L`Intervista - fabiopastori.it

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L`Intervista - fabiopastori.it
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Venerdì 10 ottobre 2008
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L’Intervista
La vita
in 5 date
1966 il 1° giugno nasce a
Milano “Già da piccolo disegnavo
sui muri”.
1984 a 18 anni inizia a
lavorare in pubblicità “Avevo finito
il liceo artistico e la sera
insegnavo alla scuola d’arte
superiore del Castello Sforzesco”.
2000 ha un terribile incidente
“Mi sono spaccato al spina
dorsale in più punti e son rimasto
paralizzato per due anni. È stata
dura, fisicamente e
psicologicamente. Solo da poco
mi sono rimesso in forma e mi è
tornata la voglia di mettermi in
gioco!”
2006 fa una sua mostra al
Museo di Storia Naturale di
Milano “grazie a Cristiano Dal
Sasso, il responsabile del
Laboratorio di Paleontologia”
2008 i suoi disegni sono
esposti al Congresso
Latinoamericano di Paleontologia.
“È il frutto di una catena: prima ho
illustrato il sito del progetto
ArgenDino di Paolo Gandossi e
Fabio Mannucci. Poi tramite loro
ho conosciuto il paleontologo
Jorge Calvo e lui ha voluto i miei
disegni al Congresso: Li ringrazio
tutti di cuore”
Così dalla mia matita
nascono i dinosauri
FABIO PASTORI È un raro
paleoartista italiano. Nel senso che
disegna antichissimi dinosauri. E lo
fa a mano, con gomma e matita,
senza usare la computer grafica.
Ha sempre amato i dinosauri?
Sempre, fin da piccolo. Ho sviluppato subito
un amore per la comunicazione visiva e un
senso dell’estetica. Però ero e sono molto at­
trattoanchedallamostruosità,perchéhauna
suabellezza.Giàa4–5annirompevolescato­
le al direttore del Museo di Storia Naturale di
Milano. Da lì in poi ho sem­
pre disegnato dinosauri.
Anche quando facevo altri
lavori.
Cosa le piace di loro?
Sono praticamente la ver­
sione moderna dei draghi
delle favole! E poi, studian­
doli, sono arrivato ad ammi­
rarli talmente tanto da rite­
nerli forse il miglior prodot­
to della natura stessa: han­
no dominato il pianeta per 160 milioni di
anni;l’uomosoloper5milioni.Esiamol’uni­
ca specie che sta andando così in fretta verso
l’autodistruzione.
Insomma: li ammira.
Tanto tanto. E per me, pur nella loro mo­
struosità,sonobellissimi.Poilacosastimolan­
teècheogniannocisonotantissimescoperte
che rimettono in discussione ciò che si crede­
va di sapere.
Finora quanti dinosauri ha disegnato nella
sua “paleocarriera”?
Una cinquantina.
Ha un suo bestione preferito?
Mi piacerebbe vedere sarebbe il più gigante,
tipo un sauropode affetto da gigantismo. Pe­
rò no, non è vero: vorrei anche guardare ne­
gli occhi esemplari molto piccoli che sono
stati trovati in Mongolia, avevano le piume,
un comportamento sociale molto organizza­
to. Ecco, forse il microraptor, un animale pic­
colino con 4 ali, due sulle braccia e due sulle
zampe posteriori: pare avesse una strategia di
volo sofisticatissima. No, non riesco a sceglie­
re un dinosauro preferito…
Cosa ama del suo lavoro?
Quando si ricostruisce un
dinosauro il bello non è ve­
dere la tavola finale. La fase
più lunga ed entusiasmante
del lavoro sta nella ricerca,
negli studi che stanno die­
tro la tua ricostruzione. Alle
volte poi si deve immagina­
re come poteva essere un
dinosauro a partire dal suo
scheletro o da pezzi del suo
scheletro…
Una roba quasi da detective! Una specie di
cold case da risolvere?
Inuncertosenso:lostudiodelleossadàinfor­
mazioni preziose. Per esempio a che famiglia
poteva appartenere quel determinato dino­
sauro, che struttura muscolare poteva avere,
che pelle e che faccia. È chiaro che io non
sono un paleontologo (ne ho da studiare!) e
non so leggere i fossili: mi attengo alle descri­
“Sonoimoderni
draghidelle
favole, liammiro
comeilmiglior
prodottodella
natura”
zioni degli studiosi veri.
Quanto ci vuole a ricostruire un dinosauro?
Molto dipende da quanto si sa di quel dino­
sauro. Se devo disegnare un T­Rex ci metto
un attimo: ormai sappiamo tutto. Quando il
dinosauro è poco conosciuto invece bisogna
fare molto approfondimento.
E finita la fase di ricerca?
Perrealizzare una tavola finale a colori e iper­
realistica, come le mie, ci vogliono 15 gior­
ni… È un lavoro appassionante.
Pensava che un giorno questa passione sareb­
be diventata un lavoro?
Lo sognavo più che altro. E non ci credevo
molto perché in Italia il mondo dei dinosauri
è considerato una cosa da
bambini, attratti da pupazzi
e cartoon. Molti paleonto­
logi criticano la commer­
cializzazione sulla paleon­
tologia ma dimenticano
che è stato proprio “Jurassic
Park”, un film commercia­
le, a risvegliare l’enorme in­
teresse per i dinosauri. E
parte degli incassi stellari
del film sono stati donati a progetti di ricerca
in America e in Sud America.
E proprio al Congresso Latinamericano, ora,
ci sono in mostra i suoi disegni.
È una grande soddisfazione: ho disegnato di­
nosauri poco conosciuti, che pochissimi altri
artisti avevano ricostruito.
Ma c’è un suo lavoro di cui va più fiero?
Forse il primo. Anche se c’era un errore ma­
dornale: avevo disegnato un tarbosauro che
inseguiva dei coelophysis!
Cioè?
Un errore mostruoso: di tempo e di luogo.
All’inizio ero molto ignorante, il mio interes­
se per i dinosauri era solo estetico.
Lasuacasaètappezzatadidisegnididinosau­
ri?
No… però ho scaffali pieni zeppi di modelli­
ni tridimensionali. I più belli sono in resina e
li ha fatti uno scultore americano, Shane
Foulkes.Melimandaapezzettini,iolimonto
e poi li coloro come voglio.
Servono per le sue illustrazioni?
No, no, è solo per il piacere di essere circon­
dati da loro! È il mio hobby.
Il suo amore per questi mostri le ha creato
problemi, che so, con una
fidanzata?
Beh, un po’ sì. Quando so­
no concentrato su un lavo­
ro è difficile schiodarmi an­
che per andare a tavola. E
poi vivo circondato dai miei
mostri: in camera da letto
ho una vetrinetta con una
valanga di modellini di di­
nosauri, poi ho un centina­
io di mostri in vinile della
cinematografia. E ai piedi del letto c’è una
riproduzione fedele del mostro del film “La
cosa”diCarpenter.Agrandezzanaturale,eh?
Ce la faccia immaginare.
È una testa di uomo con gambe da ragno e
antenne con occhi. Vi assicuro che non tutti i
mieiospitiapprezzanolapresenzainquietan­
te di ‘sta roba! Ma per me è bella. Come i
dinosauri.
Angela Geraci [email protected]
“Sedevo
disegnareun
T­Rexcimettoun
attimo.Sonopiù
difficiliquelli
menonoti”