Teorizzare dai confini: verso la geopolitica e la corpo

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Teorizzare dai confini: verso la geopolitica e la corpo
Teorizzare dai confini:
verso la geopolitica e la corpo-politica del sapere
di Walter D. Mignolo e Madina V. Tlostanova
La base moderna del sapere è territoriale e imperiale1. Con “moderna”
intendiamo designare un’organizzazione e una
grande narrazione, su un concetto
rimento della
Rinascimento europeo, che come idea e
tuali complementari: la prima coinvolge la colonizzazione del tempo
e l’invenzione dei Medioevi; la seconda consiste nella colonizzazione
ta all’interno di un ordine geopolitico cristiano tripartito: Asia,
ed Europa. La
Europa e
dall’Europa, non in e dall’Asia,
Europa che
no integrati nella storia d’Europa, mentre le storie dell’Asia, dell’Ada Gerardus Mercator e Johannes
teologia, a creare un punto zero di osservazione e conoscenza: una
prospettiva in grado di negare l’esistenza di tutte le altre prospettive2.
-
La versione originale del saggio qui tradotto è Theorizing from the Borders. Shifting
to Geo- and Body-Politics of Knowledge
9, n. 2, 2006, pp. 205-221 [N.d.C.].
2
Castro-Gómez,
, MS.
1
secolo sostituendo alla teologia e alla teopolitica del sapere l’ego-logia
e
cinese e russo) e della
della quale distinguere gli indios dai
l’Europa dagli imperi ottomano,
-
su una
-
umanità in cui gli stessi autori della
collocarono al vertice. L’idea rinascimentale di uomo
3
-
Rinascimento in avanti, la retorica della
bilmente sul suo lato più oscuro e allo stesso tempo più costitutivo: la
logica della
La teoria del
] è emersa come
dell’epistemologia imperiale/
globalizzazione) che ancora oggi si continua a mettere in atto presupponenl’epistemologia
l’epistemologia dell’esterno creato
dall’interno; come tale, è sempre un progetto decoloniale. I recenl’Europa e gli Stati Uniti d’America,
a riprodurre le condizioni da cui il
dal principio dell’espansione coloniale moderna. In questo senso, il
, crítico pensamiento desde
] sostituisce e incorpora la teoria critica di Horkheimer, che
Kant, Anthropologie in pragmatischer Hinsicht, 1798, trad. it. di M. Bertani
e G. Garelli,
, Torino: Einaudi, 2010; B. de
Las Casas, Apologética Historia Sumaria, 1552.
3
172
dell’Europa
ze delle colonie e degli imperi subalterni, e dunque rappresenta
dall’espansione coloniale. Esso nega
scienze umane e sociali, ossia
quel privilegio accordato a un osservatore che riduce il resto del
mondo a un oggetto di osservazione (
studi areali). Inoltre si allontana anche dal postcoloniale per diri4
alla geopolitica e alla corpo-politica della conoscenza.
Perché abbiamo bisogno del
duce? L’approdo consiste nell’opzione decoloniale, intesa come
rottura dell’epistemologia del punto zero. Il
propone di considerare anzitutto diversi tipi di attori teorici e prindell’articolazione del concetto
di teoria nelle
coloro che ne sono stati epistemicamente privati dalla teopolitica
e dall’ego-politica della conoscenza. L’opzione epistemica decotine che hanno permeato l’epistemologia moderna (a partire dal
Rinascimento) nelle sei lingue imperiali europee (italiano, spagnolo
e portoghese nel
le categorie e le lingue imperiali europee e, dall’altro, sulle categorie
che
mente non sostenibili dall’altro (ovvero il mandarino, il giappoecc.). L’epistemologia del punto zero ha un carattere “gestionale”,
scienze naturali, nelle scuole proscienze sociali. Il
l’epistemo-
Horkheimer, Traditionelle und kritische Theorie, 1937, trad. it. di G. Backhaus,
Teoria tradizionale e teoria critica, in ID, Teoria critica. Scritti 1932-1941, Torino: Einaudi,
1979-1980.
