L`assaggio 11 - Centro Studi Assaggiatori
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L`assaggio 11 - Centro Studi Assaggiatori
VINO Giuseppe Versini - Giorgio Nicolini - Manuela Violoni Il profumo Müller Thurgau del una questione di alchimia… anzi, di chimica Miele, biancospino, margherita, violetta, agrumi, mela, pesca, banana, albicocca, pera, fragola, ciliegia, erba fresca, salvia, fichi, mandorla: ecco un breve identikit dell’intrigante profumo di questo complesso vino aromatico. L’origine del vitigno è altrettanto intrigante del suo profumo: è servito un attento esame genetico e ampelografico per stabilire nel 2000 che il padre di questo incrocio, creato a tavolino centoventitre anni fa dal ricercatore Hermann Müller del cantone svizzero di Thurgau, non è il Silvaner, come si pensava, ma la varietà Madeleine Royale. La madre nota è invece il Riesling renano, da cui ha preso il carattere floreale, eredità genetica che si manifesta nel profilo terpenico particolare. I terpeni infatti sono quelle molecole aromatiche che danno il profumo di fiori, e si trovano sia liberi che legati a zuccheri, soprattutto disaccaridi: molecole composte da due parti di cui una è sempre il glucosio, l’altra può variare fra l’apiosio, l’arabinosio, il ramnosio e lo xilosio. Problema: i terpeni liberi si sentono all’olfatto, quelli legati non si sentono e devono essere liberati per dare profumo. Tutti i protagonisti dell’aroma del Müller Thurgau È qui che entra in gioco il personaggio determinante di questa storia: si chiama linalolo. Questo è il terpene che dà quel ricercato profumo tra il coriandolo e la pesca. Peccato che oltre l’80% del linalolo complessivo del Müller Thurgau, sia in forma legata, e non si sente assaggiando l’acino: così questo straordinario vitigno cela gelosamente le sue potenzialità agli inesperti. Ma se finisce in mani sapienti non tarda a liberare il suo aroma nascosto nella vinificazione: in questa serie di reazioni chimiche il linalolo legato viene spontaneamente idrolizzato entro i primi 6 mesi. Se saprà di coriandolo oppure di pe- sca dipende dalla struttura molecolare: molti composti hanno due versioni, di forme speculari ma non sovrapponibili fra loro, come le mani. Queste versioni si chiamano forme enantiometriche e a seconda che prevalga la “destra” o la “sinistra” avremo odori diversi. Tra tutte e due le versioni enantiometriche in un litro di Müller Thurgau ci saranno circa 50-200 microgrammi di linalolo: parliamo di milionesimi di grammo, ma capaci di dare un aroma da far girare la testa. Ma per avere una misura completa bisogna considerare anche il tenore di alfa-terpineolo, cioè un composto non presente nell’uva ma ottenuto dalla trasformazione del linalolo nell’ambiente acido della fermentazione. Questo ha un aroma resinoso, ma si avverte meno rispetto al linaiolo. Ma nessun aroma è ricco se generato da una sola molecola: tutti i profumi più amati sono composti di diverse essenze, e i prodotti naturali sono dei veri e propri cocktail di aromi difficilmente riprodu- L’ASSAGGIO 11 - AUTUNNO 2005 33 VINO mente: 2,6-dimetil-3,7-octadiene-2,6-diolo). Questa sostanza è un’altra sorpresa perché non ha aroma come tale, ma può generarne di molto tipico nel corso della fermentazione, probabilmente quando si lega con l’alcool etilico formando un etere come il 7-etossi ho-diendiolo I. Infatti lo stesso carattere floreale si ritrova anche nell’Incrocio Manzoni 60-13, comunemente chiamato “Manzoni bianco” e derivato dall’incrocio fra Riesling renano e Pinot bianco: questa varietà è povera di linalolo complessivo (non oltre i 20-30 µg/l nel vino), ma con tenori di ho-diendiolo I anche oltre i 400 µg/l. Non solo l’ho-diendiolo I ha un aroma particolare, ma genera anche, perdendo una molecola d’acqua, l’ho-trienolo, che sa di tiglio, e l’ossido di nerolo, a nota resinosa; questo però avviene a partire da due anni d’invecchiamento. Questi composti fanno parte del patrimonio genetico del Riesling renano, che si è trasmesso ai suoi vari incroci: fra i più noti in Italia, oltre al Manzoni bianco, il Kerner tipico della Valle d’Isarco in Alto Adige. Tabella 1 34 cibili chimicamente. Addirittura un recente metodo basato sulla gascromatografia (Versini – Moser 2005) consente di scoprire nella grappa l’aromatizzazione nascosta, semplicemente osservando se i picchi aromatici sono composti da molecole isolate o da gruppi complessi. E allora nel Müller Thurgau troviamo, anche se in quantità trascurabili, composti del gruppo del geraniolo, tra cui il neroli e, nel vino, il citronellolo, sostanze che nel complesso danno una nota floreale, verso l’olio di rosa. Altro composto molto abbondante è il ho-diolo I (chimica- L’ASSAGGIO 11 - AUTUNNO 2005 Müller italiani: i perché delle differenze Il rapporto fra linalolo e ho-diendiolo, sia solo liberi sia totali, può rendere ragione delle differenze riscontrate nell’aroma floreale fra vini di diversa origine geografica italiana alla Mostra del Müller Thurgau di Cembra nel 1998. La tabella 1 mostra un confronto fra diversi Müller Thurgau in commercio provenienti dalla Valle d’Aosta, dal