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Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DICB Milano Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano
N. 32 | GIUGNO 2012
TENDENZE E ATTUALITÀ DELLA DISTRIBUZIONE EDILE
Speciale Macchine e Attrezzature da Cantiere
TRA TECNOLOGIA E SICUREZZA
Dai limiti della crescita
allo sviluppo sostenibile
BRIANZA PLASTICA
I nostri primi 50 anni
Il fondatore dell’azienda Giuseppe Crippa ripercorre i 10 lustri
di evoluzioni che hanno affermato l’azienda nel settore
dei sistemi di isolamento per le coperture
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Nuovi protagoni
Il profilo del c
V convegno nazionale
ed
il
iz
ia
mercato
fascia alta
fascia media
low cost
C
risi e tecnologia cambiano
il mercato delle costruzioni.
Le imprese si riorganizzano, la filiera si modifica e, in
parallelo, chi fa acquisti chiede
di più. A partire dalle informazioni,
il rapporto con chi vende è diventato
2.0, più diretto e mediato dalla Rete. A tutto
questo si aggiunge la spinta verso un’edilizia più
sostenibile. Per questo il dibattito che YouTrade propone quest’anno non riguarderà solo la gestione del
business in un periodo in cui la recessione mette in
pericolo l’esistenza stessa di tante aziende. Perché
in questi anni sono cambiate anche le richieste
stesse del mercato. Chi acquista è più consapevole
e utilizza il web, chi vende deve adeguarsi. Senza
dimenticare la maggiore attenzione ai temi dell’ambiente, l’efficienza energetica di città ed edifici:
bisogna adeguarsi entro
il 2020, secondo quanto
chiede l’Europa. Insomma, la sfida mette al centro
la particella «ri»: rivalutare,
riusare, riconcettualizzare, ristrutturare, ridurre, ringegnerizzare. È il momento di rinnovare,
di rinnovarci, con un approccio smart,
intelligente e innovativo.
Il convegno di settembre sarà dedicato a questi
temi, partendo dall’analisi congiunturale del mercato per affrontare il tema della distribuzione e
delle prospettive future in relazione ai nuovi attori
e ai nuovi consumatori. Sarà anche l’occasione
per presentare, come lo scorso anno, i risultati
del nuovo tavolo tecnico che YouTrade promuoverà
nel corso dei prossimi mesi e che sarà concentrato
sul tema del credito in rapporto alle necessità di
rilancio economico delle costruzioni e del Paese.
isti per la filiera
consumatore 2.0
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Anno 4 - Numero 32 - Giugno 2012
Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità
Head office, Editorial office, Subscription, Administration and Advertising
Virginia Gambino Editore S.r.l.
Viale Monte Ceneri, 60 - 20155 Milano - Italy
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Novità
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Collaboratori / Contributors
Roberto Anghinoni, Umberto Anitori, Andrea Cammarata,
Federico Della Puppa, Carlo Ezechieli, Gaia De Lorenzi,
Giacomo Galli, Maria Lisieux, Ludovico Lucchi, Leda Martinelli,
Sofia Marsigli, Federico Mombarone, Veronica Monaco,
Santina Muscarà, Brunella Orsini, Alessandra Tale, Nicola Zeni
Armatura in
fibra di vetro per
rivestimenti edilizi
Progetto grafico e impaginazione
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Umberto Bonazza
Matteo Camillini
Claudio Cammi
Giovanni Carubelli
Gilberto Castoldi
Stefano Colombino
Mario Cuc
Fabrizio Di Luzio
Daniele Ferrai
Giovanni Pietro Grazioli
Gianni Guidoccio
Franco Nessi
Andrea Veroni
Novità
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C.C.E.
De Eccher
Gruppo BigMat
Cammi
Edilpadana
TopHaus
Gruppo Uniedil
Edilcuc
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Centredil
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editoriale
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La lunga attesa
dei project bond
e
D
urante la Grande depressione
del 1929, un economista di
nome John Maynard Keynes
elaborò la teoria secondo la quale
per sostenere la domanda e uscire
dalla crisi un governo doveva, tra
l’altro, impegnarsi a investire in opere
pubbliche. Al debito accumulato per
compiere i lavori ci si sarebbe pensato
dopo, una volta usciti dalla recessione.
Keynes è tornato di moda. E così la
crescita, come la fenice, dovrebbe
risorgere dalle ceneri grazie a una cura
a base di project bond per 4,3 miliardi.
In sostanza, l’Europa ha convinto
Angela Merkel che finanziare opere
con un sistema misto pubblico-privato
è una strada accettabile per rilanciare
l’economia. Ma la verità è che non
bisogna farsi illusioni.
Intanto, non è detto che realizzare
l’ennesima autostrada, traforo o linea
ferroviaria sia davvero un toccasana
per l’economia. In secondo luogo, la
strada per giungere alla realizzazione
delle opere è ancora lunga e, se anche
tutto filerà senza intoppi, passeranno
mesi, più probabilmente anni, prima
che una pietra venga smossa.
Vediamo perché. Dopo il via libera
ai project bond da parte della
Commissione di Bruxelles, bisognerà
aspettare la metà di luglio per il voto
del Parlamento europeo di Strasburgo.
Solo dopo arriverà l’ok del Consiglio
europeo. Ma, i passaggi non terminano
qui. I project bond, infatti, saranno
gestiti dalla Bei, la Banca europea
per gli investimenti, un organismo
che permetterà di abbassare il rating
delle obbligazioni emesse a fronte
dei finanziamenti. La Bei affronterà
il problema in agosto. A settembre,
mentre l’autunno è alle porte,
cominceranno ad affluire le richieste
e saranno individuate le opere. Per
l’Italia si parla, per esempio, della linea
ferroviaria Vienna-Udine-VeneziaRavenna o della Napoli-Bari, del Porto
di Trieste o della connessione via acqua
tra Milano e Trieste. Tante belle idee
che, presumibilmente, viaggeranno
con la consueta celerità (si fa per dire)
a cui siamo abituati. Qualche mese
dopo arriverà il momento di valutarne
la compatibilità finanziaria: i project
bond, infatti, si basano sul principio
che a finanziare le opere concorrano
anche i privati, ammesso che si trovino.
Compiuto il miracolo, sarà la volta
dell’esame definitivo dei progetti e
della successiva emissione dei bond
con cui finanziare pro quota le opere.
Difficile, a questo punto, fissare date
o scadenze. Di sicuro, per far lavorare
un po’ le grandi imprese di costruzioni
passerà un bel po’ di tempo. In
compenso, i project bond non
serviranno per mettere in sicurezza gli
edifici a rischio sismico e neppure per
riqualificare le case già costruite, ma
fuori norma o realizzate con standard
obsoleti. Insomma, siamo proprio
sicuri di averne bisogno?
7
l’econauta
di Federico Mombarone
Giornalista
Il giorno più lungo
del mattone
I
l termine D-Day è utilizzato dai
militari americani per indicare
il giorno in cui si deve compiere
un attacco o un’operazione di guerra.
Come nel famoso sbarco in Normandia
del 6 giugno 1944, quello che è passato
alla storia come il giorno più lungo.
D’ora in avanti, però, il termine
D-Day servirà a segnare anche una
svolta nei rapporti tra imprese e Stato
italiano. È stato indicato così, infatti,
l’appuntamento organizzato il 5 maggio
(tra parentesi, anniversario della morte
di Napoleone, uno che l’edilizia l’ha
spinta alla grande) da Ance assieme
a Confartigianato, Cna e associazioni
delle cooperative, e con il consenso di
Anci (comuni) e Upi (province).
Il D-Day, però, non ha stabilito nessuno
sbarco, nessun bombardamento, zero
colpi di cannone. La battaglia che ha
ingaggiato, infatti, è assolutamente
legale e incruenta. Ma non per questo
meno determinata. Una guerra allo
Stato inadempiente che si riassume in
un numero: 7.552. Cioè quante sono le
imprese edili fallite negli ultimi tre anni.
Certo, in questa decimazione la crisi
dell’economia c’entra eccome. Eppure a
spiegare la moria di aziende non bastano
il credit crunch e i fantasiosi e mai
decollati Piani casa. C’è, infatti, del dolo
da parte dei governi che negli ultimi anni
sono riusciti ad accumulare la fantastica
cifra di 70 miliardi di lavori non pagati
alle aziende. Mentre, naturalmente, non
si può sgarrare un giorno nel pagare le
tasse.
Ed ecco perché il D-Day è stata
l’occasione per annunciare una grande
chiacchiere di condominio
class action contro lo «Stato non
pagatore». Operazione non semplice
sul piano giuridico, ma che sul versante
politico rappresenta un attacco
vincente, almeno sul piano mediatico.
Così a fronte di 19 miliardi di crediti
non pagati (la parte di pertinenza
dell’edilizia) e di un’attesa media che ha
raggiunto gli otto mesi, con punte fino a
due anni, il mondo delle costruzioni ha
detto basta e ha preparato le citazioni in
tribunale.
E non si tratta di un semplice annuncio
a effetto: l’Ance è scesa in campo
dopo aver raccolto segnalazioni per
1 miliardo di euro dovuti ad aziende
già in condizioni per fare un decreto
ingiuntivo. Insomma, questa volta si
fa sul serio. Chissà se sarà una guerra
lampo o combattuta in trincea.
di Umberto Anitori
Ex segretario nazionale ANACI
MODIFICA DEL CODICE
DEL CONDOMINIO: NUOVO TESTO
ADOTTATO DALLA COMMISSIONE GIUSTIZIA
I
l 23 maggio il Comitato ristretto della
Commissione Giustizia della Camera
ha approvato il nuovo testo base della
riforma del Codice Civile in materia di
condominio. Molte le novità: durata del
mandato dell’amministratore portata
a due anni; termine per l’approvazione
del rendiconto, che deve essere di
competenza, fissato in 180 giorni;
istituzione presso ogni Ufficio provinciale
dell’Agenzia del Territorio di un
Repertorio dei condomini e dei rispettivi
amministratori, nel quale dovranno
essere annotati oltre al codice fiscale del
condominio, le unità immobiliari che lo
compongono con i relativi dati catastali,
nonché la nomina e la cessazione
dell’amministratore. Le modalità attuative
8
del repertorio dovranno essere approvate
con provvedimento dell’Agenzia del
Territorio entro 90 giorni dall’entrata
in vigore della legge. Una modifica che
porterà notevoli cambiamenti nella vita
condominiale è quella che prevede la
perdita del diritto di voto in assemblea per
i condomini che siano morosi da più di sei
mesi. Altro intervento di notevole impatto
specie nei piccoli condomini è quello
che prevede l’obbligo di apertura di un
conto corrente postale o bancario e di far
transitare sullo stesso tutti i movimenti
di denaro inerenti il condominio.
Su precipua delibera dell’assemblea,
l’amministratore dovrà fornire polizza
fideiussoria con massimali non inferiori
agli importi approvati nel preventivo, che
ovviamente dovranno essere adeguati
nel caso di lavori straordinari, e dovrà
attivare un sito protetto da relativa
password su cui i condomini potranno
visionare sia i documenti che le situazioni
contabili. Tante altre sono le innovazioni
su cui torneremo successivamente, ma
già oggi va rilevato come, mentre il
Governo sta esaminando la possibilità
di rendere obbligatoria una polizza che
copra i rischi da terremoti per tutti gli
immobili, il Parlamento non dispone
nemmeno l’obbligatorietà della polizza
di responsabilità civile per i condomini.
Da sottolineare anche come non
vengano fissati dei requisiti minimi per
svolgere l’attività di amministratore di
condominio.
l’avvocato
di Ludovico Lucchi
del Foro di Milano
e-mail [email protected]
TRASFORMARE
il balcone IN VERANDA
L
a trasformazione del proprio
balcone in veranda non obbliga
all’osservanza delle distanze
prescritte dall’articolo 907 c.c. se la
veranda coincide esattamente con l’area
del balcone senza debordare dal suo
perimetro, in modo da non limitare
la veduta in avanti e a piombo del
proprietario del balcone sovrastante. Ciò
perché il codice civile non attribuisce
al proprietario del balcone sovrastante
il diritto di guardare, dalla soletta o dal
parapetto del suo balcone, verso l’interno
della sottostante proprietà. Quanto
all’autorizzazione del condominio,
la giurisprudenza consolidata ritiene
che sia possibile trasformare un
balcone o una terrazza in veranda,
anche senza l’autorizzazione degli
altri condomini o dell’amministratore,
purchè la costruzione non arrechi
danni all’estetica dell’edificio (che
non va deturpata o danneggiata) e
non provochi la violazione di norme
igieniche o delle distanze legali. Poiché
la veranda è considerata un nuovo
locale autonomamente utilizzabile che
difetta normalmente del carattere di
precarietà trattandosi di opera destinata
a durare nel tempo, ampliando così
il godimento dell’immobile, sotto il
profilo urbanistico la trasformazione
di un balcone in veranda necessita
del rilascio del permesso a costruire
da parte delle autorità comunali.
In particolare, la giurisprudenza ha
affermato che la trasformazione di un
balcone o di un terrazzino circondato
da muri perimetrali in veranda, o di
un terrapieno mediante chiusura con
installazione di pannelli di vetro su
intelaiatura metallica o altri elementi
costruttivi, non costituisce intervento
di manutenzione straordinaria né di
restauro, ma è opera soggetta a permesso
di costruire (in passato, a concessione
edilizia).
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9
I FATTI NOSTRI
di Roberto Anghinoni
Giornalista
L’ATTENZIONE COLLETTIVA
ALL’OMBRA DEL D-DAY
Mentre il settore delle costruzioni si appresta a ricevere una boccata
di ossigeno dai recenti decreti del Governo, la distribuzione edile
è alla ricerca di un mercato reale con cui confrontarsi
con presupposti differenti dal passato
N
e abbiamo parlato sul numero
di aprile di questa rivista, ma
nel frattempo alle – per ora –
irrisolte tempistiche dei pagamenti
della Pubblica amministrazione si
sono aggiunti un paio di mesi, che di
fronte all’eternità sono poca cosa, ma
diventano determinanti quando l’acqua
è alla gola e, quel che è peggio, continua
a salire. L’ha di nuovo sottolineato anche
il presidente di ANCE Paolo Buzzetti
lo scorso 15 maggio in occasione
del “D-Day” delle Costruzioni”, una
ricorrenza che per gli effetti sulle
vicende umane è ormai seconda solo
all’altro famoso “D-Day”, ovvero il
giorno dello sbarco in Normandia. Circa
una settimana dopo, il premier Mario
Monti annuncia quattro Decreti che
sbloccheranno 30 miliardi di Euro per
il pagamento dei debiti alle imprese (in
senso lato). L’ANCE stima che solo al
settore delle costruzioni ne andrebbero
19 e si prepara a firmare i decreti
ingiuntivi nei confronti dello Stato, se
questa situazione di stallo non dovesse
cessare. Nel suo intervento, peraltro,
Buzzetti allontana l’ipotesi del baratto
o di surrogati vari della liquidità: Bot,
Cct e garanzie varie non li vogliamo,
a noi serve il denaro contante. Monti,
con una deliziosa mossa a sorpresa,
offre una grossa mano al settore delle
costruzioni, aumentando l’aliquota del
bonus fiscale per le ristrutturazioni
dall’attuale 36% al 50%. Finalmente
qualcuno capisce quanto sia importante
investire nell’edilizia per rilanciare
l’economia. Ma fra i rarissimi aspetti
positivi dei tempi che stiamo vivendo,
l’attenzione collettiva è fra le novità
emergenti. Suona un po’ come la
chiusura della stalla quando i buoi
10
se ne sono già andati, ma almeno
ci si pone il problema. Al di là della
situazione economico- finanziaria
del nostro paese che ci costringe a
riflettere sul nostro modo di lavorare,
al di là anche della situazione del
nostro specifico settore che comunque
mantiene le sue grandi potenzialità,
solo fortemente limitate dalla mancanza
di risorse (pensate all’Expo e al pesante
ridimensionamento degli obiettivi
anche infrastrutturali) è evidente
che nei prossimi anni dovremo tutti
ridefinire le nostre aspettative, anche
se non necessariamente in negativo, e
dipende da noi. Ma è anche vero che
la nostra attività e il nostro modo di
concepire l’impresa si devono poter
misurare all’interno di una economia
finalmente reale, oggi drasticamente
orientata al cambiamento. Noi non
possiamo che schierarci a fianco
dell’ANCE per cercare di ottenere
anche semplicemente ciò che ci è
eticamente e commercialmente dovuto,
ma il periodo che stiamo affrontando
con così tanta difficoltà ci deve poter
trasformare in soggetti economici
nuovi, quindi tenacemente aggrappati
alla realtà di un mercato diverso
che premierà distributori diversi da
quello che siamo stati per trent’anni.
L’economia reale non è un problema,
è un punto di riferimento certo. Non
illude e non gioca brutti scherzi,
perché è reale. Ecco dove l’attenzione
collettiva (ai sintomi e alle mutazioni
del mercato, alla definizione di una
nuova professionalità, alla scelta dei
partner, alla scelta dei clienti, alla
gestione finanziaria, eccetera) diventa
determinante, anzi vitale, perché
contiene i presupposti per la nascita
di un settore della distribuzione edile
veramente nuovo e moderno, con il
quale tutti ci auguriamo che il mercato
reale si vorrà confrontare. Con la
speranza che le recenti misure del
governo riaccendano il lumicino della
fiducia, anche questa collettiva. Per la
ripresa della nostra economia vale più
di ogni altra cosa, più del bonus fiscale,
più del pagamento dei debiti, più di
qualsiasi agevolazione. È la fiducia,
in un mondo reale, che fa crescere
l’economia delle nazioni.
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18
Dai limiti della crescita allo
sviluppo sostenibile
Dal celebre “The limits of the growth” del 1972
al Rapporto Brundtland del 1987, quarant’anni
di studi e analisi per costruire il nostro futuro
giugno 2012
N. 32
14
LA tigre
di carta
UNA POLITICA ECONOMICA UNICA
CHE NON C’è. UNA GUIDA ASSENTE.
UNA STRATEGIA POCO CHIARA.
ECCO I VIZI DI UN’EUROPA
SULL’ORLO DI UNA CRISI
(NON SOLO DI NERVI)…
22
NON SI BUTTA VIA NIENTE
REFURBISHMENT: OVVERO GLI OGGETTI USATI,
RICONDIZIONATI, MESSI NUOVAMENTE
SUL MERCATO A PREZZI DAVVERO
INTERESSANTI. UN FENOMENO
IN ASCESA ANCHE IN ITALIA
24
FORMEDIL: QUANDO LA
FORMAZIONE SOSTIENE L’EDILIZIA
Davvero la formazione può essere
la chiave per uscire da quest’impasse che
attanaglia le imprese del mondo delle
costruzioni? A rispondere è Massimo
Calzoni, presidente di Formedil
26
TECNOLOGIA e SICUREZZA
E
SPECIALE MACCHINE
IERE
ATTREZZATURE da CANT
38
BRIANZA PLASTICA
E I SUOI primi CINQUANT’ANNI
40
Con il progetto europeo
Construction 21,
L’edilizia fa il pieno di energia
La piattaforma Construction 21
permetterà ai professionisti di accedere
a informazioni e assistenza pratica
dedicata alle prestazioni
energetiche e ambientali
42
MOBILITà SOSTENIBILE
Ecco le proposte
della Comunità europea
e di Legambiente
12
44
48
52
53
56
EDILIZIA ABITATIVA A -40%
E RITARDI DEI PAGAMENTI
IMPOSSIBILI
BIM: La rappresentazione
architettonica di nuova
generazione
COSA VOGLIONO
GLI ARCHITETTI
dai rivenditori?
in 300 al cre cup
QR CODE: UN QUADRATO
APERTO SUL MONDO
60
COME RISPARMIARE
CON IL MARKETING 2.0
61
IL CEMENTO
COME SCULTURA
62
BASF: I SEGRETI
E I PROGETTI
PER CONTINUARE A CRESCERE
64
CHEMXCHANGE,
IL PROGETTO pER LA SALUTE
E LA SICUREZZA
DEI LAVORATORI EDILI
68
70
MERCATI ESTERI
E GREEN ECONOMY
LA CASA DI ENZO FERRARI
DIVENTA MUSEo
72
YOUBOOK
73
INTERNATIONAL
74
NEWS DALLA RETE
75
zapping
77
hi tech
78
WROOM
79
ON THE ROAD
80
QUESTIONI DI GOLA
LA TIGRE
DI CARTA
14 - youprimopiano
UNA POLITICA ECONOMICA UNICA
CHE NON C’è. UNA GUIDA ASSENTE.
UNA STRATEGIA POCO CHIARA.
ECCO I VIZI DI UN’EUROPA SULL’ORLO
DI UNA CRISI (NON SOLO DI NERVI)…
di Federico Mombarone
«Q
uante divisioni ha
il Papa?», chiedeva
ironicamente Giuseppe
Stalin. Come dire: senza la vera
forza non si conta nulla. Il dittatore
si sbagliava: il Vaticano è ancora lì,
seppure con qualche problemuccio,
mentre l’Urss non esiste più. Eppure,
chissà se tra qualche anno gli storici
potranno fare la stessa constatazione
a proposito dell’Unione Europea.
Perché in Cina, Russia e, soprattutto,
Stati Uniti, la domanda che aleggia
di fronte alla crisi dell’eurozona è
più o meno la stessa: quante divisioni
ha vecchia Europa? Anche se, in
questo caso, il riferimento non è ad
artiglieria e aviazione, ma alla potenza
dell’economia. Nell’attesa di misurare
la capacità di fuoco di Bruxelles, la
convinzione che l’Europa sia una
tigre di carta spinge la speculazione
all’attacco. Insomma, se l’economia va
a catafascio è anche perché il Vecchio
continente appare come un budino
in cui affondare il coltello. Senza una
guida, senza una strategia chiara, senza
un’economia davvero unica e con una
banca centrale ad autonomia limitata.
Che lo scetticismo dilaghi lo
dimostrano le opinione espresse negli
ultimi mesi da quelli che sono i policy
maker, cioè i guru capaci di indirizzare
le decisioni dei governanti e di
influenzare l’onda degli investimenti.
Loro fanno i teorici, mentre le grandi
banche d’affari operano sui mercati
facendo schizzare gli spread.
Le critiche, in ogni caso, arrivano
da Est come da Ovest. Con un
denominatore comune: sono drastiche.
«Le possibili soluzioni richiedono
un significativo ridimensionamento
del tenore di vita per molti Paesi
dell’Europa meridionale e radicali
riforme del suo mercato del lavoro.
Entrambi questi obiettivi hanno
come presupposto il consenso e la
collaborazione di cittadini, al momento
assenti», ha sentenziato l’economista
cinese Andy Xie. Come dire: siete
incurabili e destinati al declino.
D’altra parte, il caso Grecia dimostra
che non si può dare tutti i torti ai
critici. Dopotutto, che l’Europa sia
una casa senza un capofamiglia e che
l’Italia sia la figlia che ha contratto
una montagna di debiti è la pura
verità. L’America cresce e produce
occupazione, ha tassi di interesse
bassi e gode delle misure di stimolo
dell’economia. L’Europa, invece, è
ferma. Anzi, è vista come una minaccia
per il resto del mondo.
Il fatto curioso è, però, che gli
youprimopiano - 15
Mario Monti con Barack Obama
antieuropei accusano i governanti
della Ue per motivi opposti. In sintesi,
c’è chi sostiene che andrebbero decisi
tagli ancora più drastici alla spesa
e chi, al contrario, se la prende con
gli europei perché badano troppo ai
conti pubblici invece di investire in
opere infrastrutturali per rilanciare
l’economia.
Tra questi ultimi, seppure con la
dovuta diplomazia, c’è anche il
presidente degli Usa, Barack Obama,
che si è sentito il dovere di strigliare
i leader europei per spingerli ad
Paul Krugman
16 - youprimopiano
adottare politiche di crescita. Gli
economisti sono più espliciti e puntano
il dito sul rigore tedesco, visto come un
freno al finanziamento di opere che
potrebbero riavviare l’economia. «Non
è da oggi che la Germania detta legge,
già nel ‘92 ha finanziato l’unificazione
sulle spalle degli altri Paesi europei.
Oggi continua a sbagliare», è la tesi
di Dominick Salvatore, preside della
facoltà di Economia della Fordham
University.
Sul fronte opposto, quello degli
ultraliberisti, c’è Martin Feldstein,
professore a Harvard e una delle
voci più autorevoli tra i conservatori
americani: «Quella dell’euro è una
costruzione squilibrata. I conflitti ci
sono stati e continueranno perché
politiche e interessi economici restano
divergenti. Anche se probabilmente
alla fine la moneta unica non crollerà,
perché sarebbe troppo costoso». I più
feroci nemici dell’Unione Europea
sono, infatti, i repubblicani Usa. Jim
DeMint, senatore della South Carolina,
per esempio, qualche mese fa è arrivato
a raccogliere firme tra i colleghi del
Congresso per ritirare 100 miliardi
di dollari di contributi americani al
Fondo monetario internazionale con
l’obiettivo di bloccare eventuali prestiti
all’area euro in crisi.
Ma il pessimismo la fa da padrone
anche sulla sponda liberal, che vede
come portabandiera il premio Nobel
per l’economia Paul Krugman, secondo
cui l’Europa si sta semplicemente
suicidando: «I governi europei
hanno raddoppiato le loro politiche
fallimentari e sta diventando sempre
più difficile credere in un’inversione di
rotta», spiega. Nel mirino di Krugman
ci sono le politiche di tagli di bilancio
a tutti i costi: «L’Europa ha avuto una
lunga esperienza con programmi di
austerità ed il risultato è esattamente
ciò che i manuali avevano previsto:
questi programmi spingono le
economie depresse ancora di più verso
il basso».
In mezzo a tanti scettici, però, c’è
anche chi nonostante tutto è ottimista
per il futuro. Come Fred Bergsten,
stimato economista del Peterson
Institute for International Economics
di Washington: «L’Europa ce la farà,
lo scetticismo dell’America sull’euro è
infondato o quanto meno eccessivo»,
ha spiegato al Congresso Usa. «I
tedeschi pagheranno quello che è
necessario perché hanno un interesse
profondo non solo a mantenere in
vita l’eurozona, ma a rafforzarla. Per
ragioni geopolitiche e morali, la loro
responsabilità nel tenere insieme
l’Europa ed evitare che la Germania
faccia un percorso a ritroso nella sua
storia, ma soprattutto per interesse
economico. La Germania è il Paese
col più grande surplus commerciale
del mondo e, nonostante ciò, grazie
all’euro ha una valuta debole: è una
combinazione perfetta». Speriamo che
abbia ragione lui.
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Scale di
sicurezza
Dai limiti
della crescita
allo sviluppo
sostenibile
Dal celebre “The limits of the growth”
del 1972 al Rapporto Brundtland
del 1987, quarant’anni di studi e analisi
per costruire il nostro futuro
di Federico Della Puppa
I
l 2012 è un anno di anniversari
importanti. Esattamente
quarant’anni fa, nel 1972, usciva
“The limits of the growth”, il celebre
rapporto del MIT di Boston sui limiti
della crescita economica. Venticinque
anni fa, nel 1987, fu la volta di “Our
common future”, altrimenti noto come
“Rapporto Brundtland”, nel quale
venne introdotto per la prima volta
il concetto di sviluppo sostenibile.
