il sistema formativo integrato

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il sistema formativo integrato
LEZIONE:
“IL SISTEMA FORMATIVO INTEGRATO”
PROF. DIAMANTE MAROTTA
Il Sistema Formativo integrato
Indice
1 INTRODUZIONE -------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3 2 STRUMENTI PER LA CONOSCENZA E LO SVILUPPO DEL TERRITORIO -------------------------------- 4 2.1. 2.2. 2.3. 2.4. IFTS ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 4 EDA ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 6 IL NUOVO OBBLIGO DI ISTRUZIONE -------------------------------------------------------------------------------------- 6 L’EDA E L’ACCORDO CONFERENZA ------------------------------------------------------------------------------------- 6 3 LE COMPETENZE ALFABETICHE: DIMENSIONI POLITICHE E SOCIO-CULTURALI --------------- 9 4 L’ESPERIENZA DEI CENTRI TERRITORIALI --------------------------------------------------------------------- 11 5 VERSO LA COSTRUZIONE DI UN SISTEMA INTEGRATO DI EDUCAZIONE E FORMAZIONE
PERMANENTE ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 12 5.1 I DESTINATARI ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 13 6 CONCLUSONI ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 14 QUADRO DI RIFERIMENTO GENERALE----------------------------------------------------------------------------------- 15 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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Introduzione
L'apertura al territorio delle istituzioni scolastiche significa, ovviamente, anche dialogo e
interazione con gli altri sistemi presenti all'interno di esso, in particolare di quelli che agiscono nel
campo della formazione. E' in questo quadro che si colloca il problema dell'integrazione tra sistemi
formativi, oggi cruciale e ineludibile. Non è un caso che proprio lo strumento che reca norme in
materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, e cioè il DPR n. 275 del 1999, nel declinare
concretamente questo concetto di autonomia nelle diverse accezioni ponga in evidenza (art.4,
comma 6) la "necessità di facilitare i passaggi tra i diversi tipi e indirizzi di studio, di favorire
l'integrazione tra sistemi formativi, di agevolare le uscite e i rientri tra scuola, formazione
professionale e mondo del lavoro". E il successivo art. 6, quello dedicato specificamente
all'autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo, al comma g) precisa che tra gli obiettivi che
rientrano nell'ambito di quest'ultima e che le istituzioni scolastiche, "singolarmente o tra loro
associate", devono curare con particolare attenzione vi è "l'integrazione fra le diverse articolazioni
del sistema scolastico e, d'intesa con i soggetti istituzionali competenti, fra i diversi sistemi
formativi, ivi compresa la formazione professionale". A tal riguardo altro aspetto importante è la
formazione continua. Cioè disegnare una prospettiva dell’educazione senza confini spaziali, che
faccia propria, cioè, l’esigenza di un sistema formativo integrato, inteso come patto-alleanza
pedagogica tra le agenzie intenzionalmente formative: quella formale (la scuola) e quelle nonformali (la famiglia, gli enti locali, l’associazionismo, il privato sociale, le chiese, il mondo del
lavoro ecc.). Il problema che emerge è dunque la progressiva costruzione di un sistema integrato di
education, al quale concorrano non solo il sistema scolastico, ma anche i centri di formazione
professionale e tutte le agenzie intenzionalmente formative, sia quelle formali, sia quelle non
formali nel quadro di un progetto dagli obiettivi ben definiti e coerente nelle sue parti.
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Strumenti per la conoscenza e lo sviluppo del
territorio
Il complesso di interventi che abbiamo esaminato, con al centro l’esigenza di una
integrazione fra sistemi formativi e orientativi contigui (scuola e università-sistema della
formazione professionale-imprese) e di sviluppare una programmazione, altrettanto integrata, di
azioni, in particolare nel campo dell’istruzione e della formazione, che attingono a canali di
finanziamento differenti, sono, come si è visto, finalizzati a fare dei sistemi scolastici e formativi il
fulcro di un programma organico di crescita del territorio, in linea con i presupposti e le specificità
della “società della conoscenza”. Il sistema formativo integrato, quindi, è un insieme organico di
offerte integrate tra istruzione, formazione professionale e lavoro che giovani e adulti possono
scegliere sulla base di percorsi individuali - coerenti per contenuti e modalità di fruizione - con i
bisogni di sviluppo propri e del sistema economico. Uno degli aspetti caratterizzanti del Sistema
formativo integrato è il riconoscimento della pari dignità di tutti i soggetti, pubblici e privati, che vi
concorrono (scuole, università, agenzie di formazione professionale, volontariato e privato sociale,
imprese). L'architettura del sistema comporta la costruzione di percorsi flessibili - nell'impianto
generale, nei metodi e nei contenuti - finalizzati all'acquisizione di conoscenze e di competenze
capitalizzabili e certificabili, all'individuazione ed al riconoscimento di crediti riferiti a standard
condivisi dalla scuola, dalla formazione professionale, dall'università, dal sistema delle imprese e
delle professioni.
