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STRUTTURE COPULARI NELL’ITALIANO PARLATO 645 STRUTTURE COPULARI NELL’ITALIANO PARLATO Studio corpus-driven Alessandro Panunzi Lo studio presenta l’analisi delle strutture copulari presenti all’interno di un corpus di italiano parlato (C-Oral-Rom, Cresti & Moneglia 2005). A partire dalla definizione su base semantica dei valori di copula all’interno dell’ampia variazione d’uso del verbo essere, l’analisi focalizza: (a) sull’individuazione dei tipi di strutture copulari, in base al valore dei complementi predicativi presenti in esse; (b) sull’analisi quantitativa delle configurazioni copula + aggettivo, che rappresentano il tipo a più alto valore d’uso nel corpus (47,6% delle occorrenze totali della copula). Tale analisi è stata condotta su criteri sintagmatici (riempimento della posizione di soggetto, ordine dei costituenti), ma tenendo conto della strutturazione in unità tonali dell’enunciato, al fine di ottenere un dato informato riguardo le unità di riferimento naturali della lingua parlata (Cresti 2000). Dallo spoglio del corpus emerge inoltre la presenza di un uso copulare specifico e consistente nell’uso, in relazione all’impiego di aggettivi di giudizio e valutazione come complemento predicativo. Le correlazioni tra questo tipo d’uso e i valori dell’analisi sintagmatica introdotti vanno nella direzione dell’individuazione di un costrutto con tratti lessicali e grammaticali definiti. A partire dal confronto con i dati reali della lingua parlata, l’analisi corpus-driven permette così l’individuazione di categorie descrittive, configurazioni sintagmatiche e costrutti specifici non chiaramente focalizzabili al di fuori di una valutazione sistematica dei valori linguistici effettivamente realizzati nell’uso. 1. Introduzione L’analisi delle strutture copulari proposta in questa sede si inserisce nel contesto più ampio di uno studio dei valori e delle funzioni del verbo essere nella lingua italiana, nella prospettiva d’analisi della linguistica su corpora. L’individuazione dei criteri per identificare e classificare gli usi copulari all’interno della variazione del verbo essere si pone, in considerazione delle differenti posizioni riscontrabili nella letteratura circa la natura della copula e i costrutti ad essa correlati, come uno dei principali problemi euristici della ricerca. Dopo aver introdotto il corpus su cui è stata condotta l’analisi e aver fornito le prime misure sulla presenza del verbo essere nel parlato italiano, sarà fornita una definizione “ristretta” degli usi copulari, su base preminen- 646 ALESSANDRO PANUNZI temente semantica: definiremo usi copulari quelli in cui la predicazione avviene ad opera del complemento nominale, con valore attributivo. Verranno poi analizzati le diverse strutture copulari riscontrate, che mostrano un’inattesa varietà di valori e configurazioni sintattiche, in relazione ad usi semanticamente tipizzabili. Più in dettaglio, saranno analizzate le occorrenze di essere + aggettivo, che rappresenta la configurazione sintagmatica copulare a più alta frequenza d’uso nel corpus. 1.1. Il corpus C-Oral-Rom e i livelli di annotazione Il corpus su cui è stata condotta la ricerca corrisponde alla sezione italiana del corpus multilingue di parlato spontaneo C-Oral-Rom (Cresti & Moneglia 2005), che raccoglie quattro collezioni di testi per le principali lingue romanze (italiano, francese, spagnolo e portoghese). Al fine di rendere confrontabili i dati per le diverse lingue, ogni sotto-corpus è stato costituito sulla base dello stesso design. I nodi principali che formano la variazione sociolinguistica registrata in C-Oral-Rom sono riassunti nella Tabella 1.1.: Tabella 1.1. - Macrostruttura del corpus design di C-Oral-Rom Informale (150.000 parole) Conversazioni Dialoghi Monologhi Media Telefono Formale (150.000 parole) Contesto naturale I livelli di annotazione del corpus comprendono la scansione tonale (definita a livello prosodico-percettivo), l’allineamento del testo al suono (sulle unità di enunciato), l’etichettatura sulle parti del discorso e la lemmatizzazione. La trascrizione del dato della lingua parlata è direttamente annotato tenendo conto dei break prosodici terminali (//) e non-terminali (/), che corrispondono rispettivamente agli enunciati e alle unità tonali prodotte dai parlanti. L’incrocio di tale livello con quello dell’etichettatura sulle parti del discorso permette l’estrazione di dati lessicali in riferimento all’unità di enunciato, metodologia assunta come base dell’analisi linguistica del dato STRUTTURE COPULARI NELL’ITALIANO PARLATO 647 della lingua parlata (Cresti 2000). Su questa premessa si fonda l’analisi dei contesti di occorrenza del verbo essere nel corpus, i cui risultati sono mostrati e commentati nei paragrafi seguenti. 