Guida catania PDF - Guida

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Catania
Catania
Fondata all’inizio del tempo
da Elleni d’Eubea salpati a Nasso
col favor dell’aure di levante,
tu giaci Catania nella piana del sole.
Qui, carezzate di luce e d’azzurro
ondeggiano messi dorate
e sposa la vigna mandorli e olivi.
Terra di conquista arricchita dal mare,
superba d’arte, tempio del sapere,
da sempre vigila al tuo fianco
la gran mole del monte corrusco
che improvviso si desta e scatena
tempeste di fuoco e di morte.
(anonimo)
Catania, capoluogo di provincia, conta circa 300.000 abitanti, ed è la seconda città della Sicilia.
Nota come la perla nera dello Ionio, essa sorge su uno spettacolare lembo di costa rocciosa alta,
scura e frastagliata costituito dal nero basalto etneo. La città si trova sulla costa orientale
dell'isola, ai piedi dell’Etna e a metà strada tra Messina e Siracusa, su un territorio pianeggiante.
In epoca storica, Catania è stata distrutta ben sette volte da eruzioni vulcaniche e da terremoti.
Fra questi ultimi, i più catastrofici sono stati quelli del 1669 e del 1693. Ricostruita dopo
quest’ultimo sisma, Catania è una città moderna, con assetto geometrico ben proporzionato.
La classica visita alla città parte da Piazza Duomo, quindi dalla Cattedrale, che custodisce le
reliquie di Sant’Agata, patrona della città, e di Vincenzo Bellini. Al centro di Piazza Duomo
sorge la Fontana dell'Elefante o “Liotru”', costituita da un elefante in pietra lavica di età romana,
simbolo della città. Sulla piazza prospettano il Palazzo del Municipio del Vaccarini e Palazzo
Chierici, opera di Alozo di Benedetto; sulla sinistra sorge Porta Uzeda, eretta nel 1695 in onore
del viceré spagnolo Paceco de Uzeda. A fare da sfondo al caratteristico mercato del pesce, c'è qui
la splendida Fontana dell'Amenano, opera di Tito Angelini.
Lungo Via Etnea s’incontra Piazza Università, dove sorgono il Palazzo dell'Università e Palazzo
San Giuliano. Proseguendo si nota la Basilica Collegiata del 1768 che conserva opere dello
Sciuti e del Sozzi. Poco distante sono i famosi Quattro Canti di Catania, in cui Via Etnea incrocia
Via San Giuliano. Sulla sinistra si trova Palazzo Minoriti, sede della Provincia e della Prefettura
e, a seguire, la Chiesa dei Minoriti opera del Battaglia. Proseguendo tra le stupende facciate
barocche dei palazzi settecenteschi, si giunge a Piazza Stesicoro, al monumento a Bellini,
all'Anfiteatro Romano del II secolo d.C. e alla Chiesa di San Biagio, costruita nel luogo del
martirio di Sant'Agata. Risalendo ancora Via Etnea si trova lo splendido Palazzo delle Poste e
Villa Bellini. Il grande giardino della Villa è impreziosito da fontane, alberi secolari e statue di
uomini illustri catanesi, tra cui Giovanni Verga. All'illustre scrittore verista la città ha dedicato
una delle più belle e luminose piazze di Catania, dove lo scultore Carmelo Mendola ha riprodotto
in una fontana il tragico naufragio della Provvidenza descritto ne I Malavoglia. Altra fontana
notevole si trova in Piazza Giovanni XXIII, vicino alla stazione ferroviaria: rappresenta il Ratto
di Proserpina ed è opera dello scultore Giulio Moschetti.
Sicuramente da visitare è il Castello Ursino, che sorge in Piazza Federico II e ospita un
interessante Museo Civico. Né può mancare una passeggiata in Via dei Crociferi, arricchita da
sontuose chiese barocche e da palazzi settecenteschi: lungo questa via si trovano l'arco e la
Chiesa di San Benedetto, la Chiesa di San Francesco Borgia, l'ex Collegio dei Gesuiti che ospita
l'Istituto d'Arte, e la Chiesa di San Giuliano. Fra le meraviglie del barocco catanese è senza
dubbio Palazzo Biscari, con le sue stanze splendidamente affrescate, ancora utilizzate per feste e
matrimoni di gran lusso.
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Catania
Che dire del “genius loci” e dei Catanesi? Il confronto con Palermo ha tenuto banco per molto
tempo, ma non sembra convincente. Non basta dire che Catania è un centro di produzione
industriale e di traffici commerciali, mentre Palermo è un centro signorile, una capitale. In realtà,
come ricorda l’anonimo poeta citato all’inizio, Catania è ed è sempre stato un centro
d’intelligenza e di sapere. La sua Università fu la prima in Sicilia; i suoi figli illustri – Bellini,
Verga, Brancati, Musco – non son da meno dei figli di Palermo. Una differenza comunque resta:
Palermo, per molti versi tradizionalista, sembra orientata al passato, mentre Catania, per molti
versi moderna, punta decisamente al futuro.
