ilCMN°20 2011

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ilCMN°20 2011
il CANTIERE MUSICALE
Rivista del Conservatorio Niccolò Paganini
Autorizzazione Tribunale di Genova n.10/2006 del 21 aprile 2006
Genova - Anno VI, Numero 20 (XI/51) OTTOBRE 2011
Al fin giungemmo…
Lele Luzzati
In questo numero:
In concomitanza con le ultime fasi delle procedure elettorali
per il rinnovo degli organi di governo e con il termine ormai
prossimo dei miei due mandati consecutivi alla direzione del
Conservatorio di Genova, ho accolto con piacere l’invito ad intervenire in questo numero del Cantiere per poter porgere un
saluto e il mio ringraziamento ai tanti soggetti, interni ed esterni
all’Istituto, che in questi anni mi hanno affiancata e consigliata.
Non è certo questa la sede adeguata per elencare le tante
attività svolte grazie alla collaborazione di ognuno perché, queste, sono già state sintetizzate nelle annuali relazioni esposte
in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico ed ora
anche dettagliatamente elencate nella relazione conclusiva settennale di prossima pubblicazione ma, soprattutto, perché sono
state costruite con fatica dall’intero Istituto e non appartengono
certamente a me.
A me, invece, appartiene un periodo della vita che ho dedicato
esclusivamente al servizio del nostro Conservatorio, in un momento oggettivamente non semplice, non tanto per ambizione
personale ma in nome di un più ampio impegno civile in cui
credo e che ha richiesto tanta lucidità e un pizzico di utopia:
passione, fantasia ed entusiasmo ma, nello stesso tempo, studio,
rigore e, quando necessario, anche sacrificio per garantire a
questa libera istituzione della nostra Repubblica “il meglio possibile”.
Il meglio ha significato per me, innanzi tutto, che il Conservatorio
fosse efficiente, dovendoci scontrare ogni giorno con le tante,
Al fin giungemmo…
Congresso della Società Italiana di Musicologia
Il Paganini ospita la SidM
Uno stretto legame fra studio pratico e storico.-estetico
Il Programma del Convegno
pag.
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pag. 1-2
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Il violinista Cristiano Rossi al Paganini
Il segreto del successo: “natura” e tanto studio
Un ritratto dietro le quinte
Un Fondo musicale per Sanguineti
Concerto per Edoardo
I giovani si incontrano sul Novecento
Un flauto antico al “Paganini”
ONC - Un’opportunità mancata?
WWM II, un progetto europeo per i giovani diplomati
Il Giappone in musica
Der Klang des Südens
Renato De Barbieri - Severità e umanità …
Luigi Porro, compositore …
La nuova mediateca
Una Giovine centenaria
I New York Singers incidono “Lux aeterna” di Lauricella
Il Conservatorio in CD grazie alla Provincia
Rapetti riscopre Dukas
Musica, memoria e migrazioni
Tubi sonori e corde luminose
L’equadoriano Duo Paganini nella città di Paganini
Allievi (ed ex) in primo piano
Arte e musica entrano in AlmaLaurea
A proposito del Convegno internazionale …
Carlo Felice, largo ai giovani
Il piacere di far musica insieme
Notte bianca: i professori vincono….
Cimeli paganiniani
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Dal 21 al 23 ottobre studiosi a convegno
Il Paganini ospita la Società
Italiana di Musicologia
Il Paganini sarà sede dal 21 al 23 ottobre prossimi dell’annuale Convegno di studi organizzato dalla Società Italiana
di Musicologia in collaborazione con il nostro Conservatorio
e col patrocinio delle principali Istituzioni. Si tratterà di una
tre-giorni intensa di relazioni e dibattiti sui temi più vari. Un
appuntamento di prestigio per il nostro Istituto che metterà
a disposizione dei convegnisti anche la biblioteca e il proprio
salone recentemente restaurato.Abbiamo chiesto al presidente
della Società, Guido Salvetti, di illustrare l’iniziativa.
Ogni anno una città diversa ospita una delle più importanti
iniziative della Società Italiana di Musicologia: una tre giorni di
Convegno di studi ad argomento libero e, in uno dei pomeriggi,
il Convegno dei soci. È quindi un’attività che si potrebbe chiamare “itinerante”, poiché ha interessato, negli anni, Milano, Bergamo, Torino, Padova, Ferrara, Firenze (Fiesole), Pesaro, Pisa,
Roma, Pescara-Chieti, Napoli, Lecce, Catania e Palermo. L’intenzione è stata sempre quella di affermare la presenza della Musicologia nelle diverse aeree del paese, e nelle sedi istituzionali
più diverse: Università, Conservatori, Istituti musicali, Biblioteche, Enti sinfonici, e altro. La scelta di Genova per il 2011 è
stata sollecitata (come sempre è avvenuto nel passato) da chi
opera nella realtà musicale e musicologica della
città: in questo caso, gentilissimamente, dal Conservatorio “Paganini” , nelle persone del direttore
e della bibliotecaria.
Va anche detto che durante i lavori preparatori
abbiamo avvertito un forte interesse da parte di
singoli studiosi e di istituzioni genovesi a essere
coinvolti nell’iniziativa: ottima premessa affinché
- come spesso è avvenuto nel passato - la presenza
“fisica” della SIdM a Genova non si esaurisca nei
tre giorni del convegno, ma permetta progetti e
attività di ampio respiro.
Vorrei qui sottolineare come questo tipo di convegno ha assunto negli anni una caratteristica davvero interessante: ogni anno un numero notevole di studiosi
nazionali e internazionali fa pervenire le proprie proposte al
comitato preposto all’organizzazione scientifica dell’evento. A
fatica il comitato riesce a contenere i relatori prescelti nelle sei
sessioni di lavoro: si tratta infatti di due sessioni parallele dal
venerdì pomeriggio alla domenica mattina, con esclusione del
sabato pomeriggio dedicato all’assemblea dei soci. L’abbondanza
delle proposte costringe purtroppo a qualche esclusione dolo-
rosa, ma permette di puntare sulla qualità (quella, almeno, che
si può desumere dagli abstracts) e, forse soprattutto, su un minimo di coerenza tematica nelle singole sessioni. Ne è risultato
nel passato e sembra proprio che ne risulterà anche quest’anno
a Genova una vera e propria rassegna dei temi e dei problemi
su cui stanno lavorando non pochi giovani e meno giovani studiosi, soprattutto in Italia, ma non solo. Anche
quest’anno, il quadro che ne emerge è a dir poco
confortante, in assoluta controtendenza con le
gravi difficoltà in cui versano le Università e i
Conservatori: difficoltà strutturali ed economiche,
ma anche emarginazione sempre più accentuata
delle discipline storico-musicali e teorico-musicali
in un’Università sempre più dominata dalle lettere e dalle storie socio-politiche, e in un Conservatorio sempre più indirizzato - nonostante la
“riforma” del 1999 - a una “pratica” che rischia di
diventare artigianale. Invito, invece, a scorrere
l’elenco delle relazioni che sono state preannunciate: si notino il grande ventaglio delle epoche
e dei generi, la pluralità degli approcci e, in generale, la forte
propensione alla ricerca e, quindi, all’originalità dei contributi.
Una nostra speranza, forse utopistica, è che quest’anno a Genova, per chi lo volesse, non manchino gli stimoli per avviare i
propri studi musicali verso approfondimenti storici e teorici
che li arricchiscano e li rafforzino.Anche per via di questa speranza, ricordo che tutti i lavori sono aperti al pubblico.
La Società italiana di Musicologia al Paganini
giornate dalla mattina alla sera, da venerdì 21 ottobre alla domenica 23 ottobre 2011 (in quest’ultima giornata i lavori si
concluderanno entro il termine della mattinata). L’organizzazione di convegni annuali è una consuetudine di tutte le associazioni musicologiche nazionali (per non parlare del congresso
dell’International Musicological Society, che si tiene ogni cinque
anni in un diverso paese del mondo). Ogni anno, perlopiù nel
mese di ottobre, la Società Italiana di Musicologia organizza un
congresso ove è prevista - oltre all’assemblea ordinaria dei propri soci - un’articolata serie di comunicazioni e relazioni tenute
da studiosi italiani e stranieri disposte su doppia sessione quotidiana (vale a dire in sedute parallele), di argomento assai
libero all’interno dello scibile musicologico, raggruppate talora
in sessioni a tema.
Le relazioni, come ogni anno, sono state scelte tra un’ampia
rosa di proposte a seguito di concorso libero, tramite presentazione di abstract. Le sessioni si terranno parallelamente nell’Auditorium e nella sala Paganini (aula 19) del Conservatorio,
e saranno aperte alle ore 14,30 da un concerto di benvenuto
presso il nostro Conservatorio e dagli indirizzi di saluto di
Guido Salvetti, presidente della Società Italiana di Musicologia
e di Patrizia Conti, direttore del Conservatorio Paganini di Genova. Come ogni anno, i temi delle relazioni sono tanto vari
quanto interessanti: essi spaziano dal secolo XV fino al XX, attraverso fonti, metodologie, prospettive storiche e analitiche
differenziate, da Palestrina a Schaeffer e Scelsi, dalla cantata del
Seicento alla musica risorgimentale e al melodramma, dalla
Uno stretto legame fra
studio pratico
e storico-estetico
È la prima volta dalla sua fondazione che la Società Italiana di
Musicologia, associazione nata nel 1964 con lo scopo di - come
si legge nell’articolo 2 dello statuto - «valorizzare in Italia gli
studi di musicologia e stimolare le attività che comunque favoriscono lo sviluppo e la diffusione della cultura musicale», tiene
il proprio congresso annuale a Genova, presso il Conservatorio
Paganini. La Sidm, nata in un Conservatorio, ha più volte negli
anni usufruito di spazi messi a disposizione da Conservatori in
Italia, quasi a voler ribadire ancor più lo stretto legame esistente
tra i due volti dello studio della musica, uno necessario all’altro,
vale a dire quello pratico (esemplato dall’attività didattica dei
Conservatori italiani) e quello storico-teorico ed estetico (da
sempre parte dei curricula universitari).Tra i Conservatori che
negli anni passati hanno ospitato congressi della Società Italiana
di Musicologia ricordo a titolo esemplificativo quelli di Milano,
Roma, Padova, e Pescara. Seguendo una prassi maturata dagli
anni ‘90 del Novecento, la SidM ha scelto di percorrere una
larga parte d’Italia con i suoi annuali congressi societari itineranti; cito solo le ultime sedi: Palermo, Padova, Roma, Lecce, Pesaro, Torino, Pescara, Bergamo, ancora Roma, Pisa e finalmente
Genova. Quest’anno il congresso si estende per tre intense
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Guido Salvetti
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Il Programma del Convegno
Venerdì 21 ottobre
AUDITORIUM, ore 14,30
Concerto di benvenuto - Saluti di Guido Salvetti (Presidente Società Italiana di Musicologia) e Patrizia Conti (Direttore Conservatorio
“N.Paganini”
AUDITORIUM, ore 15,30 - Presiede Agostino Ziino
Francesco Rocco Rossi, «Faugues? Chi era costui?»: sulle tracce di un musicista franco-fiammingo del Quattrocento
Paola Ronchetti, La musica come elemento di celebrazione e glorificazione di santi e di eroi: la Battaglia di Lepanto in due madrigali di
Giovanni Pierluigi da Palestrina
Peter Poulos, Victoria a Genova: modelli e influenza
Lars Berglund, The motets of Bonifazio Graziani and the new delicate style
Luca Della Libera - José Maria Dominguez, Una nuova preziosa fonte archivistica per la vita musicale romana dell’ultimo Seicento:
Memorie, Giornali ed Avvisi del Fondo Bolognetti
Michela Berti, La vita musicale a S. Luigi de’ Francesi a Roma nel XVIII secolo. Primi risultati, nuove prospettive di ricerca
SALA PAGANINI, ore 15,30 - Presiede Francesca Seller
Alberto Mammarella, Varietas e reminiscenze cacciniane nel Prato di Sacri fiori musicali (1612) di Antonio Brunelli
Carrie Churnside, Text-Music Relations in Early Settecento Oratorio
Mariacarla De Giorgi, Dramma pastorale, opera seria e Arcadia tra valori estetico-culturali e ideali politici nella composizione femminile
mitteleuropea del Settecento
Armando Fabio Ivaldi, Il Montezuma berlinese del 1755: inizio e fine di una “Berliner-Blaue Legende”
Paolo Mechelli, Dal cantiere ‘Don Giovanni’ a Firenze: la ricezione all’inizio dell’Ottocento
Mariateresa Dellaborra, Saverio Mercadante teorico e didatta per il flauto. Le integrazioni alla Nouvelle méthode pour la flute di François
Devienne
Sabato 22 ottobre
AUDITORIUM, ore 9,30 - Presiede Teresa M. Gialdroni
Tiziana Affortunato, La circolazione della cantata da camera italiana in Europa in una prospettiva interdisciplinare
Giulia Giovani, «Ecco a Vostra Signoria quello che si è risoluto». Sulla genesi delle cantate opera I di Giacomo Antonio Perti
Chiara Pelliccia,“Amor, di che tu vuoi / ch’ora io favelli?” Una cantata con violoncello di Giovanni Lorenzo Lulier e la tradizione romana
Antonio Caroccia, Inedite fonti napoletane per le scene genovesi
Berthold Over, Emanuele d’Astorga e il Marchese Ruspoli. Nuove scoperte
Giacomo Sciommeri, Carlo Francesco Cesarini: nuove fonti biografiche e cantatistiche
SALA PAGANINI, ore 9,30 - Presiede Andrea Estero
Daniele Carnini, L’età rossiniana e il problema della periodizzazione
Manuela Rita, Il brouillon d’orchestre di Roma (1912): un concept sketch di Jules Massenet?
Luigi Verdi, Vocabolario tematico delle ultime sonate di Aleksander Skrjabin
Isabella Abbonizio, Il coinvolgimento dei compositori italiani nella propaganda per l’impero fascista: il caso di Adriano Lualdi e Alfredo
Casella
Nicola Bizzaro, Lo statuto semantico dell’oggetto sonoro nella musica concreta di Pierre Schaeffer: il concetto di “pseudo-strumento” e la
dialettica forma/materia
Sandro Marrocu, Nastri, partiture e tecniche di notazione nella musica di Giacinto Scelsi
Domenica 23 ottobre
AUDITORIUM, ore 9,30 - Presiede Marco Gozzi
Claudio Bacciagaluppi, Gli inventari del 1660 e del 1722 nell’archivio del Musikkollegium Winterthur
Marina Vaccarini, Traduzione e tradizione di alcuni testimoni conservati nel fondo Villa della Biblioteca del Conservatorio di Milano
Sara Navarro, Il gusto artistico di Carlo IV analizzato attraverso gli inventari di musica inviati da Roma alla corte di Spagna
Teresa Chirico, Cembali “all’ottava bassa”. Il registro di 16’ nella cembalaria italiana
Angela Fiore, La Cappella di Santa Cecilia dei Musici di Palazzo di Napoli. Nuove acquisizioni
SALA PAGANINI, ore 9,30 - Presiede Francesco Passadore
Daniele Tonini, Il Flauto, «eco fedele dell’anima umana». Suono, tecnica ed espressione nei ritrovati testi originali dei Sechs und Zwanzig
Uebungen für die Flöte op.107 di Anton Bernhard Fürstenau [Lipsia, 1835]
Alceste Innocenzi, Il ruolo delle società filarmoniche nella cultura musicale all’indomani dell’Unità d’Italia
Donato Sansone, Congiunta è l’Italia: 4 cori patriottici di Lucio Campiani (1822-1914)
Gaetano Stella, Una “nuova” testimonianza analitica nel secondo Ottocento italiano: la Illustrazione della sinfonia storica L’Arno di
Salvatore Surdi
Daniela Gangale, Presenza della musica nelle riviste letterarie della prima metà del Novecento
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Dal 26 al 28 ottobre il grande violinista al Paganini
Cristiano Rossi, il segreto del successo:
“natura” e tanto studio
Nei giorni 26, 27 e 28 ottobre il violinista Cristiano Rossi terrà una masterclass in Conservatorio al termine della quale offrirà
un concerto in duo con il pianista e docente dell’Istituto Marco Vincenzi.
