LA CANTINA CARLOTTO AD ORA Versione Web

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LA CANTINA CARLOTTO AD ORA Versione Web
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INTRODUZIONE
I sommelier della Sezione territoriale di Trento sono venuti oggi ad Ora in provincia di Bolzano
per conoscere una piccola cantina che opera in questo territorio e produce un grande vino che
merita tutta l’attenzione sia dei consumatori sia di noi che ci interessiamo, o per professione o
per semplice piacere personale, di vino, di persone e di territori.
La piccola cantina è quella del vignaiolo FERRUCCIO CARLOTTO ed il grande vino è il PINOT
NERO che da queste parti viene chiamato BLAUBURGUNDER. Il signor Ferruccio Carlotto, titolare
dell’Azienda, trapiantato qui da alcune generazioni dal natìo Veneto, quasi a voler rimarcare la
sua appartenenza al gruppo etnico italiano, ha voluto che le etichette dei suoi vini fossero
interamente scritte in lingua italiana, pur operando in un territorio dove il bilinguismo è prassi
comune.
La visita è stata organizzata dal responsabile della Delegazione delle Valli di Fiemme e Fassa, il
nostro collega ROBERTO ANESI, che ringrazio a nome di tutti per l’opportunità che ci ha offerto
di parlare, approfondire e degustare ancora una volta questo vino di origine borgognona che ha
trovato nel nostro territorio regionale una nuova patria in cui vivere e prosperare bene.
VIGNAIOLO FERRUCCIO CARLOTTO WEINGUT
LA SEDE DELLA CANTINA
UN PO’ DI STORIA
Uscendo da una stretta via del centro storico di Ora si apre un piccolo slargo su cui si affaccia la
casa dove ha sede la cantina Carlotto. Niente a che vedere con la spettacolarità di certe grandi e
prestigiose cantine, ma all’interno c’è tutta la modernità di una nuova cantina, che ha pochi anni di
storia, ma anche la tradizione di certi ambienti rustici fortunatamente mantenuti tali.
Ferruccio Carlotto, assieme alla figlia Michela ci accoglie
nel rustico locale con volta a botte arredato con un lungo
tavolo e panche predisposto per la degustazione dei vini.
Qui ci intrattiene brevemente dandoci alcune preliminari
informazioni sulla sua attività di vignaiolo e di enologo.
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Il papà di Ferruccio, trasferitosi dal Veneto in Alto Adige, nell’anno 1940 diventò mezzadro
dell’Azienda agricola di Castel Caldif nel territorio di Mazzon, la zona collinare che si estende
sopra la borgata di Egna. Lavorò in questi prestigiosi vigneti per 40 lunghi anni assieme al fratello
ed al figlio Ferruccio che abbiamo adesso conosciuto quale titolare della cantina di Ora dove ora ci
troviamo.
Nell’anno 2000 il signor Ferruccio iniziò a vinificare in proprio le sue uve coadiuvato dalla figlia
Michela che nel frattempo si era laureata in enologia.
Della sua esperienza precedente ha fatto tesoro nella nuova attività di produttore cercando di
ottenere dalle uve, prodotte secondo i criteri della tradizione uniti alle novità che la ricerca e le
tecnologie hanno portato nel vigneto ed in cantina, dei vini che fossero prima di tutto espressione
del territorio di provenienza.
Per quanto riguarda il concetto di “Terroir” siamo indubbiamente debitori nei confronti dei
Francesi. Qui a Mazzon, terra del Pinot nero (Pinot noir in Francia, Blauburgunder nei paesi di
lingua tedesca), lo hanno capito da sempre.
LA CANTINA NUOVA.
Ferruccio e Michela ci accompagnano a visitare la nuova cantina. Essa è stata inaugurata proprio
quest’anno e, per la verità, non è ancora finita. Infatti la barricaia è ancora in fase di allestimento.
La cantina di vinificazione ha i vasi vinari e le attrezzature di
cantina in acciaio inossidabile.
