Orgoglio e Pregiudizio Il successo del Texas Hold`Em è sotto gli
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Orgoglio e Pregiudizio Il successo del Texas Hold`Em è sotto gli
Orgoglio e Pregiudizio Il successo del Texas Hold’Em è sotto gli occhi di tutti: inutile fornire numeri e dati. Il futuro del gioco è roseo, l’espansione è senza fine. Mi preme però cercare, nel mio piccolo, di fare un ulteriore salto di qualità: far cadere alcuni pregiudizi dietro cui sono barricati gli ultimi irriducibili. Innanzitutto è caduto il nome di “gioco d’azzardo”: lo dice il legislatore stesso, catalogandolo come skill game, definizione davvero appropriata. L’argomentazione al riguardo è molto lunga e complessa, inoltre richiede una certa comprensione del gioco che non possiamo pretendere da chi ci guarda dall’esterno. I pregiudizi che andiamo ad analizzare possono invece essere spiegati in pochi secondi. La maggior parte di essi sono obiettivamente e palesemente falsi. Almeno oggi. Con onestà, bisogna riconoscere che un tempo qualcosa di vero c’era. 1) Il Poker nell’immaginario collettivo evoca sensazioni di falsità, di comportamenti subdoli, di trucchi. Tutto ciò è oggi falso. Il concetto del bluff può essere spiegato ad una persona raziocinante in trenta secondi e far comprendere come sia semplicemente una regola del gioco. Anzi, ciò che lo rende unico. Basta far “credere” di avere, laddove in quasi tutti gli altri giochi bisogna “dimostrare” di avere. Prendere le carte da sotto al tavolo è tutta un’altra questione. Così come è permesso bluffare, è anche permesso essere subdoli: hanno provato ad ammorbidire il gioco nel corso del tempo, ma è sempre stato un fallimento. Per esempio nelle partite casalinghe americane, spesso il check raise era proibito, proprio per non generare tensione e fastidio. Perdere viene accettato da tutti, il check raise talvolta crea l’impressione di essere anche derisi e sbeffeggiati. Oltre a vincere ti ho voluto dimostrare di essere più furbo di te: falso. Il check raise è uno strumento vitale alla bellezza e complessità del gioco. Non c’è a priori mai nulla di personale, si stanno semplicemente massimizzando le proprie opportunità sfruttando tutto ciò che è consentito al tavolo. Anzi, a Poker le bugie non esistono, fanno parte integrante del gioco e dunque sono legittime. Parlare di un giocatore come di un baro è uguale a dire che un attore è un disgraziato nella vita perché finge, oppure dire che un pugile è un vigliacco perché mena le mani. È il gioco: può non piacere, ma non è scorretto. 2) In una partita a Poker si pensa che qualcuno venga messo in mezzo e gli altri si approfittino di te: falso. Anzi falsissimo. Ognuno gioca per sé. L’eccezione non può valere come regola. Potrebbe sembrare simile al primo pregiudizio, ma qui vi sono delle sfumature. Vi faccio notare qualcosa che sovente sfugge: fosse vero, cadrebbe il pregiudizio espresso dalle stesse persone che teorizzano che sia un gioco di azzardo. L’azzardo è il male per gli stessi soggetti, perché l’uomo si rovina da solo deliberatamente; almeno nel Poker ti rovinerebbero gli altri e tu saresti solo vittima dell’inganno! Al massimo saresti dunque ingenuo, ma non masochista come invece dicono gli psicologi riguardo ai viziosi dell’azzardo. Buffo no? 3) Chi ha più soldi vince. Tale concetto è assolutamente falso. Da quando esiste il Poker, permettere un rilancio completamente libero, è un concetto privo di senso. Solo nei film western il malcapitato di turno andava al banco dei pegni per poter rimanere nel colpo. Riflettete, se fosse davvero così basterebbe puntare una cifra che gli altri non possono coprire per vincere sempre. Che gioco è? Poter puntare cifre illimitate e senza vincoli, equivarrebbe a dire che una partita di pallone non termina al 90esimo. Che una partita di tennis non finisce mai perché vince chi resta in piedi visto che non è prefissato quanti set si giocano. Falso. A Poker si stabiliscono sempre prima i massimali, così come altre regole. Internet permette di spiegare tale concetto con una facilità disarmante: i soldi vengono depositati prima, i tornei hanno un costo prefissato ed anche su futuri ed ipotetici tavoli a soldi reali, vi sono dei massimali di ingresso. Chi non copre la puntata partecipa comunque al colpo in corso. 4) Il Texas Hold’Em assomiglia ad un videopoker: falso. Il videopoker non è altro che una slot machine, in cui si vince realizzando determinate combinazioni del tutto dipendenti dalla pura fortuna. Si chiamavano videopoker, perché invece che scendere le ciliegie, le banane oppure i simboli del dollaro, venivano usati simboli che richiamavano le carte, inoltre le combinazioni vincenti erano punti desunti dal gioco del Poker. Null’altro. Se faccio scendere i palloni, i cartellini gialli e le traverse in una slot machine, non sto giocando a pallone. 