In occasione di questi anniversari è
interessante provare a fare il punto
della situazione, per capire quali
insegnamenti questi studi ancora
18 - youprimopiano
oggi forniscono al mondo sociale
ed economico e quali prospettive
è possibile individuare nell’attuale
scenario di crisi economica e
dell’edilizia in particolare.
Quando il Club di Roma – la famosa
associazione non governativa e non
profit fondata dall’imprenditore
italiano Aurelio Peccei e dallo
scienziato scozzese Alexander King,
che coinvolgeva numerosi scienziati,
economisti, imprenditori, ma anche
attivisti dei diritti civili, alti dirigenti
pubblici e capi di stato di tutti e cinque
i continenti – affidò al MIT di Boston
il compito di studiare i limiti della
crescita economica, si era agli albori
dell’informatica e della possibilità di
utilizzare la tecnologia per studiare
l’interazione complessa dei fenomeni
economici e ambientali.
Il MIT, grazie ad un gruppo di
giovani ricercatori trentenni (tra
cui vanno ricordati soprattutto
Donella Meadows, Dennis Meadows
e Jørgen Randers) mise a punto una
simulazione al computer per studiare
l’interazione tra popolazione, crescita
industriale e limiti degli ecosistemi. Il
lavoro riprendeva e ampliava quanto
presentato dagli stessi autori poco
tempo prima nel libro “Dynamics of
Growth in a Finite World”. In sostanza,
era la prima volta che nel mondo
moderno e nel pieno della crescita
industriale mondiale post seconda
guerra mondiale si introduceva
il concetto di limite e di finitezza
delle risorse. Fino a quel momento,
infatti, si era creduto che la crescita
economica potesse avere una dinamica
infinita, anche se nel 1966 Kenneth
Boulding aveva ben illustrato come
il mondo moderno dovesse fare i
conti con il concetto di limite, da lui
esemplificato nel famoso saggio “The
Economics of the Coming Spaceship
youprimopiano - 19
Earth”, nel quale metteva a confronto
l’economia del cowboy, con le frontiere
spostate continuamente e risorse
praticamente infinite, con l’economia
dell’astronauta, che al contrario nella
navicella spaziale per sopravvivere deve
risparmiare su ogni cosa e riciclare
quanto più possibile.
L’intuizione di Peccei e del Club di
Roma, fu di mettere al centro della
discussione questi temi e di provare
a utilizzare la migliore tecnologia a
disposizione del MIT di Boston per
indagare le conseguenze dello sviluppo
economico. Il risultato fu che “I limiti
dello sviluppo”, maldestra traduzione
italiana che confonde crescita e
sviluppo, divenne non solo un punto
di svolta nelle analisi economiche,
ma anche un fortunato bestseller. Il
punto di partenza del ragionamento
di Meadows e degli altri ricercatori
è molto semplice e ben delineato in
una sua famosa intervista: “se siete un
genitore, e avete un bambino, allora
sarete entusiasti se nei suoi primi 18
o 20 anni di vita il bimbo diventa più
grande, cioè cresce fisicamente. È
persino una fonte di felicità se vostro
figlio cresce molto velocemente. Ma
dopo circa 18 o 20 anni non vorrete
che vostro figlio cresca ancora; vorrete
che vostro figlio si sviluppi, diventi
più saggio, impari lingue straniere,
impari ad avere importanti relazioni
sentimentali, ad essere un buon
genitore e così via. Dopo 18 o 20 anni,
se vostro figlio continuasse a crescere,
diventando alto due, tre o quattro
metri sareste davvero in imbarazzo, e
sareste davvero preoccupati. La gente
sarebbe meravigliata e addirittura
ne riderebbe. Sfortunatamente, in
economia, non abbiamo fatto questa
distinzione. C’era un tempo in cui
per i paesi del ricco occidente era
molto utile avere una espansione
fisica, con capitali in aumento, forte
uso di energia, consumo di materiali,
sempre più edifici e così via. Ma
quel periodo è passato da molto
tempo. Sfortunatamente abbiamo
preso l’abitudine di prendere azioni
che provocano una crescita fisica,
e continuiamo a tenere questa
abitudine”.
Lo sguardo verso il futuro dei
tre giovani scienziati del MIT di
Boston mostrò per la prima volta al
mondo le conseguenze della crescita
incontrollata su un pianeta dalle
20 - youprimopiano
risorse non infinite. Ovviamente
lo studio ebbe molte critiche da
parte dell’establishment economicofinanziario, ma negli ultimi decenni
si è compreso come la crescita infinita
non sia un concetto economico
praticabile, anche se, a detta di
Meadows, rimangono alcune “credenze
popolari”, che oggi lui sintetizza in
questo modo: negli anni ‘70 l’idea era
che non ci fossero limiti; negli anni ‘80
che vi fossero, ma in un lontano futuro;
negli anni ‘90 si prende coscienza
dell’esistenza dei limiti ma sono
ritenuti irrilevanti perchè possono
essere gestiti dal mercato; negli anni
2000 si percepisce che i limiti sono
prossimi e il mercato non è adeguato,
ma si confida nella tecnologia che
permetterà di superarli.
La crisi economica, paradossalmente,
pone oggi tutti di fronte al concetto
di limite in modo molto più profondo
e strutturale di quanto le precedenti
crisi economiche abbiano potuto e
saputo fare, dallo shock petrolifero
del 1973 alle crisi degli anni ’80 e ’90.
Tutte crisi veloci, parziali e superate
in fretta, al contrario di quella attuale,
che è globale e di lungo periodo. Da
dove partire, o ripartire, dunque, per
costruire un futuro di sviluppo e non
di crescita?
Dobbiamo farci aiutare da altri
anniversari. Nel 1992, esattamente
trent’anni dopo, gli stessi ricercatori
del MIT, utilizzando strumenti
informatici ancora più sofisticati e
dati statistici molto più approfonditi,
tornarono sulla questione e lanciarono
un ulteriore grido di allarme,
mettendo in guardia sugli effetti
devastanti dell’azione umana sul clima,
la qualità delle acque, la biodiversità
e su tutte le altre risorse naturali.
Questo studio seguì, a distanza di
cinque anni, un altro fondamentale
rapporto, “Our Common Future“ del
1987, noto come Rapporto Brundtland.
Fu l’Assemblea generale delle Nazioni
Unite ad affidare alla Commissione
Mondiale su Ambiente e Sviluppo
(World Commission on Environment
and Development, WCED), la
redazione di un rapporto sulla
situazione mondiale dell’ambiente e
dello sviluppo. Lo studio prese il nome
del primo ministro norvegese Gro
Harlem Brundtland, che presiedeva la
Commissione e venne presentato il 4
agosto del 1987. Questo documento,
dal punto di vista economico e
politico, arriverà laddove lo studio del
MIT non arrivava, ovvero a proporre
un modello di sviluppo diverso e
introdurre questo concetto e questo
modello nelle politiche di sviluppo dei
diversi governi. Il concetto è quello
dello sviluppo sostenibile. Cinque anni
dopo, nel 1992 (altro anniversario) la
Conferenza ONU di Rio de Janeiro
sancì l’esigenza di rendere compatibili
lo sviluppo economico e la tutela
ambientale. Il Rapporto Brundtland
aveva raggiunto il suo scopo.
Da quel momento in poi il concetto
di sviluppo sostenibile ha prodotto
moltissime modifiche nelle normative
internazionali e nazionali destinate
a conciliare sviluppo economico e
ambiente. Ma una delle peculiarità
del Rapporto è che non pone al
centro dell’attenzione l’ambiente,
quanto la possibilità delle generazioni
future di poter soddisfare i propri
bisogni. Sposta cioè sul futuro la
visione dello sviluppo e indica la
necessità di conciliare le esigenze
con quelle future. Non pone dunque
rigidi canoni, ma indica una strada,
traccia una direzione per lo sviluppo,
ponendo l’accento sulle esigenze delle
generazioni future e dunque sui risvolti
sociali che le decisioni di crescita
comportano, ovvero sugli impatti che
generano.
È una svolta epocale nel pensiero
ecomomico e non solo ambientalista,
perché da quel momento in poi
si sviluppano numerosi campi di
azione e di investimento orientati
alla produzione di prodotti e processi
produttivi, nonché di modi di
consumo, sostenibili. Tuttavia, come
ben noto, questi cambiamenti sono
sempre molto lenti e avvengono solo in
alcuni settori della società oppure in
alcune nazioni, quelle più sviluppate,
nelle quali il senso del limite è stato
raggiunto e compreso.
La novità è che, a quarant’anni
da Meadows e a venticinque da
Brundtland, oggi la crisi velocizza
e amplifica queste esigenze. Anzi,
è proprio la crisi economica e
produttiva che evidenzia la necessità
di promuovere investimenti e azioni
di innovazione al fine di perseguire
un nuovo sviluppo economico che
non sia basato solo ed esclusivamente
sulla crescita, ma che ponga proprio la
questione dello “sviluppo” al centro del
processo produttivo.
Per il mondo dell’edilizia e delle
costruzioni è una vera svolta
epocale, strutturale, profonda, che
deve modificare sostanzialmente i
modelli di intervento e le modalità
di investimento sul territorio. L’Italia
è una delle nazioni più urbanizzate
ed edificate d’Europa e del mondo.
Se escludiamo le zone montane,
abbiamo consumato il 25% del
nostro territorio, con punte del 40%
e del 50%. Abbiamo costruito la
crescita delle città espandendole e
non sviluppandole dentri i confini
e i limiti delle città stesse. Abbiamo
creato conurbazioni urbane che oggi
sono inefficienti nella gestione dei
flussi della mobilità e inefficaci nel
creare qualità della vita. Abbiamo
edificato città diffuse estese, come
se il nostro territorio fosse terra di
conquista per i cowboy del mattone.
La crisi può aiutare a comprendere
che quel modello di “sviluppo”
non è più adatto, adeguato, non è
più possibile perseguirlo. È sulla
rigenerazione urbana, sul riuso del
territorio, sulla riqualificazione
dell’edificato (in Italia costituito da
edifici eccessivamente energivori) che
possiamo costruire il nostro futuro. Il
nostro comune futuro è lì: dobbiamo
saperlo cogliere grazie alla capacità
di innovazione delle nostre imprese e
soprattutto concentrando l’attenzione
più sui processi che sui prodotti.
Perché è nei processi che si generano
efficienza delle risposte ed efficacia
delle soluzioni. Dobbiamo imparare
a gestire i processi. E la crisi, altro
non è, che un processo da affrontare
secondo un’ottica di rinnovamento
imprenditoriale che deve guardare alla
sostenibilità come unico e solo motore
dello sviluppo futuro. Brundtland
docet.
NON
SI BUTTA VIA
NIENTE
APPLICATO NON SOLO IN CUCINA,
IL MOTTO TORNA OGGI ALLA RIBALTA
E SI DÀ UN PO’ DI TONO FACENDOSI
CHIAMARE REFURBISHMENT.
OVVERO GLI OGGETTI USATI,
RICONDIZIONATI, MESSI NUOVAMENTE
SUL MERCATO A PREZZI DAVVERO
INTERESSANTI.
UN FENOMENO IN ASCESA ANCHE IN ITALIA
di Veronica Monaco
R
efurbished, ricondizionati,
rigenerati. Chiamateli come
volete, ma sono una delle
nuove frontiere del mercato, una
schiera di oggetti usati e abbandonati,
rimessi a nuovo e venduti a prezzi
inferiori del 20-30%, o anche più.
Basta fare un giro nella sezione
“factory refurbished” del sito di
e-commerce Amazon.com, per
22 - youprimopiano
scoprire l’enorme quantità di oggetti
che è possibile ricondizionare:
rasoi elettrici, computer, consolle,
televisori, macchine fotografiche,
cellulari e tablet, aspirapolveri,
macchine del caffè, orologi, ma
anche trapani, tassellatrici, taglierine,
levigatrici, compressori e ogni
sorta di attrezzatura per lavori
manuali. L’idea è vincente, e molte
imprese hanno colto l’occasione
per lanciarsi nel nuovo business,
complici la crisi, consumatori in
cerca di soluzioni sempre più a buon
mercato e un’attenzione generale
verso l’utilizzo più razionale delle
risorse e la riduzione dell’impatto
sull’ambiente. Basti pensare che,
solo negli Stati Uniti, il settore dei
prodotti refurbished nel 2011 ha
dato lavoro a 500mila persone, per
un giro di affari pari a 100 miliardi
di dollari annui. Solo per fare alcuni
nomi, Motorola, Bosch, Electrolux in
America, Apple anche in Italia, hanno
creato specifiche divisioni dedicate al
ricondizionamento dei loro prodotti,
che vengono rigenerati in fabbrica e
reintrodotti sul mercato, “come nuovi”
e garantiti.
Nel caso del factory refurbishment
(“ricondizionamento industriale”),
il meccanismo è semplice: il cliente
consegna al rivenditore l’oggetto che
non utilizza più, che a sua volta lo
rende al produttore. Il produttore
esegue ispezioni tecniche sul
prodotto e, se necessario, lo ripara
con componenti nuove, lo testa e
infine lo inserisce nuovamente sul
mercato, soprattutto attraverso canali
di e-commerce. Oltre al refurbishment
industriale, ci sono poi tutta una serie
di attività artigianali o di piccolemedie imprese che si dedicano a
questa attività, riparando, sostituendo,
rigenerando oggetti più svariati, dalle
biciclette ai cellulari, dai computer ai
vestiti. Quello che conta, alla fine, è
sempre il rapporto tra il valore d’uso
residuo del prodotto, che ne determina
il valore economico, e il costo del
suo ricondizionamento. E in Italia?
Anche nel nostro Paese, l’interesse
per questa nuova realtà commerciale è
altissimo, tanto che appena due mesi
fa è nato Ri-Store, il primo portale di
re-commerce d’Europa che propone
prodotti ricondizionati e garantiti.
«L’idea è semplice – scrivono sul
portale – se l’automobile usata ha un
valore, perché non dovrebbero averlo
anche telefoni cellulari e personal
computer con due anni di vita, o un
passeggino per bambini usato solo tre
mesi? ​Perché non recuperare questo
valore, risparmiando i nostri soldi e
le risorse di questo pianeta?» Una
domanda legittima che si sono posti
anche Daniele Badiali e Gian Marco
Varco della Algotech di Cologno
Monzese, in provincia di Milano,
che dal 2004 importa pc dismessi da
tutta Europa e li rimette a nuovo, con
aggiornamenti software e periferiche.
O Jacopo e Valerio Borgato, appena
18 e 23 anni, che hanno attrezzato la
loro cantina come officina ciclistica,
revisionando e riparando biciclette
(Recicli). O ancora Silvia Ingravallo
del Baby Bazar a Sesto San Giovanni,
specializzato – come suggerisce il
nome – in articoli per l’infanzia,
Gerardo Taglianetti di Celluvale, il
primo servizio online in Italia per la vendita e riparazione di cellulari
non funzionanti e l’acquisto di
cellulari ricondizionati, Daniele
Vitali di Punto Vespa, i toscani di
Rewind Selection che realizza borse
e accessori con le vele usate. Le idee
dunque non mancano, e abbracciano
i più disparati settori. L’unica nota
dolente del mercato dei prodotti
rigenerati è l’assenza finora di una
legislazione adeguata in termini di
garanzia. La questione è abbastanza
complicata. Secondo il Codice del
consumo, infatti, in caso di difetto di
conformità di un prodotto nuovo, il
venditore è responsabile entro due
anni dalla consegna del bene (art.
130). Per i prodotti usati, e solo se
chiaramente indicato dal venditore,
questa garanzia può invece scendere
fino a un anno. Quindi, nel caso
dei prodotti ricondizionati, se il
venditore non spiega che si tratta di un
prodotto usato, si dovrebbe applicare
la normativa generale che prevede
il periodo di due anni dalla data
d’acquisto. Molti venditori, però, si
fermano anche a 6 o a 3 mesi. Inoltre,
soprattutto per oggetti elettronici come
cellulari, tablet, o computer, non è
ancora chiaro se la garanzia minima
debba essere estesa a tutto il prodotto
o solo alla parte sostituita. A questo
proposito, la legge italiana non si
esprime, mentre da Bruxelles stanno
lavorando per colmare questo vuoto
legislativo. Vedremo.
youprimopiano - 23
Davvero la formazione
può essere
la chiave per uscire
da quest’impasse che
attanaglia le imprese
del mondo
delle costruzioni?
A rispondere è
Massimo Calzoni,
presidente di Formedil
FORMEDIL:
QUANDO
LA FORMAZIONE
SOSTIENE
L’EDILIZIA
di Sofia Marsigli
È
da tempo ormai che si sente
parlare di formazione come
motore per la ripresa economica.
Perché per ricominciare occorre
prepararsi anziché rimanere immobili
a crogiolarsi nell’attesa che le cose
tornino a girare nel verso giusto. Ma
davvero, in edilizia, la formazione
può essere la chiave per uscire da
quest’impasse che attanaglia le
imprese? «La formazione in edilizia è
uno degli elementi che oggi ci fa dire
24 - youprimopiano
che il nostro settore è all’avanguardia
per quanto riguarda la tutela della
salute dei lavoratori, degli interessi delle
imprese e del buon impiego lavorativo
– afferma Massimo Calzoni, presidente
di Formedil – e rappresenta un forte
sostegno che gli altri settori non
hanno. Tuttavia non credo sia corretto
considerare la formazione il motore
primo della ripresa, ma un motore
ausiliario, un elemento di supporto di
fronte a condizioni prevalenti, prima
tra tutte la disponibilità di posti di
lavoro». Di fatto il principale problema
da superare riguarda la diffusa
mancanza di occasioni di lavoro,
FORMAZIONE ROSA PER L’EDILIZIA
Da quanto emerge dal Rapporto
Formedil curato dal Cresme, sono le
donne ad aver dato maggior soddisfazione nella formazione in edilizia,
passando dalle 5mila/6mila presenze del 2009 e del 2010 a ben
15mila nel 2011. Inoltre il 2011 ha
visto la più alta partecipazione degli
ultimi anni ai corsi con 142.357
allievi, di cui più di 116mila operai
e 23mila tecnici. In totale il triennio
della crisi ha formato più di 385mila
allievi, confermando i segnali di crescita del settore formativo.
che alimenta anche la concorrenza
sleale: «Ci sono aziende che si
comportano correttamente e altre che
si comportano meno correttamente
– mette in guardia Calzoni – e una
maggior sicurezza di occasioni
lavorative di certo scongiurerebbe
questa situazione. Altro elemento
a sfavore del mondo formativo
– continua il presidente - sono i
finanziamenti a pioggia offerti dalle
Regioni, che però non tengono conto
della qualità della formazione che si
effettua. Oppure ci sono realtà private
o associative che cercano finanziamenti
per auto-sostenersi, senza realizzare, in
realtà, una formazione professionale
seria». Di contro il sistema delle scuole
edili del settore mette a disposizione
circa 100 milioni di euro all’anno per
assicurare la preparazione necessaria a
chi opera in cantiere. Infatti, lavorando
in sedi diverse i rischi sono tantissimi,
soprattutto nell’ambito di grandi lavori
infrastrutturali, e la manodopera
deve essere preparata al meglio. A
maggior ragione quando le nuove
generazioni prendono il posto delle
vecchie, o quando a cambiare sono
anche, come avviene regolarmente,
attrezzature e macchinari, sempre
più tecnologicamente avanzati. «È da
oltre due anni che teniamo conto della
trasformazione dei sistemi costruttivi
in atto – attesta Calzoni –, e anche
se la responsabilità della sicurezza
in cantiere è attribuita unicamente
all’impresa, esistono organizzazioni
appartenenti a determinati settori edili
che hanno stipulato con noi protocolli
specifici per l’utilizzo di macchinari
particolari. Il primo protocollo, per
esempio, lo abbiamo realizzato con
l’Aif, l’Associazione delle imprese
italiane che si occupano di fondazioni
speciali e che operano nel settore
del consolidamento dei terreni, delle
sottofondazioni e della costruzione di
gallerie. Abbiamo collaborato anche
Massimo Calzoni
con l’Aideco, l’Associazione italiana
della demolizione controllata, le cui
imprese utilizzano mezzi di recente
produzione e, ancora, con l’Anima,
la Federazione delle associazioni
nazionali dell’industria meccanica varia
ed affine». A quanto pare le iniziative
per rimanere al passo coi tempi non
mancano e tra le proposte che Calzoni
ha ultimamente avanzato ad Ascomac,
la Federazione nazionale commercio
macchine, vi è quella di riuscire a
realizzare un tipo di formazione
specifica per ogni macchina di una
determinata marca «perché le novità
produttive aumentano anno dopo
anno e sarebbe interessante poter
mettere a disposizione dell’acquirente
una sorta di bonus per l’effettuazione
della formazione specifica riguardante
il prodotto acquistato». Oltre alla
formazione in sé, è importante
l’attività di servizio complessiva che
questa offre: «Noi abbiamo varato un
progetto di forza lavoro che consente
di attuare la massima impiegabilità
possibile, favorendo l’incontro tra
lavoratori e imprese – spiega Calzoni
–. In pratica non creiamo posti di
lavoro ma l’opportunità di orientarsi
in un vasto mercato, offrendo un
vero e proprio servizio». Il ruolo
delle scuole edili diviene sempre più
articolato e Formedil, sulla base del
nuovo contratto di lavoro stipulato
nel 2008, ha varato un processo di
riconversione del sistema formativo
edile: «Non prevediamo più una
formazione a bando, che a nostro
avviso non è sempre utile, ma abbiamo
incentrato l’attività delle nostre
scuole edili su una serie di progetti
strutturali con format nazionale. I
principali riguardano l’apprendistato
– entra nello specifico il presidente –;
il progetto Mics 16oreprima, cioè le
16 ore preventive l’assunzione volte
a garantire la capacità professionale
minima e la conoscenza degli elementi
di base a persone che si affacciano per
la prima volta al mondo edile; i moduli
integrati per costruire in sicurezza, tra
cui l’attribuzione dei patentini per la
conduzione di macchine complesse; il
progetto inerente la banca dati della
formazione, che prevede il libretto
formativo per il lavoratore e il registro
formativo per l’impresa, in modo che le
competenze di ciascun operatore siano
registrate elettronicamente a livello
nazionale». Motore o no, la formazione
in edilizia procede con passi da gigante
e la strada tracciata appare più che
virtuosa.
Tabella di sintesi rapporto Formedil 2012
Corsi
Ore
formative
Allievi
Di cui
operai
Di cui
tecnici
di cui
rappresentanza
Di cui
stranieri
Di cui
donne
2009
10.633
413.759
126.121
100.406
21.117
4.598
28.063
5.917
2010
10.335
386.287
116.734
94.230
19.977
2.527
26.668
5.387
2011
11.845
399.616
142.357
116.539
23.180
2.638
29.665
14.825
Totale
32.813
1.199.662
385.212
311.175
64.274
9.763
84.396
26.129
Fonte: Rapporto Formedil 2012
youprimopiano - 25
TECNOLOGIA
e SICUREZZA
a CANTIERE
TURE d
A
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E
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IALE MACC
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LE NUOVE TECNOLOGIE AVANZANO SEMPRE PIù NEI CANTIERI:
QUALI PROBLEMI O NOVITà COMPORTANO A LIVELLO DI SISTEMI COSTRUTTIVI
E SICUREZZA? LO CHIEDIAMO AGLI ATTORI DEL SETTORE
di Sofia Marsigli
A
ltroché cantieri di una volta. Se i
piccoli strumenti elettrici hanno
preso da tempo il posto dei
vecchi e utili chiodo e martello, la
tendenza delle macchine da cantiere è
quella di proporre, anno dopo anno,
soluzioni specifiche e diversificate.
«Tutti i comparti dell’edilizia hanno
visto la presenza sempre più imponente
di macchine volte a migliorare la
capacità di esecuzione dei lavori da
parte degli operatori, in nome di
risultati più rapidi, affidabili e di
qualità e di un servizio sempre più
qualificato – afferma Paolo Pianigiani,
direttore marketing di Imer
International –. Ma
a livello di volumi
– continua – la
piccola, vecchia e
amata betoniera è
sempre il numero
uno tra gli attrezzi
più richiesti». Ciò
non toglie nulla,
ovviamente, alla
Paolo Pianigiani
crescita delle
26 - youSPECIAL
tecnologie e di settori particolari che
decollano nonostante la crisi: «Tutto
quel che serve al ripristino di opere
murarie di manutenzione straordinaria
e ordinaria o alla sostituzione di
impianti elettrici e sanitari è in crescita
grazie all’attenzione verso il risparmio
energetico, l’utilizzo di fonti alternative
e la riqualificazione degli edifici»,
sostiene Pianigiani. Una sfida è
senz’altro la capacità di costruire
macchine complesse ma allo stesso
tempo assolutamente semplici da
usare, in grado di migliorare anche i
livelli di sicurezza degli operatori,
«livelli che già stanno aumentando –
attesta il direttore – a fronte dei nuovi
decreti legislativi, dei maggiori
controlli previsti nei cantieri e
dell’introduzione dei patentini per gli
operatori». Tra le tecnologie in crescita
«ci sono quelle inerenti l’applicazione
di materiali più complessi e il taglio dei
materiali in generale», dichiara
Pianigiani, al quale fa subito eco Vichi
Montoli, amministratore unico di
Brevetti Montolit: «Ormai diverse
aziende in Italia
producono lastre
che arrivano a
misurare fino a più
di tre metri ma con
spessori sottili, per
le quali abbiamo
pensato a specifiche
macchine
tagliapiastrelle».