Il signor Carlotto ci spiega come lui effettua la vinificazione del
Pinot nero che è il prodotto principale della sua cantina
Gran parte dei tannini del Pinot nero derivano dai vinaccioli e, per
evitare che nel vino passino tannini troppo astringenti perché
“verdi”, si dedica la massima attenzione alla loro maturazione e si
decide l’epoca della vendemmia quando essa è giunta al momento
ottimale
L’uva, vendemmiata a mano, viene portata in cantina e pressata in
modo soffice. La fermentazione del mosto avviene in fermentatori
di acciaio inox termocondizionati alla temperatura di 23/24 gradi
circa. È un momento delicato, perché il Pinot nero non ama le
temperature di fermentazione troppo elevate in quanto gli aromi
ne risentono negativamente. La buccia del Pinot nero è povera di
antociani e quindi è necessario effettuare una macerazione sulle
bucce molto lunga, anche fino a 20 giorni, per favorire il più
possibile l’estrazione della materia colorante.
In questo periodo si praticano con regolarità rimontaggi e follature. La fermentazione malolattica
avviene in barriques sia nuove che di secondo o terzo passaggio. Infine il vino affina in barrique per
12 mesi. Le varie partite, quando il vino è pronto, vengono assemblate in un apposito tino. Dopo
l’imbottigliamento il vino riposa in bottiglia per 6-7 mesi dopo di che può essere commercializzato
TINO PER ASSEMBLAGGI
FERRUCCIO CARLOTTO CHE SPIEGA
MAGAZZINO SPEDIZIONI
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LA BARRICAIA.
Le barriques si trovano ora nella vecchia cantina da dove verranno spostate nella nuova sala
sotterranea appositamente costruita e che è ancora, come ho già detto, in fase di completamento.
LE BARRIQUES NELLA VECCHIA CANTINA
LA NUOVA BARRICAIA
LA VISITA AL VIGNETO DI MAZZON
Salendo dall’abitato di Egna si arriva nella zona collinare, conosciuta con il nome di Mazzon, tutta
coltivata a vigne di varie proprietà. Gran parte dei vigneti sono della varietà Pinot nero che qui ha
trovato un ambiente favorevole sia per la natura argillosa del terreno, sia per l’esposizione NordSud che favorisce l’insolazione pomeridiana dei grappoli. L’Ora del Garda, che soffia fin qui,
contribuisce a mantenere pulita l’aria dall’umidità. Il Monte Corno boscoso ed alto rispetto alla
collina protegge bene i vigneti dai venti.
Qui la Cantina Carlotto possiede un vigneto con viti di 40 anni
allevate a pergola. I nuovi impianti che risalgono all’anno 2000
sono allevati a Guyot ed hanno una densità di 6.000 ceppi per
ettaro (distanza; 2,10 fra le file x 0,65 sulla fila), 6-7 tralci per vite
e circa Kg 1,3 per pianta.
Con dovizia di particolari il signor Ferruccio ci informa sul suo
nuovo vigneto. Ha preferito piantare in esso sei diversi cloni di
Pinot nero che gli garantiscono miglior carattere e maggiori
profumi in fase di vinificazione. Il clone 201 di S. Michele a/A gli
garantisce più colore; il 115 garantisce vigoria come pure il 114
francese; altri due cloni, il 777 ed il 105 completano la gamma dei
cloni francesi; il Marlen Veld tedesco matura tardi, è vigoroso ed
ha un grappolo spargolo.
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Per quanto riguarda le pratiche di campagna il terreno non viene concimato e per i trattamenti viene
usato lo zolfo ed il manganese con pochissimo solfato di rame per la lotta contro la peronospora ed
il sistema ormai diffuso della “confusione sessuale” per la tignola e la tignoletta.
Consiste nell’installare nel vigneto un certo numero di erogatori di feromoni
(o ferormoni) che sono dei piccoli filamenti che vengono attorcigliati ai fili
di ferro di sostengo dei tralci o sui tralci stessi.
Per garantire una lotta efficace, si utilizzano circa 2000 erogatori per ettaro in
grado di emettere un quantitativo di feromone di circa 20 grammi/ettaro.
Siccome questi insetti, nel corso dell’anno, sviluppano tre generazioni, gli
erogatori vengono montati a fine marzo per la lotta alla prima generazione e
ad inizio giugno e metà luglio per le generazioni successive.
I danni sono causati, in prima generazione, dalle larve che distruggono i
bottoni fiorali ed i racimoli e, nello svuotamento e disseccamento degli acini
nelle altre due generazioni.