1.2. Misure quantitative sul verbo essere. Rapporti con gli enunciati verbali L’analisi degli enunciati in cui è presente il verbo essere all’interno della sezione italiana del corpus C-Oral-Rom Italian (300.000 parole grafiche totali) evidenzia che il verbo ha complessivamente 13.995 occorrenze, distribuite in 10.891 enunciati. La Tabella 1.2. riassume i dati macroscopici provenienti dal corpus: Tabella 1.2. - Occorrenze del verbo essere nel corpus enunciatit otali 40791 con verbo "essere" 10891 % totale enunciati 26,70% enunciati verbali 24825 % enunc. verbali 43,87% Il verbo essere è presente in oltre 1/4 degli enunciati totali del corpus. Per meglio apprezzare la rilevanza quantitativa di tale misura, essa deve essere confrontata con il numero di enunciati del corpus in cui sia presente almeno un verbo (di forma finita). Difatti, nel corpus C-Oral-Rom italiano si registra una grande percentuale di enunciati verbless (Cresti & Moneglia 2005: 233 segg.), in cui non compare nessun elemento lessicale verbale a fornire una struttura sintattica frasale di base ai costituenti sintagmatici che prendono parte all’enunciato stesso. Con l’esclusione di tali casi, che corrispondono al 38% del totale 1 , emerge il fatto che il verbo essere è presente in quasi il 44% degli enunciati verbali. Siamo quindi davanti ad una quantità d’uso assolutamente rilevante, che coinvolge quasi la metà degli enunciati in cui compare un livello di strutturazione sintattica intorno ad un sintagma verbale. Alla luce di tali risultati, e nell’ottica di una valutazione globale del peso degli enunciati in cui la predicazione verbale risulta assente, appare quindi 1 Tale risultato è stato confermato nella sostanza sia dai corpora di parlato delle altre lingue romanze presenti in C-Oral-Rom, sia dall’analisi condotta in Biber et alii (1999) sull’inglese (dove l’unità di riferimento presa in considerazione è però la C-unit, definita su un criterio di autonomia sintattica). La relativa assenza di strutturazione verbale nel parlato assume quindi proporzioni di grande rilevanza, e sembra profilarsi come uno dei principali fenomeni che maggiormente lo oppongono alla lingua scritta. Cfr. anche Scarano (2004). 648 ALESSANDRO PANUNZI particolarmente rilevante la misurazione di quale e quanta predicazione nonverbale, in corrispondenza degli usi copulari, si trovi all’interno degli usi del verbo essere. Dai dati pubblicati in Panunzi (2005), la percentuale di tali usi corrisponde al 37% del totale. A partire da tali considerazioni e risultati preliminari, delineeremo, nei paragrafi successivi, la variazione di usi ascrivibili alla funzione copulare del verbo essere. 2. Gli usi copulari 2.1. Il verbo essere e la copula Il concetto di copula e lo studio linguistico del verbo essere sono legati da una tradizione secolare, che muove dalle osservazioni di Aristotele, all’interno del De Interpretazione, sulle preposizioni dichiarative in cui fosse presente la forma verbale greca estin. Dalla riflessione aristotelica scaturisce un concetto molto importante nella definizione della copula, che potremmo riformulare, in termini più moderni, come segue: mentre un predicato verbale contiene in sé sia il valore logico-semantico di predicazione che il valore morfo-sintattico dei tratti di accordo, in presenza della copula tali valori sono distinti. Al verbo è affidata la sola funzione di “segnatempo”, mentre la predicazione è realizzata da un elemento nominale congiunto. Gli usi del verbo essere, tuttavia, non si limitano alla funzione di copula: la tradizione grammaticale ha riconosciuto un diverso valore del verbo, in relazione a usi propriamente predicativi. In un importante articolo sulle funzioni linguistiche dei verbi essere ed avere, Benveniste (1960) riassume tale posizione dal punto di vista della linguistica storica, distinguendo una nozione “grammaticale” del verbo essere da una nozione pienamente “lessicale”, la cui natura predicativa è tanto autentica quanto quella di qualsiasi altro verbo 2 . Alla base della nozione lessicale di essere c’è, secondo Benveniste, un valore di predicazione “esistenziale” (e, solo secondariamente, “locativa”); al contrario, la copula viene analizzata come una marca strettamente morfologica 3 , espressione della “identità” tra due termini 2 “Alla base dell’analisi, sia storica che descrittiva, bisogna porre due termini distinti che vengono confusi quando si parla di «essere»: uno è la «copula», demarcatore grammaticale dell’identità; l’altro è un verbo in tutto e per tutto”, Benveniste 1960 [trad. It. «Essere» e «avere» nelle loro funzioni linguistiche, in Problemi di linguistica generale, Milano, Il Saggiatore 1971]. 