n.11 2011 - Parrocchia San Josemaria

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n.11 2011 - Parrocchia San Josemaria
Parrocchia San J osemaría Escrivà
aprile 2011
Anno VI
In. 11
Orizzonte
Largo Josemaría Escrivà, 7
La veste nuziale
“Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non
indossava l'abito nuziale, gli disse:
Amico, come hai potuto entrare
qui senz'abito nuziale? Ed egli
ammutolì. Allora il re ordinò ai
servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà
pianto e stridore di denti.
Perché molti sono chiamati, ma
pochi eletti” (Mt 22, 11-14).
www.psanjosemaria.it
Corso di
Catechismo per adulti
Da qualche mese frequento con
mia moglie il corso di catechesi
per adulti “La Preghiera” tenuto da
Don Roberto il lunedì dalle 21 alle
22 (con replica il mercoledì alle
17,30) nei locali della Parrocchia.
Devo confessare che inizialmente ero un po’ riluttante a partecipare a questi incontri: non volevo
“perdere tempo” con quello che
pensavo sarebbe stato un ennesimo
“corso di indottrinamento religio(Continua a pagina 3)
Anche i single possono
adottare?
Questo episodio mi turba un po';
istintivamente prenderei le difese
di quel povero Cristo che è stato
raccattato per strada. Come faceva
ad avere l'abito nuziale?
Proviamo però a ragionare: come mai gli altri poveri come lui ce
Leggo dal Corriere della Sera
del 15.2.2011 un articolo dal titolo
“Tempi maturi per i single”, che
riporta il caso di una donna single
di Genova che, avendo adottato in
Russia nel 2005 una bimba del
posto ed essendo poi vissuta con
lei negli USA dove l’adozione è
stata riconosciuta, ora chiede che
la bambina risulti sua figlia, con
formula piena, anche in Italia. Il
caso è finito alla Corte di Cassazione che, pur avendo emesso sentenza negativa, ha però invitato il
Parlamento a legiferare in merito.
Ovviamente scatta la domanda:
è giusto permettere l’adozione
(Continua a pagina 2)
(Continua a pagina 4)
tel. 065191933
Quaranta giorni
nel deserto
Torno da scuola con un pensiero forte che mi spinge a prendere
la mia Bibbia tra le mani. Mi raccolgo, come feci a Natale, e comincio a cercare Gesù. Tutto a un
tratto, le pareti della mia cameretta
si sciolgono: intorno a me solo
sabbia. Il soffitto è un cielo azzurro intenso e il lampadario un sole
soffocante. Il cuore mi batte fortissimo. Comincio a camminare
senza sapere per dove; dopo quattro ore di faticoso cammino trovo
un po’ d’acqua, mi chino e bevo.
Mentre immergo il mio viso più
volte in quell’ acqua per trovare
un po’ di sollievo al caldo, un’ombra mi copre: alzo la testa e vedo
una persona con la barba, una tunica bianca, sandali impolverati e
un bastone di legno in mano. Ma
cos’è, una visione? Forse perdo i
sensi, perché mi ritrovo accanto a
quell’uomo intorno ad un fuoco.
Da mangiare, niente. Osservo le
sue mani, sono grandi e forti, mi
sento al sicuro vicino a lui. Spesso
mi guarda, ma non dice niente.
Poi si mette a pregare e forse
piange. Cosa posso fare? Sono
(Continua a pagina 4)
Foglio d’informazione redatto dai parrocchiani e aperto al contributo di tutti i lettori: [email protected]
La veste nuziale
l'hanno? Che cos'è questo “abito nuziale” che devo
mettere al cospetto di Dio?
Se sono invitato ad un matrimonio, l'abito è importante, e ci sto attento a cosa indosso: è un segno di
rispetto per gli sposi e dimostra che mi sento gratificato e onorato dall'invito. Se invece mi presento in bermuda e canottiera, lo sposo capirà che non ci sono
venuto volentieri e potrebbe dirmi: "Se non volevi
venire me lo potevi dire, qui sei come una nota stonata
e mi rovini la festa".
Davanti a Dio si tratta di rivestire l'anima decentemente. Come posso fare? Penso che è impossibile.
Al cospetto di Dio mi sento nudo e carente e l'unica
veste possibile è quella tunica bianca che ricevo con il
battesimo e che non poso procurarmi da solo.
Posso solo presentarmi alle porte del banchetto e
chiederla umilmente. Con lo stesso atteggiamento
con cui all'inizio della messa recitiamo l'atto penitenziale e ancora prima d'accostarci alla comunione ripetiamo: "Signore non sono degno."