È noto che il Pinot nero ha un grappolo molto compatto e la buccia dell’acino molto sottile. Sono
due fattori che favoriscono, in caso di stagioni molto umide e piovose, la formazione di muffe che
causano grave danno al raccolto ed alla qualità delle uve.
Per cercare di contenere il fenomeno il signor Carlotto, come del resto anche gli altri produttori di
Pinot nero, usano due metodi:
il taglio della parte terminale del grappolo che permette al resto dei racimoli di aprirsi meglio
favorendo la ventilazione;
il diradamento chimico degli acini irrorando la vite, quando ha gli acini in fioritura per circa il
30%, con un ormone naturale, la gibberellina, che provoca un aborto floreale favorendo
un’acinellatura che fa crescere un grappolo più spargolo.
LA CHIESETTA DI SAN MICHELE ARCANGELO A MAZZON.
In mezzo ai vigneti della collina di Mazzon, sorge
isolata e quasi affacciata sulla valle sottostante la
piccola Chiesa di San Michele Arcangelo,
solitaria presenza sacra che sembra vegliare con
discrezione sui vigneti e sul lavoro dei contadini.
È in stile romanico ed i primi documenti in cui
essa è citata risalgono all’anno 1396. Nel XVII°
secolo fu rinnovata all’interno in stile barocco e
furono aggiunti il presbiterio, la cantoria ed una
cappella laterale. Il campanile romanico ha una cuspide piramidale e delle finestrelle.
All’interno antichi affreschi raffiguranti S. Cristoforo, un angelo e le vergini Barbara,
Caterina e Margherita, furono scoperti durante i restauri del 1958-88.
La chiesa era ricca di arredi, vasi e dipinti che, purtroppo, nel 1969 furono quasi tutti
rubati.
All’altar maggiore c’è una pala che rappresenta l’Arcangelo Michele che lotta con un
lancia contro il diavolo Lucifero.
Il 29 settembre vi si celebra la festa dei patroni: gli Arcangeli Michele, Gabriele e
Raffaele.
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IL VITIGNO.
Le origini di questo vitigno sono assai remote (secondo alcuni risalgono addirittura a duemila anni
or sono e la sua presenza in Borgogna è segnalata nel quarto secolo Dopo Cristo con il nome di
Morillon Noir).
Ha una estrema facilità a modificazioni genetiche spontanee. È stato quindi praticamente
impossibile per gli studiosi ricostruire il suo albero genealogico per individuare, andando a ritroso,
il capostipite.
Proprio per questa sua mutevolezza, più che parlare di vitigno sarebbe più corretto parlare di
“vitigno popolazione”.
In Francia sono stati riconosciuti ufficialmente 46 cloni diversi. Nelle altre nazioni dove si è diffuso
maggiormente e cioè l’Italia, la Germania (conosciuto come Blauburgunder), tutti i nuovi paesi
come U.S.A., Australia, Cile, Sud Africa, il Pinot nero non ha rinunciato alla sua voglia di
trasformismo e, pur portando sempre lo stesso nome, si è evoluto in varietà che qualche volta poco
hanno a che fare con l’autentico Pinot nero.
Per questa ragione, sia in Francia che nel resto nel mondo, ha una infinità di sinonimi che qui non
nominerò perché sarebbe uno sterile elenco di nomi che non aggiungerebbe nulla alla conoscenza
del vitigno.
È interessante invece sapere che il Pinot nero probabilmente è un ibrido naturale di Traminer
(madre) x Schwarzriesling o Pinot Meunier (padre).
Dal Pinot nero, sempre per mutazione genetica naturale, sono derivati poi il Pinot bianco ed il
Pinot grigio che noi conosciamo bene.
DESCRIZIONE DELLA VITE.
La pianta di Pinot nero ha una foglia di media grandezza, tondeggiante, con
tre lobi, di colore verde scuro e la pagina inferiore leggermente tomentosa
(ricoperta di una peluria cotonosa).
Il grappolo è piccolo, compatto, cilindrico, spesso con
un’ala evidente, a forma di pigna (da cui deriva
probabilmente il nome) Gli acini sono medio-piccoli con
buccia nero-violacea, pruinosa e con polpa succosa e dolce.