“Dulcis in fundo”. Il visitatore non frettoloso ha modo di gustare la cucina catanese, una delle
più ricche e saporite della Sicilia. Fra gli antipasti spiccano l’insalata di mare e i masculini
marinati. Fra i primi, la gustosissima pasta della Norma, la pasta col nero di seppia, la pasta ‘ncaciata
‘ncaciatae quella con i masculini. I secondi comprendono tutte le specialità di pesce, dalla
frittura al pesce arrostito su carbonella, ma anche le salsicce di maiale di Grammichele e
Linguaglossa – con contorno di caliceddi, di amareddi e cicoria – e la carne equina, cotta alla
brace. Fra i contorni, abbondanti e variegati, si gusti la parmigiana (sformato di melanzane
fritte), la caponata con melanzane e pomodori, l’insalata di finocchi o di aranci. Ricca la scelta
dei dolci, dai cannoli di ricotta o di crema alla cassata siciliana, dalla frutta martorana ai biscotti
della monaca, alle olivette di Sant’Agata. Ottimi i vini, specie i rossi dell’Etna.
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Indice
Chiese
Badia di Sant’Agata
Basilica della Collegiata
Chiesa di San Benedetto
Chiesa di San Giuliano
Chiesa di Santa Maria di Gesù
Chiesa di Sant’Agata al Carcere
Chiesa di Sant’Agata la Vetere
Complesso di San Nicolò l’Arena
Duomo di Catania
Fontane
Fontana dell'Elefante
Palazzi
Palazzo Biscari
Palazzo Municipale
Teatri
Teatro Antico
Teatro Massimo (Vincenzo Bellini)
Castelli e forti
Castello Ursino
Mura e Porte
Porta Garibaldi
Porta Uzeda
Piazze
Foro Romano
Templi e rovine
Anfiteatro Romano
Odeon Romano
Terme Romane
Musei
Musei di Catania
Giardini
Villa Bellini
Storia
Storia di Catania
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Badia di Sant’Agata
Il complesso della badia di Sant’Agata, formato dalla chiesa e dall’ex monastero, sorge in Via
Vittorio Emanuele, a fianco della Cattedrale. La chiesa è uno dei più importanti e significativi
monumenti barocchi di Catania. La Chiesa della Badia di Sant'Agata si trova, insieme all'ex
monastero, nelle vicinanze della Cattedrale e rappresenta uno dei principali monumenti barocchi
di Catania.
L’edificio attuale poggia sulle rovine dell’antica chiesa e convento dedicati a Sant’Agata, nel
1620, da Erasmo Cicala, crollati per il terremoto del 1693. Disegnata da Giambattista Vaccarini,
ed eretta fra il 1735 e il 1767, la nuova chiesa si presenta con pianta a croce greca, inserita in
ovale. La facciata, caratterizzata da un alternarsi di superfici concave e convesse, presenta un bel
portale, ricco di decorazioni tipiche dell'arte catanese: ecco allora palme, gigli e corone, che sono
anche i simboli di Sant'Agata, patrona della città. Inoltre, l'esterno è impreziosito da una cupola
imponente e da varie statue di Santi.
L'interno, quasi per contrasto, è semplice e lineare, con stucchi bianchi alle pareti, statue,
preziosi altari in marmo giallo e ricami di marmo sul pavimento. Tra le opere d’arte conservate
nella chiesa, spiccano le statue poste sugli altari: a destra Sant’Euplio e San Giuseppe; sull’altare
maggiore Sant’Agata; a sinistra l’Immacolata e San Benedetto. Notevoli dipinti di carattere sacro
si possono ammirare nella sagrestia.
Basilica della Collegiata
Intitolata a Maria Santissima dell’Elemosina, la Basilica della Collegiata si affaccia su Via
Etnea, vicino a Piazza Università. L’edificio attuale fu eretto nei primi anni del Settecento, dopo
il disastroso terremoto del 1693. Esso sorge sui resti di una chiesa preesistente, costruita dagli
Aragonesi ed elevata a Regia Cappella nel 1396, perché frequentata dai regnanti e dalla loro
corte. Nel 1446 assunse il titolo di collegiata, dopo che Papa Eugenio IV vi ebbe istituito un
collegio di canonici.
La ricostruzione settecentesca fu curata dall’architetto Antonio Amato, su progetto del gesuita
Angelo Italia. La facciata principale, opera di Stefano Ittar e simbolo del barocco catanese, si
sviluppa in due ordini: il primo ha tre portali d’ingresso, uno per ogni navata interna; il secondo è
caratterizzato da un finestrone centrale, ornato dalle statue di San Pietro, San Paolo, Sant’Agata
e Sant’Apollonia.
L’interno presenta un impianto a croce latina, con tre navate separate da otto pilastri, e tre absidi:
in quella centrale spicca il bellissimo coro ligneo dei canonici, con trentasei stalli. Nella navata
destra, si trovano il battistero e tre altari, con tele di Olivio Sozzi e Francesco Gramignani: in
fondo sta l’altare maggiore, su cui troneggia una bella statua della Madonna. Nel presbiterio
sono conservate due opere di Giuseppe Sciuti, di cui una raffigura l’antica Maria Santissima
dell’Elemosina. Allo Sciuti sono anche attribuiti gli affreschi delle volte e del transetto. Nella
navata sinistra, l’abside contiene la Cappella del Santissimo Sacramento; seguono tre altari con
tele di santi. La chiesa, infine, possiede uno stupendo organo dorato, con intagli del Settecento.