Abbiamo posto al M° Rossi alcune domande sulla didattica e sulle sue esperienze di insegnante oltre che di raffinato artista.
- La sua biografia racconta di precocissimo violinista. Quali devono essere, a suo giudizio, le giuste proporzioni fra tecnica,
talento, sensibilità e cultura musicale?
“Prima di tutto sono fondamentali le doti naturali: il principiante
che già mostra di avere l’orecchio assoluto, mani agili, fantasia.
Qualità che si manifestano dai quattro/cinque anni. Ma la natura
va supportata con la tecnica. Non di rado capita di incontrare
ragazzi dotati ma carenti nel bagaglio tecnico (penso ai vari
metodi Sevcik). Mentre una tecnica respirata fin da piccoli riporta il suonare alla sua
naturalità.
- A quali grandi modelli
si è ispirato a inizio carriera e quali indicherebbe a un giovane che
inizia oggi il suo percorso musicale?
“Un nome per primo:
Nathan Milstein. A seguire Kogan, il Gulli giovane. E poi, per i giovani
di oggi indicherei Perlman, Kremer e Repin”
- Che cosa rendeva Milstein il suo “idolo”?
“Cosa faceva la differenza? Direi la fantasia
di interprete. Era persona culturalmente impegnata. Non un funambolo alla Ricci. Ojstrach, ad esempio,
aveva un’interpretazione chiara e semplice, violinismo purissimo.Anche Milstein aveva lo stesso fascino; nel suo caso legato
al modo di interpretare: la fantasia, appunto”.
- Lei ha ottenuto senza dubbio tutto ciò a cui un violinista potrebbe aspirare. Come mai, a un tratto, ha deciso di dedicarsi
alla didattica?
“In realtà ho iniziato a insegnare molto presto, a ventun anni.
Ho iniziato a insegnare a Pesaro, poi ho avuto la cattedra a Firenze dove ho insegnato per diciannove anni. All’epoca le masterclass erano poche. Gradatamente ho aumentato il tempo
dedicato alla didattica perché mi appassiona molto e in questi
anni ho scoperto molti ragazzi davvero in gamba. Nei miei
corsi amo il lavoro in profondità e coltivare le specificità di
ogni allievo”.
- In che cosa si è modificato l’approccio dei ragazzi allo strumento rispetto ai tempi in cui ha iniziato Lei?
“La differenza fondamentale sta nel fatto che oggi l’istruzione
è diventata di massa. Molti ragazzi optano per il doppio binario
scuola/strumento, rimandando la scelta definitiva. Anni fa non
succedeva e ora crea spesso problemi. Mi riferisco alla tendenza
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di arrivare fino al diploma di maturità e insieme studiare uno
strumento in Conservatorio. In certi casi è possibile conciliare
i ritmi imposti dalla scuola superiore. Molto meno - ad esempio
- per uno strumento ad arco, dove sono necessarie almeno sei
ore di applicazione giornaliera. Negli anni 60/70 noi ragazzi
che studiavamo uno strumento eravamo pochi, ma tutti siamo
arrivati in fondo perché era avvenuta una pre-selezione naturale.
Oggi prevale l’idea del “vediamo un po’ se…”. E non credo funzioni”.
- Dunque, la musica
come scelta senza compromessi, esclusiva…
“Solo se fin da giovanissimi si ha la consapevolezza delle proprie possibilità”.
- Secondo Lei quali sono
le odierne prospettive
professionali per gli studenti dei conservatori
italiani?
“Alla luce dei tanti posti
di lavoro tagliati, direi
minori rispetto a molti
altri Paesi.Anche per chi
è bravo la situazione è
durissima”.
- Il M° Accardo, su “La
Repubblica” dell’11 settembre scorso, alla domanda di un giornalista «Se fosse un giovane violinista sarebbe un cervello in fuga?», ha risposto: «Sicuramente, perché non c’è la possibilità di restare. In Italia sono
state chiuse più di cento istituzioni concertistiche» .
“Concordo. In Germania (dove, tra l’altro, un mio allievo si recherà a studiare avendo concluso diploma e maturità) la situazione è diversa: sono attive ben 600 orchestre, sempre più ragazzi si sacrificano a studiare il tedesco per procurarsi
opportunità migliori. Sembra essere tornati un po’ agli anni
‘50, quando emigravamo in Francia o Svizzera magari come
clandestini…”
- Durante lo scorso anno accademico ha tenuto una sessione
di perfezionamento per parlare di repertorio violinistico del
‘900. Quale è stata la reazione delle nuove leve affrontando
questo periodo, inevitabilmente il meno esplorato dalle esecuzioni correnti?
“Sono ormai due anni che realizzo questo progetto presso l’Accademia Filarmonica di Bologna: un corso di dieci incontri annuali, il cui ciclo si conclude - appunto - questo ottobre. La reazione è stata positiva. Ho trovato ragazzi di buon livello, anche
perché chi fa questa esperienza è un tipo di studente già for-
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mato. Parlare di repertorio ora è più facile che alla metà del secolo scorso. È un impegno stimolante e difficile, che impone
maggiore approfondimento rispetto alle ormai acquisite composizioni dell’’800. Dal punto di vista tecnico, un lavoro completamente diverso: sarebbe impossibile - ad esempio - applicare
le stesse diteggiature di un brano di Mendelssohn a opere novecentesche di notevole interesse, quali quelle di Shostakovich,
Prokof’ev o Schnittke”.
- Come sarà impostato il corso che terrà nel nostro Conservatorio dal 26 al 28 ottobre?
“Alcuni dettagli devono ancora essere concordati con i docenti,
ma penso che sarà a tema libero per favorire la partecipazione
di un buon numero di studenti”.
Federica Pellizzetti
Un ritratto dietro le quinte
Nel 1990 la Dynamic (per la quale avevo già registrato un CD)
mi contattò per sentire se fossi stato disponibile a incidere
le tre Sonate per violino e pianoforte di Wolf-Ferrari, da
inserire nel catalogo di first recordings su cui la casa discografica genovese puntava molto in quegli anni. In realtà, però, la
speranza del successo del nuovo CD non era affidata al nome
del compositore veneziano, bensì a quello del violinista accuratamente scelto per la registrazione. Cristiano Rossi era nel
pieno della carriera, ma - a differenza di altri suoi colleghi intellettualmente meno curiosi di lui - si dimostrava sempre interessato a riscoprire musica insolita, quando ne valeva la pena.
Ci trovammo nello studio della Dynamic, al Righi, perché Cristiano aveva dato la sua disponibilità, ma voleva verificare dal
vivo le Sonate (e forse anche il pianista…). Passammo la giornata a leggere due lavori stampati e un autografo (reso leggibile
dalla pazienza e dalla perizia di copista di mia moglie): fino da
quella volta, mi colpì il rigore professionale di un grande violinista, che avrebbe potuto “tirare via” su pagine che nessuno
conosceva e invece le affrontava con la stessa serietà con cui in seguito - gli avrei visto affrontare Beethoven e Brahms. Alla
fine decise che il gioco valeva la candela e iniziammo a lavorare
assieme per arrivare alla registrazione, che destò consensi al
punto da farci trasformare il “dilavato manoscritto” della terza
Sonata in una meticolosa revisione critica per un editore tedesco.
Dopo Wolf-Ferrari venne Busoni, ancora per la Dynamic: da allora cominciammo a suonare in duo con crescente frequenza,
praticando insieme gran parte del repertorio per violino e pianoforte, da Mozart all’integrale delle Sonate di Beethoven fino
al Novecento. L’anno scorso abbiamo festeggiato il nostro ventennale: ormai siamo molto amici, ma questo non mi impedisce
di provare la stessa ammirazione dei primi tempi per quello
che considero una specie di fratello maggiore. Mi colpisce ancora la sua umiltà nei confronti della musica: ogni volta che abbiamo un concerto, Cristiano preferisce che ci vediamo qualche
giorno prima per riassestare gli equilibri, anche se si tratta di
brani che abbiamo eseguito insieme decine di volte. Ogni volta
si riparte, facendo in modo che l’esperienza già consolidata su
quel pezzo possa generare idee nuove; niente è dato per scontato, a partire dai volumi degli strumenti, dalle sfumature di
tempo e da quelle di colore. Mi capita di suonare anche con
Il concerto
Conservatorio, Salone - 28 ottobre, ore 17,30
Cristiano Rossi, violino
Marco Vincenzi, pianoforte
I. Pizzetti (1880-1968)
Tre Canti (1924)
E. Wolf-Ferrari (1876-1948) Sonata n. 2 in la min. op. 10
(1901)
F. Busoni (1866-1924)
Sonata n. 2 in mi min. op. 36 a
(1898)
altri violinisti: se proprio non è la prima volta che ci si trova, la
maggior parte di questi (e si tratta in genere di musicisti di
prestigio) mi chiede di vederci direttamente in sala il giorno
del concerto. Naturalmente, la qualità “cameristica” è diversa: il
lavoro minuzioso (e - oserei dire - amorevole) ripaga diversamente dal semplice ripasso di due professionisti. Mi vengono
in mente le parole di Wladimir Vogel, un allievo di composizione
di Busoni, che parlava dell’“inconfondibile eticità” del suo maestro di fronte alla musica: questa “eticità” la ritrovo tutta in Cristiano.
Detto questo, è evidente che la scelta dei colleghi di violino
di affidare una masterclass a Cristiano mi rende particolarmente felice. Alcuni anni fa ne tenemmo una sulle Sonate
per duo al Conservatorio di Alessandria: in quell’occasione,
ebbi modo di vedere il metodo d’insegnamento del mio
amico. Cristiano fa eseguire un intero movimento, poi passa a
isolare gli eventuali problemi tecnici, imbracciando di continuo
il suo strumento e suggerendo colpi d’arco, diteggiature e
posizioni; parallelamente, tiene d’occhio la qualità del suono
e l’insieme col pianoforte. Ho visto diversi allievi pianisti
beneficiare in maniera inaspettata di alcuni consigli di un
violinista sul fraseggio o sul legato alla tastiera. Con gli allievi
di violino ogni dettaglio viene smontato e rimontato, guardando sempre alla naturalezza del gesto e al risultato musicale.
D’altra parte, Cristiano Rossi è ancora oggi l’esponente più illustre di una grande scuola di violino, quella di Sandro Materassi, che fu anche uno degli interpreti più vicini a Dallapiccola,
con cui formava un duo caratterizzato dall’intelligenza delle
scelte di repertorio. Materassi non era soltanto un violinista e
un didatta di prim’ordine, ma anche un musicista coraggioso,
che si metteva in gioco personalmente con la produzione contemporanea. In questo, il suo allievo più eminente ha raccolto
il testimone, trasmettendo a sua volta lo stesso messaggio alle
nuove generazioni. I violinisti che si sono realmente formati
con Cristiano Rossi non hanno preclusioni di repertorio e
sono “attrezzati” per mettere in piedi ogni genere di programma. Non aggiungo niente sul carattere, perché credo che
Cristiano sia conosciuto nel nostro difficile ambiente anche
per la sua immediatezza e la sua semplicità (… e poi perché
sono chiaramente di parte). Sono convinto che i partecipanti
alla sua masterclass vivranno una bellissima esperienza musicale e umana.
Marco Vincenzi
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Sarà inaugurato nella Biblioteca del Conservatorio il 20 ottobre
Un Fondo Musicale per Edoardo Sanguineti
«Personalmente cerco di combattere la mitologia del poeta, l’idea di essere
in possesso di virtù misteriose. Per me è naturalmente l’aspetto fondamentale
del mio lavoro. Non posso dire che sia quello in cui riesco a dare il meglio di
me: certamente è il campo in cui m’impegno maggiormente. D’altra parte
non condivido l’idea del poeta puro, lavoro ad ampio raggio e mi piace farlo
su commissione. Ho iniziato come molti scrivendo qualche poesia. Poi ho
composto testi critici per mostre di amici pittori. A un certo momento ho
sostituito l’articolo a versi e l’idea è piaciuta. L’occasione, dico sempre, fa
l’uomo scrittore». (Edoardo Sanguineti)
“Ci sono due diverse tipologie nel rapporto fra un poeta e un
musicista. La prima si ha quando si scrive un testo per un compositore.Allora occorre trovare un accordo e questo può risultare immediato o richiedere discussioni. L’altro caso invece si
ha quando si scrive un pezzo senza pensare che possa essere
musicato. Se un musicista, poi, lo sceglie, ha lui tutto in mano.
Ho un’idea servile della parola nei confronti della musica. Se
un musicista tratta le mie parole in modo che siano riconoscibili, bene. Ma se le usa come pretesto e le riduce a singoli
suoni non mi sento turbato”.
Raccontava così, Edoardo Sanguineti, i suoi rapporti con i musicisti. L’illustre poeta genovese, scomparso nella primavera
dello scorso anno, è stato probabilmente il letterato italiano
del nostro tempo più vicino al mondo musicale. Il catalogo dei
compositori che nell’arco di circa cinquant’anni hanno collaborato con lui è davvero fitto. Si possono citare Berio, Globokar,
Corghi, Manzoni, Morricone, Scodanibbio, Cattaneo, Liberovici
senior e junior, Damerini, Lombardi, Razzi, Pastorelli.
Il prossimo 20 ottobre, in occasione del XVIII Convegno annuale della Società Italiana di Musicologia di cui si parla in
altra parte di questo giornale, nella Biblioteca del nostro Istituto
sarà aperto ufficialmente il “Fondo musicale Sanguineti”.
In passato Genova si è fatta sfuggire fondi di illustri personalità:
i manoscritti di Paganini sono a Roma, l’archivio di Luigi Cortese
è finito a Venezia, i materiali di De Andrè sono custoditi a Siena.
Per Sanguineti ci si è per fortuna mossi a tempo. Il suo imponente patrimonio bibliografico sarà presto a disposizione degli
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studiosi presso la Biblioteca Universitaria, mentre l’Archivio
del “Paganini” costituirà la testimonianza del suo “secondo mestiere” (quello di autore per musica),“rubando” una definizione
a suo tempo coniata per ricordare l’attività di critico musicale
di Eugenio Montale.
Nei mesi scorsi, dunque, si è chiesto a numerosi compositori
di donare alla Biblioteca le loro opere ispirate a Sanguineti.
Al momento sono arrivate in omaggio al “Paganini” partiture di
Basevi (Sing Sang), Corghi (Promenade dans l’ile de la liberté), Damerini (Due liriche di Edoardo Sanguineti), Gervasoni (Quattro
voci), Globokar (Traumdeutung), Lombardi (Lucrezio), Morricone
(Flash), Pastorelli (Nodi),Taglietti (Canzone del carpentiere Duplay),
Tesei (Il piccolo Sanguineti) che si aggiungono a quel che già era
custodito di Berio (Passaggio). Il Fondo è tuttavia destinato ad
ampliarsi in quanto altri musicisti hanno assicurato a breve
l’invio delle loro opere, da Cattaneo a Scodanibbio, da Ambrosini
a Razzi. Il Fondo accoglierà anche pubblicazioni e documenti
audio e video.
Appassionato musicofilo sin da giovane, nipote di un musicologo (Luigi Cocchi), Edoardo Sanguineti ha iniziato a lavorare
nel mondo della musica negli anni Sessanta quando ebbe il
primo incontro con Luciano Berio (Passaggio, 1963).
La collaborazione con Berio è durata fino al 2004 (Stanze) e ha
prodotto lavori dell’importanza di Laborintus II (1965) e Canticum Novissimi testamenti I e II (1989). Ma sin dagli anni Sessanta
Sanguineti è stato “corteggiato” da altri artisti a cominciare da
Vinko Globokar con cui nel 1967 ha prodotto Traumdeutung.
