Henry Gee, Tempo profondo
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Henry Gee, Tempo profondo
Henry Gee, Tempo profondo. La rivoluzione cladistica dell’evoluzione. La cladistica è una metodologia della sistematica biologica; un metodo innovativo per la classificazione degli esseri viventi, la cui portata ha però coinvolto nel tempo campi diversi, tra cui la filosofia della biologia, mutando in maniera piuttosto radicale la teoria della sistematica. Il primo propositore della cladistica è stato Willi Hennig, un entomologo tedesco che pubblicò nel 1950 un volume intitolato Fondamenti per una sistematica filogenetica. Il volume passò sostanzialmente inosservato fino a che, nel 1966, non venne tradotto in inglese, presso la Urbana University Press. Nel corso degli anni ’70 e ’80 si sviluppò quindi un dibattito, a tratti molto aspro, tra i sostenitori della cladistica e i suoi oppositori. Il contenzioso riguardava il sistema da utilizzare per classificare gli esseri viventi, ma finì per coinvolgere i concetti di “specie” (cos’è una specie e come posso definirla?) e di adattamento (cosa significa esattamente essere adattati a qualcosa?), i due nodi teorici più complessi della biologia evoluzionistica. La polemica investì diversi livelli di discussione, compreso quello politico, poiché ci fu anche chi accusò la cladistica di essere figlia dell’ideologia marxista e di utilizzare (come il marxismo, appunto) un suo inutile gergo specialistico, costellato di termini dal significato ignoto ai non “iniziati” (provate a cercare in un dizionario, anche ottimo, la parola “simplesiomorfia”, ad esempio). Tutto ciò è descritto in maniera vivace e persino divertente nel libro di Gee. Prima della cladistica i biologi hanno sempre classificato gli esseri viventi sulla base delle loro somiglianze: più due organismi erano simili, più venivano classificati in gruppi omogenei. Prima della teoria evolutiva i gruppi rappresentavano solo insiemi coerenti di organizzazione morfologica (tutti gli animali con le penne e le ali li chiamiamo “uccelli”), dopo Darwin quegli stessi gruppi venivano interpretati come insiemi di parentele (tutti gli animali con le penne e le ali sono tra loro cugini, o comunque sono tra loro strettamente imparentati in senso genealogico-evolutivo). Fin dall’Ottocento si era però imparato a discriminare tra le caratteristiche “omologhe” (simili poiché anatomicamente comparabili) e le caratteristiche “analoghe” (simili poiché funzionalmente comparabili). Ad esempio, le ali delle farfalle e quelle degli uccelli sono tra loro analoghe, poiché svolgono la stessa funzione, ma non sono omologhe, poiché derivano da strutture anatomicamente differenti. E’ pertanto scorretto classificare nello stesso gruppo tutti gli animai “volatori” per il solo fatto che possiedono delle “ali”: così facendo si ottengono dei gruppi “non naturali”, basati in sostanza su una caratteristica che noi esseri umani giudichiamo importante (e alla quale abbiamo dato un nome – “ali” –, nome che però potrebbe solo riflettere i nostri pregiudizi), ma che non è detto che lo sia in sé. In questo modo farfalle e uccelli risulterebbero tra loro più vicini che non farfalle e bruchi. E’ chiaro che siamo sulla strada sbagliata. D’altra parte discriminare tra omologie e analogie non è sempre immediato (come può apparire per il caso delle “ali”). Resta sempre quindi un alto grado di arbitrarietà nelle classificazioni. Ma essendo le classificazioni uno specchio della storia della vita sulla Terra – nel mondo darwiniano dell’evoluzione –, il problema diventa fondamentale. C’è bisogno di un criterio di classificazione che ci faccia riconoscere i “reali” rapporti di parentela tra gli animali, che ci definisca i gruppi “naturali”. Nel Novecento le strategie per rispondere a questa esigenza sono raggruppabili in tre categorie, che prendono il nome di “sistematica evoluzionista”, “fenetica” e “cladistica”. La Sistematica evoluzionista più che un approccio rigoroso al problema rappresenta la “pratica” quotidiana, di buon senso, dei biologi. E’ stata a lungo la scuola dominante, e si proponeva di analizzare nel modo più esaustivo possibile le caratteristiche degli esseri viventi, per giungere