Chiesa di San Benedetto
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La Chiesa di San Benedetto sorge in Via Crociferi, ed è considerata fra i migliori esemplari del
barocco catanese. La struttura attuale risale alla ricostruzione realizzata dopo il terremoto del
1693, che distrusse il trecentesco edificio preesistente. Nel luglio dello stesso 1693 iniziarono i
lavori di ricostruzione del monastero; nel 1704 fu innalzato l'arco di San Benedetto e nel 1708
cominciarono i lavori di ricostruzione della grande chiesa, su progetto di Alonzo Di Benedetto.
La facciata, ricca di statue e decorazioni, è divisa in due ordini: in quello inferiore sta il
magnifico portale d’ingresso, attribuito al Vaccarini. Al centro del prospetto è un timpano
spezzato con le statue allegoriche della Temperanza e della Fortezza.
L'interno è preceduto da un vestibolo con pavimento di marmi policromi e presenta un’unica
navata. La chiesa prende luce dai sei finestroni sulla volta e dai raffinati candelieri a triplice
voluta che poggiano sulla trabeazione. Stupendo il pavimento in marmi policromi, che fu
recuperato dalle rovine del terremoto; prezioso è l'altare maggiore in pietre dure, argento e oro,
eseguito fra il 1792 e il 1795. La calotta dell’abside è affrescata con l’ Incoronazione della
Vergine, opera del messinese Giovanni Tuccari. Pure del Tuccari è la decorazione della volta a
botte, con scene della vita e dell’opera di San Benedetto. Tra altre opere d’arte, la chiesa
conserva una Immacolata di Sebastiano Lo Monaco, un San Benedetto di Michele Rapisardi;
l’Arcangelo Raffaele e Tobiolo di Matteo Desiderato, e il Martirio di Sant’Agata, affresco di
autore ignoto, datato al 1726.
Chiesa di San Giuliano
La Chiesa di San Giuliano sorge su Via Crociferi, di fronte al Collegio dei Gesuiti. Questa chiesa
è considerata l’indiscutibile gioiello della ricostruzione settecentesca di Catania, realizzata dopo
il terremoto del 1693. L’edificio è attribuito al Vaccarini, che l'avrebbe realizzato tra il 1739 e il
1751.
La facciata, concava al centro, è semplice ed elegante. All’altezza del secondo ordine è coronata
da una loggia. Il bel portale d’ingresso è sovrastato da due statue femminili allegoriche. Sempre
all’esterno, sono notevoli: la cancellata, che raccorda la chiesa alla via; il piccolo sagrato,
decorato con sassi bianchi e neri, e la cupola, racchiusa in un loggiato poligonale che ricorda
quello della chiesa di Santa Chiara.
L'interno, a pianta ottagonale, è sovrastato da una grande cupola, affrescata dal catanese
Giuseppe Rapisardi. L’altare maggiore, realizzato in marmi policromi, è una vera e propria opera
d’arte. Altre opere custodite in San Giuliano sono: un Crocefisso del Trecento; la Madonna delle
Grazie con San Giuseppe e San Benedetto di Olivio Sozzi, e un Sant’Antonio Abate del Seicento.
Chiesa di Santa Maria di Gesù
La chiesetta di Santa Maria di Gesù sorge sulla piazza omonima, accanto alla cinquecentesca
Cappella dei Paternò. In effetti, la chiesa è di proprietà della famiglia Paternò di Carcaci. Fu
costruita nel Quattrocento sopra una preesistente cappella annessa a un romitorio francescano.
Rimaneggiata nel Cinquecento, fu ricostruita dopo il terremoto del 1693. Nella seconda metà
dell’Ottocento, la chiesa e il romitorio furono destinati a ospizio di mendicità, poi furono
accorpati a un edificio scolastico.
La facciata è del primo Settecento. Disegnata da fra’ Girolamo Palazzotto, si caratterizza per le
decorazioni in pietra bianca e nera, analoghe a quelle della Cappella, ma soprattutto per lo
splendido portale d’accesso, scolpito nel 1519 da Antonello Gagini. Il portale è sovrastato da una
lunetta con la Vergine Maria e il bambino.
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L’interno, a navata unica, ospita ai lati varie cappelle gentilizie. Le più rilevanti opere d’arte
sono qui: un grande Crocefisso di legno, opera di fra Umile da Petralia e la stupenda Madonna
con il bambino, statua in marmo di Antonello Gagini.
La Cappella Paternò si apre a sinistra dell’ingresso; vi si accede attraverso un portale marmoreo
sormontato da una lunetta con La Pietà di Antonello Gagini (1519). La costruzione fu voluta da
Alvaro Paternò che, da vivo, volle erigere questa cappella pensando serenamente alla morte.
Nella cappella è anche un altare con una Madonna in gloria, di Angelo Di Chirico. All’interno
sono molti monumenti funebri, con epigrafi e iscrizioni.
