito presentati anche al canale telematico rappresentato da internet, che negli ultimi anni è divenuto uno strumento di comunicazione
assai importante. Per maggiori approfondimenti si rinvia a TEODORI C., (a cura di), I siti web e la
comunicazione ai mercati finanziari. Il comportamento delle società, Franco Angeli, Milano, 2004;
QUAGLI A., TEODORI C. (a cura di), I siti web e la comunicazione ai mercati finanziari. Gli strumenti
e gli intermediari, Franco Angeli, Milano, 2004; TEODORI C., La comunicazione via web delle imprese italiane quotate: un quadro d’insieme, Università degli Studi di Brescia, Dipartimento di Economia Aziendale, Paper n. 37, 2004; TEODORI C., VENEZIANI M., Business Reporting on the Internet
with Reference to the Main Italian Companies: An International Comparative Study of the Best
Practices, 27th European Accounting Association Congress, Praga, 1-3 aprile, 2004; SALVIONI D.M.,
TEODORI C. (a cura di), Internet e comunicazione economico-finanziaria d’impresa, Franco Angeli,
Milano, 2003; AVALLONE F., VENEZIANI M., Voluntary Disclosure and Interactive Business Models:
A Survey of Italian Companies, 25th European Accounting Association Congress, Copenhagen 25-27
April, 2002; FAZZINI M., Il business reporting attraverso internet. Quando la comunicazione diventa
strategica, Rivista dei Dottori Commercialisti, Giuffrè, Milano, 2002; INTERNATIONAL FEDERETION
OF ACCOUNTANTS-IFAC, Financial Reporting on the Internet – Responsibilities of Directors and
Management, 2002; QUAGLI A. (a cura di), Internet e la comunicazione finanziaria, Franco Angeli,
Milano, 2001; QUAGLI A., AVALLONE F., Bilanci in rete: Internet e la comunicazione economica
delle società quotate, Rivista dei Dottori Commercialisti, 2001; TEODORI C., Le imprese quotate e la
comunicazione economica su internet, Analisi finanziaria, Quaderno ASFIM, Milano, 2000; FINANCIAL ACCOUNTING STANDARD BOARD-FASB, Business Reporting Research Project, Electronic Distribution of Business Reporting Information, Steering Committee Report Series, 2000; INTERNATIONAL ACCOUNTING STANDARD COMMITTEE-IASC, Business Reporting on the Internet: International Accounting Standard Committee, 1999. Per una visione completa sul tema degli strumenti di
comunicazione si rinvia a CORVI E., La comunicazione d’impresa. Vecchi e nuovi media per una
comunicazione integrata, Egea, Milano, 2006.
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Tra i lavori maggiormente rilevanti sul tema si vedano: PRICEWATERHOUSECOOPERS, Cor-
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IL BUSINESS REPORT DI SETTORE
FIGURA 1.1. – Dal bilancio al business report di settore
Bilancio (financial report)
Business report
Business report di settore
Focus su esigenze conoscitive
main user
Focus elementi distintivi
settore
Focus su esigenze conoscitive
main user
Nei modelli di business report le esigenze conoscitive dei destinatari rappresentano un termine fondamentale cui fare riferimento nella definizione del contenuto del documento. Per accrescerne l’efficacia comunicativa, le informazioni
porate Reporting: a Time for Reflection, PriceWaterhouseCoopers, London, 2007; WALKER M.,
How Can Business Reporting Be Improved? A Research Perspective, Accounting and Business Research, 2006; LUNDHOLM R., VAN WINKLE M., Motives for Disclosure and Non-disclosure: a Framework and Review of the Evidence, Accounting and Business Research, 2006; ENHANCED BUSINESS REPORTING CONSORTIUM, The Enhanced Business Reporting Framework for Private Companies, Exposure Draft, July 2006; ENHANCED BUSINESS REPORTING CONSORTIUM, The Enhanced