È una varietà di media vigoria a germogliamento medio. Ama i terreni preferibilmente calcarei, non
eccessivamente fertili ed umidi. Teme il caldo ed ama i climi temperati e le buone esposizioni.
Si sono rivelati più adatti i sesti di impianto a spalliera, con alto numero di piante per ettaro. Le
potature possono essere lunghe o corte ma non ricche di gemme.
È molto facilmente attaccabile dalla botrite (muffa grigia), perché gli acini, molto compatti e vicini
gli uni agli altri, facilmente si spaccano. È necessaria, perciò, soprattutto dove il clima è
tendenzialmente umido, operare delle accurate potature verdi.
La vendemmia è abbastanza precoce (anticipata se l’uva serve come base spumante) ed è
consigliabile la raccolta a mano.
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CARATTERI DISTINTIVI DEL PINOT NERO
COLORE: rosso rubino più o meno scuro, ma mai molto intenso.
TANNINO: deve essere presente, vivo e morbido: per ottenere queste caratteristiche è necessaria una
maturazione ottimale dell’uva.
Se i tannini sono di elevata qualità permettono al vino lunghissimi invecchiamenti, anche fino a 1520 anni.
ACIDITÀ: deve essere ben presente. Aiuta gli invecchiamenti, mantiene la vivacità del sapore e del
colore.
GUSTO: vino non eccessivamente strutturato od alcolico: non opulento ma fine ed elegante.
OLFATTO: molto ampio e complesso. Prevalgono, ed è indispensabile, i profumi di frutta rossa
(ciliegia, mora, lampone, prugna, cassis). Con l’invecchiamento e la sosta in botti o barriques i
profumi sono di evoluzione (muschio, humus, selvatico, cannella, pepe, vaniglia, caffè, legno
nuovo, minerali).
LA RICERCA.
La ricerca, soprattutto francese in Borgogna, ha sempre avuto come obiettivo finale quello di dare
stabilità ai biotipi (detti anche cloni) studiando la morfologia della pianta (forma della pianta ed il
suo portamento, spessore del tronco, forma e dimensione della foglia, dimensione del grappolo e
colore delle bacche) e l’uva (composizione del mosto e suoi comportamenti in cantina).
Altro obiettivo primario della ricerca è stato quello di individuare cloni fini e cloni produttivi.
Si può dire che la Francia si è orientata nella coltivazione di cloni fini, mentre i Paesi tedeschi
hanno orientato la loro scelta verso i cloni produttivi.
Si è anche notato, e lo abbiamo già detto, che i caratteri morfologici (in particolare il numero ed il
peso dei grappoli), e la qualità dei mosti e del vino (zuccheri, acidità totale, polifenoli), sono
fortemente influenzati dall’ambiente e dall’andamento climatico dell’annata.
In poche parole possiamo condensare tutto in una sola frase:
LA QUALITÀ DEL PINOT NERO DIPENDE DALL’ANNATA MA SOPRATTUTTO DAL TERROIR
Gli esperti sostengono che tutti coloro che, in Europa o nei Nuovi Mondi vinicoli, vogliono
confrontarsi con questa difficilissima cultivar, non possono esimersi dal considerare la Borgogna
come l’imprescindibile modello di riferimento.
Pinot Nero e Borgogna da duemila anni formano quasi un “unicum”, una identificazione totale tra
territorio e vigneto. Le foglie della vite cadono a terra, marciscono formando l’humus nel quale essa
vive e trae nutrimento. L’ uva ha creato con il terreno e con il microclima, una integrazione che
dura da secoli.
Abbiamo già detto che le qualità principali che caratterizzano il Pinot nero sono i profumi di
lampone, di ribes, di frutti rossi ed i tannini dolci ed eleganti. Per ottenere queste qualità ci vogliono
terreni, climi e cloni adatti.
In Italia ci sono alcune zone in Trentino Alto Adige dove le condizioni pedoclimatiche possono
avvicinarsi a quelle della Borgogna e dove si ottengono dei Pinot neri di tipicità spiccata.
Il Pinot nero è altresì coltivato in quasi tutte le regioni d’Italia, ma solo in pochi casi (Franciacorta,
Friuli, Veneto) viene vinificato in purezza preferendo gli enologi utilizzarlo in uvaggio con altre
varietà più tipiche. E fanno bene, perché otterrebbero solo dei “falsi Pinot”.