Chiesa di Sant’Agata al Carcere
La Chiesa di Sant’Agata si affaccia su Piazza Santo Carcere, alla fine di Via Cappuccini, e sorge
su un massiccio frammento delle mura di Carlo V. Essa è stata costruita di fronte al carcere ove,
secondo la tradizione, Sant’Agata fu rinchiusa durante il processo e morì, dopo il martirio, nel
251 d.C. La chiesa è barocca e, diventata santuario, conserva alcune tra le più importanti reliquie
della Santa. Dell’antico edificio rimane soltanto un vano di circa sei metri per quattro, a destra
della navata della chiesa.
Si nota facilmente che le parti dell’edificio risalgono a epoche diverse. In particolare, il prospetto
– realizzato su disegno dell’architetto Francesco Battaglia – è del 1760. In stile barocco siciliano,
essa ha sostituito la facciata precedente, crollata per il terremoto del 1693. Nel 1762 il Battaglia
vi collocò il magnifico portale romanico, che forse risale alla metà del Duecento. In marmo
bianco e con arco a tutto sesto, il portale poggia su sei pilastrini decorati. Salvato dalle macerie
del 1693, e rimosso dal Vaccarini, esso probabilmente apparteneva alla facciata dell’antico
Duomo normanno.
L'interno si presenta in due stili diversi. La parte anteriore, come si è detto, è barocca con volta a
botte, mentre la parte absidale risente della costruzione cinquecentesca e mostra un tetto a
crociera che poggia su colonne sormontate da capitelli corinzi. La terza parte, fine Ottocento, è
costituita dal presbiterio. Sull’altare maggiore spicca la pala del Martirio di Sant'Agata, opera di
Bernardino Niger. Presso l'altare del Crocefisso sono due lastre di pietra lavica: su una di queste
sono impresse le orme di due piedi, che – secondo la tradizione – sarebbero quelli di Sant’Agata.
Chiesa di Sant’Agata la Vetere
La Chiesa di Sant’Agata la Vetere sorge in Via Santa Maddalena, sullo sfondo della piazzetta
omonima, di fronte al Conservatorio della Purità. E' la seconda delle chiese catanesi legate al
culto della Santa patrona, e – come indica il nome – è una delle più antiche chiese della città: si
ritiene, infatti, che l’edificio sia stato eretto fra il 380 e il 436 d.C., sulle rovine dell’antico
palazzo pretorio. E’ certo che Sant’Agata la Vetere fu cattedrale cittadina, già dal V secolo,
prima che fosse edificata la cattedrale attuale. Nel 1363 il vescovo Marziale vi eresse un priorato
che unì al Capitolo della Cattedrale. Nel 1613 la chiesa fu assegnata ai frati minori francescani.
Distrutta dal terremoto del 1693, essa fu ricostruita nel Settecento, molto dopo le chiese
barocche del centro storico, tanto che lo stile barocco è assente nella facciata, costruita in
semplice muratura.
Caratterizzato da una pianta a croce latina, l’interno presenta un’unica navata di metri
quarantasette per nove e sei altari laterali. L’architettura è assai semplice e lineare, come si
addice a un ambiente francescano. Fra le opere d’arte conservate dalla chiesa, spiccano: il
mausoleo dedicato ad Antonio Calì; la tela di Sant’Agata cui appaiono l’Angelo e San Pietro di
Antonio Pennisi; la tela della Madonna dei Bambini di Giuseppe Sciuti; un bel bassorilievo con
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Sant’Agata, San Pietro e l’Angelo. Di età pagana e di pregevole fattura è pure l’antico Sarcofago
di marmo bianco in cui, secondo la tradizione, fu seppellita Sant’Agata. Vi si notano due grifoni
laterali che richiamano la forza e il coraggio, e un candelabro che simboleggia l'anima ardente.
Notevoli, infine, sono gli ambienti sotterranei e la cripta, che contiene un piccolo museo dedicato
alla Santa.
Complesso di San Nicolò l’Arena
Il Complesso benedettino di San Nicolò l’Arena, composto di chiesa e monastero, sorge in
Piazza Dante.
La chiesa è la più grande della Sicilia. Un primo edificio della metà del Cinquecento fu
danneggiato dalla calata lavica del 1669: i monaci decisero per la sistemazione, che ebbe inizio
nel 1685, ma il terremoto del 1693 distrusse tutto. Subito dopo iniziò la ricostruzione, su progetto
di Francesco Battaglia. I lavori continuarono fino al 1735, poi furono interrotti e l’edificio
rimase incompiuto. L’interno, adibito a sacrario dei Caduti, è assai vasto ed è caratterizzato dalla
presenza di uno splendido organo, opera del cassinese Donato del Piano. Dalla cupola della
chiesa si gode una bellissima vista sulla città e sul porto.
Del monastero – che ha seguito le vicissitudini della chiesa – è stato detto che assomiglia più a
una reggia che a una costruzione religiosa. Nei tempi del suo massimo splendore, il monastero è
arrivato a coprire una superficie di 100.000 metri quadrati, con grandi spazi destinati ai monaci,
un museo archeologico, una ricca biblioteca, un orto botanico ecc. Fu visitato e apprezzato da
illustri personaggi, tra cui Goethe.
Dal 1977 il monastero è sede della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania.