5) Il Poker è solo per uomini: esso è per tutti. Le donne che si accostano al gioco sono quasi pari in numero agli uomini, inoltre la categoria di età presso cui maggiormente spopola il gioco è quella dei giovanissimi e quella degli anziani. A dimostrazione di come veramente l’età non conti nulla, piace ai diciottenni come ai settantenni. In ogni cucina americana è stata giocata una partita di Hold’Em, il gioco è completamente trasversale. 6) Perdere del denaro a Poker è immorale, sbagliato e privo di senso: lasciatelo giudicare a noi, grazie. Giocare a Poker è piacevole, dunque perdere può essere visto tranquillamente come spendere del denaro in divertimento, intrattenimento o qualsiasi altra cosa di futile. Se siete moralmente contrati al gioco o altro, io rispetto il vostro convincimento, così come sta a voi permettere a persone adulte di spendere il loro denaro come meglio credono. Perdere tanto è un concetto ambiguo, così come spendere troppo per un ristorante lo è altrettanto. Qualcuno va in pizzeria, qualcuno mangia ostriche. Libertà di decidere. Chi si gioca tutto lo stipendio ed è in difficoltà a pagare gli studi ai bambini non è un giocatore di Poker, è un incosciente, così come se avesse comprato una Rolls Royce senza potersela permettere. 7) Il Poker va disprezzato perché il denaro è il motore del gioco: falso. Il denaro è una misura che può essere spostata nel tempo, così come in quasi ogni altra relazione umana. In qualsiasi gioco o sport si tiene un punteggio. Certo, senza denaro il Poker non funziona, ma vale anche per il commercio, per l’industria e per il lavoro in generale. Anzi, si può teorizzare che anche nel settore Poker passi di mano generando, cinicamente, un processo virtuoso: nel lungo periodo affluisce nelle tasche di persone maggiormente capaci che sapranno come adoperarlo. Il Poker forse costringe le persone nei fatti a parlare del denaro in continuazione: ma lo fa anche un commerciante o un banchiere. 8) I luoghi dove si gioca a Poker sono mal frequentati: rispetto a cosa? Rispetto alle Signore che prendono l’autobus alle 11 di mattina in un quartiere buono del Nord Italia può anche darsi per quello che è il sentire comune, ma rispetto ad un locale notturno credo che siamo nella media, gli Stadi forse sono anche peggiori. Peraltro, sta anche diventando falso che a Poker si giochi la notte, o per lo meno non è affatto obbligatorio. 9) Il Poker genera tensione: falso. O almeno, vale nella maggior parte delle attività umane. Lavorare, studiare, commerciare, praticare attività sportiva genera tensione, talvolta piacevole talvolta fastidiosa. Le alterne fortune che si susseguono nel corso di una partita sono comuni alla maggior parte delle attività umane. Magari sono più repentine. È anche falso che tale tensione si rifletta in atteggiamenti poco salutari: si, giocando a Poker si fuma di più. Ma anche nel parlare al telefono le persone fumano molto più del normale. Nella quasi totalità delle Poker Room è vietato fumare. Giocando a Poker si bevono molti più alcolici: può darsi. Io so solo con certezza che andando al cinema si consumano molti più pop corn che di certo non fanno bene. 10) Giocare a Poker prende la mano e perdi il controllo: falso. Lo si dice anche per i video games e lo si imputa ai tempi moderni ed alle diavolerie delle nuove generazioni. L’uomo a mio parere non cambia mai, c’è sempre chi esagera come in ogni cosa. Non so con certezza, ma ipotizzo che qualche mio antenato abbia rimproverato il mio bisnonno di essere sempre seduto per terra a giocare con il trenino di legno e come ai suoi tempi certe assurdità non esistessero. Perdere il controllo non è giocare a Poker: è giocare MALE a Poker o peggio ancora. Se nel Tennis qualcuno continua a sbattere la racchetta sul campo, non sta giocando a Tennis. Infine, il pregiudizio più assurdo di tutti, il meno notato ed anche il più duro a crollare ma di gran lunga il più importante perché racchiude in sé gran parte di ciò che ci siamo detti: mettetevi in testa che l’ultima mano conta quanto una qualsiasi altra. Nella nostra lingua e cultura echeggia una frase minacciosa mutuata dal Poker “l’ultima mano sarà mia”. Intendendo con essa, che l’ultima è quella cruciale, decisiva e risolutiva. No Signori, abbiamo già visto che non si può puntare oltre un certo massimo ed il gioco al raddoppio non esiste. Abbiamo già visto che non vi è alcuna aria di sfida né voglia di derisione al tavolo da gioco, un luogo in cui paradossalmente si gioca a carte scoperte: siamo tutti lì riuniti per vincere i soldi degli altri. È nella vita reale, scendendo nella retorica, che non sai mai chi hai di fronte e da che parte stanno gli altri. Al tavolo le carte sono coperte, ma le intenzioni sono palesi e questo genera invece un clima decisamente franco e pulito. Ricordatevi che se giocate davvero a Poker l’ultima mano conta quanto le altre. Fosse una guerra capirei il discernere tra battaglie e vincitore finale, ma per il Poker siete davvero fuori strada. Potete anche continuare a non accorgervi delle falsità che si tramandano e dei cambiamenti in atto, tanto la Rivouzione Francese è già avvenuta…