4
173
L’epistemologia è intrecciata con il linguaggio, e soprattutto
qualcosa che gli esseri umani hanno
gli esseri umani sono. Come tali, esse sono integrate nel corpo e
nella memoria (geostoricamente localizzata) di ogni persona. Una
gue imperiali della seconda
-
situazione che si può spiegare in termini di storia universale degli
strutturato il mondo moderno/coloniale.
Si consideri da un lato il sapere nelle lingue dell’Europa moderna e imperiale, e dall’altro quello in russo, in arabo e in mandarino.
sono soltanto diverse. Nell’inconscio moderno/coloniale esse ape le scienze sociali “moderne” non sono basate sul russo, il cinein cinese e in arabo non si producano pensiero e conoscenza. Al
tedesco non necessita di tener conto di quella prodotta in russo,
cinese e arabo. Invece, la conoscenza in lingua russa, cinese e arase e tedesco. Stricto sensu
-
Americhe e
dell’Asia meridionale. Perciò, ogni lingua diversa dalle sei lingue
imperiali europee, e dalle loro basi greche e latine, è stata epistemicamente declassata a livello mondiale. E, naturalmente, ciò ha delle
174
sua stessa
pensiero di con-
i casi, la
logica della
colo-
“
della
dell’essere5.
Confini non solo geografici, ma anche epistemici
soggettivi (per esempio, culturali) ed epistemici e, al contrario di
confine implica l’esistenza di persone, lingue, religioni e conoscenze collocate
da rapporti istituiti dalla
del mondo moderno/coloniale (per esempio nell’immaginario degli imperi capitalistici d’Occidente e
gli ultimi cinquecento anni). Limitiamoci a osservare i tre tipi di
5
La logica della
della
imperialismo light, come nel caso, per
esempio,
è una retorica di salvezza (conversione, civilizzazione, sviluppo, democrazia
di mercato), mentre la logica della
175
Rinascimento
dell’espansione imperiale e coloniale europea: la massiccia appropriazione della terra accompagnata dalla costituzione di un diritto
6
; il controllo
della conoscenza (l’epistemologia del punto zero come rappresentazione del reale) attraverso il declassamento delle lingue e delle
verso la conversazione, la civilizzazione, la democratizzazione)…
in altri termini, nel linguaggio di oggi, nella prospettiva della globalizzazione della cultura.
La nostra seconda tesi è la seguente: il
miche e anti-imperiali date dai popoli alla
discorso egemonico ha costruito l’“altro” in virtù di questa
come superiori, e i suoi modelli come esempi da seguire. Queste
Per questa ragione, l’opzione epistemica decoloniale propone di
per cui la conoscenza viene prodotta: la decolonizzazione, anziché
l’accumulazione del sapere,
lavora per la legittimazione e l’emancipazione dei diversi livelli (razziale, sessuale, di genere, di classe, linguistico, epistemico, religioso, ecc.) dall’oppressione in direzione dell’indebolimento di quei
presupposti sulla base dei quali il potere imperiale si radica, agisce
e corrompe. In secondo luogo, anche dalla
possibile che emerga il
È possibile, cioè, che
6
, Minneapolis:
, 1950, trad. it. di E. Castrucci, Il nomos della terra nel diritto
, Milano: Adelphi, 1991.
176
esso emerga dallo stesso meccanismo della
laddove però applicato a persone in condizioni socioeconomiche
simili a quelle di coloro che occupano posizioni dominanti. Il discorso occidentale (cristiano e secolare) sugli indios e i neri (cioè gli
Americhe) gettò le basi della
loniale e della matrice moderna del razzismo. Nello stesso periodo,
il XVI e XVII secolo, il discorso occidentale cristiano e secolare
gettò le basi della
l’impero russo e quello
ottomano. In altre parole, i turchi e i russi, nella
geocorporea egemonica e occidentale del mondo, non erano né
indios né neri. Ciononostante, nella storia degli imperi capitalistici
occidentali anche gli imperi “di seconda classe” dovettero gestire
le colonie. L’impero russo/sovietico (e anche il Giappone dal 1895
al 1945) e l’impero ottomano prima della sua caduta sono tutti
verso gli imperi occidentali dominanti e capitalistici e l’altro verso
le loro stesse colonie7.
teopolitica e dalla corpo-politica della conoscenza, ha modellato
l’espansione imperiale occidentale per cinque secoli. Il pensiero di
geopolitica e alla corpo-politica del sapere, e pone domande come: quali sono i rapporti
tra collocazioni geostoriche ed epistemologia, da un lato, e tra idenepistemologia, dall’altro? Domande che né l’epistemologia
8
. Il pensiero di
The Janus-Faced Empire, Moskva: Blok, 2003.