Restaurato dall’architetto Giancarlo De Carlo, presenta all’interno varie sale, tra cui primeggiano
l’Aula Magna, la Sala intitolata al poeta Mario Rapisardi e la Sala Vaccarini della biblioteca.
Quest’ultima conserva un notevole affresco di Giovanni Battista Pipari: il Trionfo delle Scienze e
delle Arti.
Duomo di Catania
Dedicata a Sant’Agata, patrona della città, la Cattedrale sorge sul lato est di Piazza del Duomo ed
è il monumento più importante di Catania. Fu costruita presso i resti delle antiche Terme
Achilliane, fra il 1078 e il 1093, per volontà del Conte Ruggero il Normanno, e consacrata nel
1094. L’edificio subì continui rifacimenti a seguito dei danni riportati nei tanti fenomeni naturali
che si abbatterono sulla città. In particolare, esso fu distrutto una prima volta dal terremoto del
1169 e una seconda volta dal terremoto del 1693. Della costruzione originaria sono rimaste solo
due torri recise, le tre absidi semicircolari e una parte del transetto.
Nel 1709, l’architetto Palazzotto iniziò a costruire la Cattedrale, sfruttando l'originario impianto
basilicale a tre navate. Tra il 1733 e il 1761 furono eseguiti vari restauri ad opera dell'architetto
Giovan Battista Vaccarini, che realizzò il prospetto principale. Nel 1780 l’architetto Battaglia
iniziò la cupola che fu completata nel 1805. Il campanile e il cupolino furono costruiti nel 1869,
su disegno dell'architetto Carmelo Sciuto Patti.
Il prospetto principale è in stile barocco siciliano e si sviluppa su tre ordini compositi in stile
corinzio e attico, in marmo di Carrara. Il primo ordine presenta tre portali, compresi fra colonne
di granito. Il secondo ordine è caratterizzato dalle statue di Sant’Agata, Sant’Euplio, San Berillo,
San Pietro e San Paolo. All’esterno si può anche ammirare la splendida cupola ottagonale.
L'interno presenta un impianto a croce latina, con tre navate divise da ventiquattro colonne,
dodici per lato. Nella navata di destra, all’interno di una nicchia, sta il Battistero. Seguono altri
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altari impreziositi da tele del Borremans e dell’Abbadessa, con immagini di santi. Di fronte al
primo altare si trova il monumento funebre di Vincenzo Bellini, chiuso da una porta su cui è
inciso l’inizio dell’opera “La Sonnambula”. Altri monumenti funebri ricordano i vescovi
Orlando, Dusmet e Galletti. Dal transetto destro si accede alla Cappella della Vergine
dell’Incoronazione, con la tomba di Costanza d'Aragona e dei reali aragonesi che risedettero a
Catania. Nell'abside destra, la Cappella di Sant’Agata immette nel sacello, dove si conservano le
reliquie e parte del ricchissimo tesoro della santa.
Nell’abside centrale si ammira il prezioso altare maggiore, in stile normanno, circondato da uno
stupendo coro ligneo di trentaquattro stalli, opera cinquecentesca di Scipione di Guido.
Nella navata di sinistra, gli altari sono arricchiti da tele del La Manna, del Tuccari, del
Borremans, del Guarnaccia e del Paladini. Qui si trovano altri monumenti funebri di membri
della casa d’Aragona, tra cui Federico III di Trinacria, Giovanni, Ludovico e Costanza. Sul
fondo si apre la meravigliosa Cappella del Santissimo Crocifisso, con le statue della Madonna
Addolorata e di San Giovanni.
Notevoli sono anche il grandioso organo del 1877 e la facciata interna del portale centrale,
caratterizzata da trentadue formelle scolpite, che illustrano episodi della vita di Sant'Agata,
stemmi di Papi e simboli religiosi.
Fontana dell'Elefante
La Fontana dell’Elefante è uno dei simboli di Catania e troneggia in Piazza Duomo, di fronte alla
Cattedrale di Sant’Agata. E’ la più bella fontana della città e fu realizzata intorno al 1736
dall’architetto Giovan Battista Vaccarini, che sicuramente ricordava il romano Elefante di
Minerva del Bernini.
La struttura è composta da una vasca in marmo, con al centro un basamento decorato da due
sculture raffiguranti i fiumi di Catania: il Simeto e l’Amenano. Al vertice del piedistallo è la
statua dell'elefante, detto “Liotru”, che simboleggia qui la sconfitta dei Cartaginesi, giunti a
invadere l'Italia a cavallo di questi animali sconosciuti e impressionanti. L’elefante porta in
groppa un drappo marmoreo decorato, che regge lo splendido obelisco egiziano portato a Catania
durante le Crociate, forse appartenente al Circo Massimo romano.
L’opera ha forma ottagonale ed è alta metri 3,61. Realizzata in granito, è impreziosita da
geroglifici collegati al culto della dea Iside. Sulla sommità svetta un globo, circondato da una
corona di foglie di palma e ulivo, e sovrastato da una croce e da una tavoletta metallica che reca
un’iscrizione dedicata a Sant'Agata.
