ECONOMIA DI COMUNIONE Intervista al Dottor Luigi Danieli

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ECONOMIA DI COMUNIONE Intervista al Dottor Luigi Danieli
ECONOMIA DI COMUNIONE
Intervista al Dottor Luigi Danieli, Amministratore Delegato di Espero
Qual è l’impatto dell’aderire ad un’iniziativa come quella di Economia di Comunione nella gestione dei Vostri utili?
L'impiego etico degli utili prodotti dall'azienda è appunto un altro valore cardine di
Economia di Comunione (EdC). Proprio per questo non prevediamo bonus particolari per gli amministratori se non premi che in modo equo rispettino il lavoro e
la crescita professionale.
L'utile messo in comunione e poi destinato agli scopi è la "divisa" del progetto, una
condizione necessaria (anche se non sufficiente) per essere parte del progetto. La
prima idea forza del progetto è stata infatti quella di mettere gli utili in comunione,
suddivisi in tre parti. Un terzo degli utili servono all’azienda per reinvestire, crescere e creare nuovo lavoro. Un terzo viene donato per la nascita di aziende e iniziative imprenditoriali in paesi in via di sviluppo (come il Brasile e in generale il
Sud America) e la restante parte per diffondere la formazione, la cultura e i valori
di comunione e reciprocità di EdC.
Parte degli utili infatti vengono usati anche per promuovere la realizzazione e diffusione di tesi di laurea che servono per il progredire dei temi oggetto
dell’iniziativa. Nell’ultimo anno ci sono state 20 tesi di laurea sull’iniziative di Economia di Comunione.
Nella pratica Economia di Comunione come cerca di cambiare il modo di fare
impresa?
L’idea nasce sull’esperienza di Chiara Lubich, si rivolge a laici e ha come obiettivo
quello di far crescere la fede nella vita. Allargando il concetto di gratuità a tutti gli
ambiti della vita rompendo la dicotomia tra economia e sociale.
Oltre a fare in modo, attraverso aziende che si autoregolano, che gli utili siano indirizzati per far rinascere iniziative imprenditoriali anche nelle zone povere del mondo, Economia di Comunione ha dato vita a veri e propri poli produttivi attraverso
le “Cittadelle del Movimento dei Focolari”, con lo scopo di mostrare la fattibilità,
attraverso la creazione di un distretto industriale sui generis, di una economia di
comunione. Un esempio è il polo di Loppiano dove diversi gruppi finanziari hanno
creato un polo che raggruppa aziende di vari ambiti che hanno poi creato una spa.
L’idea di fondo è che un azienda possa vivere con questo orientamento.
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Qual è il vostro target? Piccole o grandi imprese? E come fate a guadagnarvi
l’interesse delle Pmi? In pratica quali sono le corde che andate a toccare eccezion
fatta per quelle squisitamente solidali?
E’ più facile rivolgersi alle piccole aziende per il rapporto più diretto che esiste tra
chi opera e chi prende le decisioni ma stiamo facendo anche il tentativo di integrare
aziende di grande entità.
In prima battuta però direi che ci deve essere un esigenza del management che già
nella propria “mission” deve esprimere una certa sensibilità.
Il fatto poi che esistano già esperienze a dimostrare la fattibilità del progetto rappresentano un incentivo per le aziende che avrebbero voglia di darsi da fare in tal
senso.
Ci sono già molti esempi di diffusione del progetto. Risonanze attraverso una rete
non mediatica presente in molti imprenditori più di quanto sembra.
Fonte: http://www.borsaitaliana.it/speciali/finanza-etica/csr/primo-piano/esperoeconomia-comunione-ii.htm
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