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La dematerializzazione del territorio
e dell’impresa: l’impresa-progetto
PIETRO GENCO*
Abstract
L’impresa-progetto, specializzata nella progettazione e nella realizzazione di prodotti e
sistemi unici, non replicabili e altamente complessi (per esempio, progetti di consulenza,
engineering and costruction, ricerca di base, produzione cinematografica, e così via),
costituisce un’entità a geometria e a geografia variabile; un’entità cioè i cui confini appaiono
spesso labili e possono modificarsi in relazione alle peculiarità dei singoli progetti. Da una
prima analisi della letteratura di matrice economico-gestionale, si evince che ben poco
spazio viene dedicato a questa tipologia di impresa, poiché essa si discosta dai paradigmi
produttivi e gestionali tipici degli studi aziendali, derivanti, implicitamente o esplicitamente,
dalle criticità proprie dell’impresa manifatturiera che opera per il magazzino o su commessa.
A fronte di questa carenza, la relazione si pone il problema di pervenire ad una definizione
istituzionale di impresa-progetto, dei suoi paradigmi produttivi e delle sue peculiarità di
natura strategico-gestionale. Lo studio dei tratti strutturali e strategici dell'impresa-progetto,
dei suoi settori di attività e delle sue modalità di competizione è funzionale alla comprensione
del ruolo che la domanda, espressa da soggetti pubblici e privati, e la variabile territoriale
esercitano sul comportamento strategico di questa tipologia di impresa.
Key words: “prodotti e sistemi complessi”, fattori di competitività, dematerializzazione,
domanda pubblica, localizzazione, radicamento territoriale
A project-based firm is a firm involved in the planning and realisation of unique, non
replicable, and highly complex products and systems (for example, consulting, engineering
and construction projects, basic research, entertainment production, and so on). It is
characterised by variability in “geometry and geography”, whose boundaries are
dematerialised and can follow the different project’s features.
In the economic and managerial literature, project based firms are often ignored, because
they differ from the typical productive and managerial paradigms found in managerial
studies, commonly referred to mass production firms. For these reasons, this paper aims at
defining this typology of firm, its production paradigm and its strategic and managerial
features. This study allows the comprehension of the role that public demand and localisation
have on the strategic behaviour of project-based firms.
Key words: complex products and systems, competitiveness factors, dematerialization, public
demand, terriorial embeddednedss
*
Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese - Università degli Studi di Genova
e-mail: [email protected]
sinergie n. 70/06
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LA DEMATERIALIZZAZIONE DEL TERRITORIO E DELL’IMPRESA
1. L’impresa-progetto: una tipologia da definire
1.1 I confini e i contenuti dell’impresa-progetto
L’impresa-progetto è una categoria concettuale di non agevole definizione nel
senso che, non essendo riconducibile ai paradigmi tipici delle imprese che
normalmente costituiscono l’oggetto degli studi economico-aziendali, non trova uno
spazio adeguato nelle nostre discipline; mancano analisi volte a dare un
inquadramento, per così dire “istituzionale”, ad una tipologia di impresa che
presenta specifici connotati, tali da meritare una trattazione autonoma rispetto ai più
consueti modelli che sono l’oggetto fondamentale delle nostre discipline.
In effetti, lo schema concettuale su cui si è formato il corpus di studi di economia
e gestione dell’imprese è stato sostanzialmente quello delle attività manifatturiere (e
dei servizi industrializzati)1, in cui la produzione e il processo produttivo diventano
le attività dominanti dell’impresa; in questa ottica, i paradigmi tipici dei nostri studi
discendono implicitamente o esplicitamente dalle criticità proprie dell’impresa
manifatturiera che opera per il magazzino o su commessa, quali la dimensione
ottima dell’impianto e dell’impresa, le economie di scala e di scopo e le implicazioni
sulla gestione per funzioni o per processi, sulla formulazione delle strategie, sugli
assetti organizzativi e così via.
Ciò non deve fare pensare che in questo intervento si possano richiamare tutte le
coordinate idonee a delineare un quadro, sia pure impressionistico, dell’impresaprogetto, ma verranno rievocati solo quei connotati che più direttamente attengono
ai temi oggetto del Convegno di questo anno. L’obiettivo dello studio sarà pertanto
quello di focalizzarsi sul ruolo che esercitano sul comportamento strategico
dell’impresa-progetto sia la domanda espressa da soggetti pubblici e privati, sia la
variabile territoriale.
Lo studioso che si propone di fare questo tentativo non può che partire dalla
constatazione che, da una prima analisi della letteratura di matrice economicogestionale, ben poco spazio viene dedicato a questa tipologia di impresa. L’impresaprogetto viene, infatti, appena delineata nel momento in cui si definiscono i processi
produttivi aziendali, individuati, come è noto, sulla base di alcuni parametri quali,
per esempio, il volume di produzione richiesto, la varietà e le caratteristiche
merceologico-tecniche del prodotto, la natura del ciclo di produzione e così via. In
particolare, in sede di tassonomia dei processi produttivi, viene appunto menzionata
1
Invero, molta attenzione è stata rivolta anche alle imprese commerciali in una logica
secondo cui la commercializzazione dei beni costruisce il completamento di un ciclo
economico che pone comunque al centro il momento della produzione. Senza la pretesa di
fornire una esauriente bibliografia al riguardo, alcune delle opere più significative
attraverso cui si è formata e trasmessa la conoscenza in tema di “Tecnica industriale e
commerciale” prima, e di “Economia e gestione delle imprese” poi, confermano questa
affermazione (Pacces, 1938, Pivato, 1938, Merlani, 1952, Fazzi, 1958, Guatri, 1966,
Sicca, 1969, Saraceno, 1976, Sciarelli, 1976, Rispoli, 1984, Panati, Golinelli, 1994,
Caselli, 1995).