Da lì una lunga sequela di nomi, alcuni giù celebrati e autorevoli,
altri giovani, quasi esordienti: Sanguineti, generoso e aperto a
esperienze diverse, non si negava mai, quando era troppo impegnato per accettare un nuovo lavoro lasciava al musicista
l’incarico di “scegliersi” i versi che riteneva adatti fra quelli già
scritti.
Sanguineti amava Verdi, provava poca simpatia per Puccini, gli
piaceva il Nerone di Boito, e, naturalmente, il teatro espressionista, Schoenberg e molto Novecento: “... un punto di riferimento, nella mia formazione giovanile, proprio dal punto di
vista letterario - ha dichiarato - era la ricerca dodecafonica
come modello di rigore compositivo, che aspiravo a trasportare
appunto sul terreno della letteratura”.
Roberto Iovino
Il concerto
Il 20, alle ore 17,30, in occasione della inaugurazione del Fondo, avrà
luogo un concerto incentrato su alcune delle partiture donate alla Biblioteca. Il programma prevede l’esecuzione di pagine di Corghi (... Promenade dans l’ile de la liberte per voce e gruppo strumentale), Morricone (Flash, per quartetto vocale), Damerini (Due liriche di Edoardo
Sanguineti per canto e pianoforte) e Tesei (Il piccolo Sanguineti per
pianoforte), alternate a letture di testi di Sanguineti. Interpreti saranno
allievi dell’Istituto musicale con la partecipazione di docenti (Lorenza
Codignola, Massimo Lauricella e Massimiliano Damerini) e di artisti ospiti
(il soprano Laura Catrani e il Ring Around Quartet:Vera Marenco, soprano,
Manuela Litro, alto, Umberto Bartolini, tenore,Alberto Longhi, baritono).
ilCM °20 2011
N
Suona francese, Suona italiano
I giovani si incontrano
sul Novecento
È una gran bella occasione il festival Suona francese, giunto
quest’anno alla quarta edizione, promosso dall’Ambasciata di
Francia in Italia, in collaborazione con varie istituzioni, tra le
quali il Conservatorio Paganini.
Il nostro Conservatorio ha partecipato all’edizione 2011 con
un concerto tenutosi presso il Salone dei Concerti lunedi 23
maggio.
Il sottoscritto si è occupato personalmente della scelta dei
brani in programma, eseguiti da un nutrito gruppo di allievi ed
ex-allievi del nostro Conservatorio, con la partecipazione di
due allieve dei Conservatori di Aix-en-Provence e Nizza, rispettivamente la flautista Charlotte Scohy e la violoncellista Marie
Viard. I partecipanti genovesi erano: Chiara Bisso (soprano),
Jessica Bozzo e Luca Sciri (clarinetti), Enea Polliotto (sax), Damiano Baroni e Lana Gasparyan (violino), Roberta Tumminello
(viola), Caterina Bevegni (arpa), Dario Bonuccelli, Anita Frumento e Valentina Messa (pianoforti).
Il programma comprendeva musiche di: Messiaen, Desenclos,
Una preziosa donazione all’Istituto
Un flauto antico
al “Paganini”
Una recente donazione al nostro Conservatorio (e la nostra
gratitudine va al “donatore” Alessandro Raffele) ci ha lasciato
uno strumento interessante. Si tratta di un flauto traverso dei
primi anni del secolo scorso costruito da Edoardo Sioli a Milano.
Proprio in questa città, dopo la soppressione delle corporazioni
d’arti e mestieri nel 1787 (che regolava rigidamente le attività artigianali
compresa la costruzione di strumenti
a fiato) ci fu un notevole fiorire di
costruttori di strumenti musicali a
fiato come Ubaldo Luvoni, Carlo Bernardi, Pietro Piana, Francesco e Agostino Rampone, Primo Egidio Forni
per citare i più noti. Lo strumento
che ora si conserva al Paganini è
frutto di una tradizione costruttiva che affonda le radici ancora
nel Settecento, uno strumento in do, in legno di ebano con 6
fori aperti e 10 chiavi chiuse, con una cameratura interna cilindrica e con posizioni diatoniche del tutto identiche al flauto
traverso barocco. La testata (divisa in due) presenta la pompa
di intonazione ed è internamente “incamiciata”, ovvero la cameratura interna è foderata da metallo, che ovviamente ha causato delle crepe nel legno. Le chiavi servivano semplicemente
ad agevolare alcuni trilli e rendere più precisi alcuni intervalli.
Edoardo Sioli cominciò la sua attività a Milano in Via Pontaccio
1 nel 1904, marchiando i suoi strumenti “E. Sioli / Milano” fino
al 1922. Successivamente le denominazioni cambiarono in “Sioli
e C.” (dal 1925 al 1936), in “Fusari e Orsi, propr. Ditta Sioli” (dal
1939 al 1945) , in “Sioli (ditta) di Fusari e Orsi” (dal 1946 al
Berio, Dallapiccola, Donatoni, Contilli.A parte i primi due brani
in duo, già preparati dai rispettivi esecutori, tutti gli altri hanno
avuto necessità di un serio lavoro preparatorio d’insieme. Sappiamo tutti quanto la musica contemporanea, o anche solo
quella del Novecento storico, sia stata (e sia tuttora) assente
dai programmi conservatoriali.
Le difficoltà di grafia, di interpretazione, le nuove tecniche strumentali, le differenze di colore e di dinamica, i piani sonori,
tutti questi argomenti sono stati oggetto di lavoro approfondito
per circa una settimana, durante la quale i ragazzi hanno vissuto
un’esperienza insolita e stimolante. Vedere nascere esecuzioni
"sensate" e logiche da partiture apparentemente sibilline non
è cosa di tutti i giorni. Lavorando intensamente con un gruppo
di ragazzi meravigliosi, il risultato non si è fatto attendere. Speriamo in altre esperienze simili nel prossimo futuro. Intanto
prepariamo la risposta (Suona italiano) che vedrà la partecipazione di alcuni di noi al concerto che si terrà al Conservatorio
di Nizza il 19 ottobre. Il programma comprenderà, pagine di
Berio e inoltre di Corghi e di chi scrive su testi di Sanguineti.
Interpreti saranno gli studenti dell’Ensemble di musica contemporanea diretto da Massimo Lauricella, la cantante Laura
Catrani e il sottoscritto al pianoforte.
Massimiliano Damerini
1948) e infine in “Sioli (ditta)” dal 1949 al 1960.
Fu proprio questo modello di strumento, diffusissimo in Europa
fino almeno alla prima guerra mondiale, che tenne testa al
flauto Boehm rallentandone la sua diffusione. Il passaggio da
uno strumento all’altro specialmente in Italia fu molto lento,
molti tra i più quotati flautisti rimasero legati al flauto vecchio
sistema, poiché la loro credibilità e tecnica flautistica poteva
venir meno dovendo mettersi nuovamente in gioco su uno
strumento molto diverso. Alcuni continuarono a suonare il
flauto vecchio sistema pur insegnando ai loro allievi il flauto
Boehm. Una volta scomparso dall’uso
dei professionisti, il vecchio flauto rimase legato alle bande almeno fino
alla seconda guerra mondiale, per finire poi nel dimenticatoio proprio
mentre il traversiere barocco veniva
già da alcuni anni riutilizzato in Inghilterra e Olanda assieme al flauto dolce
dando il via al movimento della cosiddetta “Musica Antica”.
Lo strumento, che necessita di un restauro funzionale, potrebbe
offrire agli allievi dei corsi di flauto traverso la possibilità di
conoscere direttamente lo strumento che ha convissuto per
così tanti anni con il flauto Boehm, valorizzando ancor più la
storicità che non possiamo trascurare, soprattutto quando il
repertorio si interseca fittamente con lo strumento per cui è
scritto. Proprio questo spirito di conoscenza ha portato ad organizzare in Primavera un seminario da me tenuto sull’evoluzione del flauto traverso dalla traversa rinascimentale fino al
flauto Ziegler, seminario che ha coinvolto con interesse gli allievi delle classi di flauto traverso. Parallelamente si sono svolte
lezioni pratiche di prassi esecutiva dal barocco al classicismo
che sono convogliate nella masterclass del M° Gordon Murray.
Manuel Staropoli
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L’Orchestra Nazionale dei Conservatori a Parigi
Un’opportunità mancata?
In concomitanza con l’uscita nelle sale francesi di Habemus
Papam, Nanni Moretti è tornato in palcoscenico con uno spettacolo che ha ripercorso i momenti salienti della sua carriera
cinematografica. E lo ha fatto, il 10 settembre a Parigi, sul palco
del Théâtre de Bobigny, accompagnato dalle esecuzioni dell’Orchestra Nazionale dei Conservatori diretta da Franco Piersanti. Dopo lo straordinario successo ottenuto nella sala parigina, lo spettacolo è stato replicato, questa volta a Roma, nella
sala Santa Cecilia del Parco della Musica, lo scorso 24 settembre.
L’Orchestra Nazionale dei Conservatori è stata recentemente
impegnata anche in altri concerti, come quello al Quirinale il
23 settembre scorso, alla presenza del Presidente della Repubblica in occasione della manifestazione “Tutti a Scuola”, e si appresta a partire per un lunga tournée in Cina e Corea, dal prossimo 18 ottobre sino al 2 novembre. Un’attività intensa, dunque,
a cui gli studenti selezionati (per il Conservatorio di Genova, i
due violinisti Lana Gasparian e Filippo Laneri) partecipano con
grande entusiasmo e che riescono, proprio grazie al loro entusiasmo, a farci “dimenticare” ogni volta le tante perplessità sull’effettiva validità del progetto, o meglio sulla conduzione del
progetto e sulla reale volontà di perseguire gli obiettivi individuati.
L’Orchestra Nazionale dei Conservatori fu costituita nel 2008,
nell’ambito dell’Associazione per lo Sviluppo e la Promozione
AFAM, attraverso una selezione dei migliori allievi delle istituzioni musicali italiane con l’obiettivo sia di offrire agli studenti
un’opportunità di ulteriore formazione attraverso periodi di
studio con direttori ospiti ed un direttore principale (“di perfezionamento e di eccellenza formativa”), sia di rappresentare,
in Italia e all’estero, la qualità del sistema musicale italiano.
Il Conservatorio di Genova è fra i soci fondatori dell’Associazione, ha partecipato coi propri allievi alle due selezioni del
2008 e del 2010, ha sempre lasciato che gli studenti parteci-
WWM II
un progetto europeo
per i giovani diplomati
“Working with Music” è un progetto nato per offrire a musicisti
in possesso del titolo di diploma o di diploma accademico di I
o di II livello la possibilità di verificare e rinforzare le proprie
competenze e di confrontarsi in contesti professionali attraverso periodi di tirocinio, presso imprese e istituzioni europee,
finanziati con borse di studio nell’ambito del Programma settoriale Leonardo da Vinci - Azione mobilità, a sua volta parte
del Programma per l’Apprendimento Permanente 2007 - 2013,
istituito con Decisione del 15.11.2006 (n. 1720/2006/CE).
Dopo la prima edizione 2010/2011, a cui hanno partecipato i
Conservatori di Frosinone, L’Aquila e Trieste, un secondo progetto (WWM2 - 2011/12) è stato presentato alla commissione
europea da una rete più ampia costituita anche dai Conservatori
di Genova e di Torino e dall’Istituto Musicale Pareggiato di Li-
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passero agli eventi organizzati eppure, sin dal principio, continua a non essere pienamente soddisfatto e a rammaricarsi di
quella che potrebbe definirsi un’occasione mancata.
Ma perché? Perché, di fatto, questa Orchestra non ha mai avuto
una vera e propria programmazione “ragionata”, perché ha
svolto la sua attività in modo “casuale”, perché ha rincorso gli
eventi o le occasioni, perché ha finalizzato il lavoro esclusivamente alla produzione, perché si è trovata ad eseguire repertori
che, fatte alcune rare eccezioni, davvero poco potevano contribuire al perfezionamento di questi giovani musicisti e, non
ultimo, perché si è inconsapevolmente trovata a vestire i panni,
antipatici, dell’orchestra “competitiva” in quanto gratuita.
Queste stesse perplessità sono condivise con numerosi altri
conservatori partecipanti che anch’essi, come noi, continuano
nonostante tutto a non voler spegnere il sorriso entusiastico
dei ragazzi in partenza per i loro concerti e attendono quindi
il rinnovo dei Comitati Direttivo e Artistico dell’Associazione
(rinnovo previsto per statuto e rimandato ormai da oltre un
anno) con l’auspicio che, dopo questo primo periodo sperimentale, il progetto dell’orchestra Nazionale dei Conservatori
possa finalmente svilupparsi come merita.
Patrizia Conti
vorno: il WWM2 è stato segnalato dalla commissione esaminatrice come il progetto più efficace dal punto di vista dell’obiettivo “lavoro” ed è stato perciò selezionato fra i progetti meritevoli del finanziamento della comunità europea.
Il progetto ha dunque preso avvio nel mese di settembre con
la pubblicazione del nuovo bando attraverso il quale saranno
selezionati diplomati dei Conservatori di Musica di Frosinone,
Genova, L’Aquila,Torino,Trieste e dell’Istituto Superiore di Studi
Musicali di Livorno che potranno svolgere il loro tirocinio nel
corso del 2012.
Per conoscere il progetto, le sue finalità e le sue modalità di
realizzazione, o per conoscere l’esperienza già svolta dai 19
vincitori della prima edizione, è disponibile il sito web del progetto www.workingwithmusic.net (a cui si può accedere anche
dai siti dei Conservatori impegnati nel progetto) da cui sono
anche scaricabili la guida per i candidati, la modulistica, l’elenco
delle sedi disponibili (che potrà essere ampliata nel corso del
progetto) e persino il kit della sopravvivenza, per aiutare i
musicisti vincitori ad avere la meglio sugli aspetti burocratici
del tirocinio!
ilCM °20 2011
N
Nella suggestiva cornice del Museo Chiossone
Il Giappone in musica
In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio (ideate
nel 1991 dal Consiglio Europeo per potenziare e favorire il dialogo e lo scambio in ambito culturale tra i paesi europei) si è
svolto domenica 25 settembre un affascinante concerto dedicato al Giappone presso il Museo d’arte orientale E.Chiossone.
L’appuntamento musicale è frutto di una stretta collaborazione
creatasi in questi anni tra il Conservatorio Paganini e il Museo
di Villetta Dinegro, il quale ospita ormai da diversi anni i concerti
di primavera nell’ambito della manifestazione “Antichi Cortili”.
Dario Bonuccelli, Fumi Washio (pianoforte), Damiano Baroni
(violino), Hermes Rendina (xilofono) e Yeva Kurganova (soprano) si sono esibiti con un ricco e inconsueto programma
tutto a tema, attorniati da preziosi reperti e statue orientali.
Grazie alla bravura dei giovani esecutori e alla suggestiva e
prestigiosa sala, musiche giapponesi e alcune pagine europee
di ispirazione orientale hanno fatto viaggiare con il pensiero
nella terra del sol levante un pubblico attento e numeroso.
In apertura del programma una prima esecuzione italiana: la
Suite per pianoforte in mi minore di Nubuya Monta, celebre
compositore nonché oboista diplomatosi a Kyoto e perfezio-
Der Klang des Südens
Un viaggio attraverso suoni, parole, musica
29 settembre 2011 - 8 gennaio 2012
Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce
Der Klang des Südens è un progetto che il Goethe-Institut
Genua, in collaborazione con la Scuola di Musica Elettronica
del Conservatorio di Musica “Niccolò Paganini”, ha avviato nel
gennaio 2010 con la collaborazione di due città sedi del Goethe-Institut, Barcellona e Lisbona, nell’ambito dell’iniziativa del
Goethe-Institut “Un viaggio verso Sud”.
“Der Klang des Südens” consiste nella produzione di tre Hörspiele (radiodrammi) su testi originali scritti da autori tedeschi
e musiche di giovani compositori con esperienza elettroacustica
attivi presso il Conservatorio “Niccolò Paganini” di Genova, il
Miso Music Portugal di Lisbona e la Escola Superior de Música
de Catalunya (ESMUC) di Barcellona.
natosi a Londra.A seguire il concertino per xilofono e pianoforte
di Toshiro Mayuzumi, vincitore del “Suntory Music Award” e
compositore di numerose musiche da film; La principessa Mononoke di Joe Hisaishi, vincitore del Japanese Academy Award per
la miglior colonna sonora per ben 4 anni. E per finire Tre liriche
giapponesi di Igor Stravinskij (Akahito, Mazatsumi, Tsaraiuki).