UN FILARE ALLEVATO A GUYOT
UN GRAPPOLO NASCENTE
L’INVAIATURA
UN GRAPPOLO MATURO
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LAGREIN DOC ALTO ADIGE VENDEMMIA 2004 ALCOL 13,5% Vol.
Le uve che hanno più di 40 anni d’età provengono da un piccolo
vigneto di 0,400 ettari posto nel territorio di Ora in zona
collinare. Il sesto d’impianto è in parte a pergola e in parte a
Guyot. La vinificazione è quella tradizionale in rosso con
macerazione lunga e frequenti follature. La fermentazione
malolattica si svolge in barriques (nuove e di più passaggi) ed
affina in esse per 12 mesi. Sosta in acciaio per altri 6 mesi e
matura in bottiglia ancora per qualche mese. È un vino da lunghi
invecchiamenti.
NERO DI MONTECORNO IGT VIGNETI DELLE DOLOMITI VENDEMMIA 2004
ALCOL 13,5% Vol.
Il vino è composto da 80% di Pinot Nero proveniente dai vigneti di
Mazzon e da 20% do Lagrein proveniente da Ora. L’allevamento dei
vigneti è parte a pergola e parte a Guyot.
I due vini vengono vinificati e macerati separatamente come del
resto avviene in tutte le fasi successive. La fermentazione
malolattica avviene in barrique come pure la maturazione. Si
effettua la cuvée dei due vini che affinano in acciaio per 6-7 mesi e
riposa in bottiglia per alcuni mesi. Il Nero di Montecorno viene
imbottigliato 18 mesi dopo la vendemmia.
PINOT NERO “FILARI DI MAZZON” DOC ALTO ADIGE VENDEMMIA 2004
ALCOL 13,5% Vol.
Proviene dal vigneto che abbiamo visitato sulla collina di Mazzon.
Dopo la pigiatura il mosto rimane a macerare sulle bucce per tre
settimane con follature giornaliere.
La fermentazione malolattica avviene in barrique, in parte nuove ed
in parte di altri passaggi. Matura in barrique per 12 mesi. Viene poi
trasferito in tini di acciaio dove affina per 7 mesi e successivamente
imbottigliato. Riposa ancora in bottiglia per qualche mese prima della
vendita.
MOMENTI DI DEGUSTAZIONE
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CONCLUSIONE.
Il piacevole pomeriggio presso il vignaiolo Ferruccio Carlotto è concluso come posso considerare
chiuse queste mie note di ricordo e di commento sulla visita.
Volevo, però, segnalare a chi leggerà queste note e che non ha potuto essere presente, quanto ci sia
da imparare dai “piccoli” vignaioli che con entusiasmo e passione portano avanti un lavoro faticoso
e molto impegnativo che è frutto anche di una tradizione familiare.
È un entusiasmo che sanno trasmettere con semplicità e calore che va al di là del puro e semplice
dovere di padroni di casa.
Mi rallegra molto vedere che le nuove generazioni (in questo caso sto parlando dell’enologa
Michela) hanno lo stesso interesse e piacere di continuare un lavoro avviato dai padri.
Per la loro ospitalità, per tutte le esaurienti spiegazioni, per la signorile accoglienza, per i buoni vini
che ci hanno fatto degustare, per l’amicizia e la considerazione che hanno dimostrato verso noi
sommelier trentini, li ringraziamo di cuore.
Un particolare ringraziamento anche al Delegato A.I.S. delle Valli di Fiemme e Fassa Roberto
Anesi che organizzando questo incontro ci ha dato l’opportunità di conoscere il vignaiolo Ferruccio
Carlotto, sua figlia Michela ed il suo splendido Pinot nero.
RENATO FILIPPI
SOMMELIER A.I.S.
Rovereto, 20 dicembre 2006
E-mail: [email protected]
Non potevo parlare di Pinot nero senza menzionare la Francia, ed in particolare la
Borgogna dove questo vitigno sa esprimere, a detta di tecnici ed estimatori, le sue
migliori caratteristiche sia vegetative che organolettiche.
