Domenica V di Pasqua

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Domenica V di Pasqua
Il Foglio della Domenica
Pagina 4
13/05/1918
17/04/2015
Vittorina del 1918 è l’ultima della vecchia
famiglia dei “Miseria” (Argnani). Erano tre
fratelli, due maschi e lei che andò presto
sposa ad un giovane
fabbro,
trasferendosi
poco oltre sull’Aguta, dove poi ci
fu l’officina di
Stuparéna.
Da lui ebbe due
figli, un maschio
ed una femmina.
Questa morì a
quarant’anni, lasciando due figli.
Quelli che l’hanno conosciuta la ricordano
come una donna di animo buono e generoso.
Un cippo, presso il nostro cimitero ricorda
ancora un profondo dolore che l’amareggiò: l’uccisione da parte fascista del suo zio
Zoli Apollinare, fratello della mamma..
E’ vissuta accudita dal figlio con grande
premura fino a poche settimane fa, poi è
venuta da noi, ma oramai, piena di anni, se
ne è andata a ricevere il premio di una vita
generosa.
IL DIO MISERICORDIOSO
Cosa significa questa grande verità che meditiamo per un anno intero per volontà di
Papa Francesco.
Quando guardiamo la sofferenza degli ospedali, dei perseguitati, della sofferenze di
tante persone care che lentamente le vediamo morire, allora viene da chiederci: dov’è
il Dio misericordioso? Allora la nostra fede
conosce la prova. Allora fatichi a credere in
lui, all’eternità della vita. Allora torni a chiederti cosa significhi “misericordia”.
Quando ti trovi concretamente in queste
situazioni di grande sofferenza abbandoni la
filosofia e preghi che non ti venga a
mancare anche quella fede difficile.
Quanto deve essere grande la cattiveria
del mondo se per redimerla occorre tanta
sofferenza, che si aggiunge a quella di
Cristo.
Cos’è la misericordia? Mi viene in mente una piccola situazione umana: quando
uno soffre va a confidarsi, non da un
estraneo, ma da una persona dalla quale
si sente amato. E sa bene che se quella
persona ti ama veramente poi starà male
quanto te stesso, o forse più.
Credo che la misericordia sia qualcosa di
simile. Un mondo di cattiveria si contrappone ad un altro mondo di bontà.
Dio parteggia per quest’ultimo e si fa
uomo e va su una croce per redimere
l’umanità. Egli prende accanto a sé quelli che più ama e così questi soffrono con
lui per la redenzione.
La misericordia è quindi mettere sull’altare la sofferenza dell’umanità che Dio
ama.
Misericordia è quindi essere scelti dall’amore di Dio per essere con lui sulla croce.
Misericordia non è quindi solo incontrarsi con un Dio che perdona ogni cosa, ma
con un Dio che ti prende accanto a sé
come offerta alla giustizia del Padre.
Dio non sfugge alla regola dell’amore,
che non è sentimentalismo di perdono,
ma unione per eliminare il male che sta
con noi ed in noi perché lui ci ha scelti
ad essergli vicino.
Vorremmo che misericordia fosse solo
perdono. No, sono cuori che soffrono
assieme, quello del Signore e il nostro,
tutti assieme perché l’amore vinca l’odio, la solitudine dell’uomo esperimenti
l’amore di Dio.
Questo è il momento che abbandoni le
cose del tempo per proiettarti oltre nella
dimensione più vera e consolante, quella
di Dio.
Per trasformare il tempo in eternità è
necessario che io unisca la dimensione
umana a quella divina.
Perché Dio non cambia la malizia umana in divina senza prendermi accanto a
sé sulla croce?
Credo sia difficile dare all’umano la
risposta di Dio. Io la sento così: per
fare posto al divino l’uomo deve staccarsi dalla terra, dai suoi interessi e dai
suoi progetti. La dimensione di Dio è
diversa da quella dell’uomo. L’uomo
ha come principio il farsi dio, la dimensione di Dio è quella dell’amore. Finchè l’uomo ama se stesso come può
amare Dio? Come può elevare il suo
canto gioioso al suo Creatore? Come
può essere in accordo con l’armonia
universale?