Questo servo ha la presunzione di essere a posto ed
entra alla festa considerandosi legittimato ad intervenire ma, appena viene interpellato e smascherato, anziché scusarsi e fare ammenda ammutolisce, non riuscendo a comprendere cosa da lui pretenda il Re, che
pure gli ha dimostrato la sua amicizia invitandolo alla
festa di nozze di suo figlio e che ancora gli si accosta
chiamandolo amico.
Signore abbi pietà di me per quando non riesco a
vedere in te quest'amico da lodare e ringraziare e anch'io ammutolisco.
D’altra parte, bisogna ricordare che “Usciti nelle
strade, i servi raccolsero quanti ne trovarono, cattivi
e buoni, e la sala delle nozze si riempí di commensali
(Mt 22,10).
Ecco che con la stessa qualità dei commensali è
detto chiaramente che in queste nozze del re è raffigurata la Chiesa del tempo presente, nella quale si riuniscono insieme ai buoni anche i cattivi. Essa è composta da figli diversi; tutti infatti sono generati alla fede,
ma non tutti, con un cambiamento di vita, giungono
alla libertà della grazia spirituale, per l`impedimento
posto dal peccato. Finché viviamo quaggiú, è necessario che ce ne andiamo mescolati per le vie del secolo presente. Saremo separati quando saremo giunti: i
buoni in cielo e i cattivi all’inferno.
Ora questa vita che è posta fra il cielo e l`inferno,
per il fatto che è in posizione intermedia riceve cittadini da entrambe le parti; tuttavia quelli che ora la
santa Chiesa riceve promiscuamente, alla fine del
mondo li dividerà. Se dunque siete buoni, mentre
restate in questa vita, sopportate pazientemente i cattivi. Infatti chi non sopporta i cattivi, attesta a se stesso
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Gita a Ceri
Vita Parrocchiale
Anno 2010
• Sono rinati al nostro fonte battesimale: Diego Bellò, Aurora Biddittu,
Leonardo Borgia, Allegra Carloni, Giorgio Cigarini, Mattia Croce Sebastiani, Leonardo De Paoli, Matilde Di Renzo, Sofia Di Vito, Nicholas Gargiulo, Lavinia Greco, Flavia Lapenna, Elisa Leggieri, Adriano Porsia,
Matteo Quattrini, Christian Sciacca, Sofia Sciutto, Giulia Sergi, Simone
Sinisgalli, Anita Spineda De Cattaneis, Clotilde Tedeschi, Giulio Todini,
Flavio Tulli, Riccardo Tutinelli, Benedetta Zoroddu.
• Hanno ricevuto la Prima Comunione: Arianna Angeletti, Andrea Angeletti, Elena Becchetti, Matteo Belmonte, Lorenzo Calanna, Alessandro
Camillo, Matteo Caruso, Raffaele Ceccarini, Arianna Censori, Riccardo
Corsi, Rachele Costanzi, Margherita D’Ugo, Giorgio De Angelis, Lorenzo
De Angelo, Federico de Laurentiis, Federica De Meo, Francesca Fabiano,
Alessio Faccetta, Elsa Farinella, Virna Farinella, Maria Vittoria Feccia,
Gabriele Ferri, Gianluca Flacco, Lisa Franconi, Silvia Frazzini, Gabriella
Guerrazzi, Krizia Incarnato, Giulio Maria Magrì, Federico Marangi, Cecilia Marocchi, Martina Muscolo, Desirè Negretti, Christian Negretti, Alice
Palomba, Irene Palomba, Andrea Petrizza, Antonello Pirozzi, Alessio
Pompili, Federico Pompili, Martina Ricci, Filippo Riccioni, Giulia Rossi,
Silvia Scala, Francesco Antonio Schinaia, Lorenzo Todisco, Chiara Tulli,
Camilla Vernuccio, Giulia Vicario, Corinna Vio, Bruna Zumbo.