Non ha nulla a che vedere con la visita al Vignaiolo Carlotto ma ha molto a che
vedere con il Pinot nero e con una esigenza di informazione completa ai miei
colleghi sommelier.
Chi però preferisce che tutto si concluda a questo punto, può tranquillamente non
leggere o non stampare le pagine che seguiranno.
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IL PINOT NERO IN FRANCIA
Non si può parlare di Pinot nero senza parlare contemporaneamente della Borgogna in Francia
dove questo vino, a detta di tutti gli esperti, ha trovato il terreno, il clima ed i vignaioli più adatti per
esprimere tutte quelle che sono le sue migliori qualità.
LA BORGOGNA, assieme alla zona di Bordeaux, è la regione viticola più famosa di Francia, pur
discostandosi molto da quella regione per tipologia di vini e soprattutto di territorio e di
organizzazione della proprietà.
Dopo la Rivoluzione francese i beni della nobiltà e del clero furono espropriati e dati ai cittadini. Da
questo fatto dipende la estrema parcellizzazione del territorio borgognone.
In Borgogna sono coltivati a vigneto 25.000 ettari nei quali operano circa 5.000 imprese (proprietà
viticole, cantine cooperative e piccoli produttori) che producono mediamente 1.350.000 ettolitri di
vino ad Appellations d'origine contrôlées (A.O.C.)
È curioso notare che la Borgogna, pur rappresentando solo il 5% del vigneto francese, è campione
mondiale per quanto riguarda le A.O.C. Esistono infatti 100 Appellations d'origine contrôlées (1/4
di tutte le A.O.C. francesi) ripartite in:
A.O.C GRANDS CRUS - 1,5 % della produzione - 33 Grands Crus
A.O.C. COMMUNALES - 10,0 % della produzione - 562 Climats en Premier Crus
A.O.C. COMMUNALES - 34,0 % della produzione - 44 A.O.C Communales
A.O.C. RÉGIONALES - 53,5 % della produzione - 23 A.O.C Régionales
In Borgogna sono definititi “climat” quei piccoli e, talvolta
minuscoli vigneti, quasi sempre recintati o chiusi da siepi,
che hanno microclima ed esposizione solare così particolari
e unici da meritarsi l’appellativo di cru o premier cru.
IL VIGNETO BORGOGNONE
Il vigneto di Borgogna che si estende dalla città di
Digione, a Nord, fino alla città di Lione, a Sud,
comprende le seguenti zone.
CHABLIS-AUXERROIS. Trascuriamo di parlare di
questa zona posta ad ovest della città di Digione perché
esula dall’argomento di questa relazione in quanto
allevata a Chardonnay, Gamay, Aligotè e a Pinot nero
solo per una piccola percentuale che viene avviata alla
spumantizzazione. I vini si possono fregiare della
A.O.C. Chablis e Bourgogne.
Con lo Chardonnay ed il Pinot nero di questa zona
viene prodotto il Crêmant de Bourgogne un vino
spumante ottenuto con il metodo tradizionale della
rifermentazione in bottiglia.
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CÔTE DE NUITS. Assieme alla Côte de Beaune
costituisce la cosiddetta CÔTE D’OR ed è la zona più
importante e rinomata della Borgogna. Basti dire che, fra
le numerosissime A.O.C. esistenti, spicca il nome
Vosne-Romanée dove si producono alcuni dei vini più
rinomati e costosi del mondo fra cui Romanée-Conti, La
Tâche, Romanée Saint Vivant.
È una fascia collinare larga da 200 a 300 metri che si
estende per una ventina di chilometri con andamento
sud-sud est. Sono 2.500 ettari di vigneto ripartiti in 16
comuni. Le denominazioni di origine sono tantissime e
qui è inutile nominarle. Meglio andare sul sito
http://www.vins-bourgogne.fr dove si potranno
attingere tutte le più dettagliate informazioni.
Anche qui la fanno da padrone i due vitigni Pinot nero e
Chardonnay con qualche presenza minore di Aligoté
blanc e Gamay.