La critica teologica delle scienze sociali di John Milbank (Theology and Social
Theory: Beyond Secular Reason
l’ordine dell’epistemologia secolare e di quella sacra, ma la collocazione geo-
7
8
D’altro canto, quando il sociologo nero di Harvard W.E.B. Dubois si domanda «come si può essere americani e neri allo stesso tempo?», getta le basi per
una
The Soul of the Black Folks, 1904,
trad. it. di R. Russo, Le anime del popolo nero
177
economica, politica ed epistemica occidentale quando non voglioche sia inventato da loro e non dagli imperi, siano essi egemonici o
subalterni. Una persona nata e cresciuta nell’India britannica non
ha molto in comune con una nata e cresciuta in America latina; le
lingue e le religioni sono diverse, per non parlare delle storie, che
lo sono in maniera incommensurabile. Tuttavia, quelle due persone
hanno una storia comune: la storia imperiale/coloniale degli imperi capitalistici e cristiani occidentali, ovvero Spagna e Inghilterra.
l’Inghilterra e l’America) sia di quelli subalterni (la Russia, la Cina, l’impero
abbandonare il privilegio epistemico della
delle norme e del controllo istituzionale), mentre dalla prospettiva
coloniale il
successive, dunque, sono: può il
Le (ex)colonie di un impero subalterno (per esempio l’Uzbekistan
e l’Ucraina) o quelle di un impero egemonico (per esempio l’India
durante il dominio inglese, l’Iraq durante il dominio imperiale statunitense, la Bolivia e l’Ecuador nella storia dell’impero spagnolo, gli
odierni domini statunitensi in America latina e il
l’opzione decoloniale
sato e nel presente9)? Il
Il nazionalismo del Terzo Mondo (per esempio in India o in Algeria) riprodusse nelle ex colonie il modello del nazionalismo imperiale (per esempio
dell’Inghilterra o della
colonialismo interno, da cui sorsero i primi stati-nazione
postcoloniali del mondo moderno/coloniale, emersi nelle
XVIII e nei primi decenni del XIX secolo. Oggi la Bolivia sta entrando in un
interessante processo di
decolonizzazione costituzionale.
Il nazionalismo del Terzo Mondo è perlopiù rimasto all’interno della logica im-
9
178
non possono ridursi a un’astrazione universale che rappresenti una
risposta a tutte le esperienze, le violenze e le memorie geostoriche.
La
del
l’opzione decoloniale. Ancora una volta, non esiste alcuna
prospettiva della teopolitica e dell’ego-politica della conoscenza.
La
geopolitica e la corpo-politica della conoscenza.
Se
-
dubbio una mossa decoloniale. La geopolitica e la corpo-politica
sono un’“inversione dislocata” della teopolitica e dell’ego-politica
del sapere. “Inversione” perché si assume che nel processo di conoLocke, non possano essere eliminate. E in un ordine mondiale in
contano sono, da un lato, le storie locali coloniali (geopolitica) suborterra»10
-
a ogni corpo che non rientra nei criteri di sapere stabiliti per gli uomini bianchi, europei, cristiani e laici. Pertanto questa “inversione
dislocata” non comporta soltanto un cambiamento nei contenuti,
ma anche nei termini della conversazione: la prospettiva geopolitica
e
doppia coscienza e di un penI dannati della terra
Les damnés de la terre, 1961, trad. it. di C. Cignetti, I dannati della terra, ed. a cura di
L. Ellena, Torino: Einaudi, 2007); il suo pensiero era ben lontano dal nazionali10
.