Nel suo complesso, la Fontana simboleggia tre civiltà: la punica con l’elefante, l’egiziana con
l’obelisco, e la cristiana con le palme e il globo. Sembra però che al monumento siano legate
altre simbologie, riguardanti Catania e il culto di Sant’Agata. Le acque che scorrono nella fonte
sono quelle del fiume sotterraneo Amenano.
Palazzo Biscari
Il Palazzo Biscari sorge fra Via Dusmet e Via Museo Biscari e, con i suoi 160 metri di prospetto,
è il più grande e più sontuoso edificio privato di Catania, la più prestigiosa espressione del
barocco catanese. Fu costruito subito dopo il terremoto nel 1693 e i lavori durarono più di un
secolo, coinvolgendo i più grandi architetti catanesi dell'epoca, in particolare Francesco Battaglia
e il figlio Antonino. Ne uscì un palazzo stupendo, trionfo non solo di un gusto e di uno stile, ma
anche delle capacità tecniche degli intagliatori e dei decoratori che si erano formati nel grande
cantiere della Catania settecentesca.
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L’edificio raggiunse il massimo splendore nel Settecento, con l'intervento di Ignazio V Principe
di Biscari. Grazie alle sue conoscenze e alla sua passione per l'arte, la letteratura e l'archeologia,
il principe suggerì e propose modalità e soluzioni agli stessi architetti. Alcune stanze furono
decorate secondo le mode del tempo; nella Galleria degli Uccelli la volta è decorata a stucco con
leggere cornici dorate che inquadrano scenette orientali a rilievo. Il luogo più bello del palazzo è
il grande salone delle feste, decorato in stile rococò da Sebastiano Lo Monaco, con paesaggi
napoletani, stucchi e affreschi che rappresentano la gloria dei Biscari.
Ancor oggi, il palazzo è abitato dai discendenti dei Biscari; i suoi saloni ospitano spesso
manifestazioni mondane e culturali di prestigio. Gran parte delle collezioni raccolte nel museo
del principe di Biscari sono state donate al Comune e trasferite al Museo Civico Castello Ursino.
Palazzo Municipale
Noto anche come “Palazzo degli elefanti”, il Palazzo Municipale prospetta su Piazza Duomo e
ospita l’Amministrazione comunale. Fu costruito dopo il terremoto del 1693, su progetto iniziale
di Giovan Battista Longobardo. Dopo i primi lavori, intervenne l’architetto Vaccarini, che nel
1735 modificò il prospetto, facendo seguire alla pesante facciata in bugne diamantate dal piano
terra una facciata divisa da lesene piatte. Opere del Vaccarini sono anche la corte e i prospetti
ovest, est e sud. La facciata settentrionale fu eseguita nel 1780 da Carmelo Battaglia Santangelo,
mentre il magnifico scalone d’onore aperto sulla corte interna è opera ottocentesca dell’architetto
Stefano Ittar.
Il Palazzo ha un impianto quadrangolare, con corte centrale, e portici su due dei quattro lati.
L’atrio d’ingresso ospita un busto quattrocentesco di Sant’Agata e due carrozze del Senato. Al
primo piano, le eleganti sale di rappresentanza contengono una bella collezione di tele di autori
siciliani, fine Ottocento primo Novecento.
Durante la celebrazione della festa della Patrona di Catania, Sant’Agata, dal balcone si
affacciano le autorità locali, che escono dal porticato di Piazza Duomo, a bordo della Carrozza
del Senato, per recarsi a consegnare le chiavi della città alle autorità religiose.
Teatro Antico
Il teatro Antico è situato a ovest di Piazza San Francesco, tra Via Vittorio Emanuele II e Via
Teatro Greco. I resti visibili (gran parte della cavea, parte dell’orchestra, poche tracce della
scena) sono tutti di epoca romana, ma non si esclude che le fondamenta della struttura poggino
su una preesistente costruzione greca del V secolo a.C. Forse è qui che Alcibiade – nel 415 a.C. –
arringò i Catanesi per convincerli a combattere con Atene, contro Siracusa.
L’edificio romano risale ai primi decenni del II secolo d.C. Costruito con materiale lavico e
malta cementizia mista, ha forma semicircolare, con un diametro di circa 87 metri. La cavea, che
poteva contenere più di 7.000 spettatori, poggia su tre alti corridoi con copertura a volta; la parte
mediana e quella inferiore, distinte orizzontalmente in tre sezioni da due passaggi, in senso
verticale sono divise in nove cunei da otto scalette. I sedili sono in calcare, le prime quattro file
inferiori del secondo e terzo cuneo, invece, erano ricoperte di marmo, perché riservate a
personaggi importanti. Anche l'orchestra era pavimentata in marmo.
Molti materiali provenienti dal teatro sono stati riutilizzati in varie epoche in edifici della città
medievale e moderna. In particolare, numerosi marmi furono impiegati per la costruzione della
cattedrale normanna. Sculture e iscrizioni, recuperate negli scavi, sono esposte nel Museo Civico
Castello Ursino.