Vichi Montoli
Non è più
necessario usare graniti, marmi e lastre
che pesano tonnellate: con la ceramica
si possono creare effetti ottici originali
e può essere applicata con facilità su
vecchi pavimenti. «Oltre alla
tagliapiastrelle – specifica Montoli –
esistono una serie di prodotti e
attrezzature adatte alle nuove
dimensioni che rappresentano una
novità sul mercato». E per quanto
riguarda la sicurezza? Non sarà che
l’avvento di nuovi prodotti e nuove
pose porti ulteriori rischi per la
mancanza di conoscenza da parte degli
operatori? «In realtà il nostro
intervento in cantiere inizia quando le
situazioni a rischio sono già avvenute –
risponde Montoli –, ma forse un
aspetto che oggi viene ancora preso
poco in considerazione per i
piastrellisti è quello legato
all’ergonomia. Le posizioni e le
posture di lavoro infatti vengono
sottovalutate con il conseguente
insorgere di malattie professionali che
potrebbero essere evitate avendo
maggior attenzione. È per questo che
noi proponiamo da tempo supporti,
tavolini e altre soluzioni per agevolare
il lavoro degli operatori». Non è detto,
però, «che tutti i settori appartenenti
all’attuale parco macchine e
attrezzature in
cantiere siano
all’avanguardia per
sicurezza e nuovi
sistemi costruttivi
- fa notare Alberto
Damiani, titolare
dell’impresa
Damiani
Costruzioni –. Si
ricorre con
Alberto Damiani
frequenza all’utilizzo di componenti
prefabbricati sia dal punto di vista delle
strutture che delle finiture, quindi la
fase del montaggio è molto delicata in
termini di dispositivi di protezione e
linee vita provvisorie che consentano
agli operai di poter procedere in
sicurezza. Ma i moderni sistemi di
casseratura sono studiati nei minimi
dettagli – rassicura il titolare -. I
problemi più complessi si hanno in
sede di ristrutturazione quando si
effettuano demolizioni importanti in
strutture esistenti, per le quali è
necessario avere a disposizione sistemi
di puntellazione flessibili». Anche per i
sollevatori, dalle gru ai semimoventi, le
gamme sono in aumento ed è possibile
raggiungere tutte le altezze necessarie
in condizioni di sicurezza: «Un carro
elevatore o una gru edile acquistati
oggi hanno caratteristiche
completamente diverse rispetto a quelli
acquistati cinque anni fa, anche dal
punto di vista del minor consumo
energetico», dichiara Damiani, dando
l’idea della velocità di evoluzione del
settore. Rispetto a prima, le nuove
macchine a basso consumo
semplificano i lavori in condizioni in
cui la fornitura di energia elettrica è
difficoltosa, e i nuovi sollevatori
telescopici a braccio sviluppabile
consentono, in fase di ristrutturazione,
di raggiungere gli angoli meno
accessibili del cantiere. Anche Fassi
Gru da qualche anno propone gru più
leggere e per la seconda parte del 2012
prevede «l’introduzione di gru leggere
con articolazioni tra colonna e braccio
primario e tra braccio primario e
secondario, rendendo l’offerta più
versatile e performante per l’uso in
spazi stretti – spiega
Silvio Chiapusso,
responsabile
comunicazione
Fassi Gru –. Il
modello F1950RA,
lanciato nella
seconda parte del
2011 ed entrato a
tutti gli effetti nel
mercato quest’anno
Silvio Chiapusso
youSPECIAL - 27
come top di gamma, rientra nella classe
delle 195 tonnellate/metro come
capacità di sollevamento, facendo
concorrenza alle autogru».
Concorrenza giustificata dal fatto che
le autogru hanno un prezzo superiore e
necessitano dei permessi per circolare,
«mentre la nostra gru articolata non è
allestita su mezzi a circolazione limitata
e si presta a lavorare in spazi ristretti»,
sottolinea Chiapusso. Con le nuove
normative europee le gru articolate
hanno l’obbligo di avere sistemi di
stabilità che ne garantiscano la
sicurezza: «Noi avevamo già provveduto
a inserire l’elettronica a bordo
macchina – informa Chiapusso – così ci
siamo adeguati velocemente alle nuove
leggi». Nonostante i grandi passi in
tema di sicurezza, «il problema
principale che governa gli infortuni in
edilizia resta sempre la caduta
dall’alto», interviene Damiani. E
proprio per far fronte a questo
problema Sicur Live
continua con
successo a portare
avanti le iniziative
di Sicur Zone,
realtà nata per la
formazione sul
campo degli
operatori in
edilizia.
Giovanni Buffoli
«Lavorando nel
campo della
formazione ci siamo accorti che gli
operatori non hanno conoscenze
sull’utilizzo dei DPI e dei dispositivi
anticaduta in generale – racconta
Giovanni Buffoli, amministratore di
Sicur Live. È inutile montare le linee
vita e poi ritrovarsi in quota senza
sapere cosa sia un gancio antipendolo o
senza indossare correttamente le
imbragature. Purtroppo anche chi ha
frequentato scuole o corsi di
formazione non sa queste cose». Per
questo motivo Sicur Zone mira
soprattutto alla pratica, destinando
un’area di 3.500 mq agli allievi, che
possono sperimentare cosa significhi
lavorare su tutte le tipologie di tetto,
di accessi, di scale e di accessori:
«L’obiettivo è quello di far capire ai
nostri corsisti cosa vuol dire restare
appesi in copertura e quali sono i rischi
che si corrono lavorando senza avere le
giuste protezioni - asserisce Buffoli -.
Noi disponiamo di tutti i tipi di
imbragatura e ne abbiamo a sufficienza
28 - youSPECIAL
IL MERCATO DELLE MACCHINE MOVIMENTO TERRA
Ecco le dichiarazioni di Elisa Cesaretti, presidente di Ascomac,
per quanto riguarda il settore delle macchine movimento terra:
«Questo è un momento molto delicato per il nostro Paese e per
tutta l’Europa. La crisi ha colpito il nostro settore, in particolare
fin dal 2008, pur essendo un motore ed un volano di sviluppo
per tutto il comparto delle costruzioni». Ma perdersi d’animo non
serve a niente e le proposte di Ascomac non vengono meno: «Le
nostre imprese costruiscono strade, edifici, estraggono le materie
Elisa Cesaretti
prime per l’industria, sono le più vicine alle risorse della nostra
terra. Per questo, nonostante la crisi, ci stiamo impegnando in due direzioni: da
un lato indirizziamo le attività verso l’innovazione tecnologica, l’alta efficienza
di macchine ed impianti, l’elevata formazione e quindi professionalità delle
maestranze dirette ed indirette, la semplificazione burocratica, un sempre più
elevato standard di sicurezza sul lavoro, sulla qualità di materiali ecosostenibili
ed efficienti; dall’altro – continua la Cesaretti – tendiamo alla costruzione di un
cantiere a impatto energetico ed ambientale quasi zero,oltre che alla riduzione
fino all’eliminazione degli infortuni, ad una burocrazia più snella nel pieno rispetto
della legge e della sicurezza». I dati raccolti da Ascomac Centiermacchine registrano nei primi tre mesi del 2012 una contrazione delle vendite di macchine
movimento terra pari ad oltre il 21% rispetto allo stesso periodo del 2011. A
questo si aggiunge il trend negativo del comparto, che dal 2007 al 2011 ha registrato una contrazione della domanda del 65%. Nel dettaglio, la domanda degli
escavatori cingolati sopra le sei tonnellate scende del 24,8%, gli skid loaders
gommati scendono del 49%, i miniescavatori del 18,1%, le pale gommate del
14,61% e i tracked loaders del 25%. Le uniche macchine che registrano segnali
positivi sono le terne, in salita del 38,9%, e gli escavatori gommati, che salgono
del 9,4%. Probabilmente la crescita di domanda di questi prodotti dipende dal
mercato della demolizione o del recupero rifiuti. Le macchine destinate ai lavori
stradali invece raggiungono livelli critici con riduzioni di oltre il 28%.
MERCATO ITALIANO MACCHINE (unità fisiche) DETTAGLIO PER LINEA DI PRODOTTO Periodo: dall'1/1/2012 al 31/03/2012
I Trimestre 2011
I Trimestre 2012
Var. (%)
11
11
0
Escavatori Cingolati
327
246
-24.77
Escavatori Gommati
32
35
9.38
Pale Gommate
185
158
-14.59
Totale MOVIMENTO TERRA TRADIZIONALE
-18.92
Dozer
555
450
Terne AWS
10
18
80
Terne Rigide
26
32
23.08
Totale TERNE
36
50
38.89
Miniascavatori
1.091
894
-18.06
219
110
-49.77
Skid Loaders
Track Loaders
Totale MINI
116
87
-25
1.426
1.091
-23.49
-83.33
Rulli Monotamburo
18
3
Rulli Tandem
24
27
12.5
Totale RULLI
42
30
-28.57
Vibrofinitrici
3
10
233.33
Totale VIBROFINITRICI
3
10
233.33
Dumper Articolati
6
3
-50
Totale DUMPER ARTICOLATI
6
3
-50
36
25
-30.56
S.Front.<=6.3
S.Front. 6.31-10
70
44
-37.14
S.Front. 10.1-13
27
17
-37.04
S.Front. oltre 13
32
24
-25
S.Rot.<16
17
11
-35.29
29
19
-34.48
211
140
-33.65
S.Rot.>16.1
Totale SOLL.TELESCOPICI
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che mette a disposizione prodotti,
attrezzature, macchine e ricambi
direttamente sul posto di lavoro e
da un unico fornitore. Tra questi,
anche dispositivi per la protezione
individuale come calzature, guanti,
elmetti, valigette pronto soccorso,
cuffie antirumore, archetti e tappi.
per tutti i corsisti. Alla base della
sicurezza c’è la formazione; è inutile
avere una montagna di materiale e non
essere in grado di utilizzarlo». Il
discorso non fa una piega ed è per
questo che Sicur Live Group ha deciso
di investire molti soldi in questo tipo di
iniziative, che comprendono sia corsi
gratuiti, anche per i rivenditori, che a
pagamento. Nel campo delle linee vita
attualmente non ci sono grandi novità,
in compenso in questo momento
l’azienda è impegnata nello studio di
nuovi strumenti per la misurazione dei
carichi che vengono posti sui tasselli.
«Per ridurre il rischio della caduta di
materiale dall’alto l’anno scorso
abbiamo presentato una nuova
piattaforma di trasporto per cose e
persone, che evita che il materiale
viaggi sospeso e che il personale salga e
scenda ripetutamente dal ponteggio
attraverso le scale interne – dichiara
Vincenzo Andreazza, amministratore
delegato di Alimak
Hek –. Ora stiamo
preparando il
lancio di un
prodotto simile ma
con dimensioni più
grandi, in modo da
poter portare più
persone e più
materiale». I
principali problemi
Vincenzo Andreazza
che attanagliano i
cantieri in questo momento sono legati
al fatto che «si presta poca attenzione
alla sicurezza e si tende a preoccuparsi
di spendere meno per le attrezzature;
non c’è un’adeguata istruzione degli
operatori e non c’è la giusta
competenza da parte degli ispettori
nello svolgere i controlli – sostiene
Andreazza –. Certamente la tendenza
della sicurezza è in fase di
miglioramento ma ancora ci sono
problemi importanti da risolvere e per
farlo bisogna coinvolgere tutte le
parti». Tra chi dedica grande
attenzione alla sicurezza c’è senza
dubbio la Ima, che ha presentato
quest’anno la linea Eleva, «costituita da
scale elettriche, compatte, leggere ed
economiche che permettono di
arrivare fino a sette metri di altezza
semplicemente premendo un
pulsante», dichiara Piero Faraone,
titolare di Ima. La linea nasce
dall’esigenza di disporre di attrezzature
montabili e smontabili velocemente e
nella massima sicurezza nel corso di
CRESCE L’ESPORT DELLE MACCHINE PER COSTRUZIONI
Nonostante i segnali negativi del comparto, si hanno buone news dal mercato
dell’export che, secondo i dati Istat rielaborati da Unacea, nel periodo gennaiofebbraio 2012, cresce per quanto riguarda le macchine per costruzioni.
Le esportazioni hanno superato i 275 milioni di euro con un aumento del 13%
rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e un’accelerazione del +2%
rispetto allo scorso gennaio.
Valori in aumento per le macchine movimento terra e stradali, entrambe in
crescita del 32%, per le macchine per la preparazione di inerti (21%) e di gru
a torre (+2%).
Al contrario, le macchine per la perforazione calano del 19%, seguite dalle
macchine per il calcestruzzo che flettono del 6%.
Se l’export dà soddisfazioni, non si può dire la stessa cosa per le importazioni,
che diminuiscono del 9% rispetto allo stesso bimestre del 2011.
30 - youSPECIAL
interventi mediopiccoli di
ristrutturazioni.
«Questi prodotti –
continua - si
rivolgono a
installatori e
manutentori
operanti sia
nell’ambito
Piero Faraone
industriale che in
alberghi, edifici pubblici, fiere, musei,
eccetera. Da settembre inizierà la
campagna pubblicitaria di Eleva, linea
che comprende sette diversi modelli
per le varie esigenze, tra macchine
semoventi, automatiche e semiautomatiche.
Di solito i lavori di impiantistica si
svolgono oltre i quattro metri di altezza,
quindi la nuova linea rappresenta una
fetta di mercato importante», conclude
Faraone. Se è già stato ribadito che
i cantieri si evolvono in fretta, a
rivoluzionarli ulteriormente è la
tecnologia 3D, già affermata nel resto
del mondo e in fase di avanzamento
in Italia. In particolare, a parlare di
Bim (Building
Information
Modelling) è
Massimo Combi,
amministratore
delegato di
Spektra, azienda
che ha acquisito
per 500 milioni di
dollari una società
scandinava che
Massimo Combi
produce questo
tipo di software. «Stiamo trasformando
radicalmente il sistema che dalla
progettazione permette la costruzione
degli edifici – dichiara Combi –. In
pratica è possibile trasferire i dati dal
computer alla realizzazione limitando
il rischio di errori e costruendo opere
dal design moderno.
Noi offriamo una soluzione avanzata
integrata, dal software allo strumento
che consente di mettere in atto il
progetto – continua l’amministratore –.
Per adesso ci rivolgiamo ai progettisti
con la speranza che presto tutti
possano usufruire di questa tecnologia
di costruzione».
Insomma, nel giro di un paio di anni
gli operatori avranno in mano un
trapano che dirà loro esattamente dove
andare a creare un buco, che tipo di
tassello inserire e per quale motivo.
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PROBLEMATICA IN
CANTIERE: pedonabilità
senza ponteggio: come
operare in quota.
SOLUZIONE: il parapetto
provvisorio CSC permette
di creare passerelle
pedonabili su coperture
fino a 30° dove gli spazi
esterni sono limitati.
PROBLEMATICA
IN CANTIERE: taglio di
laterizi, materiali lapidei
e rivestimenti in pietra.
SOLUZIONE: M400
Smart, la segatrice ad
acqua di Imer Group,
fornita di serie con
disco Ø 350, ma che,
in base alle diverse
esigenze dell’operatore,
può montare un disco
da Ø 400, senza dover
sostituire anche il carter.
PROBLEMATICA
IN CANTIERE: cadute
dall’alto in costruzione
copertura.
SOLUZIONE: Linea Vita,
gamma Vardanega, di
ancoraggi in classe A1 e
A2 e linee vita flessibili in
classe C, a norma UNI EN
795:2002.
PROBLEMATICA
IN CANTIERE: esigenza di
avere un aggancio su un
sistema anticaduta fisso ove
l’operatore possa assicurarsi
per evitare cadute accidentali.
SOLUZIONE: Vitafix di
Braas è una linea completa
di componenti e accessori
per realizzare un sistema
anticaduta in grado di
garantire la messa in
sicurezza degli operatori su
tutte le tipologie di copertura.
PROBLEMATICA IN CANTIERE: garantire maggiore sicurezza
agli operatori su qualsiasi tipo di copertura, con una
soluzione affidabile che risponde a tutte le normative vigenti.
PROBLEMATICA IN CANTIERE: assicurare la protezione necessaria
agli operatori, in caso di caduta accidentale dall’alto.
SOLUZIONE: Vitasafe Pro di Wierer è il sistema di
protezione dalle cadute dall’alto disponibile con dispositivi
certificati in classe C, classe A1 e classe A2.
SOLUZIONE: Vitalife Easy Top in classe C di Monier è la soluzione
ideale, in kit già preconfezionati, per la protezione dalle cadute
dall’alto su ogni tipo di copertura civile, pubblica e privata.
32 - youSPECIAL
PROBLEMATICA IN CANTIERE:
interventi sui tetti.
PROBLEMATICA
IN CANTIERE: taglio di lastre in
gesso rivestito.
SOLUZIONE:
Parapetto 005-085 di Rotodis,
inclinabile con fissaggio
a morsa verticale o
orizzontale. Indicato
per tetti inclinati,
solette e cordoli.
SOLUZIONE: Blade Runner è
un attrezzo sviluppato dalla
tecnologia Gyproc Saint-Gobain
che permette agli addetti ai lavori
di ottimizzare il processo di taglio
del gesso rivestito e di ottenere
un taglio veloce e preciso.
speciale macchine e attrezzature
PROBLEMATICA
IN CANTIERE: esigenza
di leggerezza, flessibilità,
robustezza e semplicità
nei lavori in facciata o
sui ponteggi nelle nuove
costruzioni o restauri.
SOLUZIONE: TPL 500&300
è la piattaforma di trasporto
per persone e materiali di
Alimak Hek che, grazie a un
sofisticato software, ottimizza
pesi, resistenza e praticità.
PROBLEMATICA IN CANTIERE: montare un’impalcatura in spazi
ridotti e con un peggioramento dell’impatto visivo, come nei
centri storici.
SOLUZIONE: Redbau lancia Roof Safety System, il sistema
di impalcatura in alluminio che si monta facilmente grazie alla
sua leggerezza e non ha bisogno di tavole o reti supplementari.
PROBLEMATICA IN CANTIERE: creare
la doppia pendenza in un parcheggio
per convogliare l’acqua in un punto
stabilito.
SOLUZIONE: RL HGW, livellatore laser
autolivellante a doppia pendenza con
controllo digitale di Stanley.
PROBLEMATICA IN CANTIERE: svuotare
materiali inerti senza l’intervento di un
operatore in zona di scarico.
SOLUZIONE: Benna autoscaricante
di Officine Polieri che permette di
svuotare il materiale solo con una
semplice manovra del mezzo di
sollevamento.
PROBLEMATICA IN CANTIERE: residui,
macchie ed aloni di stucco epossidico che
rimangono dopo la posa.
SOLUZIONE: FILACR10, il detergente di Fila
Surface Care Products per il lavaggio dopo
la posa di pavimenti e rivestimenti fugati con
stucchi epossidici.
PROBLEMATICA
IN CANTIERE: garantire la
sicurezza degli operatori che
lavorano in quota ai sensi
del D.Lgs 81/2008.
SOLUZIONE: lo “zainetto della
sicurezza” Nacanco è un
pratico e funzionale kit che
comprende i DPI necessari in
caso di utilizzo di mezzi per il
sollevamento aereo.
34 - youSPECIAL
PROBLEMATICA IN CANTIERE: garantire
la sicurezza degli operatori di macchine
da cantiere.
SOLUZIONE: le minipale JCB sono
le più sicure sul mercato grazie
all’esclusivo monobraccio che permette
la salita laterale dell’operatore.
PROBLEMATICA IN CANTIERE: esigenza di
installazioni impiantistiche rapide, che non
sporcano e di lunga durata.
SOLUZIONE: Nuovi carotatori Tyrolit a corona
diamantata con alimentazione elettrica per
lavorare a secco e umido su laterizi e cemento.
PROBLEMATICA IN CANTIERE: necessità di installare su
coperture piane una linea vita rispettando l’obbligo di non
forare la guaina impermeabilizzante per ancorare i dispositivi.
SOLUZIONE: Lux-top mobilE della Linea Vita Riwega è un
dispositivo di ancoraggio certificato secondo la normativa EN
795 classe E, studiato per mettere in sicurezza le coperture
perché non necessita di alcun fissaggio sulla struttura portante.
PROBLEMATICA IN CANTIERE:
demolire pareti, creare aperture
nei tramezzi, sollevare pavimenti,
praticare fori per passaggio cavi,
forare sia metallo che legno.
SOLUZIONE: le caratteristiche
tecniche del demolitore
perforato Dunker BH 1200/40
di Ferritalia, ne fanno una
macchina dalle prestazioni ideali
per lavori medio-pesanti.
SOLUZIONE: SicurUp di
Svelt è il dispositivo da
montare su una scala
ancorata alla parete per
consentire all’operatore,
agganciato tramite
imbracatura a due punti,
di lavorare in sicurezza.
PROBLEMATICA IN CANTIERE: lavoro in
condizioni di scarsa luminosità.
SOLUZIONE: Facom presenta l’innovativa
gamma Facom Fod caratterizzata
dall’impiego di materiali fluorescenti che rendono
immediatamente visibili gli utensili in condizioni di
scarsa luminosità.
%KIR^METIVP´%QFMIRXI
IPE+IWXMSRIHIPPP´)RIVKME
speciale macchine e attrezzature
PROBLEMATICA
IN CANTIERE: poter
utilizzare la scala come
punto di ancoraggio del
DPI.
speciale macchine e attrezzature
PROBLEMATICA
IN CANTIERE: accesso e
camminamento sui tetti.
SOLUZIONE: la
Passerella di
Marchetti permette la
messa in sicurezza di
passaggi scivolosi o non
calpestabili e coperture
fragili.
PROBLEMATICA
IN CANTIERE: fissaggio
linee vita.
SOLUZIONE: Sita
Acciaio CE opzione 1
acciaio Inox AISI316
-A4 di G&B Fissaggi
permette il fissaggio
delle torrette dei sistemi
di linee vita sulle travi
di colmo dei tetti in
calcestruzzo, secondo la
normativa EN795 sulle
linee vita.
PROBLEMATICA IN CANTIERE:
garantire la sicurezza dell’operatore
e di chi lavora in cantiere.
PROBLEMATICA IN CANTIERE: garanzia di sicurezza, praticità
e modularità estreme a chi lavora in quota.
SOLUZIONE: Kit Pro.Tetto con Piastra a V di Cotto
Possagno, per tratte fino a 15 metri. Comprende due pali di
ancoraggio con piastra a doppia inclinazione, un tenditore, un
assorbitore, un kit serracavo.
PROBLEMATICA IN
CANTIERE:
lavori in altezza di
ogni tipologia con
fattore di caduta 2.
SOLUZIONE:
il dispositivo
retrattile Kapriol è
testato e omologato
per trattenere una
caduta di fattore
2. Leggero e con
carter antiurto in
ABS, è dotato di
anello di ancoraggio
girevole.
SOLUZIONE: il nuovo miniescavatore
girosagoma New Holland Kobelco E55B SR,
con cabina con protezione TOPS/FOPS/ROPS e
kit movimentazione carichi sospesi. Ideale per le
applicazioni più impegnative negli spazi stretti.
PROBLEMATICA IN
CANTIERE: esigenza
di sicurezza in fase di
montaggio e di armatura
solaio, ottimizzazione di
tempi e costi, massima
flessibilità.
SOLUZIONE: Liteform di
Pilosio, la cassaforma
di sicurezza in alluminio
che si monta da basso in
totale sicurezza, ideale per
la realizzazione di solai
prefabbricati o monolitici,
consente una drastica
riduzione dei tempi rispetto
ai sistemi tradizionali.
36 - youSPECIAL
PROBLEMATICA IN CANTIERE: taglio di lastre ceramiche di lunghezza
sino a 3 metri con differenti spessori, da 3 a 10 millimetri.
SOLUZIONE: Monster300 di Brevetti Montolit, la prima
tagliapiastrelle manuale al mondo in grado di tagliare 3 metri con
estrema precisione e massima semplicità.
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BRIANZA PLASTICA
E I SUOI primi
CINQUANT’ANNI
GIUSEPPE CRIPPA, FONDATORE DELL’AZIENDA, RIPERCORRE
CAMBIAMENTI ED EVOLUZIONI CHe HANNO PORTATO
ALL’AFFERMAZIONE DELL’AZIENDA NEL SETTORE
DEI SISTEMI DI COPERTURA ISOLANTE
di Maria Lisieux
N
el 1962 era un piccolo
stabilimento con pochi operai.
Oggi, dopo cinquant’anni,
vanta quattro sedi produttive e
commesse di prestigio in tutto
il mondo. Quale modo migliore
per festeggiare il cinquantesimo
anniversario? È d’accordo Giuseppe
Crippa, fondatore dell’azienda
in questione, Brianza Plastica:
«Nonostante la criticità del periodo,
abbiamo un trend di crescita
particolarmente sensibile - afferma
-, dovuto principalmente alla nostra
buona organizzazione produttiva e
commerciale, all’immagine qualificata
e alla regolarità nell’assolvere agli
impegni». Ingredienti certamente
vincenti, alla luce dei risultati
raggiunti. Giuseppe Crippa aveva
solo venticinque anni quando,
assieme al fratello Enrico, decise di
mettere a frutto l’esperienza maturata
in un’azienda tessile per creare
un’impresa propria con un primo
stabilimento a Besana Brianza. Dalla
lavorazione di laminati in vetroresina
per coperture, Brianza Plastica ha
sviluppato e incrementato la sua
attività e la gamma dei suoi prodotti,
occupando un posto di rilievo nel
settore delle costruzioni e offrendo
al mondo dell’edilizia soluzioni
38 - youSPECIAL
destinate a cambiare il modo di vivere
gli spazi. «Nel 1968 ci siamo trasferiti
a Carate Brianza nella sede di via
Rivera – racconta Crippa – e con la
crisi di fine anni Settanta siamo stati
costretti a diminuire il numero degli
operai, per tornare però, quasi subito,
ad un aumento della produzione
Giuseppe ed Enrico Crippa
grazie al lancio di un nuovo sistema
di polimerizzazione a caldo». Ma il
momento clou per l’azienda coincide
con la nascita del Sistema Isotec,
che ha rivoluzionato il modo di
coibentare le abitazioni: «Con la crisi
energetica degli anni Ottanta – spiega
Crippa – si è deciso di diversificare
la produzione e il Sistema Isotec ha
dato la possibilità di isolare, areare e
impermeabilizzare le coperture con
un solo prodotto. Ancora oggi è il
nostro fiore all’occhiello». Nel 1988
inizia anche la produzione dei pannelli
curvi Elycop, un sistema di copertura
industriale efficiente e innovativo, nato
in risposta delle crescenti esigenze
estetiche della moderna architettura
industriale. «Attualmente i nostri
marchi spaziano in tutti i settori delle
costruzioni, – dichiara Crippa - dalla
prefabbricazione all’agricoltura, ai
veicoli a temperatura controllata».
Giuseppe Crippa ed i figli Paolo, Cristina ed Alberto
Isotec, Elycop, Elyplast, Elyfoam
ed Elettrotegola sono nomi ormai
conosciuti, grazie ai quali vengono
mantenuti gli altissimi standard
qualitativi che hanno permesso
a Brianza Plastica di ottenere
riconoscimenti e prestigiose
certificazioni. I clienti inoltre sono
seguiti in ogni fase del progetto, dalla
progettazione alla realizzazione, la
consegna e l’assistenza in fase di
applicazione. Il servizio post vendita
garantisce una comunicazione efficace.
Tra i valori che contraddistinguono
l’azienda sono in cima alla classifica
«innovazione tecnologica e alta
qualità, – assicura Crippa –, che
permettono ai nostri prodotti di
rispondere in maniera adeguata alle
richieste del mercato, rispettando le
direttive europee sulla certificazione
energetica degli edifici». Di certo
l’azienda è in continua evoluzione e
le novità di prodotto non mancano
mai, così come l’occhio di riguardo
nei confronti del mondo accademico
con il quale dal 1993 si è instaurato un
rapporto stabile. «Collaboriamo con
vari istituti universitari, – conferma il
fondatore – tra i quali il Politecnico
di Milano, il Politecnico di Torino,
le Università di Bologna e di Ferrara
e con molti docenti delle facoltà di
Architettura e di Ingegneria delle
Università di Venezia, Firenze, Roma,
Napoli, Catania e Palermo». Tra gli
interventi di Brianza Plastica non si
possono non menzionare il Teatro
alla Scala, il Teatro Petruzzelli, la
Fabbrica del Vapore e Palazzo Reale
a Milano, la Reggia del Vanvitelli
a Caserta, il Teatro San Giorgio a
Catania, la Villa Reale a Monza. Alla
luce di un percorso così glorioso,
come inaugurare i festeggiamenti per
i cinquant’anni dell’azienda? «Con la
cena in occasione della 23esima Proam
Isotec presso il Golf Club di Carimate»,
risponde prontamente Crippa, che
dal 2006 ricopre anche la carica di
presidente del Golf Club.