L’incisore Edoardo Chiossone (1833 - 1898) lavorò dal 1875 al
1891 come direttore dell’Officina Carte e Valori del Ministero
delle Finanze giapponese a Tokyo. Formò un’importante collezione di circa quindicimila pezzi facilitato dall’abbandono in
quell’epoca del sistema feudale giapponese, trasformazione
che portò al dissesto finanziario di molte famiglie aristocratiche,
che misero in vendita oggetti gelosamente custoditi da secoli,
dei quali Chiossone fece incetta. L’incisore lasciò nel suo testamento le collezioni alla città di Genova dove giunsero, in un
centinaio di casse, nel 1899. I bellissimi reperti furono esposti
dapprima nel Palazzo dell’Accademia in Piazza De Ferrari, e
dopo vari traslochi, trovarono posto definitivo nell’attuale sede
nella Villetta Dinegro in un edificio costruito appositamente. Il
Museo riaprì i battenti il 7 maggio 1971 con un patrimonio incrementato dall’acquisto del Comune di grandi sculture specie
della Cina e del Siam.
Carolina Pivetta
Il tema del viaggio al Sud è stato sviluppato a partire dal paesaggio sonoro delle città coinvolte. Le scrittrici (Judith Kuckart
per Barcellona, Nora Gomringer per Genova e Juli Zeh per Lisbona) hanno infatti scritto i loro testi ispirandosi esclusivamente alle suggestioni del paesaggio sonoro che è stato loro
inviato. Una volta tradotti in catalano, italiano e portoghese, i
tre testi sono stati registrati da attori professionisti, le cui voci,
insieme al paesaggio sonoro, hanno costituito il materiale base
su cui costruire la parte musicale dell’Hörspiel. Quindi il suono
che dal Sud aveva raggiunto la Germania, è ritornato sotto
forma di testo per divenire nuovamente suono, musica. Il progetto “Der Klang des Südens” è coordinato da Roberta Canu,
direttore del Goethe-Institut Genua, la supervisione artistica è
di Roberto Doati. L’Hörspiel. creato a Genova è La Lanterna.
Genova speculativa. Il paesaggio sonoro genovese è stato
costruito con i suoni che meglio caratterizzano la nostra cultura:
il porto e il mare, il dialetto, le crêuze, la cucina, gli stretti caruggi, il trallalero, i particolari trasporti (funicolari e ascensori).
E poiché la cultura genovese, nonostante l’evidente predominanza del mare e dei suoi traffici, è una cultura di terra, le numerose ore di registrazioni sono state “composte” seguendo il
viaggio che nei secoli i genovesi hanno compiuto dal monte al
mare, dal Nord al Sud. La realizzazione ha visto la partecipazione
di Giacomo Lepri, Irene Pacini, Michele Pizzi e Luca Serra per
le musiche, di Silvia Beillard, Luca Criscuoli, Marta Gerosa e Federica Toti per la recitazione dei testi e di Ruth Heynen per la
canzone in tedesco. Per la presentazione genovese del progetto,
nel parco del Museo di Villa Croce sono stati creati tre percorsi
sonori, ognuno dei quali è dedicato a uno dei tre Hörspiele.
Contemporaneamente, il Sud è protagonista anche all’interno
del Museo, le cui sale ospitano una mostra con opere provenienti dalle collezioni del MACBA - Museo di Arte Contemporanea di Barcellona, del Museu do Chiado - Museo Nazionale di
Arte Contemporanea di Lisbona e del Museo di Villa Croce.
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Vent’anni fa moriva Renato De Barbieri
Severità e umanità
di un grande Maestro
“Mi considero un romantico, forse l’ultimo dei romantici. Mi sono accostato tutta la vita alla musica con umiltà, con amore, con grande rispetto”. Lo aveva dichiarato Renato De Barbieri nel corso di una intervista rilasciata nel novembre del 1990 in occasione del suo settantesimo
compleanno. L’anno dopo, in ottobre, il grande violinista genovese (per
tanti anni docente al “Paganini”) si spense a Trento dove stava trascorrendo un breve periodo di riposo. Dal 1992 riposa nel Pantheon di Staglieno. Per ricordare il Maestro abbiamo chiesto una testimonianza a
una sua illustre allieva, Maria Rosaria Fantini, docente di quartetto al
“Paganini” dal 1977 al 2009.
Avevo cinque anni quando cominciai a studiare il pianoforte e
il mio maestro era il padre di Elisa Pegreffi, componente del famoso Quartetto Italiano.Abitavo davanti al loro palazzo e vedevo
dalle finestre Paolo Borciani e sua moglie Elisa che studiavano
molte ore al giorno, spesso camminando intorno alla stanza.
A nove anni entrai in Conservatorio e non essendoci posti disponibili nelle classi di pianoforte fui dirottata nella classe di
violino del Maestro De Barbieri. Al momento rimasi delusa ma
l’adattabilità e la curiosità dei bambini mi fece prendere interesse per quello strumento.
Determinante fu la figura del mio maestro. Un giovane uomo
che riusciva a far uscire da quel piccolo strumento una cascata
di suoni, a volte acutissimi, che mi incantavano e più ancora
mi colpiva la capacità di ottenere suoni lunghi vibrati che somigliavano moltissimo alla voce umana.
Allora De Barbieri trentenne aveva una carica di energia e di
passione per il suo lavoro del tutto eccezionali. Trascinatore,
combattivo, non si arrendeva mai e pretendeva sempre il massimo dai suoi allievi. Ricordo un compagno che entrò nella nostra classe quando già aveva superato il sesto anno e studiava il
concerto di Cajkovskij; non pochi erano i suggerimenti, gli incitamenti del maestro mentre l’allievo eseguiva assieme al pianista il concerto e la sua voce riusciva sempre a superare i due
strumenti. Contagiava tutti gli allievi col suo entusiasmo e pochissimi rimanevano passivi. Ma c’era un prezzo da pagare: era
estremamente esigente ed io, piccola bambina, spesso alle sue
dure sgridate mi scioglievo in lacrime. Ma sapeva farsi perdonare perché davanti alle lacrime diventava tenero e paterno.
Ci fu un periodo in cui la mia famiglia, per circostanze casuali,
comperò un appartamento sotto la sua abitazione e vi andammo ad abitare. La mia libertà finì! Riusciva a sentirmi studiare dal suo appartamento o, peggio, non mi sentiva affatto e
quindi, nel primo caso mi rimproverava per il modo scorretto
di studiare, nel secondo mi urlava che dovevo sostenere l’esame
di quinto anno e dovevo impegnarmi molte più ore al giorno.
Il risultato fu il superamento dell’esame a pieni voti.
Cambiai casa nei miei quindici anni e in quel periodo cominciai
lo studio di Bach. Ricordo l’estremo rispetto, quasi venerazione
di De Barbieri per questo autore, il rigore stilistico che pretendeva e nel contempo non permetteva che fosse svuotato del
valore espressivo. Quell’anno mi propose per l’esecuzione del
concerto di Bach in mi maggiore con l’orchestra degli studenti.
Personalmente diresse e curò la realizzazione con grande fer-
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Elisabetta II in visita a Genova saluta Renato De Barbieri (1980)
vore. La sua forte personalità era un esempio per noi studenti
a non “mollare” di fronte alle difficoltà, specie dopo le esemplificazioni pratiche che spesso ci mostrava lasciandoci ammaliati.
Intanto il mio percorso andava snodandosi fra autori sempre
più impegnativi, ma mi sentivo sicura della mia guida.Tecnicamente il maestro era impositivo e non ammetteva scelte diverse
da quelle decise da lui, ma con la maturità ho potuto capire
che erano legate ad una logica: le diteggiature, così importanti
per uno strumentista a corda, erano concepite non sempre
per facilitare ma spesso per esaltare l’espressività attraverso
percorsi meno facili. L’uso dell’arco non era mai istintivo, ma
sempre meditato e consapevolmente condotto, con spiegazioni
dettagliate e specifiche. Circa l’intonazione poi, che è il fondamento di tutta la tecnica dello strumento a corda, non era consentito lasciare spazio nemmeno al più piccolo errore, altrimenti
si facevano i conti con la sua rumorosa indignazione. Così il vibrato,considerato da molti strumentisti fisiologicamente impostato, doveva essere invece controllato e adattato allo stile
del brano e del periodo storico della composizione.
Paganini era il suo cavallo di battaglia, molto amato e molto
eseguito in concerto, specie i 24 Capricci. La sua facilità metteva
in mostra tutte le risorse che gli appartenevano e studiarlo
con lui era come avere qualcuno che per mano ti conduce
verso la scalata dell’Everest.
Molti sono gli autori che insieme abbiamo affrontato: tutte esperienze diverse fra loro nel momento in cui si penetrava nell’intimo della composizione attraverso la sua parola e i preziosissimi
esempi che aprivano scenari ampi e a me sconosciuti.Attraverso
un costante arricchimento, grazie alla sua dedizione di insegnante e grazie anche alla sua severità, sono arrivata al traguardo
del diploma, ma sapevo che il mio percorso non era terminato.
De Barbieri è stato anche insegnante all’Accademia Mozarteum
di Salisburgo, dove per due stagioni estive frequentai il suo
corso e l’esperienza di vivere in un ambiente di musicisti di
fama internazionale servì non poco alla mia formazione.
Quando mi disse che a quel punto dovevo camminare da sola
non fui contenta: mi sentii abbandonata, lasciata a me stessa.
Soltanto dopo qualche anno capii che con quel gesto mi costrinse a una maggiore ricerca attraverso un’analisi minuziosa,
una più forte convinzione e consapevolezza circa le scelte musicali e interpretative. Di questo gliene sono ancora profondamente grata.
Maria Rosaria Fantini
ilCM °20 2011
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Il 18 ottobre Concerto in Cattedrale
a favore del Fondo Clotilde Rubiola
Luigi Porro, compositore
polifonia di linee musicali
e di storie personali
Il 18 ottobre (ore 18) la Cattedrale di San Lorenzo ospiterà un concerto
organizzato per il trentennale del Fondo Terapia Tumori “Clotilde Rubiola”, nato appunto nel 1981 con lo scopo di potenziare i servizi di
radioterapia oncologica degli Ospedali Galliera.Il Concerto coinvolgerà
l’Ensemble vocale e strumentale del Conservatorio diretto da Fabio
Macelloni, con la partecipazione di Fabrizio Fancello, organista della
Cattedrale ed ex allievo dell’Istituto musicale.
Il programma sarà un omaggio all’arte di don Luigi Porro, indimenticabile sacerdote, musicista, didatta, fondatore del Coro Januensis, scomparso sei anni fa. Di lui verranno eseguiti la “Missa VIII de Angelis”, il
Salmo CL, “O salutaris hostia”. Completerà il concerto una Fantasia di
Banchieri per quintetto di ottoni.
“Addio Don Luigi Porro, cantore della gioiosità”, titolava
nel 2005 un giornale genovese, annunciando alla città la
morte del grande Maestro.
Ora che Il tempo s’è compiuto,
come sembra suggerirci il titolo di una sua bella e antica
composizione, le sue musiche
possono testimoniare con
netta rilevanza tutto quello
La nuova mediateca
Finalmente arriva a conclusione il progetto denominato “Paganini Medialab e WiFi”. Il progetto è stato realizzato grazie ad un
finanziamento e ad una convenzione con il Dipartimento per
la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica del Governo Italiano, nell’ambito della iniziativa AFAMwifi. Si tratta un progetto
che potrebbe acquisire importanza strategica per definire alcune specificità della nostra Istituzione e che speriamo possa
costituire una ulteriore possibilità di accesso al mondo del lavoro per gli studenti e favorire la crescita di nuove competenze
professionali legate all’Alta Formazione Artistica e Musicale.
Il progetto si è articolato in diverse fasi: incremento della connettività mediante tecnologia Wireless (con copertura al 100%)
a studenti, personale docente e non docente, eventuali ospiti
della struttura, con la creazione di un Internet point (con pc
dedicato presso la zona biblioteca) e di diverse zone Hot spot;
creazione di un archivio (Mediateca) di articoli, registrazioni
(al termine dei lavori di riversamento, nelle nostre intenzioni
la mediateca sarà la memoria di tutto ciò che è stato registrato
nel Ns Conservatorio), riversamenti digitali di dischi (inclusi i
materiali già realizzati tramite borse di studio) , digitalizzazione
di documenti appartenenti al fondo antico della Biblioteca
(sotto la supervisione e guida della Prof. Bongiovanni); elaborazione di soluzioni multimediali per archiviare, catalogare e
che le parole non riescono a fare compiutamente.
Senza voler essere esaustivi - ma con l’idea di fornire spunti di
riflessione e di ricerca - uno studio sulla scrittura corale di
Luigi Porro, se non proprio un’analisi complessiva dello stile,
non può prescindere da un diretto confronto con la sua figura:
una vera sintesi di umanità e di amore per il canto corale (cioè
per il canto “fatto insieme”) caratteristiche innate che lo avevano portato, per naturale predisposizione, a diventare formatore e didatta di valore.
Ecco, proprio attraverso il suo profilo umano, potremmo capire
meglio la sua arte compositiva, fatta di emozioni semplici e
profonde a un tempo, di soluzioni musicali raffinate e mai cerebrali, di un uso della voce sapiente e calibrato, figlio della tradizione italiana di Perosi e Refice, ma più moderno e mai retorico, in più sensibile alle suggestioni europee - in particolare
francesi - senza mai perdere di vista il riferimento imprescindibile al canto gregoriano.
L’opera corale di Porro è assai ricca.
Scriveva per puro piacere, e l’ingente mole di musica liturgica,
in particolare di Messe - scritte per la Cattedrale di Genova ne sono viva testimonianza. Senza dimenticare l’eccezionale
lavoro di elaborazione di brani di tradizione popolare - anche
non strettamente connessi con la liturgia - e un continuo lavoro
di trascrizione e adattamento allo strumento “coro” di tutto
quello che gli suggeriva il suo istintivo e illuminato talento
naturale.
Un talento che espresse comunque il meglio di sé quando i
testi da musicare potevano direttamente rispondere a scelte
personali e non agli obblighi liturgici del maestro di cappella,
consentendo così di liberare la sua grande fantasia, e mantenendo su livelli d’eccellenza l’originalità del linguaggio.
Marco Bettuzzi
documentare gli eventi (ad es. streaming live e in remoto, consultabile a posteriori dal sito web - documentazione di concerti
ed eventi); realizzazione documentari che illustrino e valorizzino l’attività artistica e di ricerca. A complemento dell’attività
produttiva, la mediateca-servizi di biblioteca, potrebbe diventare
un punto di riferimento per lo scambio di esperienze didattiche
ed artistiche.Abbiamo deciso (di concerto con la Direttrice ed
il Direttore Amministrativo, che hanno supportato con grande
impegno la progettazione e la realizzazione della convenzione)
di non limitare lo svolgimento del progetto ad un mero ampliamento della rete wi-fi (la tecnologia senza contenuti rischia
di restare fine a se stessa) ma di investire in formazione dedicata
alla creazione/progettazione di contenuti e gestione diretta
della Mediateca, affidando all’attuale provider di servizi internet
(Welcome Web) la gestione della rete Wifi. Dal punto di vista
tecnologico il nostro Conservatorio dispone adesso di un Apple
Mac OsX Server per la gestione della Mediateca, apparecchiature audiovisive professionali per la registrazione di concerti
ed eventi, software professionali per la post-produzione di documenti multimediali. Per la realizzazione del progetto sono
state assegnate borse di studio a sei studenti per la gestione di
contenuti multimediali via Internet. Quando leggerete queste
righe sarà disponibile tramite un link dal sito del Conservatorio
la consultazione accessibile a studenti e docenti (anche di altre
r. dap.
