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21 marzo 2002 delle ore 12:11
fino al 22.III.2002
British School – Artisti residenti
Roma, British School
Lo studio e la ricerca di otto artisti inglesi a Roma. Questo è quanto si può vedere nella mostra alla
British School at Rome, un pensiero complesso e affascinante che si snoda attraverso differenti
metodi di lavoro…
Il programma Fine Arts dell'Accademia
Britannica inizia nell’anno 2002 con la mostra
di otto artisti lì residenti. Inaugurata il 18 marzo
ha visto, oltre all’esposizione dei lavori, due
performance di Aaron Williamson e di Brian
Kennedy. In generale, in tutte le opere, è
evidente un cammino di ricerca e di studio
compiuto da questi artisti nella città di Roma.
Gli acquarelli di Tim Renshaw prendono
ispirazione da un progetto di Mario Ridolfi per
un motel da costruire nella capitale. Renshaw
trasforma il disegno architettonico in una serie
di sottilissime linee dalle sfumature uniformi
per suggerire “un moderno dialogo fra struttura
e instabilità” come lo stesso artista scrive. Yuki
Lamb parte, per la realizzazione della sua
opera, dai giardini di Villa Borghese dai quali
trae una serie di minuziosi disegni che ne
ripropongono la struttura. Nel corridoio attiguo
all’ex galleria sono dunque esposte una serie di
piccole tele su cui l’artista disegna utilizzando
l’inchiostro. Fiona Crisp espone una serie di
immagini in corso d’opera realizzate con pin –
hole cameras. Una macchina che, non avendo
mirino per inquadrare la scena né obiettivo con
cui dare priorità ad un punto focale, permette
di togliere il primato della vista in un processo
intrinsecamente visivo. E’ questo il metodo che
l’artista usa per paradossalmente, vedere senza
guardare. Il risultato è una serie di immagini di
chiese romane dove hanno la stessa importanza
sia l’architettura che i banchi per i fedeli.
Ancora immagini di Roma, ma non solo,
nell’opera dell’architetto sudafricano Jaco
Booyens. Attraverso una serie di fotografie, che
riprendono i particolari di un luogo, ne
ricostruisce l’insieme creando quasi dei
serpenti di immagini. Rappresentando stavolta
Venezia Thomas Lamb riferisce però al suo
soggiorno romano la riflessione su l’idea dello
spazio psicologico e fisico nella pittura.
Utilizzando una tecnica mista su carta nella sua
opera San Giorgio maggiore, Venezia
rappresenta sullo sfondo la sagoma della chiesa,
il canale e in primo piano una ragazza vista di
spalle che proietta una lunghissima ombra.
Espongono inoltre anche Henry Rogers e Alex
Pittendrigh. Il primo pone come base della sua
ricerca la ricerca di dove risieda l’opera d’arte.
A cura di Jacopo Benci
The British School at Rome
Via Gramsci, 61
063264939 www.brs.ac.uk
16.30 – 19.00 e per appuntamento
indice dei nomi: Cristoforo Colombo, Aaron
Williamson, Jacopo Benci, Tim Renshaw, Dem
Si dà la risposta che forse l’opera d’arte è
tutt’intorno a noi nell’adesso della nostra
esperienza. Presenta dunque una serie di
inchiostri su carta dove annunci presi dai
giornali sono cerchiati da spessi tratti neri.
Procedendo è solo il segno del cerchio che resta
come opera, come soli restano altri tipi di segni
sulla carta. Alex Pittendrigh presenta invece
alcuni disegni del suo lavoro Morpheus:
un’opera d’arte totale che sta nascendo anche
grazie all’aiuto di un compositore di
Melbourne. I disegni qui esposti, matita su
carta, rappresentano una serie di linee curve che
si intersecano creando delle forme astratte.
Cristoforo Colombo scoprì... è il titolo della
performance di Brian Kennedy: l’artista getta
nel cortile interno dell’Accademia una serie di
fogli dorati. L’idea nasce da una visita a Santa
Maria Maggiore il cui tetto fu dorato con il
primo oro portato da Cristoforo Colombo
dall’America. La riflessione dell’artista si basa
sul fatto che dalla scoperta di una nuova cultura
nacque solo la ricerca di un futile metallo, l’oro
appunto, e non la conoscenza di popolazioni
che avrebbero potuto portare un reale
arricchimento. La repressione delle nuove idee
e l’intolleranza verso altre culture. Pongono
anche la domanda di cosa abbiamo imparato
dalla storia, questo è ciò che l’artista scrive
ponendolo come fine del suo lavoro. Vite dei
santi è invece la performance di Aaron
Williamson, che sarà replicata venerdì 22
marzo alle 18:00. L’artista accosta le leggende
delle vite dei santi alla tradizione della
Performance art, la percezione degli artisti che
si fanno avanti per rimpiazzare l’oggetto
artistico, proprio come i Santi inizialmente
insistettero sul sostituire atti eccezionali alle
icone. Durante la sua performance Williamson
ripercorre, dunque, alcuni celebri martiri
ironizzando sul concetto della morte e della fede
incondizionata.
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