La Côte de Nuits per la sua bellezza ed il suo andamento
lungo e stretto è conosciuta anche come Les ChampsElyséès de la Bourgogne
CÔTE DE BEAUNE. Altra parte della CÔTE D’OR, si sviluppa, attorno al capoluogo della regione
Beaune, per 4.800 ettari collinari allevati quasi esclusivamente a Chardonnay e Pinot nero. Vi
vengono prodotti 25 milioni di bottiglie ( 2/3 di vino rosso e 1/3 di vino bianco).Anche qui le A.O.C.
sono tantissime con parecchi grands crus.
CÔTE CHALLONAISE. È il naturale prolungamento della Côte d’Or di cui ripete la formazione
geologica con conseguente terroir particolarmente adatto alla coltivazione di Pinot nero e
Chardonnay. Costituisce une della più belle zone viticole della Borgogna. È una striscia di colline
larga circa 7 chilometri e lunga 25 situata fra la Côte de Beaune e il Mâconnaise. In seguito alla
crisi filosserica di inizio secolo, il vigneto era andato completamente distrutto. Fu ricostruito tutto
basandosi su criteri improntati all’ottenimento della migliore qualità. Come nelle altre zone le
A.O.C. sono numerose.
Anche in questa zona si produce il vino spumante Crêmant de Bourgogne da uve Pinot e
Chardonnay.
MÂCONNAISE. È la parte più meridionale e più vasta del vigneto di Borgogna. I suoi 6.500 ettari
sono stati da sempre coltivati a vite e fino al XVIII° secolo dominava il Gamay. A partire dall’inizio
del 1800 lo Chardonnay ha trovato qui il suo ambiente ideale. A differenza delle altre zone, nel
Mâconnaise, oltre ai vigneti, ci sono anche coltivazioni di cereali e pascoli. Si estende per 35
chilometri di lunghezza e circa 10 di larghezza.
Le A.O.C. sono numerose fra cui alcune molto note come Mâcon-Village, Mâcon, Pouilly-Fuissé e
si produce anche qui lo spumante Crêmant de Bourgogne.
BEAUJOLAIS. In Borgogna, oltre alle zone sopra descritte, esiste un’altra zona viticola famosa:
il Beaujolais. È un vigneto di circa 23.000 ettari che si estende a sud ovest del Mâconnaise sulla
sponda destra del fiume Saône ed è tutto coltivato a Gamay Noir à Jus Blanc (Gamay nero a
succo bianco) dalle cui uve si ottengono, con il procedimento della macerazione carbonica, i
famosi vini Beaujolais Nouveau. Ho voluto accennarne, anche se l’argomento esula dal nostro
tema, per sottolineare che la Borgogna non è solo Pinot Noir e Chardonnay.
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UNA STORIA
C’è ancora un argomento che vorrei trattare, più per motivi di curiosità che per vera e propria
esigenza culturale.
Si tratta della storia della Casa vinicola Romanée-Conti (Domaine Romanée-Conti) di VosneRomanée, una piccola località situata nella Côte de Nuits in Borgogna.
Questa Casa produce il Romanée-Conti Grand cru il Pinot nero più costoso del mondo.
C’era una volta una piccola vigna (1,8 ettari di superficie) chiamata Cros de Clou di pertinenza
del convento di Saint Vivant situata nel comune di Vosne-Romanée in Borgogna. I monaci nel
‘200 l’avevano ricevuta in dono dai Duchi di Borgogna signori di quelle terre.
Più tardi, con un editto del 1395, Filippo L'Ardito, duca di Borgogna, aveva proibito l'impianto
di altri vitigni, che avrebbero garantito rendimento maggiore, ma avrebbero diminuito la qualità.
E fu questo editto, da allora sempre rispettato, che fece la fortuna del piccolo vigneto del
convento.
Passò un po’ di tempo e nel 1451 i monaci si trovarono in difficoltà economiche. Per risolverle,
decisero di vendere la proprietà che fu comprata dalla ricca famiglia Croonembourg e
ribattezzata con il nome Romanée.
Il convento di Saint Vivant andò in rovina e dei monaci non si sentì più parlare. Ma il vigneto
Romanée continuò a vivere ed a produrre vino.
Nell’anno 1760 la vigna fu acquistata da Luigi Francesco di Borbone, principe di Conti, cugino
del re di Francia Luigi XV (1710-1774) continuando ad essere considerata il miglior vigneto di
Francia.
