Il dono dell`Amore - Diocesi di Agrigento

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Il dono dell`Amore - Diocesi di Agrigento
In perfetta sintonia con l’iconografia tradizionale del soggetto, la narrazione convoglia nell’atto dell’offerta dei doni
dei re Magi a Gesù Bambino e del prostrarsi dinanzi alla
regalità divina di Gesù di quella terrena dei Magi.
La missione divina del Verbo è quella di parlare, di dare
testimonianza del Padre. È la famiglia che parla per prima,
che rivela per prima questo mistero, che per prima dà testimonianza di Dio, del Padre Amore davanti alle
nuove generazioni. Il Natale festeggia dunque la Sacra famiglia intesa come l’umana famiglia in missione divina.
A conclusione del percorso espositivo troviamo le rappresentazioni della Sacra Famiglia, prototipo di tutte le
famiglie. In questa occasione speciale chi deve parlarci è
soprattutto la Sacra Famiglia, e noi dobbiamo accostarci
con amore all’ascolto.
Disposti in sequenza a conclusione del percorso, troviamo le rappresentazioni della
Sacra Famiglia. Si espone per prima la Sacra
Famiglia di Racalmuto ritenuta dalla critica
opera di Pietro D’Asaro. Anche se non firmato il dipinto si può ricondurre agli anni
1609-13 perché stilisticamente vicino alla
Natività, al S. Carlo e al S. Nicolò di Palermo,
opere autografe dell’artista di Racalmuto.
Segue, la Sacra Famiglia con Dio Padre e
lo Spirito Santo di Palma di Montechiaro, bottega siciliana del XVIII secolo. Si
individua un’intento evangelizzante del
dipinto. La Vergine che tiene gelosamente con una mano la Bibbia aperta, e
con l’altra teneramente Gesù Bambino,
indica che “Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.
Una “devota semplicità” presenta la Sacra
Famiglia del Capitolo Metropolitano di
Agrigento. La tela è stata attribuita al pittore
agrigentino Francesco Narbone. “Bravissimo pittore copista, ma che avea del gusto”.
Con la Sacra Famiglia di Cammarata si chiude
il ciclo espositivo. La tela raffigura un momento dell’infanzia di Gesù in un’atmosfera semplice ma intrisa di profonda umanità.
Accanto al principale messaggio di fede le splendide
opere in mostra offrono inoltre l’occasione per una riflessione estetica e culturale.
Queste opere sono intrise di bellezza. “Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non
sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la
verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è
quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che
unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione” (Paolo VI).
ORARI VISITE
10,00-12,00/17,00-20,00
GIORNI DI CHIUSURA
25-26-31 Dicembre 2010
1 Gennaio 2011 (mattina)
Arcidiocesi di Agrigento
Il dono
dell’Amore
ὁ θεòς ἀγάπη ἐστίν (1Gv 4,6)
Ingresso dalla Curia
(richiedere al servizio di custodia)
0922 490039
3271280036
[email protected]
PROGETTAZIONE E DIREZIONE
Giuseppe Pontillo
CONSULENZA SCIENTIFICA
Domenica Brancato
RICERCA E COORDINAMENTO
Ilena Virone
PROGETTO GRAFICO
Carmelo Petrone
© Arcidiocesi di Agrigento
ALLESTIMENTO E CUSTODIA
Associazione Culturale “Ecclesia Viva” - Agrigento
Ufficio BBCCEE As - Curia Arcivescovile
Percorso
di Arte e Fede
Venerdì 17 dicembre 2010
Giovedì 6 Gennaio 2011
Sala dei Vescovi
Palazzo Arcivescovile
Chi si ferma a meditare davanti al Figlio di Dio che giace indifeso nel presepe, non può non sentirsi sorpreso da
quest’evento umanamente incredibile; non può non condividere lo stupore e l’umile abbandono della Vergine Maria, che Dio ha scelto come Madre del Redentore proprio
per la sua umiltà. Nel Bambino di Betlemme ogni uomo
scopre di essere gratuitamente amato da Dio.
Nel Natale risuona al mondo intero l’annuncio semplice e
sconvolgente: “Dio è amore”.
La mostra di arte sacra allestita dalla diocesi di Agrigento,
nel Palazzo Vescovile, il luogo più rappresentativo e simbolico della provincia, in occasione del Natale 2010 dal
titolo “Il dono dell’Amore...” parte da questo umile e semplice annuncio che è per noi una certezza “Dio è amore”
(1 Gv 4, 8).
La mostra è un’occasione per meditare su questa realtà
divina, il “Verbo si è fatto carne” (1Gv 1,1) e nel Verbo vive
l’ineffabile mistero dell’Amore. L’intimo messaggio di fede
giunge a noi attraverso la bellezza dell’arte sacra. Immagini raffiguranti l’Annunciazione, la Natività, l’Adorazione
ci invitano a meditare sul profondo significato del Natale,
sul significato nascosto di quelle splendide rappresentazioni, traduzione della Parola-Verbo e dunque strumento
di evangelizzazione della chiesa.
“Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, la Chiesa ha sempre avuto bisogno dell’arte per rendere percepibile e anzi, per quanto possibile, affascinante il mondo dello
Spirito, dell’invisibile, di Dio” (PaoloVI).