Brianza Plastica, sede di Carate Brianza
youSPECIAL - 39
Con il progetto europeo
Construction 21,
L’edilizia fa
il pieno di energia
La piattaforma Construction 21 permetterà ai professionisti di accedere
a informazioni e assistenza pratica dedicata alle prestazioni energetiche
e ambientali; l’iniziativa avrà inoltre l’ obiettivo di promuovere un sistema
di concorrenza del mercato, in base alle analisi dei costi, e creare una
comunità di tecnici europei specializzati
di Giacomo Galli
S
ono temi sulla bocca di tutti, non
c’è dubbio. E pur tra esitazioni,
ripensamenti e incertezze, non
c’è dubbio che efficienza energetica,
energie rinnovabili, riduzione
dell’impatto ambientale si collochino
oggi tra i principali driver di un
settore che ha capito come questi
rappresentino uno degli orizzonti più
realisticamente prossimi per uscire
dalla crisi.
Oggi questa consapevolezza fa un
ulteriore passo avanti. E lo fa grazie
a un progetto europeo davvero
interessante e innovativo. In vista
dei nuovi obiettivi previsti e richiesti
dall’Unione Europea, che si basano
sull’efficienza energetica degli
edifici, infatti, nasce “Construction
21”, progetto europeo finanziato
dal programma Intelligent
Energy for Europe e realizzato da
alcune organizzazioni di sei paesi
europei. Una piattaforma internet
e internazionale, in grado di
permettere lo scambio d’informazioni
operative e di analisi costo, relative
al settore delle nuove costruzioni.
La piattaforma Construction 21
permetterà ai professionisti di accedere
a informazioni e assistenza pratica
40 - youprimopiano
dedicata alle prestazioni energetiche
e ambientali; l’iniziativa avrà inoltre
l’obiettivo di promuovere un sistema di
concorrenza del mercato, in base alle
analisi dei costi, e creare una comunità
di tecnici europei specializzati.
Nella piattaforma di Construction
21 saranno inseriti casi di studio di
edilizia sostenibile particolarmente
riusciti, relativi a edifici ad alte
prestazioni energetiche sia nuovi
che riqualificati. Inoltre saranno
consultabili anche delle comunità
tecniche specifiche per gli addetti del
settore, e ogni singola attività sarà
supportata da attività d’informazione
e formazione sulla sostenibilità
energetica.
Di respiro internazionale
In perfetta coerenza con i nuovi
obiettivi di efficienza energetica degli
edifici richiesti dalla direttiva 2010/31/
EU, Construction 21 persegue una
serie di obiettivi ben precisi. Oltre a
creare una piattaforma europea per lo
scambio di informazioni operative e
di analisi costo/prestazioni per nuove
costruzioni e ristrutturazioni ad alta
efficienza energetica, il progetto si
propone di fornire ai professionisti
della progettazione informazioni e
assistenza pratica sulle prestazioni
energetiche e ambientali così da
favorire il passaggio verso pratiche
sostenibili, promuovendo un sistema
di concorrenza di mercato sulla base
di analisi costi/prestazioni e del ciclo
di vita; su un piano di più ampio
respiro, inoltre, Construction 21 mira
a creare una comunità di tecnici
europei capace di portare trasparenza
sul mercato attraverso lo studio e
l’analisi di specifiche problematiche
tecniche, nonché a generare a livello
europeo una competizione per
l’emulazione e l’adozione di sistemi
Le Volnay
ad alta efficienza energetica e basse
emissioni di CO2. La piattaforma
su cui si basa il progetto, oltre ad
ospitare i sopra citati casi di studio
relativi a edifici ad alte prestazioni
energetiche appartenenti a differenti
tipologie edilizie – residenziale,
terziario, ricettivo-alberghiero,
industriale, ecc. – permetterà la
creazione di comunità tematiche in
cui gli addetti del settore potranno
dare vita ad approfondimenti, scambi
di opinioni ed informazioni. L’attività
sarà supportata anche da attività
di informazione e formazione sugli
argomenti della sostenibilità tramite
workshop, comunità virtuali, specifici
eventi.
Ad oggi i partner provengono da
Francia, Germania, Italia (attraverso
l’ANCE, l’Associazione Nazionale
Costruttori Edili), Lituania, Romania,
Spagna, ma già altri paesi hanno
mostrato interesse a partecipare;
un fatto, quest’ultimo, che lascia
ben sperare circa la possibilità di
estendere la piattaforma s tutti i paesi
dell’Unione Europea. Il sistema,
consultabile all’indirizzo www.
construction21.eu (inaugurato a
marzo 2012), conterrà le informazioni
anche nella lingua di ogni paese
partner. L’inserimento di casi studio
sarà possibile, previa registrazione,
a chiunque possieda un edificio
con particolari caratteristiche di
sostenibilità, fornendo i dati richiesti
e allegando schemi costruttivi,
particolari di progetto, informazioni
specifiche sui materiali gli impianti
e le tecnologie impiegate, nonché
indicando i nominativi di progettisti,
tecnici e imprese che hanno
partecipato alla realizzazione
dell’edificio.
Saperi in rete per un
mercato che cambia
Le informazioni raccolte nella
piattaforma di Construction 21 – che
replica in 5 paesi europei il successo
della piattaforma francese che riunisce
tematiche e casi studio proposti dai
vari soggetti coinvolti in ambito di
efficienza energetica in edilizia –
saranno destinate a confluire a loro
volta nel sito web europeo Build Up,
che rappresenta uno degli strumenti
per il raggiungimento degli obiettivi
del pacchetto dell’Energia dell’UE
e del Cambiamento Climatico
attraverso l’abbattimento dei consumi
energetici nell’edilizia. Nella filosofia
del progetto, infatti, l’attivazione di
una rete di scambi di competenze
e di migliori pratiche favorisce il
miglioramento dei prodotti realizzati
dalle imprese e la concorrenza tra
esse, portando al tempo stesso una
maggiore trasparenza del mercato
europeo grazie alla possibilità di
comparare procedure, prezzi, ecodesign e soluzioni ad alta efficienza
energetica.
I paesi partner del progetto
contribuiranno a valutare i criteri di
accettazione dei casi studio, moderare
le reti locali di professionisti e le
comunità online, in collaborazione
con i soggetti pubblici e privati.
La piattaforma, da implementare
e animare a livello nazionale in
ciascuno dei paesi sopra elencati
citati, sarà un web “semantico”
mirato alla creazione di una rete
che consenta la condivisione delle
migliori e più avanzate pratiche e
tecniche impiegate a livello europeo
per l’edilizia sostenibile, e diventerà
un punto di riferimento per gli attori
del settore. Le piattaforme nazionali,
inoltre, agiranno da catalizzatrici per
i soggetti interessati, coinvolgendo
in maniera proattiva professionisti,
aziende, autorità, associazioni
e investitori. In particolare la
partnership con le autorità pubbliche
contribuirà alla determinazione dei
criteri di valutazione, alla promozione
dei risultati e alla gestione della
comunicazione tra le reti locali e le
comunità online che si creeranno nei
diversi Paesi.
Il progetto, se integrato nei programmi
scolastici e universitari, favorirà
inoltre lo sviluppo di soluzioni di
progettazione sostenibile e allo
stesso tempo consentirà ai fornitori
di soddisfare la crescente domanda
di innovazione del mercato. Unendo
i professionisti della domanda e
dell’offerta in Europa, attraverso la
costituzione di comunità online e di
partnership tra istituzioni pubbliche e
private e reti accademiche, si formerà
rapidamente una “massa critica”
interessata all’edilizia sostenibile.
Una dinamica, in sintesi, destinata
ad aiutare la trasformazione del
mercato dell’edilizia in direzione della
sostenibilità.
L’eccellenza va in rete
In attesa che la rete in costruzione di tecnici esprima le proprie “best practices”,
alcuni casi di studio sono già pubblicati sulla piattaforma web di Construction 21.
Esempi di eccellenza in cui i principi dell’edilizia sostenibile hanno trovato applicazioni
particolarmente riuscite con performance energetiche di alto livello. Diverse le tipologie edilizie degli interventi ospitati, dall’edilizia residenziale e collettiva al terziario.
Fra questi Evocasa Selecta, edificio a destinazione abitativa ubicato a Bucarest
(Romania); l’immobile, distribuito su una superficie di circa 9.000 m2 articolati in
dieci piani fuori terra, ospita 77 appartamenti più una serie di attività commerciali e
spazi uffici. Caratterizzato da un fabbisogno energetico di 102,00 kWh FE/m2/anno,
l’edificio implementa una serie di soluzioni impiantistiche avanzate, fra cui caldaie
a gas e pompe di calore, oltre a adottare un involucro tale da garantire una efficace
ventilazione naturale. Agli stessi principi si ispira La Clairière, efficace esempio di
social housing realizzato a Bétheny (Francia) costituito da un edificio passivo di circa
1.500 m2. Estremamente contenuto in questo caso il fabbisogno energetico, 49,00
kWh FE/m2/anno, ottenuto grazie a una oculata applicazione dei principi dell’architettura bioclimatica e un massiccio impiego di tecnologie per la produzione di energie
rinnovabili (fotovoltaico/geotermico). Di eccellente livello i risultati ottenibili anche
nell’edilizia destinata all’ospitalità, come dimostra il terzo esempio qui presentato,
l’Ostello Fenice di Padova (Italia). L’immobile, distribuito su una superficie di circa 300
m2, si distingue in particolare per l’esteso impiego di energie rinnovabili, prodotte in
questo caso da una combinazione di impianti fotovoltaici, solari termici, geotermici e
microeolici. A chiudere questa breve carrellata è lo spazio uffici Le Volnay, immobile
di circa 900 m2 realizzato ad Amiens (Francia). Caratteristica di spicco, in questo
caso, è la presenza di un impianto composto da sette sonde geotermiche che, oltre
a garantire la copertura dell’intero fabbisogno energetico dell’immobile, consentono
la produzione di un leggero surplus, il quale colloca l’immobile nella categoria degli
edifici energeticamente attivi.
youprimopiano - 41
MOBILITà
SOSTENIBILE
Dei sistemi di trasporto concorrenziali sono vitali per la capacità
dell’Europa di competere nel mondo, per la crescita economica, la creazione
di posti di lavoro e per la qualità della vita quotidiana delle persone.
Ecco le proposte della Comunità europea e di Legambiente
di Veronica Monaco
I
l 20% dell’energia globale e il
60% della produzione mondiale
di petrolio, tanto consuma oggi
il settore dei trasporti, responsabile
di un quarto delle emissioni di
anidride carbonica. Una catastrofe se
pensiamo che, entro il 2050, il numero
dei veicoli è destinato ad aumentare
dai 900 milioni attuali ai 2 miliardi.
Per questo la Comunità europea e le
amministrazioni pubbliche stanno
correndo ai ripari e sono all’ordine del
giorno idee e progetti per lo sviluppo
di programmi di mobilità sostenibile,
capaci di dar vita a un nuovo modello
di vivibilità urbana e di integrazione
dei trasporti. C’è ancora molta strada
da fare – un’immagine che ben si
presta, parlando appunto di
mobilità –, ma qualcuno sta già
iniziando a tracciare la giusta
direzione. La Comunità europea,
ad esempio, lo scorso settembre ha
varato l’ambizioso piano “Trasporti
2050”, un progetto di ampio respiro
che si propone di creare un sistema di
trasporti concorrenziale in grado di
incrementare la mobilità, rimuovere i
principali ostacoli nelle aree essenziali
e alimentare la crescita e l’occupazione.
«Trasporti 2050 costituisce una
roadmap per un settore dei trasporti
competitivo in grado di incrementare
la mobilità e ridurre le emissioni – ha
affermato Siim Kallas, vicepresidente
della commissione europea per i
trasporti –. Possiamo e dobbiamo
fare entrambe le cose. La convinzione
ampiamente diffusa per cui sarebbe
necessario ridurre la mobilità per
combattere il cambiamento climatico
42 - youprimopiano
è semplicemente sbagliata. Dei sistemi
di trasporto concorrenziali sono
vitali per la capacità dell’Europa di
competere nel mondo, per la crescita
economica, la creazione di posti
di lavoro e per la qualità della vita
quotidiana delle persone. Ridurre
la mobilità non è un’opzione; né lo
è mantenere lo status quo. Possiamo
interrompere la dipendenza del
sistema dei trasporti dal petrolio
senza sacrificarne l’efficienza e
compromettere la mobilità. Possiamo
guadagnare su tutti i fronti». Gli
obiettivi essenziali tracciati dal piano,
da qui al 2050, saranno l’esclusione
delle auto ad alimentazione
tradizionale nelle città, l’uso pari al
40% di carburanti sostenibili a bassa
emissione di anidride carbonica nel
settore aeronautico e riduzione di
almeno il 40% delle emissioni del
trasporto marittimo, il trasferimento
del 50% dei viaggi intercity di medio
raggio di passeggeri e merci dal
trasporto su gomma a quello su rotaia
e fluviale: un insieme di azioni che
permetteranno di ridurre del 60% le
emissioni di anidride carbonica nei
trasporti. E qualcosa si sta muovendo
anche in Italia. “La mobilità per
tutti nella città di
domani” è il titolo
del documento
presentato da ACI
e Legambiente a
conclusione della
European Mobility
Week del 2011: 13
proposte fatte al
Governo e agli
Katiuscia Eroe
enti locali per lo
sviluppo di un modello di mobilità
sostenibile e la creazione di una regia
nazionale in grado di programmare
gli interventi e vigilare sulla loro
implementazione (vedi box a pag.
25). «Siamo abituati a vivere in città
congestionate dal traffico, in cui
diventa veramente difficile spostarsi sia
che si utilizzi il trasporto pubblico, sia
che utilizzi il mezzo privato. Agire per
emergenza non è mai una soluzione
– dichiara Katiuscia Eroe dell’Ufficio
Energia e Clima di Legambiente –.
Bisogna costruire le infrastrutture,
trovare le risorse e investire nello
sviluppo di un modello diverso di
mobilità. Come in Belgio dove il
nuovo codice della strada è formulato
proprio per la tutela degli utenti meno
veloci». In auge dal 1975 e modificato
Appuntamento a Klimamobility 2012
Il Salone della mobilità sostenibile torna a Bolzano, dal 20 al 22 settembre, e
offrirà una panoramica delle principali novità di mercato sul fronte della mobilità
sostenibile: veicoli elettrici, ibridi e ad idrogeno a 2, 3, 4 ruote, attrezzature e
macchinari per la ricarica dei mezzi, accessori, componenti per veicoli, sistemi di
trazione. Il 20 settembre è inoltre previsto il congresso internazionale dedicato
alle visioni e tendenze della mobilità sostenibile e ai progetti più attuali in materia.
nel 2003, il “Code de la rue” belga
(che si contrappone al “Code de la
route”, valido sulle strade extraurbane)
è basato sull’obbligo di rispetto per
l’utente più forte verso l’utente più
debole e ha introdotto nuove regole
di circolazione, a tutto vantaggio di
pedoni e ciclisti. «Anche nei Comuni
italiani, iniziano ad esserci diverse
iniziative di mobilità sostenibile
– prosegue la Eroe – Emblematico
il caso di UnicoCampania. Il
consorzio, che riunisce le 14 aziende
del trasporto pubblico campano, ha
scelto racchiudere tutta la rete in un
unico sistema di tariffazione integrata.
In questo modo ha spostato 60.000
utenti dall’utilizzo del mezzo privato
al trasporto pubblico o collettivo. Un
altro esempio è quello di Bologna
che, con il progetto Mi Muovo,
l’abbonamento unico integrato per
treno e bus per i cittadini dell’EmiliaRomagna, ha facilitato la mobilità
dei cittadini, soprattutto degli
studenti». L’attenzione per la mobilità
sostenibile si concretizza anche
nell’implementazione di trasporti
più ecologici, come i veicoli elettrici.
Gli studi più recenti promossi dalla
Commissione Europea confermano
le potenzialità dell’elettrificazione
del trasporto privato in termini di
efficienza energetica, riduzione
delle emissioni di CO2 e riduzione
degli inquinanti in ambito urbano.
Tuttavia i costi di proprietà e gestione
dei veicoli elettrici non sembrano
ancora prospettare per gli utenti
una soluzione economicamente
conveniente. Per questo motivo «solo
una appropriata valorizzazione,
economica e regolatoria (diritti di
accesso, mobilità, parcheggio) dei
benefici ambientali dell’elettrificazione
del trasporto privato, realizzata
nell’ambito di una strategia nazionale
di sostegno alla realizzazione della
rete di ricariche e alla diffusione
dei veicoli e di coordinamento
delle iniziative degli enti locali,
può consentire un’ottimizzazione
delle politiche sull’auto elettrica»,
ha dichiarato Andrea Molocchi,
responsabile dell’associazione
Amici della Terra, nel corso di un
recente seminario dedicato proprio
all’auto elettrica e all’efficienza
energetica. E in Italia, come si sta
muovendo la politica su questo
fronte? In base al disegno di legge
I TREDICI PUNTI DI LEGAMBIENTE E ACI
1.Attivare un’Authority o Cabina di regia nazionale che, attraverso gli strumenti
della programmazione e della concertazione, indirizzi in modo uniforme le
scelte e le politiche in tema di mobilità e trasporti, monitorando gli interventi
effettuati ai diversi livelli di governo del territorio.
2.Emanare una Legge quadro che stabilisca criteri generali per la realizzazione
dei nuovi insediamenti urbani, con previsione della Valutazione di Impatto
sulla Mobilità.
3.Emanare una norma quadro che stabilisca criteri uniformi in base ai quali
le autorità comunali possano predisporre provvedimenti che limitano la
circolazione veicolare.
4.Investire risorse finanziarie in un programma strutturale per rendere più
efficiente e meno inquinante la flotta del trasporto pubblico locale (TPL),
puntando alla sostituzione dei veicoli più inquinanti (Euro 0 e Euro 1) con
flotte ecologiche.
5.Aumentare l’estensione delle corsie preferenziali del TPL e migliorare l’offerta di km percorsi.
6. Potenziare l’accessibilità ai centri urbani, e solo se indispensabile definire
criteri uniformi per le politiche tariffarie per l’accesso ai centri delle città, i
cui introiti siano destinati alla mobilità sostenibile.
7.Finanziare il potenziamento e la realizzazione di parcheggi di scambio e
residenziali, non su strada.
8. Ampliare il numero e l’estensione delle isole pedonali e delle “zone 30”,
nonché la diffusione di sistemi razionali di sosta a pagamento, con tariffe
differenziate per zona e orario.
9. Rimodulare e semplificare il meccanismo del bollo auto, da rapportarsi non
più alla potenza (kw) ma ai livelli di emissione di CO2 e allo spazio occupato.
10.Realizzare vie verdi – strade dove vietare la sosta e la fermata – lungo le
arterie di maggior traffico interne ai centri urbani al fine di fluidificare la
circolazione, prevedendo alternative per la sosta.
11.Assicurare particolare attenzione agli utenti vulnerabili della strada (pedoni,
ciclisti, disabili ecc.), con assegnazione di risorse adeguate.
12.Promuovere meccanismi di incentivazione per il car-sharing (l’auto in multiproprietà) e il car-pooling (l’utilizzo dell’auto in almeno tre persone).
13.Formare ed educare il cittadino ad un uso responsabile del mezzo privato
in ambito urbano, riducendo gli spostamenti con l’automobile se non strettamente necessari e promuovendo corsi di guida ecologica.
“Norme per lo sviluppo di spazi verdi
urbani” presentato dall’ex Ministro
dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo,
già approvato al Senato e ora sotto
esame alla Camera, nei piani urbani
ed extraurbani per la mobilità gli enti
locali dovranno prevedere disposizioni
per lo sviluppo di una rete pubblica
di ricarica per i veicoli elettrici,
sia in aree pubbliche che private.
Inoltre, le società di distribuzione di
energia elettrica potranno usufruire
di un sistema tariffario dedicato
per realizzare e installare su suolo
pubblico dispositivi di ricarica dei
veicoli a trazione elettrica dotati di
misuratore elettronico telegestito. È
inoltre prevista una semplificazione
delle regole condominiali per installare
infrastrutture di ricarica all’interno
delle aree condominiali. Sperando che
la politica – che, al momento sembra
abbia altre gatte da pelare –, riesca
ad approvare la legge in tempo utile,
alcuni distributori locali di energia
si sono già attivati per l’installazione
dei sistemi di ricarica, come A2A che
dal 2009, con il progetto E-Moving, ha
realizzate 270 colonnine di ricarica a
Milano e Brescia. Anche il distributore
nazionale Enel sta installando punti di
ricarica personalizzati, per rendere il
rifornimento facile, accessibile e sicuro.
Enel ha inoltre siglato accordi con le
principali case automobilistiche, con
enti locali (come la Regione EmiliaRomagna) e con altri distributori
italiani, e sta implementando sulla
sua rete stazioni di ricarica presso
le centrali di Enel Produzione e in
altre città italiane, tra cui Genova,
Bari, Perugia, Bologna, Reggio
Emilia, Rimini, oltre che nei Comuni
dell’hinterland milanese.
youprimopiano - 43
EDILIZIA ABITATIVA
A -40% E RITARDI
DEI PAGAMENTI
IMPOSSIBILI
ECCO LA FOTOGRAFIA
DEL RAPPORTO CONGIUNTURALE ANCE LOMBARDIA
di Gaia De Lorenzi
44 - youprimopiano
C
osa succederebbe se tutte le
aziende che vantano crediti con
la pubblica amministrazione
ricorressero al decreto ingiuntivo? Un
rischio che Gianluigi Coghi,
coordinatore del Centro Studi di Ance
Lombardia, ha illustrato nel corso del
convegno di presentazione del
Rapporto congiunturale sullo stato
dell’industria delle costruzioni nella
Regione, e che si fa sempre più
concreto. Tanto concreto che, lo scorso
15 maggio la stessa Ance e altre
associazioni imprenditoriali
(Confartigianato, Cna e associazioni
delle cooperative) hanno convocato
una manifestazione di protesta, già
ribattezzata dai media italiani come il
“D-Day delle costruzioni”. Il giorno
dell’attacco, del combattimento. Le
imprese si sono incontrate, sventolando
i decreti ingiuntivi inoltrati alle
amministrazioni pubbliche, per passare
finalmente all’incasso dei dovuti
corrispettivi. Un primo miliardo di
euro, riferito a crediti già esigibili per
lavori svolti e mai onorati dalle
amministrazioni appaltanti, solidissimi
dal punto di vista della loro
identificazione e certificazione.
«Quella che nel nostro Paese è stata
ritenuta una patologia, è diventata ora
una tipologia: sembra ormai
fisiologico, infatti, che la pubblica
amministrazione non rispetti gli
impegni contrattuali presi con le
aziende rispetto al pagamento dei
corrispettivi per la realizzazione di
un’opera o la fornitura di un servizio.
Al contrario, però, lo Stato esige con
forme, anche molto perentorie, tutti i
crediti vantati nei confronti delle
aziende – ha affermato Coghi, durante
il convegno –. D’altra parte è venuto
meno anche il credito e la possibilità
per le aziende di ricorrere a metodi di
compensazione attraverso i
finanziamenti erogati dagli istituti di
credito o con forme alternative, come il
pro soluto con la cessione del credito
della P.A. alle banche». In un settore
come quello delle costruzioni, in cui
alla crisi sistemica globale si somma
una crisi strutturale, il problema dei
ritardati pagamenti diventa la ciliegia
sulla torta – una torta molto amara –
che rischia di causare il tracollo finale.
Secondo lo studio Ance i tempi di
pagamento dei lavori pubblici, solo nel
secondo semestre 2011, si aggirano
intorno agli 8 mesi (234 giorni), con
punte che superano anche i due anni di
ritardo. L’84% di imprese del Nord
Ovest denuncia ritardi medi superiori a
2 mesi oltre i termini contrattuali. Una
situazione insostenibile che trova le sue
cause nel Patto di Stabilità Interno –
vero nodo gordiano del conflitto fra le
esigenze di controllo delle politiche di
bilancio dello Stato e le necessità di
spesa dei Comuni – e nell’inefficienza
della P.A., riscontrata soprattutto
negli enti locali (vedi fig. 1). Una delle
soluzioni individuate dall’Ance per
migliorare l’efficienza nei processi di
pagamento si chiama
“regionalizzazione del Patto”, cioè la
previsione di regole regionali che
premino le spese in conto capitale
(riferite agli investimenti a fini
produttivistici, tra cui le risorse per le
infrastrutture, che dal 2011 sono calate
del 2,1%, e dal 2008 addirittura del
43%) e comprimano invece le spese
correnti inutili degli enti locali. Come
ha fatto nel 2011 Regione Lombardia,
che ha sbloccato 75,5 milioni di euro
di pagamenti, di cui hanno beneficiato
l’80% dei Comuni soggetti al Patto.
«Pensiamo si possa fare di più. Solo con
la regionalizzazione del patto, in
Lombardia si potrebbe attivare mezzo
miliardo di euro. Abbiamo bisogno che
la Regione continui ad ambire a un
sistema gestionale flessibile, che sia
capace di rispondere in maniera
elastica e rapida alle problematiche di
trasformazione, soprattutto nelle città»,
ha sostenuto il coordinatore del Centro
Studi Ance. Tra le altre soluzioni utili
ad attenuare il problema del ritardo
nei pagamenti, Ance propone il
rafforzamento di strumenti finanziari
come il pro soluto che consentano alle
aziende di ottenere la liquidità
necessaria alla prosecuzione della
propria attività, pur con un costo
aggiuntivo. Una prospettiva su cui
hanno lavorato anche il Ministero dello
Sviluppo Economico e il Ministero
dell’Economia, che hanno
recentemente annunciato un pacchetto
di misure per accelerare i pagamenti
della pubblica amministrazione alle
imprese. Il pacchetto è formato da
quattro decreti: due riguardano la
certificazione dei crediti delle imprese
verso la P.A., il terzo riguarda la
compensazione tra crediti e debiti
verso la P.A. per le somme iscritte a
ruolo al 30 aprile 2012, e l’ultimo
prevede la creazione di un fondo di
(Fig. 1) - Enti responsabili dei ritardi di
pagamento nel nord-ovest
La domanda prevedeva la possibilità di
risposte multiple
Fonte Ance - Indagine rapida
settembre 2011
garanzia diretta sull’anticipazione dei
crediti verso la P.A.. Ultimo tassello,
l’accordo tra Abi e associazioni
imprenditoriali per la costituzione di
un plafond dedicato allo smobilizzo dei
crediti. «Le imprese potranno farsi
anticipare dalle banche i crediti vantati
verso le pubbliche amministrazioni con
entrambe le formule del pro solvendo e
del pro soluto – ha detto il ministro
dello Sviluppo, Corrado Passera,
presentando i quattro decreti
ministeriali –. Pro solvendo e pro
soluto: fa parte della libertà
dell’azienda». Mentre nel primo caso, il
cedente (l’impresa) garantisce solo
l’esistenza del credito senza rispondere
dell’eventuale inadempienza del
debitore, nel pro solvendo l’impresa
creditrice diventa responsabile del
credito, e di conseguenza debitrice, in
caso di mancato pagamento, nei
confronti della banca. Una soluzione,
quest’ultima, che il Governo sembrava
preferire (in questo modo –
sostenevano dai Ministeri – il credito
mantiene la sua natura commerciale,
senza andare ad aumentare il debito
pubblico), ma che riscontrava non
poche perplessità tra imprese e
associazioni. Perplessità acuite dalla
difficile situazione del settore delle
costruzioni che, secondo il Rapporto di
Ance, subisce (vedi fig. 2) dal 2008 una
fase recessiva che non si è ancora
fermata e che farà registrare alla fine
del 2012 un ridimensionamento degli
investimenti del 24,1%, con un picco
youprimopiano - 45
del -40,4% per la nuova edilizia
abitativa (rapportato alla sola
Lombardia, i numeri si attestano ad un
-22,1% di investimenti e un -42,3% per
le nuove costruzioni). Sul fronte
occupazionale, Ance riporta i dati Istat:
secondo l’Istituto statistico il numero
di occupati nel settore delle
costruzioni è passato da 362mila del
2008 a 317mila del 2011 (-12,3%), una
riduzione che si accompagna anche ad
un sensibile aumento della cassa
integrazione. «Le imprese lombarde
hanno fatto grande ricorso alla Cassa
Integrazione Guadagni (CIG): le ore
autorizzate sono quadruplicate,
passando dai 4,2 milioni del 2008 ai
17,9 milioni del 2011 – ha spiegato
Coghi –. Questo dato rivela però anche
quanto gli imprenditori dell’industria
delle costruzioni tengano alla loro
manodopera e stiano cercando di
mantenere l’occupazione nonostante la
forte riduzione del mercato, in un
settore che rimane ad ogni modo
strategico per la Lombardia,
rappresentando l’8,4% del suo Pil e
l’8% del totale dei suoi occupati», e che
potrebbe trovare nuova linfa vitale
grazie al grande evento dell’Expo 2015.