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Teatro Massimo (Vincenzo Bellini)
Intitolato al massimo compositore catanese, il Teatro Bellini prospetta sulla piazza omonima ed è
il maggiore di Catania. Disegnato dall’architetto Carlo Sada, il teatro fu inaugurato il 31 maggio
1890 con la rappresentazione della Norma: da allora vi hanno cantato i maggiori artisti lirici,
italiani e stranieri. Raramente, e in via eccezionale, il teatro ha ospitato spettacoli di prosa.
Splendidamente inserito nell’ambiente cittadino che lo circonda, il teatro è un “gioiello” che
s’ispira all’eclettismo francese della seconda metà dell’Ottocento e, per molti versi, ricorda
l’Opéra di Parigi. La facciata è ricca di ornamenti allegorici ed è caratterizzata da un elegante
portico d’ingresso, un tempo utilizzato dalle carrozze. L’interno vanta un’acustica eccezionale: vi
si contano 113 palchi, che si sviluppano su quattro file e possono accogliere circa duemila
spettatori. Il soffitto è affrescato da Ernesto Bellandi, mentre l’antisipario è opera di Giuseppe
Sciuti: vi è dipinta una leggendaria vittoria dei Catanesi sui Libici.
Castello Ursino
Il Castello Ursino sorge in Piazza Federico di Svevia. Il possente fortilizio, principale opera
militare di Catania, fu fatto erigere da Federico II Imperatore di Svevia, tra il 1239 e il 1250, su
un isolotto circondato dal mare. Scopo evidente della struttura, disegnata dall’architetto militare
Riccardo da Lentini, è la difesa della città e del porto. La struttura, chiamata “Castrum Ursinum”
dal 1255, fu residenza dei reali aragonesi e dei viceré spagnoli; alla metà del Cinquecento furono
aggiunte le mura di cinta e, nel Seicento, il castello fu variamente rinforzato e fortificato. La
colata lavica della terribile eruzione etnea del 1669 circondò la rocca, coprì del tutto il bastione
di San Giorgio, ricoprì i fossati e buona parte delle opere avanzate, allontanando così il castello
dal mare. La struttura fu ulteriormente danneggiata dai terremoti del 1693 e del 1818. Restaurata
nel 1837, fu trasformata in carcere. Nel 1934 il Castello fu nuovamente restaurato con un
intervento cosiddetto “di liberazione”, teso a riportare l’edificio alle primitive forme sveve, o
almeno a quelle rinascimentali.
L'edificio, è un severo e maestoso parallelepipedo, con muri di due metri di spessore, quattro
torrioni cilindrici alti trenta metri, agli angoli, e torri semicilindriche addossate a metà di ogni
lato: di queste torri solo due sono sopravvissute. L’ingresso, nel prospetto principale, è sovrastato
dallo stemma degli Svevi, formato da un’aquila che cattura una lepre. Sul lato meridionale del
castello si aprono finestre in stile rinascimentale.
Dal 1934, il Castello Ursino, che è il più importante e ben conservato monumento svevo della
Sicilia, è sede del Museo Civico, il cui nucleo è formato dalle collezioni dei Benedettini, da
quelle dei principi di Biscari e della donazione del barone Zappalà-Asmundo.
Porta Garibaldi
In origine chiamata “Porta Ferdinandea” e oggi popolarmente denominata “u Furtinu” (il
Fortino), la porta fu eretta nel 1768 come arco di trionfo, per festeggiare le nozze del re
Ferdinando IV di Borbone con Maria Carolina d'Austria.
La porta è caratterizzata dalla bicromia del rivestimento, realizzato a strisce nere di pietra lavica
alternate con strisce bianche di pietra calcare. Disegnata dagli architetti Battaglia e Ittar, Porta
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Garibaldi rappresenta un grande elemento di arredo urbano, costituito da due prospetti raccordati
sui fianchi da elementi simmetrici. Vi campeggia un uccello con le ali spiegate: non un’aquila,
come molti credono, ma una fenice, il mitico uccello che rinasce dalle proprie ceneri.
Porta Uzeda
Porta Uzeda prospetta su Piazza Duomo e, come gli altri palazzi che la circondano, è in stile
barocco. Eretta nel Cinquecento, fu aperta nel 1696, come ingresso ufficiale alla città. Costruita
per abbellimento, Porta Uzeda non ha mai fatto parte del sistema difensivo di Catania. Fu così
intitolata in onore del viceré spagnolo Giovanni Francesco Paceco, duca di Uzeda (o de Uceda),
che già aveva dato il nome al percorso esterno, oggi Via Dusmet. Il viceré era tornato a Catania
nel 1696, per rendersi conto di come procedeva la ricostruzione della città, dopo il terremoto del
1693.
Da questa porta ha inizio la lunga Via Etnea, che per circa tre chilometri espande le sue direttrici
in vie, vicoli e palazzi d’interesse storico, artistico e archeologico. Sotto il portico, un’epigrafe
recita: "Signore, la tua immagine colpita in fronte da schegge durante i bombardamenti del 1941
sia sempre monito di pace".
Foro Romano
I resti del foro romano, e forse dell’antica agorà greca, sorgono nei pressi del cortile di San
Pantaleone, a sud di Via Vittorio Emanuele II. La relativa piazza quadrata, che si trova circa sette
metri sotto il livello stradale, è stata riscoperta durante i lavori di scavo commissionati dal
principe Biscari.