Le Immagini sono dunque espressione di quella feconda
storia del rapporto tra arte e chiesa, una perfetta intesa che
ha costruito nei secoli una splendida risposta artistica. La
mostra tende dunque a recuperare, quel rapporto tra testo
sacro ed immagine della tradizione, adeguata di volta in
volta alle varie epoche, capace di raccordare la dimensione liturgica e devozionale alle mutazioni socio-culturali e
politiche del pubblico dei fedeli. Le immagini esprimono
“oltre ...l’umano autentico, il religioso, il divino, il cristiano” (Paolo VI). Il percorso allestito invita ad andare oltre
le immagini... perché oltre l’immagine fenomenica c’è il
vivo amore. Riviviamo dunque il Mistero di quella notte
in cui Gesù illuminò il mondo con la sua luce, riviviamolo
attraverso i colori delle arti figurative nel segno dei grandi
artisti del passato. Entrando, nell’elegante Palazzo Vescovile, fra le tele accuratamente selezionate, fra le splendide
immagini sacre di Gesù, di Maria e dei santi, quelle scene
parlano di Amore e noi grazie a quelle immagini ne facciamo esperienza.
Apre la mostra, il Bambino Gesù che con le braccia
protese verso il fedele lo accoglie con gioia, posto al centro della sala nel punto di maggiore luminosità, perchè
Gesù è luce.
Ai lati sono poste due tele di media grandezza, opere del XVIII secolo di Fra Felice
da Sambuca. Il primo, Gesù Bambino che
mostra con estrema serenità i segni della
passione: un cuore e una catena.
L’altra tela raffigura Gesù Bambino circondato dagli elementi della passione (i dadi, il
casco di spine, la canna, la croce). Questa tela
ha un significato teologico particolare legato
alla dimensione della natura umana e divina di
Gesù.
Seguono dunque le tele a carattere narrativo che accompagnano l’evento storico per eccellenza. La selezione organizzata delle opere ha preferito rappresentazioni
meditative ed introspettive.
Troviamo dunque l’Annunciazione di
Alessandria della Rocca attribuita alla
scuola di Guido Reni. “Il Verbo si è fatto
carne e venne ad abitare in mezzo a noi
per mezzo del “Sì” di Maria. La tela narra
questo evento con semplicità e pura poesia.
Segue l’Annunciazione di San Biagio Platani
dipinta da Padre Fedele. Nella pregevole tela,
non si narra semplicemente l’evento storico, è
una rappresentazione intensamente emotiva
e psicologica.
Subito dopo troviamo la tenera Adorazione del Bambino del Capitolo della Cattedrale di Agrigento. L’immagine del Bambino
disteso sulla terra nuda, vegliato solo dalla
Vergine. Il centro della scena è sgombro di
figure così che l’occhio è libero di ammirare
il bellissimo e trasognato paesaggio.
Segue l’Adorazione dei Pastori di Licata. L’opera risulta
datata (1572). Nell’insieme si tratta di uno schema compositivo e di moduli iconografici attardati. Al centro della
positivo e di moduli iconografici attardati.
Al centro della composizione, adagiato su
un panno bianco, è il Bambino reso in tutta la sua purezza. La Vergine, piena di rispetto e di tenerezza, è nell’atto di scoprire
ad alcuni pastori il Bambin Gesù.
Segue l’Adorazione dei pastori di Grotte,
opera di un ignoto pittore del XVII secolo. Il
soggetto del dipinto si identifica con un’iconografia consueta e tradizionale. Al centro
della composizione, adagiato su un panno
bianco, è il Bambino fasciato nel cantore del
suo incarnato. Il volto della Vergine rivolto
verso l’osservatore nell’atto di mostrare a tutti Gesù, ha un evidente obiettivo pedagogico-devozionale,
reso senza nessun virtuosismo formale. Una tela legata
alla cultura tardo-manierista, in cui l’autore ignoto propone un’interpretazione che risente della cultura eclettica del
pittore Pietro D’Asaro.
Segue l’Adorazione dei pastori del XVIII
secolo di Sant’Angelo Muxaro di bottega
agrigentina. San Giuseppe e la Vergine, assorti nella meditazione e nella preghiera,
contemplano il bambino. I pastori inginocchiati, esprimono tutta la loro meraviglia
indicando con mimica scomposta il Bambino, mentre alcuni angeli reggono una cortina con la
scritta “Gloria in Excelsis Deo”.
A seguire l’adorazione dei Magi di Aragona, attribuita per tradizione allo Zoppo
di Ganci. L’Adorazione si colloca culturalmente nell’ambito di quelle “pastosissime”
e cromaticamente “vive” Epifanie del tardo
manierismo isolano. Attribuita per tradizione a Giuseppe Salerno (Ganci 1570 -1633),
la splendida tela aragonese, nell’ultimo restauro ricevuto,
ha svelato la data di fattura, 1607.
Speculare all’adorazione di Aragona, troviamo un’altra opera che ripropone l’analoga iconografia dell’Epifania, ma tradotta con
un diverso linguaggio pittorico, prettamente
ottocentesco, l’Adorazione dei Magi di Cattolica Eraclea.