Grazie all’Expo, infatti, sono in fase di
realizzazione alcune importanti
infrastrutture, come la nuova linea 5
della metropolitana milanese e alcune
importante arterie stradali (Bre.be.mi,
Pedemontana, Tangenziale Est Esterna
di Milano), tuttavia sono ancora
notevoli i ritardi per il sito espositivo
rispetto alle previsioni di avvio delle
opere. Insomma, «le prospettive per
l’edilizia, anche per il 2012 non sono
rosee e le risorse per le infrastrutture
previste nella manovra di finanza
pubblica per quest’anno mostrano
ulteriori tagli (ndr -19,3% rispetto al
2011, vedi fig. 3)», ha dichiarato
preoccupato il coordinatore del
Centro Studi Ance. Il Governo Monti
ha recentemente sbloccato risorse
pubbliche in sede Cipe (10 miliardi di
euro, metà dei quali destinati a opere
medio-piccole rapidamente
cantierabili, a cui si aggiungono i 9
miliardi di euro del Piano per il Sud),
ma nel 2012, secondo una stima Ance,
in termini di cassa saranno disponibili
non più di 4 miliardi. Per garantire la
rapida trasformazione delle risorse in
cantieri e posti di lavoro,
l’Associazione dei costruttori edili
ritiene prioritario dare il via a quelle
46 - youprimopiano
(Fig. 2) - Investimenti in costruzioni in Italia (*)
opere che rivestono attualmente
carattere d’urgenza e di maggiore
utilità per il Paese, e in particolare
quelli relativi alla messa in sicurezza
del scuole e alla riduzione del rischio
idrogeologico (pari per la Lombardia
a 119,7 milioni di euro, che vanno a
sommarsi ai 147 milioni di euro di
risorse regionali in parte provenienti
dal FAS – Fondo per lo sviluppo e la
coesione). A livello di politica europea,
invece, l’utilizzo dei fondi strutturali
focalizza l’attenzione sul
rafforzamento di una strategia
integrata di sviluppo urbano
sostenibile, con contributi a fondo
perduto e con strumenti di ingegneria
finanziaria revolving. «La
rigenerazione urbana è il vero motore
del futuro – ha insistito Coghi –.
Abbiamo città da rigenerare, edifici
che consumano molto. Dobbiamo
ripartire da qui, con interventi di
efficientamento energetico, e laddove
non sia possibile con interventi di
demolizione e ricostruzione, e
orientando la ricerca verso prodotti
sempre più sostenibili. Le
amministrazioni pubbliche devono
attivarsi su questi argomenti,
dimostrando che riqualificare è
possibile».
(Fig. 3) - Manovra di Finanza Pubblica per l’anno 2012
Risorse per nuove infrastrutture (1)
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BIM (Building Information Modelling).
La rappresentazione
architettonica di
nuova generazione
Non si tratta solo di un nuovo linguaggio espressivo, ma anche
un nuovo modo di “fare” architettura: la diffusione dei software
per la modellazione architettonica in Italia, tuttavia, è ancora
a macchia di leopardo, nonostante permettano al progettista,
grazie alle loro potenzialità rappresentative, di comprendere
e anche di gestire meglio il progetto e il processo edilizio
di Andrea Cammarata
N
e è passato di tempo da
quando Brunelleschi, nel
XV secolo, realizzò la sua
famosa maquette lignea per illustrare
ai committenti quello che sarebbe
diventato il più ardito progetto
architettonico del tempo: la cupola di
Santa Maria del Fio­re a Firenze. Alla
maquette richiedeva anche di illustrare
alle maestranze il processo costruttivo,
le componenti edilizie e le modalità
di assemblaggio in cantiere. Ma
soprattutto la concepì come aiuto per
se stesso nella fase di progettazione e
di ideazione degli strumenti necessari
a portare a compimento l’opera.
Le esigenze dei progettisti di oggi
non sono diverse da quelle del
Maestro: per la gestione dei livelli
di complessità e per la corretta
progettazione e realizzazione delle
architetture innovative, in fondo, ci
si muove sempre nel campo della spe­
rimentazione.
Ciò che è cambiato sono gli strumenti
che il progettista ha a disposizione
per stemperare i problemi di gestione
del progetto, e del processo edilizio.
Negli ultimi vent’anni, dopo l’avvento
del CAD (già dagli anni ’70), hanno
fatto la loro comparsa sul mercato
software di progettazione che hanno
progressivamente cambiato il modo
{
di fare architettura: come Revit, oggi
di Autodesk, Bentley Architecture
di Bentley, AllPlan di Nemetschek
e Archicad di Graphisoft: gli
equivalenti moderni della maquette
di Brunelleschi che vanno sotto il
nome di BIM – Building Information
Modelling – e che fanno parte di
una stessa famiglia di modellatori
architettonici, quella che supera il
CAAD (Computer Aided Architectural
Design), poiché oltre a gestire la
rappresentazio­ne del progetto sotto
forma di tavole tecniche, creano
anche un modello in grado di
inglobare, gestire e risolvere aspetti
rappresentativi, architettonici,
compositivi, strutturali, im­piantistici e
normativi.
Si tratta, insomma, di strumenti che
permettono di costruire un modello
virtuale (maquette significa appunto
I software BIM, oltre a gestire la rappresentazio­ne del progetto sotto
forma di tavole tecniche, creano anche un modello in grado di
inglobare, gestire e risolvere aspetti rappresentativi, architettonici,
compositivi, strutturali, im­piantistici e normativi. Per questo la loro
diffusione è destinata a crescere enormemente anche in Italia, così
come già accade all’estero.
48 - youprimopiano
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COME FUNZIONA IL BIM - Il modello architettonico attraverso un database relazionale
Nei software BIM, ogni tavola di rappresentazione del progetto edilizio realizzata
dal software può essere visualizzata in diversi modi, o viste, che possono essere
2D (pianta, prospetto, alzata, sezione…), 3D (prospettiva e assonometria), o
abaco (tabelle riassuntive/computo metrico); mentre si lavora a una tavola di
rappresentazione del progetto, le informazioni relative al progetto vengono raccolte
e coordinate in tut­te le restanti tavole: il coordinamen­to avviene mediante un
motore, che consente di estendere le modifiche eseguite in un punto alle altre
viste, tavole di disegno, abachi, sezioni e piante del modello.
Ciascuna tavola di disegno - vista 2D o 3D o abaco - costituisce quindi una rappresentazione specifica di informazioni provenienti dallo stesso database relazionale
parametrico, che sta alla base del modello di edificio e viene aggiornato in real
time. Quando si esegue una modifica in un punto, essa viene estesa all’intero
progetto perché tutti gli elementi interessa­ti dalla modifica vengono immediatamente individuati e di conseguenza aggiornati, così che si lavora sempre con dati
omogenei. Proprio per questo si parla di database “relazionale parametrico”. Il
software accompagna quindi il progettista nell’intero workflow, senza che siano
richieste particolari competenze di programmazione.
modello) che simula in tutti gli
aspetti l’oggetto reale, assemblando e
manipolando i suoi componenti in un
modo diverso rispetto al CAD. Nuovo,
dunque, il modo di fare architettura,
nuovi l’approccio, la logica del
modello, il modo di ma­nipolare gli
oggetti e i componenti del progetto.
L’interoperabilità
Caratteristica chiave comune
ai software in commercio è
l’interoperabilità, cioè quella
procedura progettuale tesa a creare
un modello che è allo stesso tempo
disegno, struttura, impiantistica,
materiali, computo e capitolato;
un modello/dise­gno unico e
omnicomprensivo, su cui ogni membro
dell’equipe di lavo­ro può intervenire
per apportare le modifiche necessarie
al completamento dell’oggetto
architettonico. L’introduzione
dell’interoperabilità nasce proprio
dall’esi­genza di gestire in maniera
adeguata (in un unico file/modello)
la complessità del pro­cesso edilizio,
a partire dal progetto architettonico,
passan­do per tutte le fasi organizzative
e realizzative con le relati­ve varianti
di progetto, per finire con la gestione
dell’edificio nel tempo attraverso gli
opportuni interventi di manutenzione
programmata e/o di am­pliamento o
adeguamento.
Sistemi di modellazione come Revit,
Bent­ley, AllPlan e Archicad sono
quindi piattaforme di modellazione
delle informazioni edi­lizie, sistemi
di progettazione e simulazione
50 - youprimopiano
architettonica che attraverso il BIM
supportano la progettazione fornendo
informazioni su progetto, obiettivi,
quantità e fasi della progettazione, in
tempo reale.
Come cambia il modo
di fare architettura
Se dunque il disegno BIM rappresenta
un passo in avanti fondamentale
nell’ambiente di lavoro del CAD,
Andrea Cammarata è architetto e docente di
Disegno CAD Parametrico 3D, Enhanced Digital
Drawing, Disegno Digitale Avanzato presso il
Politecnico di Milano. Collabora inoltre alle
attività del CoDE Lab (Cooperative Design
Environment Lab) e LabSAT, focalizzando la sua
attività di ricerca nell’ambito della modellazione
e della rappresentazione architettonica, con
particolare attenzione alle nuove tecnologie
viste come ambito di trasformazione dell’edificio,
dell’ambiente e della città.
non possiamo che auspicare la sua
massiccia diffusione negli studi di
progettazione italiani, che, tuttavia,
è ancora in embrione. In realtà la
modellazione di un buon progetto
implica infatti un notevole knowhow specifico nel dominio di attività:
bisogna ragionare da architetto,
non da disegnatore, e conoscere
bene il processo di progettazione e
produzione nonché il funzionamento
dell’intero edificio.
In un CAD la geometria è geometria,
non interessa che cosa è ciò che si
sta disegnando: un muro o un tetto
sono intesi in modo identico come un
insieme di linee e retini. In un sistema
BIM, invece, bisogna innanzitutto
definire gli oggetti per quello che
sono: elementi con specifiche proprietà
che bisogna cono­scere per poterle
imputare al sistema.
Le potenzialità dei software
interoperabili in realtà vanno oltre
quanto appena descritto perché il
modello BIM di un edificio, ovvero
la sua descrizione completa, rimane
vivo durante l’intero arco di vita
dell’edificio stesso: da esso si possono
per esempio esportare gli elementi
per calcolare il consumo di energia o
per verificare la rispondenza a nuove
norme di sicurezza, e poi simulare gli
interventi di adeguamento, così come
quelli di manutenzione. Proprio per
questo c’è sempre maggiore interesse
nella comunità architettonica verso la
possibilità di disegnare l’intero ciclo
di vita di una costruzione, ben oltre le
fasi di progetto e di costruzione.
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COSA VOGLIONO
GLI ARCHITETTI
dai rivenditori?
Verso una rivendita
come centro di
competenza tecnica
di Carlo Ezechieli
M
entre le rivendite di materiali
edili rivestono, come è
noto, un ruolo importante
nella gestione dei rapporti tra
produttori e imprese, il contatto con
i progettisti, risulta molto più labile.
Generalmente i progettisti tendono a
rivolgersi direttamente ai produttori
che, attraverso strutture commerciali
ben organizzate e diffuse, forniscono
tutta l’assistenza tecnica richiesta. Di
recente però, qualcosa sta cambiando.
I rivenditori di materiali edili – con
sempre più frequenti seminari tecnici
e giornate di approfondimento su
temi specifici (come “il cappotto”, “le
coperture metalliche”, “le facciate
52 - youTrend
ventilate”) – stanno rivolgendo la
propria attenzione ai progettisti.
All’interno di questa categoria, gli
architetti, cui spetta la progettazione
ed il coordinamento generale di un
processo di realizzazione di un’opera,
sono senza dubbio figure all’apice della
“catena alimentare” del progetto e
pertanto meritevoli di attenzione. Ma
cosa è utile e cosa può servire di più agli
architetti a livello di servizi o prodotti,
da parte di una rivendita? Sulla base
dell’esperienza personale e di quella
di molti colleghi, un aspetto molto
importante e raramente proposto,
non è tanto assistere ad impegnativi
seminari dedicati ad aspetti costruttivi
specifici, quanto semmai ottenere
risposte in modo il più possibile
fluido ed efficace rispetto a questioni
tecniche specifiche del proprio
progetto. Questo soprattutto di fronte
all’attuale difficoltà nell’identificazione
di soluzioni efficaci, durevoli,
ecologicamente ed economicamente
intelligenti, che impongono gli standard
costruttivi (soprattutto in relazione
alle normative di isolamento termico
ed acustico) e le problematiche
ambientali attuali. Da questo punto di
vista, le rivendite di materiali edili –
data la gamma complessa e generica
di prodotti trattati – si trovano nella
posizione ideale per fornire un servizio
di consulenza in termini di fisica
delle costruzioni e di risoluzione di
problemi tecnico-costruttivi. Ogni
rivendita dovrebbe diventare un
centro dove un esperto o uno staff di
esperti di fisica delle costruzioni sappia
dare, più e meglio delle imprese, un
contributo di consulenza estremamente
competente ai problemi tecnici dei
progettisti. Soluzioni mirate, che
superino sia la naturale parzialità
messa a disposizione dai produttori,
sia i limiti di approfondimento tecnico
delle ditte piccole e medie funzionando,
appunto, da orientamento ed evitando
ai progettisti di perdersi, come spesso
accade, nel mare magnum di prodotti
e produttori. Alcune rivendite,
specialmente dell’Alto Adige, stanno
già proponendo un approccio di questo
tipo mettendo a disposizione dei
progettisti tecnici ed esperti di notevole
perizia: un genere di servizio che un
architetto non può che apprezzare.
In 300
al Cre Cup
Anche quest’anno si è svolto l’ormai tradizionale
torneo di calcio a sette con otto team composti
dal gruppo Cre e da giocatori di otto aziende
partner e colleghi rivenditori
di Gaia De Lorenzi
P
artecipare è più importante
che vincere, lo dice anche il
proverbio. Perché quel che
conta è stare insieme, ritrovarsi,
rinsaldare relazioni e amicizie e far
emergere lo spirito di gruppo. Un’idea
abbracciata a pieno titolo dal Gruppo
Cre di Trento, che anche quest’anno
ha rinnovato l’appuntamento
annuale con la manifestazione Cre
Cup, tenutasi lo scorso 26 maggio
presso il Centro Sportivo Sport Hotel
Veronello, a Calmasino Veronese (vedi
box). Giunto alla sua terza edizione, il
torneo di “calcio a sette” organizzato
dal Cre ha visto la partecipazione
di otto team, composti da colleghi
rivenditori e aziende partner (Bacchi,
CRE, Dakota, Index, Kerakoll, Redi,
Tenax, Wierer), che hanno dato vita
a una giornata in cui a vincere sono
stati il divertimento e l’amicizia.
«Una serena e divertente giornata
di incontro fra colleghi produttori,
rivenditori e collaboratori, molti dei
quali presenti con le loro famiglie,
un fatto alquanto gradito in questi
tempi», affermano dal Cre, che a
Veronello ha radunato più di 300
partecipanti e predisposto anche
mini tornei di green volley, calcetto
e calcio balilla per i bambini. «Cre
Cup è partito tre anni fa quasi
come uno scherzo, per dare una
svolta nelle strategie del consorzio
a livello di approccio territoriale.
Ora è diventata una manifestazione
importante e imprescindibile per
vivere, anche in maniera informale,
il rapporto che ci lega ai nostri
partner commerciali – dichiara
Gianni Guidoccio, coordinatore
del Cre -. Siamo di fronte a grandi
Gianni Guidoccio
youTrend - 53
Sport Hotel Veronello
«Abbiamo un solo difetto: diventiamo amici dei nostri clienti». Ecco, riassunto
in una sola frase, lo spirito di Nicola Verdolin responsabile dello Sport Hotel
Veronello, la struttura alberghiero-sportiva che ha ospitato la prima e la terza
edizione del Cre Cup. «Con Gianni è nata una bella collaborazione. Già dalla prima
edizione immaginavo che l’evento avrebbe raggiunto numeri importanti e sono
sicuro che crescerà ancora». Situato tra Verona e il lago di Garda, in una zona
verdissima nel cuore della riviera degli Ulivi, lo Sport Hotel Veronello si caratterizza per la presenza di un ampio centro sportivo, con quattro campi di calcio
disposti su una superficie di 5 ettari. Costruito alla fine degli anni ’60 dall’allora
presidente del Verona, è stato aperto al pubblico negli anni ’70, e per 25 anni
ha ospitato anche squadre professionali, come il Chievo. Ampi spazi verdi, una
piscina, il ristorante e diverse tipologie di camere completano l’offerta della
struttura, una vera e propria oasi per rilassarsi, fare attività sportiva, rimettersi
in forma e divertirsi.
Nicoletta Torresani
cambiamenti nel mercato, e dobbiamo
continuare a coltivare e mantenere
attivo il rapporto umano, anche
fuori dal luogo di lavoro. Non a caso
abbiamo deciso di far passare questo
messaggio attraverso il motto che ha
caratterizzato l’edizione di quest’anno:
54 - youTrend
“CREdiamoci”». Anche la presidente
Nicoletta Torresani si dichiara
soddisfatta: «Abbiamo registrato
una grandissima partecipazione e
un bell’entusiasmo da parte sia delle
squadre che dei loro accompagnatori.
L’obiettivo che ha ispirato la nascita
di questo evento è stato centrato
e l’evento e il Cre Cup sta ormai
diventando un appuntamento fisso
nell’agenda di diverse aziende e
colleghi rivenditori. Quindi: che vinca
il migliore!». I migliori quest’anno
sono stati i membri del team Dakota
che, replicando il successo del
2011, si sono aggiudicati il primo
posto in un’emozionante finale con
l’esordiente Tenax, finito ai tempi
supplementari con un parziale di 2
a 1. Al terzo e quarto posto si sono
classificate invece Redi e Index,
squadra quest’ultima di Francesco
Viaro, eletto capo cannoniere del
torneo, con 6 reti in 4 partite.
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tramite il proprio device digitale a contenuti multimediali e servizi interattivi,
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D
ammi un QR code e ti dirò
chi sei. Così prometteva
Xenesys, azienda italiana
specializzata nella consulenza,
progettazione e vendita di soluzioni,
servizi e infrastrutture IT, nel corso
di un recente convegno organizzato
a Padova sui nuovi scenari del retail.
Per chi ancora non lo sapesse, il QR
code è una delle nuove frontiere del
marketing digitale, che permette
attraverso la lettura di un codice a
barre in 2D con un apposito reader
(programma ormai facilmente
scaricabile dalla rete, anche in modo
gratuito), di accedere tramite il
proprio device digitale a contenuti
multimediali e servizi interattivi,
come campagne promozionali,
coupon, video, cataloghi e molto
altro. Un modo innovativo per
comunicare con i propri clienti, attuali
e potenziali, e che permette di inviare
un’infinita quantità di informazioni,
in ogni luogo e in ogni momento.
Queste informazioni possono inoltre
subire un’accelerazione virale, grazie
alla possibilità di condivisione dei
contenuti aperta dai nuovi media
interattivi, come i social network.
Intervistato da YouTrade, Giuseppe
Mastrocicco, business development
enterprise applications di Xenesys,
spiega: «Sta assumendo una
valenza sempre più significativa la
spinta a mettere il consumatore al
56 - youTrend
centro delle attività di marketing,
attraverso un approccio multicanale
che integri social media e nuove
tecnologie mobili, che permettono di
personalizzare la comunicazione tra
l’azienda e il suo cliente, e di veicolare
il brand in maniera più efficace.
Attraverso i social network, inoltre,
è possibile assistere a una diffusione
ancora più efficiente del brand,
attraverso il passaparola del cliente
verso gli altri utenti della rete».
Giuseppe Mastrocicco
base
ACQUA
E aggiunge: «Pensiamo poi all’ecommerce, piuttosto che al mondo
delle App (le applicazioni per
smartphone e tablet disponibili
sulla rete, in maniera gratuita o
a pagamento), nuovi canali che
permettono di veicolare l’offerta
direttamente al cliente, in maniera
interattiva, e di incentivare la visita
in negozio, con l’attivazione di
sconti e promozioni, tramite sms,
coupon, Qr code». Insomma, lo
shopping del futuro non è un’utopia,
ma un’opportunità che, grazie alle
tecnologie digitali, ai social media
e agli strumenti mobile, è possibile
cogliere già adesso a piene mani.
Incrementando l’afflusso nel punto
vendita, aumentando la customer
satisfaction e rafforzando la
fidelizzazione del cliente, per dare
58 - youTrend
una marcia in più al proprio business,
sia nel comparto dei beni di consumo
che in quello dei beni durevoli. «Nel
settore dei beni consumo c’è un
interesse e un utilizzo maggiore, ma
il discorso vale anche per il comparto
dei beni durevoli, quali per esempio
l’arredamento, i sanitari, le ceramiche,
in quanto il processo di acquisto
attivato dal consumatore è lo stesso –
dichiara Mastrocicco –. Il consumatore
si reca infatti nel punto vendita per
toccare con mano il prodotto, ma ha
iniziato la sua avventura di acquisto
già prima, chiedendo in rete una
risposta “autorevole” da parte di
coloro che hanno avuto esperienza
diretta del prodotto e facendo
approfondimenti tecnici. Il punto
vendita è l’ultimo passaggio». Ultimo,
sì, but not least, come direbbero gli
inglesi. «Il lay-out sarà sempre più
importante. Ma il semplice marketing
distributivo non è più sufficiente: è
necessario anche creare interazione
con l’utente che visita lo showroom,
magari attraverso piccoli chioschi
vicino a specifiche esposizioni, filmati
che spiegano i dati dell’offerta, touch
screen che consentano di accedere alle
informazioni in modo personalizzato
(colori, ambientazioni, dati tecnici)
– suggerisce il business development
di Xenesys-. Le tecnologie per fare
tutto questo sono già disponibili,
bisogna solo saper cogliere la sfida.
«Il segreto è riuscire ad avvicinare il
più possibile lo store fisico a quello
virtuale, creando un filo conduttore
sinergico, in modo da raggiungere il
cliente attraverso più canali: attività
di vendita in negozio, pubblicità sui
media, social network, App, Qr code,
couponing, loyalty card», conclude
Mastrocicco.
Conviene cambiare Sistema
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M
igliaia e migliaia di cataloghi,
manuali, brochure, flyer,
volantini. Pile di carta, che
hanno un costo di stampa, di grafica,
di impaginazione, di trasporto e
di magazzino, perché niente più di
queste cose occupa spazio, in casa
come in ufficio. Senza considerare
il fattore E, quello dell’ecologia.
Ecco perché molte aziende, di tutti
i comparti del mercato, da qualche
mese hanno scelto di dare un taglio
a più carta possibile, trasferendo sul
web la loro documentazione tecnica e
commerciale, mandando inviti a eventi
solo in forma elettronica, cercando di
trasferire anche tutta la fatturazione
via email. Certo le tipografie non
ne saranno molto contente, mentre
gli utenti, invece, sembrano gradire.
Meno scartoffie in giro anche per
loro, meno spazio occupato sugli
scaffali e, alla fine, più facilità nel
reperire le documentazioni utili:
invece di scartabellare in mezzo a
mille depliant nel tentativo di trovare
quello desiderato, con il pc basta un
click e tutto ciò che serve è lì, a portata
di mano, in una manciata di byte o di
mega.
Che dire, poi, della trasportabilità?
Oggi a un agente di commercio come
a un architetto bastano un tablet o
uno smartphone per avere con sé
centinaia e centinaia di schede, foto,
capitolati, listini prezzi e qualsiasi altra
cosa possa essere utile per il proprio
lavoro, da condividere in tempo reale
60 - youTrend
con collaboratori e clienti. Magari via
email, se non addirittura via facebook.
Poi c’è il capitolo App, che già alcune
aziende delle costruzioni hanno lanciato
gratuitamente sugli store multimediali.
Quello di Geoplast, ad esempio, con
una grafica semplice ed estremamente
intuitiva consente di navigare nelle
varie categorie di prodotti – dall’edilizia
all’ambiente – a cui poi sono dedicate
singole schede, ognuna completa di
foto, catalogo e un’interessante utility
di calcolo. Un po’ meno “pulita”,
ma sempre esaustiva e d’interesse,
anche l’applicazione di Gyproc,
che dà la possibilità di scegliere tra
“Soluzioni”, “Documentazione”,
“News” e “Contatti”. Con la App di
Italnolo, invece, si trova ciò che si
vuole noleggiare con pochi click.
Siete a caccia di un’azienda certificata
in un determinato modo? Su questi
criteri di ricerca si basa il software
per device mobili dei certificatori di
ICMQ, che con la funzione “Around
me” segnala le imprese che offrono le
documentazioni di qualità ambientale,
marcatura CE, sicurezza, certificazione
di prodotto, etc.
Il mondo della tecnologia ormai ha
dilatato il marketing, aprendo sempre
più nuove strade a un’interattività
just in time, on demand e sempre più
social. Conti alla mano il risparmio
per la carta non stampata, per
un’azienda di medie dimensioni, con
un centinaio di prodotti a catalogo,
va dai 50 ai 100mila euro. Ma la
tecnologia sta aiutando a risparmiare
anche da altre parti. Con la telefonia,
ad esempio: le filiali, ormai, si
chiamano con Skype, il voip gratuito
utilizzato sempre più spesso anche
per le riunioni, specie se al tavolo
devono sedere persone distanti tra
loro chilometri. Basta attivare una
funzione e si entra in conference call
in diretta video con tutti i partecipanti
al meeting virtuale, risparmiando sui
costi di trasporto, sulle emissioni di
CO2 e anche sul tempo. Insomma,
con un po’ di ingegno e di pratica
informatica, i campi dove riuscire a
tagliare i costi sono svariati e, talvolta,
anche più utili del caro e vecchio
quaderno di carta, della romantica
cornetta del telefono e di tanti altri
mezzi che ci hanno accompagnato
fino ai giorni nostri.
