programmaserata_20060716.

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Christian Müller Nato nel 1976 a Wertheim, prende le prime lezioni di piano all'età di
quattro anni da Agnes Alberts e le prime lezioni di organo da Thomas Drescher all'età di 10 anni.
Dal 1993 ha frequentato per due anni la scuola ad indirizzo musicale a Königshofen e ha proseguito
poi gli studi presso l'Accademia di musica per la Chiesa cattolica presso Ratisbona, conseguendo nel
200 il diploma con specializzazione in organo. Alla fine del 2001 inizia gli studi presso la scuola di
musica dell'Università delle Arti di Berlino, studiando organo con Paolo Crivellaro e
improvvisazione con Wolfgang Seifen, diplomandosi con successo e specializzandosi poi
nell'improvvisazione organistica. Accanto ad un'intensa attività concertistica affianca l'attività di
musicista presso la chiesa di Herz-Jesu-Tegel (Berlino) ed è docente di organo liturgico e di
improvvisazione presso la scuola superiore di musica da chiesa a Dresda e pressa l'UdK di Berlino.
Dirk Elsemann Nato nel 1977 inizia le lezioni di organo all'età di sette anni con Alfred
Heinzel. Dal 1989 al 1994 ricopre vari incarichi come organista presso varie parrocchie. Nel 1994
vince il primo premio al concorso di improvvisazione per giovani organisti del Land di Lipsia e
frequenta successivamente vari seminari di specializzazione in improvvisazione con A. Bondeman,
H. Deutsch, J. Laukwik, P. Planyavsky, J. Raas e D. Roth. Dal 1997 al 2004 studia musica da chiesa
presso la scuola superiore di musica “Robert Schumann” di Düsseldorf e poi presso l'Universitet der
Kunst di Berlino, ottenendo il massimo dei voti. Dal 2001 è musicista presso la comunità cattolica di
Heilig Kreuz a Berlino-Wilmersdorf e dal 2003 è docente di improvvisazione presso l'università di
Berlino. Svolge intensa attività concertistica in tutta Europa ed è docente di numerosi seminari e
mastreclass.
ARONA
CHIESA COLLEGIATA DI SANTA MARIA
DOMENICA 16 LUGLIO 2006, ore 21.15
Dirk Elsemann &
Christian Müller (Germania)
PROGRAMMA
W. A. Mozart (1756-1791)
Adagio e Fuga in do minore, KV 546
(Organo a quattro mani)
prossimo appuntamento:
SABATO 22 LUGLIO 2006, ore 21.15
Improvvisazione in stile barocco tedesco
Praeludium, Adagio,
Recitativo e Fuga sopra
“Eine kleine Nachtmusik”
(Christian Müller / Dirk Elsemann)
Marco Ruggeri (Cremona)
Bach & Bacco
Al termine una degustazione di vini e prodotti tipici,
offerti dall’azienza vinicola dei fratelli Zanetta di Sizzano
si ringrazia
Agenzia di Arona
Dott. V. Zenith
Corso Liberazione, 61
Tel. 0322 241541
COSTRUTTORI
DI CERTEZZE
Azianda Vinicola
Sizzano (NO)
Sonata KV 545 (Christian Müller)
con Improvvisazione (Dirk. Elsemann)
(Allegro, Andante, Rondo)
Fantasia in fa minore, KV 608
(Organo a quattro mani)
Comune di Arona
Borgomanero - Arona
Provincia di Novara
Festival Organistico
internazionale
Curriculum
Guida all'ascolto / Commento Musicologico
a cura di Marino Mora
“Nel 250° dalla nascita, serata con dedica.
Omaggio a Johannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus Mozart”
Nella sua vita solo per due volte Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo, 27-1-1756, Vienna, 5-121791) cedette alla tentazione di comporre per due pianoforti, anziché per pianoforte a quattro mani.