3 La frase copulare rispecchierebbe, secondo la prospettiva delineata, la struttura della frase nominale indoeuropea, in cui il morfema espresso dalla copula sarebbe ridotto a un grado zero. STRUTTURE COPULARI NELL’ITALIANO PARLATO 649 nominali. Le “modalità” di questa relazione sono, secondo Benveniste, quelle di: a) un’equazione formale (Roma è la capitale d’Italia); b) l’inclusione in una classe (il cane è un mammifero); c) la partecipazione ad un insieme (Pierre è francese). Un punto di vista diverso sulla definizione degli usi copulari è stato introdotto dall’analisi del linguaggio sviluppata all’interno della logica formale, a cavallo tra XIX e XX secolo. Nell’analisi della struttura logica della predicazione, Russell (1919) propone di fare a meno dell’idea che la “copula” esprima in ogni caso una marca grammaticale, priva di valore predicativo. La distinzione tra le frasi Socrates is human e Socrates is a man viene risolta in questo senso: nel primo caso il verbo to be rappresenta un legame tra il soggetto e il predicato espresso; nel secondo, al contrario, il verbo contiene in sé una predicazione che esprime l’identità tra le due parti nominali in causa. Tale linea di pensiero era stata già tracciata dalle osservazioni di Frege (1892) circa la natura dei referenti all’interno delle strutture in cui compare il verbo essere, e la distinzione tra le relazioni definite come: (a) “equazione tra due oggetti”, (equazione formale, in Benveniste), corrispondente alla predicazione di identità, i cui costituenti sono reversibili: La stella del mattino è Venere; (b) “il cadere di un oggetto sotto un concetto”, (partecipazione ad un insieme in Benveniste), che stabilisce una relazione di tipo copulare, i cui costituenti non sono reversibili 4 : la stella del mattino è un pianeta. Secondo la posizione di Frege, la determinatezza del sintagma nominale postcopulare permette la distinzione tra usi copulari e predicativi; la posizione espressa da Russell, al contrario, non tiene conto della determinatezza del costituente nominale, ma della sua natura categoriale: i predicati aggettivali sarebbero quindi legati all’uso copulare, mentre i sintagmi nominali restano legati alla predicazione di identità. Nonostante le differenze tra le formulazioni fregeana e russeliana, il punto di vista da loro sostenuto ha complessivamente influenzato una grande parte della successiva riflessione linguistica, dando luogo ad una linea d’analisi delle strutture “copulari” 4 Frege postula un terzo tipo possibile di relazione instaurata dalla presenza del verbo essere, quella del “cadere di un concetto sotto un concetto”, (inclusione in una classe, secondo Benveniste) che stabilisce un diverso tipo di relazione copulare: un pianeta è un astro celeste. 650 ALESSANDRO PANUNZI imperniata intorno all’individuazione della portata referenziale dei termini nominali coinvolti nella costruzione. In Akmajan (1970) compare la formulazione linguistica dell’idea che le “frasi copulari” si distinguano sulla base della referenzialità dell’elemento post-copulare; i tipi individuati sono: a) le frasi predicazionali, in cui il sintagma post-copulare non è referenziale, e costituisce un predicato (Carlo è calvo); b) le frasi specificazionali, in cui il sintagma post-copulare è propriamente referenziale, e specifica un individuo (il mio migliore amico è Carlo). Higgins (1973) ha arricchito tale tassonomia, raffinando la scala di referenzialità ed estendendola ad entrambi i sintagmi che prendono parte alla struttura copulare; nel suo studio, vengono introdotti due ulteriori tipi di frase: c) le frasi identificazionali, in cui il SN post-copulare identifica il referente di un elemento deittico in posizione di soggetto (quello è il fratello di Carlo); d) le dichiarazioni di identità, che mettono in relazione due elementi che hanno entrambi un riferimento individuale (Dr. Jekyll è Mr. Hide). Secondo tale prospettiva, i casi in cui il verbo essere svolge la funzione di predicato di identità costituirebbero un caso specifico delle strutture copulare. I differenti tipi sarebbero quindi determinati unicamente dai rapporti di referenzialità tra i membri nominali della struttura, e non dal ruolo svolto dal verbo. Per effetto di una simile interpretazione, si arriva a comprimere le differenze dei rapporti semantico-categoriali (già individuati dagli studi logici) nella sola classe “predicazionale”, che arriva