DOVE SONO FINITE LE CALZATURE CINESI ?

Transcript

DOVE SONO FINITE LE CALZATURE CINESI ?
P
R
E
S
S
MICAM SHOEVENT FIERA MILANO 22/25 SETTEMBRE 2005
DOVE SONO FINITE LE CALZATURE CINESI ?
Rossano Soldini, presidente ANCI: “non abbiamo aggiornamenti sulle importazioni in
UE dalla Cina; un ritardo che induce sospetti”
Si apre un’altra edizione di MICAM SHOEVENT, e ancora una volta i dati congiunturali dipingono un
quadro critico.
Nei primi 5 mesi 2005 le esportazioni italiane di calzature sono diminuite del 14,4% in quantità
(quasi 20 milioni in meno rispetto a gennaio/maggio 2004) e del 4,3% in valore, dati che sono l’esito
di un calo generalizzato in tutti i comparti a cominciare da quello di punta della produzione italiana:
l’export di calzature in pelle è diminuito dell’8,9% in volume.
Ma è soprattutto l’andamento delle importazioni a preoccupare maggiormente, in uno scenario di
mercato caratterizzato dalla stagnazione dei consumi (-0,1% in quantità): infatti l’import, seppure
ridotto del 3,1% in quantità rispetto al 2004, è rimasto su livelli record (153 milioni di paia) che
rappresentano un aumento del 17% rispetto allo stesso dato dei primi cinque mesi del 2003. La
diminuzione è quindi più l’effetto di un rimbalzo statistico che una vera e propria inversione di
tendenza.
Completa il quadro congiunturale l’andamento della produzione, che l’ufficio studi di ANCIl’Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani stima in calo, nel primo semestre, del 9,7% in
quantità e dell’8,4% in valore. L’effetto congiunto di questi andamenti è una forte pressione sia sul
fronte occupazionale che sulla dinamica di mortalità delle imprese.
Se nell’intero 2004 la filiera pelle aveva perso in Italia 7.400 addetti (oltre 2.300 nel solo
calzaturiero), nel 2005 in soli 6 mesi si sono già persi altri 5.350 posti di lavoro (di cui 2.800 nel
calzaturiero). Oltre 600 aziende tra calzaturifici, componentistica, concerie e pelletterie hanno
chiuso nel primo semestre. Contestualmente il ricorso alla Cassa Integrazione nella filiera, già
cresciuto del 34,4% nel 2004, fa segnare tra gennaio e giugno un aumento del 3,3%, con situazioni
preoccupanti nelle Marche (+36%) e in Lombardia (+30%).
“In un simile quadro di riferimento – spiega Rossano Soldini, presidente di ANCI - la crescita del
prezzo medio delle esportazioni italiane dimostra quale sia la battaglia competitiva in atto.
L’aumento del prezzo medio dell’11,7%, infatti, è spiegabile – oltre che con uno spostamento
dell’offerta su fasce più elevate - con l’abbandono di certe produzioni da parte delle aziende italiane,
ovvero con una maggiore presenza nel “paniere esportato”, rispetto allo scorso anno, di calzature in
pelle, caratterizzate da maggior valore aggiunto. I nostri calzaturifici stanno abbandonando in modo
forzoso le produzioni non difendibili nei confronti dell’aggressione commerciale cinese: la nostra
profezia di una continua erosione della base manifatturiera italiana a fronte della competizione
asimmetrica asiatica si sta avverando. I fautori delle facili opportunità economiche del mercato
cinese dovranno presto ricredersi perché a queste condizioni, quando i consumatori asiatici saranno
pronti per acquistare le calzature italiane, non esisteranno più le aziende italiane.”
________________________
Ufficio Stampa e Comunicazione
Diomedea - Via S. Ampellio, 5 - 20141 Milano – Tel. 02 89546251 – Fax 02 8466743 - E.mail: [email protected]
Segreteria Ufficio Stampa
A.N.C.I. Servizi S.r.l.
20149 Milano – Via Monte Rosa, 21 – Telefono 02 43829.1 r.a. – Fax 02 48005833 - E.mail: [email protected]
Cap. Soc. € 10.400 i.v. – Registro Imprese MI, Codice Fiscale e Partita IVA 07199040150 - R.E.A. Milano 1147818
Le affermazioni del Presidente Soldini sono peraltro confermate dalla continua crescita dell’import
dalla Cina anche negli ultimi dati disponibili. Rispetto ai primi cinque mesi del 2004, le importazioni
dalla Cina sono aumentate del 6,3% in volume e del 54% in valore, con un ulteriore aumento di
circa 4,4 milioni di paia ai livelli record già stabiliti lo scorso anno. Le medie generali, poi,
nascondono dati ancora più preoccupanti: a fronte di un aumento medio del 6,3%, l’incremento
delle importazioni dalla Cina di calzature in pelle è molto più marcato (+162%, con punte del
+300% per le scarpe da passeggio e del +913% per i sandali).