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la “produzione su progetto”, quale processo finalizzato alla realizzazione di un
output commissionato dal cliente e prodotto in un unico esemplare, per il quale il
sistema produttivo (e la connessa catena e sistema del valore) è organizzato in
funzione delle specifiche del progetto stesso (Schmenner R.W., 1993, Bonel, 1984,
Woodward, 1965). La letteratura accenna, con riferimento alla caratteristiche
peculiari della produzione, che nel processo produttivo su progetto vengono
generalmente impiegate risorse umane altamente qualificate, attrezzature generiche e
di utilizzo polivalente e i flussi produttivi sono irregolari e discontinui; le politiche
di produzione sono engineering to order, vale a dire tirate dagli ordini dei clienti,
giacchè il committente partecipa alla definizione delle specifiche di progettazione
del “prodotto speciale” (Silvestrelli, 2002). Così definita, la produzione su progetto
si distingue dalla produzione “su commessa” in cui il processo produttivo è
finalizzato alla realizzazione, non di un esemplare unico, ma di un’ampia varietà di
modelli di un determinato prodotto (per esempio una nave, un aereo), forniti in
quantità limitata e definiti di volta in volta sulla base di specifiche del cliente.
La letteratura istituzionale si limita pertanto a definire l’impresa-progetto
essenzialmente sulla base delle caratteristiche del processo produttivo, senza tuttavia
approfondirne le peculiarità di natura strategico-manageriale.
Per tale motivo, si è dovuto attingere ad una significativa letteratura di tradizione
anglosassone, prodotta essenzialmente da studiosi di economia della conoscenza e
dell’innovazione o anche a studi di stampo settoriale2 volti ad analizzare gli assetti
strutturali e i modelli competitivi di settori popolati da imprese assimilabili
all’idealtipo oggetto di questo intervento, per ricavare elementi utili ad una sua più
generale definizione e collocazione rispetto alle altre tipologia di impresa.
Un primo elemento utile cui fare riferimento è rappresentato dal concetto di
“prodotti e sistemi complessi” rappresentati da una vasta gamma di beni e servizi
destinati alla produzione e/o al consumo finale (Hobday, Rush e Tidd, 2000, Gann e
Salter, 2000, Principe e Tell, 2001)3 .
Essi costituiscono l’output dell’attività dell’impresa-progetto cui si perviene
attraverso un ciclo complesso, comprendente numerose fasi riguardanti attività di
ideazione e progettazione, studi di fattibilità, operazioni di procurement, produzione
e montaggi di componenti, operazioni di vera e propria costruzione, soluzioni di
finanziamento del progetto, di ricerca dei mercati di sbocco dei beni prodotti dalla
struttura produttiva realizzata.
Le fasi di questo ciclo possono anche fare capo ad un’unica grande impresa2
3
In Italia, un’ampia ricerca settoriale è stata condotta, nell’ambito del progetto Finalizzato
“Servizi e strutture per l’internazionalizzazione delle imprese italiane e sviluppo delle
esportazioni”, sugli assetti strutturali e sui fattori di competitività dell’industria
dell’ingegneria impiantistica, i cui risultati sono stati raccolti nel volume curato da Genco
e da Maraschini (1997).
A scopo definitorio, la letteratura definisce i “prodotti e sistemi complessi” (CoPS,
Complex Products and Systems) come beni di investimento e sistemi particolarmente
complessi, ad alta intensità di tecnologia e costituenti l’ossatura tecnologica dei moderni
apparati di produzione di beni e servizi (Hobday, 1996).
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LA DEMATERIALIZZAZIONE DEL TERRITORIO E DELL’IMPRESA
progetto, così come in esso si può registrare la presenza di una gamma altrettanto
ampia di soggetti imprenditoriali, molti dei quali si configurano come un’impresaprogetto la cui attività riguarda una o più fasi del ciclo complessivo (Hobday, 2000).
Con ciò si vuole anche sottolineare che i contenuti delle prestazioni offerte dalle
imprese-progetto mutano in relazione alla tipologia e al numero delle fasi del ciclo
controllate, alle tecnologie e alle conoscenze relative al settore di utilizzazione cui il
progetto è destinato. E’ appena il caso di rilevare che, specie nei casi in cui
l’integrazione verticale del ciclo è molto elevata, l’impresa-progetto opera con
catene del valore spazialmente disperse, se non altro perché il sito in cui il progetto
viene realizzato non coincide con quelli in cui sono localizzate le altre attività che
concorrono alla realizzazione dell’intero progetto.
In questo senso un’impresa-progetto costituisce un’entità a geometria e a
geografia variabile; un’entità cioè i cui confini appaiono spesso labili e possono
modificarsi in relazione alle peculiarità dei singoli progetti (Hobday M., Rush H.,
Tidd J., 2000) 4. In conseguenza di ciò, è anche problematico delimitare i confini
dell’ambito competitivo (settore o ASA) in cui sono collocabili.
