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Rifugiati ai fornelli dello chef Petza: è la Babele
gastronomica
7 Settembre 2015 ore 16:31
Autore: Ansa News.
Categoria:
Storie / Storie
URL della pagina:
http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=21480&l=2
Data scaricamento: 16 Marzo 2017 ore 22:05
L'integrazione e l'interazione tra culture passa anche attraverso il cibo".
E' il senso del progetto "Pranzo di Babele" rivolto a 55 rifugiati, tutti richiedenti o titolari della protezione internazionale, attualmente ospiti delle 'accoglienze
straordinarie'
Coriandolo e cumino per caratterizzare il biryani pakistano, manioca per il fufu ghanese. Una babele
gastronomica fatta anche di curry, curcuma, zenzero per accompagnare gustosi piatti completi a base
di carne, pesce, riso e verdure della tradizione di undici Paesi tra Africa e Asia. Con un messaggio:
"L'integrazione e l'interazione tra culture passa anche attraverso il cibo".
E' il senso del progetto "Pranzo di Babele" rivolto a 55 rifugiati, tutti richiedenti o titolari della protezione
internazionale, attualmente ospiti delle 'accoglienze straordinarie', e che punta al dialogo e
avvicinamento concreto tra culture diverse. Promosso dallo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti
asilo e rifugiati) San Fulgenzio di Quartu, coordinato dall'assessorato comunale ai Servizi sociali con
Caritas e Cooperativa sociale "Il Sicomoro", é giunto alla fase conclusiva. Ed è tempo di bilanci.
I ragazzi del Ghana, Gambia, Nigeria, Pakistan, Bangladesh, Mali, Ciad, Somalia, Costa d'Avorio,
Guinea, Senegal, sono stati protagonisti per alcuni mesi di un laboratorio di alta cucina tra i fornelli del
ristorante S'Apposentu dello chef stellato Roberto Petza a Siddi, in Marmilla. Oggi hanno ricevuto gli
attestati di partecipazione alla presenza del sindaco di Quartu Stefano Delunas, dell'assessore Marina
Del Zompo, della coordinatrice dello Sprar Stefania Russo, oltre allo chef Roberto Petza, al vice
prefetto Giuseppe Rania e al direttore della Caritas Cagliari Don Lai.
Divisi per nazioni, i giovani rifugiati hanno scelto una ricetta del loro Paese. Petza, poi, ha creato con i
suggerimenti della tradizione culinaria locale, piatti di alta cucina, originali e raffinati. "Due di questi, il
biryani del Pakistan e la zuppa di pesce del Mali sono stati introdotti nel menù della Cena nel Bosco
che si é tenuta a Siddi ad agosto con 160 clienti paganti - sottolinea lo chef stellato - i ragazzi hanno
lavorato affianco agli chef blasonati da ogni parte del mondo, é stato uno scambio che mi ha arricchito
dal punto di vista umano e in termini di conoscenza". Il racconto di questa esperienza é stato racchiuso
in un video presentato oggi a Quartu e il prossimo 24 settembre all'Expo di Milano nel padiglione della
Caritas.
Tra i banchi della sala consiliare mancavano 15 ragazzi che hanno nel frattempo ottenuto l'agognato
permesso di soggiorno.
Un sogno per tanti altri, fuggiti dalla guerra e dalla fame, giunti in Italia dopo infinite peripezie e una vita
da ricostruire. Tra questi Ismail, 24 anni, che in Guinea faceva il saldatore, o Hamin, di 18 del Gambia:
"il mio sogno - dice - è stare e lavorare in Sardegna". O ancora Sabou, 33 anni, che nel suo Paese ha
lasciato moglie e due figli. O Muttu, un giovane del Ghana che ora ha una ambizione: "Vorrei lavorare
con Roberto Petza". Un sogno diventato realtà per Djime Sidibe, 23 anni, del Mali. Ad agosto il suo
contratto a S'Apposentu si é trasformato in una assunzione a tempo indeterminato. Pagina 1 di 1