“I dati dei primi cinque mesi riguardanti le importazioni cinesi nel mercato italiano – continua il
presidente Soldini - sono di per sé eloquenti. Ma la pressione competitiva a cui sono sottoposti i
calzaturifici italiani è ancora maggiore, sia perché risultano sospetti alcuni aumenti delle
esportazioni in Italia da parte di paesi non produttori (esemplare in proposito il +59% dal Belgio e il
+25% dai Paesi Bassi), che fanno supporre triangolazioni commerciali, sia perché la competizione
asimmetrica cinese ha inquinato anche i nostri principali mercati clienti. Solo così si possono
spiegare i risultati pessimi del prodotto italiano su alcuni dei nostri più importanti mercati di sbocco:
Germania -15,2%; Francia -12,2% e USA addirittura -30%.”
“In questa situazione di concorrenza sleale - afferma il presidente di ANCI - abbiamo dovuto, come
Associazione, far fronte prima a scetticismo, poi a sottovalutazione del rischio, poi ad una colpevole
inerzia, oggi ad una vera e propria offensiva da parte dei paesi del Nord Europa che hanno già
delocalizzato e hanno interesse solo a sfruttare le condizioni disumane e di concorrenza asimmetrica
dei paesi produttori asiatici. Il fatto che ormai da settimane non riusciamo ad avere aggiornamenti
sul monitoraggio delle importazioni cinesi di calzature nella UE definisce chiaramente quali siano gli
orientamenti della Commissione nell’aggressione commerciale portata avanti dai Cinesi”.
L’obbligatorietà del marchio di origine per le merci prodotte fuori dalla UE, la conclusione urgente
(con l’applicazione di dazi provvisori) delle procedure antidumping già accettate dalla Commissione
prima dell’estate, la riattivazione delle quote per le calzature in pelle scadute il 31/12/2004 e
l’introduzione di un certificato europeo obbligatorio di importazione che sancisca il rispetto di
condizioni ambientali, sociali e di tutela della salute sono le quattro priorità dell’attività di ANCI nei
prossimi mesi.
“In questi ultimi mesi – spiega Rossano Soldini - abbiamo lavorato intensamente per riaffermare il
nostro diritto ad una concorrenza leale, ottenendo importanti risultati. I provvedimenti sulla
sorveglianza delle importazioni cinesi col monitoraggio preventivo, l’avvio di una procedura
antidumping contro India e Cina per le importazioni di calzature di sicurezza, l’avvio di una seconda
procedura antidumping per TUTTE le calzature in pelle (con l’esclusione delle scarpe sportive) contro
Cina e Vietnam, e l’enorme consenso raggiunto con la nostra manifestazione a Bruxelles del 15
giugno scorso in cui 600 industriali europei calzaturieri hanno simbolicamente consegnato le chiavi
delle loro aziende alla Commissione, sono solo alcuni dei riconoscimenti al nostro impegno. Ci
tengo tuttavia a sottolineare che l’attività associativa non si è esaurita con un’azione di difesa
seppure legittima: abbiamo agito, in modi diversi, anche per migliorare il nostro modo di operare,
per rendere più efficiente la promozione dei nostri prodotti e del nostro saper fare.”
E’ infatti continuato il progetto legato alla promozione del made-in-Italy e del prodotto italiano
attraverso la campagna “I love Italian Shoes” negli aeroporti di Milano, Roma, Parigi, Bruxelles,
Londra, Dusseldorf, Monaco e Francoforte, ma anche attraverso i cartelli vetrina con il coinvolgimento
di oltre 15.000 punti vendita italiani e con una nuova campagna promozionale sia in radio che in TV.
Contemporaneamente, sul fronte promozionale è continuato con ancora maggiore intensità il
programma di iniziative all’estero in collaborazione con ICE.
“Oltre alle iniziative di promozione – conclude Rossano Soldini - nelle maggiori città europee ed
extra europee, che coinvolgeranno anche quest’anno centinaia di aziende associate, in questi ultimi
mesi abbiamo messo a punto un progetto ‘negozi multimarca’ che inizierà con l’apertura di un
punto vendita a Mosca nel febbraio del prossimo anno. Abbiamo coinvolto 25 aziende di Marche,
Toscana e Puglia in questa iniziativa che se avrà successo potrà essere ripetuta in altre città russe.”
Milano, 22 settembre 2005
micam\05_09\cartella_stampa\italiano\cs_03_economico_def.doc