Nell'ambito del sistema si realizzano: Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS),
Educazione degli Adulti (EDA), Nuovo Obbligo di Istruzione.
2.1.
IFTS
Il sistema di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS), istituito dall'articolo 69 della
legge 17 maggio 1999, n. 144, è articolato in "percorsi" che hanno l'obiettivo di formare figure
professionali a livello post-secondario, per rispondere alla domanda proveniente dal mondo del
lavoro pubblico e privato, con particolare riguardo al sistema dei servizi, degli Enti locali e dei
settori produttivi interessati da innovazioni tecnologiche e dalla internazionalizzazione dei mercati
secondo le priorità indicate dalla programmazione economica regionale (Regolamento 31 ottobre
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2000 n. 436 - norme di attuazione dell'art. 69 della legge n. 144/99). I percorsi di Istruzione e
Formazione Tecnica Superiore (IFTS) sono parte integrante del sistema di Formazione Tecnicoprofessionale Superiore Integrata (FIS). Si tratta di una nuova offerta post-secondaria, a carattere
non universitario e in discontinuità con la scuola secondaria superiore. Rappresenta un canale
integrato tra scuola- Formazione Professionale -università- mondo del lavoro, rivolto a giovani ed
adulti diplomati, per rispondere alla domanda di figure professionali tecniche di livello medio alto,
inserite nei settori produttivi interessati da profonde trasformazioni tecnologiche e professionali.
Gli elementi costitutivi di tali percorsi sono rintracciabili nei seguenti aspetti:
• una integrazione dei soggetti istituzionali e delle strutture formative del territorio,
valorizzandone il contributo in termini di competenze differenziate;
• un forte legame con i fabbisogni di professionalità connessi alla programmazione dello
sviluppo economico, ponendo particolare attenzione a quei settori in cui è debole l'offerta
formativa esistente;
• uno stretto raccordo con il mondo del lavoro, anche attraverso la partecipazione delle Parti
sociali;
• un'offerta aperta e flessibile, centrata sulle condizioni di partecipazione dei soggetti, che
preveda anche la fruizione dei percorsi da parte di adulti occupati e non;
• il potenziamento della funzione formativa dell'esperienza di lavoro, attraverso un ampio
ricorso all'alternanza tra formazione d'aula e formazione pratica nei contesti lavorativi.
Il nuovo canale post-secondario presuppone un sistema integrato di certificazione, valido sia
per la prosecuzione dell'iter formativo nel canale universitario, grazie ad accordi stipulati con le
Università, che si impegnano a riconoscere alcuni crediti formativi, sia per il riconoscimento di
qualifiche professionali di II livello da parte delle Regioni. Il sistema di certificazione deve
consentire tanto l'eventuale prosecuzione della formazione in altre tipologie di percorsi, quanto
l'inserimento lavorativo. La certificazione rilasciata al termine del corso è costituita da un attestato
finale spendibile in ambito nazionale e da una qualifica professionale, secondo un modello unitario
proposto dal Comitato nazionale di progettazione del FIS. L'obiettivo dei nuovi percorsi di IFTS è
anche quello di diffondere innovazione nel sistema formativo, attraverso la condivisione di pratiche
eccellenti tra i soggetti coinvolti nel sistema integrato: scuola, formazione professionale, università
e mondo del lavoro, innalzando il livello qualitativo degli interventi nel segmento della formazione
superiore.
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2.2.
EDA
In relazione agli indirizzi dell'Unione europea, con l'Accordo sancito in Conferenza unificata
il 2 marzo 2000, è stato avviato il processo di riorganizzazione e potenziamento dell'Educazione
degli Adulti.
2.3.