Business Reporting Framework, October 2005; INSTITUTE OF CHARTERED ACCOUNTANTS IN ENGLAND AND WALES-ICAEW, New Reporting Models for Business, London, 2003; INSTITUTE OF CHARTERED ACCOUNTANTS IN ENGLAND AND WALES-ICAEW, Prospective Financial Information: Guidance for UK Directors, London, 2003; PRICEWATERHOUSECOOPERS, Trends in Corporate Reporting: Toward Value Reporting, PriceWaterhouseCoopers, London, 2003; BEATTIE V., MCINNES B., FEARNLEY S., Through the Eyes of Management: A Study of Narrative Disclosures, an
Interim Report, Center for Business Performance, Institute of Chartered Accountants in England
and Wales, London, 2002; BEATTIE V., PRATT K., Voluntary Annual Report Disclosures: What
User Want, Research Report, Institute of Chartered Accountants of Scotland, Glasgow, 2002;
DI PIAZZA J.S., ECCLES R.G., Building Public Trusts. The Future of Corporate Reporting, John
Whiley & Sons, New York, 2002; WATSON T., WATSON D.P., The Hermes Principles: What
Shareholders Expect of Public Companies and What Companies Should Expect of Their Investor,
London, 2002; ECCLES R.G., HERZ R.H., KEEGAN M.E., PHILIPS D.M.H., The Value Reporting
Revolution. Moving Beyond the Earnings Game, John Wiley & Sons INC., New York, 2001; FINANCIAL ACCOUNTING STANDARD BOARD-FASB, Improving Business Reporting: Insights Into
Enhancing Voluntary Disclosures, 2001; BEATTIE V. (ed.)., Business Reporting: the Inevitable
Change?, Institute of Chartered Accountants of Scotland, Edinburgh, 1999; INSTITUTE OF CHARTERED ACCOUNTANTS IN ENGLAND AND WALES-ICAEW, Inside out: Reporting on Shareholder
Value, London, 1999; CAREY A., SANCTO J., The 21st Century Annual Report, Institute of Chartered Accountants in England and Wales, London, 1998; AMERICAN INSTITUTE OF CERTIFIED PUBLIC
ACCOUNTANTS-AICPA, Improving Business Reporting – A Customers Focus: Meeting the Information Needs of Investors and Creditors, 1994; CANADIAN INSTITUTE OF CHARTERED ACCOUNTANTSCICA, Information to be Included in the Annual Report to Shareholders, Toronto, 1991.
4
IL BUSINESS REPORT DI SETTORE. RUOLO INFORMATIVO E PRINCIPI DI PREDISPOSIZIONE
che dovrebbero trovare esplicitazione nel bilancio d’esercizio concepito secondo la logica del business report, dovrebbero essere poste in stretta relazione con
la tipologia di attività esercitata e, generalizzando, con il settore economico in
cui l’impresa opera.
Partendo da tali premesse è possibile identificare un modello di bilancio d’esercizio basato sul settore, ovvero un business report di settore, capace di tenere
in considerazione le peculiarità distintive del tradizionale strumento di comunicazione e di superarne alcuni gap che riducono la sua capacità informativa.
Il business report di settore non si pone come uno strumento alternativo al
bilancio. Esso, più precisamente, rappresenta un differente modo di concepire il
bilancio 5. Il business report di settore è un approccio attraverso il quale ripensare e potenziare il contenuto informativo del bilancio affinché lo stesso rifletta
gli elementi, di utilità per il lettore, caratterizzanti il settore economico in cui
l’impresa opera.
Il bilancio, riveste un ruolo cruciale nel sistema della comunicazione d’impresa 6: esso rappresenta la sintesi ragionata degli accadimenti economici relativi ad un determinato arco temporale 7. Il bilancio trae origine dal sistema informativo contabile, attraverso il quale l’impresa procede a raccogliere dati, ad
5
Nel prosieguo del lavoro, il bilancio d’esercizio sarà quindi collocato in questo “innovativo”
contesto informativo.