• Hanno ricevuto il Sacramento della Confermazione: Simone Barilaro, Giorgia Belmonte, Francesca Bononi, Valentina Colella, Lorenzo Corsetti, Giulia Cultrera, Emanuele De Giovanni, Maria Letizia De Salvatore,
Emanuele Di Simone, Daniele Ferrante, Luca Foconi, Lorenzo Giuliani,
Claudio Lenzo, Elisa Leonelli, Cristiano Migali, Matilde Milana, Edoardo
Pellè, Bianca Maria Piccolo, Claudio Pompili, Francesco Puzzilli, Lorenzo
Ranieri, Benedetta Roncella, Riccardo Sangermano, Giorgio Santino, Martina Tulli, Manuel Valente, Arianna Camillo, Maria Elisa Fiorini, Sara
Palomba, Jacopo Alati, Aurora Barbanera, Martina Bove, Martina Celano,
Matteo Chiarelli, Paolo Chiarelli, Arianna Condemi, Eleonora De Luca,
Marina Diaz Gonzales, Francesca D’Orazio, Elena D’Ugo, Gianna Fanelli,
Chiara Fasoli, Elena Fasoli, Laura Forcellini, Alessandra Iacono, Lorenzo
Iannotti, Andrea Ioni, Michela Lapenna, Francesca Lapenna, Martina
Liucci, Rachele Martini, Alessandro Petrizza, Leonardo Riccioni, Martin
Salas, Chiara Scattini, Martina Scattini, Giuditta Sigona, Consuelo Simoniello, Pierpaolo Stanca, Maria Tallarico, Federica Tomassetti, Lorenzo
Torlai, Caterina Vella, Flaminia Vellisco, Valery Vercilli, Nicolò Vittore,
Valeria Zummo.
• Hanno ricevuto il Sacramento del Matrimonio: Saverio Gagliardi e
Giorgia Pansini, Pietro Bossa e Simona Scotti, Carmine Caracciolo e Lidia
Anna Paggi, Simone Chermaz e Marzia Allegroni, Angelo Antognozzi e
Michela Martucci, Dario Montefoschi e Sabrina Petrillo.
• Sono passati alla Casa del Padre: Valente Rocco, Martelloni Clelia,
Razzano Alfredo, Bruschi Maria Assunta, Gamboni Giovanna, Spurio
Leonardo, Mandoy Mario, Costantini Maurizio, Tittoni Adolfo, Lotti Maria, Calconi Chiara, Buonopane Matilde, Santoro Anna Francesca, Labate
Anna Raffaella, Borsa Carla, Polidori Italia, De Caro Nicola, Sulpizi Pietro, Tedesco Fiorisa, Candore Salvatore e Belardinucci Alberto.
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La felicità delle piccole cose
Un tempo ne eravamo capaci,
chiudevamo gli occhi e riuscivamo
a sentire, per esempio, l’odore del
glicine o del gelsomino, durante un
autunno che somigliava molto di
più all’inizio di un’estate; ora, invece, capita di accorgersi di non
vedere neppure i contorni netti e
taglienti di alte montagne di un
inverno senza neve, che pure si
stagliano imponenti davanti ai
nostri occhi.
Capita ancora di rendersi conto
come il profumo del mare o l’odore della terra bagnata dopo un temporale, sfumino tra i mille odori di
una vita che scorre sbadatamente.
E nulla desta più meraviglia.
Se invece ci fermassimo un
solo istante, sarebbe sufficiente per
immergerci nel respiro di tante
piccole gioie, come una pioggia di
miracoli tutta per noi. E come il
Piccolo Principe di Saint-Exupéry,
potremmo sederci su una duna di
sabbia dove non si sente e non si
vede nulla “e tuttavia qualcosa
risplende nel silenzio” (capitolo
XXIV) e proprio nel silenzio lo
spettacolo avrebbe inizio.
Spesso, infatti, si pensa che la
felicità sia un’esplosione di emozioni dalle tinte forti, di quelle che
ci fanno scalare le vette più elevate, su su fino ad arrivare a sentire,
orgogliosi, l’eco della propria voce
come un agognato traguardo, oppure spesso si pensa che la felicità
sia un amore idealizzato da inseguire per tutta la vita, simile a pianure infuocate dal sole o al rosso
dei papaveri.
Col tempo, poi, ma non sempre, si impara che la felicità è fatta
di piccole cose che somigliano
molto di più ad emozioni discrete,
che in punta di piedi salgono al
cuore e sussurrano parole che sanno di pane appena sfornato o di
odore di erba appena tagliata. La
felicità è fatta di emozioni che ci
parlano di bimbi giunti tra le nostre braccia come frutto di un prodigio di cui non sembriamo neppure degni; emozioni che ci fanno
sentire felici più nell’amare che
nell’essere amati o che richiamano
le note di una canzone o un profu-
Corso di Catechismo per adulti
mo; emozioni di un gesto che ci
strappa un sorriso, proprio quando
non avevamo voglia di ridere.