179
delle
all’epistemologia
L’inversione decoloniale e l’inversione interna al pensiero occidentale moderno sono pertanto posizioni inconciliabili. E ciò è
collocazione geostorica e corpo-politica. Dal punto di vista della
pensiero di
decolonizzazione non sono solo diverse, ma anze coloniali l’opposizione
assimilazione (per
esempio, Pietro e Caterina in Russia) e il desiderio di diventare
l’Occidente, o la competizione (per esempio dell’Unione Sovietica
storicamente la precedenza rispetto al tentativo di decolonizzazione
dei saperi (che sarebbe una sorta di deimperializzazione), come
si può vedere nel caso della Russia contemporanea. Un ulteriore
esempio di
Cina, dove ha avuto luogo un adattamento senza
assimilazione. In generale, le condizioni per la decolonizzazione
o nei casi di imperi che sono stati ridotti a colonie (per esempio
vava alla mercé del nuovo
e anziché il
180
l’impero ottomano, la Russia/URSS,
l’Europa centrale e sudorientale)11
ste collocazioni geostoriche rispetto all’Occidente sono di natuvista occidentale che da una prospettiva non-occidentale radicale.
ostoriche imperiali e sub-imperiali dalla prospettiva del popolo il
cui immaginario è stato colonizzato dal pensiero occidentale e distorto da un eurocentrismo di second’ordine (di tipo imperiale),
sua doppia coscienza, condizione essenziale per l’emergere del pentroppo. La geopolitica e la
za della doppia coscienza.
L’idea di doppia coscienza, come concettualizzata dal sociologo
pensiero di condoppia coscienza è
pensiero di
doppia coscienza. Non ci può essere
senza doppia coscienza. La coscienza imperiale è sempre territoriale e monotopica; il
tica imperiale interna (che sia quella di Bartolomé de las Casas o
11
Nello spazio eurasiatico, in alcuni casi il
doppia e multipla da parte di diversi imperi e poteri allo stesso tempo, ma si
tratta di storie che a tutt’oggi non sono documentate; le idee di questi popoli
dall’Occidente (per
esempio, quella di un principe circasso attivista del movimento anti-coloniale
musulmano del tardo XIX secolo e quella del giornalista illuminista tartaro
, Alma-Ata, 1974).
181
di Karl Marx) è territoriale e monotopica e assume come veri gli
universali astratti (la
ne, il libero mercato, la rivoluzione internazionale del proletariato,
ecc.). La doppia coscienza emerge dalle esperienze di persone (per
esempio i soggetti coloniali neri impressi nella memoria legata alle
molteplici storie del commercio di schiavi nell’economia atlantica)
imperiale/nazionale (ovvero la cornice di pensiero imperiale europea e l’emergente nazionalismo imperiale degli Stati Uniti d’Aquello della politica identitaria sono diretta conseguenza dei saperi
indios e neri tutti gli abitanti del
Nuovo Mondo e in persone di “razza gialla” tutti quelli dell’Asia.
Se il
di decolonizzazione. Per questa ragione, il pensiero decoloniale è
sempre critico di per sé; è
doppia coscienza. Hegel, Kant e
storia universale dell’avanzata della
rivoluzione
proletaria globale; che si trattasse di slavi o che si trattasse di turchi.
La loro epistemologia decorporizzata e la loro aderenza a parae ancor di più di riconoscere l’“altro interno” in quanto soggetto.
Comprendere le ragioni per cui un russo in Europa sente di essere
12
, mentre un turco che compra un cappotto in un
13
, era
luminari del pensiero europeo.
, Moskva: Podkova, 2000.
