Relazione Annuale 2011
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Relazione Annuale 2011
Andamento della Pesca nel 2011 2012 Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali DIPARTIMENTO DELLE POLITICHE EUROPEE ED INTERNAZIONALI DIREZIONE GENERALE DELLA PESCA MARITTIMA E DELL’ACQUACOLTURA “Servizio Monitoraggio statistico nell’ambito delle attività di Assistenza Tecnica a sostegno dell’attività di programmazione di cui al regolamento del Consiglio del Fondo Europeo della Pesca (F.E.P.)” Contratto Repertorio 05.03.2010 RAPPORTO ANNUALE 2011 STRUTTURE PRODUTTIVE ANDAMENTO DELLA PESCA Indice generale INTRODUZIONE .................................................................................................................4 CARATTERISTICHE STRUTTURALI DELLA FLOTTA DA PESCA..................................4 L’attività di pesca............................................................................................................................................ 6 COMPOSIZIONE DEL PESCATO ....................................................................................10 SISTEMI DI PESCA: TENDENZE DI RILIEVO NELL’ANDAMENTO CATTURE.............11 Flotta a Strascico........................................................................................................................................... 11 Flotta a Strascico: andamento catture ........................................................................................................ 12 Piccola pesca ................................................................................................................................................. 16 Draghe idrauliche .......................................................................................................................................... 17 Volante a coppia ............................................................................................................................................ 18 Circuizione ..................................................................................................................................................... 18 Polivalenti passivi.......................................................................................................................................... 19 Palangari......................................................................................................................................................... 19 relazione_annuale_ 2011.docx Pagina 2 di 19 RAPPORTO ANNUALE 2011 2012 Introduzione Il settore ittico nazionale nel corso del 2011ha confermato il trend negativo registrato negli ultimi anni. La crescita sostenuta dei costi intermedi, a fronte di un calo dei livelli produttivi, ha comportato una flessione del valore aggiunto e dei profitti, indebolendo ulteriormente un settore già caratterizzato da marginalità e recessione. Sulla riduzione dei livelli complessivi di cattura e sulla produttività unitaria hanno inciso diversi fattori quali, da un lato, le modifiche nelle aree di pesca indotte dall’aumento dei costi di produzione, dall’altro la diversa composizione del pescato per prediligere specie maggiormente richieste da un mercato nazionale ed internazionale condizionato dalla crisi economica, Non può, inoltre, non essere considerato l’impatto che hanno avuto in maniera diretta sulla produzione, le nuove restrizioni introdotte dal Regolamento Mediterraneo 1967/2006; queste ultime hanno riguardato la misura delle maglie delle reti, la distanza dalla costa, la taglia minima di diverse specie ittiche imponendo modifiche nello svolgimento delle attività di pesca. Non per ultimo, va considerato che le nuove norme in maniera di controllo di tutte le fasi operative relative alla pesca dalla cattura alla commercializzazione e le relative sanzioni previste stanno modificando le modalità di svolgimento delle operazioni. Unica nota positiva riscontrata nell’anno 2011 è rappresentata dall’andamento dei prezzi medi alla produzione; per la prima volta dopo diversi anni, questi ultimi hanno mostrato una tendenza al rialzo che seppur minima, ha permesso di compensare parzialmente il calo delle catture. Negli ultimi 6 anni, si sono innescati dei meccanismi che hanno ridotto notevolmente i margini di profitto delle imprese pescherecce; la forte crescita della spesa complessiva sta erodendo i redditi dei pescatori come dimostrato dall’incidenza del profitto lordo sui ricavi su valori sempre più bassi; Il generale peggioramento del conto economico settoriale, inoltre, sta avendo ripercussioni negative sul costo del lavoro la remunerazione dell’equipaggio, considerata l’applicazione del contratto alla parte, ha raggiunto nell’ultimo anno, livelli notevolmente inferiori sia a quelli degli anni precedenti sia alla media del settore primario. Caratteristiche strutturali della flotta da pesca La flotta da pesca nazionale iscritta nell’Archivio Licenze di Pesca ed operativa a dicembre 2011 risulta composta da 13.078 battelli per un tonnellaggio complessivo di 175.523 Gt ed una potenza motore di 1.063.052 kW. L’analisi che segue è centrata sui natanti che svolgono la loro attività all’interno delle acque mediterranee – 13.064 battelli– considerata al netto della pesca oceanica (14 unità). Nel 2011, la capacità di pesca della flotta è continuata a diminuire rispetto al 2010, in modo costante, nella misura del 4% in termini di GT e del 2,6% per quanto riguarda la capacità espressa in potenza motore (kW). Tab. 2.1 - Composizione della flotta peschereccia italiana, 2011 Flotta mediterranea Flotta oceanica Totale Fonte: Mipaf N. battelli 13.064 14 13.078 Gt 168.864 6.659 175.523 KW 1.047.877 15.175 1.063.052 Nel corso del 2011, è proseguito il processo di arresto definitivo di parte della flotta peschereccia nazionale, previsto dal Piano di adeguamento dello sforzo di pesca adottato il 27 aprile 2010. Per la flotta autorizzata alla pesca del tonno rosso nell’ambito di accordi internazionali, sono stati adottati 3 distinti piani di adeguamento dello sforzo di pesca rispettivamente nel 2008, 2009 e 2010; RAPPORTO ANNUALE 2011 2012 i piani hanno portato a una consistente riduzione della flotta autorizzata alla pesca del tonno rosso, pari a 26 imbarcazioni, con una riduzione complessiva di 4.820 GT e 17803,45 kW. Relativamente alla flotta mediterranea, nel corso del 2011, a seguito dell’adozione del nuovo piano di adeguamento dello sforzo di pesca del 6 aprile 2010 e dei relativi piani di disarmo, sono fuoriuscite dalla flotta 332 imbarcazioni, con una riduzione complessiva in termini di capacità pari a 8.352 GT e kW 45.388. Se si considera l’intero periodo di programmazione iniziato a partire dal 2008, la flotta mediterranea è stata interessata dalla fuoriuscita di 363 imbarcazioni, con una riduzione di 12.308 GT e 657.817 kW. Il processo di ridimensionamento della flotta peschereccia sostenuto dalla misura di arresto deifinitivo, dunque, ha avuto un’accelerazione negli ultimi due anni; la dismissione ha riguardato barche di dimensioni superiori alla media nazionale, come testimoniato dal GT medio della flotta rimasta in attività; quest’ultimo è passato dai 13,7 GT del 2009 au 12,9 GT del 2011; analogo andamento ha assunto la potenza motore mediamente installa a bordo (80,2 kW in media nel 2011 a frotne di 82,4 kW del 2009). Graf. 2.1 – Andamento della capacità di pesca, 2004-2011 – anno base 2004=100 Fonte: Mipaaf-Irepa Tab. 2.2 - Caratteristiche tecniche della flotta peschereccia italiana per sistemi di pesca, 2011 valori assoluti e incidenza percentuale Sistemi N. battelli Inc. % GT Inc. % kW Strascico 2.525 19,3 103.854 61,5 498.829 Volante 132 1,0 10.572 6,3 48.059 Circuizione 268 2,1 16.186 9,6 67.382 Draghe idrauliche 706 5,4 9.394 5,6 76.332 Piccola pesca 8.764 67,1 16.817 10,0 250.937 Polivalenti passivi 483 3,7 6.501 3,8 69.859 Palangari 186 1,4 5.540 3,3 36.479 Totale 13.064 100,0 168.864 100,0 1.047.877 Fonte: Mipaaf-Irepa Inc. % 47,6 4,6 6,4 7,3 23,9 6,7 3,5 100,0 RAPPORTO ANNUALE 2011 2012 Nella ripartizione della flotta per sistemi di pesca1, il segmento più numeroso si conferma quello della piccola pesca con 8.764 battelli; seguono i battelli dello strascico con 2.525 unità e le draghe idrauliche con 706 imbarcazioni, mentre meno numerosi sono i polivalenti passivi (483 unità), i palangari (186), i battelli a circuizione (268) e le volanti (132). In termini di tonnellaggio impiegato, rilievo assoluto assume il segmento a strascico che totalizza oltre il 60% della stazza complessivamente raggiunta dalla flotta nazionale; la piccola pesca che, come visto, primeggia per numero di unità, incide per il 10% in termini di tonnellaggio. Dal punto di vista della ripartizione geografica, permangono le caratteristiche tipiche che contraddistinguono da sempre la flotta italiana, vale a dire bassa concentrazione - con Puglia e Sicilia che si distaccano dalle altre regioni per consistenza numerica e per tonnellaggio - e forti differenze di specializzazione in termini di produttività e redditività tra le aree adriatiche e siciliana, da un lato, e le aree tirreniche dall’altro. L’attività di pesca L’attività di pesca della flotta nazionale è stata pari, nel corso del 2010, a 1.748.461 giorni; in media ogni battello ha registrato un’attività pari a 133 giorni. Il dato relativo all’ultimo anno rappresenta un’inversione di tendenza rispetto all’andamento che ha caratterizzato il settore nell’anno precedente, quando l’attività media era scesa sui 126 giorni medi. Le due componenti dello sforzo, capacità e attività, hanno dunque registrato un andamento opposto: se da un lato la capacità di pesca espressa dal tonnellaggio di stazza lorda e dalla potenza motore è diminuita, dall’altro lato il livello di attività della flotta è aumentato. Lo sforzo complessivo, dato dal prodotto tra tonnellaggio impegnato e attività media di pesca2 è diminuito del 6,6%. L’analisi più dettagliata dell’andamento dell’attività per sistema di pesca consente, però di evidenziare come l’incremento nel livello di attività sia da attribuire essenzialmente ai battelli della piccola pesca; grazie al favorevole andamento meteorologico che ha caratterizzato il periodo autunnale, in particolare nei mesi di novembre e dicembre, si è registrato un incremento di attività generalizzato che ha assunto intensità maggiore proprio per la piccola pesca. Al contrario per i segmenti con maggiore produttività, l’attività o è risultata leggermente in crescita (circuizione con una media di 104 giorni di pesca) o è addirittura diminuita (volante e strascico); per le volanti a coppia, il livello di attività è diminuito di circa 20 giorni rispetto al 2010, mentre per lo strascico, l’attività media, pari a 147 giorni di pesca, è risultata la più bassa dal 2004, uguagliando il livello del 2008. 1 La segmentazione della flotta utilizzata nel presente Rapporto è basata sull’individuazione dell’attrezzo prevalente come stabilito dal Regolamento (CE) del Consiglio n. 199/2008 che istituisce un quadro comunitario per la raccolta e la gestione dei dati essenziali all’attuazione della Politica Comune della Pesca (PCP) e dal Regolamento (CE) della Commissione n. 26/2004 del 30 dicembre 2003 relativo al registro della flotta peschereccia comunitaria, allegato I “Definizione dei dati e descrizione di una registrazione”.”. 2 Regolamento (CE) n. 2091/98 della Commissione del 30 settembre 1998 relativo alla segmentazione della flotta peschereccia comunitaria e allo sforzo di pesca nell'ambito dei programmi d'orientamento pluriennali. RAPPORTO ANNUALE 2011 2012 Graf. 2.2 - Giorni medi di attività per sistemi di pesca, 2004-2011 Fonte: Mipaaf-Irepa Nell’arco di tempo che va dal 2004 al 2011, il calo dell’attività di pesca ha caratterizzato lo scenario nazionale: dal 2004 ad oggi l’attività media è diminuita del 6%, con punte del 16% per la volante, del 15% per le draghe idrauliche, del 12% per la circuizione e del 7% per lo strascico. Tale fenomeno può essere solo in parte attribuito alla crescita del prezzo del gasolio che ha sicuramente inciso sui trend degli ultimi tre anni; in generale, la contrazione dello sforzo di pesca risponde a una diversa organizzazione del comparto in cui gli operatori hanno autonomamente adottato strategie tese a migliorare la gestione del tempo speso in mare sia per motivi commerciali sia per razionalizzare i costi operativi associati alle attività di pesca e sbarco del pescato. Tab. 2.3 - Giorni medi di attività per sistemi di pesca, 2004-2011 Strascico Volante Circuizione Draghe idrauliche Piccola pesca Polivalenti passivi Palangari Totale Fonte: Mipaaf-Irepa 2004 157 166 110 100 141 128 148 141 2005 159 163 103 90 130 123 138 134 2006 162 152 111 101 135 142 129 138 2007 163 157 105 116 125 120 122 131 2008 147 124 83 104 111 123 127 118 2009 159 161 100 87 130 135 126 133 2010 150 158 96 89 121 128 129 126 2011 147 140 104 85 134 131 123 133 var% 11/10 -2 -12 9 -5 10 2 -5 6 A livello di singole marinerie, gli andamenti dei giorni di pesca sono risultati molto eterogenei. Per quanto riguarda lo strascico, i cali più consistenti hanno riguardato la Liguria dove la flotta a strascico è passata da una media di 149 giorni di pesca del 2010 a un’attività di 129 giorni nel 2011 (-13%) e l’Emilia Romagna con una perdita di circa 40 giornate di pesca; al contrario variazioni positive sono tate registrate in Calabria (+13%) e in Abruzzo (+7%). Il 2011 è stato la prima annualità di applicazione integrale delle restrizioni previste dal Reg.(CE) n.1967/2006 relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel mar Mediterraneo, entrate in vigore il 1° giugno 2010; tali restrizioni, soprattutto quelle relative al divieto della pesca a strascico entro le tre miglia hanno avuto ripercussioni dirette in diverse marinerie quali quelle RAPPORTO ANNUALE 2011 2012 dell’alto Adriatico; nel corso del 2011, è stata concessa una deroga alla distanza dalla costa consentendo l’uso di reti a strascico nella fascia tra 0,7 ed 1,5 miglia nautiche dalla linea di costa a condizione che la profondità del fondale non sia inferiore all’isobata dei 50 metri negli specchi acquei antistanti i Compartimenti marittimi della Calabria, della Liguria e della Sicilia settentrionale. I battelli pelagici armati a volante hanno registrato una forte contrazione dell’attività. In particolare, nel corso dell’anno i giorni medi di pesca delle volanti si sono ridotti del 12%, raggiungendo una media di 140 giorni, in calo rispetto al 2010, anno che aveva fatto registrare una forte ripresa rispetto all’annata particolarmente negativa del 2008; a livello regionale, le volanti marchigiane e romagnole hanno registrato il livello di attività più basso (125 giorni), mentre quelle venete e pugliesi hanno pescato mediamente per circa 150 giorni. Per la flotta a circuizione, la media nazionale non ha mostrato variazioni di rilievo rispetto allo scorso anno; da una analisi più dettagliata a livello regionale emergono però degli andamenti contrapposti. Soprattutto in Calabria i pochi battelli a circuizione presenti (circa una quindicina) hanno ridotto di molto il loro livello di attività, passato dai 157 giorni del 2010 ai 77 del 2011; contrazioni sono state registrate anche in Puglia e Abruzzo. Ampiamente positiva l’annata registrata in tutto il Tirreno e, in particolare, sul versante settentrionale con buoni livelli di attività per le flotte liguri, toscane e laziale. Nel 2011, la pesca del tonno rosso con la circuizione che era stata sospesa nel 2010 come conseguenza della ridotta quota di cattura assegnata all’Italia e per consentire un più rapido recupero della risorsa, si è svolta regolarmente; la quota assegnata alla circuizione è stata pari a 1.169 tonnellate; la pesca, come stabilito dalla regolamentazione ICCAT recepita in sede comunitaria, si è svolta dal 16 maggio al 14 giugno. Nel corso del 2011, l’attività