tecniche di progettazione grafica digitale per l

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tecniche di progettazione grafica digitale per l
BATTISTELLI
IMPLANTOLOGIA
TECNICA
TECNICHE DI PROGETTAZIONE GRAFICA
DIGITALE PER L’APPRENDIMENTO E
L’APPLICAZIONE DELL’ANATOMIC
FUNCTIONAL GEOMETRY (A.F.G.)
Alessandra Carrera
L
’Anatomic Functional Geometry
(A.F.G.) è un sistema di apprendimento e memorizzazione dell’anatomia dentale umana.
Si basa su sette aspetti principali:
1.
2.
Alessandra Carrera
Libera professionista in Galbiate (Lecco),
svolge la sua attività con particolare predilezione per la protesi estetica e ortodonzia dal
1996. Si laurea in odontoiatria e protesi dentaria nel 1996 presso l’università degli studi
di Milano. È vincitrice del premio per la migliore tesi dell’anno accademico con una tesi
sperimentale sulla Burning Mouth Syndrome.
Dal 1995 al 1998 lavora presso il reparto di
patologia e medicina orale ospedale S. Paolo,
Milano (reparto diretto dal Prof. Antonio Carrassi). Segue costantemente diversi corsi di
aggiornamento professionale. Nel 2011 vince
il premio “Triple H” del gruppo MSC (Massironi Study Club) per il miglior caso postato.
Socio ordinario AIOP, ANDI, MSC, AIMOD.
[email protected]
Fig. 1 Classificazione AFG delle cuspidi superiori
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3.
4.
5.
la classificazione A.F.G. delle cuspidi
(Figg. 1, 2)
le cosiddette “chiavi” , che sono ripetitive nell’anatomia e nella disposizione delle cuspidi: la prima chiave (K1)
è costituita dalla larghezza dell’incisivo centrale inferiore, che nell’essere
umano è 5.5 mm ± 0.5. Essa si ritrova
ad esempio nella larghezza del tavolato occlusale (distanza tra le cuspidi
vestibolari e palatali). La seconda
chiave (K2) è data dalla misura della
distanza tra il canino superiore e la
cuspide vestibolare del primo premolare sup. Questa misura mediamente
è di 8.5 mm ± 0.5. Questa si ripete, ad
esempio come misura delle diagonali
nei denti inferiori (Figg. 3, 4. Tab. 1, 2)
le diagonali corte (Figg. 3, 4) e lunghe
le direzioni delle creste primarie e secondarie (Figg. 5,6)
gli angoli dei versanti cuspali (Fig. 7) e
dei margini incisali (Fig. 8)
6.
7.
le alternanze tra concavità e convessità dei versanti vestibolari (Fig. 9)
le “torsioni” (Fig. 10)
Tutte queste caratteristiche nascono e si
sviluppano sotto la guida del cosiddetto
“sottofondo invisibile”, cioè quell’insieme
di linee e riferimenti primari che una volta
tracciati costituiscono l’elemento fondamentale per la riproduzione e ricostruzione della anatomia dentale umana.