E ancora può capitare di commuoversi davanti ad una notte
stellata o di provare un indescrivibile piacere nel sentire il tepore
del sole che ci scalda la pelle e
l’anima dopo un rigido inverno.
Emozioni possono essere quelle racchiuse in un vecchio e desueto quaderno che avevi dimenticato in soffitta e che contiene il
tesoro delle tue albe o dei tuoi
tramonti, una poesia letta da qualche parte e un’altra inventata soltanto per lei, una rosa raccolta in
giardino e un’altra lasciata pian
piano morire sui suoi rami, un
telefono che squilla e una voce
che non ti aspettavi di sentire, una
vecchia foto, un messaggio che
accorcia le distanze e… e quell’odore di olive spremute che si diffonde nell’aria di un paese lasciato, ma non dimenticato. E il profumo ancora più intenso della
legna bruciata nelle case, mentre
la mente corre lontano, dietro a
ragazzini spensierati e ai loro respiri affannosi, quando, durante
calde sere d’agosto, giocavano a
rapire dentro bicchieri di vetro
lucciole spaventate.
L’ingordigia della vita a volte
si traduce nella continua ricerca di
ciò che può renderci felici, ma
spesso si tratta di una vana ricerca
perché, raggiunto l’obiettivo,
continuiamo a provare insoddisfazione nei nostri cuori: ciò che è
importante si trova proprio davanti ai nostri occhi e non riusciamo a
vederlo.
Ce ne dimentichiamo in continuazione, ma la felicità è proprio
questo: un insieme di infiniti istanti di essenziale semplicità,
come gocce nell’oceano, che solo
il cuore può vedere e la memoria
trattenere.
Stefania Lupi
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so”. Ma l’innata curiosità che mi
ha spinto nel corso della vita ad
interessarmi di cose disparatissime
- dalla musica alla astronomia - e il
desiderio di non deludere mia moglie, vivamente interessata all'argomento, hanno avuto alla fine il sopravvento e ho deciso di frequentare anch’io il corso di Don Roberto,
non senza la speranza di trarne
qualche giovamento formativo.
Sono quindi rimasto piacevolmente sorpreso nel constatare che
non v’era alcuna traccia di
“indottrinamento”, e ho dovuto
riformulare completamente il giudizio frettolosamente espresso all’inizio.
Don Roberto, con atteggiamento
molto simile al padre che conduce
per mano il figliolo, ci ha fatto
conoscere e ci ha spiegato la genesi
della preghiera dall’Antico al Nuovo Testamento ed il suo vero e
profondo significato. Questi incontri son volati via velocemente uno
dopo l’altro, tanto è stato l’interesse che hanno suscitato in me, sia
per la complessità del tema trattato
sia perchè, sebbene spesso abbia
pregato, nessuno - salvo forse padre Armando al tempo del liceo –
mi aveva mai insegnato a pregare.
Abbiamo cosi’ ripercorso il lungo cammino dell’evoluzione della
preghiera attraverso la lettura e la
riflessione su brani tratti dai libri
dall’Antico Testamento. Successivamente si è passati al Nuovo Testamento scoprendo il diverso significato, al contempo rivoluzionario ed umano, che Gesù dà alla
preghiera, soffermandoci in modo
particolare sull’insegnamento del
Padre Nostro.
Un viaggio affascinante, anche
se a volte molto difficile per la
complessità delle problematiche
teologiche affrontate; ma don Roberto è stato sempre in grado di
condurre il nostro ragionare in modo sicuro, sino alla comprensione
finale del significato del tema che
si stava affrontando.
Da questo viaggio, che non è
ancora giunto al suo termine, avendo da poco iniziato l’analisi del
Padre Nostro, ho appreso due concetti semplici, cristallini ma fondamentali; due concetti che da sempre avevo davanti agli occhi ma
che non riuscivo a vedere. Il primo
è che Dio mediante la preghiera ci
ha dato uno strumento potentissimo
che ci consente di dialogare con
Lui come con una persona amica
alla quale confidare i nostri pensieri ed i nostri affanni e – come si è
soliti fare proprio con quelle persone alle quali confidiamo il nostro
animo – ringraziarlo per la Sua
presenza e la Sua benevolenza nei
nostri confronti.
Al riguardo mi tornano in mente
quelle parole di san Josemaria che,
alla domanda di una fedele su come pregare la Vergine Maria, ri-
spose che lo si doveva fare con la
stessa disposizione d’animo di un
figlio che si rivolge alla madre: con
semplicità, familiarità e con la consapevolezza di ricevere sempre una
parola di conforto.