Istituzioni - previa registrazione).
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1912-2012 - Un secolo al servizio della musica
Una Giovine centenaria
condo dopoguerra è stato Giacomo Costa (che, pianista, si esibiva in duo con il fratello Enrico violinista) ad assumere la presidenza, poi passata, al nipote Nicola, tuttora alla guida della
Società. L’Orchestra che ai primordi costituiva il fulcro delle
attività musicali della GOG è andata gradualmente sciogliendosi
già negli anni del primo dopoguerra per riformarsi temporaneamente alla fine del secondo conflitto mondiale sotto la
guida di Augusto Silvestri. Ma si è imposta presto la vocazione
“cameristica” della Società che ha ospitato in un secolo il meglio
del concertismo internazionale: basta ricordare Rubinstein, Serkin, Fischer, Backhaus, Segovia, Gieseking, Prihoda, Szigeti, Horszowski (nelle due foto) che ha suonato per la prima volta alla
GOG nel 1920 (aveva 28 anni, ma a Genova si era già esibito
Il 1° dicembre salirà sul palcoscenico del Carlo Felice l’Orchestra Giovanile del Venezuela “Simon Bolivar” diretta da Diego
Matheuz, complesso nato nell’ambito del sistema didatticoeducativo creato nel 1975 da Josè Antonio Abreu. Senza nulla
togliere ai grandi concertisti che arriveranno prima e dopo,
certo è che la serata del 1° dicembre sarà fra le più emozionanti
fra le ventotto previste nel nuovo cartellone della Giovine Orchestra Genovese. E, anche, fra le più in linea con gli intendimenti celebrativi. La GOG festeggia i suoi primi 100 anni di
vita. Era il 4 marzo 1912 quando al Vittorino da Feltre, su iniziativa di Padre Semeria, fu costituita una Associazione proprio
con lo scopo educativo di promuovere la conoscenza e la diffusione della musica.
Da subito emerse un’attenzione particolare per la musica contemporanea e
per la produzione locale, facendo
della
GOG un punto
di riferimento
fo n d a m e n t a l e
per la cultura genovese. E, per capire il prestigio
di cui godette
sin dall’inizio,
vale la pena ricordare che fra i
suoi presidenti
onorari figurano
Luigi Mancinelli
e Arturo Toscanini.
La famiglia Costa
si è avvicinata
alla GOG a partire dagli anni
Venti e nel se-
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nel 1906 a 14 anni in tre sedi diverse, sala Sivori, Carlo Felice e
Teatro Paganini) e l’ultima nel 1990 a 98 anni. E, ancora, si possono segnalare il debutto di Accardo nel 1958, seguito da Ughi
e Pollini, entrambi nel 1959.
Il centenario sarà festeggiato nell’ambito di due stagioni, quella
ormai imminente e quella successiva.
Ai due cartelloni saranno affiancate varie iniziative, tra le quali
parte rilevante avrà un ciclo di educazione all’ascolto. Un’altra
novità sarà la costituzione di un gruppo (i Solisti della Giovine
Orchestra Genovese) che diretto da Pietro Borgonovo rinverdirà
la tradizione antica della GOG e si esibirà anche a Bologna e
Torino. Fra gli artisti “amici” che saranno al Carlo Felice a fare
gli auguri alla vecchia e gloriosa “Signora” della musica si citano
Uto Ughi, cui sarà affidata l’inaugurazione della stagione (10
ottobre), Grigory Sokolov (12 dicembre), Richard Goode (6
febbraio) e gli strepitosi “King’s Singers” (7 maggio). In campo
cameristico va segnalata l’esecuzione integrale dei Quartetti di
Beethoven da parte del Quartetto Belcea, articolata in due stagioni, con tre concerti per annata, mentre nell’ambito sacro
spicca la Messa in si minore di Bach proposta da Helmuth
Rilling sul podio della Junges Stuttgarten Bachensemble”
(26 marzo).
ilCM °20 2011
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I New York Virtuoso Singers incidono
Lux aeterna di Lauricella
Nell’aprile dello scorso anno, alla Merkin Concert Hall di New York in occasione del “IV Festival of Universal Sacred Music”, i New
York Virtuoso Singers diretti da Harold Rosenbaum hanno eseguito in prima assoluta la composizione Lux aeterna per coro misto
a cappella di Massimo Lauricella, docente di “elementi di composizione per didattica” al “Paganini”.
Il brano, scritto nel 1999 su testo tratto dal Liber usualis della Messa, si compone di un unico movimento suddiviso in tre sezioni
nelle quali l’antico ed il contemporaneo si fondono, sia nelle tecniche che nel linguaggio, a creare un clima espressivo di incontro
tra il suono di oggi e le
sue radici.
Nel 2000 Lux aeterna
aveva ricevuto il primo
premio assoluto al Concorso Internazionale di
Composizione per coro
“J.B. Comes” di Segorbe
(Valencia, Spagna) ed
oggi, a seguito della
prima esecuzione americana, i New York Virtuoso
Singers hanno realizzato
un CD dal titolo "In the
Divine Image" per la
Soundbrush americana.
Nel disco sono presenti i
brani che hanno avuto
maggior successo al Festival e che l’ensemble vocale newyorkese ha deciso di inserire come stabili nel loro repertorio, fra i quali
anche il lavoro di Massimo Lauricella.
Il CD è stato presentato all’inizio di settembre al Kaufmann Center for the Performing Arts di New York ed è già in vendita negli
USA e sui principali on-line stores fra cui Amazon e CD-Universe.
Il Conservatorio in CD,
grazie alla Provincia
La difesa e la promozione della cultura musicale nel nostro
territorio richiede adeguate sinergie e alleanze. Un’importante
esperienza in questo senso è stata la collaborazione con la
Provincia di Genova, che ha consentito al nostro Conservatorio
la registrazione di esecuzioni dal vivo raccolte nel CD “Il Conservatorio Paganini in concerto - Live recording”, di imminente
uscita. L’idea nasce nel 2007, quando l’Assessorato all’Istruzione
della Provincia di Genova, rappresentato allora da Maria Cristina Castellani, ritenne che il lavoro svolto da alcuni giovani
musicisti del Conservatorio meritasse una diffusione presso i
loro coetanei, studenti delle scuole genovesi. Il prodotto è
un’antologia musicale che affianca a lavori di autori famosissimi
(quali Heitor Villa Lobos e Robert Schumann) anche i contributi
di un giovanissimo - quale Simone Boi - avviatosi alla composizione proprio nella bellissima sede di villa Bombrini.
Ne sono interpreti l’Ensemble di violoncelli del Paganini, l’orchestra giovanile diretta da Nevio Zanardi, Elena Aiello e Alberto
Bo al violino, Raffaele Ottonello e Valentina Giacosa al violoncello, Maria Paola Salio al pianoforte e il soprano Elisabetta
f.p.
Isola. Curatore dell’editing Fabio Macelloni.
Rapetti riscopre Dukas
Paul Dukas deve essenzialmente la sua popolarità, oggi, al fortunato scherzo sinfonico “L’apprenti sorcier”, reso universalmente noto dal film “Fantasia”. In realtà il compositore francese,
vissuto fra il 1865 e il 1935 vanta una produzione forse non
abbondante, ma non priva di altri lavori di interesse nel campo
teatrale come in quello cameristico e sinfonico.
Recentemente il pianista genovese Marco Rapetti (docente al
“Paganini”) ha pubblicato per la “Brilliant Classics” un doppio
CD contenente l’integrale pianistico del compositore.
“Benché siano uscite alcune incisioni dell’opera pianistica completa di Dukas - dice lo stesso Rapetti - questa è la prima e
unica davvero integrale in quanto comprende anche un brano
considerato perso o fra i molti distrutti dall’autore, l’ “Allegro
per Serge Kusevitskij” composto nel 1925 in occasione del
conferimento a quest’ultimo della Légion d’honneur”. Il manoscritto era alla Library of Congress di Washington. Il disco include anche la trascrizione originale per 2 pianoforti dell’”Apprendista Stregone” (Rapetti è affiancato da Riccardo Risaliti),
nonché la serie di pezzi scritti da nove amici e allievi (Schmitt,
Falla, Pierné, Ropartz, Rodrigo, Krein, Messiaen,Aubin, Barraine)
alla memoria di Dukas e pubblicati nel numero speciale della
“Revue Musicale” del 1936.
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Una collaborazione del Paganini con il Museo del Mare
Musica, memoria e migrazioni
Nei primi giorni del prossimo novembre il Galata Museo del
Mare inaugurerà una nuova sezione permanente dedicata alle
migrazioni: il “MeM” Memoria e Migrazioni. Si tratta di un ampliamento e completamento della mostra “La Merica! Da Genova
ad Ellis Island. Il viaggio per mare negli anni della grande emigrazione italiana” che fu inaugurata nel giugno 2008 e che da
allora è divenuta uno dei punti di forza dell’esposizione. Dopo
gli Stati Uniti, il visitatore, vestendo i panni di un emigrante, potrà sbarcare in Argentina e in Brasile e, nella parte finale del
percorso, usufruire di uno sguardo del tutto particolare sull’immigrazione contemporanea, i suoi protagonisti, le tragedie
dei viaggi per mare. Confermando lo stile che caratterizza l’offerta del Mu.Ma., anche questa nuova area si baserà su ricostruzioni d’ambiente il più realistiche e fedeli possibile agli elementi
storici originali e su una vastissima serie di installazioni multimediali, caratterizzate da un’interattività semplice e intuitiva,
ma nello stesso tempo all’avanguardia per qualità tecnologica
e percettiva. Proprio relativamente a quest’ultimo settore, il Direttore del Museo del Mare, Pierangelo Campodonico, aveva
manifestato nei mesi scorsi il desiderio di valutare la possibilità
di una collaborazione con il “Paganini”, così come, per altre tematiche, s’era già verificato con la Scuola di Recitazione del
Teatro Stabile di Genova e altre istituzioni cittadine. Il Consiglio
Accademico, informato della proposta, ha ritenuto di accoglierla
nel segno di una presenza sempre più incisiva e significativa
del Conservatorio accanto ai più importanti poli culturali genovesi. Ne è scaturito un doppio progetto che vedrà protagoniste le classi di Composizione e Musica Elettronica e che si
realizzerà con forme e modalità diverse. In una prima fase,
avendo come referente il Prof. Riccardo Dapelo, sarà “creato” il
materiale musicale per un’installazione della “Sala dell’Argentina”. In essa il visitatore-viaggiatore giungerà dopo aver attraversato la “Sala della Chiamata” (dedicata alle ”lettere di chiamata”, con cui emigranti già installati nei nuovi paesi invitavano
i loro parenti e amici rimasti in Italia a raggiungerli), la Sala dedicata a “Genova e gli Emigranti” e quelle - già nella mostra “La
Merica!” - intitolate “Stazione Marittima”, “Molo d’imbarco” e
“Interni del Piroscafo”. L’installazione musicale, con cui s’ntende
mostrare la forte influenza dell’emigrazione italiana nella musica
argentina, consisterà in una serie di dischi d’epoca che, posizionati sul piatto di un grammofono, proporranno antiche melodie che accompagnarono gli emigranti genovesi nel quartiere
de La Boca e nuove musiche nate dagli incontri, gli scambi e le
contaminazioni di cui Buenos Aires fu fertile terreno. Ovviamente, nonostante la veste esteriore antiquaria, la tecnologia
che renderà possibile al visitatore interagire con i dischi e il fonografo a tromba è modernissima.Assai più lungo e complesso
sarà il lavoro che condurrà, all’inizio della prossima primavera,
a produrre un’installazione sonora per la sala conclusiva del
percorso del MeM e cioè quella dedicata agli Immigrati in Italia.
Uno spazio articolato che “leggerà” il complesso fenomeno dell’immigrazione attraverso il racconto della sua storia e dei drammatici viaggi che ancor oggi la costellano, del lavoro degli immigrati, del loro rapporto con la scuola, della loro vita quotidiana
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(la casa, le cose, la cucina). Per offrire, da ultimo, al visitatore
un momento di riflessione personale sui temi dell’accoglienza
e dell’adattabilità in una serie di “nicchie della riflessione”.
L’installazione del “Paganini”, che sarà curata dai Professori Dapelo e Doati, scaturirà da un progetto che impegnerà l’attività
didattica dei Corsi di Composizione delle Scuole di Composizione e Musica Elettronica per il primo semestre dell’a.a. 20112012. Essa utilizzerà materiali sonori provenienti dalla lettura
di lettere dei nostri emigranti dei primi del ‘900 da parte di
rappresentanti delle varie etnie presenti a Genova sia in italiano
che nelle rispettive lingue d’origine, da suoni di ambienti tipici
dell’immigrazione (carrugi, negozi, luoghi di lavoro ecc.), da
musiche composte in collaborazione fra studenti di Composizione e musicisti immigrati.Tali materiali subiranno poi leggere
modifiche elettroacustiche e saranno montati per creare una
sorta di polifonia di voci e musiche. Al momento in cui verrà
installata negli spazi della sala, l’organizzazione formale (densità,
volume, velocità) della composizione sarà resa variabile, attraverso l’uso di specifici sensori, a seconda della densità di presenza dei visitatori in sala e al loro movimento. Un’ipotesi di
lavoro perfettamente in linea con l’interattività che caratterizza
il Mu.Ma. e altrettanto in sintonia con l’esigenza del nostro Istituto di connettere in modo integrale e totale le opportunità
produttive con la progettualità didattica.
Claudio Proietti
ilCM °20 2011
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Al Festival della Scienza 2011
Tubi sonori e corde luminose
Anche quest’anno prosegue la collaborazione con il Festival
della Scienza, che inserisce il nostro progetto di produzione e
ricerca negli eventi ospiti. Il progetto prosegue la importante
collaborazione con la GOG ed aggiunge un nuovo partner, la
società Eidomedia, che ci ha fornito il prototipo di arpa laser
(già presentato alla Notte Bianca del 2009) che utilizzeremo in
concerto.
Il progetto propone come risultato finale una conferenza introduttiva, due laboratori con le scuole e due concerti. Il programma musicale offre nuove composizioni frutto del lavoro
di un semestre di studi delle Scuole di Composizione, Musica
Elettronica, Arpa e Clarinetto e importanti composizioni tratte
dal repertorio storico del Novecento.
Fino dalle origini degli studi musicali la corda è stata utilizzata
come strumento per esplorare le proprietà fisiche e le implicazioni numeriche del suono. Il monocordo pitagorico costituisce uno degli esempi più significativi di tale esplorazione.
L’arpa ed il clarinetto dal canto loro hanno una storia plurimillenaria che risale all’antico Egitto. Questi strumenti della tradizione vengono reinterpretati in due concerti, in un dialogo
con il proprio doppio in forma virtuale.
In particolare nel concerto intitolato “Dialogo dell’arpa doppia”
viene utilizzata, insieme agli strumenti tradizionali, un’arpa laser
(concepita e progettata da Matteo Ricchetti, regista e progettista
di hardware, software, fondatore di Eidomedia). Questo stru-
mento consiste in 7 illuminatori laser rossi, puntati su di un ricevitore unico, che creano un set di corde luminose.Tali corde
luminose forniscono un tipo di feedback “aptico” molto pronunciato (si ha la sensazione di toccare delle corde reali). Si
viene così a creare una sorta di “meta-strumento”, un passo ulteriore rispetto agli iper-strumenti (strumenti tradizionali con
aggiunte di sensori, dispositivi di motion capture, accelerometri
ecc), una nuova possibilità di esecuzione, un nuovo campo di
indagine. Per favorire l’integrazione visiva e spettacolare tra le
arpe “tradizionali” e quella virtuale viene utilizzato anche un sistema interattivo a led per illuminare le arpe ed interagire con
l’arpa laser. Il concerto intitolato “Dialogo del Clarinetto doppio”
si propone di esplorare il tema del doppio, del dialogo tra reale
e virtuale attraverso la elaborazione elettronica, che permette
di captare, catturare, amplificare e deformare ogni sfumatura,
ogni dettaglio sonoro espresso dallo strumento acustico. Il programma è imperniato sulla figura di Karlheinz Stockhausen, le
cui opere presentano spesso una sorprendente capacità di anticipare, prevenire e tracciare tendenze che si sarebbero sviluppate e consolidate in periodi successivi. È il caso di “Solo”
del 1965 in cui vengono immaginate e sperimentate tecniche
che saranno (un decennio dopo) tipiche del “live electronics”.