Quando faccio la Messa che è il più
alto sacrificio d’amore a Dio, raccogliamo in Cristo la vita, gioie e sofferenze, dell’umanità. Questo è il Corpo
di Cristo, questo il suo sangue offerto
al Padre, il gesto d’amore, che supera
le cose di quaggiù per dire: “Sia fatta la
tua volontà”.
E’ la risposta di Maria a Dio. E Dio si
fa uomo, perché l’uomo sia divino.
E’ questo per me il volto della misericordia. Se infatti la misericordia non ci
innesta in Dio, rimane terrena e non
può essere eterna.
Parrocchia Sant’Apollinare - Villanova di Bagnacavallo, Via Glorie 21 - WWW. Parrocchie.It/Bagnacavallo/Villanova
DOMENICA V di PASQUA
“La Chiesa era dunque in
pace per tutta la Giudea, l
Galilea e la Samaria; essa
cresceva e camminava nell’amore del Signore, colma del
conforto dello Spirito Santo”.
(At. 9, 26-30)
con la lingua”.
“A parole” cioè con sbiascicare parle. “Né con la lingua”
cioè col dirci il bene che facciamo: il sentirci buoni perché
abbiamo fatto qualcosa di bene.
“Figlioli, non amiamo a
parole né con la lingua,
ma coi fatti e nella verità.
Da questo conosceremo
che siamo nati dalla verità
e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni
cosa”.
(1 Gv. 3, 18-24)
“<Rimanete in me ed io in
voi. Come il tralcio non
può far frutto da se stesso
se non rimane nella vite,
così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite,
voi i tralci>“.
(Gv. 15, 1-8)
LA VITE E I TRALCI
Al Signore interessa che noi
rimaniamo in lui e questo significa che tutta la mia vita,
ogni istante io debbo essere in
lui. Lui è in noi: è presente e
confidente delle nostre intenzioni, dei nostri sentimenti
delle nostre azioni, in lui è
tutta la nostra vita. Non dice
“con lui”, ma “in lui”.
“Non amiamo a parole, né
“Ma coi fatti” facciamo cioè
tutto in lui. E’ lui che ci fa vivere nel bene. Non può vantarsi
un tralcio se produce molta
uva, perché è la linfa della
pianta che lo fa produrre. E
“nella verità”: noi siamo solo
tralci. Il tralcio è da bruciare se
non scorre in lui la linfa.
“Da questo conosceremo che
siamo nati dalla verità”: questa
è la mia verità, chi sono.
Davanti a Dio certo ci sentiamo
peccatori ed allora Giovanni ci
dice una parola di conforto:”rassicureremo il nostro
3/5/2015 N. 17/15
cuore qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore
e conosce ogni cosa”. Dio, cioè, che ci
conosce fin nel profondo lui è più
grande del nostro disgusto per il male
fatto. Egli sa rimediare. Dio ci ama
ugualmente. Il segreto è stare in lui.
In questo la prima comunità cristiana
ci dà l’esempio ”Essa cresceva e camminava nell’amore del Signore, colma
del conforto dello Spirito Santo” , cioè
resa forte dallo Spirito di Dio, dall’amore infinito di Dio.
In noi deve crescere la fiducia in Dio.
Il nostro cuore ci rimprovera. Esso non
conosce l’amore. Il vero amore non
vuole la perfezione della persona amata, ma l’unione.
Anche il contadino non vuole che il
tralcio si secchi, ma che riabbia la forza della vita.
L’amore che non è amore vero vuole la
condanna, la punizione del peccato.
L’amore vero vuole che il tralcio riacquisti la vitalità di prima e continui a
produrre frutto. Che ritrovi la gioia della vita.
