Edizione critica e commentata del trattato De luce di Bartolomeo da

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Edizione critica e commentata del trattato De luce di Bartolomeo da
Edizione critica e commentata del trattato De luce di Bartolomeo da
Bologna
Proseguendo il lavoro già iniziato all’interno della tesi di Master, durante gli studi dottorali
intendo occuparmi del De luce di Bartolomeo da Bologna, un trattato databile tra il 1280 e il
1290 nel quale, secondo le parole di Leonardo Olschki, «è compendiata con intelligenza tutta
la metafisica della luce che ritroviamo in forma espositiva nel Convivio di Dante (Lib. II e III) e
in forma poetica e mistica nel suo Paradiso»1. Il libro, opera di un magister francescano
richiamato da diversi studiosi ma da nessuno approfondito in maniera sistematica, è stato
edito nel 1932 da padre Ireneo Squadrani e, finora, non è mai stato tradotto, salvo brevi
estratti, né commentato estensivamente. Benché spesso trascurato, tuttavia questo scritto,
che sintetizza e rielabora le più diffuse dottrine medievali relative all’ambito della scienza
ottica e della metafisica della luce, risulta di fondamentale importanza per comprendere quel
complesso panorama scientifico e culturale che fa da sfondo alle grandi creazioni della
letteratura italiana delle origini. È indubbio, infatti, che, come già osservava Maria Corti,
Capire e sapere di che cosa si discuteva a Bologna e in che sedi negli ultimi decenni
del Duecento vuol dire gettare gli occhi sulla biblioteca del Cavalcanti e del giovane
Dante, quindi capire meglio i loro scritti.2
Raccogliendo l’invito e l’eredità della filologa, pertanto, desidero innanzitutto riprendere la
ricerca già avviata e portare a compimento il lavoro di traduzione, analisi e commento di un
manoscritto che certamente circolò e godette di non poca considerazione all’interno del
vivace scambio filosofico e letterario instauratosi tra Firenze e Bologna dalla metà del XIII
secolo.
Ultimato un primo studio complessivo dell’opera, vorrei poi orientare la mia ricerca su due
direttive. In primo luogo, desidero approfondire lo studio dei codici che tramandano lo scritto
del magister francescano, verificare l’esistenza di eventuali altri esemplari, riprendere i luoghi
critici presenti nell’edizione Squadrani in vista di una nuova edizione critica. Inoltre, ritengo
opportuno ampliare il confronto tra il De luce e i testi contemporanei relativi all’ottica o alla
complessa questione della metafisica della luce. In particolare, sarà interessante estendere
ulteriormente, sulla base di quanto già emerso all’interno della tesi di Master, il raffronto
puntuale tra le parole di Bartolomeo e alcuni usi danteschi e procedere nell’indagine del
‘lessico della luminosità’ prendendo in considerazione anche l’elaborazione poetica della
Commedia.
1
LEONARDO OLSCHKI, Sacra doctrina e Theologia mystica. Il Canto XXX del Paradiso, «Il Giornale
dantesco», XXXVI, 1933, p. 17.
2
MARIA CORTI, Dante a un nuovo crocevia, Firenze, Libreria commissionaria Sansoni, 1981, p. 18.
IV