1.2 I connotati specifici dell’impresa-progetto
Dalle rapide considerazioni sin qui svolte, appare evidente che il progetto
costituisce l’unità analitica di base5, da assumere come riferimento fondamentale per
il coordinamento di tutte le funzioni dell’impresa, cosicché, ai fini dell’analisi delle
modalità di produzione, di innovazione e di concorrenza sul mercato delle impreseprogetto, occorre tenere conto di alcune connotazioni fondamentali.
La prima riguarda l’unicità e la non riproducibilità del prodotto che esse sono
chiamate a realizzare (Hobday, 2000). Il progetto viene infatti progettato in perfetta
aderenza alle specifiche richieste del cliente utilizzatore, che interviene attivamente
nelle fasi di ideazione e realizzazione, per cui il prodotto tende quindi ad assumere
caratteri di unicità o per lo meno di elevatissima personalizzazione, in ragione della
funzione economica per la quale viene ideato, delle condizioni ambientali in cui sarà
chiamato a operare e dei vincoli che deve rispettare (costi, tempi, soggetti coinvolti,
e così via).
Una seconda connotazione riguarda la complessità del progetto, che si esprime
attraverso molteplici indicatori. Oltre alla dimensione del progetto, vi sono il
numero e il grado di diversificazione tecnologica e di personalizzazione dei singoli
componenti, l’ampiezza e il grado di specializzazione delle conoscenze richieste, per
4
5
Negli studi economico-aziendali, l’impresa viene sostanzialmente rappresentata come
un’entità avente una propria organizzazione (Chandler, 1962) e propri confini (Penrose,
1959); nelle imprese-progetto, invece, l’organizzazione e i confini dell’impresa diventano
indefiniti, nel senso che mutano al variare del progetto che deve essere portato a
compimento (Gann, 2000).
Secondo Hobday (2000), in questa tipologia di impresa, il progetto costituisce l’unità
analitica di base per le attività di produzione, innovazione e concorrenza sul mercato, oltre
che il principale strumento di coordinamento di tutte le attività funzionali dell’impresa.
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lo più detenute da diversi soggetti imprenditoriali, che cooperano temporaneamente
nell’ambito del progetto, ma sono detentori di conoscenze, interessi e obiettivi
distinti, se non in conflitto tra loro. Vi sono quindi fattori di complessità specifici,
legati alla necessità di coordinare, in un’architettura complessiva di sistema, tutti
questi elementi e di gestire i rischi e le incertezze derivanti dalle loro possibili
modalità di interazione (Genco, Giorgetti, 1997). Altri fattori di complessità
discendono dal fatto che, in taluni casi, l’oggetto stesso della richiesta del
committente e gli obiettivi che si intendono conseguire attraverso la realizzazione
del progetto, risultano non sempre determinabili ex ante: è il caso, per esempio, dei
progetti di ricerca di base, di ristrutturazione aziendale, e di quelli pubblici nel
campo delle infrastrutture, in cui il soggetto pubblico committente è
contemporaneamente domanda e offerta.
Da queste caratteristiche discendono implicazioni sulle attività dell’impresa,
quali:
−
−
−
la regolazione ad hoc delle transazioni: la natura non routinaria delle transazioni
di mercato che sono alla base delle decisioni d’acquisto in questo settore,
unitamente alla “lunghezza” dell’arco temporale in cui si svolge il processo
decisionale del cliente (Bonaccorsi, Pammolli, Tani, 1996) rendono necessaria
l’adozione di forme contrattuali specifiche per ogni progetto ai fini della
complessiva gestione dei rapporti con i clienti (specie per quel che concerne la
gestione del rischio);
l’adozione di strutture organizzative flessibili, in grado di modificarsi e
riconfigurarsi nel tempo in funzione delle specificità del progetto: da questo
punto di vista una forma organizzativa che si configura esclusivamente in
funzione del progetto è sicuramente la più efficace rispetto alle necessità di
integrare competenze specialistiche estremamente diversificate, di fare fronte ai
rischi e alle incertezze connesse alla complessità del progetto, anche se
certamente presenta debolezze strutturali per quanto riguarda le attività
routinarie, l’allocazione efficiente delle risorse, il coordinamento delle diverse
attività a livello business (Lindkvist, 2004);
una configurazione della catena del valore in cui le funzioni di marketing si
svolgono con riferimento, non ad un prodotto dalle caratteristiche e funzioni
d’uso già ben definite, ma ad un’idea progettuale capace di prefigurare il
soddisfacimento di specifici bisogni del cliente, svolgendo quindi una funzione
anticipatrice delle attività di sviluppo e di realizzazione del progetto
(Bonaccorsi, Pammolli, Tani, 1996).
Non occorrono particolari approfondimenti per cogliere le specificità di questo
paradigma produttivo rispetto a quelli tipici della produzione di massa e della
produzione su commessa.
Vi è semmai da rilevare che gli ambiti settoriali cui si applicano i connotati sopra
elencati sono numerosi, potendosi rintracciare imprese-progetto nel campo delle
attività professionali, di consulenza e progettazione (Kellog, Orlikowsky, Yates,
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2003) o nell’industria dell’entertainment, ad es. l’industria cinematografica (De
Filippi e Arthur, 1998, Lorenzen, Frederiksen, 2005).
L’ambito in cui tuttavia più emblematico appare il ruolo e la specificità di questo
paradigma produttivo (ed è a questo ambito cui fa sostanzialmente riferimento
questa relazione) è quello assai articolato e diversificato dei grandi progetti di
investimento, siano essi rappresentati da un impianto industriale, da una
infrastruttura di trasporto e di telecomunicazioni, da un complesso di opere inserite
in un piano urbanistico-territoriale e così via (Genco, Giorgetti, 1993, Migliaccio,
1995, Genco, Maraschini, 1997, Gann, Salter, 2000).