6
Tra i principali lavori sul ruolo informativo del bilancio si vedano: PALMA A. (a cura di), Il
bilancio d’esercizio: aspetti istituzionali e profili evolutivi nell’attuale assetto normativo italiano,
Giuffrè, Milano, 2008; ANDREI P., FELLEGARA A.M., Contabilità generale e bilancio d’impresa,
Giappichelli, Torino, 2006; CARATOZZOLO M., Il bilancio d’esercizio, Giuffrè, Milano, 2006; DI
CAGNO N., Informazione contabile e bilancio di esercizio, Cacucci, Bari, 2004; QUAGLI A., Bilancio di esercizio e principi contabili, Giappichelli, Torino, 2004; ANDREI P., AZZALI S., FELLEGARA A.M., ORLANDONI E., Il bilancio d’esercizio d’impresa, Giuffrè, Milano, 2003; ALLEGRINI M.,
L’informativa di periodo nella comunicazione economico-finanziaria: principi e contenuti, Giuffrè, Milano, 2003; TEODORI C., Il bilancio consolidato. La metodologia di costruzione ed il profilo informativo, Giuffrè, Milano 2003; DEZZANI F., PISONI P., PUDDU L., Il bilancio d’esercizio,
Giuffrè, Milano, 2001; CAMODECA R., L’iter formativo del bilancio d’esercizio, Cedam, Padova,
2000; CARAMIELLO C., Il bilancio di esercizio, ieri e oggi: brevi note per un confronto, Giuffrè,
Milano, 1994; SALVIONI D.M., Il bilancio d’esercizio nella comunicazione integrata d’impresa,
Giappichelli, Torino, 1992; CAPALDO P., Bilancio d’esercizio e informazione esterna dell’impresa, in AA.VV., Bilancio di esercizio e amministrazione delle imprese. Studi in onore di Pietro
Onida, Giuffrè, Milano, 1981; ONIDA P., Il bilancio d’esercizio nelle imprese, Giuffrè, Milano,
1974; AMODEO D., Il bilancio delle società per azioni come strumento di informazione, in AA.VV.,
Scritti in onore di Giordano dell’Amore. Saggi di discipline aziendali e sociali, Giuffrè, Milano,
1969; MASINI C., La dinamica economica nei sistemi dei valori d’azienda. Valutazioni e rivalutazioni, Giuffrè, Milano, 1963.
7
Si fa riferimento al bilancio destinato a pubblicazione. La dottrina aziendale ha da tempo sottolineato come non esista un bilancio unico ma questo tende a mutare significato in relazione agli
obiettivi perseguiti. Sul rapporto tra significato del bilancio ed obiettivi conoscitivi si veda PROVASOLI A., Il bilancio destinato a pubblicazione, Giuffrè, Milano, 1974.
IL BUSINESS REPORT DI SETTORE
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organizzarli per produrre informazioni e, successivamente, a diffonderli presso tutti coloro che sono interessati a conoscerne la dinamica economica 8. Il
sistema informativo aziendale costituisce il punto di partenza dell’intero processo comunicativo e deve essere progettato per garantire che le informazioni
siano complete, attendibili e disponibili nel minor tempo possibile. Oggetto di
osservazione del sistema informativo è l’attività svolta dall’impresa intesa nella sua globalità: dal sistema informativo devono quindi emergere informazioni
a contenuto quantitativo-monetario, nella principale configurazione di informazioni economiche, finanziarie e patrimoniali, quantitativo non monetario e
qualitativo 9.
I flussi di messaggi trasmessi hanno quindi come fine la rappresentazione
della realtà d’impresa, vista nel perseguimento dell’obiettivo di operare secondo
economicità 10: in quanto sintesi periodica degli accadimenti economici il bilancio permette di valutare l’economicità dell’impresa attraverso l’indagine attorno
al reddito d’esercizio ed al correlato capitale di funzionamento 11. Si può affermare che il bilancio si propone come lo strumento principale attraverso il quale
vengono diffuse notizie finalizzate a «confermare se e come siano soddisfatte le
condizioni di economicità duratura [e, conseguentemente] il grado di efficacia
con cui l’impresa persegue i propri obiettivi economici ultimi 12».
8
È bene sottolineare che i dati, fondamentalmente, hanno natura oggettiva, mentre l’informazione, al contrario, si presenta essenzialmente soggettiva. Essa è il risultato di una rielaborazione
del dato grezzo effettuata in funzione delle richieste avanzate dagli utilizzatori. Per un’approfondita disamina sul tema si vedano: AIROLDI G., BRUNETTI G., CODA V., op. cit., p. 275 ss.; MARCHI
L., I sistemi informativi aziendali, Giuffrè, Milano, 2003; CONSORTI A., L’evoluzione della funzione informativa del bilancio d’esercizio, Giappichelli, Torino, 2001. Sul rapporto tra sistemaazienda e subsistema informativo si rinvia ad AMADUZZI A., Il sistema aziendale e i suoi sub-sistemi, Rivista Italiana di Ragioneria e di Economia Aziendale, n. 1, 1972.
9
SALVIONI D.M., Il bilancio d’esercizio, cit.
10
A tal proposito ricorda Ferrero che «le aziende di per se stesse non dotate di economicità
non sono economicamente operative: a se stanti, esse non hanno durabilità e sono prive di autonomia economica, ossia del loro carattere di sistema compiuto che le rende economicamente vitali
e atte ad operare come duraturo strumento economico volto alla realizzazione del sistematico processo di produzione per il mercato e di consumo per l’erogazione che le caratterizza nell’oggetto
perseguito». FERRERO G., Le determinazioni economico-quantitative d’azienda, Giuffrè, Milano,
1967, p. 66.