Sul sito del Festival della Scienza 2011 sarà possibile consultare
il programma dell’evento.
Riccardo Dapelo
L’ecuadoriano “Duo Paganini” nella città di Paganini
È stato un piacere per il Consolato Generale dell’Ecuador a
Genova collaborare con il Conservatorio Paganini, per consentire il ritorno a Genova del “Duo Paganini”. Il duo, composto
da due dei più prestigiosi musicisti ecuadoriani - il violinista
Jorge Saade Scaff ed il chitarrista Julio Almeida - si era esibito
l’anno scorso, con grande successo di pubblico, nel Salone del
Minor Consiglio del Palazzo Ducale di Genova. Il Duo Paganini
ha un legame speciale con Genova, in quanto città dove nacque
e visse Niccolò Paganini, il musicista che più ha influenzato la
loro formazione artistica e musicale. Il Duo Paganini è uno
degli interpreti maggiormente apprezzati della musica accademica ecuadoriana, oltre ad essere uno dei più rinomati esponenti della cultura contemporanea dell’Ecuador. J. S. Scaff è anche Director Cultural Guayaquil del Ministero della Cultura,
uno dei principali enti di promozione culturale, presenti in
Ecuador, mentre J. Almeida, residente in Germania da oltre 25
anni, è compositore e professore nei Conservatori Statali di
Meerbusch e Neuss. Nell’ambito di uno scambio culturale, il
Duo Paganini ha tenuto una lezione-concerto aperta a tutti gli
studenti del Conservatorio il 29 settembre scorso, ed un concerto insieme al maestro Andrea Bacchetti il giorno successivo.
Entrambe le esibizioni si sono svolte presso la Sala Concerti
del Conservatorio, ed hanno riscosso un notevole interesse,
soprattutto per la possibilità offerta agli studenti di approfondire
la conoscenza della musica accademica ecuadoriana e di quella
di altri paesi latino-americani. Il Duo Paganini ha suonato prevalentemente musica accademica ecuadoriana, scritta da alcuni
dei più valenti compositori del Paese: Diego Luzuriaga, Enrique
Espín Yépez, Gerardo Guevara e Claudio Aizaga. La musica accademica ecuadoriana utilizza le forme, i ritmi ed i motivi della
musica tradizionale ecuadoriana e li rivisita in un linguaggio
accademico; ad esempio riprende le melodie pentatoniche tradizionali degli indigeni dell’Ecuador, come i ritmi Yumbo,
Sanjuanito, Danzante, Yaraví e Pasillos. Tale musica è scritta da
compositori ecuadoriani formati nei conservatori, la cui preparazione e di tipo classico e sinfonico, tra i quali: Luis Humberto Salgado, Sixto María Durán, Corsino Durán Carrión,Arturo
Rodas e Julio Bueno. La musica tradizionale è a sua volta una
fusione di diversi suoni e ritmi provenienti da diverse parti del
mondo, a seguito della colonizzazione europea. Nella musica
tradizionale ecuadoriana si possono ritrovare sonorità africane,
caraibiche ed europee, che si sono amalgamate con sonorità
locali ed indigene. Vorrei rivolgere un sentito ringraziamento
alla Direttrice del Conservatorio Patrizia Conti ed alla dott.ssa
Anna Rita Certo dell’Ufficio Paganini del Comune di Genova
per aver supportato la realizzazione di un’iniziativa che, favorendo lo scambio culturale e le “contaminazioni” musicali, promuove lo sviluppo e la crescita delle nuove generazioni.
Esther Cuesta
Console dell’Ecuador a Genova
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Allievi (ed ex) in primo piano
Diplomata al Paganini, studia ora alla Royal Academy
“Tornassi indietro farei già prima
del diploma esperienze di corsi e
seminari fuori. Sono importanti, ti
permettono di ascoltare altre voci,
sentire altri studenti, capire meglio
i propri limiti. Esperienze fondamentali per crescere”. A sostenerlo
è Paola Delucchi, genovese, 25
anni, diplomata in violino nel 2008
al “Paganini” sotto la guida di Mario
Trabucco. La giovane musicista,
laureatasi anche in filosofia della
musica nel marzo scorso, dal settembre 2010 segue un master
alla Royal Academy of Music di Londra, master che concluderà
nel prossimo giugno 2012.
- Perché Londra?
“Intanto Londra mi è sempre piaciuta come città. Ma non è
stata una scelta diretta. Quando ho finito il corso a Genova, ho
avuto la possibilità di suonare come primo violino nell’Orchestra Italiana dei Conservatori.A quel punto ho pensato che era
il momento di affacciarmi all’estero. Ho preso qualche aereo,
ho bussato a porte di vari insegnanti e varie scuole, da Londra
alla Germania alla Svizzera. Sono rimasta affascinata dalla Royal
School e nel dicembre 2009 ho sostenuto l’esame di ammissione che lì viene fatto con dieci mesi di anticipo rispetto all’avvio dei corsi. Dopo l’esame i migliori vengono ammessi a
un colloquio con il direttore che valuta la persona, gli obbiettivi,
la formazione. Un aspetto molto interessante, di taglio americano, è proprio questo: l’obbiettivo lì è non solo preparare in
maniera tecnicamente perfetta un musicista, ma anche aiutarlo
a entrare nel mondo della professione con la necessità, quindi,
di valutarne le inclinazioni, i gusti, la personalità. Ad esempio
fra i nostri compiti c’è anche quello di tenere aggiornato un
curriculum e di preparare le note di sala per i concerti che teniamo”.
- Come è stato l’impatto con la nuova realtà?
“Ho un ottimo insegnante, Joshua Fischer (marito della violinista
Corina Belcea dell’omonimo Quartetto) con il quale sto lavorando molto per sistemare i problemi tecnici, ma anche quelli
legati alla emotività. Il lavoro è basato sullo strumento principale, sull’orchestra (non c’è tutto l’anno, ma in vari momenti a
seconda dei concerti previsti), sulla musica da camera. In più
si può scegliere una materia orale di approfondimento fra una
gamma di proposte estremamente ampia”.
- Sono tanti gli italiani?
“Siamo uno dei gruppi più piccoli, insieme a tedeschi e spagnoli. A parte gli inglesi ci sono tantissimi asiatici e russi, poi
francesi e ancora americani e australiani. C’è da dire che i costi
sono alquanto alti, 8.800 sterline l’anno per gli europei, 20.000
per gli extraeuropei”.
- Pregi e difetti?
“L’aspetto organizzativo è splendido. Per ogni settore di lavoro
c’è un responsabile sempre presente, periodicamente ci si deve
confrontare con il proprio tutor. E questo garantisce a tutti di
essere seguiti sotto ogni aspetto. L’obbiettivo è la perfezione
tecnica e tutti lavorano con grande determinazione anche perché il confronto è tremendo, sei circondato da mostri. Però
debbo dire che anche da noi ci sono ottimi insegnanti, io non
rinnego nulla di quel che ho fatto prima, anzi, sono grata al
Conservatorio della mia città per quello che mi ha dato. Quello
che a Londra mi piace poco è la freddezza, l’incapacità di fare
“gruppo”. In orchestra c’è rigore, serietà, si prova, nessuno fiata:
tutto bello, per carità, ma il prodotto è sempre un po’ distaccato.
Non c’è quella emotività che abbiamo noi, magari un po’ troppo
r.i.
confusionari, ma più diretti e spontanei”.
Valentina Canevelli a Miss Italia
Chiara Sabattini, dalla tastiera alla canoa
“È stata una esperienza faticosa ma bellissima”. Valentina Canevelli, 23 anni,
diplomanda in violino nel nostro Istituto sotto la guida di Gloria Merani,
parla della sua partecipazione al concorso di Miss Italia. Dopo aver superato
in estate varie prove di selezione in Liguria, da fine agosto si è trasferita a
Montecatini Terme. Messi da parte Mozart e Bach, per settimane ha provato
passerelle, sfilate, passi di danza.Alla finale, trasmessa da Raiuno, Valentina ha avuto la soddisfazione
di classificarsi nelle prime venti su sessanta concorrenti:“Lavorare in Rai - dice - è stato molto interessante e costruttivo. Non
so se si apriranno delle prospettive di lavoro. Io, comunque, indipendentemente da quel che potrà ancora accadere, sono già
contenta così. Un’avventura che non dimenticherò”.
L’emozione di interpretare una Sonata
beethoveniana o un Notturno di Chopin, comunicando le proprie sensazioni
agli ascoltatori. E l’emozione di gettarsi
in una rapida con una canoa, in un
duello personale e diretto fra le onde e
le proprie capacità di domarle. Sono
emozioni molto differenti, entrambe
forti che Chiara Sabattini, 17 anni, un
viso sereno, prova ormai da anni, dividendosi fra lo sport e la musica. Chiara
è allieva di pianoforte al “Paganini” nella
classe di Gisella Dapueto. E si dedica
con passione e determinazione alla canoa ambito nel quale ha ottenuto in questi anni risultati davvero
prestigiosi, come tre titoli italiani. Per Chiara, insomma, vale davvero l’antico motto “Mens sana in corpore sano”.
Paola Delucchi,
la mia esperienza londinese
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ilCM °20 2011
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Giada Guassardo alla Normale
Borse di studio per tre pianisti
Un bel venerdì 16 settembre
(scampata per un soffio la nota
funesta combinazione!!) Giada
Guassardo, al settimo anno della
classe di violino di Gloria Merani,
riceve la lieta notizia: l’ammissione all’Università Normale di
Pisa.
Tra la folla di studenti aspiranti,
390 circa, solo 27 sono stati
scelti.“Molto impegno, ma anche
fortuna” afferma con modestia
Giada.
La facoltà da lei scelta è Lettere
Moderne, campo umanistico già prediletto (come la maturità
classica conseguita con 100 e lode lo scorso giugno aveva lasciato sospettare).
L’idea di tentare questa facoltà era nata in lei due anni fa’, ma
l’approfondimento davvero mirato alla selezione è iniziato con
la recentissima conclusione degli studi superiori. Purtroppo,
un sospiro per la momentanea rinuncia è innegabile: il regolamento dell’Istituto prevede l’esclusione di qualsiasi attività extrauniversitaria, musicale o sportiva.
“Anni fa’, esisteva anche un’orchestra dell’Università, oggi rimane solo il coro”.
Domani chissà?
Sono state assegnate nei giorni
scorso le borse di studio intitolate
a Giuseppe Ponta. L’iniziativa rientra
nell’ambito di un legato testamentario disposto a favore del Conservatorio dalla signora Iris Romana
Francesco Guido
Gradi nell’anno accademico 2009/2010 per la durata di
vent’anni e consistente in una borsa
di studio da assegnare annualmente a
studenti di pianoforte del Conservatorio stesso.
Quest’anno sono risultati vincitori: Dario Bonuccelli iscritto al secondo
anno del biennio nella classe di Marco
Silvia Vignolo
Vincenzi; Francesco Guido iscritto ai
corsi liberi nell’ambito
del biennio nella classe
di Gisella Dapueto; e Silvia Vignolo diplomata a
giugno nei corsi ordinamentali nella classe di
Claudio Proietti e ora
iscritta al primo anno di
Dario Bonuccelli
biennio.
segue da pag. 1 (Al fin giungemmo…)
mi hanno permesso, per una fortunata e felice convergenza, di
non tradire mai i miei ideali e di dormire ogni notte sonni sereni: il Presidente Davide Viziano, veloce ed acuto solutore di
problemi e rispettoso delle competenze di ognuno; il Direttore
Amministrativo Raffaele Guido, figura professionale di costante
riferimento e di grande valore dal quale ho imparato, fra l’altro,
che la forma è sostanza; tutto il Personale docente, amministrativo e tecnico che quotidianamente accende i motori e fa funzionare l’intera macchina svolgendo, di fatto, la maggior parte
del lavoro; i membri dei due successivi Consigli Accademici
che con determinazione e onestà intellettuale si sono assunti
il peso delle proprie responsabilità, operando passo dopo passo
importanti scelte strategiche; e poi i collaboratori più vicini, i
vicedirettori e i componenti dello staff di direzione che si sono
succeduti in questi anni, ai quali mi lega oggi, oltre che una
grande riconoscenza per il continuo sostegno, anche una solida
amicizia. Oltre ad un sincero ringraziamento a tutte le istituzioni,
le associazioni e i singoli cittadini che hanno collaborato in
vario modo, voglio salutare infine con affettuosa riconoscenza
tutti gli Studenti che, forse senza esserne consapevoli, hanno
dato ogni giorno un senso al mio lavoro; con le loro richieste, i
loro bisogni, i loro diritti non mi hanno permesso di perdere
di vista i destinatari unici ed indiscussi della nostra istituzione
e, con la loro attività e i loro più o meno grandi successi, hanno
ricompensato ogni fatica, rendendomi tante volte orgogliosa
del nostro Conservatorio.
Termino dunque qui quest’incarico che mi ha regalato croce e
delizia, riprendendo il mio insegnamento, continuando a partecipare alla vita del Paganini, felicemente e senza traumi da diPatrizia Conti
stacco.
e ormai note e croniche, limitazioni: spazi insufficienti, risorse
inadeguate, organici sottodimensionati e poi una grande, immensa, confusione normativa. In questo senso, ho ritenuto fondamentale prestare un’attenzione diretta e a volte quasi ossessiva a particolari apparentemente superflui e a garantire una
presenza costante e continuativa necessaria a mio avviso per
far fronte tanto alla quotidiana e pesantissima routine quanto
alle imprevedibili ma frequenti emergenze.
Il meglio voleva anche dire, per me, coordinare la crescita del
Conservatorio - in un periodo in cui sembrava possibile ogni
cosa ed anche il suo contrario - in modo equilibrato, senza privilegiare un solo aspetto (la nuova didattica “riformata”, o il
ruolo culturale e produttivo, o la ricerca, o l’internazionalizzazione, ….), consapevole che perseguire alcuni risultati probabilmente più appariscenti e vistosi su un solo fronte (modalità
assai più facile e comoda, tra l’altro), avrebbe rischiato di produrre, in una prospettiva di medio e lungo termine, gravi danni
generali.
Il meglio ha infine significato per me, con assoluta fermezza,
far funzionare il Paganini con equità e nel rispetto della legge
anche a costo, talvolta, di fare scelte dolorose o di perdere amicizie. Sotto questo profilo si sono probabilmente consumati i
capitoli più difficili della mia esperienza, ogni volta in cui l’inevitabile soggettività di una scelta (operata inevitabilmente anche
sulla base di personali interpretazioni e di propri riferimenti
etici e culturali) si è scontrata con altri modi di pensare, altre
interpretazioni, altri riferimenti.
Per questo voglio ringraziare, e non per semplice ossequio formale, tutti coloro con i quali ho condiviso il mio lavoro e che
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Arte e musica entrano
Come tutti gli organi di
governo di un’Istituzione, anche il Nucleo di
Valutazione ha avuto bisogno di un lungo periodo di gestazione per
mettere le basi al fine di
ottemperare ai suoi compiti. Oseremmo dire che
i primi tre anni di lavoro
(2005/2008), sono a nostro avviso, passati proprio cercando di capire
come diffondere la cultura della valutazione
all’interno di un Conservatorio di Musica e misurandoci con le differenze dello stesso lavoro svolto dai Nuclei
all’interno dell’Università. I numeri così diversi e il rapporto
così speciale fra docenti e studenti sono stati i due elementi
che ci hanno indotto, prima di tutto, a studiare la situazione
nella sua specificità.
Il secondo mandato è stato più “fattivo”. Sono venute fuori con
chiarezza tre linee programmatiche su cui lavorare e i risultati
sono del tutto evidenti.