Il nuovo obbligo di istruzione
La legge 6.8.2008, n. 133 (di conversione del decreto-legge n. 112/2008) ha parzialmente
modificato le precedenti disposizioni della legge 296/2006, art. 1 comma 622, concernenti
l’innalzamento dell’obbligo di istruzione. L’art. 64, comma 4bis, infatti, consente di assolvere
l'obbligo di istruzione, oltre che nei percorsi scolastici, anche nei percorsi di istruzione e formazione
professionale di cui al Capo III del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, e - fino alla completa
messa a regime delle disposizioni contenute nel predetto decreto - anche nei percorsi sperimentali di
istruzione e formazione professionale di cui all’Accordo del 19.06.2003 realizzati da strutture
formative accreditate ai sensi del D.M. 29-11-2007.
2.4.
L’Eda e l’accordo Conferenza
Finalità e obiettivi dell’educazione degli adulti sono stati definiti dalla Conferenza
internazionale di Amburgo del luglio 1997 che, nella Dichiarazione finale, ha impegnato i Paesi
membri a realizzare i principi adottati, affinché l’educazione permanente possa diventare una realtà
significativa del XXI secolo. La Conferenza di Amburgo ha altresì riconosciuto il diritto dell’adulto
all’alfabetizzazione, cioè al conseguimento delle conoscenze di base e delle abilità necessarie nella
società moderna in forte trasformazione, e il diritto all’educazione e alla formazione permanente,
rilevando come i cambiamenti nel processo di produzione indotti anche dalla globalizzazione e
l’aumento della disoccupazione necessitano di incisive politiche di investimento per fornire a tutti
gli individui i requisiti e le competenze utilizzabili nel mondo del lavoro. In tutti i Paesi dell’Unione
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Europea, i processi di razionalizzazione dei sistemi di educazione permanente sono negli ultimi anni
fortemente mirati ad obiettivi sociali: la lotta alla disoccupazione, l’inserimento dei giovani nel
mondo del lavoro, il recupero del drop out scolastico, l’integrazione sociale dei disabili e degli
emarginati, l’accoglienza degli immigrati. Ad ogni livello della formazione e del lavoro, si punta
sull’educazione permanente come strumento fondamentale che, attraverso l’ampliamento delle
opportunità professionali, permetta a tutti i cittadini una seconda chance non solo formativa ma
anche nel lavoro. Diversi Paesi dell’Unione hanno adottato l’idea di una “società in formazione”
che offra al cittadino migliori opportunità di promozione del suo ruolo sociale soprattutto attraverso
l’acquisizione dei saperi, puntando a prevenire e sconfiggere la disoccupazione, facendo leva su
un’organizzazione più efficace ed elastica dell’apprendimento, sia nel senso di integrare
l’educazione iniziale e quella continua con crediti e certificazioni, sia con il superamento della
divisione tra “cultura generale” e abilità professionali. La riorganizzazione dei percorsi formativi in
senso permanente ha portato i diversi Paesi europei a fronteggiare problemi abbastanza simili quali
il decentramento, il monitoraggio dell’offerta occupazionale coordinato dalle istituzioni e dai
partner sociali, il conseguente orientamento di giovani e adulti su percorsi formativi ad hoc,
l’accreditamento e il controllo di qualità. Sul versante dei curricula e delle certificazioni, i diversi
sistemi tendono comunque a garantire all’utenza la descrizione puntuale delle competenze
acquisibili nei programmi formativi e progressivamente certificate, per assicurare il riconoscimento
delle qualificazioni nel mondo del lavoro, sul piano nazionale ed internazionale.
Un altro elemento di questa nuova strategia formativa riguarda il rapporto tra formazione,
lavoro e “diritto di cittadinanza”. Occorre qui richiamare un fondamentale assunto costituzionale
secondo il quale la Repubblica è “fondata sul lavoro”. Questa dichiarazione esprime in modo
evidente il collegamento che esiste tra lavoro e cittadinanza. La costituzione ha inteso assegnare al
lavoro un valore primario in quanto riferito al modo col quale il soggetto, la persona, si colloca con
tutta la sua vita nell’ambiente produttivo e culturale. Ciò che il lavoro oggi richiede, dal punto di
vista pedagogico, è di essere correlato in modo più ravvicinato alla riflessività e quindi di essere in
grado di stabilire un diverso rapporto col mondo tradizionale dello studio. Mentre alla scuola e alle
diverse istituzioni formative si è chiesto di essere più attente al tema del lavoro e al relativo
rapporto col mondo della produzione, al lavoro, oggi, si deve chiedere di essere aperto alla
riflessione sulle proprie operazioni e, quindi, di considerare questo nuovo aspetto come elemento
essenziale del suo sviluppo qualitativo. Il diritto di cittadinanza attraversa proprio questi momenti
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fondamentali: il soggetto acquista il diritto al lavoro come diritto alla sua umanizzazione attraverso
la riflessività. Occorre transitare dalla concezione del lavoro come strumento a quella del lavoro
come oggetto significativo per la propria umanizzazione. La prima cittadinanza politica dell’uomo
risponde a questa esigenza: contribuire allo sviluppo sociale mediante l’umanizzazione del lavoro;
essa passa attraverso la riflessione e la consapevolezza. Questa appare la fondamentale opzione
politica intesa come partecipazione alla costruzione sociale; per il soggetto che l’assume e la
costruisce è la sua essenziale e personale opzione pedagogica.