IL CEMENTO
COME SCULTURA
Pezzi unici per effetti irripetibili,
che esaltano la duttilità del calcestruzzo
e creano ambienti dalle infinite possibilità emotive
di Leda Martinelli
Wave
E
ra il 1961 quando un pioniere
dell’arte italiana contemporanea,
Giuseppe Uncini, introdusse
nella pratica scultorea il cemento
e i tondini di ferro. Materiali
improbabili, fino ad allora utilizzati
unicamente in edilizia, che
diventarono spunto di riflessione per
percorsi inesplorati, punto di partenza
per le successive sperimentazioni
artistiche dei minimalisti americani
e dei fautori dell’Arte Povera italiana.
Dai psichedelici e avanguardistici
anni ’60 ne è trascorso di tempo, ma
c’è ancora chi predilige cemento e
Orlando Vivarelli con alcune delle sue creazioni
calcestruzzo per la realizzazione delle
proprie opere. Pezzi unici per effetti
irripetibili, che esaltano la duttilità
del calcestruzzo e creano ambienti
dalle infinite possibilità emotive,
grazie all’utilizzo sapiente della luce.
«Mi diverto nel creare oggetti in
cemento: lampade, statue, mobili,
che diventano poi oggetti di design
grazie all’utilizzo della luce Led, che
si sposa perfettamente con il materiale
e permette di creare degli effetti
bellissimi», spiega Orlando Vivarelli
della Art Beton Life di Bedano,
vicino alla città svizzera di Lugano,
Brick
Orlando Vivarelli e la sua lampada
da pavimento Torsion
specializzato nella progettazione e
realizzazione artigianale di sistemi
di illuminazione LED e fibre ottiche,
lampade e mobili contemporanei
su misura, per interni ed esterni,
in calcestruzzo fibrorinforzato. Nel
laboratorio Art Beton Life vengono
creati anche i modelli, gli stampi
e i calchi per la realizzazione delle
opere in cemento che, integrate
con la luce a Led, assumono una
particolare profondità, oltre che un
aspetto brillante e personale. «Ho
creato diversi pezzi, dalla lampada
a pavimento Wave, in calcestruzzo
bianco con venature in vetro colorato,
alla lampada murale Brick con 6 Led
da 2W, a quella per soffitto Soffira, in
calcestruzzo con due 2 strisce Ledda
150 cm». Soluzioni belle e originali, per
dare un tocco di creatività alle nostre
case.
youPRODUCT - 61
BASF: I SEGRETI
E I PROGETTI
PER CONTINUARE
A CRESCERE
Basf ha presentato i suoi
dati di bilancio 2011 e i progetti fino al 2020
L’
Italia si conferma uno dei
principali Paesi di sviluppo
e investimento per il gruppo
multinazionale Basf. Nonostante la
difficile situazione internazionale ed
europea, l’azienda ha chiuso il 2011
con un andamento complessivamente
positivo, anche se intaccato dalle
conseguenze della crisi libica
intercorsa tra febbraio e ottobre dello
scorso anno. Il momentaneo blocco
delle estrazioni e l’interruzione
delle vendite di petrolio e gas hanno
avuto forti ricadute su tutto il settore
petrolchimico, in particolare quello
italiano. In questo senso va letta
la leggera flessione del 13% nel
fatturato 2011 di Basf Italia, che
si attesta a quota 2.434 milioni di
euro. A sottolineare l’eccezionalità
dell’evento, già nel primo trimestre
2012 il segmento Oil & Gas ha
La sostenibilità nelle industrie clienti promuove innovazioni in nuovi campi di crescita
62 - youPRODUCT
di Alessandra Tale
riavviato la sua produzione a ritmi
ininterrotti e ha aumentato gli utili,
superando i livelli raggiunti nello
stesso periodo di riferimento dello
scorso anno. Discorso a parte per il
comparto “chemical business”, che ha
continuato a crescere, raggiungendo
nel 2011 il fatturato record di 1.736
milioni di euro, con un +14% rispetto
all’anno precedente. «Sono cambiate
moltissime cose, non solo per le
aziende che operano nel Paese, ma
per l’Italia stessa chiamata a grosse
sfide e decisioni importanti a livello sia
economico che politico – ha dichiarato
il vicepresidente e amministratore
delegato di Basf Italia, Erwin Rauhe,
nel corso della conferenza stampa di
presentazione dei risultati aziendali –.
In questo contesto, il nostro gruppo
ha comunque saputo crescere in
maniera forte e continuativa, in vista
anche degli obiettivi futuri». Secondo
quanto illustrato dall’ad di Basf Italia,
le principali direttive su cui si fonda
l’asset strategico dell’azienda sono
creazione di valore, innovazione,
sostenibilità e formazione. «Si
prospettano tre sfide per il nostro
pianeta: le risorse, l’ambiente e il
clima; il cibo e la nutrizione; la qualità
della vita – ha affermato Rauhe -.
Tre sfide a cui possiamo rispondere
attraverso la chimica, che da una
scienza di settore diventerà scienza di
sistema, in grado di fornire soluzioni a
esigenze specifiche, mettendo insieme
le esperienze provenienti da diversi
campi, in un’ottica di sviluppo della
sostenibilità e dell’innovazione».
Gli obiettivi dell’azienda al 2020
si riferiscono ad una crescita fino
a 115 miliardi di euro di fatturato
rispetto agli attuali 73,5 miliardi.
«Vogliamo che un terzo del fatturato
sia generato da prodotti nuovi, che
abbiamo già lanciato o lanceremo
sul mercato nel decennio che va dal
2010 e il 2020», ha precisato Rauhe,
che ha poi proseguito elencando gli
altri obiettivi sul fronte dell’ambiente
e della sicurezza: riduzione del
40% nelle emissioni di gas serra,
miglioramento dell’efficienza
energetica del 35%, diminuzione degli
infortuni dell’80% e miglioramento
dell’indice di performance di salute
a un livello maggiore di 0,9 punti».
Coerentemente con la sua strategia
globale, Basf ha recentemente portato
a termine l’acquisizione di BC Foam
di Volpiano (To), specializzata nella
produzione di schiume PET utilizzate
prevalentemente nelle pale delle
turbine eoliche. «Si tratta di una
giovane azienda, nata nel 1999 ma ad
alto tasso tecnologico – ha spiegato
l’amministratore delegato di Basf
Italia – che ha sviluppato al suo interno
un prodotto che a noi mancava e che
sarà di sicuro avvenire, vista la crescita
dell’energia eolica in Europa e nel
mondo. Ora intendiamo potenziare
il sito per ampliare la produzione».
Attualmente, l’azienda conta in Italia
16 siti di cui 11 produttivi, e occupa
circa 1.500 dipendenti impiegati
nello sviluppo e fabbricazione di
prodotti chimici, materie plastiche,
prodotti di nobilitazione, agrofarmaci,
petrolio e gas. Se il comparto Oil
& Gas ha registrato una buona
ripresa nel primo trimestre 2012
(+10%), il business chimico ha
subito un’inversione di tendenza
rispetto allo stesso periodo dell’anno
precedente (-9%). «Se guardo all’anno
scorso – ha concluso Rauhe – i dati
del primo trimestre, in particolare
del comparto chimico, sembrano
scontare il quadro di profonda
incertezza che continua a perdurare
in Italia e nell’area mediterranea.
Sono comunque contento dei risultati
raggiunti e Basf Italia continuerà
nella sua politica di contenimento dei
costi e ottimizzazione dell’efficienza
operativa, lavorando per focalizzarsi
sulle esigenze dei clienti e cogliere ogni
nuova opportunità di sviluppo».
Trend e scenari
Durante la conferenza stampa di presentazione dei risultati di Basf Italia per il
2011 e il primo trimestre 2012, il vicepresidente e amministratore delegato Erwin Rauhe ha fatto il punto sull’andamento del mercato a livello internazione e
nazionale, con un interessante approfondimento sulla situazione del comparto
chimico mondiale e italiano. «Siamo in presenza di un generale e progressivo
rallentamento dell’economia a livello globale, sia per quanto riguarda l’andamento
del Pil mondiale che quello del commercio internazionale. Nel complesso però
possiamo affermare che non dovremmo avviarci verso una fase di recessione
grave, come quella registrata nel biennio 2008-2009 – ha dichiarato Rauhe –.
Vediamo curve di crescita differenti tra i paesi avanzati e quelli emergenti, i quali
daranno un contributo sempre più importante al futuro dell’economia. Tuttavia,
per effetto della forte richiesta di materie prime da parte delle economie emergenti, i prezzi resteranno elevati, andando a deprimere ulteriormente i consumi o
erodendo ancora di più i margini delle imprese». Rauhe ha poi proseguito: «L’Italia
continua a registrare un PIL in decrescita e un indebolimento dei consumi delle
famiglie, con una forte contrazione soprattutto nell’acquisto di beni durevoli. Uno
spiraglio molto interessante per le imprese è quello relativo alle esportazioni,
che si prevede possano crescere del 2,5% nel 2012. La produzione industriale
resta tuttavia in grande difficoltà in tutti i settori, dalle costruzioni alle automobili,
dall’arredamento agli elettrodomestici». Non bisogna tuttavia perdere le speranze. Come ha dichiarato l’amministratore delegato di Basf: «L’Italia può tornare
a crescere, grazie anche alle misure e alle manovre restrittive messe appunto
dal Governo, anche se l’incertezza nel medio periodo rimarrà elevata. Bisognerà
quindi pensare a misure specifiche per lo sviluppo, passando dal decreto “Salva
Italia” al “Cresci Italia”». E per quanto riguarda più specificatamente il comparto
chimico? «La chimica a livello mondiale sta continuando a crescere dopo il crollo
del 2009, mentre quella europea non riuscirà a recuperare i livelli pre-crisi entro
il 2012, nonostante stia registrando una buona ripresa – ha spiegato Rauhe –.
La chimica in Italia rappresenta il terzo mercato europeo, dopo Germania e
Francia, con un fatturato a livello globale, esclusa la farmaceutica, che nel 2011
è cresciuto fino a 53,4 miliardi di euro (+1,5% dal 2010). L’export è stato uno
dei motori di questa crescita, e molte aziende si sono internazionalizzate senza
delocalizzare la produzione. Continua però ad aumentare anche il livello delle importazioni, soprattutto di chimica di base, settore che in Italia è quasi scomparso.
Secondo Eurostat, comunque, la chimica italiana è una delle più innovative, con
numerose imprese che fanno ricerca e innovazione».
Gruppo BASF: Fatturato 2011 e EBIT per regioni
youPRODUCT - 63
CHEMXCHANGE,
IL PROGETTO
PER LA SALUTE
E LA SICUREZZA DEI
LAVORATORI EDILI
PRESENTATA DA UNIEP, È LA BANCA DATI CENTRALIZZATA PER LA GESTIONE ELETTRONICA
DELLE SCHEDE DI SICUREZZA DEI PRODOTTI CHIMICI, PENSATA PER RISPONDERE IN
MANIERA EFFICACE AL NUOVO REGOLAMENTO EUROPEO REACH E ALLE NORME
DI SICUREZZA SUL LUOGO DI LAVORO.
PERCHÉ OGNI ANNO CI SONO 2 MILIONI DI CASI DI MALATTIA PER ESPOSIZIONE CHIMICA
NELLE COSTRUZIONI, CHE COSTANO AL COMPARTO ALMENO 75 MILIARDI DI EURO
di Veronica Monaco
P
er quanto riguarda la sicurezza
e la salute dei suoi operatori,
il settore delle costruzioni
non brilla certo ai primi posti della
classifica. A dirlo, già nel 2009, il
team di esperti dell’Agenzia europea
per la sicurezza e la salute sul lavoro
(EU-OSHA), che in un rapporto
intitolato “Expert forecast on emerging
chimical risks related to occupational
safety and health” (Previsione degli
esperti sui rischi chimici emergenti)
aveva assegnato al settore una delle
sue peggiori valutazioni, a causa
non solo dell’elevata esposizione dei
lavoratori ai rischi derivanti da rumori,
vibrazioni, cadute e disturbi muscoloscheletrici, ma anche a quelli dovuti
all’elevatissimo numero di sostanze
chimiche con cui gli operatori si
trovano quotidianamente a contatto,
sostanze anche molto pericolose, con
64 - youPRODUCT
effetti nocivi, tossici, cancerogeni
e mutageni. «È stato stimato che
l’esposizione chimica costa al settore
edile quasi due milioni di casi di
malattia ogni anno e almeno 98
milioni di giorni di assenza dal lavoro,
per costi diretti pari a circa 75 miliardi
di euro all’anno» – ha dichiarato
Patrizia Di Mauro, segretario
generale dell’Uniep, l’associazione
internazionale dei pittori professionisti,
nel corso del convegno organizzato da
Anvides per la presentazione del nuovo
progetto ChemXchange. Finanziato in
parte dall’UE, e promosso da Uniep
e da altre associazioni di settore di
differenti Paesi europei, il progetto
ha l’obiettivo di istituire una banca
dati centralizzata dei prodotti chimici
che, attraverso la gestione elettronica
delle schede di sicurezza, permetta
uno scambio di informazioni efficace
Patrizia Di Mauro, segretario generale Uniep
tra i diversi attori coinvolti nella
catena di approvvigionamento, dal
produttore all’utilizzatore finale.
«Il progetto ChemXchange nasce
ARMANDO TESTA
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rischio in cantiere
«Servono informazioni precise e azioni per informare gli operatori sulla prevenzione
del rischio dalle sostanze chimiche in cantiere – ha affermato Franco Pellaschiar,
docente in numerosi corsi promossi da Aitiva per i tecnici dell’industria delle
vernici, intervenuto al convegno di presentazione di ChemXChange –. La tutela
degli operatori può essere infatti impostata meglio, solo qualora si conoscano in
modo adeguato la natura e la consistenza dei rischi per i quali si devono predisporre azioni di prevenzione e protezione». Ma la questione è molto complessa.
«In un cantiere vanno infatti considerate, volta per volta, le caratteristiche di
specificità e di temporaneità degli interventi, le varietà dei prodotti impiegati,
spesso preparati “ad hoc”, le difficoltà di attuare dei controlli ambientali e di
valutare gli indici di rischio, le necessità di predisporre tempestivamente efficaci misure preventive e protettive in ragione della grande variabilità in cui si
configurano le fasi operative», ha dichiarato Pellaschiar, elencando alcuni casi
esemplari: «Se ad esempio prendiamo in esame le operazioni connesse con un
ciclo di pulizia e di trattamento superficiale di opere architettoniche, notiamo
che l’operatore è esposto a polveri, nebbie e a rumore, e l’ambiente circostante
ad inquinamento acustico e polveri. Così pure il lavaggio con liquidi detergenti
o con soluzioni acide o alcaline comporta la necessità di protezione della cute
e degli occhi dell’operatore e la possibilità di dispersione di liquidi inquinanti
nell’ambiente. Altri rischi sono quelli associati all’applicazione di prodotti a base
solvente quali impregnanti, impermeabilizzanti, pitture antiruggine e smalti a
finire, dove si verifica l’esposizione dell’operatore ai vapori della fase solvente
e la progressiva diffusione di tali vapori nell’ambiente esterno. Può verificarsi
anche un rischio di esplosione e di incendio se tali operazioni avvengono in
spazi confinati. Vi sono poi alcune operazioni che comportano il rischio di esposizione a polveri, a fibre di minerali e a vapori e fumi di sostanze bituminose».
L’esposizione alle sostanze chimiche nei cantieri può portare allo sviluppo di
fenomeni di irritazione locale a carico della cute o delle mucose delle prime vie
respiratorie, a fenomeni allergici della cute, con eritema o eczema, o delle vie
respiratorie, con asma bronchiale, a fenomeni di alterazione della funzionalità
epatica o renale, o addirittura ad effetti cronici caratterizzati da logoramento
mentale attribuibile al prolungato assorbimento di solventi (“sindrome del pittore”). «Diventano pertanto importanti, nella valutazione e nella prevenzione di
questi rischi, la concentrazione delle varie sostanze nella zona circostante ed il
relativo tempo di esposizione dell’operatore, secondo i parametri già individuati
da diverse istituzioni ed enti internazionali e nazionali, tra cui l’ACGIH (American
Conference of Governmental Industrial Hygienists)».
dall’idea di un gruppo di imprese
edili norvegesi che negli anni ‘90
hanno lanciato BASS, un sistema
elettronico per la produzione e la
distribuzione di schede di sicurezza.
Questo sistema richiedeva però nuovi
sviluppi per tenere il passo con le
esigenze delle aziende e con il nuovo
regolamento europeo sulle sostanze
chimiche REACH – ha spiegato la Di
Mauro –. Per questo motivo è nato
ChemXChange, un sistema che offre
anche informazioni sui marchi di
qualità ecologica e le dichiarazioni
ambientali di prodotto, un controllo
della qualità centralizzato, oltre a
strumenti specifici per la gestione dei
rischi, la sostituzione dei prodotti e
la formazione». L’identificazione e la
valutazione delle normative nazionali
ed europee è un elemento chiave del
66 - youPRODUCT
progetto, con particolare riferimento
al nuovo regolamento europeo
REACH relativo alla registrazione,
valutazione e autorizzazione delle
sostanze chimiche emesse o importate
sul mercato dell’UE, entrato in
vigore il 1° giugno 2007 e pienamente
operativo nel 2018. «Secondo questo
regolamento – ha illustrato Cristina
Bocca, responsabile normativa
prodotti del Centro Ricerca &
Sviluppo Riccardo Cavalleroni di
Boero, presente come relatrice al
convegno – tutte le sostanze, prodotte
in quantità maggiore di una tonnellata
all’anno e immesse sul mercato
europeo, sia come sostanze pure
che come componenti di miscele,
devono essere registrate. Le sostanze
pericolose devono invece essere
registrate indipendentemente dal
Schermata del sistema ChemXChange
quantitativo. Solo le sostanze registrate
possono essere commercializzate,
alcune liberamente, altre invece
sono sottoposte ad autorizzazioni
o restrizioni a seconda della loro
pericolosità». «Un capitolo molto
importante del REACH – ha poi
aggiunto – riguarda le schede di
sicurezza (SDS) dei prodotti. Le novità
principali sono la presenza del numero
di registrazione, l’identificazione
degli usi della sostanza, gli scenari di
esposizione per le sostanze pericolose,
le informazioni sulla gestione del
rischio. Tutte queste informazioni
devono essere correttamente rese
disponibili lungo tutta la catena di
approvvigionamento, dal produttore
all’utilizzatore finale, proprio
attraverso le SDS». Ogni scheda è
articolata in sedici paragrafi, con
dati dettagliati che vanno dalla
composizione e dalle caratteristiche
chimico-fisiche alle proprietà
tossicologiche e alle modalità
di manipolazione, stoccaggio,
bonifica, smaltimento, trasporto
del prodotto. Viene inoltre fornita
esauriente spiegazione dei simboli
di pericolo e delle frasi di rischio
evidenziate in etichetta, e indicate
le misure di prevenzione e i mezzi di
protezione da applicare per evitare
infortuni, danni ambientali, nonché
l’insorgere di patologie professionali.
«La piattaforma informatica per
la gestione delle informazioni e
delle Schede di Sicurezza (SDS) dei
prodotti da costruzione, in fase di
sviluppo nell’ambito del progetto
europeo Chemxchange, è pensata
come uno strumento semplice per
rispondere alla normativa chimica
europea (REACH) e alle norme
di sicurezza sul luogo di lavoro, in
modo da garantire la disponibilità
e lo scambio via software delle
informazioni sui prodotti utilizzati
in un cantiere tra i vari soggetti
coinvolti, nonché la loro registrazione
e tracciabilità», ha spiegato Giorgio
Recine, Research&Development
Manager di Labor, società incaricata
dell’implementazione del sistema
gestionale. Per il momento sono
previste due tipologie di accesso, con
diverse funzionalità: l’accesso come
produttore permette la creazione
e la gestione delle SDS, inclusa la
traduzione, la stampa delle etichette;
l’accesso come utente finale, invece,
consente la gestione e la condivisione
delle informazioni sui prodotti
utilizzati nei cantieri. «Considerando
che la sicurezza chimica rappresenta
un onere di gestione notevole per
le aziende e che il 97% del settore
edile europeo è costituito da PMI, il
progetto ChemXchange permette
di diminuire i costi e di offrire
una soluzione ai problemi delle
piccole e medie imprese relative
alla mancanza di conformità con le
nuove normative», ha inoltre tenuto a
precisare la Di Mauro.
Un progetto interessante, che dovrà
però fare i conti con la complessità
della situazione italiana, divisa tra
aziende ancora poco strutturate per
rispondere in maniera adeguata
all’iniziativa, e altre impegnate in
una faticosa lotta contro il tempo per
stare al passo con gli adeguamenti
normativi, e che difficilmente
riusciranno a trovare risorse
interne per l’implementazione e
l’aggiornamento della banca dati. Per
rispondere a queste difficoltà pratiche,
in Norvegia hanno già pensato di
mettere a disposizione delle aziende
un servizio di traduzione delle schede
di sicurezza dalla versione cartacea a
quella elettronica. Una soluzione valida
ed efficiente, che è possibile provare a
replicare anche nel nostro Paese.
Un classico... ad alto spessore
VIA MILANO è un sistema modulare
ad alto spessore dalla superficie
particolarmente estetica che ricorda gli
antichi lastricati del capoluogo lombardo.
La finitura a spacco richiama l’effetto pietra
rendendo VIA MILANO insostituibile in
tutte quelle situazioni in cui sono richieste
prestazioni eccezionali coniugate al fascino
della tradizione. Per questo VIA MILANO
è unico per la pavimentazione di piazze
e di strade soggette a viabilità ordinaria
e anche straordinaria, perfetto in un
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MERCATI ESTERI
E GREEN ECONOMY
ICN – INDUSTRIA CHIMICA NAICI, SPECIALIZZATA
NELLA PRODUZIONE DI PAVIMENTAZIONI IN RESINA
E IMPERMEABILIZZANTI, LANCIA NUOVI PRODOTTI
HI-TECH E PREPARA UNA RETE PER PRESIDIARE
L’ESTERO. COME? LO SPIEGA GIOVANNI SPAGNOL,
RESPONSABILE COMMERCIALE NAICI
di Brunella Orsini
Il Responsabile Commerciale durante un Seminario di approfondimento tecnico
68 - youPRODUCT
G
reen economy e
internazionalizzazione:
queste le parole chiave della
strategia 2013 per ICN-Industria
Chimica Naici, l’azienda italiana con
sede nel Lazio specializzata nella
produzione di resine per pavimenti e
rivestimenti ed impermeabilizzanti,
tra cui Cemenguaina, la guaina
liquida cementizia bicomponente,
cavallo di battaglia della sua offerta
commerciale. Un importante cambio
di passo, che Naici ha deciso di
affrontare per garantire ai propri
prodotti una diffusione ancora più
ampia, attraverso la sperimentazione
commerciale sul mercato europeo.
«Il mercato estero è uno degli
obiettivi più imminenti – spiega
Giovanni Spagnol, responsabile
commerciale dell’azienda – tanto
che abbiamo istituito un gruppo di
lavoro che si sta occupando in modo
specifico dell’internazionalizzazione
dell’azienda attraverso lo sviluppo
di contatti con diversi buyer esteri.
Pensiamo già dal 2013 di poter
essere presenti in modo continuativo
anche fuori dall’Italia con una
nostra rete commerciale». Oltre al
mercato estero, Naici sta lavorando
con grande impegno per la messa a
punto di una nuova linea di prodotti
green, disponibile sul mercato
già dal prossimo anno. «Con la
collaborazione di alcuni laboratori
universitari, da oltre un anno e mezzo
stiamo testando e certificando tutti i
nostri prodotti per poterli catalogare
secondo le nuove normative della
green economy – riferisce Spagnol –.
Naici crede molto nello sviluppo di
questo settore: il futuro dell’edilizia
è sempre più rivolto alla green
economy e all’immissione sul mercato
di prodotti eco-sostenibili che
garantiscano risparmio energetico e la
riduzione delle emissioni di anidride
carbonica nell’aria». Il rispetto per
l’ambiente, la cura per la qualità,
l’efficacia e la durata dei risultati
sono gli elementi caratterizzanti
della produzione Naici, sempre in
linea con le più attuali esigenze del
mondo professionale. Come le guaine
fibrorinforzate, che l’azienda ha
inserito lo scorso anno nella propria
offerta commerciale con Fibroguaina
e Fibroguaina-s impermeabilizzanti
ideali a ricevere l’incollaggio diretto
di pavimenti e piastrelle. Dal primo
febbraio di quest’anno l’azienda ha
raddoppiato la propria proposta
con la presentazione di due nuovi
prodotti: FibroDark, la guaina
liquida fibrorinforzata antiradice e
pavimentabile, costituita da resine
polimeriche ad alta resistenza e
applicabile senza interposizione di
ulteriore armatura in fibra di vetro, e
Rapida, la guaina impermeabilizzante
al solvente monocomponente colorata
ad asciugatura rapida. Grazie
all’intenso lavoro dei suoi Laboratori
di Ricerca e Sviluppo, «l’azienda ha
presentato per le pavimentazioni in
resina cinque nuovi prodotti, tre per il
settore industriale (Nairetan Pharm,
rivestimento epossidico per industrie
farmaceutiche e alimentari; Nairetan
200 HPT, rivestimento poliuretanico
trasparente dalle eccezionali proprietà
di resistenza ai raggi ultravioletti e agli
agenti atmosferici; Nairoad, prodotto
colorato ad uso professionale, indicato
come rivestimento di piste ciclabili,
aree pedonali e superfici ad uso
sportivo) e due per il settore civile
(Decò Perla, finitura policromatica
all’acqua con effetto madreperlato;
Nairetan SPT Floor, rivestimento
epossidico spatolabile dedicato a
pavimenti e superfici orizzontali quali
uffici, negozi, appartamenti)», illustra
il responsabile commerciale Naici.
E aggiunge: «Negli ultimi anni la
nostra azienda si sta sviluppando con
estrema velocità e stiamo investendo
moltissimo per essere presenti nei
punti vendita con una offerta sempre
più ampia, puntando su prodotti di
qualità ad alto contenuto tecnologico
e prestazionale, e sul miglioramento
continuo del servizio al cliente,
grazie anche alla presenza nazionale
di una rete vendita con elevate
Particolare del Laboratorio di ricerca e sviluppo
competenze tecniche, in grado di
seguire direttamente il cliente in
cantiere e dare supporto continuo al
rivenditore». Naici organizza inoltre
altre numerose iniziative, tra cui un
nutrito calendario di appuntamenti
open-day (160 solo nel 2011) con
dimostrazioni teorico-pratiche,
riunioni serali con tecnici in cui
viene mostrata l’applicazione dei
prodotti da inserire in capitolato, la
scuola di formazione Naici Academy,
una vera e propria accademia per
applicatori specializzati sia nel
campo delle impermeabilizzazioni
che delle pavimentazioni in resina.