12
13
182
Chernaya Kniga
Terzo Mondo,
caratterizzata dal desiderio di percepire se stessi come parte di un
riconoscibile stile parigino, oppure quando a Mosca si parla solo
Monetario Internazionale. Oggi la scissione dell’“altro interno”
è espressa nella persistente gerarchia
Secondo Mondo gioca il ruolo del migrante indesiderato e minaccioso; dall’altro,
li epistemici) contro l’immigrazione indesiderata dalle repubbliche
ex sovietiche e dal Terzo Mondo. In ogni caso, quando il pensiero
peri/colonie, come la Russia o l’impero ottomano (che divennero
impero quasi-occidentale e un impero
le dall’Occidente e dalla sua colonizzazione epistemica. Ciò diede
luogo a due culture: da un lato la cultura di un’élite imperiale/nazionale orientata
eurocentrica, e dall’altro l’impenetrabile cultura del popolo, che
al contempo metteva a disagio e attraeva l’élite nel discorso del
nazionalismo, del cosmopolitismo, del liberalismo, del socialismo,
della modernizzazione, del progresso, ecc., tutti temi importati
dall’Occidente14.
condizione per l’emergere del
sono completamente determinarlo. Nella struttura gerarchica del
principali di rapporti di dipendenza:
14
Editorial URSS, 2004.
, Moskva:
183
1.
dell’e-
2. l’atteggiamento assimilazionista, che consiste nel voler diventare come l’altro superiore e, di conseguenza, arrendersi alla
alienarsi nell’altro imperiale (è il caso del subdolo impero turco,
che ha usato la propria
so la mediazione transculturale e transreligiosa delle ideologie
occidentali e la costituzione di nuove alleanze basate non sui
smo religioso, linguistico e indigeno in termini economici e culturali, realizzato per mezzo di una penetrazione sottile che oggi
15
);
3. la competizione nell’ambito delle regole del gioco capitalistico o l’adattamento senza assimilazione (per esempio la Cina
o, in certa misura, la lacerata
cora nelle chimere dei miti imperiali di grandezza e dominio,
spansionistica e aggressiva “terza via” e risuscitando l’impolverata ideologia dell’eurasiatismo);
4. il
sistono nell’incorporazione dei contributi occidentali nelle didel mondo è stata assoggettata durante i cinquecento anni di
espansione economica, religiosa ed epistemica degli imperi;
15
Incorporation
Huntington (a cura di),
World
184
Turkey and the EU Enlargement: Processes of
, in P.L. Berger e S.P.
imperiali e coloniali rispetto all’immagine dell’Europa. Ma questi
rapporti di dipendenza con le colonie si ritorcono contro i loro “altri interni”: è il caso degli ebrei, dei migranti, delle colonie ex sovietiche che ora stanno entrando nell’Unione Europea. Negli anni
Cinquanta, Aimé Césaire comprese chiaramente che la matrice coloniale del potere creata e applicata nel corso di quattro secoli e mezzo di colonizzazione era stata messa in pratica dal regime nazista in
Germania e dal regime comunista in Unione Sovietica16. In tutti questi casi si tratta di condizioni storiche diverse, dalle quali le posizioni
decolonizzazione, sia epistemici che politici, a partire dalle esperienze vissute (le
geopolitica e la corpo-politica
della conoscenza potrebbero essere gli strumenti essenziali per liberarsi dall’epistemologia del punto zero, colpevole di averle rimosse.
Quest’ultima, privilegiando l’economia politica e la teoria politica,
connessioni tra luoghi geostorici (nell’ordine moderno/coloniale) ed
e corpo-razziali, dall’altro, riproducono la “dislocazione inversa” che
qui descriviamo come geopolitica e corpo-politica del sapere. Se, poniamo il caso, René Descartes o Immanuel Kant sopprimono (nelle
loro basi epistemiche teopolitiche ed ego-politiche) la componente
geopolitica e la componente
17
e Gloria Anzaldúa18 le portano entrambe (geopolitica e corpo-politica) ampiamente alla luce19.
Césaire, Discours sur le colonialisme, 1955, trad. it. di L. Di Genio, Discorso
sul colonialismo, Verona: ombre corte, 2010.
17
, 1952, trad. it. di M. Sears, Pelle nera
, Milano: Marco Tropea, 1996.
18
Anzaldúa, Borderlands/La Frontera: The New Mestiza
Lute, 1987.