La difficoltà maggiore che si incontra
nell’applicazione dell’A.F.G., sia durante
l’ apprendimento della tecnica stessa, sia
durante le fasi di applicazione nella modellazione, è sicuramente il distinguere
con chiarezza questo “sottofondo invisibile”, che una volta scomposto ed evidenziato dalle funzioni cognitive permette alla
mano di poter riprodurre ciò che l’occhio
vede. Questa capacità di interpretare e
scomporre linee e forme è sicuramente
una abilità soggettiva dell’essere umano,
che può essere però allenata con l’esercizio, esattamente come viene fatto da un
bravo insegnante durante un corso di pittura o di scultura, in cui l’allievo viene spinto a focalizzare l’attenzione su una forma e
un particolare alla volta, allo scopo di cre-
Fig. 2 Classificazione AFG delle cuspidi inferiori
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TECNICA
TECNICA
Tabella 1 Riscontro della prima chiave (K1)
localizzazione
Larghezza incisivi centrali inferiori
Larghezza incisivi centrali superiori
Larghezza incisivi laterali superiori
Larghezza canini superiori
Distanza tra le cuspidi vestibolari e palatali
sup. (larghezza del tavolato occlusale):
A-A1, B-B1, C-C1, D-D1, E-E1, F-F1, I-I1,
L-L1, M-M1, N-N1, O-O1, P-P1
Distanza tra le cuspidi vestibolari e linguali
inf. (larghezza del tavolato occlusale):
A-A1, B-B1, C-C1, D-D1, E-E1, L-L1, M-M1,
N-N1, O-O1, P-P1
Distanza tra le cuspidi vestibolari e linguali
del quarto inf. (tavolato occlusale):
F-F1, I-I1
formula
K1
K1 + 3 mm
K1 + 1 mm
K1 + 2 mm
K1
Misura media
5.5 mm ± 0.5
8.5 mm ± 0.5
6.5 mm ± 0.5
7.5 mm ± 0.5
5.5 mm ± 0.5
K1
5.5 mm ± 0.5
K1 -1.5 mm
4 mm ± 0.5
Fig. 3 Riassunto della seconda chiave sup. e diagonali corte sup.
Tabella 2 Riscontro della seconda chiave (K2)
localizzazione
Distanza cuspidi: canino sup.- cuspide vest. primo
premolare sup.( F-G, H-I )
formula
K2
Misura media
8.5 mm ± 0.5
Distanza cuspidi: canino inf.- cuspide vest. primo
premolare ( F-G, H-I )
K2 - 0,5 mm
8 mm ± 0.5
K2 -1mm
7.5 mm ± 0.5
K2 - 2mm
6.5 mm ± 0.5
K2 - 3mm
K2
5.5 mm ± 0.5
8.5 mm ± 0.5
K2 + 1mm
9.5 mm ± 0.5
K2 + 0.5mm
9 mm ± 0.5
K2
8.5 mm ± 0.5
1° rapporto scalare sup. e inf.:
E-F, I-L
2° rapporto scalare sup. e inf.:
E-D, L-M, B-C, O-N
3° rapporto scalare sup. e inf.: A-B, C-D, M-N, O-P
Diagonali corte superiori:
G-F1, H-I1, F-E1, I-L1, B-A1, O-P1
Diagonali corte superiori:
E-D1, L-M1, C-B1, N-O1
Diagonali corte superiori:
D-C1, M-N1
Diagonali corte inferiori:
G-F1, H-I1, F-E1, I-L1, E-D1, L-M1,D-C1, M-N1,C-B1,
N-O1, B-A1, O-P1
Fig. 4 Riassunto della seconda chiave inf. e diagonali corte inf.
Fig. 5 Direzione delle creste primarie e secondarie
Fig. 8 Angoli dei margini incisali
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Fig. 6 Direzione delle creste primarie e secondarie
Fig. 9 Alternanze tra concavità e convessità dei versanti
vestibolari
Fig. 7 Angoli dei versanti cuspali
Fig. 10 Le “torsioni” in un incisivo superiore
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are un’immagine mentale semplificata che
costituisca la trama di riferimento per la
riproduzione. La creazione di punti e linee
guida compatibili con il progetto astratto
permette infine di creare un substrato reale da cui parte il processo di riproduzione.
Nel caso della modellazione in assenza di
riferimenti, parziali o totali, questo processo risulta essere ulteriormente complicato dal fatto che non possiamo passare da
un’immagine reale (il soggetto da copiare) ad una astratta, ma dobbiamo creare
direttamente nella nostra mente le linee.
Questo passaggio, dall’astrazione alla creazione, è sicuramente una abilità ulteriore,
diversa dalla precedente, che presuppone
l’acquisizione e la memorizzazione a priori
delle conoscenze anatomiche, in quanto si
tratta non più di copiare, ma di riprodurre
un’idea, una forma mentale.