«Quest’anno è stato istituito anche
l’albo applicatori professionisti Naici,
che riunisce tutti gli applicatori che
hanno compiuto l’intero percorso
di formazione previsto dalla Naici
Academy», conclude Spagnol.
Uno dei reparti dell’Azienda
youPRODUCT - 69
LA CASA
DI ENZO FERRARI
DIVENTA MUSEo
INAUGURATA IL 10 MARZO SCORSO, L’ABITAZIONE DEL FONDATORE
DEL CAVALLINO RAMPANTE è DIVENTATA
UN MUSEO COSTRUITO CON LE TECNICHE Più AVANZATE
di Santina Muscarà
S
e questa casa potesse parlare
probabilmente direbbe di
aver sognato di essere una
casa Ferrari. Così come disse all’età
di novant’anni il suo proprietario,
Enzo Ferrari, parlando di se stesso.
Proprio a casa Ferrari è iniziata la
leggenda del fondatore dell’azienda
automobilistica che ha reso mito
il Cavallino Rampante facendolo
sfrecciare in tutto il mondo a bordo
della famosa Testarossa. E a casa
Ferrari, ancora una volta, si respira
aria di tecnologia e modernità grazie
all’altissimo valore architettonico e
culturale che la realizzazione ricopre
a livello internazionale. Lo scorso 10
marzo, infatti, la casa in questione
è ufficialmente diventata il Museo
Casa Enzo Ferrari, importantissimo
COOPERATIVA DI COSTRUZIONI DI MODENA
Cooperativa di Costruzioni di
Modena è un’impresa generale
di costruzioni con sede a Modena
che vanta una produzione pari a
circa 170 milioni di euro all’anno.
Nel 2008 CdC ha festeggiato un
secolo di attività, durante il quale
ha realizzato interventi di elevata
complessità in grado di esaltare
le capacità professionali e organizzative dei tecnici, l’abilità delle
maestranze e l’utilizzo di un parco
macchine e attrezzature tecnologicamente avanzato.
70 - youPRODUCT
LE MAESTRANZE DELL’OPERA
Impresa aggiudicatrice dell’appalto: Associazione Temporanea d’Imprese tra
Consorzio Cooperative di Costruzioni di Bologna (mandataria) – Opere Civili
Consorzio Stabile Modenese (mandante) - Opere Civili
Ferrari Impianti (mandante) – Impianti meccanici
Ite Group (mandante) – Impianti Elettrici
Imprese assegnatarie opere civili: Cooperativa di Costruzioni di Modena, Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi, Coopsette, Scianti, Costruzioni Generali 2
Capo gruppo dell’Associazione temporanea d’Imprese: CdC, Cooperativa di
Costruzioni di Modena
Direttore tecnico: Giuseppe Coppi (CdC)
Assistente tecnico: Luca Bergonzini (CdC)
Assistente tecnico: Emilio Nigro (CG2)
Capo cantiere: Loris Golinelli (CdC)
polo d’attrazione turistica per la
città di Modena e per l’intero Paese.
L’antica casa è ora sovrastata dalla
galleria espositiva che richiama la
forma di un “cofano” in alluminio
giallo, colore simbolo di Modena e
presente sullo sfondo del Cavallino.
L’edificio, futuristico e tecnologico, si
estende su circa 5mila metri quadrati
per un investimento di 18 milioni di
euro e ha lo scopo di raccontare al
mondo la passione che ha spinto alla
costruzione di automobili da sogno. Le
vesti originali della casa e dell’officina
si sposano perfettamente con la nuova
galleria e gli spazi interni ospitano
allestimenti multimediali che narrano
la vita di Enzo Ferrari attraverso
immagini e filmati, mentre la galleria
sfoggia un allestimento flessibile che
rappresenta i luoghi e gli attori della
storia dell’automobilismo sportivo
modenese. Protagoniste assolute sono
ovviamente le automobili, che sulle
loro pedane di design parlano da sole.
Le scelte accurate non riguardano solo
l’estetica espositiva e architettonica
della struttura, ma anche le tecniche
costruttive, al servizio della fruibilità
e funzionalità degli spazi, nel rispetto
del benessere dei visitatori. L’utilizzo
di materiali all’avanguardia e la
progettazione secondo i principi
della bioclimatica, infatti, assicurano
un alto risparmio energetico e
un’elevata sostenibilità ambientale.
I sistemi radianti di climatizzazione
sono alimentati da un impianto di
geotermia, mentre l’acqua calda
sanitaria e l’illuminazione delle aree
prive di illuminazione naturale diretta
sono prodotte da pannelli fotovoltaici.
La CdC Cooperativa di Costruzioni
di Modena ha coordinato l’intera
commessa, divenendo capogruppo
dell’associazione temporanea di
imprese che ha realizzato l’intervento,
sia nella fase commerciale di studio
del progetto, sia durante l’esecuzione
dei lavori, compresi quelli affidati
dalla committenza a fornitori terzi.
Oltre ai tecnici, in cantiere hanno
lavorato i due operatori della gru e
del muletto e due operai qualificati
affiancati dal personale delle imprese
collaboratrici, per un totale di 25/50
persone variabili. Il cantiere ha accolto
giornalisti, gruppi accompagnati
e diverse personalità interessate
alla visita dello spazio di lavoro, e
all’ingresso dell’area dell’intervento
è stato installato un maxischermo a
led incorporato che ha trasmesso 24
ore su 24 immagini e informazioni
relative all’iniziativa, alle personalità,
al progetto e ai lavori in esecuzione.
A rendere ancora più suggestivo lo
svolgimento dei lavori, gli operatori
hanno indossato divise gialle e blu,
i colori di Modena e del Museo,
complete di logo appositamente
studiato per l’occasione. Tutte queste
attenzioni hanno contribuito ad
aumentare l’interesse attorno all’opera
in costruzione, battezzata lo scorso
marzo ma abitata di ingegno già dal
lontano 1898, anno di nascita di Enzo
Ferrari.
youPRODUCT - 71
youbook
A un giovane italiano
di Carlo Azeglio Ciampi
Rizzoli, collana Saggi
2012; pp. 160
14 euro
Esiste un futuro per le giovani
generazioni? E in quali forme si
prospetta? L’ex presidente della
Repubblica Carlo Azeglio Ciampi non
vuole offrire modelli da seguire, ma
tentare di scorgere un “domani” possibile,
attraverso la propria storia personale. La
guerra, i grandi sconvolgimenti politici,
i traguardi culturali, giuridici e politici
dell’Europa vissuti in prima persona,
e poi la crisi e il disastro economico
recente, rappresentano lo spunto ideale
per comprendere come, in momenti nei
quali tutto sembra perduto, sia possibile
ancora crescere, migliorarsi ed essere
utili alla società e al prossimo. Libertà,
solidarietà ed equità, uguaglianza, merito,
diritto all’istruzione sono i concetti
chiave su cui Ciampi invita a riflettere i
giovani di oggi, per la prima volta privati
della speranza di un futuro migliore.
Valori alla base della civiltà occidentale
di cui i “vecchi” non hanno l’esclusiva,
ma virtù civili che le generazioni hanno
il dovere di trasmettersi, “se vogliamo
restituire un senso al nostro stare
insieme”. Un’esortazione a mantenere
una forte speranza, nonostante il contesto
effettivamente critico.
Per chi: adolescenti, giovani, adulti di
ogni età, anziani. Un libro per tutti, per
riflettere e reagire di fronte agli ostacoli
che si frappongono tra noi e il nostro
domani.
72
Zombie economics. Le idee
fantasma da cui liberarsi
di John Quiggin
a cura di Emilio Barucci e
Marcello Messori
Edizioni Egea
2012; pp. 376
29,50 euro
La lunga vita delle idee. A volte sopravvivono
a chi le ha prodotte, magari in forme nuove
e diverse, altre volte muoiono e vengono
dimenticate ma, anche se dannose, ritornano
come veri e propri zombie. Così la pensa John
Quiggin, docente di Economia nell’australiana
University of Queensland, quando illustra
le idee alla base della grande corrente del
liberismo, idee-zombie che hanno condotto il
sistema finanziario globale sull’orlo dell’attuale
precipizio: la grande moderazione, l’ipotesi
dei mercati efficienti, l’equilibrio generale
dinamico stocastico (il fatto cioè che l’analisi
macroeconomica dovrebbe essere derivata da
modelli microeconomici del comportamento
individuale), l’economia del gocciolamento
(le politiche che beneficiano i benestanti
aiutano tutti), la privatizzazione, sono fallite.
Alla luce di questo insuccesso, Quiggin guarda
avanti, consapevole che il semplice ritorno
all’economia keynesiana non basterà a liberarsi
delle vecchie idee e a prevenire altre crisi.
Per chi: economisti, imprenditori, politici e
tutti coloro che non vogliono più commettere
gli errori del passato, per superare la crisi
Eating Planet 2012
Nutrirsi oggi: una sfida per l’uomo e per il pianeta
Barilla Center Food and
Nutrition
in collaborazione con
Worldwatch Institute
Edizioni Ambiente
2012; pp. 352
26 euro
Obesità o sovrappeso (oltre un miliardo di
individui sulla Terra ne sono colpiti) convivono
con la denutrizione e la povertà (925 milioni di
individui non hanno accesso a sufficienti risorse
alimentari, e 1,4 miliardi di persone vivono
con meno di 1,25 dollari al giorno). Il sistema
alimentare globale sarebbe in grado di fornire
cibo sufficiente a tutti gli esseri umani presenti
sul pianeta, tuttavia il 30% della produzione
alimentare globale viene utilizzato per nutrire
i circa tre miliardi di animali da allevamento
(attività responsabile di almeno il 50% delle
emissioni agricole di gas serra) e considerevoli
parti dei terreni agricoli e dei raccolti globali
sono destinati alla produzione di biocarburanti
(solo negli Stati Uniti, il 45% del mais raccolto nel
2011 è stato destinato alla produzione di biofuel).
Questi i principali paradossi, non più accettabili,
che affliggono oggi il nostro pianeta. Eating Planet
2012 raccoglie i contributi dei massimi esperti
internazionali, tra cui, Vandana Shiva, Raj Patel,
Carlo Petrini, Shimon Peres, Mario Monti suddivisi
secondo le aree oggetto di studio del Barilla
Center for Food & Nutrition, centro di pensiero
multidisciplinare che affronta il mondo della
nutrizione e dell’alimentazione in relazione con
l’economia, la medicina, la nutrizione, la sociologia
e l’ambiente.
Per chi: politici, economisti, sociologi,
medici, ambientalisti, e la società civile nel suo
complesso, per diffondere la conoscenza e la
consapevolezza attorno a uno dei principali
problemi della nostra modernità.
L’eredità
Proposta per un futuro sostenibile
di David Suzuki
Orme Editori
2012; pp. 125
12 euro
Grande biologo, pioniere dell’ambientalismo e
scrittore, David Suzuki ha sempre combattuto
in prima linea per un mondo più sostenibile,
sensibilizzando la società civile e le istituzioni sul
surriscaldamento del pianeta, l’impoverimento
degli oceani e la necessità di un futuro basato
sulle energie rinnovabili. Ora Suzuki ha
deciso di raccogliere le idee e lasciare un
testamento che sa di dono prezioso per il futuro
dell’umanità. “Un racconto di verità sul difficile
mondo in cui viviamo, ma anche un racconto
di speranza: la nostra occasione – se saremo
in grado di coglierla – per un’opportunità
di bellezza, di stupore e di comunione con il
resto del creato”, scrive Margaret Atwood nella
prefazione al libro. Ma le parole da sole non
bastano: dobbiamo impegnarci, rimboccarci le
maniche e inventare un nuovo modo di stare al
mondo per trasformare l’eredità di Suzuki in
realtà.
Per chi: ambientalisti, anime green,
downshifter e tutti coloro che vogliono
adoperarsi per rendere più sostenibile il nostro
mondo.
RISTRUTTURAZIONE E
TECNOLOGIA PER SUPERARE
L’AFFANNO DEL MERCATO EDILE
Vecchio ed altamente inefficiente?
Investiamo nel tecnologico. Questo è
l’augurio e la proposta emersa dopo
la pubblicazione dei risultati delle
indagini svolte sul mondo dell’edilizia da
Federcostruzioni-Confindustria ed Enea.
Questa sembra essere anche la soluzione
per rilanciare l’industria del mattone,
considerato il gettito che potrebbe
comportare un’azione di miglioramento
del 40-60% dell’efficienza energetica
negli edifici. Un successo da 20 miliardi di
euro l’anno, frutto anche della possibilità
di sgravio fiscale (si parla del 55%, per
l’ammodernamento energetico degli
edifici italiani). Un risparmio che si può
tradurre anche in dati positivi come la
riduzione di ben oltre i 2GW/h registrata
nel 2010. Sono soprattutto i dati dell’Enea,
Agenzia nazionale per le nuove tecnologie,
l’energia, e lo sviluppo economico, a
dimostrare come sul territorio italiano
persistano situazioni abitative iscrivibili
nelle insoddisfacenti classi energetiche
F e G, con consumi energetici 3-5 volte
superiori rispetto ad edifici ristrutturati
con elementi tecnologici e sistemi attenti
al risparmio. Tecnologie che puntano
all’aumento della coibentazione degli
edifici, a sistemi di riscaldamento e
raffrescamento, alla gestione diversificata
delle temperature degli ambienti a
secondo del loro utilizzo, ad impianti
d’illuminazione intelligenti. Nel 2007 sono
state introdotte una serie di agevolazioni
e detrazioni fiscali per spingere e
sostenere il mercato della riqualificazione
energetica. Tuttavia, i dati raccolti da Enea
e Confindustria dimostrano che «siamo
ancora lontani dagli obiettivi fissati dai
Paee, i Piani d’azione per l’efficienza
energetica», come spiega Paolo Pierino,
consigliere delegato di Anie. Le misure
proposte dovrebbero comunque consentire
entro il 2016 di risparmiare oltre sette
milioni di tonnellate di petrolio con
il conseguente abbattimento di oltre
41 milioni di tonnellate di CO². I dati
registrati dal 2007 al 2010 denotano una
crescita degli interventi soprattutto da
parte dei privati, un terreno quindi fertile
per le aziende che sapranno comprendere e
sfruttare queste nuove direzioni intraprese
dal mercato.
CONFLITTO DI COMPETENZE.
SCONTRO GEOMETRI, INGEGNERI
E ARCHITETTI
Continua la diatriba tra geometri ed
ingegneri e il Ddl 1865 sulle competenze
dei geometri, presentato dalla senatrice e
architetto Simona Vicari, che ha riacceso
gli animi. Terreno di battaglia e luogo
di annose questioni è la querelle sulle
competenze che spettano a progettisti
laureati o ai tecnici diplomati frutto
dell’aperta interpretazione della parte
normativa che parla di “modesta
costruzione civile”. Il Ddl, presentato già
nel 2009 ma sospeso fino allo scorso aprile,
apre ai geometri la possibilità di progettare
e collaudare edifici in cemento armato
fino a tre piani fuori terra. I piani vengono
ridotti a due qualora la zona in cui si
sviluppano sia considerata sismica. A questa
novità si aggiunge anche la
possibilità, dopo la frequentazione di 120
ore di aggiornamento, di elaborare piani
di lottizzazione entro il limite di un ettaro.
Di sicuro ci sarà continua battaglia visto la
ferma convinzione, da parte degli Ordini
dei geometri, che la presenza del cemento
armato non sia più considerabile come
elemento atto a rendere non modesta una
costruzione, soprattutto anche in seguito
all’abrogazione del R.D. del 16 novembre
1939 n. 2229 che attribuiva ad ingegneri
e architetti una sorta di esclusività nel
calcolo strutturale. Dal canto loro architetti
e ingegneri iniziano a sentirsi usurpati
di un sano diritto, frutto anche delle
conoscenze acquisite in anni di studio
e dei principi del diritto comunitario. A
preoccupare comunque è, in principal
modo, la possibilità che con l’approvazione
del disegno si assista all’apertura del mercato
a soggetti non adeguati, o per nulla formati,
per situazioni che richiedono senso di
responsabilità e precise competenze in campo
urbanistico, edilizio strutturale. Il Ddl Vicari,
comunque, difficilmente si farà. Nonostante
ciò però entrambe le categorie sentono la
necessità di un ridefinizione più precisa e
aggiornata dei rispettivi ruoli e competenze
cercando soluzione nell’organizzazione di una
commissione partecipata dai rappresentanti
delle diverse categorie professionali.
IDEE GREEN
PER UN EUROPA PIÙ UNITA
L’Europa ha bisogno di difendere il suo
“verde”, di migliorare lo stile di vita dei
suoi abitanti donando loro la possibilità
di scelte che guardino al futuro. Nasce da
questi presupposti il nuovo bando, promosso
dall’Unione Europea, da oltre 34 milioni di
euro per finanziare idee verdi. L’iniziativa,
denominata Eco-innovazione 2012, punta
a creare un mercato europeo di stampo
ecologico, ovvero, prodotti in via di sviluppo,
tecniche, servizi e processi che riducano le
emissioni di CO², promuovano l’uso corretto
delle risorse, favoriscano il riciclaggio. I
settori da soddisfare possono essere cinque:
il riciclaggio dei materiali e i processi di
materiali, prodotti per l’edilizia sostenibile,
il settore alimentare e delle bevande,
l’efficienza idrica e business verde. L’idea
dell’Unione Europea è quella di sostenere
con questi finanziamenti l’avvio dei progetti
che poi dovranno riuscire a continuare
autonomamente il percorso intrapreso. Un
percorso che possa esser il più europeo
possibile, ovvero in grado di coinvolgere
tutti gli Stati membri: una scelta anche
economicamente favorevole. Infatti, secondo
uno studio dell’OCSE, i servizi forniti dalle
eco-industrie rappresentano circa il 2,5%
del Pil dell’Unione Europea. L’iniziativa si
inserisce nell’attuazione del piano d’azione
per le tecnologie ambientali, Etap, alla cui
base sta l’idea di favorire il mercato attraverso
comportamenti ecologici e sostenibili. Questa
iniziativa è gestita dall’Agenzia esecutiva per
la competitività e l’innovazione, Eaci, con la
collaborazione della commissione ambiente
dell’Unione europea. Il bando si chiuderà il 6
settembre 2012 alle ore 17.00 a Bruxelles.
73
news
dalla rete
CONCORSO ONLINE PER GIOVANI
E AFFERMATI DESIGNER
contest.andreuworld.com
sezione Directions, un aggregatore di post
raggruppati in grandi temi al fine di rendere
più chiari e facilmente individuabili i segnali
e le direzioni del progettare contemporaneo.
Un blog dinamico ed in continuo fermento
grazie alla colonna dedicata ai post twitter che
riflettono tutti gli hash dedicati ai moodboards.
Il tocco di contemporaneità e dinamicità
visiva è stato sottolineato anche dagli artisti,
architetti e designer come Yuri Ancarani, Paolo
Formisano, Lorenzo Palmieri e Marco Rainò
intervenuti durante la presentazione ufficiale
del progetto, avvenuta durante il Salone 2012 a
Milano.
DALIFORM GROUP
SI VESTE A NUOVO
www.daliformgroup.com
prese con un mercato talvolta difficile
da esplorare. Tutto il materiale dovrà
pervenire entro e non oltre il prossimo 10
settembre e rispettare le regole presenti
sul sito, che fungerà anche da finestra delle
varie proposte inviate.
CONTEMPORANEITÀ
E TENDENZE.
NUOVO BLOG PER bTICINO
www.blinkproject.it
Ritorna l’annuale appuntamento con il
concorso internazionale di design indetto
dall’azienda spagnola Andreu World S.A.
e dedicato ai giovani progettisti e designer.
Primo Premio? 3.000 euro. L’iscrizione
può avvenire solamente online attraverso
il sito http://contest.andreuworld.com,
che presenta tutte le regole ed il contest di
questa dodicesima edizione. Per il secondo
anno consecutivo, il tema del concorso
si focalizzerà sulla progettazione di una
sedia o di un tavolo; ad innovare il contest
saranno i materiali da utilizzare: legno di
faggio, rovere sbiancato o noce. Il prodotto
potrà ospitare anche materiali di natura
diversa - vetro, ceramica, metalli, plastiche
- però solo nel caso in cui abbiano fini
complementari, strutturali o incidentali.
L’idea deve essere nuova, non può
essere stata usata in altri concorsi o già
commercializzata e le proposte dovranno
essere realizzate valutandone anche il costo
per la produzione di massa, la facilità del
trasporto e gli aspetti economici diretti ed
indiretti della loro commercializzazione
su grande scala. Un concorso stimolante
attivato da una delle aziende europee
leader nel settore dell’arredamento,
un’opportunità sia per professionisti
affermati che per giovani designer alle
74
«Se non siete curiosi lasciate perdere».
Questa affermazione di Achille Castiglioni
appare nella prima pagina di blinkproject.
it il nuovo corporate blog dell’azienda
bTicino, uno sguardo giovane e frizzante
sul mondo del progetto contemporaneo.
A coordinarlo Manuela Scisci, architetto
e coorporate communication di bTicino.
Tre le pagine principali del blog. Nella
sezione About il progetto viene descritto
come un dinamico hub di connessioni con
il quale presentare tutte le nuove tendenze
dell’architettura e del design. Moodboards
è invece il vero e proprio cuore pulsante del
blog. Attivato solo nel febbraio del 2012 ha
già inanellato una serie di post interessanti
giocati sulla presentazione delle nuove
tendenze del design contemporaneo e
sull’imprescindibile tematica dell’ecologia
nella progettazione architettonica. Una
sezione a sviluppo cronologico, che nella
terza e ultima area raccoglierà i contenuti
in maniera tematica. Stiamo parlando della
Rinnovarsi per avvicinare il linguaggio tecnico
dell’edilizia, al mondo sempre più vasto di
possibili acquirenti e/o semplici curiosi ormai
abituati ad informarsi solo attraverso l’uso del
web. Questo l’obiettivo di Daliform Group e
del rinnovamento del suo sito http://www.
daliformgroup.com, in cui è stata migliorata
l’usabilità e la facilità di lettura delle schede
tecniche dei prodotti dell’azienda. Il sito,
semplice nella sua impronta grafica, presenta
un menù suddiviso in otto intuitive voci, a loro
volta scandite in specifici argomenti. Troviamo
la storia, la filosofia, in pratica il mondo di
Daliform group, nella sezione Corporate;
i prodotti vengono elencati nella sezione
apposita suddivisi per edilizia, sezione acqua,
verde e ambiente. Ad affiancare questa voce,
la sezione Engineering in cui sono presentate
tutte le fasi progettuali e le conoscenze messe
a disposizione dall’azienda. Molto interessanti
anche le aree Case history, Eventi e Contatti.
Plus del sito la multilingua (sette le lingue
disponibili), e la sezione Download dove
trovare schede tecniche, capitolati, referenze,
cataloghi, particolari costruttivi di ogni
singolo prodotto dell’azienda. Purtroppo, da
rivedere sia il nome della sezione Advertising,
poco comprensibile se poi rimanda alla
rassegna stampa dell’azienda, sia la sezione
News, difficilmente rintracciabile all’interno
del sito e poco chiara qualora si cerchi un
elenco completo delle news pubblicate.
ZAPPING
La luce naturale protagonista
del contest Velux
La luce naturale è protagonista del primo contest
promosso da Velux Italia in associazione con
Archilovers.com. Il concorso “I Love Velux” è
rivolto a tutti i progettisti italiani con
l’obiettivo di raccogliere, condividere
e selezionare i progetti residenziali
più significativi e innovativi, che siano
espressione di un attento studio della luce
naturale attraverso l’utilizzo di prodotti
dell’azienda. Per partecipare al concorso bastano pochi click (fino al 30 giugno, collegandosi
al sito www.archilovers.com). I progetti pervenuti saranno valutati da una prestigiosa giuria
secondo criteri di creatività, innovazione, originalità, scelta e ambientazione del prodotto. Il
più meritevole si aggiudicherà un MacBook Air da 11 pollici, al secondo e terzo classificato
andrà in premio una Apple TV.
L’Italia è il secondo
mercato al mondo
del solare
Come la pietra,
e anche di più
Il nuovo cordolo Pietra di M.V.B.,
azienda comasca produttrice di masselli
autobloccanti e blocchi in calcestruzzo
vibrocompresso, coniuga tutta l’estetica
della natura e la tecnologia del prodotto
industrializzato, rappresentando un
punto di arrivo per eleganza e durabilità.
Gli elementi sono realizzati in
calcestruzzo vibrocompresso,
costituito da inerti selezionati
naturali e cemento ad alta
resistenza (Portland 42,5 R),
per garantire una migliore
resistenza all’abrasione e agli
agenti atmosferici. Cordolo Pietra
rientra nella produzione top di gamma,
ed è caratterizzato dalla particolare
finitura “granito martellinato”, che
esalta gli inerti pregiati della sua miscela
e dona al cordolo una colorazione
inconfondibile. Particolarmente indicato
per la realizzazione di arredo urbano
di rappresentanza, come rotonde,
contenimento marciapiedi o aiuole verdi.
La potenza fotovoltaica annuale del
nostro paese ha rappresentato più del
33% di tutto il mercato mondiale del
2011 e quello italiano è diventato
il secondo mercato mondiale
dell’anno dopo la Germania, che
conserva il primato per potenza
cumulata (24.700 MW installati).
Questi i dati presentati da Gerardo
Montanino, direttore divisione operativa
del Gestore Servizi Energetici (GSE)
durante la quarta edizione dell’“Italian
Pv Summit, roadmap to grid parity”, che
si è tenuto a Verona, ad apertura della
fiera Solaexpo.
Il mercato italiano delle rinnovabili
è passato da 18,3 GW di potenza del
2000 (per il 91% rappresentata dalla
fonte idroelettrica) a 41,3 GW nel 2011,
con un incremento del 125%. Il 75% di
dell’aumento (23 GW) si è avuto solo
negli ultimi 4 anni.
In testa a tutti il fotovoltaico che a
fine 2011 rappresentava il 31% della
potenza rinnovabile installata, mentre
l’idroelettrico passa al 43%.
Con gli oltre 340mila impianti presenti
nel nostro paese la produzione elettrica
da fotovoltaico è stimabile oggi in circa
11 TWh/anno ed è in continua crescita.
Circa il 95% dei Comuni italiani ha nel
proprio territorio almeno un impianto,
una quota che era solo del 31% nel 2007.
Batterie addio,
c’è Free Power
Presentata in anteprima a MCE 2012,
Free Power è l’innovativa valvola per
radiatori Seitron che rappresenta
una vera e propria rivoluzione
nella termoregolazione
wireless. Free Power, infatti, è una
valvola motorizzata completamente
“self-powered” (autoalimentata), che
può essere installata su ogni singolo
terminale ambiente e che funziona senza
bisogno di batterie o di alimentazione
esterna. L’alternatore che alimenta la
batteria ricaricabile interna è azionato
direttamente dal flusso d’acqua attraverso
una nanoturbina. In questo modo il
dispositivo è completamente autonomo da
altri tipi di alimentazione, per una durata
illimitata. Inoltre, il termostato esegue via
radio il campionamento della temperatura
ambiente ogni 10 minuti, attivando il
comando on/off. Per le sue caratteristiche,
Free Power rappresenta un nuovo concetto
di sostenibilità, attento all’ambiente,
perché evita lo smaltimento di centinaia di
migliaia di batterie altamente inquinanti,
e ai consumi, permettendo l’abbattimento
dei costi per la sostituzione delle batterie. Il
lancio sul mercato è previsto per la seconda
metà del 2013.