Una delle due coincide con la stesura della Fuga in do minore K. 426, completata il 29 dicembre 1783
e nella quale il genio di Salisburgo si mette alla prova di fronte alla grande arte stilistica di Johann
Sebastian Bach, di cui era un fervente ammiratore. Si tratta di una severa e maestosa fuga a quattro
voci ricca degli artifici più severi del contrappunto, alla quale Mozart voleva far precedere un
Preludio: un progetto iniziato, ma tuttavia non portato a compimento. Più tardi, tuttavia, egli decise
di riprendere la vecchia Fuga e di riadattarla per quartetto od orchestra d'archi (il 26 giugno 1788)
aggiungendo, come scrisse lui stesso, anche un “Adagio a due violini, viola e basso per una Fuga per
due pianoforti che scrissi tempo fa”. Si trattava dell'Adagio e Fuga in do minore K. 546 per archi
(presentato in questa serata dagli artisti in una versione a quattro mani), una nuova opera generata
dalla precedente che ne manteneva il carattere serio ed impegnato, rifacendosi in particolare come
modello alla bachiana Arte della Fuga. Quella febbre per la “musica degli antichi maestri” (Bach,
ma anche Haendel) aveva correlati anche in elementi simbolici massonici: Mozart aveva aderito alla
massoneria, che negli ambienti viennesi in quegli anni era molto radicata- dato che la fuga ed in
generale la scrittura contrappuntistica rinviavano attraverso una serie complessa di metafore,
all'operato del Grande Architetto dell'Universo e, più in generale, alla misteriosa simbologia che
regolava modi e regole di vita della segreta confraternita. Nell'Adagio iniziale si riflette un
sentimento di penetrante tensione tra l'elemento ritmico ed energico che lo apre, potente e slanciato,
ed un secondo segmento dal tono dolente e sommesso costruito su patetici respiri semitonali, quasi
un momento di rifugio solipsistico nella preghiera. Il dualismo si risolve solo nella grande Fuga che
segue. Qui Mozart davvero allestisce un'imponente struttura dalle superbe arcate: un austero
soggetto improntato ad immagini di estrema severità viene sottoposto ai più arditi artifici della
scrittura del contrappunto, mentre un mobile controsoggetto lo modella cesellandolo e rivestendolo
di spiraleggianti ed ondulate fasce sonore. Man mano il trattamento di elaborazione motivica e di
sviluppo conduce, attraverso le varie parti della Fuga, agli stretti finali, che concludono il brano in
modo solenne ed altisonante.
L'Eine Kleine Nachtmusik K. 525, o Piccola Serenata Notturna, più alla lettera “Piccolo Notturno”
(qui proposta in una libera versione di carattere improvvisativo sui temi principali) è uno dei brani in
assoluto più conosciuti di Mozart; ma non tutti sanno che ci è giunto dopo una serie incredibile e
fortuita di coincidenze. Composto nell'anno del Don Giovanni, il 1787 (il giorno 10 agosto), non fu
probabilmente mai eseguito nei 4 anni che restavano ancora da vivere al compositore. Stava dunque
per essere dimenticato per sempre quando l'editore André, convinto estimatore dell'arte mozartiana,
acquistò dalla moglie Costanza, insieme a molte altre pagine autografe, proprio il manoscritto della
Eine Kleine Nachtmusik. Era purtroppo mancante del secondo tempo, che avrebbe dovuto essere un
Minuetto con Trio. Nel 1825 l'editore fece stampare la partitura della Serenata K. 525. Ma le
peripezie del brano non erano ancora terminate. Quando André morì, il suo patrimonio fu diviso tra
gli eredi ed il manoscritto scomparve. Per più di un secolo non se ne seppe nulla sino al 1943, quando,
all'interno di una collezione privata, la musica scritta di pugno da “Wolfi” ricomparve come
d'incanto. Fu così possibile iniziare uno studio sulle fonti confrontando la versione a stampa di André
con l'originale di Mozart. Dal punto di vista del genere, la K. 525 si rifà alle composizioni del tipo
Cassazione, Divertimento e Serenata: brani da eseguire all'aperto e molto in voga nel Settecento,
fatti e pensati per le feste sia popolari che nobiliari. Musica immediata, genuina, concepita per essere
eseguita da un semplice ma strumentalmente ben equilibrato insieme di archi (dal quintetto al gruppo
da camera), l'Eine Kleine si apre con il tema apodittico dalla pregnanza quasi verbale che l'ha resa
celebre: è la prima idea dell'Allegro, cui presto farà da contraltare, nella forma-sonata che sta
costruendo Mozart, un secondo elemento dai toni più flessuosi ed ammorbiditi. Nel secondo
tempo, che corrisponde ad una delicata Romanza (Andante), siamo come incantati di fronte alla
grazia e alla sensuale movenza danzante del tema principale, che si sviluppa e prosegue in altre
idee nello stile di una cantabilità spiegata, all'italiana. Al Minuetto (Allegretto), dal tono deciso,
segue il travolgente Rondò finale (Molto Allegro), dalla prorompente spinta ritmica e
dall'incontrastata vigoria tematica.