La A.F.G. è la tecnica che ci consegna le
chiavi di accesso ai codici “genetici” e
morfologici dei denti umani e ci supporta nell’esprimere, anche in assenza di riferimenti, queste abilità di cui abbiamo
parlato: entrambe necessitano però indubbiamente di un allenamento, nell’applicazione dei vari passaggi, a cominciare
da un allenamento visivo che porti con
chiarezza a distinguere il sottofondo invisibile in tutte le sue caratteristiche; in tutto ciò l’osservazione degli aspetti di luce
e ombra assume un ruolo fondamentale
e ciò che principalmente ci permette di
fissare l’attenzione sul particolare è il “fermare lo sguardo” su queste alternanze,
focalizzandosi su di esse. Se si osserva con
attenzione questo processo della mente, ci
si può accorgere che essa lavora “a strati”,
aggiunge un particolare per volta stratificandone uno sull’altro fino a completare
l’immagine e proprio questa caratteristica
delle nostre funzioni di astrazione sta alla
base della costruzione di alcuni software
di computer grafica e rielaborazione fotografica (come ad esempio Photoshop o
SketchBook) che ci possono aiutare in un
training di apprendimento.
In particolare, vorrei presentare qui le
funzioni principali di due programmi,
SketchBookPro e Keynote (Apple), che
associati alla macrofotografia digitale e
ai normali supporti analogici (nel nostro
caso i modelli in gesso), ritengo molto
utili all’apprendimento della anatomia
dentale, sia in campo conservativo, sia in
campo odontotecnico. Ritengo inoltre fondamentale che un affiatato team posseg-
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Fig. 11 Foto eseguita con flash anulare
Fig. 12 Foto eseguita con luce indiretta laterale
Fig. 13 Foto eseguita con luce indiretta laterale diffusa
ga le conoscenze di progettazione dentale
fondamentali di base al fine di poter agevolmente comunicare, non solo al paziente, il risultato che si intende raggiungere:
ritengo ormai anacronistico cominciare
delle riabilitazioni senza completare un
piano di trattamento con una prefigurazione e vedremo come anche quella digitale,
sebbene presenti ancora molti limiti, possa
aiutarci da questo punto di vista anche nella diagnosi e nell’elaborazione del piano
di trattamento, oltre che all’applicazione
dell’A.F.G..
Caratteristiche della
macrofotografia digitale
per supporto grafico
La macrofotografia digitale è importante
per cominciare il processo di fissazione vi-
siva, in quanto ci permette di “congelare” la
luce in un’immagine bidimensionale che
facilita il compito di evidenziare i particolari anatomici che interessano, anche se essi
sono tridimensionali nella realtà. Il nostro
occhio infatti compie in primis un identico
processo inconscio: fotografa la realtà sulla
retina. Si tratta quindi di rendere conscio e
tangibile un processo inconscio, usando la
fotografia.
Proviamo ad esempio ad osservare le zone
di transizione della luce sugli elementi
frontali. Nelle figure 11, 12, 13 si può osservare come le transizioni della luce siano
diverse a seconda del flash usato, in questo
caso Metz (luce frontale diretta, Figg. 11,
14), SB R-200 (luce laterale diretta, Figg.
12, 15, 16) e diffusori Bouncer (luce laterale
indiretta, Fig. 13).
Si può osservare come queste fotografie
mettano in risalto differenti aspetti della
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TECNICA
Fig. 14 Flash anulare
TECNICA
Fig. 15 Flash laterali montati su braccio
Fig. 17 Linee di transizione della luce su un gruppo incisivo
Fig. 18 Alternanza di concavità e convessità sulla superficie vestibolare di un incisivo centrale
Fig. 19 Anatomia del colore e delle trasparenze in un incisivo centrale
macro e microanatomia: le linee di transizione della luce e l’angolo da esse formato
(Fig. 17), l’alternanza di concavità e convessità (Fig. 18) e la tessitura di superficie,
oltre che diversi aspetti dell’anatomia del
colore (Fig. 19).
Nei denti posteriori l’utilizzo del flash anulare (Metz) risulta sicuramente più comodo, ma bisogna ricordare che appiattisce
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l’immagine facendoci perdere particolari
importanti: può essere utile montare due
flash (SB R-200 Nikon) su anello e posizionarli da un solo lato o orientarli opportunamente facendoli tenere ad un assistente
(Fig. 16).