delle draghe idrauliche è stata pari a 85 giorni, stabile negli ultimi 3 anni, dopo il picco registrato nel 2008 con 104 giorni di pesca. Come di consueto il dato aggregato nasconde andamenti molto diversi a livello compartimentale; è noto, infatti, che l’attività e la produzione dei battelli è fortemente influenzata dallo stato complessivo delle risorse la cui disponibilità è soggetta a variazioni spaziali e temporali anche molto consistenti. In relazione ai diversi areali di produzione, si osserva una ripresa dell’attività per le draghe romagnole dopo diverse annate particolarmente negative; al contrario quasi completamente inattive le vongolare di Monfalcone.. I battelli che esercitano l’attività di pesca con l’ausilio di attrezzi passivi sono stati caratterizzati da un più elevato livello di attività rispetto al precedente anno. I giorni medi di pesca sono passati da 121 a 134 per le imbarcazioni della piccola pesca che hanno tratto vantaggio dalle condizioni metereologiche particolarmente positive degli ultimi mesi dell’anno. Al di là dell’alto e medi Adriatico, con livelli di attività stabili, l’incremento ha interessato tutte le restanti regioni. I battelli polivalenti mostrano le variazioni più consistenti tra un’area e un’altra; l’elevata variabilità che contraddistingue questo nucleo di battelli discende direttamente dalle caratteristiche operative che prevedono l’alternanza di diverse tecniche di pesca con evidenti scostamenti nei livelli di attività, nei quantitativi sbarcati e nei rendimenti da un anno a un altro e da un’area di pesca a un’altra. I battelli armati a palangaro hanno mostrato una leggera variazione negativa dell’attività media; la riduzione dei giorni di pesca è da imputare in particolare alle unità produttive che hanno operato in in Sicilia sul versante orientale dove le giornate mediamente trascorse in mare sono passate da 136 a 126; per i palangari pugliesi è stata stimata una media di 113 giornate di pesca. RAPPORTO ANNUALE 2011 2012 Tab. 2.4 - Andamento dell'attività per compartimenti, draghe idrauliche, 2008-2011 giorni medi Compartimento Pescara Ortona Napoli Ravenna Rimini Monfalcone Monfalcone fasolari Roma Ancona Civitanova marche Pesaro San Benedetto del Tronto Molfetta Manfredonia Chioggia Chioggia fasolari Venezia Venezia fasolari Termoli Totale Var% 2008 2009 2010 2011 11/10 78 68 104 64 150 170 102 112 138 106 142 111 46 68 131 113 55 99 88 104 76 71 83 66 121 116 110 117 67 51 113 92 41 106 82 121 60 95 56 87 96 81 96 53 54 128 69 101 111 93 128 106 27 93 59 159 32 114 96 89 81 79 88 115 103 28 88 90 127 62 111 82 36 86 53 92 42 84 108 85 -16 -2 -8 117 89 -78 28 -11 15 -34 -13 -22 33 -8 -10 -42 31 -26 13 -5 Fonte: Mipaaf-Irepa Tab. 2.3 Sforzo di pesca per sistemi di pesca 2004-2011 Strascico Volante Circuizione Draghe idrauliche Piccola pesca Polivalenti passivi Palangari Totale Fonte: Mipaaf-Irepa 2004 2005 23,2 1,6 1,3 0,9 2,6 1,3 2,2 33,1 22,7 1,5 1,4 0,8 2,2 1,0 2,4 32,0 2006 22,1 1,7 1,5 0,9 2,7 0,8 1,6 31,3 2007 2008 2009 2010 GT*giorni di pesca medi in mln 2011 var% 11/10 20,7 1,8 1,4 1,1 2,3 0,8 1,1 29,3 16,3 1,4 1,2 0,8 2,3 1,1 0,8 23,9 -9,5 -16,4 27,3 -3,8 8,9 -2,3 -10,5 -6,6 17,9 1,5 1,0 1,0 2,0 0,9 1,1 25,2 18,6 1,7 1,4 0,8 2,2 1,0 0,9 26,5 18,0 1,7 0,9 0,9 2,1 1,1 0,9 25,5 RAPPORTO ANNUALE 2011 2012 Composizione del pescato La produzione della flotta italiana nel 2011, è stata di 210.324 tonnellate equivalenti in termini economici a 1.090,33 milioni di euro; i risultati complessivamente raggiunti dalla flotta, sia in termini di quantità sia di valore, hanno mostrato una riduzione pari rispettivamente al 6% e all’1% rispetto al 2010. Così come nei precedenti anni, le specie più pescate risultano, in ordine decrescente di produzione, acciughe, vongole e sardine. Le acciughe hanno registrato una produzione pari a 46.237 tonnellate (il 22% delle catture nazionali); dal confronto con il 2010 si rileva una flessione di 15 punti equivalente a quasi 8 mila tonnellate. Tuttavia, grazie all’aumento registrato dal prezzo (+21%), il valore complessivo della produzione di acciughe è aumentato di circa 2,5 milioni di euro. Su livelli inferiori si collocano le quantità di vongole e sardine. La prima specie ha registrato un volume di sbarchi pari a 19.668 tonnellate stabile rispetto al 2010, con una quota sul totale Italia di 9,4%; stabile anche il valore complessivo del fatturato. Le quantità di sardine, pari a 14.377 tonnellate, rappresentano il 6,8% del totale Italia; dal confronto con il dato 2010 il volume di sardine sbarcate ha segnato un calo di del 12%, al contrario, il valore del fatturato è risultato stabile intorno al 12,7 milioni di euro. Al di là di queste tre specie prevalenti, emergono in termini quantitativi gli sbarchi di naselli e gamberi bianchi, su livelli molto prossimi: 10.460 e 10.030 tonnellate (pari rispettivamente al 5% e al 4,8%, degli sbarchi nazionali complessivi). Dal confronto con il dato 2010, le quantità di naselli hanno mostrato una flessione del 9%. Nell’arco temporale 2004-2011, la produzione di acciughe ha registrato un evidente ridimensionamento, dopo il massimo segnato nel triennio 2005/2007 con una produzione media di circa 68 mila tonnellate. Nel 2008 si è avuto il dato minimo di 46 mila tonnellate, seguito da una leggera ripresa nel 2009 e 2010 con 54 mila tonnellate; nel 2011 il volume complessivo degli sbarchi di acciughe è tornato sui valori minimi del 2008. L’andamento degli sbarchi di sardine, si presenta sostanzialmente stabile, dopo il picco del 2004, oscillando tra le 11 mila tonnellate del 2005 e le 16 mila del 2010. Le quantità di naselli sono caratterizzate da un lieve ma continuo decremento; dopo la produzione eccezionale del 2007, sono scese a 14 mila tonnellate nel 2007, a 12 mila nel 2008 e 2009, 11.500 nel 2010, 10500 nel 2011. Le vongole presentano un andamento abbastanza ciclico, mentre per i gamberi bianchi, dopo due anni particolarmente negativi (il 2007 e il 2008), il volume degli sbarchi ha segnato una significativa ripresa nel 2009, confermata nel 2010 e 2011. In termini di fatturato, il nasello è la specie che presenta il valore più elevato, nonostante il calo registrato: con 86,1 milioni di euro rappresenta il 7,9% del valore nazionale. Le acciughe sono la seconda specie con un ricavo di 78,4 milioni di euro equivalente ad una quota del 7,2% del valore nazionale. Quindi seguono, i gamberi bianchi con 73,5 milioni di euro ed una quota del 6,7%; il pesce spada con 61 milioni di euro e una quota del 5,6% e i gamberi rossi con 60,3 milioni di euro ed il 5,5% del fatturato. RAPPORTO ANNUALE 2011 2012 Sistemi di Pesca: tendenze di rilievo nell’andamento catture Nel 2011, si è registrata una preoccupante perdita di produttività; sia in termini unitari che giornalieri; le catture medie per battello così come i ricavi hanno riportato una considerevole perdita; in particolare, mediamente le catture annue di un singolo battello non hanno superato le 16 tonnellate, il valore più basso dal 2004 ad oggi. Sulla riduzione dei livelli complessivi di cattura e sulla produttività unitaria hanno inciso diversi fattori quali, da un lato, le modifiche nelle aree di pesca indotte dall’aumento dei costi di produzione, dall’altro la diversa composizione del pescato per prediligere specie maggiormente richieste da un mercato nazionale ed internazionale condizionato dalla crisi economica. Non può, inoltre, non essere considerato l’impatto che hanno avuto in maniera diretta sulla produzione, le nuove restrizioni introdotte dal Regolamento Mediterraneo 1967/2006; queste ultime hanno riguardato la misura delle maglie delle reti, la distanza dalla costa, la taglia minima di diverse specie ittiche imponendo modifiche nello svolgimento delle attività di pesca. Per quanto riguarda i sistemi di pesca invece, i cali di produzione hanno riguardato i segmenti più rilevanti dal punto di vista dei quantitativi catturati; la produzione dello