11
Tuttavia Teodori ha evidenziato che il «bilancio [destinato a pubblicazione] contiene le informazioni utili per esprimere valutazioni sull’assetto economico-globale ma il modo in cui sono
organizzate non risulta pienamente soddisfacente per il raggiungimento della finalità perseguita».
Ciò richiede di attivare un processo di rielaborazione delle informazioni altresì noto come analisi
di bilancio. Sul tema si rinvia a TEODORI C., L’analisi di bilancio, Giappichelli, Torino, 2008.
12
PROVASOLI A., Il bilancio come strumento di comunicazione, Economia & Management,
1989, p. 53.
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IL BUSINESS REPORT DI SETTORE. RUOLO INFORMATIVO E PRINCIPI DI PREDISPOSIZIONE
Per soddisfare la propria funzione informativa, il bilancio deve essere sottoposto ad un processo costante di valutazione al fine di adeguarne il contenuto
alla molteplicità e alla diversità delle esigenze conoscitive dei lettori, peraltro
variabili nel tempo e nello spazio. Tale operazione di adattamento deve riguardare l’intero sistema di bilancio: sotto questo aspetto nessuna informazione risulta soddisfacente se non supportata da validi ed attendibili valori contabili ma
è altrettanto vero che se questi non vengono opportunamente integrati, attraverso informazioni di natura qualitativa e quantitativa non monetaria, si limita fortemente l’utilità del messaggio. È nell’interesse dell’impresa e dello stesso management sfruttare il potenziale comunicativo del bilancio per costruire e rafforzare l’immagine aziendale. Dal momento che il documento è fondamentale
per attivare opportuni processi comunicativi con l’ambiente, il redattore ha interesse a spingersi oltre i meri vincoli normativi, allontanandosi dalla semplicistica visione che vuole collocare il bilancio tra gli strumenti di “comunicazione
dovuta”, secondo la quale il documento viene redatto solo per ottemperare ad
obblighi normativi 13.
La disciplina civilistica ed i principi contabili rappresentano, quindi, solo la
base, il punto da cui partire per costruire un bilancio “intelleggibile” 14 in grado
di rendere percepibile la ricchezza prodotta in relazione al progetto strategico
perseguito.
Le sole misure contabili e, in generale, le misure quantitativo-monetarie sono insufficienti a garantire un’analisi soddisfacente della complessa realtà d’impresa. Per questo motivo devono essere – ed in molti casi ciò già avviene – sempre più integrate da informazioni qualitative, espressione di accadimenti non determinabili quantitativamente.
Lungo questa direttrice nel sistema di bilancio, a fianco dei prospetti contabili, trovano maggiore spazio relazioni e allegati costruiti sulla base di un linguaggio quantitativo non monetario e descrittivo. Tali informazioni diventano
«l’occasione per presentare e diffondere le linee ispiratrici del progetto strategico d’impresa, lo stile di comportamento dell’impresa stessa, i tratti essenziali
13
Uno dei primi e più significativi lavori dedicati al tema delle comunicazioni d’impresa con
specifico riguardo al rapporto tra informazioni obbligatorie e volontarie è di DI STEFANO G., op. cit.
14
Scrive a tale riguardo Superti Furga: «il requisito fondamentale per l’attendibilità e la correttezza economica del bilancio unico diventa dunque il perseguimento di una descrizione sia in
termini quantitativi, sia in termini descrittivo-esplicativi, che raggiunga il massimo grado di intelleggibilità per il maggior numero di soggetti possibile». In seguito afferma che «l’arricchimento
della parte descrittivo-esplicativa del bilancio è finalizzato ad aumentare la chiarezza e l’intelleggibilità, risultato che non sarebbe altrimenti conseguibile, vista l’ineliminabile dimensione soggettiva presente nelle valutazioni quantitative accolte nella parte contabile del bilancio». SUPERTI
FURGA F., Passato e presente del bilancio d’esercizio, verso un bilancio intelleggibile, Rivista dei
dottori commercialisti, Giuffrè, Milano, 1988.
IL BUSINESS REPORT DI SETTORE
7
della sua attività, i modi ed i mezzi utilizzati per realizzarla». Il bilancio dunque
se opportunamente strutturato sarebbe in grado di rispondere agli obiettivi propri della comunicazione istituzionale, considerando l’impresa «nella sua globalità e in prospettiva nell’ambiente economico e sociale, non solo per ciò che è
ma anche per ciò che si propone di essere 15».