19
Feminism on the Border: Chicana Gender Politics and Literature,
16
185
Il
genealogia e di una storia
proprie, che emergano nell’atto stesso di rappresentarlo. Senza di
esse, il
dell’epistemologia
imperiale occidentale moderna, e le varianti della storia canonica
della civilizzazione occidentale continueranno a essere raccontate
dalla prospettiva imperiale (dal
Hegel, poi a
scienze sociali
(come la mente del selvaggio per i primi antropologi). Se il pensiero
Secondo Mondo, tale prodegli imperi subalterni, tra i popoli multi-marginalizzati le cui voci
sono state negate dalla
attraverso la mediazione imperiale subalterna. Il Caucaso e l’Asia
centrale (per quanto riguarda la Russia), i kurdi, i greci e gli armeni (per quanto riguarda l’impero ottomano), l’insieme di contraddizioni jugoslavo nei Balcani, ecc. Ma queste voci non sono mai
popoli muti, colonizzati dagli imperi subalterni, sono lacerati dalla
contrapposizione tra l’originale della cultura occidentale (ora accessibile anche a loro) e le sue brutte copie degli imperi subalterni
etniche native, che continuano a giocare un ruolo nella laceraziopiccoli. Per questa ragione, la “moltitudine” (in Georgia, Ucraina
o Kirghizistan) è mobilitata più da un desiderio di assimilazione
loro conseguenze storiche.
Pensare dai confini
ti” dalla prospettiva dell’epistemologia territoriale (per le scienze
sociali occidentali si veda la teoria tradizionale di Horkheimer) ma
di pensare dai confini stessi
186
americano Dubois20, possiamo dire che il problema del XXI secolo
. La linea epistemica, tuttavia, non rimpiazza né rimuove la linea del colore. Esse
l’epistemolo21
dato per scontato che l’epistemologia appartenesse a una divisione
stessa classe dei “proletari”. I lavoratori intellettuali, però, pur non
essendo proletari, hanno anch’essi un colore, un genere e una sescompare il “problema” e si elaborano le soluzioni, poiché quando
la linea epistemica è analizzata dalla prospettiva della linea del coÈ in
quel preciso momento che il
l’epistemologia
nella rottura e come svolta epistemica. Una svolta
che sostituisce alla teopolitica e all’ego-politica la geopolitica e la
corpo-politica della conoscenza.
La domanda più comune è: come mettere in pratica il pensiel’opzione decoloniale? Con quale metodo? È piuttosto interessante notare che questa domanda è posta
doppia
coscienza», è impossibile immaginarlo porsi questa domanda. La
domanda è interessante perché, come un boomerang, ritorna verso chi l’ha posta. L’interrogativo andrebbe rovesciato: perché chi
20
21
Le anime del popolo nero, cit.
A. Bogues, C.L.R. James and W.E.B.
, in ID, Black Heretics, Black Prophets. Radical Political Intellectuals,
187
si chiede come mettere in pratica l’opzione decoloniale sta ponencoscienza unica
doppia coscienza? Tanto più che la doppia coscienza non ammetterebbe
la tesi che promuove l’inclusione dell’altro22. La doppia coscienza e
la stessa questione non si pone nel caso delle epistemologie e dei
l’epistemologia moderna occidentale (basata su presupposti teolocome posso abitare al contempo il punto zero e quel luogo che il
punto zero non riconosce? Porre questa domanda, “sentire” che
l’epistemologia moderna è totalitaria (che non riconosce le alternative al punto zero), è il primo passo verso il
implica anche la costruzione di una nuova dimora che sostituisce
moderne europee.