Per la realizzazione di prodotti che costituiscono la spina dorsale di un qualsiasi
sistema produttivo, le imprese progetto, in qualunque ambito si trovino ad operare,
detengono un ruolo sistemico di governo delle interdipendenze tra i partecipanti al
progetto, che si realizza attraverso un network di rapporti cooperativi con i soggetti
collocati lungo la catena delle attività comprese tra i fornitori di prodotti/servizi e il
cliente6. In questo ruolo essa è chiamata a presidiare quella “fascia intermedia” tra
attività di ideazione e di realizzazione, nella quale il progetto si sviluppa e si
modifica, attraverso il rapporto continuativo con il committente e con i fornitori,
affrontando problemi che si risolvono mediante procedimenti iterativi di confronto e
adattamento ai vincoli contingenti (Maraschini, 1997).
1.3 Le fonti del vantaggio competitivo dell’impresa-progetto
Per concludere la rassegna dei connotati specifici che contraddistinguono
l’impresa-progetto, è utile fare anche un rapido cenno alle determinanti del
vantaggio competitivo su cui si fonda il confronto concorrenziale nei settori in cui
essa opera.
In termini assai semplificati, un’impresa-progetto può fondare le sue strategie
competitive facendo leva da un lato su risorse-competenze di natura tecnicoingegneristica; dall’altro su risorse-competenze di carattere organizzativo (Genco,
Gambardella, 1997).
Le risorse-competenze del primo tipo sono costituite dallo stock di capacità
tecnico-ingegneristiche dell’impresa, ivi compresa, in alcuni casi, una capacità di
sviluppo di nuove tecnologie proprietarie. Va comunque precisato che le imprese
progetto raramente sono innovatori in prima fila; esse cioè sono in grado di
sviluppare, migliorare, e soprattutto diffondere tecnologie prodotte da altri e in
primo luogo dalle grandi imprese manifatturiere. Le risorse-competenze di tipo
organizzativo rappresentano invece le capacità organizzative, gestionali e finanziarie
6
Spesso viene impiegato il termine general contractor proprio per sottolineare una
generale capacità nella gestione della complessità tipica di un grande progetto
(Maraschini, 1997). Con riferimento all’ingegneria, l’intervento delle imprese in qualità di
general conctractor si verifica quando: le tecnologie impiegate sono relativamente
semplici, di pubblico dominio o acquisibili attraverso qualche forma di partnership con
operatori specializzati; sussistono eccezionali dimensioni o difficoltà ambientali e di
contesto, tali da rendere necessario il ricorso a capacità sistemistiche esterne.
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di un progetto complesso; tra queste rientrano le capacità sistemistiche generali, le
capacità di organizzazione e coordinamento della rete di fornitori, le capacità di
project management e project financing, nonché le capacità di procurement e di
marketing. Sono competenze in funzione delle quali l’impresa-progetto sostituisce il
committente non solo nella progettazione e realizzazione del progetto ma anche
nella sua gestione, organizzazione e coordinamento.
L’importanza relativa che possono assumere le due tipologie di competenze
sopra indicate dipende:
−
−
dall’ambito competitivo in cui opera l’impresa-progetto (ad es. impianti
dell’industria di base, infrastrutture di trasporto ferroviario o autostradale,
sistemi di distribuzione idrica e così via). Si può comunque osservare che
quanto più è complesso il progetto da realizzare, tanto più la competitività
dell’impresa dipende da skills di tipo organizzativo;
dai mercati geografici in cui vengono realizzati i progetti. Volendo semplificare
l’analisi, si possono distinguere mercati di paesi industrializzati e mercati dei
PVS.
Nel primo caso, si è in presenza di ambienti in cui molto articolata è la presenza
di soggetti dotati di una propria capacità di organizzazione del progetto e che hanno
una familiarità con la rete di altre imprese chiamate a collaborare nella realizzazione
di progetti complessi; fattori questi che rendono meno complessa la gestione e
l’organizzazione del progetto da realizzare. Ben diversa è la situazione dei PVS, la
cui domanda esprime anche accentuati bisogni di risorse-competenze di tipo
organizzativo, a motivo delle carenze che queste regioni manifestano per quanto
riguarda la presenza di imprese manifatturiere locali e di fornitori e subfornitori
locali, per non dire delle non elevate competenze tecnologiche dei soggetti di
domanda e della scarsità di risorse finanziarie destinabili a piani di investimento, per
cui assume un particolare rilievo l’offerta di servizi di consulenza per la
specificazione della domanda e/o ingegneria finanziaria, atti a favorire la
realizzazione di progetti di investimento.
Sulla base di questi elementi, si potrebbe affermare che l’impresa-progetto ha
subito, nel corso degli ultimi decenni, un’evoluzione storica da impresa
manifatturiera in senso stretto a impresa “service enhanced”, cioè un’impresa che
non offre semplici prodotti manifatturieri, ma soluzioni complete a specifiche
“domande” del cliente: tali soluzioni sono costituite da sistemi che integrano
componenti fisiche relative al prodotto e componenti immateriali relative al servizio,
tra loro complementari (Gann, Salter, 2000, Hobday, 2000).