E questa non è cosa da poco: Dio
stesso – attraverso la sacra Scrittura – ci ha insegnato il modo di rivolgerci a Lui; non solo: questo
vuol dire che Lui desidera, vuole
che noi si dialoghi con Lui, che sia
chiamato ed invocato in nostro
soccorso oltre che lodato e ringraziato per la Sua stessa esistenza.
Il secondo concetto è che il fondamento sul quale si basa la preghiera in tutte le sue forme - di
ringraziamento, di intercessione o
di lode - è l’Amore. E’ così un segno d’amore di Dio nei nostri confronti l’averci dato la possibilità di
dialogare con Lui nella preghiera, è
un segno di amore nei suoi confronti ringraziarlo nella preghiera
di lode, c’è amore quando lo preghiamo per intercedere nei confronti di qualcuno o di noi stessi.
Lo stesso Amore sul quale si
fonda l’insegnamento di Gesù nel
Vangelo.
Termino questa breve nota con
qualche parola ancora nei confronti
di don Roberto per il trasporto con
il quale diffonde la conoscenza di
Dio, semmai si possa affermare di
conoscerLo veramente, e per l’ardore delle sue parole dalle quali
traspare tutto il suo Amore nei Suoi
confronti e che riversa su di noi
durante questi incontri catechesimali. Incontri ai quali invito tutti a
partecipare sia per approfondire la
propria conoscenza in un campo
così misterioso, affascinante, in
una parola infinito, sia per comprendere – almeno un pochino di
più – il significato della nostra vita
di cristiani.
Maurizio De Marco
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Quaranta giorni nel deserto
così piccolo, perché mi ha voluto qui
con Lui?
Come se leggesse il mio pensiero, mi
dice che in questo momento vuole accanto a sé solo bambini.
Lo ha sempre detto “ non impedite ai
bambini di venire vicino a me, perché
solo a loro e a chi saprà assomigliare a
loro appartiene il Regno di Dio”. Quest’uomo, ormai ne sono sicuro, è Gesù!
E mi ha scelto per condividere quaranta giorni e quaranta notti di preghiera
e digiuno. Abbiamo fatto un’esperienza
terribile: abbiamo dovuto affrontare il
demonio, che spavento! Non è stato
facile, perché ha provato ad ingannarci
in tutti i modi; ma Lui mi ha protetto..ha
lottato e vinto per tutti e due.
Questa esperienza così faticosa, mi
ha dato tanta gioia: avere intimità con
Gesù è bellissimo.
Prima che il deserto tornasse ad essere la mia cameretta, mi ha affidato un
messaggio per voi che state leggendo il
mio articolo: pregate molto per tutti i
paesi in guerra, che sono tanti, e per
tutti i sopravvissuti del Giappone, che
stanno soffrendo molto: saranno le persone di questi paesi che quest’anno accompagneranno Gesù al Calvario.
Federico (11 anni)
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Anche i single possono adottare?
anche a un single?
Le voci a favore riportano
svariate motivazioni. C’è chi
invoca il principio del male
minore, per cui è meglio avere
un genitore solo che essere in
un istituto; c’è chi sostiene che
anche con un solo genitore un
bambino può stare benissimo;
chi ipotizza situazioni di disagio tanto forti da far preferire
l’adozione comunque e chi si
appella al caso del bambino che
rimane orfano di un genitore, e
via dicendo.
Cerchiamo allora di ragionare, al di là delle opinioni, tenendo presente che qui non è tanto
in gioco la soluzione del singolo caso, quanto piuttosto il principio generale che una legge
dello Stato verrebbe ad introdurre.
Per cominciare, va da sé che,
se per fare un bambino occorrono, senza ombra di dubbio, un
uomo e una donna, è verosimile
che occorrano anche per tirarlo
su, educarlo e portarlo alla maturità.
Infatti gli specialisti spiegano che il genitore dello stesso
sesso è indispensabile per la
formazione dell’identità sessuale del figlio, mentre quello dell’altro sesso è imprescindibile
per non sviluppare in lui la paura del diverso e permettergli
quindi di andare tranquillamente verso l’eterosessualità. Eminenti psichiatri individuano
infatti, tra le possibili cause
dell’orientamento omosessuale,
un arresto nel processo di maturazione sessuale del soggetto.
Non a caso, inoltre, una delle
possibili radici del razzismo
sembra risiedere proprio in questa paura originaria del diverso.