a proporre delle classificazioni basate il più possibile sulle omologie, scartando le analogie (dopo averle identificate). Niente di più. Il problema è che spesso in questa scuola contava moltissimo l’autorità dello scienziato. Quando il grande George Gaylord Simpson proponeva una classificazione, ben pochi avevano l’ardire di contestargliela. La fenetica rinuncia per principio al concetto di specie come unità reale della natura: è la versione biologica del postmodernismo. I “fenetisti” suddividono gli organismi viventi in insiemi di “caratteri” (qualsiasi qualità rilevabile per mezzo dell’osservazione), e – dichiarando di non essere in grado di discriminare tra omologie e analogie – elaborano asetticamente tutti i caratteri allo stesso modo tramite algoritmi statistici. L’output del computer viene preso per quello che è: una classificazione artificiale della vita, asettica e astorica, che ha il solo scopo di mettere ordine nel mondo vivente ma non pretende di inferire alcunché. Persino la parola “specie” scompare dal gergo fenetista, venendo sotituita dall’Unità Tassonomica Operativa (OTU), un concetto appunto operativo, non definito come categoria ontologica. La cladistica infine, non solo ritiene possibile discriminare tra omologie e analogie, ma addirittura discrimina ulteriormente tra due tipi differenti di omologie, che chiama “apomorfie” e “plesiomorfie”; le prime sono le omologie “recenti”, quelle che definiscono un gruppo, mentre le seconde sono pur sempre omologie, ma talmente ampiamente condivise da tutti da risultare poco informative. Per fare un esempio, le ali sono apomorfie se si prende in considerazione il gruppo ampio dei “vertebrati”, nel senso che definiscono un sottogruppo che potremmo chiamare “uccelli”, ma diventano plesiomorfie se si prendono in considerazione solo gli uccelli, nel senso che risulta del tutto inutile prendere in considerazione le ali per classificare i gruppi contenuti nel macro-gruppo uccelli (avendole tutti). Dunque la cladistica utilizza per classificare solo le particolari omologie denominate apomorfie e ottiene gruppi che devono essere per definizione “monofiletici” (ovvero derivati sempre e solo da un unico antenato) e “ipotetici” (ovvero possono essere rivisti in qualsiasi momento, con l’aumentare delle conoscenze e ridefiniti anche in maniera cospicua). E’ più facile di quanto possa sembrare. Per aiutare a comprendere (e poi terminiamo) conviene fare uno schema visivo: Tartarughe Lucertole Serpenti Coccodrilli Uccelli Lo schema rappresenta le relazioni evolutive (di parentela genealogica) tra alcuni gruppi animali. I primi quattro vengono normalmente denominati “rettili”, l’ultimo “uccelli”. Questo schema è stato prodotto da algoritmi cladistici (cioè prendendo in esame solo le apomorfie, con metodi troppo tecnici per essere spiegati in questa sede) e il risultato che si ottiene è che la parola “rettili” perde di significato. Esiste infatti nello schema delle relazioni genealogiche del gruppo un ipotetico antenato comune a tutti i rettili (quadrato grigio) che però comprende tra i suoi discendenti anche gli uccelli. Pertanto, se il termine “rettili” vuole avere un valore “naturale”, per i cladisti deve includere anche gli “uccelli”. Uno dei vantaggi della cladistica è che può analizzare specie viventi ed estinte nello stesso tempo. Allora, se aggiungessimo i “dinosauri” allo schema, li posizioneremmo da qualche parte tra Coccodrilli e Uccelli. Per dirla con Don Rosen (uno dei principali cladisti, citato nel libro di Gee): “I dinosauri non si sono mai estinti; esistono ancora oggi, solo che li chiamiamo uccelli”. Sarebbero ancora molte le cose da dire (tra cui l’origine “italiana” della cladistica, rintracciabile nel pensiero di un naturalista piemontese di inzio Novecento, e la discussione teorica dettagliata degli algoritmi che si usano per le analisi evolutive). Tutte cose piuttosto specialistiche e non presenti nel libo di Henry Gee, che è di impianto divulgativo (ma molto intelligente e stimolante!). Avendo io lavorato professionalmente su questi temi posso – se qualcuno fosse così audace da dichiararsi interessato… – rispondere ad eventuali domande in maggior dettaglio. Michele Luzzatto