É importante quindi acquisire una buona
competenza fotografica di base, ma fondamentalmente è importante rispettare
Fig. 16 Flash laterali montati su anello
alcune regole di base che spesso sfuggono
anche ai più esperti, la prima delle quali
è la ricerca della coordinata zero, cioè di
quell’inquadratura esattamente perpendicolare al piano frontale ed occlusale del
soggetto.
Nelle figure 20 e 21 si può vedere come
cambia molto l’aspetto di una arcata al
variare della coordinata: nel caso di una
riabilitazione estetica dovremo perciò osservare molto il soggetto prima di scattare
la foto, anche durante l’eloquio, per comprendere bene quale sia la coordinata zero
ed essere sicuri di averla correttamente
riprodotta.
Nel caso di uno studio eseguito su elementi posteriori è importante ricordare
che a causa delle curve di Spee e di Wilson
l’orientamento dei molari nell’arcata è diverso e che quindi per ottenere la corretta
coordinata, perpendicolare al piano occlusale, dovremo scattare una foto diversa per
ogni elemento dentale, come si vede dalla
figura 22 , in cui si può osservare il variare
della coordinata mano a mano che l’osservazione si sposta sui diatorici.
Un utilizzo molto semplice delle funzioni
digitali è la specularizzazione fotografica:
se abbiamo la fortuna di avere degli elementi dentali intatti nell’arcata controlaterale, possiamo ribaltare l’immagine e
utilizzarla come guida di copia, almeno per
quanto riguarda la morfologia generale
(Figg. da 23 a 28).
Questa funzione è fondamentale per gli
odontoiatri che vogliano applicare questa
tecnica visuale in conservativa per la ricostruzione dei diatorici: possiamo scattare
una foto prima di preparare la cavità in
modo da fissare i riferimenti anatomici da
riprodurre e tenere le foto a video in modo
da utilizzarle come guida; siccome le foto
vengono prese con gli specchi, se si tratta
di elementi dell’ arcata inferiore per i quali
dovremo lavorare in visione diretta, dobbiamo ricordarci di specularizzare l’imma-
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Fig. 20 Coordinata zero scorretta: la foto è stata presa con un’inclinazione
dall’alto verso il basso
Fig. 21 Coordinata zero scorretta: la foto è stata presa con un’inclinazione dal
basso verso l’alto
Fig. 23 Esempio di specularizzazione: il 45 prima della rimozione della
vecchia otturazione in composito
Fig. 22 Il variare della coordinata zero occlusale a seconda della curva di Spee
Fig. 24 Il 35 controlaterale intonso
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Fig. 25 La stessa immagine del 35 specularizzata viene usata per copiarne le
caratteristiche
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TECNICA
TECNICA
Figg. da 33 a 37 Lo studio preliminare serve
come guida alla ricreazione dell’anatomia
Fig. 26 Il 45 dopo la preparazione per l’inlay
Figg. 27 e 28 L’intarsio cementato (Lab. Biart)
Figg. 38 e 39 Un settimo inferiore completamente privo di anatomia occlusale a causa della
perdita della vecchia otturazione
Fig. 29 La tavoletta grafica Bamboo della Wacoom
usata per semplificare la grafica
Fig. 30 Il desk durante una sessione di studio della
transizione della luce sui premolari superiori con il
software SketchBook Pro
Fig. 31 Inclinazione delle creste primarie dei premolari
Fig. 32 Alternanza delle concavità e convessità
Fig. 40 Misurazione della prima chiave
gine in modo da poterla vedere a monitor
come esattamente è nella realtà; possiamo
inoltre ruotarla per adattarla alle diverse
posizioni di lavoro.
Se invece lavoriamo su elementi superiori,
in visione indiretta, non avremo bisogno di
alcuna modifica di orientamento.
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Leggere la luce
Vediamo ora come è possibile “leggere la
luce” su una fotografia.
Se utilizziamo SketchBookPro, possiamo
usare una tavoletta grafica (Fig. 29) che ci
permette di poter letteralmente disegnare sulla fotografia digitale come se fosse
stampata su carta e di poter disegnare uno
strato sopra l’altro, come se fossero fogli
di carta da lucido sovrapposti, con la possibilità di variare la trasparenza dei diversi strati: una volta importata la fotografia
trascinandola nel programma, attiviamo la
funzione LAYER, aggiungiamo il numero di
strati voluti e selezioniamo lo strumento di
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lavoro (Fig. 30): è consigliata la matita, tratto fine, colore grafite.