Ma non è solo per questo. E’
notorio che l’uomo e la donna,
come sono diversi nelle caratteristiche sessuali fisiche, ma di
una diversità complementare,
così lo sono anche in quelle
psichiche. Tanto per citarne
alcune, alla tenerezza, sensibilità e capacità d’accoglienza femminili, fanno riscontro la normatività, l’essenzialità e la capacità direzionale maschili; alla
resistenza al negativo dell’una,
l’affermazione del positivo dell’altro; all’attenzione e alla cura
verso la persona di lei, la propensione verso le cose e la tecnica di lui; all’arte diplomatica
materna, il realismo paterno; e
si potrebbe continuare. E’ fin
troppo ovvio quindi che per la
crescita e lo sviluppo armonico
del figlio sia necessaria l’azione
combinata di entrambi i genitori.
Inoltre, sancire con una legge la legittimità dell’adozione
anche da parte di un single,
contribuirebbe a sfocare ulteriormente, nel sentire comune,
il concetto di famiglia, già abbastanza confuso attualmente; e
per di più, sottintendendo che
un bambino può crescere bene
anche con un solo genitore,
diminuirebbe lo spessore del
dramma delle separazioni, rendendole ancora più disinvolte e
deresponsabilizzate.
Ce n’è quanto basta, ci pare.
Ma chiudiamo con una domanda. Abbiamo provato a chiederlo ad un bambino?
Giovanni Paolo II è ancora con noi
Giovanni Paolo II verrà beatificato il prossimo 1 maggio, nella
seconda domenica di Pasqua. Una
data non certamente casuale, dal
momento che il suo transito in Cielo è avvenuto proprio alla vigilia di
questa festa, da lui stesso istituita il
30 aprile 2000, in occasione della
canonizzazione di suor Faustina
Kowalska.
La scelta della prima domenica
dopo Pasqua come festa della misericordia ha un suo profondo significato teologico, che indica un
forte legame tra il mistero pasquale
della Redenzione e il mistero della
Divina Misericordia, come traspare
dai messaggi che il Signore ha affidato alla suora per sottolineare il
profondo significato della sua Dolorosa Passione, richiamando la
Chiesa intera e i cristiani di tutto il
Mondo a considerare quanto essa
sia tuttora preziosa per ciascuno di
noi. .
Non è un caso quindi che Giovanni Paolo II venga beatificato in
occasione di questa festa: il Papa
ha profondamente legato infatti la
sua stessa esistenza alla Passione di
Gesù.
Certamente non non è nostro
compito ricordare ciò che è stato
Karol Wojtyla: ognuno di noi, ripercorrendo la lunga serie di gesti
e di parole da lui compiuti, conserva ancora nella mente e nel cuore il
sorriso, lo sguardo, le parole, la sua
tenerezza di padre affettuoso.
Dopo la grande missione protrattasi nei lunghi anni di pontificato, il Signore aveva in serbo per lui
qualcosa di ancora più grande:
Giovanni Paolo II era destinato a
scrivere un’ulteriore pagina nella
storia della Chiesa e dell’umanità,
che avrebbe provocato una universale commozione verso il Papa e
un richiamo verso Dio, capace di
toccare anche i maggiori increduli.
E così, il volto del Papa che
aveva sorriso ai bambini, diventa il
volto segnato dalla sofferenza,
dall’impossibilità di parlare alla
sua Chiesa: sono i giorni della fine.
Soltanto le ultime settimane della
sua vita possono aiutarci a capire
nella pienezza l’uomo Wojtyla. Nei
suoi ultimi giorni ravvisiamo le
ultime ore di Gesù, Egli cade ma si
risolleva, la sua voce tremola, fino
a scomparire del tutto, ma egli parla con i gesti; il suo corpo piange,
ma lo spirito esulta. Quanto Giovanni Paolo II avrà unito la sua
passione a quella del Signore!
E come Lui, il Papa avrà rivolto
il pensiero all’umanità tutta, forse
in particolare a quelle migliaia di
persone affollate sotto la sua finestra e accorse da tutto il mondo per
concedergli l’ultimo saluto
“Questa folla mi commuove” disse
il Papa nel grande Giubileo del
2000, osservando dalla finestra la
lunga fila dei pellegrini che si disponevano a passare dalla Porta
Santa. E chissà che il Papa non
torni a commuoversi anche il prossimo 1 maggio, diffondendo su
tutti presenti un’abbondanza di
grazie.
Nicola
Leda Fiorillo
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