Per concludere su questo aspetto, è appena il caso di rilevare che l’impresaprogetto è un caso emblematico di impresa terziarizzata, ad alta intensità di
conoscenza e dematerializzata, il cui vantaggio competitivo si fonda su risorse e
competenze, per una parte considerevole, non codificabili.
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2. Impresa-progetto e soggetti di domanda: il ruolo della domanda
pubblica
2.1 Politiche della domanda pubblica e competitività dell’impresa-progetto
Per le imprese-progetto la domanda costituisce, come si è appena visto, un
fattore ambientale che presenta impatti assai rilevanti in relazione:
− alla natura e alle caratteristiche dei beni di investimento domandati e dei bisogni
che essi sono chiamati a soddisfare;
− ai soggetti che, in rapporto alle caratteristiche proprie dei beni di investimento,
esprimono una parte importante della domanda aggregata degli stessi beni.
Per quanto riguarda il primo aspetto, va osservato preliminarmente che alla
realizzazione di progetti di investimento sono generalmente associati obiettivi di
ampio respiro che influenzano il livello di progresso economico-sociale di qualsiasi
sistema economico (Ninni, 2003).
I beni di investimento prodotti dalle imprese-progetto costituiscono, invero, il
driver del processo di sviluppo e del cambiamento tecnologico ed industriale
nazionale: configurandosi come vettori del trasferimento della conoscenza e della
tecnologia, generalmente rappresentano il veicolo attraverso il quale vengono
diffuse le innovazioni industriali nei diversi settori dell’economia (Maraschini,
1997).
Va rilevato, peraltro, che, attualmente e in prospettiva, i progetti di investimento
sono chiamati a realizzare la convergenza delle nuove tecnologie produttive; e ciò ha
una valenza formidabile anche per le opportunità che si dischiudono ai PVS,
connesse con la possibilità di “cavalcare” le ondate più avanzate del progresso
tecnologico, saltando così gli stadi meno evoluti del processo dello sviluppo
industriale.
Non meno rilevante è il ruolo di beni di investimento quali le infrastrutture per la
mobilità, le reti di telecomunicazione, le reti di distribuzione dei servizi energetici e
così via, in quanto esternalità fondamentali su cui tipicamente si regge la
competitività e lo sviluppo di un sistema-Paese.
Significativo è infine l’insieme dei progetti destinati non alla produzione di beni
e servizi per il mercato, bensì al soddisfacimento di fondamentali bisogni sociali
(piani urbanistici, strutture socio-sanitarie, strutture formative, ecc.), sui cui
generalmente si regge il sistema del welfare e, più in generale, la qualità della vita di
una qualsiasi comunità.
Se poi si considera che la dimensione finanziaria e la redditività differita o
inesistente di tali progetti di investimento, appare evidente la rilevanza che
storicamente ha assolto ed è ancora chiamato ad assolvere il soggetto pubblico
(Walker, 2000) in qualità di :
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−
−
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soggetto (diretto o indiretto) della domanda dei beni di investimento;
agente regolatore dei settori destinatari dei beni di investimento e, di
conseguenza, della domanda e degli assetti organizzativi dei settori cui
appartengono le imprese progetto.
E’ da rilevare, come è noto, che il ruolo del soggetto pubblico come soggetto di
domanda o come soggetto regolatore dei settori-destinatari dei beni di investimento
realizzati dall’impresa-progetto, assume una maggiore pervasività nei PVS, in
contesti cioè caratterizzati dalla sostanziale assenza di soggetti privati, disposti ad
assumersi l’onere e il rischio della realizzazione e della gestione dei beni di
investimento prodotti dall’impresa-progetto (grandi impianti industriali, sistemi di
produzione e distribuzione dell’energia, sistemi idrici, reti di comunicazione, ecc.).
Limitandoci al primo aspetto, il ruolo del soggetto pubblico si manifesta, tra
l’altro, attraverso interventi volti a:
−
−
attivare investimenti in grandi opere allo scopo di conseguire obiettivi di
sviluppo economico generale attraverso lo stimolo della domanda aggregata;
promuovere lo sviluppo di vettori di creazione e di diffusione dell’innovazione
in quei campi in cui le tecnologie, non essendo ancora pervenute allo stadio di
commercializzazione, non presuppongono ritorni economici certi e ottenibili in
orizzonti temporali ristretti (si pensi, ad es., alle spese militari, ai grandi progetti
di ricerca di base e applicata nell’aerospazio, e così via).
Il ruolo del soggetto pubblico come regolatore delle attività e dei settori che
incidono sulla domanda di beni di investimento può manifestarsi con modalità assai
differenziate, la cui trattazione non rientra certamente nell’economia di questo
intervento (si pensi al ruolo che le indicazioni dei piani settoriali di investimento
svolgono nei riguardi della definizione della dinamica quantitativa e settoriale della
domanda futura).
E’ utile tuttavia richiamare in questa sede il ruolo che esercita il soggetto
pubblico attraverso interventi che perseguono obiettivi di politica industriale, volti a
rafforzare la struttura dell’offerta e/o a sostenere le imprese localizzate nelle aree più
deboli, attraverso la predisposizione di meccanismi di sostanziale protezione atti a
favorire le imprese del settore, basati sulla riserva di quote di domanda espressa da
soggetti pubblici e privati (Ninni, 1994).
In particolare, il presupposto di tali interventi è quello di favorire il
rafforzamento delle imprese nazionali, attraverso processi di learning by doing da
fare valere, ad esempio, nel confronto con altri operatori sui mercati internazionali.