per includere una serie di usi grossomodo corrispondente all’intera variazione complessiva del verbo essere legato ad un soggetto pienamente referenziale. Pur dando luogo ad una riflessione complessa ed originale, l’idea di trattare gli usi verbo essere attraverso il riconoscimento di due valori indipendenti non ha riscosso un ampio consenso nelle trattazioni grammaticali, basate sull’osservazione di una certa omogeneità di strutturazione sintattica delle “frasi copulari”: la presenza di un soggetto espresso da un sintagma nominale, della copula, e di un terzo elemento costituito da un sintagma aggettivale, nominale o preposizionale (cfr. ad esempio, Riegel 1985). In conseguenza di tale prospettiva “sintatticista”, molte trattazioni grammaticali moderne sono giunte alla conclusione di includere nelle frasi copulari anche gli usi locativi, in cui il sintagma STRUTTURE COPULARI NELL’ITALIANO PARLATO 651 preposizionale che individua lo spazio/tempo di riferimento viene considerato come elemento predicativo (come in Biber et alii 1999). Nel presente lavoro non verrà adottata una prospettiva simile, e ci si distaccherà completamente dalla prospettiva di una definizione dei diversi tipi di “frase copulare” attraverso la sola valutazione della referenzialità degli elementi messi in relazione dal verbo. Le scelte operate nella selezione e nella classificazione degli usi copulari sono state principalmente basate, come descritto nei paragrafi seguenti: (a) sul ruolo che il verbo essere ha nella strutturazione linguistica (ai livelli sia sintattici che semantici) delle configurazioni in cui prende parte; (b) sulla natura predicativa o referenziale dell’elemento post-copulare. 2.2. Variazione d’uso di essere e definizione degli usi copulari Dalle riflessioni discusse nel precedente paragrafo, emerge una variazione d’usi del verbo essere cui il concetto di copula viene applicato in modo difforme dalle diverse tradizioni di studio. Cercheremo quindi, in prima istanza, di delineare brevemente la variazione complessiva del verbo essere, e di definire al suo interno gli usi in cui il verbo assume il valore di copula. Escludendo quindi gli usi ausiliari, in cui essere svolge il ruolo di morfema libero, e gli usi di esserci, considerato un lemma verbale procomplementare autonomo, gli usi verbali possono essere distinti riferendosi al tipo di relazione instaurata dalla presenza del verbo: 1. relazione di attribuzione di una proprietà/classe a un oggetto; 2. relazione di identità tra due oggetti; 3. relazione di localizzazione di un oggetto rispetto a un luogo di riferimento. Assumendo la definizione sintagmatica del costrutto copulare secondo lo schema generale: (1) soggetto - [copula - complemento predicativo] definiamo il “complemento” all’interno del gruppo predicativo come l’espessione di una proprietà, o di una classe, che viene attribuita al soggetto, specificato dal primo elemento nominale. Sono quindi esclusi dalla definizione di “complementi predicativi” i sintagmi nominali o preposizionali con valore referenziale, sia in relazione a 652 ALESSANDRO PANUNZI un’entità oggettuale che a un riferimento locativo/temporale. Tali strutture danno luogo, nel quadro adottato, ad usi non copulari del verbo essere, che costituiscono una porzione indipendente della variazione d’uso del verbo. Nella Tabella 2.1. viene sintetizzato ed esemplificato lo schema della tassonomia proposta degli usi verbali di essere: Tabella 2.1. - Schema degli usi verbali di essere relazione di attribuzione di una proprietà/classe (predicato) a un oggetto era vecchissimo / però andava bene // B.1. Predicato di identità relazione di identità tra due oggetti Attilio / sono io il fiorentino // B.2. Predicato locativo relazione di localizzazione di un oggetto rispetto a un luogo di riferimento è dietro il cartello deviazione // A. Copula B. Predicato 2.3. I dati del corpus L’analisi dettagliata dei contesti di occorrenza di essere è stata condotta su una selezione del corpus, comprendente due sottoparti del corpus design, già descritto nella Tabella 1.1.: 1. la sezione informale-conversazionale, che comprende 46.119 parole distribuite in 9.381 enunciati; 2. la sezione formale-media, che comprende 61.759 parole distribuite in 6.168 enunciati. Il totale della selezione del corpus comprende quindi oltre 100.000 parole e 15.000 enunciati. Nonostante la base di dati sia parziale, l’ampiezza quantitativa appare sufficiente ad analizzare le occorrenze copulari del verbo essere. La presenza di entrambe le tipologie informale e formale ci assicura inoltre una variazione sufficiente per esaminare alcune differenze di uso