Friuli, dal Trentino e dall’Alto Adige. Consideriamo il gruppo dei composti ho-diendiolo I libero, legato e l’ho-trienolo da lui derivato rispetto al Il profumo del Müller Thurgau è l’incontro tra un mondo fiorito e un mondo vegetale, uniti da un sottile ponte fruttato. Alberto Ugolini gruppo di linalolo libero, linalolo legato e alfa-terpineolo. Come quantità complessiva di quegli aromi, nell’annata 1997 i vini che ne abbondavano maggiormente provenivano da Trentino e soprattutto Alto Adige. Se andiamo a vedere la caratterizzazione attraverso il rapporto, osserviamo che i vini in cui il gruppo hodiendiolo prevale maggiormente rispetto al gruppo linalolo sono i trentini, con un netto stacco. Presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige sono state effettuate indagini approfondite su 5 cloni posti nello stesso vigneto a Telve di Valsugana, a circa 400 metri di altitudine. Da un raffronto su parecchie annate emerge che nelle annate e zone più fresche (tra agosto e settembre) si ha un maggiore accumulo di aromi varietali: ecco quindi il prego di certe aree di produzione fra cui la nota Val di Cembra, la collina di Faedo e quella di Rovereto e Mori nel Trentino. Per ragioni analoghe il Müller Thurgau si presta bene a una vinificazione per macerazione a freddo, come dimostra sia l’analisi chimica che l’analisi sensoriale, che evidenzia caratteristiche fruttate, floreali, verdi e un’elevata tipicità. Gli aromi misteriosi Fra le altre sostanze importanti per un contributo aromatico al Müller Thurgau si è individuato l’alcol beta-feliletilico, un composto fermentativo che, se presente in un vino bianco oltre i 50 µg/l, dà un aroma tra la rosa e il garofano. La presenza di questa sostanza dipende dal fatto che questa varietà ha un tenore tendenzialmente basso di amminoacidi. Quando questo composto è presente in quantità elevate si fa VINO Grafico 1- Correlazione tra aroma floreale potenziale in vini clonali di Müller-Thurgau e indice di Huglin in differenti annate vivo prepotentemente anche il suo acetato, che sa di frutta e caramelle e tende a idrolizzarsi meno velocemente degli altri acetati. I vini da Müller Thurgau sono tendenzialmente elevati anche in esanolo. Questo alcol è generato dalla degradazione enzimatica degli acidi grassi dell’uva, che si trasformano in aldeidi ed alcol insaturi che a loro volta vengono elaborati dai lieviti. L’esanolo nel Müller Thurgau può raggiungere anche la considerevole concentrazione di 3 mg/l, e a quei livelli si origina un sentore, sebbene mascherato, di foglia verde o cioccolato. L’esanolo alto si accompagna anche a un livello relativamente elevato di acetato di esile, un estere tipico dei vini giovani che dà un profumo di mela Golden. I vini di alta collina, soprattutto se ottenuti in condizioni riducenti, sono poi generalmente ricchi anche di vinilfenoli, sostanze che apportano nei vini giovani una nota complessa: dal dolciastro allo speziato, dalla ginestra del 4-vinilfenolo fin verso i chiodi di garofano del 4-vinilguaiacolo. Queste molecole si formano così: quando il chicco d’uva va in leggera sovramaturazione, come succede spesso nelle raccolte di alta collina, dove si mantiene alta l’acidità e si cerca di raggiungere un livello zuccherino e una carica terpenica maggiore, si formano degli acidi cinnamici liberi: acido p-cumarico e acido ferulico. Nella fermentazione i lieviti, con il loro metabolismo, attaccano questi acidi producendo proprio i vinilfenoli. Col passare del tempo, però, e a seconda del pH, questi tendono a trasformarsi ancora in altri derivati che non danno così tanto aro- ma, e il profumo tende a svanire. Infine possono esserci dei composti solforati, che sanno di pompelmo o ribes: succede con la vinificazione riduttiva, e allora il nostro Müller Thurgau può assomigliare per certe note al Sauvignon bianco, a causa delle tracce di 4-metil-4-mercaptopentan-2one, di 3-mercaptoesanolo e del suo acetato. Ma l’aroma fine e complesso del Müller Thurgau cela ancora molti segreti, e all’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige le indagini sono ancora in corso. Quali sono i precursori, quelle sostanze che nascondono gli aromi nel chicco ma li rivelano nella vinificazione? Che aromi danno i composti solforati con la fermentazione? Come avviene l’equilibrio tra la nota di coriandolo e di pesca? Tutti misteri che stanno per essere risolti. Bibliografia essenziale Dettweiler E., Jung A., Zyprian E., Toepfer R. (2000) – Grapevine cultivar MuellerThurgau and its true to type descent. Vitis 39/2, 63-65. Versini G., Dalla Serra A. (1985) – L’influenza della produzione di uva per ha sulla variazione compositiva in prodotti volatili e fissi del vino: studio analitico sui vini Müller Thurgau e Riesling Renano prodotti presso l’Istituto di Viticoltura ed Enologia di Geisenheim. L’Enotecnico, XXI, 127-133. Nicolini G., Stefanini M., Versini G., Gimenez-Martinez R., Merz A. (1999): Comportement agronomique et variabilité aromatique de vin de quelques clones de Müller-Thurgau dans le Trentin (Italie). Riv. Vitic. Enol., LII/2, 9-19. L’ASSAGGIO 11 - AUTUNNO 2005 35