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il camoscio
Chamois
Animale simbolo delle Dolomiti
The symbol of the Dolomites
FRANCO PERCO
Si resta senza parole di fronte a questo scatto
che ritrae la dolcezza dello sguardo di un camoscio alpino.
You are left breathless in front of this picture
that shows the sweetness of the eye of the chamois.
Photo Bruno Boz – www.brunoboz.com
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Una mamma e il suo piccolo riposano su un picco roccioso.
A mother and her cub are resting on a rocky peak.
Photo Giacomo De Donà – www.giacomodedona.com
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Il camoscio è poco presente
nella cultura codificata.
Ma questa mancanza
non può esimerci da considerare
un fatto non secondario:
un simbolo può essere…
inventato. Oggi.
Chamois are rarely present
in the codified culture.
Despite this, we have
to consider an important fact:
a symbol can be… invented.
Today.
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Gli
animali sono simboli. Per rappresentare una qualità astratta, un’azione, un
desiderio. Da sempre i selvatici hanno una
potenza in più rispetto a quelli domestici.
Rappresentano e rappresentavano non la
dura vita di ogni giorno, sia pure mitizzata ed elevata quasi a santità, ma una virtù
in qualche modo selvaggia e/o autentica: la
forza, la solidità, la purezza, il coraggio, la
fierezza, la fedeltà.
Per questi motivi paesi, città, nazioni ma
anche associazioni e persino gruppi locali
e sportivi nonché clan hanno eletto a loro
simbolo o quale protettore un animale. Perché in qualche modo esso rappresenta le
qualità alle quali aspirano.
E il camoscio? A voler essere rigorosi non ha
avuto un peso paragonabile ad altre specie,
ben note all’araldica e ai miti. Orso, aquila,
leone, lupo e anche lo stambecco possiedono
una maggior storia in questa sfilata di elevate evocazioni.
Eppure, nella cultura o meglio nell’immaginario delle genti alpine, il camoscio ha
di gran lunga il primo posto. E tutto ciò
non è casuale. In primo luogo, ha resistito
all’uomo più di chi chiunque altro grande
animale. Orso, lupo, cervo e capriolo erano
stati sterminati fra il primo e il secondo dopoguerra, per non parlare dello stambecco,
il primo ad andarsene, forse per l’eccessiva
fiducia nella sue capacità di alpinista.
Il Camoscio no.
Questo eclettico campione era riuscito a
sopravvivere in tutte le Alpi, difendendosi
in ogni modo dalla guerra e dalla fame. Sì,
perché il camoscio è un vero atleta. Nessun
altro animale è capace di compiere in pochi
minuti enormi dislivelli, attaccandosi con i
suoi zoccoli “di gomma” agli spuntoni rocciosi più invisibili.
La Rupicapra rupicapra, è un animale a
quattro zampe di più di trenta chili
che si libra attaccato alle rocce.
Basterebbe questo per farsi
ammirare. E invidiare. Un
desiderio di emulazione che non è ignoto alle
genti di montagna.
Non è sufficiente. Il camoscio è un animale fatto per l’uomo. Va molto
oltre l’essere un arricchi-
mento suggestivo della montagna: è infatti
una specie educatrice. Una specie che educa
è quella che per caratteristiche sue è in grado di formare gusto per l’ambiente, ammirazione, sensibilità naturalistica, estasi per
la bellezza.
Le Dolomiti sono più belle, con il camoscio.
È un paesaggio vivente che suggerisce di
fermarci a guardare, che ci incuriosisce.
Ecco, ci fa pensare. A chi ha creato tutto
questo oppure, per i laici, a chi ha conservato tutto questo, a chi sta rendendo possibile
un tale spettacolo. Altre specie potrebbero
contendersi questo importante primato. Ma
il camoscio la vince su tutte: è facilmente
osservabile, dove può non teme l’uomo. Un
animale che ti guarda e che si fida, persino.
E poi, ancora, le sue corse estreme, il magico esibizionismo dei suoi giochi. Una specie
estroversa, una Forza Allegra della Natura,
che compie vere e proprie imprese di ardimento acrobatico. Cosa chiedere di più?
Chi lo ha osservato, con attenzione, le prime
volte, non sarà più uno spettatore pigro. Ma
un appassionato che vuole vedere, gustare, apprendere, sempre in modi più ricchi
e appaganti. Saper osservare, per crescere
“dentro”, non è una dote che si eredita o che
cade dal cielo.
Il camoscio rende migliore l’uomo, non è
poca cosa.
Per il montanaro abituato al rigore delle
Alpi, questo animale potrebbe essere soltanto consueto e necessario ardimento e suscitare piuttosto un desiderio di emulazione o
di avventura.
Ma quando il Camoscio si confronta con le
Dolomiti c’è un che di diverso. Se volessimo
pensare a una nuova iconografia che non tradisca altre potremmo immaginare un quadro,
uno stemma, nel quale, in campo tripartito,
dall’azzurro del cielo, al rosa delle rocce fino
al bianco della neve, si stagli la corvina invernal figura del camoscio. Punto d’incontro di
tre eccellenze a loro volta simboli integrati in
un’unità, quella dolomitica.
Invenzione che tradisce altre allegorie? Arditezze della modernità che confliggono con la
storia? Non credo. I simboli hanno una nascita, hanno padri, madri e creatori. E seguaci fiduciosi. Perché sono una speranza per il
futuro, senza dimenticare il passato. Perché
possono riunire comunità, su di un progetto
comune. Perché creare, anche un simbolo,
significa vivere più a lungo. O per l’eternità.
Animals
are symbols. In our
mind, they represent action, desire, quality, and ways of being: let us think about
domestic animals. Wild animals have more
power: strength, solidity, purity, pride and
courage. Considering these aspects, chamois have been underestimated, and they are
not mentioned in myths. Let us give these
animals what they deserve, because symbols can change.
Chamois are very important for Alpine people, and not by accident.
They did not extinguish as other animals,
they resisted on the Alps. They resisted
because they are athletes. Moreover, they
cover incredible height differences during a
very short time period; they climb with their
hoofs on vertical faces, they jump, they feel
safe at every slope.
Chamois are good friends of human beings. They do not only represent an enrichment for the mountains, they educate
as well. Through them, the beauty of the
environment is increased, they cause admiration, they affect sensibility, and they
represent beauty. A living landscape,
which arises curiosity and lets us think,
a show. Chamois run in the mountains,
they play, they perform. They are a cheerful force of nature, acrobats. Thanks to
chamois, human beings become nicer, and
this is important.
On the Dolomites, chamois are added values, inserted in amazing colours and unique
landscapes. In an emblem, chamois should
be divided into three parts: light blue of the
sky, pink of the rocks, white of the snow;
starting from these three colours, chamois
stand out. Chamois represent the meeting
point of three excellences integrated in a
unit, the Dolomites.
Symbols have a history; they have mothers
and fathers, creators and faithful followers.
They represent a hope for the future, without forgetting the past, because they unite
communities in a common project. Creating
a symbol means living longer, or forever.
(Traduzione Sara Covelli)
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