La prima di esse riguarda la relazione annuale da inviare al Ministero; in questi giorni si è terminata anche quella relativa all’ultimo anno di attività del Nucleo uscente. Il Conservatorio Paganini potrà così avvalersi di uno strumento aggiornato che ha
la funzione di monitorare l’andamento dell’Istituzione, le sue
criticità, i suoi punti di forza.
La seconda riguarda l’opinione degli studenti. Ad essa è legato il
questionario, più volte distribuito lungo questi tre anni passati,
e diremmo sottovalutato dagli studenti stessi e più ancora dai
Docenti che hanno in qualche misura osteggiato questo strumento nonostante i tentativi di sensibilizzazione. Gli studenti
non hanno creduto che le opinioni venissero davvero tenute in
considerazione per il futuro del Conservatorio e sia gli uni che
gli altri hanno fatto presente che l’indagine, in un contesto
così familiare, non garantisse a sufficienza la privacy. Ci auguriamo che l’ultima rilevazione, terminata nell’estate 2011, e
che verrà elaborata dal Nucleo rinnovato nella sua composizione, sia andata questa volta a buon fine.
La terza linea programmatica riguarda l’adesione al Consorzio
AlmaLaurea che da qualche tempo, su richiesta di alcune istituzioni AFAM, dedica il suo Know how oltre che all’Università
anche ai Conservatori di Musica e alle Accademie. L’adesione
al Consorzio del Paganini è praticamente cosa fatta: è stato ritenuto che la creazione di questo ponte "virtuale" fra studenti
e mondo del lavoro sia strumento necessario alla vita professionale delle nuove generazioni. Si dovrà vedere poi come questo verrà declinato nel mondo musicale che porta con sè una
18
serie di specificità difficili da prevedere sulla
carta. Il fattore artistico
nel mondo musicale o
teatrale è pur sempre
cosa di non poco conto
e senza dubbio impermeabile ad una valutazione esclusivamente
cartacea.
Proprio per far comprendere in maniera più
approfondita i temi in
gioco, riportiamo stralci
di una conversazione
che il nostro docente
Sergio Lattes ha pubblicato sul suo sito (www.aasp.it -aprile 2011) e che pubblichiamo
per sua gentile concessione. Crediamo che il lavoro del prossimo Nucleo possa proseguire la strada tracciata basandosi sull’eredità che lasciamo, per molti aspetti consistente e approfondita, per altri, nostro malgrado, molto più superficiale.
Valentina Pollio, Lorenza Codignola, Gaetano Gallinaro
Conversazione di Sergio Lattes (SL) con
Valentina Pollio (VP) e Lorenza Codignola Bo
(LC), componenti del nucleo di valutazione del
Conservatorio di Genova, e del gruppo di
lavoro nazionale AlmaLaurea/Afam
SL - Per chiarezza diciamo sommariamente quali sono le linee lungo
le quali ha preso a svilupparsi un rapporto fra le istituzioni AFAM e il
Consorzio AlmaLaurea.
VP - Per quanto riguarda il Conservatorio Paganini di Genova,
nel corso del 2010 il nucleo di valutazione, considerata l’esigenza di monitorare gli esiti occupazionali dei diplomati, ha
preso contatti con il consorzio AlmaLaurea e con un paio di
Conservatori che si stavano interessando all’argomento al fine
di valutare la possibilità di estendere i servizi offerti dal consorzio anche al settore artistico/musicale.
LC - Il primo incontro su questo tema è avvenuto nell’aprile
2010 a Bologna e come Conservatori hanno partecipato Bologna, Cesena, Genova, L’Aquila, Parma,Trento,Trieste. Inizialmente
poco più una decina di istituzioni avevano espresso l’interesse
di aderire al Consorzio ma il numero è destinato a crescere
visto anche l’interesse manifestato dal Ministero di appoggiare
tale iniziativa.Attualmente stiamo lavorando per modificare gli
strumenti usati da AlmaLaurea nell’Università allo scopo di adeguarli alle specifiche caratteristiche del nostro settore.
VP - AlmaLaurea nasce nel 1994 con l’intento di mettere in relazione aziende e laureati e di essere punto di riferimento dal-
ilCM °20 2011
N
in AlmaLaurea
l’interno della realtà universitaria per tutti coloro (studiosi,
operatori, etc...) che affrontano a vario livello le tematiche
degli studi universitari, dell’occupazione, della condizione giovanile. In particolare, cura il monitoraggio dei percorsi di studio
degli studenti ed analizza le caratteristiche e le performances
dei laureati, oltre ad analizzare l’efficacia del percorso formativo
attraverso il monitoraggio degli sbocchi occupazionali dopo
uno, tre, cinque anni dalla conclusione degli studi. I rapporti
annuali prodotti dal Consorzio contengono una molteplicità
di variabili (ad es.: età alla laurea, voto di laurea, regolarità negli
studi, titolo di studio dei genitori, classe sociale di provenienza,
valutazione dell’esperienza universitaria, conoscenza delle lingue estere, conoscenze informatiche, lavoro durante gli studi)
utili ai nuclei di valutazione, alle commissioni impegnate nella
didattica e nell’orientamento, ed in generale agli organi di governo, per supportare i processi decisionali e la programmazione delle attività di formazione e di servizio destinate al
mondo studentesco. Tutta la documentazione prodotta è tempestivamente resa disponibile sul sito AlmaLaurea, che è consultabile sia dalle aziende che sono in cerca di laureati (la banca
dati contiene oltre 1.500.000 di CV di cui circa 150mila all’anno
tradotti anche in inglese) sia dagli studenti, che possono consultare e rispondere direttamente alle offerte di lavoro pubblicate sul sito. Con l’adesione al Consorzio si vuole raggiungere
un duplice obiettivo, quello di monitorare gli esiti occupazionali
e quello di creare un ponte fra le istituzioni e il mondo del lavoro. E anche fra le istituzioni stesse, perché nel sito esiste
anche una “bacheca” dove le istituzioni pubblicano informazioni
sulla propria offerta didattica post laurea, consentendo allo studente - per esempio - di scegliere un corso di specializzazione
in una istituzione diversa da quella di provenienza.
LC - A riguardo ci sono esempi anche nel campo artistico/musicale: sappiamo che in conseguenza dell’autonomia scolastica
alcuni specifici corsi sono istituiti soltanto in alcuni Conservatori e il fatto di disporre di una bacheca informativa può essere
di grande utilità per l’utenza. Con la riforma, le “vocazioni” di
singole istituzioni potrebbero in qualche modo manifestarsi o
accentuarsi, e AlmaLaurea è lo strumento adatto a accompagnare lo studente nelle sue scelte.
SL - A che punto è la “rimodulazione” degli strumenti di AlmaLaurea
per il settore Afam?
LC - La rimodulazione va fatta in base alle specificità degli studi
- che si tratti di musica o di arti visive o di arte drammatica eccetera. Per fare un esempio evidente, nel curriculum di uno
studente d’arte drammatica ci devono essere delle fotografie
(o addirittura anche il peso corporeo e il colore degli occhi)
diversamente dal caso di uno studente di musica.
VP - Il curriculum è lo strumento attraverso cui AlmaLaurea
mette in relazione il diplomato con il mondo del lavoro. Si
tratta perciò di elaborare un curriculum-tipo per questo settore,
che consenta di valorizzare le esperienze formative e lavorative
del diplomato e che possa essere estrapolato agevolmente da
un data-base, magari utilizzando delle parole chiave. Nel nostro
caso la tipizzazione è più complessa che all’Università. Se
un’azienda ha bisogno di dieci ingegneri che parlino il russo
l’incrocio delle competenze sul data-base è abbastanza semplice. AlmaLaurea volendo offre alle aziende anche un servizio
di pre-screening e selezione dei candidati. Nel settore artisticomusicale un’offerta di lavoro può essere relativa anche ad una
singola prestazione. Questo richiede una diversa messa a punto
degli strumenti, e questo è un esempio di alcuni dei problemi
che stanno emergendo nel lavoro.
A parte le specificità va però sottolineato che si sta facendo il
tentativo di costruire un unico data-base che comprenda Università e Afam, per poter valorizzare anche le esperienze artistiche dei laureati, e viceversa le competenze extra-artistiche
dei diplomati Afam.
LC - Il gdl AlmaLaurea/afam sta quindi ora lavorando al questionario e alle modifiche necessarie.
VP - Da aprile, per la condivisione dei materiali, è attivo un sito
web riservato al gruppo di lavoro. Fino ad ora si ci si è occupati
principalmente del questionario da somministrare agli studenti
alla fine del corso di studi. Si è cominciato a lavorare anche sul
curriculum, come detto prima, e sulle sue particolarità. Qui
però bisognerà prima di tutto ragionare sugli utenti potenziali
di questi servizi, in modo particolare ponendosi dal punto di
vista di chi cerca un diplomato da assumere.
SL - A questo proposito: se pensiamo al lavoro propriamente artistico,
le valutazioni sono fortemente qualitative e molto individuali, e sono
fatte in genere da un direttore artistico. Si può pensare che un teatro
scelga un artista in un data-base?
LC - Vero, ma va detto che spesso le direzioni artistiche si appoggiano alle “agenzie” del settore che a loro volta svolgono
una lavoro di data-base a carattere privato. E sappiamo che lo
fanno talvolta in logiche di scambio piuttosto che di qualità. In
questo modo esse si prestano a diventare veicolo di malcostume. Bisogna pensare che un giovane che voglia entrare in
un’agenzia trova spesso molti ostacoli: le audizioni non sono
sempre trasparenti e il costo non è un dato di fatto. Non mi
faccio ovviamente illusioni, ma penso che forse, gradatamente
si possa creare un altro canale a fianco a quello dei privati. Un
canale che costituisca anche un elemento di risanamento.
VP - Va detto che questo non potrà in ogni caso essere l’unico
strumento di collocamento del diplomato, ma può essere uno
strumento, una chance in più, per alcuni, di trovare un lavoro.
Deve essere visto come una possibilità per incentivare l’occupabilità degli studenti nel mercato nazionale e internazionale.
Non bisogna dimenticare che AlmaLaurea ci consentirà di disporre per la prima volta di un sistema omogeneo e accreditato
di dati, e di specifiche indagini che ci forniranno una fotografia
delle performance formative e occupazionali dei diplomati del
settore. Questo consentirà di monitorare e confrontare su scala
globale l’intero sistema educativo artistico-musicale nazionale,
facendo luce sui suoi punti di forza e di debolezza.
19
A proposito del Convegno Internazionale
su “Neuroscienze e Musica” di Edimburgo
Fra i molti meriti della Fondazione Mariani di Milano, che con
i suoi 25 anni di attività è diventata un punto di riferimento
per la ricerca scientifica legata alle malattie neuropsichiatriche
infantili, spicca l'ideazione, organizzazione e sponsorizzazione
di un grande congresso internazionale a scadenza triennale dedicato a “Neuroscienze e Musica”.
La prima edizione di questa prestigiosa maratona scientifica si
è svolta a Venezia nel 2002. Lipsia e Montreal sono state le sedi
dei due incontri successivi, mentre quest'anno la scelta è caduta
su Edimburgo, dove si è potuto contare sulla collaborazione
della locale università (che vanta un eccellente dipartimento
musicale) e in particolare dell'Institute for Music in Human
and Social Development. Il congresso si è svolto a giugno,
sotto la quasi costante cappa di pioggia che caratterizza i meravigliosi paesaggi della Scozia, e ha avuto come tema portante
“Memoria e Apprendimento”. Innanzitutto sono state illustrate
le nuove tecniche di neuro-imaging e le metodiche d’indagine
inerenti percezione, cognizione e comportamento durante i
primi anni di vita di un essere umano. Partendo dalla teoria dei
neuroni specchio, si è dimostrata l’efficacia di nuovi modelli
educativi basati sulla musica d’insieme, quali ad esempio il Musikkindergarten di Berlino. Il Prof. Nigel Osborne ha presentato
anche una relazione sulla musica come risorsa terapeutica per
i bambini che vivono in zone di conflitto e soffrono di sindrome
post-traumatica. La parte centrale del convegno ha invece trattato dei processi di apprendimento e di percezione metricoritmica, dell’impatto che l’esperienza musicale può avere sui
processi neuronali del linguaggio verbale, e di un nuovo settore
della ricerca detto “Neuroscienza culturale”, che analizza l’influenza cruciale di ogni cultura nel modellare il funzionamento
della mente.
I seguenti tre simposi hanno avuto come temi la memoria e
l’apprendimento nell’esecuzione musicale, l’immaginario musicale, e infine la plasticità cerebrale funzionale e disfunzionale
(come, ad esempio, la distonia focale, alias “crampo dello stru-
20
mentista”, che colpisce talvolta i musicisti classici ma - nota
bene - non i jazzisti). Di ben più gravi patologie e dei recenti risultati in campo terapeutico si è discusso invece nella parte finale del convegno, dedicata rispettivamente al ruolo della musica nella riabilitazione da colpo apoplettico (ictus), alla
fondamentale importanza della musica nella cura dell’autismo,
e ad un raro quanto misterioso disturbo neuropsicologico,
detto amusia congenita o “sordità al suono” (tone-deafness),
che impedisce di “sentire” la musica, sia da un punto di vista
percettivo e riproduttivo, sia da un punto di vista emozionale
(disturbo che non va confuso con l'incapacità di intonare una
melodia, cioè con l’essere “stonato”). Oltre alla serie di relazioni
multimediali presentate da nomi illustri nel campo della neurologia e della psicologia della musica, la manifestazione ha
inoltre coinvolto centinaia di giovani studiosi provenienti da
università di tutto il mondo, le cui ricerche - sul rapporto che
lega orecchio assoluto e autismo, sulla musica come cura per i
malati di Parkinson e di Alzheimer e su numerosi altri argomenti
- sono state presentate in forma di poster-session nei saloni
della Biblioteca Nazionale di Edimburgo.
Vari eventi musicali hanno offerto anche quest’anno momenti
di svago e distrazione per i partecipanti al convegno (niente di
comparabile, tuttavia, all’indescrivibile emozione suscitata dalla
Messa in si minore di Bach eseguita nella Thomaskirche di
Lipsia durante l’edizione del 2005; in quell’occasione ho visto
alcuni anziani tedeschi inginocchiarsi e piangere sulla tomba
del compositore). A dire il vero, l’evento musicale più coinvolgente ha avuto luogo l’ultima sera: nel Museo di strumenti musicali di Edimburgo alcuni relatori si sono lanciati in una travolgente jam session, mentre in un’altra sala si svolgeva un
inconsueto happening di musica da camera aperto a tutti coloro che avessero voglia di suonare. Così, simpaticamente e
senza alcuna spocchia, un gruppo di studiosi di età e nazionalità
differenti che avevo ascoltato precedentemente nelle loro esoteriche conferenze, hanno impugnato vari strumenti e si sono
messi a leggere a prima vista pagine classiche e barocche, cimentandosi persino in un quartetto di Brahms senza aver mai
suonato insieme prima di allora. Difficile non provare un’immensa ammirazione.
E difficile non provare ammirazione anche per il medico anglo-malese che, con estrema cortesia, mi ha chiesto a un certo
punto delle delucidazioni linguistiche inerenti un’espressione
che gli italiani hanno diffuso a livello planetario: “bungabunga”. E sì, perché nella sua lingua madre, bunga significa
“fiore” e per esprimere una quantità indefinita si raddoppia il
sostantivo: bunga-bunga, ovvero “molti fiori”. Gli ho spiegato
che il significato era un altro, dato che i nostri politici di sicuro
non conoscono il malese - va già di lusso se biascicano un po’
di americanese e se si ricordano di usare il congiuntivo in italiano. "Certo che il vostro è un paese davvero bizzarro!" mi ha
detto alla fine. Chissà cosa intendeva.