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Le competenze alfabetiche: dimensioni
politiche e socio-culturali
Recenti dati sulla scolarizzazione della forza lavoro mostrano una forte necessità di
arricchire e rafforzare l’area delle competenze di base. È infatti difficile affrontare la vita personale
e professionale contando su un patrimonio di competenze di base molto esiguo (metà della
popolazione occupata è composta da lavoratori privi di titolo, con licenza elementare e al massimo
con un livello di scolarità obbligatoria).
La necessità di partecipare ad azioni educative in diversi momenti della vita personale e
lavorativa è un diritto cui devono poter accedere ampie fasce di popolazione, con particolare
sviluppo delle misure di accoglienza per le fasce a forte rischio di emarginazione sociale e
produttiva in relazione alle necessità di ristrutturare i propri progetti personali e lavorativi. L’avvio
di un processo di “riscolarizzazione” in età adulta deve considerare come prioritario il problema dei
nuovi bisogni di alfabetizzazione, collegati alla necessità di nuovi saperi e nuovi linguaggi e dei
modelli pedagogici per far fronte a tali esigenze. Il sistema scolastico deve garantire anche per l’età
adulta la possibilità di acquisire i saperi minimi necessari per collocarsi adeguatamente nella vita
sociale e produttiva. Un ulteriore ambito di primaria importanza cui potrebbero in parte rispondere
le istituzioni scolastiche e l’offerta di momenti di orientamento e counselling per facilitare il rientro
nei percorsi formativi, per sostenere gli esiti formativi e la spendibilità, in raccordo con le altre
strutture territoriali a ciò preposte.
Accanto all’esigenza di investire in modo più sistematico ed efficace nella educazione e
nella formazione iniziale di tutti i giovani compresi nella fascia d’età 14-18 anni, in modo da
porre su più solide basi la prospettiva della educazione permanente o Life-long, si pone oggi con
forza in Italia, come in tutti i Paesi economicamente e tecnologicamente avanzati, il problema di far
fronte ai problemi connessi al rapido sviluppo di nuovi alfabeti, nuovi saperi e nuove esigenze
formative. Accanto agli ancora non risolti problemi di una più estesa ed efficace alfabetizzazione
primaria si pongono cioè problemi nuovi di ri o neo-alfabetizzazione per larga parte della
popolazione adulta, e non solo in relazione alle competenze professionali possedute: la formazione
continua dei lavoratori esige oggi l’acquisizione di competenze socio-relazionali, comunicative e
più ampiamente culturali che appaiono importanti quanto se non più delle stesse competenze di tipo
tecnico-professionale. Occorre perciò predisporre iniziative organiche di alfabetizzazione
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funzionale rivolte agli adulti, occupati e non, tenendo conto del fatto che in Italia i loro livelli medi
di istruzione sono più bassi di quelli che si registrano in altri Paesi dell’area OCSE.
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L’esperienza dei centri territoriali
I Centri Territoriali Permanenti, istituiti ai sensi dell’O.M. 455/1997, hanno raccolto e
integrato unitariamente le precedenti esperienze dei corsi di alfabetizzazione e dei corsi per
lavoratori, e rappresentano, sotto l’aspetto organizzativo, l’insieme dei servizi e delle attività di
istruzione e di formazione degli adulti presenti su un territorio di dimensione distrettuale. Le attività
e i servizi per gli adulti si svolgono su più sedi anche non scolastiche e sono coordinati dal Centro
Territoriale che ha come riferimento amministrativo e didattico una istituzione scolastica della
fascia dell’obbligo e come coordinatore responsabile il suo capo d’istituto. Sotto l’aspetto
funzionale i Centri Territoriali Permanenti sono luogo di concertazione, di lettura dei bisogni
formativi, di progettazione e di organizzazione delle iniziative di istruzione e formazione in età
adulta, per l’alfabetizzazione culturale e funzionale, il consolidamento e la promozione culturale, la
rimotivazione e il riorientamento, l’acquisizione e il consolidamento di conoscenze e di competenze
specifiche, di pre-professionalizzazione e/o di riqualificazione professionale.