Nel 1869 la Domaine Romanée-Conti passò ancora di mano e fu venduta al signor DuvaultBlochet. Attualmente, in seguito a successive vicende ereditarie, nel 1992 passò agli attuali
proprietari: le famiglie di Aubert de Villaine ed Henry Roche.
Dopo il 1869 la proprietà si ingrandì perché furono acquistati i possedimenti di Richebourg,
Échézeaux e Grands-Échézeaux,
Il vigneto di La Tache, il più caro di Borgogna, fu acquistato nel 1933.
Tutti questi vigneti si trovano nel territorio dei villaggi Vosne-Romanée e Flagey-Échezeaux.
Attualmente la Domaine Romanée-Conti possiede i seguenti vigneti classificati grand crus:
Romanée-Conti (1,63 ettari di superficie in produzione)
Romanée-Saint Vivant (la metà di 9,27 ettari in produzione)
La Tâche (5,6 ettari di superficie in produzione )
Richebourg (la metà di 6,7 ettari in produzione)
Grands-Échezeaux (un terzo di 8,6 ettari in produzione)
Échezeaux (un settimo di 31,8 ettari in produzione)
Tali vigneti sono posti nella Côte de Nuits in bassa collina (mediamente 240 metri sul livello del
mare) con andamento sud-est e protetti dalle folte foreste che coprono le sommità delle colline.
Il terreno è calcareo su base marnosa ed è ricco di ferro e perfettamente drenato.
Le viti hanno un'età media di circa 40 anni e sono frutto di una selezione clonale che favorisce i
bassi rendimenti e la produzione di grappoli piccoli.
Il rendimento è fra i più bassi della Borgogna: circa 25 ettolitri di vino per ettaro. Il disciplinare
consentirebbe la resa di 35 ettolitri per ettaro.
La vendemmia viene ritardata il più possibile con qualche possibile rischio climatico.
A vinificazione terminata il Pinot Noir non viene filtrato ma solo illimpidito per decantazione. Il
travaso, ed anche l’imbottigliamento, avvengono per gravità senza l’uso di pompe.
Il vino viene affinato, per circa 20 mesi, in botti nuove di rovere proveniente dalle foreste del
Tronçais.
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Dalle uve provenienti dal vigneto grand cru Romanée-Conti si ottengono non più di 6.000
bottiglie all’anno (ma anche 3.000 nelle annate sfavorevoli) ed il vino è di estrema eleganza,
molto equilibrato e di grande concentrazione e struttura. È considerato, ormai da molti anni, il
miglior vino del mondo ed anche il più caro considerata la grande rarità.
Le annate più vecchie si possono acquistare solo attraverso le aste a prezzi che oscillano tra i
2.500 ed i 4.000 Euro a bottiglia da 0,750.
Chi vuole acquistare il vino d’annata si deve rivolgere ai grandi négociants o importatori che
però hanno un sistema particolare di vendita.
Si deve comprare una cassa di 12 bottiglie di cui una o al massimo due sono di Romanée-Conti.
Le altre bottiglie sono di vini provenienti dagli altri prestigiosi vigneti di proprietà della casa:
tutto per la modica cifra di 3.500-4.000 Euro.
Sono prezzi giustificati? Credo di no, ma siccome la richiesta è di gran lunga superiore
all’offerta e ci sono sempre persone che possono permettersi queste follie le cose rimarranno
come stanno ora. Per la gran gloria di Francia, del Domaine Romanée-Conti, delle famiglie
proprietarie ed infine dei negozianti.
A noi comuni mortali, rimane la “soddisfazione” di leggere e di sapere che la Rivoluzione
Francese ha portato liberté (non sempre e non dappertutto), égalité (pura utopia) e fraternité
(guerre e conflitti noti, sconosciuti e dimenticati un po’ dovunque).
ROMANÉE-CONTI
ROMANÉE SAINT VIVANT
LA TACHE
RICHEBOURG
ÉCHEZEAUX GRAND ÉCHEZEAUX
LA CARTINA VITICOLA DEI VILLAGGI VOSNE-ROMANÉE E FLAGEY-ÉCHEZEAUX DOVE
SONO UBICATI I VIGNETI DEL DOMAINE ROMANÉE-CONTI
Per chi vuole ulteriormente approfondire può collegarsi al sito Internet
http://www.bivb.com/bivb.html.
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