tra i due registri linguistici. Un primo dato qualitativo che emerge dal riscontro nel corpus analizzato è la presenza di una serie piuttosto ampia di realizzazioni di usi copulari, in cui variano le funzioni del complemento predicativo presente. La Tabella 2.2. elenca i tipi di funzioni copulari più diffusi nel corpus analizzato, riportando degli esempi che occorrono nel corpus: STRUTTURE COPULARI NELL’ITALIANO PARLATO 653 Tabella 2.2. - Tipi di complemento delle strutture copulari A. Attributivo (qualità/classe) B. Partitivo era vecchissimo / però andava bene // Bruna è una bella donna // Ariel / è medico / francese / di Digione // è una delle poche ragioni della guerra // C. Comparativo nel mezzo / mio cugino / che è come un fratello / D. Quantificativo le ciliegie sono poche // sono sei / in tutto // E. Possesso e appartenenza la colpa è degli allevatori // Berisha è Ghego / ed è del nord // F. Perifrasi con valore modale non è in grado di prestare i soccorsi // io credevo che non fosse da studiare // Queste tipologie d’uso, insieme ad altre più marginali, sono state considerate nel computo delle occorrenze di essere con valore copulare. Nella Tabella 2.3. sono riportati i dati percentuali riscontrati nella selezione del corpus: Tabella 2.3. - Percentuale degli usi copulari del verbo essere occorrenze di “essere” 5081 usi copulari 1838 % 36,17% Il dato replica sostanzialmente quello pubblicato in Panunzi (2005), fornendo la valutazione del peso complessivo di questo settore della variazione d’uso del verbo essere. Da tale calcolo sono stati esclusi i casi in cui i complementi fossero costituiti da sintagmi nominali definiti con valore attributivo, come nell’esempio: (2) Maradona è il calciatore più forte del mondo Tale esclusione si deve alla natura potenzialmente ambigua del sintagma nominale, che ha una lettura attributiva (la qualità di essere il calciatore più 654 ALESSANDRO PANUNZI forte del mondo) e una lettura potenzialmente referenziale 5 (l’individuo indipendentemente definito come “il giocatore più forte del mondo”). Data la complessità del giudizio nell’identificazione di un valore attributivo o referenziale del “complemento” del verbo essere (assunto come criterio principale della distinzione tra usi copulari e predicativi), a questo livello della descrizione si è preferito tralasciare l’analisi di questi casi, che sarà approfondita negli ulteriori sviluppi della ricerca. Dal punto di vista dei costituenti sintattici, quindi, il complemento predicativo della struttura copulare può essere costituito da un sintagma aggettivale o da un sintagma nominale non definito, o eventualmente da un sintagma preposizionale con valore attributivo (come ad esempio i casi della tipologia “E” riportati nella Tabella 2.2.). Nel paragrafo successivo verranno analizzati gli usi corrispondenti alla tipologia più frequente, determinata dalla presenza di un complemento predicativo aggettivale. 3. Costruzioni “copula + aggettivo” All’interno degli usi copulari presenti nel corpus, le sequenze copula + aggettivo rappresentano circa la metà delle occorrenze. La Tabella 3.1. riporta i valori percentuali delle occorrenze copulari in cui il complemento predicativo è costituito da un sintagma aggettivale, in relazione a quelle totali: Tabella 3.1. - Percentuali degli usi copula + aggettivo sugli usi copulari usi copulari 1838 copula + aggettivo 875 % 47,61% % sul totale 17,22% La percentuale degli usi di copula + aggettivo corrisponde inoltre al 17% del totale degli usi di essere, e costituisce pertanto una porzione significativa in relazione al totale enunciati verbali presenti nel corpus (stimabile tra il 7 e l’8%). L’analisi focalizza su questa costruzione copulare, alla base delle strategie di predicazione nominale. In particolare, le occorrenze saranno esaminate in relazione a dei criteri sintagmatici riguardanti i costituenti del costrutto. In riferimento allo schema generale proposto in (1), saranno valutati in primo luogo la presenza e il riempimento del soggetto logico-grammaticale 5 Cfr. Strawson 1950. STRUTTURE COPULARI NELL’ITALIANO PARLATO 655 della struttura copulare. Assunto come costante il riempimento aggettivale del complemento predicativo, sarà quindi valutato l’ordine lineare in cui appaiono i costituenti soggetto - copula - complemento predicativo. 