Marco Rapetti
ilCM °20 2011
N
Il 20 ottobre parte la stagione lirica
Carlo Felice, largo ai giovani
Sempre più spesso in Italia concorsi per un limitato numero di
posti di lavoro sono presi d’assalto da una folla di candidati. È
il dramma della disoccupazione giovanile che interessa tutti i
campi professionali, anche la musica: un leggio in una orchestra
è ambito da centinaia di neodiplomati. Nello scorso mese di
settembre il Carlo Felice ha bandito un’audizione per formare
una compagnia di canto da impiegare in alcuni titoli della stagione: si sono presentati in 700! Un dato che conferma l’interesse sempre più sviluppato nelle giovani generazioni verso la
musica colta: non sorprende quanti lavorano nei Conservatori
a diretto contatto con i gli studenti, ma vale la pena ribadirlo
per quanti continuano a credere che certa musica abbia solo
un pubblico di anziani parrucconi. Il dato, però, costituisce anche una sorta di richiamo ad una maggiore responsabilità nei
confronti delle giovani leve che si affacciano al mondo dell’arte
con entusiasmo e ottimi propositi e non vanno né illusi, né traditi usurandone ad esempio anzitempo le potenzialità con impegni azzardati. Il Carlo Felice, anche (e speriamo, non solo)
Una “tre giorni violoncellistica” dal 4 al 6 ottobre
Il piacere
di far musica insieme
per opportunità di bilancio, ha deciso di puntare sui giovani. I
cantanti selezionati saranno istruiti da un grande artista come
Rolando Panerai e formeranno la compagnia del Campanello di
Donizetti e del Gianni Schicchi di Puccini in scena dall’11 novembre. Ma saranno impiegati anche in altri titoli della stagione
lirica che si aprirà, il 20 ottobre con Die Zauberflöte di Mozart
per proseguire con Lo schiaccianoci di Cajkovskij (3 dicembre),
La bohéme diretta da Marco Guidarini (17 dicembre), Romeo et
Juliette di Gounod con Fabio Luisi sul podio e Andrea Bocelli
protagonista (24 febbraio), Romeo e Giulietta di Prokof’ev (23
marzo), Turandot con Daniela Dessì e Mariella Devia (19 aprile)
e infine Cavalleria rusticana con la regia di Andrea Camilleri (18
maggio) in un dittico con Che fine ha fatto la piccola Irene di
Marco Betta da Camilleri.
La sinfonica, saltata la Nona Sinfonia di Beethoven inizialmente
prevista il 7 ottobre con Fabio Luisi (nel frattempo nominato
Principal Director al Metropolitan) sarà aperta l’8 ottobre
da un concerto di Rudolf Buchbinder nella doppia veste di
irettore e pianista. Il giorno successivo, recital lirico con
Rolando Panerai e alcuni giovani cantanti selezionati nelle audizioni.
rienza ed entusiasmo; per conoscersi, per confrontarsi, per aiutarsi a vicenda a risolvere gli eventuali problemi tecnici attraverso il reciproco scambio di esperienze; per collaborare per
la buona riuscita del pezzo, per ascoltare e farsi ascoltare, insomma per cercare di fare musica assieme in serenità e comunione di intenti. Ai docenti e a tutto il pubblico il responsabile
compito di sostenere queste iniziative che possono certamente
lasciare delle decisive impronte nella formazione professionale
e umana dei ragazzi.
I frutti di questo lavoro verranno colti il giorno 6 ottobre alle
ore 17,30 per un concerto finale.
Tutti sono invitati per gustare queste prelibatezze sonore.
Dal 4 al 6 ottobre tutti gli studenti di violoncello del Conservatorio "Paganini" si ritroveranno insieme, in formazioni di varia
ampiezza, per una pacifica invasione musicale dell'Istituto.
Memori anche dell'ottimo esito che ebbe l'incontro con le
classi del Paganini e le classi di Bolzano di due anni fa, sotto la
guida dei tre docenti i ragazzi conosceranno e affronteranno
lo specifico repertorio per ensemble di violoncelli.
Questo spazierà dal barocco al contemporaneo, grazie a brani composti esplicitamente
I tre docenti di violoncello: Francesco Galligioni, Paolo Ognissanti e Giovanni Lippi
per questa tipologia di insieme, ma anche e
soprattutto a trascrizioni di celebri melodie
che ben si adattano al suono caldo e profondo del violoncello.
Scopo di questo progetto è di coinvolgere
attivamente studenti delle diverse classi e di
differente livello di preparazione in un reciproco scambio di esperienze e conseguente
arricchimento culturale. Organici orchestrali
di soli violoncelli sono già famosi in tutto il
mondo, basti citare i 12 violoncellisti dei Berliner Philharmoniker.
Ovviamente, la competizione con queste collaudate e professionali realtà è assolutamente
lontana dallo scopo del progetto, ciononostante una buona carica di entusiasmo e una
giusta dose di ambizione non mancano certamente a tutti gli allievi del Conservatorio.
Dal primo al decimo corso, dai pre accademici ai bienni, tutti gli studenti insieme per
cercare una giusta alchimia di sonorità, espe-
21
Notte bianca
Ogni anno la Notte Bianca del nostro conservatorio si rivela
carica di sorprese e arrivare al mattino diventa sempre più facile. Ci mettiamo volentieri una bella carica di energia e forse
tutti quanti stiamo raffinando i ritmi e i contenuti delle proposte; il programma risulta così molto articolato, ricchissimo di
musica, di ospiti, di giochi e di novità.
Quest’anno le sorprese più grandi sono state due, posizionate
proprio ad apertura e chiusura della festa. Vorrei soffermarmi
su queste, perché hanno testimoniato in modo particolarmente
significativo il carattere della nostra quinta “Notte” e perché, a
guardare bene, c’è un filo rosso che le collega.
La prima novità è un revival storico: la ripresa, dopo almeno
vent’anni, della tradizionale partita di calcio fra professori e
studenti. Poteva essere una partitella, invece è diventata un
foto 2
foto 1
partitone! Nessuno si è sognato di prenderla sotto gamba, né
gli studenti, né tanto meno i prof. Alle ore 18 del 21 giugno, di
fronte a regolare arbitro, due agguerriti squadroni di 7 valorosi
ciascuno si sono presentati sul campetto infuocato e sintetico
dell’oratorio di San Francesco d’Albaro, a due passi dal conservatorio. Gli studenti indossavano un’impeccabile maglietta
rossa contrassegnata sul dorso dalla
scritta “Studenti” (foto 1), mentre i professori portavano sulla loro più mite
maglietta bianca la scritta “Prof.”
(foto 2). Le differenze d’età e di ruolo
erano d’altra parte già testimoniate dall’aspetto fisico dei giocatori: leggeri e
scattanti gli uni… un poco più appesantiti e stempiati gli altri. Eppure, sui
visi dei più giovani si leggeva una sottile preoccupazione…
Il pubblico, accalcato nei pochi metri
del perimetro che non fossero muro,
sembrava non avere dubbi: gli studenti
22
erano giovani e gagliardi e non potevano mancare la vittoria. Il
tifo era accesissimo e univoco, pronto a sottolineare e ad incitare qualsiasi azione della squadra rossa (foto 3). C’erano solo
un paio di persone a tifare per quella coraggiosa compagine di
quaranta-cinquantenni, spesso con pancetta, che stava rischiando una magra figura. Confesso: una di queste persone
ero io. Mi piaceva stare dalla parte dei colleghi (fra i quali, è
vero, c’erano anche un ausiliario e un insigne violoncellista
molto vicino al Paganini ma non nella lista dei docenti. Bisogna
capire, alla fine, l’età era nella media della squadra e poi trovare
di botto giocatori così intrepidi da rischiare qualche malore
sul campo, alla vigilia degli esami, non era stata impresa facile).
Eravamo prontissimi a perdere.
Però… eravamo preparati per combattere. Così, fra lo stupore
del pubblico, le azioni dei “Prof.” si sono immediatamente dimostrate molto incisive, ben disegnate, coraggiose. La squadra
era grintosa, organizzata, fantasiosa, tanto da spiazzare i ragazzi.
A volte i giocatori bianchi sembravano avere uno schema (ma
da dove, senza aver fatto allenamenti?) e vantavano un portiere
dai riflessi prodigiosi, di straordinaria agilità, capace di parare
palle difficili (foto 4 e 5 ). Gli studenti invece avevano elevazione,
velocità, ma sembravano a volte disorganizzati e intimiditi. Negli
scontri spesso si lasciavano
foto 3
rubare la palla dal tocco preciso e aggressivo di qualche
docente.
La partita si faceva davvero
interessante. Sembrava lo
scontro fra la generazione di
chi è cresciuto con il pallone
fra i piedi (e poco altro per
divertirsi) e quella di chi è
nato nell’era dell’elettronica;
fra il ricordo delle ginocchia
sbucciate e l’attrazione della
realtà virtuale. La fisicità mag-
ilCM °20 2011
N
I professori vincono il “Trofeo Samovar”,
gli studenti ruggiscono con la “disco”
giore (e le ginocchia sbucciate, curate da regolare dottoressa)
era dei più anziani.
Fisicità, coraggio, coordinazione… i professori stavano usando
anche in campo quelle che sono le caratteristiche del mestiere
di musicisti, e non era una brutta lezione. Gli studenti, dal canto
loro, erano spesso eleganti ed elastici nel movimento e certamente più vigorosi: verso la fine della partita hanno rimontato
di qualche gol sfruttando la differenza di energie, ma in fondo
la vittoria dei
foto 4
“Prof.” per 5-4,
benché inattesa,
ha premiato la
squadra migliore.
Non capiterà forse
mai più, ma il
primo “Trofeo Samovar” (così chiamato in onore di
un antico cimelio
russo giacente da
decenni
nella
stanza della direzione) è stato alzato al cielo da una squadretta
di intrepidi (e doloranti) professori. L’eroica impresa è stata
prontamente festeggiata dall’ironico “Pagellone” affisso sulla
porta del Paganini il giorno dopo (nel box in questa pagina).
La seconda sorpresa, di cui non possediamo foto data l’ora e
l’atmosfera psichedelica, è stata un regalo degli studenti a chiusura della notte.
foto 5
Alle quattro, quando la stanchezza avrebbe potuto mietere vittime, alcuni studenti di Musica e Nuove Tecnologie hanno offerto a tutti un bagno di energia trasformando l’aula 19 in discoteca e facendo ballare un nutrito gruppo di superstiti al
suono dei ritmi elettronici anni Novanta.
Con grande professionalità, inserendo nella festa anche un DJ
che sembrava appena uscito da una discoteca vera, hanno scatenato le danze così bene che alle 5.30 il chiarore del cielo è
stato una sorpresa inattesa: la notte era finita fin troppo presto
e non restava che tuffarsi nel tradizionale mare di focaccia
calda e ottimo caffè.
Tiziana Canfori
Il Pagellone
(Prof. - Studenti: 5-4)
DAPELO
GALLIGIONI
NELLI
EIGER
BAROCCO
CANCELLO
-
PROIETTI
BAFFO D’ORO
-
OGNISSANTI
QUARTETTO
-
RICCIARDI
LARUCCIA
VIBRATO
FLAUTATO
-
BETTUZZI
SAPONETTA
-
IOVINO
STORICO
-
Come la grande parete del Bernese. Una montagna, un mito.
Trancia la fascia con eleganza filologica. Un gol nel suo arco.
Anche senza i suoi fratelli, Rocco ramazzava senza pietà, curando in particolare
gli studenti rei di occupare le aule a lungo.
Spumeggiante come una doppio malto. Dopo la partita si è seduto per 24 ore su
una panchina del parco, continuando a ripetere ininterrottamente: “Che soddisfazione!!!”…
Averlo in campo era come averne quattro. Due eurogol e tanta sostanza: dominatore.
Espressivo come al solito. Solista al servizio della squadra.
Il Rosso viaggiava come una Ferrari a Maranello, ma il suo motore prediligeva
progressioni morbide ed eleganti.
Scivolava via agli avversari ma scivolava più volte anche sul meraviglioso manto
erboso, dando un senso alla presenza della dott.ssa Ratti. Un gol.
Una sintesi della storia del gioco della palla, dai Maya ai giorni nostri. La vera sorpresa è il gol segnato di piede, contrariamente alle previsioni degli osservatori.
23
segue da pag. 2 (Uno stretto legame fra studio pratico e storico-estetico)
creatività al femminile alla musica nel ventennio fascista, da
Roma, a Napoli, alla nostra Genova, ecc. Novità e originalità nel
metodo di indagine accomunano sotto differenti prospettive i
contributi che verranno presentati al convegno di Genova.
Queste righe, inutile dirlo, sono scritte per presentare non solo
la Società Italiana di Musicologia ma anche la disciplina stessa,
nella speranza che possano catturare l’attenzione di tutti coloro
che sentono l’inclinazione verso lo studio della musica intesa
non solo come atto interpretativo-performativo, ovvero semplicemente creativo musicale, ma anche come disciplina teorica, storica, analitica, parte fondante della nostra cultura, educazione, storia.Tutti i rami della musicologia, da quella storica
a quella sistematica, dalle discipline connesse ai fatidici e mal
definiti beni musicali, compresi bibliografia musicale (intesa
nell’accezione anglosassone di studio materiale delle fonti musicali, analisi storico-bibliografica di repertori e generi, ecc.),
organologia e iconografia musicale, fino alla filologia musicale,
per menzionare solo alcune delle sue molteplici ramificazioni,
sono rappresentati nella Società Italiana di Musicologia, che
cura innumerevoli collane e pubblicazioni diverse. I convegni
annuali, e anche quello genovese di quest’anno, sono lo specchio di questa multiformità di interessi e dello spazio che la
SidM offre alla presentazione e discussione di proposte originali
e nuove metodiche storiche e analitiche. La società vive e si
rinnova da quasi mezzo secolo grazie alla continua iniezione
di giovani forze e di nuovi associati, perché rinnovamento significa nuove idee, e la novità delle idee comporta ripensamento e ridefinizione di percorsi e approfondimenti di studio,
nuove letture critiche in connubio con altre discipline, migliorata conoscenza del passato e del presente interpretativo. La
presenza di un congresso SidM in un Conservatorio porterà
certamente stimoli positivi di studio e forse una migliorata
consapevolezza interpretativa per tutti coloro che, studenti,
docenti del nostro Conservatorio e di altre istituzioni, studiosi
e appassionati di musica, vorranno parteciparvi.
La mia personale esperienza di ‘vecchia’ socia della SidM mi ha
portato a considerare come un momento di straordinario confronto e arricchimento i convegni della Società Italiana di Musicologia, non solo per la conoscenza e per il vantaggio positivo
culturale, ma per la possibilità d’ incontro e confronto diretto
in un ecumenismo che raramente è possibile in contesti diversi
per giovani e meno giovani musicologi.
Ulteriori e approfonditi dettagli sulla Società Italiana di Musicologia e il suo congresso, la sua storia, lo statuto e il regolamento, gli organi sociali, le iniziative di studio e le innumerevoli
pubblicazioni, oltre a importanti risorse musicologiche ad accesso aperto, e a un vasto repertorio di risorse Internet di interesse musicologico, potranno ricavarsi dalla consultazione del
sito web http://www.sidm.it, cui si rimanda anche per tutte le
informazioni circa le modalità di associazione e gli sconti editoriali oggi a disposizione dei soci.
Carmela Bongiovanni
Cimeli Paganiniani
In occasione del Congresso saranno messi in mostra nella Biblioteca
dell’Istituto alcuni dei preziosi cimeli di Niccolò Paganini. Fra questi ci
saranno gli occhiali e il Libro Mastro dei Conti, un interessante Diario
contabile che il musicista compilò durante la sua tournée in Europa.
Comitato Direttivo
Direttore Responsabile
Comitato di Redazione
Grafica & Stampa
Davide Viziano
Roberto Iovino
Carmela Bongiovanni
Federica Pellizzetti
Carolina Pivetta
Claudio Proietti
Aram Shabazians
Marco Vincenzi
Algraphy srl
[email protected]
Patrizia Conti
Passo Ponte Carrega 62r
16141 Genova
Conservatorio Niccolò Paganini
Villa Bombrini
via Albaro, 38 - 16145 Genova
tel. 010.3620747 - fax 010.3620819
www.conservatoriopaganini.org
[email protected]