I Centri svolgono attività di accoglienza, ascolto e orientamento; di alfabetizzazione
primaria funzionale e di ritorno, anche finalizzata ad un eventuale accesso ai livelli superiori di
istruzione e di formazione professionale; di apprendimento della lingua e dei linguaggi; di sviluppo
e consolidamento di competenze di base e di saperi specifici; di recupero e sviluppo di competenze
strumentali culturali e relazionali per una attiva partecipazione alla vita sociale; di acquisizione e
sviluppo di una prima formazione o riqualificazione professionale; di rientro nei percorsi di
istruzione e formazione di soggetti in situazione di marginalità. Le attività si svolgono mediante
corsi lunghi di istruzione oppure a mezzo di corsi brevi/moduli a carattere monografico. Al termine
delle attività è previsto il rilascio di titoli, certificazioni o attestazioni dei crediti formativi acquisiti.
L’accesso ai Centri Territoriali è gratuito. Possono accedere alle attività dei Centri gli adulti di
qualsiasi età e condizione. Viene data precedenza a coloro che richiedono il conseguimento del
titolo di studio (licenza elementare o media). Il Centro si avvale dei docenti messi a disposizione
dal provveditorato agli studi e degli operatori messi a disposizione da altri soggetti pubblici o in
convenzione da altri istituti o assunti con contratto d’opera.
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Verso la costruzione di un sistema integrato di
educazione e formazione permanente
Il processo di rinnovamento del sistema formativo italiano sta interessando sia l’area della
formazione iniziale (elevamento dell’obbligo di istruzione, obbligo formativo a 18 anni,
apprendistato, formazione integrata superiore), sia l’area della formazione continua e
dell’educazione in età adulta (misure di sostegno per la formazione continua previste nella legge
196/97 e ordinanza del Ministro della Pubblica Istruzione n. 455/97 sull’educazione in età adulta).
Il ridisegno dell’architettura di sistema raccoglie pienamente le indicazioni provenienti dalle
politiche dell’Unione europea in merito alla necessità che i sistemi formativi rispondano ad una
domanda sociale ed economica diversa dal recente passato, per favorire l’acquisizione di nuovi
saperi con opportunità formative differenziate. Il cambiamento richiede la promozione di una
offerta integrata tra il sistema scolastico e il sistema di formazione professionale e tra questi e il
mondo del lavoro. I soggetti istituzionali (Stato, Regioni ed Enti locali) e le parti sociali debbono
assumere un impegno comune per suscitare una vasta percezione, in tutta la popolazione, in merito
all’importanza del ruolo che l’educazione degli adulti può rivestire per la crescita democratica,
civile, sociale ed economica del nostro Paese, soprattutto nel Mezzogiorno. Occorre uno sforzo,
politico e progettuale, per passare da un’organizzazione per sistemi chiusi ad una organizzazione di
rete il cui obiettivo è costituito da risposte efficaci e differenziate ai diversi bisogni dell’utenza;
senza questo passaggio, che comunque presenta tempi di realizzazione a medio-lungo termine, non
sarà possibile parlare di interventi integrati e di miglioramento della qualità complessiva del
sistema. L’educazione degli adulti è costituita dall’insieme delle opportunità educative formali
(istruzione e formazione professionale certificata) e non formali (cultura, educazione sanitaria,
sociale, formazione nella vita associativa, educazione fisico-motoria) rivolte ai cittadini in età
adulta, aventi per obiettivo la formazione di competenze personali di base nei diversi campi e di
competenze di base trasferibili e certificabili. Si tratta di porre in essere un processo che sviluppi
l’integrazione tra:
1. le diverse istituzioni responsabili nei diversi campi ed ai diversi livelli istituzionali, ciascuno
per le proprie competenze;
2. i diversi ambiti d’intervento;
3. le risorse umane, materiali e finanziarie disponibili.
