PARIGI E BATACLAN

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PARIGI E BATACLAN
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ESTERI
PARIGI E BATACLAN/ Farouq: attentati dell’Isis al
"cuore" che accomuna musulmani e cristiani
INT.Wael Farouq
lunedì 16 novembre 2015
DOPO GLI ATTENTATI A PARIGI E BATACLAN. Non è affatto un caso che gli attentati di Parigi abbiano
colpito un teatro e uno stadio, cioè due luoghi dove la gente si incontra. Il vero nemico dell’Isis infatti è quella
‘zona grigia’ della società dove non esistono categorie nette, ma soltanto delle persone con il loro desiderio di
bellezza e felicità”. Ad affermarlo è Wael Farouq, professore egiziano dell’Università Cattolica di Milano e
dell’American University del Cairo. Dopo l’attentato di venerdì notte che ha provocato 129 vittime, ieri ci sono
stati dei falsi allarmi nelle strade di Parigi. Papa Francesco all’Angelus ha detto: “Utilizzare il nome di Dio per
giustificare questa strada (della violenza e dell’odio, Ndr) è una bestemmia”.
Professor Farouq, partiamo dalle parole del Papa …
Le parole del Papa sono del tutto condivisibili, e nessuno può fornire una giustificazione di alcun tipo per quanto
è avvenuto a Parigi.
In molti si chiedono se l’Isis rappresenti il vero Islam …
Il punto è che non esiste né un vero Islam né un falso Islam. Ci sono soltanto i musulmani, che devono essere
giudicati sulla base delle loro azioni e non della loro religione. Se giudichiamo una religione sulla base delle azioni
di alcuni musulmani, facciamo esattamente ciò che sta compiendo l’Isis: cercare di dividere il mondo in due
campi, da un lato i buoni e dall’altra i cattivi. Ricercare la fonte di questo male e di questa violenza nella religione
di un quarto della popolazione mondiale, mettendo sotto inquisizione ogni musulmano, sostenendo, al tempo
stesso, che i Fratelli Musulmani siano dei democratici, che Jabhat al­Nusra in Siria siano dei moderati ed
eleggendo l’Arabia Saudita al Consiglio per i diritti umani, produce il risultato di perseguitare l’islam e dare il
beneplacito agli islamisti. Ma il problema sono proprio gli islamisti e l’islam politico.
Come valuta la reazione della Francia a quanto è avvenuto?
Abbiamo assistito a due reazioni opposte. Il presidente Hollande ha chiuso le frontiere mentre la gente di Parigi
ha aperto le porte di casa a tutti. La giusta risposta al terrore è l’accoglienza dei francesi che hanno scelto di
rifiutare la paura e aprire le porte agli stranieri. E questa la cosa da fare, e non rispondere al male con il male,
cercare di giustificarlo o metterlo in relazione con determinate regioni o gruppi sociali.
L’Isis ha un progetto o vuole solo uccidere il maggior numero di persone possibili?
La tragedia di Parigi documenta che l’Isis vuole distruggere gli spazi di convivenza. Ricordo che il primo atto
dell’Isis è stato invitare tutti i musulmani del Medio Oriente ad andare a vivere nei suoi territori. L’obiettivo è
eliminare quegli ambiti in cui musulmani e cristiani, atei ed ebrei, insomma tutte le persone del mondo possono
vivere insieme in armonia. Lo documenta il semplice fatto che i terroristi distruggano musei e monumenti,
perché la bellezza è ciò che unisce tutti i cuori umani. Il loro nemico è la bellezza in quanto tale.
Che cosa deve fare l’Occidente per combattere l’Isis?
Le politiche europee oggi sono incapaci di fronteggiare l’Isis, ma la gente che vive in Europa è in grado di farlo: lo
strumento è proprio l’accoglienza di cui parlavo prima. Invece chi demonizza le differenze tra religioni e culture
di fatto contribuisce agli sforzi dell’Isis di dividere il mondo. L’Isis vuole distruggere la cosiddetta “zona grigia”,
cioè quegli ambiti dove non si può sapere chi sia musulmano o meno.
In che senso parla di “zona grigia”?
La “zona grigia” è quella in cui io, in quanto musulmano, condivido con i cristiani europei i valori, la gioia e la
felicità. Non è un caso che i kamikaze abbiano scelto un teatro e uno stadio, due luoghi dove non è possibile
distinguere chi sia o meno musulmano. Il nostro compito è diventare quella stessa “zona grigia” che loro vogliono
distruggere.
Perché il jihadismo sembra provenire sempre dall’Islam sunnita e mai da quello sciita?
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In questo momento non dovremmo guardare alle differenze tra sciiti e sunniti, cristiani e musulmani, ma a ciò
che li accomuna. Mi riferisco alla persona umana e al suo desiderio di bellezza e felicità, degli elementi che sono
comuni a tutte le religioni. Molti dei musulmani che abitano in Europa, tanto sunniti quanto sciiti, vivono in
modo armonioso con le persone delle altre religioni, mentre i terroristi rappresentano la minoranza. Dobbiamo
guardare a questa realtà, e non andare in cerca di una teoria.
Chi sono secondo lei i musulmani moderati?
Le rispondo con un paradosso. Pochi anni fa Al Qaeda era considerata estremista, mentre oggi si ritiene che in
Siria rappresenti una fazione moderata. Insomma i cosiddetti “islamici moderati” sono un concetto molto
relativo e che cambia con il tempo. Il dato di fatto è un altro.
Quale?
Esistono milioni di musulmani che hanno un’interpretazione del Corano completamente diversa da quella
dell’Isis, e che hanno stili di vita che non sono in conflitto con i valori europei.
L’Isis ha giustificato gli attentati affermando di essere vittima dell’imperialismo occidentale. E’
davvero così?
No, l’Isis non è una vittima. Le potenze europee hanno contribuito in un modo o nell’altro a rafforzare l’Isis, e del
resto lo Stato Islamico e l’Islam radicale sono stati armati soprattutto dagli Stati Uniti. Anche se nella società e
nella storia islamica questa tendenza è sempre stata presente. Il dato di fatto che ci tengo a ribadire però è che gli
attentati dell’Isis non vanno a colpire l’Occidente in quanto tale, bensì la “zona grigia” di cui parlavo prima.
(Pietro Vernizzi)
© Riproduzione riservata.
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