Si ritiene che il progressivo avvicinamento tra i principi che orientano i tradizionali modelli di bilancio e quelli alla base della predisposizione dei modelli
del business report, nei quali le informazioni “soft” di natura qualitativa e quantitativa non monetaria rappresentano degli elementi centrali, costituisca un importante stimolo al miglioramento dell’efficacia delle informazioni diffuse su
base periodica.
Accogliere tali principi e quindi redigere un bilancio concepito nella logica
del modello del business report significa, in prima approssimazione, ragionare
attorno a due concetti centrali dell’intero processo comunicativo:
a) chi sono i destinatari, cioè gli user, delle informazioni contenute nel sistema
di bilancio?
b) quali tipologie di informazioni dovrebbero essere contenute nel documento
affinché le stesse risultino utili a soddisfarne i bisogni di conoscenza degli
user?
Nel prosieguo l’attenzione verterà principalmente sul primo aspetto, rinviando ai successivi paragrafi il tema delle informazioni da includere nel documento.
I principi che sottendono la costruzione dei modelli di business report e,
quindi anche del business report di settore, enfatizzano innanzitutto il ruolo dei
destinatari del messaggio o main user. Per esprimere tutto il suo potenziale, il
processo comunicativo deve essere orientato ad uno specifico destinatario o, generalizzando, ad un gruppo di destinatari omogeneo per quanto attiene alle esigenze conoscitive 16.
In linea generale si può affermare che il bilancio fornisce informazioni utili
ad una vasta ed eterogenea platea di soggetti. La funzione informativa del bilan-
15
PROVASOLI A., Il bilancio come strumento di comunicazione, cit., p. 53.
È riportato dal CFA che: «The business reporting model is the lens through which investors
perceive the wealth generating activities of a company and the results of those activities. The model will succeed or fail based upon its capacity to communicate these activities clearly and completely. Businesses continually evolve, entering or leaving markets, developing new products and
services, and finding new ways to attract and retain customers. These changing business practices
require that the business reporting model evolve as well so that it can always meet investors’needs
for the information required to evaluate investments and make financial decisions». CENTRE FOR
FINANCIAL MARKET INTEGRITY-CFA, A Comprehensive Business Reporting Model: Financial Reporting for Investors, October 2005.
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IL BUSINESS REPORT DI SETTORE. RUOLO INFORMATIVO E PRINCIPI DI PREDISPOSIZIONE
cio assolve ai bisogni di conoscenza senz’altro degli investitori attuali ed anche
potenziali e dei conferenti capitale di debito. I fornitori possono trarre vantaggio
dalla conoscenza degli elementi riportati in bilancio, così da valutare le capacità
aziendali di onorare gli impegni. I clienti, interessati a verificare la stabilità degli approvvigionamenti, sono in grado di ricavare utili informazioni sulla dinamica economica d’impresa. L’amministrazione pubblica è interessata alle informazioni riportate in bilancio per quanto concerne considerazioni di ordine macroeconomico, di stabilità economica e non da ultimo, per valutare la capacità
dell’azienda a concorrere al sostenimento della spesa pubblica tramite il pagamento delle imposte. La collettività nel complesso è interessata a conoscere, oltre alla capacità di generare nuova ricchezza, gli atteggiamenti assunti verso tematiche di ordine sociale e ambientale.
Le informazioni di bilancio in particolare e del sistema comunicativo di bilancio più in generale, nella tradizione dottrinale italiana risultano utili alla generalità dei lettori esterni in quanto, come più sopra specificato, indagano le condizioni di economicità della gestione. Secondo questo orientamento, le informazioni contabili sono coordinate a sistema ed indagate precipuamente sotto il profilo economico-reddituale ed in via connessa sotto l’aspetto finanziario e patrimoniale. Il soddisfacimento dei bisogni di conoscenza di particolari categorie di
soggetti viene principalmente perseguito con le informazioni integrative di natura qualitativa, quantitativa non monetaria e quantitativa monetaria di natura extra
contabile.
Anche nella logica promossa dall’International Accounting Standard Board
(IASB) e dal Financial Accounting Standard Board (FASB) il bilancio è utile
nel momento in cui le informazioni in esso riportate sono idonee a soddisfare le
esigenze di conoscenza dei lettori: tra questi viene però enfatizzata una determinata categoria, considerata main user, vale a dire gli investitori 17.