Si tratta peraltro di una prassi che, come è noto, è stata storicamente seguita nel
nostro paese e in altri paesi dell’UE.
E’ noto anche che, per l’efficacia di tali interventi, cruciale è l’esistenza presso il
committente di una capacità tecnologica autonoma ed elevata, che consenta
un’elevata specificazione della domanda e l’operare del learning by doing attraverso
forme di cooperazione tecnologica. Di fatto, se gli acquirenti pubblici non
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LA DEMATERIALIZZAZIONE DEL TERRITORIO E DELL’IMPRESA
possiedono questo requisito, limitato è il loro ruolo relativamente allo sviluppo
dell’innovazione delle imprese fornitrici e al rafforzamento della loro capacità
competitiva.
Nei casi, infatti, in cui si registra uno stretto legame tra le imprese-progetto e i
committenti pubblici, i differenziali di efficienza delle imprese riflettono in sostanza
i differenziali di efficacia dei loro committenti e del modo con cui questi hanno
interpretato gli obiettivi dei decisori di politica industriale (Ninni, 1994).
Troppe volte, invece, si è verificato un conflitto potenzialmente esistente tra gli
obiettivi propri della domanda pubblica, derivante da una forte contraddizione tra
politiche di approvvigionamento ottimale, che rispettano i principi di efficienza,
efficacia ed economicità, e politiche di salvaguardia dell’industria nazionale che
penalizzano di fatto il conseguimento di elevati livelli di competitività da parte delle
imprese.
Questo spiega il fallimento della domanda pubblica nel ruolo di “selettore del
mercato” e di incentivo e di rafforzamento della competitività delle imprese
nazionali.
Il significato di queste pre-condizioni è apparso evidente a seguito
dell’affermarsi dei processi di liberalizzazione e privatizzazione che sono intervenuti
nei settori in cui la caduta delle barriere di varia natura erette a favore delle impreseprogetto nazionali, ha di fatto sconvolto gli assetti organizzativi e i rapporti
competitivi in atto nel nostro paese, spostando le logiche della competizione, proprie
del settore, a scala globale, con la scomparsa o la riduzione a ruoli marginali di non
poche ed importanti imprese nazionali, con l’affermazione di operatori generalmente
esteri già attrezzati al confronto competitivo sui mercati globali7.
2.2 Caratteristiche della domanda e problemi gestionali dell’impresaprogetto
Per completare l’esame della domanda quale fattore ambientale dell’impresaprogetto è necessario richiamare alcune caratteristiche che più direttamente incidono
sugli assetti organizzativi e sul comportamento strategico aziendale.
Una prima caratteristica riguarda la volatilità dei termini che definiscono la
scansione temporale delle tappe che portano all’acquisizione e alla realizzazione del
progetto; una caratteristica particolarmente sensibile quando si tratta di committenti
pubblici o, comunque, di progetti vincolati a regimi programmatici e/o concessori da
parte di soggetti pubblici. La domanda di grandi opere è significativa al riguardo, a
7
Come ha giustamente osservato Ninni (2003), le possibilità di utilizzo della domanda
pubblica come strumento di politica industriale sono venute meno dal 1993, in seguito
alla costituzione del Mercato Unico Europeo che ha comportato la liberalizzazione del
“mercato delle commesse pubbliche”. Al di fuori, tuttavia, dell’UE, la domanda pubblica
è ancora largamente utilizzata come strumento di politica industriale discriminatoria,
basata, cioè, su meccanismi di discriminazione dei prezzi di acquisto nei confronti degli
offerenti nazionali rispetto a quelli esteri (è il caso degli Usa, del Canada, e Australia).
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motivo dei fattori di ordine politico o delle oscillazioni della disponibilità di risorse
di bilancio delle autorità committenti o concedenti.
Altri connotati significativi della domanda riguardano la discontinuità propria di
prodotti unici e la eterogeneità della domanda (in termini tecnici, finanziari,
commerciali) che impongono all’impresa-progetto risposte di diverso tipo.
Non potendo conseguire economie di scala e di scopo semplicemente replicando
le routines operative nel tempo, l’impresa-progetto risponde concentrando la propria
attenzione e sviluppando competenze e routines nell’ambito delle fasi
dell’acquisizione e dello sviluppo dei progetti, dove più intenso è il ricorso a
competenze di tipo organizzativo (ad es., integrazione ed ingegneria di sistema,
ingegneria finanziaria).
Particolare rilievo assumono, a questo riguardo, le problematiche volte a
stabilizzare e a preservare livelli accettabili di utilizzo di risorse e competenze
fondamentali per il vantaggio competitivo dell’impresa; esigenza che può essere
fronteggiata con strategie di elevata specializzazione attraverso cui ampliare la
domanda di progetti basati su una specifica ed esclusiva competenza tecnologica; o,
al contrario, attraverso strategie di diversificazione atte ad attrarre domande di
progetti in molteplici ambiti per i quali il fattore critico di successo è rappresentato
dal possesso di competenze organizzative.
Vanno, infine, considerate la dimensione dei progetti e la tendenza dei
committenti / promotori, in particolare pubblici, a richiedere l’attivazione di forme
sempre più avanzate e creative di risk sharing e di project financing, con lo scopo di
massimizzare il numero e l’importanza delle opere e dei servizi promossi e dello
sviluppo economico indotto, rispetto alle risorse finanziarie disponibili.
Quest’ultimo aspetto riveste un’importanza essenziale ai fini del comportamento
strategico dell’impresa-progetto, disegnando un nuovo profilo delle competenze
organizzative necessarie, frutto dell’apertura e della globalizzazione dei mercati.