Il Foglio della Domenica
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OFFERTE
DI
QUESTA
SETTIMANA
N.N. € 400 * Nel
funerale di Nino Borghesi € 1000 *
N.N. € 5000 * Nel funerale di Argnani Vittorina € 234.
In generi
Gulmineli Wolmar * Capelli Angelina
* Florin Apistei * Rita di Taglio Corelli
* Contarini Amelia * Taroni Ernesta.
*** Ringrazio di cuore Vilio Folicaldi
che ha voluto rifare il bel quadro
sulla casetta delle Case Fiorite che
si affaccia sulla piazza. Quello precedente il sole e le intemperie l’avevano un poco cancellato.
E’ in progetto di restaurare anche
quel grande dipinto sulla facciata
interna della chiesa.
*** Martedì 5 maggio si terrà la riunione dei genitori dei ragazzi che il 7
giugno andranno alla Prima Comunione ed alla Cresima,
*** Alcune persone hanno voluto
essermi vicino nella vicenda dei ladri
offrendo somme di denaro. Non scrivo i loro nomi perché non voglio proprio che diventi un invito a fare questo, Le ringrazio di tutto cuore. Mi ha
commosso particolarmente l’offerta
di € 50 da un bambina delle Elementari che mi ha costretto ad accettarle. Grazie con tutto il cuore per
il suo buon sentimento.
*** Ogni sera del mese di Maggio i
ragazzi della Cresima e Prima Comunione in turno guideranno la recita del Rosario alle ore 19,30, prima
della messa
PROVIAMO A LEGGERE
LA BIBBIA
ABRAMO
TESTO
Il Signore disse ad Abramo: <Vattene dal
tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di
tuo padre, verso il paese che io ti indicherò.
Farò di te un grande popolo e ti benedirò.
Renderò grande il tuo nome e diventerai
una benedizione. Benedirò coloro che ti
benediranno e coloro che ti malediranno
maledirò e in te si diranno benedette tutte le
famiglie della terra>.
Abram aveva settantacinque anni quando
lasciò Carran.
Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore e con lui partì Lot.
Abram prese sua moglie Sarai e Lot, figlio
di suo fratello e tutti i beni che avevano
acquistati in Carran e tutte le persone che lì
si erano procurate e si incamminarono
verso il paese di Canaan. Arrivarono al
paese di Canaan e Abram attraversò il paese fino alla località di Sichem, presso la
Quercia di More. Nel paese si trovavano
allora i Cananei.
Il Signore apparve ad Abram e gli disse:
<Alla tua discendenza io darò questo paese>. Allora Abram costruì in quel luogo un
altare al Signore che gli era apparso.
DOMANDE
* Siamo circa 1.800 anni a.C. quando
Abram parte da Ur, alle foci del Tigri e
dell’Eufrate per seguire il corso del Tigri
fino a Carran. Qui sarebbe rimasto fino
alla morte del padre Terach, mentre sarebbero restati i suoi fratelli, Nacor e Aran.
** Di qui si spostò tra Betel e Ai. Dio gli
apparirà di nuovo per due volte, ripetendogli la benedizione. Abram, dove Dio gli
appare costruisce due altari. L’uomo esemplare per fede, ha un colloquio continuo
con Dio.
*** La benedizione ad Abram si realizzerà pienamente solo nel Signore Gesù
in forma spirituale.
STEFANO
BORGHESI
(‘NA SRAMADURA)
“L’ARNAZ”
“NINO”
20/07/1940
25/04/2015
Lui era così …
Rude, generoso, affettuoso, simpatico, allegro, sensibile… sincero.
Chi lo conosceva lo sapeva, chiunque sapeva bene
ciò che pensava di te, perché non te lo mandava
certo a dire, non ti lasciava mai nel dubbio se gli
piacevi, oppure no.