Per rispondere alla domanda su come mettere in pratica l’opzioRussia/
Unione Sovietica e pensiamo, da un lato, a come il pensiero di conRussia contemporanea, risiedendo nelle memorie di imperi subalterni e, dall’altro, a come potrebbe emergere nelle colonie o ex colonie. Come
possono il
decolonizzazione del sapere e
Habermas,
,
1996, trad. it. di L. Ceppa, L’inclusione dell’altro. Studi di teoria politica, Milano:
22
188
dell’essere (cioè l’opzione decoloniale) essere pensati e rappresendell’“altro interno” e della
una volta la produzione di sapere alla razza (nella misura in cui
l’idea che l’epistemologia moderna è e deve essere bianca viene
tro” cerchi di imitare l’egemonia epistemologica europea o quella
nordamericana di oggi e adattarvisi. Per l’Occidente, questi “altri
interni” continuano a giocare il ruolo di regioni che producono
status astorico assegnato loro da Hegel non è mai cambiato veramente. Questo scenario è particolarmente evidente nel caso della
Russia e della sua interdipendenza imperiale/coloniale con le colonie asiatiche e centro-europee. La Russia non ha avuto una teologia
erano basate sul modello occidentale e prese in prestito dall’Europrocesso di modernizzazione dell’impero zarista emerse una doppia
Russia tradizionalista e a un’Europa
che non sembrava capace di mantenere le sue promesse universalistiche.
Russia
nel periodo in cui la
suo predominio e a cancellare tutto ciò che poteva metterlo in dubdell’Islam)
l’epistemologia in quel
preciso momento, e da allora non ha mai messo in discussione le
resto del mondo, incluse le sue stesse colonie non-europee, secondo la matrice di potere euro-occidentale razzista e coloniale.
Il caso più interessante e promettente per il pensiero di conRussia, che
sono riuscite a conservare i loro legami epistemici con la tradizione
ché l’impero sovietico ha coerentemente provveduto a cancellare
189
per privare quei popoli del loro passato, della loro epistemologia e
della loro cultura, per riscrivere la storia in modo tale da negare la
(in gran parte arabi) ricominciando da capo con il cirillico. In altre
parole, il
dall’epistemologia territoriale dello stato senza che quest’ultimo perdesse
pensiero di
specialmente nel periodo post-sovietico; ovvero, che il pensiero di
nari. In questo caso il
(Orhan Pamuk in Turchia, Milorad Pavič
in Russia).
Fisica di Aristotele. Seguendo quella linea di pensiero, Descartes
Galileo, che a sua volta era costruita su quella di Aristotele. Cosa successe, allora, nell’intervallo
di tempo intercorso tra Ibn-Rushd (1128-1198), che portò il pensiero musulmano alla sua vetta più razionalistica, e René Descartes?
Residente in Spagna, a Siviglia, e autore di contributi notevoli
denza,
Tuhafut
al-Tuhafut
Al-Ghazali
sperimentale. Perché, allora, da Descartes in poi la linea epistemica
ha cancellato i contributi musulmani al pensiero umano?
Non è questa la sede per tracciare una storia dell’epistemologia cristiana e musulmana, ma vale la pena spendere qualche
190
parola su come i cristiani occidentali hanno vinto la battaglia
Descartes, il
nome e le opere di Erasmo da Rotterdam, umanista olandese
(1466-1536, nato a Rotterdam e morto in Inghilterra) che ebbe
Spagna durante la reggenza di Carlo V
del Sacro Romano Impero23
Ibn-Rushd dalla memoria di una Spagna cristiana in ricomposizione, subito dopo
tra la teologia di
Descartes c’è
un collegamento diretto, mentre invece tra Erasmo e Descartes,
Al-Ghazali e
storia universale
e della storia del pensiero se si segue una linea temporale ascendente. È ovvio, dunque, che René Descartes abbia proseguito
dell’Asia centrale
dell’antico centro culturale dell’Asia centrale Bukhara, nel mospagnolo
che la storia è stata raccontata.
gresso universale del pensiero umano, e
proBacon
Galileo e
Aristotele, mentre
Galileo con
Newton. Reindirizzare questa storia e contribuire a un mondo
pluriversale nel quale molti mondi possano coesistere è uno dei
compiti del pensiero critico e dell’opzione decoloniale.
23
pubblicato originariamente con il titolo
, in «Bulletin Hispanique», n. 55-1, 1953, pp. 23-55].
191
l’opzione decoloniale risiedono senza dubbio in questa operazione. Eppure,
il predominio e l’egemonia della
to per generare assimilazione e apartheid, un esito ben illustrato
sovietiche, la stessa logica di
l’Unione Sovietica rimase un impero di seconda classe che applicò
la stessa logica della
il contenuto.