3.1. Riempimento del soggetto 3.1.1. Tipi di soggetto: criteri e risultati dell’analisi La Tabella 3.2. mostra la distribuzione del soggetto delle strutture copulari con elemento predicativo aggettivale. Le classi in base alle quali sono stati classificati i soggetti sono: • • • • ZERO: mancanza di soggetto esplicito SN: sintagmi nominali definiti o indefiniti DEITTICI: pronomi personali e pronomi deittici FRASALI: subordinate soggettive, implicite ed esplicite Tabella 3.2. - Percentuali delle tipologie di riempimento del soggetto ZERO - era vecchissimo / però andava bene // SN - la faccia è giovanile / vedi? DEITTICI - queste son cinesi? FRASALI - è vero / che siete dei pirati? ALTRO 48,91% 27,50% 9,78% 7,36% 6,44% 3.1.2. Tipi di soggetto: differenze tra Informale e Formale Tenendo conto della distinzione tra testi informali e testi formali, si nota come le percentuali di occorrenza delle tipologie di soggetto varino consistentemente alla tipologia testuale, che struttura il nodo più alto del corpus design. Nella varietà informale di parlato, l’assenza di un soggetto esplicito raggiunge quasi i due terzi del totale, e la percentuale d’uso di deittici equivale quella dei sintagmi nominali (circa il 15%). Nella parte formale, al contrario, aumenta la rilevanza dei costituenti più “pesanti” dal punto di vista della strutturazione sintattica dell’enunciato. La 656 ALESSANDRO PANUNZI percentuale d’uso dei sintagmi nominali come soggetto esplicito della struttura copulare raggiunge quella dei soggetti zero, e le subordinate soggettive sono addirittura tre volte più presenti che nella varietà informale: Tabella 3.3. - Percentuali delle tipologie di riempimento del soggetto: differenze tra le sezioni informale-conversazionale e formale-media Zero SN deittici frasali Altro INFORMALE (conversazioni) 61,96% 15,11% 14,36% 3,53% 5,04% FORMALE (media) 37,92% 37,92% 5,93% 10,59% 7,63% 3.2. Ordine dei costituenti 3.2.1. I criteri dell’analisi: relazioni con la scansione prosodica dell’enunciato Il secondo criterio d’analisi adottato è quello relativo all’ordine sintagmatico dei costituenti della struttura copulare, in relazione con la scansione prosodica segnalata nel corpus. In particolare, oltre al semplice ordine, è stato tenuto conto della linearizzazione o meno dei costituenti della struttura copulare all’interno di un’unica unità tonale. La suddivisione del flusso continuo della lingua orale in unità discrete di enunciato, e la possibilità di un enunciato di essere a sua volta strutturato in più unità tonali, forniscono, nel quadro della teoria della lingua in atto (Cresti 2000), in cui si profila lo studio qui presentato, il dominio di spiegazione naturale dei fenomeni che si verificano nella lingua parlata. A partire dal piano prosodico sono infatti definite le unità informative strutturanti l’enunciato (e il valore illocutivo dell’enunciato stesso). I fenomeni sintattici hanno luogo propriamente all’interno di tali domini naturali, mentre tra i costituenti sintagmatici realizzati in unità tonali diverse intercorrono legami informativi che si strutturano a un livello superiore a quello sintatticolocutivo. STRUTTURE COPULARI NELL’ITALIANO PARLATO 657 Tali considerazioni permettono di distinguere, ad esempio, le strutture con soggetto logico-grammaticale linearizzato da quelle con soggetto in posto in un’unità tonale (e informativa) precedente: (3) Mario è un vero amico //COM (4) Mario /TOP è un vero amico//COM La distinzione tra i due enunciati esemplificati muove dal riconoscimento del diverso valore della loro strutturazione. La relazione che intercorre tra il costituente Mario e la predicazione nominale cambia nei due diversi casi: nell’esempio (3) si ha una struttura di frase linearizzata in un’unica unità tonale (all’interno del comment); nell’esempio (4), invece, la struttura dell’enunciato presenta una complessità sul piano informativo, e il costituente Mario viene realizzato in un’unità differente dalla struttura predicativa copulare (in particolare, è realizzato come topic, cui va applicata la forza illocutiva espressa dal comment 6 ). Il legame tra i costituenti sarebbe quindi strettamente sintattico nell’enunciato (3), mentre implica una relazione propriamente informativa nell’enunciato (4). 3.2.2. I risultati dell’analisi Date le premesse introdotte nel paragrafo precedente, e tenuto conto dei domini informativi all’interno della strutture d’enunciato, i tipi di configurazione sintagmatica della struttura copulare più comuni nel riscontro dei dati sono stati: a) l’ordine semplice copula-aggettivo, corrispondente alla quasi totalità degli esempi in cui non compare il soggetto grammaticale (confronta la Tabella 3.2.); b) l’ordine soggetto-copula-aggettivo, che pienamente realizza il profilo sintattico della costruzione copulare schematizzato in (1), linearizzato all’interno dello stessa unità informativa, e pertanto in un dominio strettamente sintattico (al di fuori della presenza di relazioni sul piano della struttura dell’informazione); c) l’ordine soggetto/copula-aggettivo, in cui l’elemento che svolge il ruolo di soggetto logico si trova in un’unità tonale che precede quella del gruppo copula + aggettivo (verosimilmente, un’unità di topic); d) l’ordine copula-aggettivo-soggetto, con la posposizione del soggetto logico all’aggettivo, linearizzato; 6 Per le definizioni di topic e comment, della loro portata informativa e delle conseguenze sul piano allocutivo dell’enunciato, si rimanda a Cresti (2000). 