Tale nuovo profilo di competenze finisce infatti per diventare funzionale a
soddisfare l’esigenza di convergenza, tra i diversi paesi, nei livelli di dotazione di
infrastrutture, di servizi pubblici e di esperienza e know-how accumulati, rispetto
alla quale il ricorso all’impresa-progetto più competitiva costituisce una soluzione
privilegiata.
Queste due problematiche specifiche della redistribuzione dei rischi (tecnici,
politici, commerciali, di ambiente internazionale, etc.) e del reperimento di fonti di
finanziamento pubbliche e private rappresentano sempre di più due facce di una
stessa medaglia dalle caratteristiche sempre più complesse.
Ne consegue che la capacità di dominare e risolvere in modo innovativo i
problemi relativi nell’interesse del committente/promotore (soprattutto nel caso in
cui le problematiche siano di rara complessità o nel caso in cui gli obiettivi o la
fattibilità del progetto siano incerti) rappresenta, di pari passo, una competenza
distintiva di assoluto rilievo per l’impresa-progetto.
Obiettivo strategico diventa, quindi, la creazione di una capacità autonoma di
elaborare ed attuare piani finanziari e sistemi di garanzia complessi a favore
dell’insieme dei soggetti coinvolti nel progetto, utilizzando soluzioni appropriate che
110
LA DEMATERIALIZZAZIONE DEL TERRITORIO E DELL’IMPRESA
possono interessare i cash flows attesi, i mercati internazionali dei credit derivatives,
quelli delle assicurazioni e quelli del capitale di rischio, le agenzie pubbliche di
assicurazione dei crediti export dei vari paesi e molto altro ancora.
Elemento comune di ogni soluzione a problemi diversi è comunque la
redistribuzione dei ruoli tradizionali di committente–finanziatore-realizzatore delle
opere-gestore dei servizi, intermediando e trasferendo nel tempo e nello spazio, su
vasto raggio compiti e responsabilità, nella prospettiva di creare nuovi business.
3. Spazio e territorio nelle scelte localizzative delle impresa-progetto
Su questa problematica, la questione di fondo da porsi è se, e in che misura, per
attività produttive basate sulla creatività, ad alta intensità di conoscenza, facenti
ampio ricorso alle tecnologie dell’informazione, operanti in ambiti competitivi ad
elevato livello di internazionalizzazione (se non globali), i fattori spaziali e
territoriali siano variabili determinanti delle scelte di localizzazione delle impreseprogetto.
In prima approssimazione, si può certamente rispondere che i fattori localizzativi
considerati dalle teorie tradizionali perdono gran parte del loro significato
interpretativo e comportamentale. Per imprese, infatti, i cui paradigmi produttivi
sono fondati sulla dematerializzazione e terziarizzazione dei processi aziendali, i
costi del trasporto dalle fonti di approvvigionamento e verso i mercati di sbocco,
così come la dotazione fattoriale di lavoro, energia, capitale, mercati e così via non
possono più essere assunti come presupposti essenziali per ottimizzare le scelte
ubicazionali (Genco, 1997).
D’altra parte occorre anche sottoporre ad attenta verifica critica ipotesi secondo
cui l’affermazione dei paradigmi dell’economia digitale e l’ampliamento a scala
globale del confronto competitivo sono fattori che fanno prospettare figure di
imprese virtuali, del tutto dematerializzate, che demandano ad altre unità produttive
integrate nel network l’esecuzione delle operations o di attività considerate
marginali rispetto alla creazione del vantaggio competitivo e per ciò sempre meno
sensibili ai fattori di attrattività di ordine spaziale. In sostanza, saremmo in presenza
di un’impresa peculiarmente deterritorializzata, con un’identità non legata a nessuno
dei territori in cui si trova ad operare e, come tale, diventa un caso emblematico del
processo di dematerializzazione del territorio evocato nel titolo della relazione.
A prima vista, l’impresa-progetto sembra possa trovare una realistica
collocazione nella configurazione sopra ipotizzata. In effetti, tra i suoi connotati
costitutivi, richiamati precedentemente, ve ne sono alcuni che attengono alla
frammentazione spaziale della catena del valore del progetto di investimento, per cui
alla sua realizzazione concorre la creazione di networks appropriati, attraverso cui
gestire le complesse interdipendenze tra le molteplici attività e i numerosi soggetti
coinvolti, secondo contenuti e modalità che attengono alle specificità del singolo
progetto; interdipendenze che sono destinate a cessare con la realizzazione del
progetto stesso.
PIETRO GENCO
111
In questo senso, si può osservare che le configurazioni spaziali a livello del
sistema di valore del progetto e di territorio, mutano nel tempo, cosicché l’ impresa–
progetto manifesta una tensione “dialettica” tra mobilità e stabilità che, nel rendere
difficile la definizione dei suoi confini, rende labili anche i rapporti col territorio.
Non va comunque perso di vista che, in realtà, con il completamento del progetto
scompaiono solo le attività (e le imprese) direttamente coinvolte nelle operazioni
della costruzione del prodotto8, mentre le altre imprese del sistema del valore del
progetto mantengono strutture permanenti impegnate nell’acquisizione di nuovi
progetti e/o nella realizzazione di quelli in portafoglio.