strascico è diminuita dell’8%, mentre per le volanti, il calo è risultato ancora più consistente (-23%); il rialzo dei prezzi per questi due sistemi di pesca ha permesso di contenere, ma non invertire, la perdita in termini idi ricavi. Unico segmento produttivo nel 2011 a registrare una buona performance economica è stato quello rappresentato dalla piccola pesca con una buona ripresa dei ricavi (+8%); stabili i rendimenti sia in termini di quantità che di valore delle draghe idrauliche. Flotta a Strascico La flotta operante in prevalenza con reti da traino a divergenti e rapido, è costituita da 2554 natanti e rappresenta il principale polo produttivo della pesca italiana. Infatti, concentra il 19% del numero di battelli, ma contribuisce con il 64% al tonnellaggio, il 34% al volume di prodotto sbarcato ed il 48% ai ricavi complessivi. Il livello di attività nel 2011 segna una contrazione di 5 punti che in termini medi è pari a 4 giorni di lavoro, in ragione dell’estensione a due mesi del periodo di fermo obbligatario nell’area adriatica. In effetti, in tale area il calo dell’attività media dei battelli a strascico supera i -6 punti con un livello di 131 giorni contro i 140 del 2010 e addirittura inferiore al 2008 quando in conseguenza della prima forte impennata del prezzo dei prodotti petroliferi si sono registrati livelli di 138 giorni. Lieve calo dell’attività media anche in Sicilia (-3 punti) con un dato di 161 giorni contro i 166 del 2010. Sostanzialmente stabile l’attività media dei battelli a strascico del versante tirrenico, dove si registra un livello di 151 giorni battello contro il 149 del 2010 mentre un significativo avanzamento dell’attività emerge per la flotta a strascico dell’area ionica con un valore di 184 giorni contro i168 dell’anno precedente. Il decremento dell’attività congiunto alla flessione della produttività tecnica della flotta, ha determinato un significativo calo nel volume complessivo del prodotto sbarcato dal segmento che rispetto al 2010 arretra di 8 punti passando da 78 a 72 mila tonnellate. La riduzione dell’offerta non ha avuto effetti significativi sul valore unitario della produzione aumentato di 1,7 punti, pertanto il ricavo complessivo generato dalla flotta a strascico è sceso di 6,4 punti rispetto al 2010 attestandosi a 520 Meuro, il valore minimo mai registrato, con un saldo negativo di oltre 35 Meuro. Anche il ricavo medio per natante si muove in territorio negativo con una flessione di 3,5 punti ed un valore assoluto inferiore anche al dato 2008. Il dettaglio dell’andamento produttivo per Gsa, consente di evidenziare che solo nell’area Ionica si evidenzia un lieve aumento delle catture (6 punti) e dei ricavi (1 punto). Aumento dei ricavi anche RAPPORTO ANNUALE 2011 2012 in Sardegna dove si registra una crescita di 3 punti a fronte di una flessione di 2 punti delle quantità sbarcate e nell’alto tirreno, +4,2 punti per i ricavi contro il volume degli sbarchi che è fermo rispetto al 2010. Consistenti regressioni delle catture e dei ricavi emergono per lo strascico dell’intera fascia adriatica. Nella gsa 17 dell’alto adriatico da Termoli a Trieste, le catture arretrano di 12 punti e i ricavi di 11 punti; nel basso adriatico, che si identifica con la flotta pugliese dal Gargano a Otranto, lo sbarco arretra di 16 punti e i ricavi di 15. Sul fronte commerciale non si registrano variazioni significative con il prezzo medio del segmento in evidente stagnazione, un lieve aumento di 1,7 punti. La dinamica per GSA evidenzia una crescita di 5 punti nel litorale Sardo, di 4,5 punti nell’alto Tirreno e di 2,5 punti nel Canale di Sicilia. Aumenti più contenuti di 1 punto per l’alto e basso adriatico mentre nel sud Tirreno e nello Ionio si registra una flessione di 3 e 4,5 punti rispettivamente. Flotta a Strascico: andamento catture La composizione del pescato evidenzia variazioni in campo negativo per tutte le specie principali e, in particolare, le quantità di nasello si riducono di 10 punti con un saldo negativo di quasi 900 tonnellate e quelle delle pannocchie arretrano di 19 punti, quasi 1000 tonnellate in meno rispetto al 2010. I gamberi bianchi segnano una contrazione di 2 punti, le triglie di fango di 4 punti, i gamberi rossi di 7 punti e gli scampi di 16 punti. Il gambero bianco si conferma la specie prevalente del segmento con un volume di sbarchi pari a 10.022 tonnellate ed una quota del 14% sul totale del sistema. Area di maggior produzione è il Canale di Sicilia dove origina il 74% della produzione totale di questa specie e dove, nel 2011, si registra un calo di 3,3 punti della produzione pari ad un saldo di 255 tonnellate di negativo. La flessione è risultante di andamenti differenziati tra i motopesca delle diverse classi dimensionali: le classi tra 12 e 18 metri e tra 18 e 24 metri nel complesso, segnano una flessione di 550 tonnellate pari a 10 punti; al contrario i natanti della classe di lft > 24 metri, identificabili con la flotta di Mazara del Vallo, evidenziano una crescita di 13 punti degli sbarchi di gamberi bianchi equivalente ad un saldo positivo di 290 tonnellate. Il nasello è la seconda specie in termini di quantità sbarcate con 8100 tonnellate corrispondente ad una quota dell’11,3% dei quantitativi totali dello strascico. Il dato annuale registra una forte regressione rispetto al 2010 (888 tonnellate pari al 10 punti) e di fatto gli sbarchi sono in contrazione in tutte le aree di maggior produzione della specie. Nella Gsa pugliese del basso adriatico, il volume degli sbarchi di nasello pari a 3300 t. rappresenta il 41% (38% nel 2010) delle quantità totali della specie pescate dallo strascico, il dato 2011 presenta una lieve flessione di 2,5 punti (-85 t.). Nell’alto adriatico gli sbarchi sono di 1472 t. e concentrano il 18% (21% nel 2010) delle quantità di nasello riferibili allo strascico; nel 2011 si registra un decremento delle quantità di 400 tonnellate, oltre 21 punti che interessa esclusivamente la flotta marchigiana nella sua totalità (391 t., pari al -34%). La flotta del Canale di Sicilia contribuisce 1263 t. equivalente al 15,6% (16,9% nel 2010) della produzione complessiva del nasello relativo al sistema strascico; la flessione di 253 t. (-17 punti) coinvolge la flotta di tutte le classi dimensionali. La terza specie per volume di sbarchi del sistema strascico è la triglia di fango, che nel 2011 ha registrato un totale di 4360 t. 200 in meno rispetto al 2010 (-4 punti) e rappresenta il 6% delle quantità complessive del sistema. La gsa con più alto volume di sbarchi è la 17 relativa al nord adriatico da Termoli a Trieste, con 1860 t. pari al 43% (40% nel 2010) della produzione realizzata di questa specie relativa allo strascico. La gsa comprende un’area molto estesa con numerose regioni e, in effetti, le Marche e l’Emilia Romagna sono le regioni con prevalenza degli sbarchi di triglie. Nel corso del 2011 si verifica un andamento estremamente diversificato tra le due aree: nelle Marche si registra una contrazione della produzione di 375 t. (-33 punti) per cui il volume complessivo di triglie scende da 1100 t del 2010 a 731 del 2011; in Emilia, le quantità raddoppiano passando da 321 a 630 t. Variazioni positive anche in Veneto (+50 punti) e in Abruzzo (+33 punti). Tuttavia, il decremento evidenziato a livello nazionale è da imputare alla flessione degli sbarchi RAPPORTO ANNUALE 2011 2012 registrata in Sicilia sud e in Puglia. In Sicilia la flotta con dimensioni >24 metri registra una flessione degli sbarchi di triglia di 180 t, passando dalle 420 t. del 2010 alle 237 del 2011 (-44 punti); in Puglia il calo degli sbarchi è pari a 105 t. con il dato complessivo che passa da 600 t. del 2010 a 495 t. del 2011. Le pannocchie sono la quarta specie per volume di sbarchi con 4000 t. pari al 5,6% della produzione complessiva del sistema. Nel corso del 2011 si registra una forte contrazione dell’offerta, quasi 1000 t. in meno rispetto al 2010 e il fenomeno si