spagna, con il dual price prezzi farmaci bassi e parallel trade limitato

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spagna, con il dual price prezzi farmaci bassi e parallel trade limitato
 SPAGNA, CON IL DUAL PRICE PREZZI FARMACI BASSI E PARALLEL TRADE LIMITATO 08/11/2016 Il commercio del farmaco spagnolo è del tutto peculiare: i prezzi dei prodotti a livello nazionale sono bassi rispetto alla media europea, ma il parallel trade non è ampiamente implementato perché l'utilizzo da parte dei produttori spagnoli del cosiddetto "dual price" rende il commercio parallelo meno conveniente di quanto sarebbe se venisse applicata la normale policy vigente negli altri Paesi europei. Il dual price consiste nell'applicazione di due prezzi diversi al medesimo farmaco in funzione della destinazione finale di vendita. I produttori, infatti, sono liberi di determinare i prezzi dei loro prodotti senza particolari vincoli e l'utilizzo del doppio prezzo si è rivelata una tecnica efficace nel limitare il parallel export negli altri Paesi europei, con lo scopo primario di evitare che si incorra in carenze di farmaci a livello nazionale. È vero anche che, qualora il governo lo ritenesse necessario, i produttori farmaceutici sono obbligati per legge a sostituire il prezzo liberamente impostato con il prezzo stabilito dalle autorità sanitarie. Tuttavia, questo avviene sporadicamente. La possibile adozione del dual price per tamponare il fenomeno delle carenze di farmaci era stata discussa anche in Italia, proposta da Fedefarma non più di tre anni fa e destato interesse e consenso anche tra i vertici di Farmindustria. Tuttavia, a dispetto di quelle che erano state le proposte il discorso è decaduto in un secondo tempo, lasciando spazio ad altri tipi di intervento per combattere le carenze di prodotti farmaceutici sul mercato. In Spagna l'obiettivo della regolamentazione farmaceutica e controllo dei prezzi rimane quello di ottimizzare l'accesso equo ai farmaci di tutti i cittadini e il contenimento dei costi. Questo però crea tensione tra gli obiettivi politici e quelli commerciali in termini di parallel trade. In generale, il 65% della distribuzione farmaceutica nazionale è a carico dei distributori intermedi che smistano la maggior parte dei prodotti tra le farmacie al dettaglio, un 30% è gestita dalle aziende produttrici che si interfacciano direttamente con gli ospedali e il restante 5% da azienda direttamente a farmacia o allo Stato. Il 50% del mercato farmaceutico a livello distributivo è gestito da grossisti full line che operano su base regionale, in totale ci sono 52 società che si occupano di distribuzione all'ingrosso di farmaci che, insieme, costituiscono il 98,7% del mercato. I grossisti principali sono tre: la Cooperativa Farmaceutica Espanola (Cofares) (23.2%), Farmanova (13.3%) e Alliance (11.8%). Tra i benefici connessi alla distribuzione full line c'è la possibilità di offrire un servizio completo e una consegna frequente, compensando così eventuali problemi di approvvigionamento dei produttori, grazie alla gamma completa di medicinali a magazzino. Il margine al grossista dei farmaci con prezzi inferiori agli 89.62 euro è del 7.6%, mentre per i farmaci più cari il margine è fissato a 7.37 euro. I margini al farmacista per i farmaci generici che costano meno di 89.62 euro è del 27.9%, mentre per quelli più cari il margine fisso è di 37.53 euro. L'Iva sui farmaci è del 4%, contro il 16% che viene solitamente applicato agli altri prodotti.