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I destinatari
Il nuovo sistema integrato di educazione degli adulti si muove in una prospettiva di life long
learning e per questo intende portare a sinergia l’insieme delle opportunità formative che
interessano i cittadini in età adulta, in relazione ai diversi problemi ed interessi che caratterizzano le
diverse fasi e i diversi momenti dell’esistenza.
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Conclusoni
Il nuovo sistema integrato di formazione dovrà assumere tre compiti prioritari:
1. favorire il rientro nel sistema formale di istruzione e formazione professionale
2. favorire l’estensione delle conoscenze
3. favorire l’acquisizione di specifiche competenze connesse al lavoro o alla vita
sociale.
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Quadro di riferimento generale
• il regolamento n. 1081/2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 5 luglio
2006,
• relativo al Fondo sociale europeo e recante abrogazione del regolamento (CE) n.
1784/1999;
• il regolamento n. 1083/2006 del Consiglio dell’11 luglio 2006, recante le disposizioni
• generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul
Fondo di coesione, e che abroga il regolamento (CE) n. 1260/1999;
• il regolamento n. 1828/2006 della Commissione dell’8 dicembre 2006 che stabilisce
• modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 1083/06 del Consiglio recante
disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale
europeo e sul Fondo di coesione e del regolamento (CE) n. 1080/06 del Parlamento
europeo e del Consiglio relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale;
• la Decisione comunitaria di approvazione del Quadro Strategico Nazionale n.
C(2007) 3329 del 13/07/2007;
• la Decisione C(2007) 5478 del 07/11/2007 della Commissione Europea, che adotta il
• Programma Operativo della Regione Campania cofinanziato dal Fondo Sociale
Europeo, per il periodo 2007/2013;
• la DGR n. 2 del 11/01/2008 con la quale la Giunta Regionale ha preso atto della
Decisione C(2007) 5478 del 07/11/2007, che adotta il Programma Operativo della
Regione Campania cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo, per il periodo
2007/2013;
• la DGR 27/08 che effettua il riparto delle risorse del POR FSE 2007-13 per obiettivi
operativi;
• il Decreto legislativo n. 112 del 31 marzo 1998;
• la Legge n. 144 del 17 maggio 1999 ed in particolare l’art. 68 ed il DPR n. 257 del 12
luglio 2000 che ne regolamenta l’attuazione;
• il DPR n. 275 del 8 marzo 1999, recante norme in materia di autonomia delle
istituzioni scolastiche;
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• la Delibera di Giunta Regionale n. 3466 del 3 giugno 2000, che attribuisce ai
Dirigenti delle Aree di Coordinamento i compiti di attuazione degli obiettivi e dei
programmi definiti con gli atti di indirizzo adottati dagli organi di governo;
• la Legge Costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001;
• la Legge del 28 marzo 2003, n. 53 “ Delega al Governo per la definizione delle norme
• generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione
e formazione professionale”;
• l’Accordo quadro, sancito in Conferenza unificata il 19 giugno 2003, per la
realizzazione di un’offerta formativa integrata sperimentale di istruzione e
formazione;
• l’ Accordo tra MIUR, MPLS e Regioni, Province Autonome, sancito in Conferenza
• unificata il 15 gennaio 2004 per la definizione degli standard formativi di base minimi
nazionali;
• l’Accordo tra MIUR, MPLS e Regioni, Province Autonome, sancito in Conferenza
• Unificata il 28 ottobre 2004 sul riconoscimento dei crediti;
• il Decreto Legislativo 15/04/2005 n. 76;
• il D.M. 28/12/2005;
• il D.M. n. 47 del 13 giugno 2006;
• l’Accordo tra MIUR, MLPS e Regioni, Province Autonome, sancito in Conferenza
• Unificata il 5 ottobre 2006 per la definizione degli standard formativi minimi relativi
alle competenze tecnico professionali in attuazione dell’Accordo –quadro sancito in
C.U. il 19giugno 2003;
• la DGR n. 1871 del 23 novembre 2006;
• l’Accordo tra M. P.I. e Regione Campania dell’8 novembre 2007;
• la DGR n. 976 del 6/6/2008 recante “Linee di indirizzo per lo svolgimento delle
attività dell’anno scolastico 2008/2009 e approvazione del calendario scolastico;
• la DGR n 1044 del 13/06/2008 recante “ POR FSE 2007/2013 – Interventi per
l’innalzamento della qualità dell’offerta educativo/formativa”.
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