concentra nelle regioni: Emilia Romagna, dove si passa dalle 1800 t del 2010 alle 1370 t del 2011; Veneto, dove il volume degli sbarchi di pannocchie è di 192 t. contro le 536 t del 2010; Marche, dove il dato 2011 è di 740 t contro le 860 dell’anno precedente. Le pannocchie sono una specie soggetta a forti fluttuazioni annuali, ma il fenomeno 2011 forse può essere letto anche alla luce delle nuove norme sulla pesca nel Mediterraneo che vietano l’attività entro le tre miglia dalla costa. Gamberi rossi e scampi sono specie che sebbene di importanza secondaria in termini quantitativi assumono ruolo primario in termini economici dove gamberi bianchi e nasello sono le prime specie con un contributo ai ricavi complessivi del sistema del 14 e 12% rispettivamente, di seguito i gamberi rossi con l’11,5% e gli scampi con il 10,1%. I gamberi rossi derivano per il 55% dall’attività della flotta localizzata a Mazara del Vallo dove nel 2011 si riscontra una flessione di 6 punti del prodotto sbarcato. Il volume di scampi proviene per il 34% dall’adriatico centro settentrionale (Molise, Abruzzo e Marche), per il 28% dalla flotta pugliese e per il 23% dalla Sicilia meridionale. L’andamento 2011 della produzione di questa specie registra un calo di 280 t. (-23 punti) nel medio adriatico e di 264 t (-26 punti) nel basso adriatico; stabile il dato siciliano. Area adriatica3 La flotta da pesca operante con attrezzi a strascico nell’area Adriatica è composta da 1200 unità, poco meno della metà dell’intero comparto nazionale. Nel corso del 2011 il livello di attività è calato in modo significativo rispetto al 2010, 6,6 punti di flessione che in termini di attività media per natante sono pari a 2 settimane lavorative, 131 giorni nell’anno, contro i 140 del 2010 e i 155 del 2009. La produzione non supportata da miglioramenti della produttività (in calo di 7 punti) segna una flessione di quasi 14 punti nel confronto con il 2010 che sale a 29 punti se raffrontata con il dato medio del triennio 2007/2009. Una pesante flessione dell’offerta che deve essere ricondotta all’effetto concomitante di più eventi: • il fisiologico calo delle risorse, • le norme comunitarie restrittive nella dimensione delle maglie e nella distanza dalla costa • il caro gasolio che ha costretto gli operatori a modificare la gestione delle operazioni di pesca nel tentativo di contenere i costi. Sul versante commerciale ed economico, la consistente flessione dell’offerta non è stata supportata da significativi aumenti nel prezzo cresciuto di un solo punto, indice che la domanda e il consumo di prodotti ittici scontano la crisi economica. Il valore dei ricavi totali arretra di 13 punti e, considerato il contemporaneo incremento del 23 punti della spesa per carburante, ne deriva una condizione di forte crisi economica per le imprese. Il peso della spesa per carburante erode il 37% del fatturato contro il 26% del 2010. La composizione del pescato vede prevalere le catture di nasello, con 4800 tonnellate rappresenta il 14,4% del totale; di seguito gli sbarchi di pannocchie pari a 3000 tonnellate contribuiscono con il 9% al volume complessivo; le due specie di moscardini rappresentano l’8% del totale quindi le triglie di fango con il 7% e gli scampi con il 5%. Proprio quest’ultima specie 3 L’area adriatica include le regioni della GSA17 (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Molise e Abruzzo) e GSA18 (Puglia nord). RAPPORTO ANNUALE 2011 2012 assume rilievo predominante in termini economici con una quota del 16,4% dei ricavi totali, segue il nasello che vale il 15,3%, le pannocchie con l’8,1% e le seppie con il 7%. Tute le regioni dell’area presentano una regressione degli indicatori più o meno marcati, anche in ragione del fermo tecnico prolungato di un mese rispetto al 2010. Significativa flessione nel volume degli sbarchi interessa il Friuli Venezia Giulia, 22 punti in meno, che ha coinvolto quasi tutte le specie ma più intensamente le specie a basso pregio economico come murici acciughe e sardine. La riduzione dell’offerta e una composizione del pescato indirizzata verso specie più pregiate ha determinato un deciso incremento del prezzo medio salito di 27 punti che ha consentito ai ricavi di attestarsi sul valore del 2010. Nelle Marche la flessione degli sbarchi ha raggiunto i 18 punti e, purtroppo, essendo coinvolte anche specie di pregio come gli scampi e il nasello il valore del prezzo si è ridotto di 5 punti provocando una contrazione del ricavo superiore a 22 punti, di fatto un saldo negativo di 12 Meuro. Indicatori in deciso ribasso anche in Veneto dove il volume degli sbarchi arretra di 20 punti e il ricavo di 14 punti. Nella composizione del pescato si registra un forte calo di specie pregiate come le sogliole (-27 punti), ma anche di pannocchie (-64 punti), di seppie (-26) e di moscardini (-49). La flotta a strascico della Puglia nord, area compresa tra il Gargano e Otranto, registra una flessione di pari intensità di catture e ricavi, 15 punti. La riduzione coinvolge tutte le specie ma in particolare gli scampi (-25 punti) dalle 1000 tonnellate del 2010 scendono a 760 tonnellate con un forte impatto negativo sulla redditività con un perdita netta di 4,8 Meuro. Sostanzialmente stabili i livelli produttivi di Abruzzo e Molise mentre in Emilia Romagna si registra un leggero aumento di 3 punti dei ricavi. Sicilia La flotta a strascico siciliana composta da poco più di 500 natanti ha conseguito nel 2011 un volume di sbarchi pari a 18570 tonnellate, 5,6 punti in meno sul 20110. Il valore economico si è attestato su 144,6 Meuro con una flessione di 4,5 punti ed una perdita di 7 Meuro sul 2010, mentre il ricavo medio per natante è rimasto stabile sull’anno precedente ed è addirittura migliorato rispetto al dato 2008 e 2009. Oltre l’80% della flotta è concentrata nel versante meridionale dell’isola e nel corso dell’anno registra una flessione del volume complessivo degli sbarchi e dei ricavi di 6 e 4 punti rispettivamente in ragione del calo della flotta di 7 punti. In effetti, la Sicilia è una delle aree dove ha maggiormente inciso la misura del ritiro definitivo e molti natanti hanno beneficiato del premio previsto. In termini unitari, si registra un lieve arretramento dell’attività media, 3 punti che si traducono in 6 giorni di pesca in meno rispetto al 2010 compensato dal miglioramento della produttività tecnica aumentata di 5 punti. Di fatto, le catture battello rimane stabile rispetto al 2010 (+1 punto) ed il ricavo battello sale di 3,6 punti, che compensa solo parzialmente l’incremento di 19 punti del costo per acquisto di carburante. L’andamento per classi di lft vede arretrare l’attività delle classe inferiore 12/18 metri, 20 giorni in meno rispetto al 2010, con riflesso negativo sulla cattura media per battello scesa di 6 punti e sui ricavi ridotti di 5 punti. La composizione degli sbarchi è centrata sul gambero bianco che rappresenta il 38% in quantità ed il 35% in valore e nell’anno registra una forte flessione, 16 punti pari a 300 tonnellate che giustificano per l’85% il calo complessivo delle catture registrato dal segmento (-365 tonnellate). Altre specie significative sono il nasello con il 8,7% ed i polpi con il 7,4% del totale. La classe dimensionale tra 18 e 24 metri segnala un decremento di 5 punti nel volume di sbarchi e di 2 punti nel valore dei ricavi a fronte di un lieve incremento dell’attività (4 punti) il che testimonia un deterioramento della produttività tecnica dei battelli. Anche per questo segmento la composizione del pescato vede prevalere le quantità di gambero bianco con un volume di 3300 tonnellate rappresentativo del 52% del totale in quantità e del 51% del valore economico. Rispetto al 2010 la specie presenta una flessione di 238 tonnellate (-7 punti) RAPPORTO ANNUALE 2011 2012 che insieme alla flessione degli sbarchi di nasello (-106 tonnellate) giustifica il calo complessivo registrato dal segmento di 341 tonnellate. I