Trovava lui il modo di fartelo sapere…
Se apprezzavi tutto ciò. Lo amavi; se invece non ti
piaceva la sua schiettezza, lo criticavi. Cosa importava a lui? Nulla ...Ha rappresentato quella parte di
ognuno di noi che a volte vorrebbe essere e non ha
il coraggio, cioè sincero.
Spesso ti ricorderemo e rideremo con te e di te.
DONATELLA– DANIELE
Era per me “il Pinturicchio”. Lo chiamavo così per
il lavoro che faceva con passione.
Non era praticante della chiesa, ma quando è stato
l’ora di verniciarla è sempre venuto con entusiasmo.
So che mi voleva bene e lui sapeva la stessa cosa di
me nei suoi confronti.
Non so cosa ci legasse, forse la schiettezza, o la
coerenza, o quel senso di libertà che non aveva
niente da nascondere, sapevi chi era nel bene e nel
male e si lasciava guidare dalla sua spontaneità
sempre animata dall’amore. Per questo non si poteva giudicare, né tantomeno condannare.. Questo
spirito lo portava ai silenzi veri con le bestiole che
raccoglieva sperdute e le teneva come compagnia
cara dei momenti di solitudine. Non lo sapeva certo,
ma era la sua preghiera: l’amore per chi si trovava
nella prova. Mi raccontava Franco, il suo compagno
di verniciatura e di vita, che un giorno, verniciando, nella pare più alta della chiesa. Uscì in questa
osservazione: <… E se cadessimo di quassù …!
Tanto io mi sono sposato in chiesa!> Non era solo
una battuta, ma credeva veramente che il Signore
non gli poteva fare uno scherzo del genere.. Lui
anche le cose più ridicole non le diceva a vanvera,
ma credeva sempre a quello che diceva.. Oggi se ne
è andato un altro pezzo di Villanova. La chiesa
strapiena lo ha dimostrato. Ognuno di noi ha sentito
venirgli meno un qualcosa di suo. Era lo specchio
di noi stessi nel bene e nel male, tutto sfumato nella
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poesia dell’amore, un canto libero al
bello e alla gioia di vivere senza pesare
la ricchezza o la povertà, la cultura o
meno, l’amicizia di chi conta. Grazie,
Nino. Grazie per il salame che forzatamente mi hai voluto regalare ogni anno.
Era per me un dono grande perché sapevo che quello era un segno, il più personale, che mi volevi bene.. E prego che
ora il Signore ti accolga là dove la vita
trova la sua perfezione nell’infinità
dell’amore.
*** *** ***
Ciao, Arnold, o Stefano, così ogni tanto
ti chiamavo sul lavoro e tu dopo avermi
mandato a “quel paese”, rivendicavi con
orgoglio: “Am cem Arnaz me”.
Riflettendo mi chiedo quanto è strano il
destino: in chiesa ti ho dato l’ultimo
saluto e proprio in questo luogo è iniziata la nostra avventura lavorativa, durata
circa una trentina di anni.
Nei primi anni ’80 eravamo due singoli
artigiani e il carissimo Don Domenico ci
interpellò perché doveva tinteggiare la
chiesa, chiedendoci se potevamo svolgere il lavoro assieme.
Noi accettammo con entusiasmo e da
quel momento non ci siamo più separati,
fino a quando tu sei andato in pensione.
Tutte le volte che le persone ci domandavano se avessimo mai avuto infortuni
sul lavoro, tu esclamavi scherzosamente:
“No! Perché noi ci siamo sposati in
chiesa e il Signore ci assiste”.
Detto questo, io reputo di avere avuto la
fortuna di lavorare con una persona di
uno spessore umano unico, sapendone
apprezzare pregi e difetti.