Il
l’opzione decoloniale ci permettono
occidentale con i suoi disegni globali e l’impero russo/sovietico
Medioriente, dall’altro. Si deve ancora trovare una via di uscita
da quella che sembra un’impasse insuperabile, apparentemente
capitalismo di indossare maschere diverse
(liberale, islamica, ecc.). In Russia, però, non si sta tentando di
due modelli dominanti in questo senso rimangono la ripetizione
solitudine nel mondo globalizzato. Il risultato è la divisione della
come testimoniano le varie rivoluzioni minori nelle colonie dell’ex
Unione Sovietica: Georgia, Ucraina, Moldavia, Kirghizistan,
stanno cambiando padrone. Al contrario del Giappone, della
Cina o del mondo islamico, dove le antiche ed elaborate tradizioni epistemiche, culturali e religiose native non permisero alla
192
modernizzazione occidentale di distruggere completamente i
Russia, Europa centrale e
dell’epistemologia
occidentale ha completamente estromesso le loro problematiche
Il pensiero di confine al crocevia tra storie locali e disegni globali
Uno dei punti di vista comuni sulla
globalizzazione (ulteriore stadio della
contrapposizione alle
trapposizione alla dimensione locale. Le storie locali/
alternative sono componenti dipendenti, surrogati della marcia
globalizzazione “muoversi” in direzione
nostre tre tesi sono un esercizio di
-
globale al locale e una
Nel primo caso, la distinzione globale-locale è basata su
globale come emanazione dell’Europa occidentale e degli Stati
Uniti d’America verso il resto del mondo, dove risiede il locale. In questo senso, la globalizzazione è vista come una serie
di processi che danno origine a risposte e a reazioni da parte
mono, al contrario, che le storie locali si trovino ovunque, negli Stati Uniti d’America e
Tanzania, in Bolivia, in Cina o nel Mercosur. Ma il problema
è che non tutte le storie locali si trovano in una posizione tale
da poter concepire e mettere in atto disegni globali; la maggior
gni globali imperiali di ogni genere: religiosi, politici, economici,
linguistico-epistemici e culturali.
193
La
stensione dei disegni globali dalle storie locali da cui sono emersi
alle storie locali a cui sono estranei, creano le condizioni per il pendecoloniale diretta alla decolonizzazione del sapere e dell’essere.
L’opzione epistemica decoloniale è geopoliticamente e corpo-po-
teopolitica sia all’ego-politica, che hanno riprodotto e continuano
a riprodurre i disegni imperiali globali.
Da qui la nostra seconda conclusione, la nostra risposta all’emergere dell’idea di
sull’epistemologia
territoriale della
moderca euro-centrata che osserva il mondo come se lo sguardo epistedall’epistemologia del punto
zero, che storicamente prende i nomi di teologia ed egologia. Dalla
prospettiva del
dell’opzione decoloniale, l’idea di
nell’idea eurocentrica di
moderRinascimento e
tramite le quali anche
storica del centro spaziale e del presente temporale. Dal punto di
vista di
è ingannevole; c’è bisogno, al contrario, di “alternative alla moderstoria) della
la
Giddens,
Il
verso l’opzione decoloniale. Questa, in ultima analisi, consiste nel
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desprenderse [svincolarsi, allontanarsi] è la parola usata
dal sociologo peruviano Aníbal
teologica ed egologica del mondo moderno e dalle sue conseguennare o ignorare l’accumulazione e la sedimentazione di linguaggi
e categorie imperiali di pensiero. Il
contempo dalla malia e dall’incantesimo della
le. L’opzione epistemica decoloniale, basata sul pensiero di condecolonizzazione del sapere e dell’essere.
Decolonizzare l’essere e il sapere è un modo di avvicinarsi all’idea
che “un altro mondo è possibile” (e non all’idea delle modernimondo nel quale la “globalizzazione”, o l’imposizione di disegni
degli universali astratti imperiali). Un mondo nel quale molti mondi
coesisteranno non può essere immaginato e predicato sulla base
del “buon universale astratto valido per tutti” ma, al contrario, sulla
teorizzare nei
corpo-politica del sapere.
geopolitica e la
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