natanti con lunghezza superiore ai 24 metri sono concentrati a Mazara del Vallo e costituiscono il maggior polo peschereccio italiano. Il segmento attraversa già da alcuni anni una profonda crisi dovuta a vari fattori tra cui scatenante, l’incremento del prezzo del gasolio; inoltre: • le crescenti difficoltà nell’accesso alle aree di pesca tradizionali prospicienti le acque dei paesi del Maghreb, in particolare Libia e Tunisia; • la crescente difficoltà nel reperimento di lavoro specializzato ed in particolare di comandanti con adeguata preparazione. Pertanto, solo in questo segmento si registrano oltre 30 barche in uscita e altra che sono in attesa del premio per il ritiro definitivo. Gli indicatori complessivi segnano variazioni negative come diretta conseguenza dalla riduzione della flotta (-21 punti), se invece si considerano i parametri medi per battello emerge un quadro decisamente più confortante anche se non ottimale. L’attività media è stabile sugli stessi livelli registrati negli ultimi 4 anni, mentre la produttività tecnica segna un discreto aumento di 19 punti così che le catture per natante si attestano sui valori più alti dal 2007 con 20 punti di scarto sul 2010. Altrettanto positivo il dato del ricavo per battello che aumenta di 23 punti ed è il più alto degli ultimi 4 anni, peccato però che serva giusto a compensare l’incremento della spesa per gasolio cresciuta del 28%. Il segmento è noto per avere i crostacei come target principale. Il gambero bianco con 2500 tonnellate (+13 punti sul 2010) è la specie prevalente nella composizione coprendo il 38% del totale in quantità e il 32% dei ricavi; segue la produzione di gamberi rossi con un volume di 1350 tonnellate (-6 punti sul 2010) copre il 21% delle quantità ed il 42% del fatturato; quindi gli scampi con il 6,7% delle quantità e l’11,5% del valore. In sostanza queste tre specie rappresentano i 2/3 delle quantità prodotte e l’86% del relativo fatturato. La flotta strascicante della Sicilia settentrionale è ridotta a 65 natanti e alcuni di questi cambiano anche attrezzo durante l’anno soprattutto per durante la stagione del pesce spada armano a palangaro derivante. Gli indicatori segnano andamenti negativi con il volume dello sbarco sceso di 9 punti e i ricavi di 22 punti a fronte di una crescita di 10 punti dell’attività. L’evidente arretramento del prezzo medio deriva da una variazione della composizione dove i gamberi rossi specie prevalente, segna una flessione di 36 punti negli sbarchi con conseguente perdita economica di 1,4 Meuro e ribasso del prezzo medio complessivo. Inoltre, la seconda specie in termini di catture i gamberi bianchi segnano un crescita di 60 punti ma un contestuale calo del prezzo di 25 punti. Il nasello che rappresentava nel 2010 la terza specie in termini di quantità sbarcate, segna un dimezzamento con un salda negativo di 46 tonnellate e 560 mila euro. La flotta del versante orientale dell’isola composta da 24 motopesca, ha registrato un significativo aumento delle catture e dei ricavi, 14 e 5 punti rispettivamente. L’incremento degli sbarchi interessa specie come le seppie, le triglie, le pannocchie, il nasello e i caponi. In controtendenza, il dato relativo a gamberi bianchi e rossi, il che ha inciso negativamente sul valore economico cresciuto meno delle quantità. Area tirrenica 4 La flotta a strascico dell’area tirrenica si compone di ca. 600 barche, consistenza in riduzione di quasi 6 punti in linea con le misura di adeguamento della capacità produttiva alla consistenza delle risorsa nell’ottica di pesca sostenibile. Il volume degli sbarchi complessivi risulta pari a 14917 tonnellate per un ricavo di 120.8 Meuro. Gli indicatori assoluti scontano la riduzione della flotta, anche se alla riduzione di 4 punti dell’attività e di 1 punto delle catture si contrappone l’aumento di 3 punti dei ricavi che si attestano su valori maggiori degli ultimi 4 anni. 4 Comprende le regioni che ricadono nelle GSA 9 (Liguria, Toscana e Lazio), GSA 10 (Campania, Calabria tirrenica) e GSA 11 (Sardegna), ad eccezione del versante tirrenico siciliano RAPPORTO ANNUALE 2011 2012 In termini di parametri medi si evidenzia un generalizzato miglioramento dei rendimenti, infatti, l’attività media è di fatto stabile passando dai 149 giorni del 2010 ai 151 del 2011, mentre la cattura battello sale di 5,3 punti ed il ricavo battello di oltre 9 punti, attestandosi su livelli inferiori solo al 2007. Deve comunque tenersi in considerazioni che gli incrementi sono in gran parte assorbiti dall’aumento del costo del gasolio nell’area pari al 27% rispetto al 2010. La produzione complessiva decresce di 92 tonnellate pari a 3,6 Meuro, tra le specie con segno negativo le mendole (-170 t., pari al -33%) specie prevalente della Sardegna, calamari, polpi, seppie, pagelli, naselli e triglie di fango. In aumento le catture di gamberi bianchi (8 punti) di pannocchie (13 punti) e scampi (14 punti). Specie prevalente è il nasello che rappresenta il 10% sia delle quantità che dei ricavi complessivi del segmento. In termini quantitativi seguono le triglie di fango con il 7%, i moscardini bianchi con il 6% e i gamberi bianchi con il 5,8%. In termini economici emergono i valori di fatturato relativi ai gamberi rossi (10%), ai gamberi bianchi (7%) e agli scampi (6,4%) Area ionica 5 La flotta a strascico dell’area è composta da 219 motopesca con una riduzione di 6 unità sul 2010. A fronte di una crescita dell’attività (7 punti), il volume del prodotto sbarcato, pari a 5224 tonnellate, segna un aumento di 5 punti rispetto al 2010, stabile a 33 Meuro il valore dei ricavi per la contestuale discesa di 4 punti del prezzo attestato a 6,3 euro/kg. Il ricavo medio per natante si muove in territorio positivo con una lieve crescita di 3 punti. La discesa del prezzo va ricondotta ad una modifica nel mix di specie sbarcate, dove si riducono le quantità di scampi, gamberi bianchi e calamari, mentre aumentano le boghe, ii moscardini, le triglie di fango e i sugarelli. La composizione del pescato è dispersa su vari prodotti tra cui emergono il nasello con una quota del 10%, i gamberi bianchi con l’8,5% e le triglie di fango con l’8,3%. I fondali dell’area ionica si caratterizzano per la pesca dei gamberi di profondità, rosso e viola, attività cui prendono parte anche motopesca provenienti da altre località come Bari, Molfetta, Manfredonia, Catania. Le quantità di queste due specie si attestano a meno del 6% del totale sbarcato ma, grazie ad un prezzo medio di 22 euro/kg contribuiscono con il 20% alla formazione del ricavo totale. Dell’11,8% il peso in termini economici dei gamberi bianchi e del 10,5% il peso economico dei naselli. Le regioni comprese nell’area sono la Calabria e la Puglia meridionale e la flotta si ripartisce in modo quasi uguale tra le due (102 e 11 motopesca rispettivamente). Tuttavia, la flotta calabrese registra una produzione significativamente più elevata 3300 tonnellate contro quella pugliese pari a 1900 t. La differenza sta nella tipologia di pesca e nel target, di piattaforma e demersale quello calabrese, più mirato alle quantità, di profondità quindi gamberi e qualitativamente più pregiato quello pugliese. Infatti, la differenza produttiva si annulla se si considera il valore del fatturato pari a 16 Meuro per la flotta calabrese e a 17 Meuro per quella pugliese. Piccola pesca Il segmento della piccola pesca è costituito dai natanti con lunghezza inferiore ai 12 metri che utilizzano prevalentemente attrezzi passivi quali reti da posta, palangari, nasse e trappole; essi sono altresì caratterizzati da una conduzione tecnica ed amministrativa dell’attività a carattere familiare e artigianale. Il segmento costituisce i 2/3 della flotta da pesca italiana in termini numerici con 8800 natanti, ma le modeste dimensioni medie che non superano le due tonnellate di stazza lorda, comprimono la quota di GT al solo 10%, mentre il contributo produttivo vale il 17,5% in