75
Il rispetto di flora e fauna
passa anche per i vetri
LA NUOVA GENERAZIONE
DEL POLISTIRENE ESTRUSO
Grazie alla tecnologia Xenergy di Dow
Building Solutions, Monier propone
al mercato il pannello isolante
Thermomanto System Xenergy
della gamma Wierer, che grazie
all’aggiunta di carbon black all’interno
del polistirene possiede un valore di
conducibilità termica superiore fino
al 20%, e permette di raggiungere
prestazioni termiche superiori ai
tradizionali pannelli in polistirene
estruso. Con un elevato isolamento
termico a spessori ridotti, Thermomanto
System Xenergy rispetta l’ambiente,
comporta un minor impiego di materia
prima e riduce i costi.
È una scelta innovativa per progettisti
e installatori. La battentatura a L sui
quattro lati permette di evitare la
formazione di ponti termici e la struttura
a cellule chiuse conferisce un’elevata
resistenza alla compressione, resistenza
all’umidità e durabilità. Inoltre il
pannello è dotato di scanalature che
facilitano l’aggrappaggio delle tegole
e di ampi canali per la ventilazione del
sottotegola.
DuPont Glass Laminating Solutions
annuncia il lancio commerciale di
Dupont SentryGlas N-UV, una nuova
tecnologia di interstrato ionoplastico
per vetro di sicurezza architettonico
durevole, che garantisce un’elevata
trasmissione della luce naturale
UV, assolutamente necessaria all’interno
di spazi che ospitano flora e fauna con
particolari requisiti di illuminazione.
Dupont SentryGlas N-UV non è reticolato
o trattato, e fa affidamento sulla stabilità
intrinseca dello ionoplasto per resistere alla
degradazione o alla perdita di trasparenza
provocate da una prolungata esposizione
alla luce solare. Questo vetro offre fino a
100 volte la rigidità e 5 volte la resistenza
dei tradizionali interstrati per vetri di
sicurezza, permettendo la realizzazione
di vetri più grandi. Inoltre, se usato
in combinazione con vetro ad elevata
trasmissione, può migliorare ulteriormente
la trasmissione della luce naturale.
SentryGlas N-UV è stato recentemente
utilizzato nel South Korea's National
Ecological Institute (NEI) "Ecorium",
un centro studi che ospita anche riserva
naturale con diverse aree climatiche.
76
Nasce Leonardo, il nuovo sistema radiante
a soffitto di Eurotherm, il primo sul
mercato disponibile con due diversi
interassi della tubazione. Costituito da
pannelli in cartongesso modulari
con tubazione già integrate nella
lastra, disponibile in diverse
dimensioni, Leonardo ha una resa
estremamente elevata sia in riscaldamento
che in raffrescamento (entrambe certificate
dal WSP Lab di Stoccarda). Questo grazie
alla rivoluzionaria forma dell’anello, per
cui la tubazione è disposta nei circuiti
con andamento serpeggiante in modo
da massimizzare la superficie di scambio
radiante tra tubazione e cartongesso.
Inoltre le linee guida di sviluppo del
circuito riportate sulla superficie del
pannello in cartongesso, assicurano
grande velocità e facilità di posa. Il sistema
Leonardo è disponibile anche come
applicazione a parete.
L'adesivo super
flessibilizzato
e deformabile
Isolmant, una App avanti!
Da oggi è ancora più comodo, facile e
veloce conoscere il mondo Isolmant.
È nata infatti la App Isolmant (sia per
iPad che per Android), ideata per i
progettisti, i distributori e le
imprese edili, e già disponibile
gratuitamente nel vari “market
place” per essere scaricata e
subito utilizzata. L’App di Isolmant
consente di consultare in ogni momento il
La nuova frontiera
del soffitto radiante
catalogo dei prodotti, le schede tecniche
aggiornate e le relative certificazioni,
sia nell’ambito delle nuove costruzioni
che per il risanamento di quelle già
esistenti. Inoltre, grazie ad appositi
filmati dedicati alle possibili applicazioni
su superfici orizzontali e verticali, alle
illustrazioni chiare e complete sulle
varie modalità applicative, l’App offre un
approccio interattivo alla soluzione delle
problematiche relative all’isolamento.
A ulteriore sostegno della sua attività,
l’APP di Isolmant favorisce l’immediato
contatto con l’ufficio tecnico aziendale
per la fornitura dei calcoli. Infine, è
anche disponibile un efficace motore di
ricerca attraverso il quale i progettisti e
gli operatori, partendo da una semplice
parola o tipologia di problema da
risolvere, possono giungere facilmente e
in un attimo a tutte le informazioni che
desiderano.
Torggler Chimica presenta
al mercato il nuovissimo
adesivo cementizio
monocomponente X-Tile 480
ad alta resistenza, adatto
per l'incollaggio
all'interno e
all'esterno, a parete
e a pavimento, anche
in sovrapposizione, di
grès porcellanato e
smaltato e ceramiche di tutti i
tipi e formati. L’adesivo è caratterizzato
da antiscivolamento, tempo aperto
allungato, super flessibilità e deformabilità,
resistenza al gelo. L’utilizzo di X-Tile 480
garantisce una resa ottimale, oltre che in
una maggiore facilità d’uso ed economia
sul lavoro finito, che risulterà impeccabile
sia in termini tecnici che estetici. X-Tile
480 si inserisce inoltre all’interno del
“T-Life Project” di Torggler, impegnata
da molti anni nello sviluppo di prodotti
caratterizzati dalla massima compatibilità
ambientale.
hi
COME TI GUSTO IL GELATO
Il gelato compagno di momenti piacevoli da soli, in compagnia o per
recuperare lo spirito dopo una giornata faticosa. Il gelato però quello buono
cremoso, soffice ma persistente. Purtroppo non sempre la consistenza è
adeguata, o troppo liquido o, ancora peggio, troppo solido. Quale potrebbe
essere la consistenza adeguata e come raggiungerla senza allungare l’attesa?
A questa difficoltà ha cercato di porre rimedio il designer e architetto
giapponese Naoki Terada con il suo cucchiaio fondi, ma non sciogli gelato.
Meglio conosciuto come 15%, la percentuale definita dalla legge giapponese come minima
quantità obbligatoria di latte presente nella deliziosa sostanza, questo nuovo accessorio
realizzato in alluminio sfrutta la conduttività termica il cui grado termico consente di
fondere, senza ridurlo in liquido, la nostra porzione di gelato. Le vaschette estratte dal
nostro freezer saranno finalmente domate ed il gelato diverrà semplicemente una dolce e
rassicurante pausa. Naturalmente non bisognerà farsi distrarre dal prezzo del cucchiaino,
con il quale si potrebbero acquistare oltre due chili della deliziosa fredda sostanza.
ADDIO AI GRAFFI
POST-IT IN 2.0
Siete anche voi imperterriti utilizzatori
di Post-it? Ebbene anche l’ormai
tradizionale, e consueto, modo di
appuntare promemoria si rinnova e
diventa hi-tech. Il promemoria diverrà 2.0.
Tranquilli non sarà una rivoluzione, non
vi condurrà alla perdita della scrittura,
semplicemente diverrà digitale. Addio
foglietti e largo ad una videocamera,
un microfono, 12 display Super Amoled
sottilissimi e un pennino. La webcam ed
il microfono consentiranno di registrare
messaggi audio e video, visibili poi grazie
ad uno comodissimo display. Il pennino
invece non ci farà perdere l’uso della
scrittura e ci permetterà di segnare le
nostre note su 12 fogli digitali. I post-it
erano “appicicabili”, ebbene anche questi
agili fogli digitali avranno la medesima,
e forse più potente, caratteristica grazie
alla banda di polipropilene di cui sono
dotati. Una prossima tecnologia ma già
vincente, che si è aggiudicata il concorso
Samsung per giovani designer, tenutosi a
Milano a fine 2011. Speriamo venga posta
sul mercato ad un prezzo abbordabile,
altrimenti anche l’aspetto ecologico
dell’abbattimento del consumo di carta
andrà a scemare.
DAI VOCE AL TUO IPAD
Come regalare una nuova vivacità all’audio
del vostro iPad? A tutto ciò risponde
BeoPlay A3, il nuovo funzionale ed
elegante sistema audio sviluppato da B&O
Play e uscito dalla creatività del designer
danese Steffen Schmelling. Ne è scaturita
un’elegante cornice nera tagliata in
alluminio. Questo rivoluzionario sistema
abbina l’ottima definizione audio con la
possibilità della separazione stereo qualora
si voglia portare con se l’iPad. BeoPlay A3
è un dispositivo sfaccettato che consente
di usufruire delle qualità di portabilità
dell’iPad, la sua leggerezza e stabilità
ne consente l’utilizzo sia da sdraiati sia
da seduti. Appoggiandolo ad un tavolo
consente l’utilizzo sia in orizzontale,
comodo per leggere ad esempio le email,
sia in verticale, qualora si voglia scorrere
un elenco di riproduzione. Presenta anche
l’adaptive stereo orientation che riconosce
i programmi trasmessi e selezione
autonomamente quali dei quattro diffusori
BeoPlay A3 sia meglio utilizzare per ogni
situazione di ascolto.
La tecnologia non ha più confini grazie a
Nissan. Una delle principali innovazioni
nel settore automobilistico approdano
nel mondo della telefonia, o meglio
nell’universo iPhone. Nissan ha annunciato
il lancio di un’esclusiva custodia auto
riparante per iPhone: il Nissan Scratch
iPhone case. Lo scratch shield rappresenta
la prima tecnologia che consente ai piccoli
graffi di vernice di ripararsi da soli. Detto
fatto, questa innovazione è stata subito
trasposta in un mondo dove i piccoli
graffi possono essere quasi all’ordine del
giorno, la telefonia. Il nuovo materiale
è il frutto di anni di analisi svolte dal
centro ricerca della casa automobilistica
asiatica in collaborazione con il centro
studi dell’università di Tokyo. La
custodia si caratterizza per tre impostanti
comportamenti fisici: elasticità e flessibilità
che agevolano le azioni di auto riparazione
dei piccoli graffi, a cui si aggiunge la
composizione gelatinosa della vernice che
la rende molto più resistente ai graffi. La
sostanza a cui si devono questi efficaci
comportamenti è l’ABS, materiale da anni
sfruttato in campo automobilistico per la
miglior resistenza ad urti e graffi rispetto a
tutti gli altri materiali plastici.
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SPORT UTILITY COMPATTA
CHEVROLET. CI SIAMO
Un piccolo gioiello di design e comfort
per il nuovo SUV marchiato Chevrolet.
Un modello che adatta al mercato
americano lo stile ed il design della vettura
gemella: la Opel Mokka. La scelta dei 5
posti e dello stile degli interni denotano
comunque l’attenzione dei progettisti
anche per il mercato del vecchio
continente. Queste le prime impressioni
scaturite dalla visione dei concept della
nuova Chevrolet Trax, definitiva versione
dopo il primordiale prototipo del 2007,
GREEN A DUE RUOTE
Sarà il 2014 l’anno lancio della nuova sfida
due ruote della Smart. Per ampliare la
gamma delle sue proposte ecologiche, Smart
dà il là all’Escooter, terzo lancio del marchio,
che si va ad aggiungere alla Smart forTwo
ED e alla eBike. Un modello dalle linee
futuristiche, che guardano però alle forme
dell’Ovetto Piaggio, modificandole per ciò
che concerne la larghezza della carenatura.
L’Escooter sarà dedicato anche al mercato
dei non patentati, grazie alla limitazione
della velocità a 45km/h. L’azione motrice
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arenato per consentire di sviluppare
una vettura dai connotati tipici di una
sport utility compatta. Come è ormai
marchio di fabbrica, ritroviamo la
consueta mascherina divisa in due parti
dalla cornice che ospita il logo della casa
americana e si conclude in due gruppi
ottici dalle forme massicce.
Forme importanti, che rimbalzano lungo
i muscolosi parafanghi posteriori, e alle
quali si sommano la grande calandra e
le nervature ben in vista sulle fiancate.
Un design che delinea un’imponenza
delle forme contrastate però dagli interni
sviluppati seguendo i tagli di finiture
delicate. Il modello sarà presentato al
Salone di Parigi il prossimo settembre,
una vetrina importante per il lancio sul
mercato che avverrà nella primavera del
2013. Gli allestimenti meccanici, quasi
sicuramente, presenteranno le versioni
benzina da 1.6 e 1.4 litri turbo e la versione
1.7 diesel, tutte abbinate ad una trazione
anteriore e integrale.
sarà garantita da un propulsore elettrico
da 5,4 CV posto nella ruota posteriore
ed alimentato da una batteria al litio. Le
prestazioni? La casa parla di un’autonomia
di circa 100km con una disponibilità a
pieno regime di 5 ore di guida continuate.
Energia che sarà recuperata anche da un
sistema di accumulo in frenata, al quale si
affianca la produzione energetica garantita
dai pannelli fotovoltaici che coprono gran
parte della carrozzeria. Abs, airbag, Blind
Spot Assistant, gruppi ottici a led e manopole
riscaldabili completano il ricco corollario
di accessori disponibili, anche se il marchio
non ha ancora definito l’equipaggiamento
della versione standard. Di sicuro ci sarà uno
smartphone ad elencare tutte le informazioni
sul veicolo, stato della batteria e velocità,
oltre alla possibilità di un navigatore
integrato. I colori? Come ormai definito
dalla linea eco di Smart, verranno giocati sul
bianco candido abbinato al verde di alcuni
particolari.
COREANA D’EUROPA
Conquistare l’Europa. Questo il messaggio
lanciato da Kia, la casa automobilistica
coreana che da oltre dieci anni continua
il suo successo nel mercato europeo. Una
conquista frutto della scelta di operare
attivamente sul suolo del vecchio
continente, inaugurando nel 2007 il primo
modello della Cee’d. Ebbene, dopo cinque
anni e il successo di mercato, oltre che di
attestazione (basti ricordare il quarto posto
della vettura nel premio Car of the year),
Kya decide di rinnovare lo stile della Cee’d.
Dall’occhio attento alle nuove tendenze e
alle influenze europee, deriva un assetto
della vettura abbassato e slanciato che
le dona un aspetto ancora più sportivo.
Prodotta interamente negli stabilimenti
di Zilina, in Slovacchia, il nuovo modello
ha un motore sviluppato in modo da
ridurre notevolmente i consumi, attestati
nel valore medio del 4%. Disponibile sul
mercato nelle versioni fra i 90 e i 135 Cv,
le motorizzazioni saranno a benzina per il
modello 1.4 MPI da 100 CV e 1.6 GDI da
135 CV. Tre le versioni diesel la 1.4 WGT da
90 CV e la 1.6 Vgt da 110 e 128 CV. Potenze
che, pur garantendo un abbattimento
dei consumi, non dimenticano l’anima
sportiva del marchio e consentono di
toccare velocità vivaci e ottimi spunti
sin dalle versioni base: 13,5 secondi da 0
a 100 km/h. Una risposta alle esigenze
del guidatore, possibile grazie al cambio
automatico-sequenziale DCT a doppia
frizione sviluppato da Kia. Un’evoluzione
che, oltre a migliorare le prestazioni
di guida, concorre nella riduzione dei
consumi della vettura. Non solo meccanica
ma anche design: i progettisti della nuova
Cee’d sono riusciti a migliorare abitabilità
e comfort senza ritoccare la misura di
passo della versione precedente. La nuova
Cee’d si presenta con uno spazio interno
aumentato di oltre il 9%, e una capacità
di carico da 380 litri (ben 40 litri in più
rispetto alla versione del 2007).
on the
road
IN CANADA IMMERSI
NELLA NATURA SELVAGGIA
King Pacific Lodge è un lussuoso hotel nel
cuore della foresta del Grande orso, sulla costa
occidentale della British Columbia in Canada.
Un luogo che coniuga la qualità e le comodità
di un resort di prestigio alle idee contemporanee di eco-vacanza. Vincitore indiscusso sin dal
2008 del premio Best Resort in Canada, ospita
diciassette camere e suite tutte arricchite da
morbidi piumini, bagni con vasche incassate
in legni locali e affacciate sulla natura esterna.
Le aperture delle varie camere si tuffano su
luoghi diversi che alternano visioni sulla foresta
pluviale temperata alla spettacolare vista del
porto di Barnard e del canale Whale. La Princess Royal Suit è il lusso. Un sontuoso apparta-
mento su due piani, con una vista sul paesaggio
circostante, arrichita da una master room, un
soggiorno con ampio camino in roccia, jacuzzi
in ardesia, sala da pranzo. Un intrigante lodge
raggiungibile solo in idrovolante o con trasferimento in barca. Un edificio immerso in una
natura da esplorare con le numerose attività
come le escursioni in kayak, le arrampicate e le
lunghe camminate alla ricerca delle balene o
alla scoperta della variegata e selvaggia fauna.
A partire da 3.700,00 euro (3 notti min)
king pacific lodge
255 West 1st Street, Ste. 214,
North Vancouver, BC - Canada
Tel. 604.987.5452
[email protected]
www.kingpacificlodge.com
DOMINARE
LA JUNGLA THAILANDESE
Fuggire dal trambusto per poi fermarsi a farsi
cullare dalle comodità di un ambiente da favola, ospitato in una delle regioni più affascinanti e naturali del mondo. Questo offre l’Antara
Golden Triangle Resort, arroccato sulle alte
colline a confine tra Thailandia, Myanmar e
Laos. Là si potranno assaporare le lente passeggiate nella jungla in sella ad un elefante,
o godere delle spinte delle correnti del fiume
Mekong durante un’attraversata in un ambiente idilliaco. Un luogo immenso in grado di
ospitare settantasette stanze e suite con ampi
balconi, pavimenti in teak e grandi vasche da
bagno. Atmosfere di intenso romanticismo
reso ancora più appassionante dalle sete che
decorano pareti e arredamento, nonché dalla
luce del cielo thailandese che filtra attraverso
enormi porte finestre e invitano l’ospite a perdersi nella splendida vista sul fiume Mekong
o nei lussureggianti giardini del Resort. Gli
intensi e variegati colori esterni trovano il
giusto connubio nelle scelte cromatiche delle
stanze, giocate sui toni pacati del bianco e
delle gradazioni di tonalità ocra. Sei spaziose
suite coronano gli ultimi piani dell’edificio
ed ospitano una camera da letto, una zona
soggiorno oltre ad un balcone di ben 20 mq
nel quale vengono ospitati grandi cuscini ed
accoglienti divani per rilassarsi assaporando
la fievole aria di montagna. Opere thailandesi,
sculture in legno di teak, peluche, oltre alla
tecnologia di schermi piatti, lettori iPod fino
a macchine per l’espresso, riescono coccolare l’ospite. Saranno però le 13 Antara Three
Country View Suite ad offrire le viste più mozzafiato e la comodità di ambienti di oltre 64
mq, nei quali perdersi coccolati dai confort
e dalle visioni sul triangolo Thainlandia, Laos
e Myanmar. A partire da 250,00 euro.
Anantara Golden Triangle
Resort & Spa
229 Moo 1, Chiang Saen
Chiang Rai 57150 - Thailand
+66 (0) 5378 4084
[email protected]
www.goldentriangle.anantara.com
DESIGN E STORIA
PER LE CENTO TORRI
DI ASCOLI PICENO
Ad Ascoli Piceno design e storia si incontrano
racchiuse nelle mura di un antico palazzo
nobiliare del ‘700. Questa la Residenza Cento
Torri, un residence quattro stelle che riesce
a coniugare l’impianto architettonico originario, sia del palazzo che degli ambienti delle
vecchie fabbriche di famigli, con piccoli elementi dal design delicato e contemporaneo
che ricreano una suggestivo ambiente d’antan. Lo stesso nome trova origine nella storia
della città conosciuta, appunto, come la città
delle cento torri, un passato glorioso il cui
sapore si ritrova nei stretti vicoli e nei severi
edifici del quartiere medievale, un profumo che ha anche suggestionato alcune tra
le menti più brillanti del secolo scorso come
Jean Paul Sartre. Tutti gli ambienti interni
sono giocati su colori ocra in un dialogo delicato con la pietra che ne orna le pareti e gli
esterni; comodi divani e poltrone accolgono
l’ospite nel grande salotto che si affaccia sul
giardino d’inverno, un ambiente illuminato
dalla luce zenitale che riverbera dopo l’incontro con le piramidali pareti del soffitto
in vetro. Letti a baldacchino, grandi balconi
e finestre che si affacciano sul centro storico
della città marchigiana, sono i primi aspetti
ad esser colti dagli ospiti. Saranno, però, i
piccoli particolari a cullarli tra un mobile
firmato da famosi interior designer e dipinti
originali d’autore. L’adiacente corte ospita
invece una serie di appartamenti nei quali
riscoprire il fascino dell’arredamento antico,
riscaldati dal torpore di un caminetto che
guarda alle barocche corti locali, e la cui luce
crea sinuosi giochi di ombre incontrando
gli stucchi d’autore, gli arredamenti in stile
inizio ‘900, i quadri antichi e i pregiati vasi
che decorano gli ambienti delle varie stanze.
A partire da 153,00 euro.
RESIDENZA 100 TORRI
Via C. Mazzoni, 6 - 63100 Ascoli Piceno (AP)
Tel. 0736.255123
[email protected]
www.centotorri.com
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Questioni di
gola
Ritorno dal passato
Il Trentino annoverava tra le sue gemme gastronomiche
un’esclusiva farina da polenta, il Mais Spin, una varietà che
si distingue dalle altre pannocchie per la presenza di un
rostro sulla cariosside. La coltivazione di mais in Trentino
ha una tradizione dalle radici antiche che si ritrovano sin
dalla seconda metà del ‘600. Il Mais Spin si è introdotto in
questa secolare storia solo con l’800, trovando nelle valli
del Veneto e dell’Adige l’ambiente ideale per sostenerne
la produzione, talvolta massiccia come avveniva nella zona
della Valsugana. Un successo che durò fino ai primi anni ‘60
a cui seguì un periodo di oblio. Oggi le sue pannocchie – di
colore arancio vivo, lunghe e pesanti – sono ritornate ad essere le protagoniste della dieta e
coltivazione trentina. Raccolte nei primi di ottobre, e asciugate al vento montano, vengono
successivamente macinate con lentezza per conservarne i profumi e i principi nutritivi.
Enologia tra tradizione, magia e successo
Ricordi
dalla valle dell’Adige
Assaporare un sorso di schietta
ed elegante tradizione enologica.
Perdersi in una gamma cromatica
che ricorda le tonalità rosate della
buccia di cipolla. Inebriarsi in
profumi dalle note pompelmo con
avvolgenti contorni floreali che si
concludono nel ricordo dei limoni
del Garda. Questo il Revì Rosè,
il fonetico spumante classico
prodotto ad Aldeno dalla
cura di due donne, Carmen
Tomasi e Giovanna Bertoldi
guidate dalle mani esperte
dell’enologo Paolo Malfer e
dal giovane figlio Giacomo. Le
uve del Revì nascono lungo le
sponda destra del fiume Adige,
una zona individuata quale
ambiente ideale per ottenere
uve dall’ottima acidità che
creano questo delicato TrentoDoc.
Cabala enologica
Un pentagono come simbolo. Cinque
le punte del logo come cinque sono i
vini prodotti da Leuta, giovane ma già
affermata azienda viticola, di Cortona.
Punto di forza delle ricerche viticole dei
trentini, ma toscani d’adozione, Enzo
Berlanda e Dennis Zeni, il Leuta Merlot
1,618. Un nome le cui cifre rimandano
alla magia della sezione aurea, il numero
con cui la natura esprime le sue forme.
Un vino che assomma alla raffinatezza
ed eleganza dei suoi toni il persistente
ricordo della forza del suo gusto. Il timbro
fruttato di questa varietà di origine
francese s’intreccia agli odori di geranio e
a sensazioni minerali.
Nettare Canadese
La Borgogna, culla del Pinot nero, sembra
aver trovato nel Canada una degna e
ospitale erede. Un habitat ideale per
vini di grande pregio ottenuti
da una delicata varietà qual è il
Pinot nero. È piacevole quindi
incorrere in vini come il Pinot
Noir 2008 “Bench” dell’azienda
Malivoire sorta lungo la costa
sud–occidentale del lago
Ontario. Il clima proibitivo
di questi luoghi è addolcito
dalla presenza del lago che
crea un microclima adatto
alla coltivazione della vite.
Ne deriva un vino, il Bench,
convoglio di frutti, spezie e
erbe aromatiche. Un Pinot
nero dalle note eleganti con
una buona acidità.
andando per ristoranti
Le Calandre, a Sarmeola di Rubano (PD), è uno splendido ed elegante ristorante
nel quale i sapori sono preludio ad un viaggio nelle sollecitazioni di abbinamenti
e accurata presentazione. A guidarlo i fratelli Alajmo, Massimiliano e Raffaele,
il primo chef, il secondo responsabile di sala e attento selezionatore degli
oltre 1.500 vini a menù. Un ristorante
protetto da una buona stella, anzi tre come quelle
Michelin confermate anche nel 2011, nel quale
l’attenzione delle proposte culinarie si riflette in
un arredamento unico, frutto della maestria di
artigiani locali, e volutamente imperfetto come
le bellezze della natura. Ad affiancare le proposte
gourmet del ristorante le Calandre troverete il
delfino, e molto più casual, il Calandrino, un bar,
enoteca, ristorante e pasticceria. Qui, padrona di
casa è Rita Alajmo, la mamma, grande cuoca e
pasticcera che ha trasmesso ed entusiasmato con
le proprie passioni culinarie i due figli. Due realtà
imperdibili per chi ama concedersi momenti di puro
piacere enogastronomico.
IL LEGNO CHE VIVE IN ARMONIA CON L’ AMBIENTE
La linea legno all’acqua offre soluzioni protettive e decorative
per tutti i manufatti in legno.
Disponibile in una vasta gamma di tonalità.
Ristorante LE CALANDRE
via Liguria 135030 Sarmeola di Rubano (PD)
Tel. 049.630303 - 633000
[email protected]
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SI DICE SITOL SCHIUMAPUR BLOCK.
SI LEGGE TORGGLER.
Sitol Sch
Schiumapur
hiumapu Block.
Schiuma
a poliure
poliuretanica per la posa di elementi rettificati.
Schiuma poliuretanica da costruzione per la posa di blocchi rettificati in laterizio (plan) o
altri elementi rettificati nella costruzione di murature. Con eccellente capacità di adesione
ai supporti, elevata impermeabilità e buona resistenza chimica, permette un’estrema
rapidità e pulizia nella posa in opera e nella messa in esercizio degli elementi posati.
Il prodotto è contraddistinto da una classificazione B2 secondo DIN 4102 e certificato
EI 180, secondo UNI EN 13501-2 quale adesivo per blocchi rettificati. Risulta inoltre idoneo
per la sigillatura di elementi idraulici tipo pozzetti, tubature e canali, sia di natura cementizia,
sia polimerica.
Da oltre 140 anni,
leader tecnologico
nei prodotti per l’edilizia.
www.torggler.com