17
Per approfondimenti si vedano tra gli altri: AZZALI S. (a cura di), L’informativa di bilancio
secondo i principi contabili nazionali ed internazionali, Giappichelli, Torino, 2005; DI PIETRA R.,
La comunicazione dei comportamenti aziendali mediante i dati contabili. Il ruolo della ragioneria
internazionale, Cedam, Padova, 2005; VENEZIANI M., La capacità informativa del bilancio consolidato. Dai principi contabili nazionali agli international financial reporting standards, Giuffrè,
Milano, 2005; DI PIETRA R., La cultura contabile nello scenario internazionale. Istituzioni, principi ed esperienze, Cedam, Padova, 2002; NOBES C., PARKER R., Comparative International Accounting, Prentice Hall International, UK, 2006; AZZALI S., Il sistema delle informazioni di bilancio delle aziende di produzione. Il modello dell’International Accounting Standards Committee,
Giuffrè, Milano, 1996. È bene comunque evidenziare che nelle previsioni del FASB la categoria
dei main user è estesa anche ai creditori finanziari, soggetti cioè che conferiscono le risorse finanziarie a titolo di debito. FASB, Statement of Financial Accounting Concept n. 1, Objectives of Financial Reporting by Business Enterprises, November 1978. Su posizione analoga è anche il Discussion Paper di revisione dei Framework pubblicato congiuntamente dallo IASB e dal FASB,
INTERNATIONAL ACCOUNTING STANDARD BOARD-IASB, FINANCIAL ACCOUNTING STANDARD
IL BUSINESS REPORT DI SETTORE
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Giacché maturati nel contesto economico e sociale dei paesi anglosassoni
anche i modelli di business report risentono dell’impostazione adottata dagli
standards setters citati ed identificano, come specifico soggetto primario destinatario dell’informazione economico-finanziaria, gli investitori.
L’individuazione di un destinatario primario non solo giustifica le scelte nei
principi di redazione e nei criteri di valutazione adottati per la determinazione
del risultato di periodo e del capitale di funzionamento ma incide anche sulle informazioni di carattere quantitativo non monetario e qualitativo. Diviene rilevante
valutare, dunque, cosa si comunica anche con l’obiettivo di gestire la diffusione
del valore aziendale 18.
L’aspetto del “valore” della comunicazione economico-finanziaria bene si
adatta a descrivere i rapporti tra l’impresa e la comunità finanziaria. È sul rapporto tra comunicazione economico-finanziaria e comunità finanziaria, identificabile in senso ampio con il complesso degli azionisti attuali e potenziali, degli
investitori istituzionali e non, degli analisti finanziari e degli intermediari finanziari, che il presente lavoro vuole soffermarsi.
Tale scelta trova giustificazione in una pluralità di motivazioni che, riferite
alla realtà italiana, sono di seguito riassunte.
a) In primo luogo l’entrata in vigore dei principi contabili internazionali IAS/
IFRS, necessariamente porta ad interrogarsi sui destinatari primari del bilancio e sulla ragione per cui gli investitori siano stati identificati come main
user. Benché attualmente tali principi siano applicabili in via obbligatoria solo a limitate categorie di imprese, una ampia parte delle società italiane potrebbe optare per una loro adozione volontaria 19. In aggiunta, vi sono chiari
segnali di come anche la legislazione civilista ed in via subordinata i principi
contabili nazionali che regolano la redazione ed il contenuto del bilancio,
tenda ad avvicinarsi alla logica di fondo propria dei principi IAS/ IFRS, che
dal framework teorico traggono ispirazione.
BOARD-FASB, Discussion Paper, Preliminary Views on an Improved Conceptual Framework for
Financial Reporting: The Objective of Financial Reporting and Qualitative Charateristics of Decision-Useful Financial Reporting Information, July 2006.
18
Sul ruolo della comunicazione economico-finanziaria nella creazione e diffusione del valore aziendale si vedano tra gli altri: GUATRI L, ECCLES R.G. (a cura di), Informazione e valore. Il caso
italiano, Egea, Milano, 2000; GUATRI L., MASSARI M., La diffusione del valore, Egea, Milano,
1992; GUATRI L., La teoria di creazione del valore. Una via europea, Egea, Milano, 1991.
19
Lo IASB nella lettera di accompagnamento allo standard “IFRS for SMEs” chiarisce come
il principio sia separato dai full IFRS lasciando facoltà ai singoli Paesi di individuare a quali entità, di piccola e media dimensione non aventi il carattere della pubblic accountability, applicarlo.
INTERNATIONAL ACCOUNTING STANDARD BOARD-IASB, IFRS for SMEs, July 2009.