termini quantitativi ed il 27,4% in termini economici. Nel corso del 2011, il volume di prodotto sbarcato dai natanti della piccola pesca è stato di 36.600 tonnellate con una variazione positiva del 9% rispetto al 2010. L’attività della piccola pesca, in considerazioni delle piccole dimensioni dei natanti è vincolata alle condizioni meteo marine che 5 Comprende le regioni che ricadono nelle GSA19 (Puglia sud, Calabria ionica), ad eccezione del versante ionico della Sicilia RAPPORTO ANNUALE 2011 2012 nel corso del 2011 hanno consentito maggiori uscite per complessivi 12 giorni in ambito nazionale (134 per battello contro i 122 del 2010). Note meno positive si ricavano dall’andamento del prezzo medio che in ambito nazionale scende dell’1,4% pur confermando il valore più alto tra i vari sistemi di pesca (8,10 euro/kg contro 8,21 del 2010). Un discreto miglioramento pari al 6% emerge solo per l’area siciliana dove il prezzo ha raggiunto i 9,13 euro/kg (+5,7 punti) valore più elevato tra le varie macroaree; in calo del 6% il dato del tirreno, stabile il prezzo in Adriatico e Ionio. La composizione del pescato vede prevalere le seppie con 3.069 tonnellate rappresentano l’8,4% del volume complessivo di sbarchi del segmento e con 31 milioni di euro il 10,5% dei ricavi. Da segnalare che la specie ha registrato un forte calo nelle catture soprattutto in Veneto ed Emilia Romagna, con un saldo negativo di 725 tonnellate e 3,6 milioni di euro. Gli sbarchi di polpi si attestano su 2.600 tonnellate e contribuiscono con il 7,1% al totale in quantità ed il 6,3% dei ricavi; seguono i lumachini (il 6,3% della produzione totale), le sogliole (il 5,4%) e i naselli (il 4%). In termini geografici è il Tirreno la realtà più consistente con 3.560 battelli, 14.178 tonnellate di prodotto sbarcato ed un ricavo di 112,7 milioni di euro che vale più del 10% del fatturato complessivo della pesca in Italia. Il polpo è la specie prevalente nella composizione del pescato con 1.711 tonnellate di prodotto costituisce il 12% delle catture ed il 9,6% dei ricavi. Seguono il nasello con il 6,4% del pescato ed il 9% dei ricavi, le seppie con il 5% in quantità ed il 6,7% in valore. Nell’area adriatica operano poco meno di 2.400 natanti e la produzione 2011 è stata pari a 11.500 tonnellate con un valore di 94,4 milioni di euro. I lumachini, prodotto tradizionale dell’area è la specie prevalente in catture con una quota del 19,6%; seguono le seppie con il 13,7% e le pannocchie con il 10,5%. In termini economici le seppie rappresentano il 15% dei ricavi, le sogliole il 14,7%, i lumachini il 13% e le pannocchie l’11,4%. In Sicilia, la consistenza della flotta della piccola pesca è composta da 2.054 battelli, il volume degli sbarchi si colloca poco sotto le 6.300 tonnellate con un valore economico di 57,3 milioni di euro. Il segmento della piccola pesca siciliana è tradizionalmente legata alla pesca dei grandi pelagici come pesce spada, alalunghe e lampughe, che rappresentano quote prevalenti degli sbarchi e dei ricavi. La lampuga costituisce il 10.2% degli sbarchi complessivi del segmento mentre l’impatto economico non va oltre il 6,1% causa il prezzo medio della specie oscillante intorno ai 5 euro/kg. Il pesce spada registra un livello di sbarchi pari a 441 tonnellate ed è in aumento rispetto al 2010. Tra le altre specie emergono le seppie che dal 6,7% come quota in quantità costituiscono il dato prevalente dei ricavi con 5,8 milioni di euro pari al 10,2% del totale. La produzione di acciughe mediante piccole derivanti (la menaide), particolarmente diffusa soprattutto ad oriente, ha subito, nel corso del 2011, una forte regressione (-51%); la quota delle catture di acciughe è così scesa dal 11,8% del 2010 al 5,5% con una quoto di ricavi attestata al 4%. La flotta della piccola pesca dell’area ionica è composta da soli 800 battelli, con un volume di prodotti sbarcati pari a 4.700 tonnellate, con una produzione media natante superiore a quelle registrate nelle altre in ragione dei livelli di attività notevolmente più alti che nel 2011 hanno raggiunto una media di 170 giorni battello contro i 134 dell’intero segmento. La composizione poggia sulle catture di boghe, polpi e seppie Draghe idrauliche La flotta delle draghe idrauliche, funzionale al prelievo dei molluschi bivalvi che vivono nella sabbia e in modo particolare delle vongole, si concentra in massima parte nel litorale adriatico e più specificamente nella fascia centrosettentrionale tra l’Abruzzo e il Veneto (77% delle unità totali). L’attività del segmento si caratterizza per una forte variabilità dovuta alle fisiologiche e cicliche variazioni nella consistenza della risorsa vongola; nel corso del 2011 si è registrata una lieve flessione dei giorni di pesca (-4%) che a livello medio si è attestata su 85 giorni nell’anno, il valore più basso dal 2007. Tuttavia, dal momento che l’attività del segmento viene gestita a livello compartimentale dai Consorzi di Gestione, si evidenziano forti differenze tra le varie aree. Quanto RAPPORTO ANNUALE 2011 2012 detto vale anche per i livelli di produzione che a livello nazionale si attestano sui medesimi valori del 2010. La produzione di vongole è rimasta pressoché stazionaria passando da 21.470 t del 2010 a 21.390 t del 2011. I livelli di produzione sono risultati in aumento ad Ancona, Ravenna, Rimini, Chioggia e Venezia con variazioni massime del 180% a Ravenna e del 100% a Rimini, stabile la produzione a Manfredonia. L’andamento dei ricavi ricalca quanto registrato per le catture tranne che a Chioggia dove la crescita del 15% degli sbarchi penalizzati da una bassa qualità del prodotto ha scontato una caduta del 37% del prezzo passato da 3,62 euro/kg del 2010 ai 2,25 del 2011. In generale il prezzo delle vongole viene determinato dal rapporto tra offerta e domanda e subisce la concorrenza del prodotto di allevamento, quindi in presenza di crescita dell’offerta (anche dalle aree limitrofe) assume un ruolo chiave la dimensione del prodotto. Nel caso specifico tuttavia, influisce la diversa attività del 2010 dove nella composizione del pescato diminuisce considerevolmente il peso delle catture di cannolicchi che hanno un prezzo di 10 euro/kg ben più elevato di quello delle vongole. Quest’ultima costituisce il 90% del pescato complessivo del segmento draghe pari all’84% del ricavo. Tra le altre specie si segnala la presenza dei fasolari che rappresentano l’8% del pescato ed il 12% dei ricavi e sono il target dell’OP fasolari che riunisce circa 80 barche tra Chioggia, Venezia e Monfalcone. Il livello di prelievo giornaliero deciso dai Consorzi come quello dell’attività, segna un leggero aumento rispetto al 2010, determinati dall’incremento nei compartimenti di Pescara, Ravenna, Chioggia dove dai 100 kg/giorno del 2010 si è passati a 279. Volante a coppia La produzione del segmento delle volanti a coppia è ammontata a 34.218 tonnellate equivalente ad un fatturato di poco superiore ai 40 milioni di euro. Dal confronto con i dati del precedente anno, si rileva una consistente flessione delle catture (-23%) a cui ha fatto riscontro un calo percentualmente inferiore del fatturato (- 12%) dovuto al rialzo dei prezzi medi alla produzione saliti a 1,17 €/kg, il 12% in più rispetto al 2010. Il trend negativo registrato dal segmento delle volanti è dovuto alla minore attività che ha contraddistinto il segmento nel 2011; in quest’ultimo anno, infatti, i giorni medi di pesca sono stati 140 contro i 158 del 2010. La produttività media giornaliera si è mantenuta costante su un livello pari a 2.050 kg giornaliere per imbarcazione per un fatturato di circa 2.400 euro al giorno. La riduzione degli sbarchi è da attribuire alle acciughe la cui produzione è diminuita del 29% e in misura minore alle sardine (-6%). Nel corso del 2011, l’andamento complessivo del comparto delle volanti ha assunto andamenti disomogenei a livello regionale; il trend delle catture e dei ricavi è stato negativo