Cominciamo con il disegnare il contorno
esterno del dente e la transizione interna
(Fig. 30); a questo punto possiamo fissare
la posizione delle cuspidi e tirare le linee di
orientamento delle creste principali (Fig.
31), evidenziare i solchi ecc. (Fig. 32).
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Figg. 41e 42 Studio della disposizione delle cuspidi tramite misurazione con calibro virtuale
Possiamo quindi andare a riprodurre le
parti di anatomia perdute durante la rimozione del tessuto carioso avendo dei riferimenti dell’anatomia precedente (Figg. da
33 a 37).
Riprodurre in assenza
di riferimenti
Per riprodurre degli elementi dentari in
assenza o con scarsi riferimenti anatomici
possiamo utilizzare la macrofotografia per
progettare la posizione delle cuspidi e l’orientamento delle creste.
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TECNICA
TECNICA
Correggere gli errori
E’ possibile utilizzare anche strumenti di
misura come i calibri digitali e i compassi
e misurare angoli col goniometro. Questi
strumenti in particolare sono Screen Caliper, Screen Compass e Screen Protractor
(Figg. 41, 42 e 48) e possono essere calibrati partendo da una misura nota. I riferimenti vengono poi spostati nella realtà
e il progetto viene utilizzato come guida
(Figg. da 38 a 47, 49). La stessa procedura
può essere utilizzata per la progettazione
di intarsi e corone (Figg. da 50 a 53).
Un processo fondamentale nell’ apprendimento dell’ A.F.G., è comprendere gli
errori al fine di poter correggere le errate
abitudini di modellazione. Nel caso qui
presentato è evidente l’errore di centratura
di questo sesto superiore (Figg. da 54 a 57);
nelle figure 58 e 59 un sesto correttamente
centrato.
Progettazione e
comunicazione
La fotografia ci permette facilmente di
mettere in evidenza aspetti legati all’anatomia non solo degli elementi dentari,
ma anche delle mucose: i livelli gengivali,
le parabole, la posizione dei punti di contatto, le rotazioni, la posizione dei margini
incisali. Tutti questi aspetti sono molto importanti nella progettazione di restauri del
gruppo frontale, siano essi casi semplici o
Figg. da 50 a 53 Onlay di un sesto inferiore
(Lab. Biart )
Fig. 43 La registrazione dell’occlusione mediante un cemento provvisorio permette di
comprendere lo spazio libero occlusale
Fig. 44 Il trasferimento delle chiavi:
il posizionamento delle cuspidi
Fig. 45 Formazione delle creste e ricontrolli di misura
Figg. da 54 a 57 Errore di centratura nell’orientamento delle creste di un sesto superiore
Fig. 46 L’anticipazione dell’anatomia nella
stratificazione
Fig. 47 L’anatomia correttamente ricostruita non
richiede ritocchi occlusali
Figg. 48 e 49 Progettazione e realizzazione di un
sesto e settimo inferiore
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Figg. 58 e 59 Posizionamento corretto delle creste in sesto superiore
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complessi. Nel caso qui presentato si vede
come anche delle semplici quinte classi di
Black possano essere progettate in funzione della chirurgia e del posizionamento
IMPLANTOLOGIA
delle parabole (Figg. da 60 a 64).
Le tecniche qui proposte permettono, a
mio avviso, se utilizzate con costanza, di
velocizzare l’apprendimento delle forme
anatomiche dentali, sia per gli odontotecnici che per gli odontoiatri e di fornire un
utile supporto per la comunicazione e la
progettazione.
Figg. 60 e 61 Pianificazione dei livelli corretti delle quinte classi di Black in composito prima della chirurgia mucogengivale
Fig. 62 Le quinte classi eseguite
DENTAG
Figg. 63 e 64 Il lembo a riposizionamento coronale e la guarigione a tre mesi
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