658 ALESSANDRO PANUNZI e) l’ordine copula-aggettivo/soggetto, in cui il soggetto logico si trova in un’unità tonale che segue quella del gruppo copula + aggettivo (in gran parte, unità di appendice). I risultati dell’analisi sono riportati nella tabella sottostante: Tabella 3.4. - Percentuali delle tipologie d’ordine dei costituenti, in relazione alla scansione prosodica cop-agg - era vecchissimo / però andava bene sogg-cop-agg - la faccia è giovanile / vedi? sogg / cop-agg - la fine dell’anno / sarà dura magari // cop-agg-sogg - e allora è inutile murarla // cop-agg / sogg - è vero / che siete dei pirati? Altro 46,25% 20,18% 15,69% 6,46% 6,34% 5,07% La porzione di occorrenze che realizza la struttura lineare soggettocopula-aggettivo corrisponde al 20% del totale. Questo dato ci informa sul fatto che solo 1/5 degli usi del gruppo copula + aggettivo rispondono alla struttura copulare sintatticamente realizzata in un’unica unità informativa. In accordo con il dato della mancanza di soggetto grammaticale, si nota che la configurazione copula-aggettivo corrisponde a quasi il 50% delle occorrenze. In oltre il 6% dei casi il soggetto è posposto al gruppo predicativo, all’interno della stessa unità tonale. In oltre il 20% dei casi, invece, il soggetto logico è collocato in un’unità tonale diversa da quella del gruppo copula + aggettivo. Due sono le configurazioni in cui si verifica tale fenomeno: soggetto/copula-aggettivo, che corrisponde in larga parte alla struttura informativa topic-comment; copulaaggettivo/soggetto, che corrisponde nella maggioranza dei casi alla struttura informativa comment-appendice. Questo rilievo ci permette di apprezzare come, nel parlato italiano, una buona parte degli usi copulari si configura all’interno di enunciati complessi in cui alla base delle relazioni tra i costituenti delle strutture predicative (in questo caso, nominali) si stabiliscono rapporti definibili sull’asse pragmatico-informativo. STRUTTURE COPULARI NELL’ITALIANO PARLATO 659 3.2. Predicati aggettivali di giudizio e valutazione A partire dai criteri d’analisi adottati, lo spoglio del corpus ha evidenziato un uso specifico della struttura copulare, non prevedibile indipendentemente dal riscontro con i dati reali della lingua d’uso, in relazione ad aggettivi che esprimono un contenuto semantico di giudizio o valutazione. Tali usi si restringono a un gruppo limitato di aggettivi, che corrispondono a: a) valori di verità (vero, falso) b) valutazioni modali-aletiche (possibile, impossibile…) c) giudizi di valore-epistemici (giusto, logico, probabile, corretto, inutile…) In questi casi, la costruzione copulare non esprime una proprietà (o classe) che qualifica un oggetto, quanto piuttosto un giudizio in riferimento ad un evento o a uno stato di cose, come negli esempi: (5) (6) (7) (8) (9) questo è vero // infatti / è giusto // è giusto e corretto / che parli l’Istituto Superiore di Sanità / vabbè / è logico // è possibile formulare una diagnosi // Simili usi sono attestati in misura piuttosto ampia nella selezione del corpus analizzata, realizzando 148 occorrenze, che corrispondono al 17% delle configurazioni copula + aggettivo, e all’8% del totale degli usi copulari. Questi tipi d’uso non sono quindi sporadici; se si prende in considerazione il livello della realizzazione sintattica, al contrario, è possibile notare dei tratti di coesione interna a tale tipologia. Incrociando le classificazioni condotte secondo i criteri enunciati nei paragrafi precedenti, infatti, si notano correlazioni significative tra questo tipo di usi, i tipi di soggetto implicati e le configurazioni sintagmatiche in cui si realizzano. Dalla Tabella 3.5. si nota l’emergenza di due tipi di costruzione, tra tutte le possibilità teoriche di combinazione tra tipo di soggetto e ordine dei costituenti: 660 ALESSANDRO PANUNZI Tabella 3.5. - Correlazioni tra l’uso di aggettivi di giudizio, tipo di soggetto, ordine dei costituenti SOGGETTO ORDINE zero cop-agg è vero // Infatti / è giusto // frasale cop-agg(/)sogg è possibile formulare una diagnosi // è giusto e corretto / che parli % 53,74% 25,85% 79,59% Circa l’80% delle realizzazioni copulari con valore di giudizio sono quindi espresse attraverso: a) una sequenza copula-aggettivo, senza espressione del soggetto, per lo più in riferimento ad un evento o a una situazione contestualmente definita; b) una sequenza copula-aggettivo-soggetto, in cui il soggetto è espresso da una struttura frasale che si riferisce all’evento-stato su cui viene espresso il giudizio. Le correlazioni rilevate individuano quindi una struttura di predicazione specifica e consistente nell’italiano parlato, produttiva nell’uso e fortemente tipizzata. 