in tutte le regioni con perdite che hanno raggiunto il 38% con la sola esclusione della Puglia adriatica; in questa regione, infatti, la produzione è leggermente aumentata sfiorando le 9 mila tonnellate (il 26% della produzione totale del segmento) e, grazie al buon andamento del prezzo medio della acciughe, il fatturato è aumentando di quasi il 25%, portando i ricavi complessivi a 15 milioni di euro. Circuizione Dopo la negativa performance del comparto registrata nel 2010, il segmento della circuizione è stato caratterizzato da una leggera ripresa della produzione. Nel 2011, la produzione si è attestata al di sopra delle 32 mila tonnellate ed il corrispondente fatturato è stato pari a 68,7 milioni di euro; rispetto al 200, le quantità sono aumentate del 2,6%, mentre i ricavi hanno mostrato una crescita molto più sostenuta (+30%), recuperando, in parte le perdite subite nell’anno precedente; in calo, al contrario, le catture per unità di sforzo che si sono posizionate sui 27 kg; tale andamento è da collegare allo sforzo di pesca che è risultato in crescita a seguito della maggiore attività di pesca che ha contraddistinto la flotta a circuizione (+9%). L’analisi di più lungo periodo (dal 2004 al 2011) evidenzia una sostanziale ciclicità RAPPORTO ANNUALE 2011 2012 nell’andamento dei livelli produttivi; è noto che le specie pelagiche sono caratterizzate da un’elevata ciclicità che determina periodi di bassa produttività a cui se ne alternano altri a maggiore intensità di pesca, per cui il trend delle catture presenta picchi e collassi alternati e collegati alle variazioni della biomassa. La positiva performance delle catture e, in maggior misura, dei ricavi ha interessato indistintamente tutte le aree ed è da collegare oltre che alla maggiore attività della flotta (104 giorni di pesca contro i 94 del 2010), alla più alta produttività dei battelli. Le catture medie per battello, pari a 132 tonnellate annue, sono indicative di una buona performance dell’intera flotta a circuizione nazionale, sebbene andamenti differenziati sono riscontrabili a livello regionale. Nell’area adriatica, i battelli abruzzesi hanno prodotto 3.131 tonnellate di sbarchi, sugli stessi livelli dell’anno precedente; in leggera crescita è risultato il prezzo medio alla produzione (1,74 €/kg), sebbene tale valore si conferma al di sotto della media nazionale del segmento (prezzo medio pari a 2,12 €/kg). Aumenti consistenti sia di catture sia di ricavi sono stati registrati per i battelli della Sicilia sud che tradizionalmente rappresenta la flotta che garantisce la maggiore produzione per la circuizione nazionale (il 40% circa). Nel 2011, le catture della circuizione siciliana sono state pari a 12.606 tonnellate, equivalenti ad un fatturato di 28,00 milioni di euro; in termini percentuali i quantitativi sono aumentati di 12 punti e i ricavi di 31. Bisogna sottolineare che all’insieme di battelli armati a circuizione operativi in questa area occorre aggiungere il gruppo delle volanti a coppia operative presso il compartimento di Sciacca in cui sono presenti una quindicina di imbarcazioni autorizzate a titolo sperimentale a tale tipo di pesca. Tra le regioni che hanno registrato le riduzioni minori, si segnala la Toscana, che nell’alto Tirreno, presenta una delle flotte a circuizione più consistenti. La produzione della flotta dell’area è ammontata a 4.405 tonnellate per un valore economico di poco superiore agli 7,00 milioni di euro. Il confronto con i dati 2010 indica una riduzione di quasi il 30% per quanto riguarda i quantitativi prodotti e una aumento dei ricavi del 13%. Polivalenti passivi Nel 2011, la produzione dei polivalenti passivi è stata pari a 8.143 tonnellate per un valore economico di poco superiore ai 63,00 milioni di €. I natanti che rientrano in questo segmento produttivo si caratterizzano per l’utilizzo di attrezzi passivi quali reti da posta, palangari, nasse ed altre tecniche artigianali e presentano dimensioni superiori ai 12 metri di lunghezza fuori tutto; nessuno degli attrezzi elencati è utilizzato in prevalenza rispetto ad altri e, per questo motivo, i natanti vengono considerati polivalenti. Nel 2011, sia l’attività media della flotta sia la produzione hanno registrato una aumento pari al 2% per i giorni di pesca e al 3% per quanto riguarda le catture; il valore medio del prodotto si è mantenuto stabile (7,80 €/kg). Tra le specie più importanti per volumi sbarcati si distinguono il pesce spada, le alalunghe, i naselli e le palamite. L’insieme di questi prodotti ha rappresentato il 40% delle catture complessive e dei rispettivi ricavi. Nel corso del 2011, si è registrato un calo delle catture di pesce spada i cui quantitativi si sono attestati su 2.518 tonnellate. Dal punto di vista geografico le maggiori quote di produzione provengono dalla Sicilia (3.039 tonnellate), dalla Sardegna (1.523 ton.) e dalla Calabria (1.252 ton.). Palangari Il volume complessivo degli sbarchi della flotta dei palangari è stato pari a 5.267 tonnellate per un corrispondente valore economico di 39,1 milioni di euro. Rispetto al precedente anno, l’andamento degli indicatori ha registrato un aumento per quanto riguarda i quantitativi (+2%) e una marcata riduzione in termini di valore (-10%). Permane, dunque, RAPPORTO ANNUALE 2011 2012 uno stato di ridimensionamento del settore in quanto rimangono lontani i livelli produttivi registrati prima del 2008, quando gli sbarchi superavano abbondantemente le 7 mila tonnellate. Negli ultimi anni, i palangari stanno sperimentando l’utilizzo di nuove tecniche di pesca che determinano un miglioramento dell’efficienza con effetti diretti sulla produttività media giornaliera. I prezzi medi alla produzione sono diminuiti nell’ultimo anno (7,42 €/kg nel 2011 e 8,48 €/kg nel 2010). Nel mix produttivo del segmento, le specie più significative sono il pesce spada con 1.941 tonnellate (pari al 37% del totale), le alalunghe (1.157 tonnellate, pari al 22% del totale) i l tonno rosso (5943 tonnellate, pari ad un’incidenza dell’11%). Rispetto al precedente anno, gli sbarchi di pesce spada hanno subito un marcato calo con una variazione complessiva pari a circa 400 tonnellate in meno. La performance positiva della produzione ha interessato tutte le aree della penisola; tuttavia è interessante valutare le performance delle flotte operative nelle diverse regioni. I battelli operanti sul versante ionico della Sicilia, dai quali proviene la quota maggiore della produzione del segmento, hanno registrato una produzione pari a 2.547 tonnellate, in aumento rispetto al precedente anno; i battelli operativi in questa area vantano una forte tradizione nella pratica di questo mestiere e si distinguono per l’elevato livello di attività e produttività media rispetto alle imbarcazioni delle altre aree. Le catture dei palangari che operano nel canale di Sicilia sono state pari a 1.817 tonnellate, in aumento di circa il 15% rispetto al 2010; il nucleo di palangari che opera sul versante meridionale della Sicilia si distingue per l’elevato valore commerciale del prodotto (10,00 €/kg mentre la media del segmento si ferma a 7,42 €/kg). Lo sbarcato è composto quasi esclusivamente di pesce spada (il 70% delle catture totali). Nell’area sud del Tirreno, la flotta è concentrata lungo il litorale nord della Sicilia; la produzione conseguita da questi battelli si è attestata poco al di sopra delle 180 tonnellate sfiorando i 2,00 milioni di euro di ricavi. Lungo il litorale orientale della penisola, i palangari sono presenti soprattutto in Puglia adriatica. Le imbarcazioni pugliesi utilizzano, a seconda della stagione, il palangaro di fondo ed il palangaro derivante per pesci spada ed alalunghe. Nel corso del 2011, il volume del prodotto pescato dai battelli adriatici è stato pari a 721 tonnellate per un fatturato di poco superiore ai 6 milioni di euro. Il nasello ha rappresentato la specie a maggiore incidenza sul totale degli sbarchi dell’area.