In arrivo nuovi ibridi frutto della propria ricerca

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In arrivo nuovi ibridi frutto della propria ricerca
4 Parma Report
Eventi
Lunedì 12 Dicembre 2011
■■ UNITED GENETICS / Il produttore di sementi orticole sta crescendo a un ritmo del 12-13% l’anno
In arrivo nuovi ibridi frutto della propria ricerca
Il gruppo californiano, con sede anche a Parma, fattura circa 30 milioni di dollari
V
endere prodotti che sono frutto della propria
ricerca, sviluppata dai genetisti presenti nei tre centri di
ricerca in California e in India. United Genetics è ormai
una grande realtà del settore:
un’azienda che è in grado di
unire mentalità americana
e attenzione ai prodotti tipici locali. Investire in ricerca
e sviluppo tutti gli utili per
rendere il risultato della propria attività più produttiva e
resistente alle malattie. Sono
questi i punti di partenza da
cui si è sviluppata la mission
di United Genetics, produttore di sementi orticole che
crescere al ritmo del 12-13%
l’anno raggiungendo, attraverso distributori esclusivisti,
ottanta Paesi nel mondo con
diversi brand: United Genetics, Nasco e Primus. Parma
è la sede italiana da 17 anni e
Mario Martinelli è il direttore
generale e socio di questa realtà internazionale con solide
basi nella nostra Penisola. La
casa madre, tuttavia, è stata
Hollister, in California. Là fu
fondata l’azienda 22 anni fa
da Remo Ludergnani. Spiega
Martinelli: “Sementi rigorosamente Ogm free, ibridi che si
ottengono attraverso incroci
tradizionali e che hanno come
obiettivo quello di aumentare
la produttività e la resistenza alle malattie, anche dei
prodotti tipici locali”. Sono
queste nicchie di mercato che
stanno dando soddisfazioni
alla società e che le consentono di penetrare con successo
in nuove aree. Il tutto senza
dimenticare le zone in cui la
sua posizione è già stabile e
abilmente radicata. In Italia
il 50% del fatturato è dato
dal pomodoro destinato alla
trasformazione industriale. Il
successo è dovuto alla capacità di soddisfare le esigenze
del settore agricolo (produ-
zione) e della trasformazione
industriale (qualità). Nel 2012
United Genetics tornerà sul
mercato inserendo nuovi ibridi ad altissimo contenuto in
antiossidanti: in particolare licopene. Non solo pomodoro:
a seguire troviamo angurie,
meloni, peperoni piccanti e
dolci. Soluzioni ibride sono
state sviluppate, per esempio,
per il peperone calabrese,
aumentandone considerevolmente la produzione e la resistenza alle malattie. Da non
dimenticare anche l’attività
svolta sul pomodoro ligure
“cuor di bue”. Continua il direttore generale: “Da Parma
serviamo Italia, Europa, com-
La sede di
United Genetics
a Hollister
in California
prese le ex Repubbliche Sovietiche, alcuni Paesi del Medio
Oriente, Nord e Centro Africa”. Insieme con l’attività commerciale, United Genetics
opera uno screening dei suoi
prodotti e ne segue lo sviluppo in pieno campo e serre sperimentali dislocati nella città
emiliana, tra Toscana e Lazio,
a Latina e in Sicilia. Uno dei
fiori all’occhiello dell’azienda
è l’attenzione massima a conservare le caratteristiche peculiari dei prodotti. In questo
modo è più semplice preservare la biodiversità. Inevitabilmente, la cura primaria va
verso la necessità di cogliere
le esigenze del mercato. Un
primo esempio è dato dalla
proposta, risultata vincente,
riguardante l’anguria. “Non
si tratta di angurie da 13 chili,
eccessive per la famiglia moderna, ma neppure quelle da
2 chili, troppo piccole: è nata
così Midi, l’anguria da 3-5 chili, facilmente trasportabile da
chi va a fare la spesa e consumabile in un pasto o due”. E c’è
molto di più: in Grecia, United
Genetics ha migliorato le caratteristiche del melone tipico
locale, lungo, rugoso e dalla
polpa molto buona con un
Gli incroci di United Genetics sono privi di Ogm
ibrido similare che resiste alle
malattie ed è più produttivo.
L’elenco potrebbe continuare,
raccontando del peperoncino
del Kazakistan o di varietà di
ortaggi che sono raccolte in
ogni parte del mondo. Ne segue l’invio dei semi ai genetisti della società: in California,
dove United Genetics ha tre
centri di ricerca oltre ai siti
produttivi per servire le Americhe e alla U. G. India, in cui
da 7 anni si lavora per la selezione delle linee resistenti alle
malattie tropicali e si produce
per il mercato indiano e per il
Far East. Completa il Gruppo
la United Genetics Cile, luogo
ideale per la produzione in
“contro stagione”. Il 30 giugno 2011 United Genetics ha
chiuso il bilancio complessivo
con circa 30 milioni di dollari, al quale ha contribuito la
sede italiana con 6,2 milioni
di euro. “Solo noi, pur non
occupandoci di ricerca ma di
sviluppo del prodotto, abbiamo investito in innovazione
il 7% del fatturato e il Gruppo
è arrivato al 16% - sottolinea
Martinelli -. Sta crescendo
molto bene il mercato nelle
repubbliche caucasiche dove
l’agricoltura detiene il primato nell’economia e si sta affermando l’industria della trasformazione”. Risultati frutto
di scelte precise ed anche coraggiose, di determinazione e
di una profonda conoscenza
del comparto. “Il lavoro del
sementiero - conclude il manager - lo si deve avere nel
sangue”.