In effetti quelli che da tanti potevano
essere considerati difetti erano i tuoi
pregi; perché essere schietti, diretti e
sinceri con le persone può dar loro fastidio, però è sempre meglio che nascondersi dietro l’ipocrisia. (Del resto hai
sempre detto una sacrosanta verità: “Se
on l’è scemo, e bsogna sempar che on
uglia déga, perché sinò e pensa d’esar lò
quel che e capes e te e scemo!!). Questo
eri tu, Nino …
Mi rivolgo a tutti coloro che ti hanno
voluto veramente bene, me compreso:
Il Foglio della Domenica
adesso che sei venuto a mancare (troppo in fretta)
mi rendo conto che tu hai dato molto di più a tutti
noi, che noi a te.
Se dovessi raccontare tutti gli anedddoti di questi
anni, bisognerebbe scrivere un libro e, se qualcuno
mi aiutasse, mi piacerebbe davvero farlo.
Eri un uomo semplice, simpatico, di cuore e soprattutto onesto.
Su di te potrei continuare a scrivere ore e giorni
senza annoiarmi: durante le giornate lavorative
arrivavo a casa stanco, ma sempre felice. Mi ritrovavo spesso a ridere da solo e la mia famiglia mi
diceva: “Perché ridi?” ed io: “ma niente, rido
ancora per un fatto che mi ha raccontato Nino”.
Come quella volta che, tornato a casa a pranzo,
trovò due signori, venditori ambulanti che bussavano alla sua porta. Nino aveva fretta. Era a casa
da solo. Ad un certo punto arriva suo figlio Nicola
e li vede tutti seduti a tavola che mangiano un
salame e bevono un bicchiere di vino.
A quel punto i signori si alzano salutano e ringraziano e Nicola chiede: “Bab, chi eri chi du?”.
Nino con la sua espressione unica, risponde: “An
so miga me”. “Coma ta ne se?! Iera a tevla a magné cun te”. E Nino di rimando dice: “Um pé chi
vindés dal pignat, alora me ai ho det , ch’ai ho
priscia, ch’an cum préva gnit, mo che si avleva do
fèt ad salam e un bichir ad ven im avrèb fat
cumpagneia”.
Secondo voi ad un altro poteva capitare questo? A
lui sì, perché era una persona davvero unica.
Ora ti saluto.
Grazie, Nino, per quello che mi hai dato e perdonami per quello che forse, senza volerlo, non ho
dato a te.
Nei momenti in cui hai avuto bisogno, la tua famiglia ti è sempre stata vicino, dimostrandoti tutto
l’affetto che meritavi.
Siete persone splendide: Marcella, Nicola, Elena e
Matilde, che, pur essendo ancora piccola, sei riuscita a capire che uomo eccezionale era il tuo
amato nonno e quanto lui ti adorasse.
Sono veramente tantissime le persone che sono
venute a darti l’ultimo saluto e ciò significa che
nella vita terrena hai lasciato un ricordo che rimarrà indelebile.
CIAO, NINO
Il tuo amico, collega e compagno di risate
FRANCO
ARGNANI
VITTORINA
Ved. Magnani
AVVISI di SS. MESSE
LUNEDI 4
S. FLORIANO
Ore 20: Per il fu Saporetti Valter.
MARTEDI 5
S. TOSCA
Ore 20: Per il fu Nino Borghesi.
MERCOLEDI 6
S. DOMENICO SAVIO
Ore 20: Per i furono Paravano Quinto e
Maria.
GIOVEDI 7
S. FLAVIA
Ore 20: Per i furono Morii Gino,Giuseppina e Defunti di Famiglia.
VENERDI 8
S. VITTORE
Ore 20: Per il fu Silvagni Antonio.
SABATO 9
S. BEATO
Ore 20: Per il fu Belletti Stefano.
DOMENICA 10
S. ALFIO
Ore 8,30: Per i furono Edoardo, Caterina e Achille Morelli.
Ore 10,30: Per la fu Angela Cavina in
Poletti.
DOMENICA 10
ORE 15
BATTESIMO
DI CENNIMATILDE
igliadiFrancescoeLacchiniJennifer.
Aleiedallasuafamigliamille
auguribelli.