«Se in questo momento non hai allievi, scrivi qualcosa di nuovo anche se ne ricavi meno
dell'ordinario: qualcosa, in una parola, di facile, di popolare…Credi forse di abbassarti,
scrivendo cose di tal genere? Non è assolutamente così». Era il 1788 quando Mozart si ricordò
probabilmente di queste parole risalenti a dieci anni prima del caro padre pigmalione Leopold, il
quale aveva ben a cuore la fortuna del suo giovane enfant prodige e per il quale il buon musicista
poteva talvolta soprassedere all'accademia e alla serietà di scuola per scrivere con fini che oggi
definiremmo oggi squisitamente commerciali. A tre anni dalla propria morte, in una anno di
ristrettezze economiche e di grandi capolavori, Mozart non esitò ad applicare l'equazione
economica del padre, scrivendo la Piccola Sonata pianistica per principianti K. 545. Sonata che
era, tuttavia, nel suo genere, un vero gioiello compositivo, in grado, tra l'altro, di restituirci uno
spaccato della società del tempo sulla così detta musica di consumo, se è vero che vi era, a riguardo,
un mercato aperto e in espansione ed era ormai quasi la norma scrivere semplici pagine per le
gentili signorine di famiglia o per i nobili desiderosi di esibirsi alla tastiera di fronte ad amici e
conoscenti. D'altronde questa Sonata (qui rivisitata per organo in una versione specificamente
calibrata sull'improvvisazione) è un esempio duttile ed efficace di stile della cantabilità, diremmo
“alla Rutini”. Lo vediamo sin dal primo tema del primo tempo, (Allegro), che scorre limpido e
cristallino sopra un ordinato basso albertino (un arpeggio spezzato degli accordi sottostanti) a
scandirne dolcemente il respiro. Dopo una volata impressa dal ponte di collegamento, ecco brillare
il gentile secondo tema, tutto giocato su un intreccio in arpeggio, prima dell'arrivo di una coda
sbarazzina. Seguono un breve Sviluppo, che tratta soprattutto l'elemento sentito nella coda ed
infine la Ripresa che conferma i precedenti giochi tematici innocenti dal piglio genuino.
Nell'Andante l'ascoltatore ammira la leggiadra melodia lunga principale, un canto continuo e
celestiale che ancora una volta scorre sopra un disimpegnato basso albertino. Man mano il tema è
sottoposto ad una serie inusitata di varianti e di trattamenti su note in abbellimento, su alcune
diminuzioni già di per sé in stile scritto d'improvvisazione, su cangianti colori armonici compreso
qualche imprevisto passaggio al molto sentimentale modo minore. Nel Rondò il discorso si chiude
con la medesima gentilezza con un tema refrain che si alterna a brevi episodi dall'assoluta chiarezza
e semplicità di scrittura.
L'ultimo brano in programma, presentato in un'edizione a quattro mani, corrisponde ad un pezzo
scritto in origine per organo meccanico. Si tratta della Fantasia in fa minore K. 608, risalente al 3
marzo 1791 e commissionata a Mozart dal Conte Deym sotto lo pseudonimo di Müller:
destinazione finale la sua galleria d'arte in piazza “Zum Stock im Eisen” a Vienna. Ancora su
richiesta dello stesso Deym erano stati scritti “per organo dentro l'orologio” l'Adagio e Allegro in fa
maggiore K. 594 del dicembre 1790 e l'Andante in fa maggiore K. 616 del 4 maggio 1791. Due
sezioni solenni e cupe in Allegro nel tono di fa minore si incastonano su un Andante in la bemolle
maggiore e a loro volta si articolano in tre parti, con inserita una fuga di notevole spessore. Nella
fitta elaborazione polifonica e nel gioco delle parti davvero Mozart dimostra un'abilità estrema,
così ben resa dalla versione a quattro mani, che rappresenta non l'originale, ma si riferisce a due
copie dell'autografo scomparso.