E’ nei confronti di tali imprese e, in particolare, nei confronti dell’impresa in cui
sono allocate le risorse e le competenze su cui si costruisce il vantaggio competitivo,
che va verificato se il rapporto con il territorio è rilevante in ordine alle scelte
ubicazionali.
Al riguardo vi è un ampia letteratura che, da diversi versanti disciplinari e con
diversi approcci metodologici, si è misurata con i fattori di localizzazione derivanti
dai nuovi paradigmi su cui si regge la competitività e lo sviluppo delle imprese a più
elevato grado di dematerializzazione ed operanti sui mercati internazionali9. E in
queste analisi, è possibile cogliere la convergenza dei risultati sulla rilevanza
strategica che assumono le aree metropolitane di rango nazionale e internazionale,
quali spazi privilegiati per la localizzazione di grandi imprese del cosiddetto
terziario avanzato e internazionalizzato cui è riconducibile la tipologia di impresa
oggetto della nostra attenzione (Gadrey, Martinelli, 2000, Tassinari, Vaglio, 1989).
Per cogliere le motivazioni di fondo che giustificano queste scelte ubicazionali, è
opportuno partire dalla considerazione che le grandi imprese in questione, spesso
organizzate in forma di gruppo, adottano scelte di configurazione spaziale per cui
sono le unità preposte al coordinamento delle scelte strategiche e alla gestione delle
fonti del vantaggio competitivo che si collocano nelle grandi aree metropolitane,
mentre le altre unità impegnate in attività non strategiche o più direttamente legate
alle operations dell’impresa risultano disperse in aree “periferiche” dove è possibile
ad es. reperire risorse a più basso costo o (come nel caso dell’impresa-progetto) è
ubicato il sito del progetto da realizzare. Ciò non toglie, tuttavia, che vi siano
8
9
In effetti, nell’analisi delle forniture impiantistiche, la filosofia che guida il
comportamento delle imprese è improntata alla mobilità, all’opportunismo e all’assenza di
vincoli. Si tratta di una filosofia che è coerente con le caratteristiche strutturali del settore,
in cui, in assenza di un modello di prodotto, il riferimento prevalente alle decisioni di
prodotto è dato dalle singole commesse (Maraschini, 1997).
La scelta localizzativa può garantire alle imprese la possibilità di accedere a risorse e a
competenze cruciali, di natura tangibile e intangibile, radicate in un’area, in grado di
contribuire alla creazione di vantaggi competitivi duraturi e difendibili (Willoughby,
2004). Per imprese ad alta intensità di conoscenza, i fattori maggiormente significativi,
presi in esame nelle scelte ubicazionali, sono legati alla presenza di personale altamente
qualificato, nella presenza di università e centri di ricerca, nell’offerta di servizi avanzati
ritenuti complementari, nella presenza di importanti nodi di comunicazione che
consentano di ottimizzare i legami tra centri nazionali e internazionali (Lazzeroni, 2004).
112
LA DEMATERIALIZZAZIONE DEL TERRITORIO E DELL’IMPRESA
situazioni di imprese-progetto che, in relazione al consolidamento di un preesistente
tessuto di rapporti con fornitori specializzati o con clienti, siano sollecitate a
localizzarsi in prossimità di essi.
In relazione a queste determinanti gerarchiche degli assetti organizzativi delle
grandi imprese terziarie, i fattori di attrattività delle grandi aree metropolitane sono
riconducibili ad economie di agglomerazione che producono sinergie ed
interdipendenze tra le unità a più alto contenuto di conoscenza e di supporto alle
decisioni strategiche presenti nei Corporate Headquarters con altri servizi di rango
superiore che vanno dalla formazione superiore alla ricerca e sviluppo (università), a
poli internazionali di intermediazione finanziaria, ai nodi di reti telematiche e a
quelli trasportistici direttamente inseriti nei circuiti internazionali e così via, cui si
aggiunge la presenza di istituzioni pubbliche nazionali e internazionali che, a vario
titolo, sono coinvolte o condizionano le scelte strategiche delle grandi imprese10.
Negli studi più specificamente focalizzati sull’impresa-progetto, viene enfatizzato il
ruolo che assumono la contiguità spaziale e le interazioni fra la ricca gamma di
servizi avanzati presenti nei central business districts delle grandi aree
metropolitane ai fini del trasferimento di conoscenze non codificate, che sono parte
fondamentale delle competenze distintive delle imprese in questione e che non
possono avvalersi efficacemente dei molteplici supporti dell’ICT, ma richiedono
rapporti face to face (Baark, 2005).
Sulla scorta di queste considerazioni si può concludere che, per l’impresa
terziarizzata e ad elevata intensità di conoscenza, il territorio, lungi dal
dematerializzarsi, assume una rilevanza determinante in funzione tuttavia di
contenuti e connotazioni non più derivanti dal livello di “industrializzazione” dello
spazio urbano, ma dalla dotazione di un complesso articolato di servizi che sono
essenziali per la vitalità e la crescita dell’impresa-progetto.
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10
E’ stato tuttavia osservato (Torrisi, 2002, pag. 57) che la scelta localizzativa risulta anche
condizionata da fattori di tipo personale e psicologico dell’imprenditore fondatore,
cosicché la decisione localizzativa ricade, spesso, sul luogo di origine dell’imprenditore.
In questa prospettiva, l’imprenditore massimizza il proprio profitto vitale (life profit) che
è uguale alla somma del reddito tangibile o monetario e la somma del reddito intangibile o
psichico (psychic income) che dipende dal suo benessere personale.
PIETRO GENCO
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