4. Conclusioni Dai dati raccolti tramite l’analisi del corpus, si possono osservare alcuni caratteri della distribuzione sintagmatica dei costrutti, che descrivono il reale uso delle costruzioni copulari nella lingua parlata. Attraverso lo spoglio sistematico delle occorrenze nel corpus, emerge il dato che la struttura teorica rappresentata dallo schema (1) soggetto - [copula - complemento predicativo] STRUTTURE COPULARI NELL’ITALIANO PARLATO 661 corrisponde nella realtà della produzione linguistica ad una pluralità di valori (Tabella 2.2.), che presentano una strutturazione in classi di variazione coese, produttive e tipizzabili. L’analisi della configurazione sintattico-categoriale più frequente tra usi copulari testimoniati nel corpus, ovvero il gruppo predicativo copula + aggettivo, mostra tratti e valori d’uso non chiaramente prevedibili al di fuori dell’analisi su corpus. L’alta percentuale di strutture copula-aggettivo senza soggetto espresso (62% nell’informale) e la percentuale relativamente bassa (20%) delle occorrenze linearizzate all’interno della configurazione informativa dell’enunciato testimoniano, ad esempio, l’ampia presenza di strutture predicative aggettivali che non si conformano alla struttura copulare definita su un piano puramente sintattico. Dallo studio corpus-driven emerge inoltre la presenza di un costrutto lessico-grammaticale con alti valori d’uso: si tratta di strutture copulari in cui l’aggettivo esprime un giudizio o valutazione a un evento/stato di riferimento (esplicitamente espresso o contestualmente ricavabile), corrispondente al 17% degli occorrenze del gruppo copula + aggettivo. In particolare, la valutazione incrociata dei tratti sintagmatici permette l’emergenza di due pattern, o costrutti, direttamente dall’analisi del corpus: • pattern a: • pattern b: soggetto zero, ordine copula-aggettivo; soggetto frasale, ordine copula-aggettivo-soggetto. Il dato positivo che si ricava è che la consistenza della frequenza relativa dell’uso del gruppo copula + aggettivo di giudizio correla con gli addensamenti d’uso in particolari pattern sintagmatici. La metodologia corpus-driven, in associazione con una strategia descrittiva che parte dal dato generale ed entra negli usi specifici attraverso la definizione dei tratti di analisi pertinenti, permette quindi una descrizione esplicativa degli usi reali della lingua d’uso. A partire da: a) l’identificazione del dominio proprio d’analisi e delle unità di riferimento (che nel parlato spontaneo corrispondono ai confini di enunciato e di unità tonale); b) la definizione dell’oggetto e del metodo di classificazione delle occorrenze (es. le proprietà superficiali di distribuzione sintattica e di riempimento categoriale dei costituenti); 662 ALESSANDRO PANUNZI i tratti d’analisi, indipendente considerati, vanno nella direzione comune di identificare negli usi creativi del linguaggio delle strutture tipiche, che rendono conto di strutture, configurazioni e costrutti centrali e produttivi. L’approccio della linguistica su corpus, e in particolare della metodologia corpus-driven 7 , acquista quindi valore sia descrittivo che esplicativo dei dati, una volta assunte le unità di riferimento pertinenti e stabiliti i criteri d’analisi più adeguati. Riferimenti bibliografici Akmajan, A., 1970, Aspects of the grammar of focus in English. Ph.D. dissertation, MIT, published by New York, Garland Press, 1979. Benveniste, E., 1960, Être at avoir dans leurs fonctions linguistiques, «Bulletin de la Societé de Linguistique», LV, 113-134. Biber, D., Johansson, S., Leech, G., Conrad, S., Finegan, E., 1999, Longman grammar of spoken and written English, London, Longman. Bonomi, A., 1973, La struttura logica del linguaggio. Milano, Bompiani. Cresti, E., 2000, Corpus di italiano parlato. Firenze, Accademia della Crusca. Cresti, E., Moneglia, M. (eds), 2005, C-ORAL-ROM. Integrated reference corpora for spoken romance languages, vol. I° + DVD, Amsterdam, Benjamins. 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