La piazza era delimitata a sud da una serie di edifici, presumibilmente occupati da “tabernae”,
ossia botteghe o magazzini; su lato est si estendeva un lungo corridoio, sopra il quale sono stati
ritrovati i resti di un porticato, che probabilmente sovrastava un criptoportico. Il Foro fu
realizzato con la tecnica c.d. “in opera reticolata”: questo particolare fa ritenere che la struttura
sia di età augustea.
Anfiteatro Romano
I resti più importanti dell’Anfiteatro romano di Catania si trovano sotto il manto stradale di
Piazza Stesicoro. Qualche resto minore è visibile anche in Via Colosseo. L’Anfiteatro fu
probabilmente costruito nella seconda metà del II secolo d.C., sotto gli imperatori Adriano e
Antonino Pio. Era un’opera colossale, edificata a ridosso della collina di Montevergine; con una
circonferenza esterna di 309 metri, e interna di 192, era uno dei maggiori anfiteatri della
romanità, superato solo dal Colosseo di Roma e dall’Arena di Verona. Sembra che potesse
contenere fino a 15.000 spettatori seduti.
Con la caduta dell’Impero romano, cominciò la decadenza dell’Anfiteatro. Già nel V secolo, gli
Ostrogoti cominciarono a usarlo come cava per materiale da costruzione, e lo spoglio durò nei
secoli; anche i Normanni utilizzarono le sue pietre per costruire la cattedrale cittadina. Sepolta
dal terremoto del 1693, la struttura fu recuperata nel 1904-1907, soprattutto per opera
dell’architetto Fichera.
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Rimangono visibili il corridoio che separava l'anfiteatro dalla collina retrostante, una parte delle
arcate esterne, alcuni grandi archi e volte con funzione di sostegno delle gradinate e dei corridoi
interni. Della cavea, che aveva quattordici gradini, rimane una porzione del settore settentrionale,
dove è visibile anche parte del podio. L'edificio fu realizzato con l'impiego di blocchi di pietra
lavica, disposti in serie orizzontali consolidate da piani di posa in mattoni. I pilastri furono
costruiti in opus quadratum; gli archi che vi si appoggiano, sono in mattoni quelli esterni e in
pietra mista a malta quelli interni. Visibili sono ancora alcune lastre del rivestimento marmoreo
del podio.
Odeon Romano
Lungo Via Vittorio Emanuele II, attiguo al grande Teatro antico, sorge l'Odeon romano, piccolo
edificio destinato all'esecuzione di musiche e di danze, anch'esso costruito in pietra lavica. Si
ritiene che la struttura sia stato eretta tra il II e il III secolo d.C., ma l’ipotesi non è confermata.
Come altri monumenti catanesi, l’Odeon fu riscoperto, nella seconda metà del Settecento, da
Ignazio Paternò Castello Principe di Biscari, il quale portò alla luce preziosi reperti, oggi in gran
parte custoditi nel Museo Civico di Castello Ursino.
Odeon e teatro sono presenti anche in altre città di origine greca o romana: la differenza tra le
due strutture sta nel fatto che l'Odeon è generalmente coperto. L'orientamento dell’Odeon
catanese è uguale a quello del teatro; diverso è però il livello della costruzione, che si trova
all'altezza della parte superiore del teatro stesso. La cavea – con 43 metri di diametro e una
capienza di circa 1300 spettatori – è tutta in vista, e si divide in due parti: quella inferiore consta
di tre cunei, con undici file di sedili e quattro scalini; quella superiore, invece, in cattivo stato di
conservazione, poggia su una serie di muri disposti a raggiera. L’orchestra, ossia lo spazio
semicircolare tra la cavea e la scena, è pavimentata in marmo. La decorazione dell'edificio si
basava sul contrasto tra la pietra lavica, i riporti in mattoni e le guarnizioni in marmo, che
conferivano alla costruzione la tipica policromia dei monumenti catanesi.
Terme Romane
A Catania sono visibili tre impianti termali d’epoca romana, che risalgono al I-III secolo d.C.
Sono le Terme Achilliane, le Terme dell’Indirizzo, e le Terme della Rotonda.
TERME ACHILLIANE. I resti si trovano sotto la Cattedrale. Furono riportati alla luce dopo il
terremoto del 1693, con gli scavi voluti dal principe di Biscari. Dell’originario stabilimento si
conservano le enormi strutture dei diversi ambienti, tra cui una sala rettangolare coperta da volta
a crociera sorretta da quattro pilastri, e decorata, come le altre, con stucchi che raffigurano
fanciulli, animali e viticci con grappoli d’uva.
TERME DELL’INDIRIZZO. Sono inglobate nelle mura dell’ex convento carmelitano di Santa
Maria dell’Indirizzo, costruito nel 1635. Della struttura originaria restano dieci ambienti: il
maggiore ha un impianto ottagonale coperto da una cupola. Notevoli anche i resti delle fornaci
anticamente utilizzate per il riscaldamento degli ambienti, i condotti per la circolazione dell’aria
calda, e i canali per il deflusso delle acque.
TERME DELLA ROTONDA. Si trovano nel centro storico, presso il Teatro Antico. Costruite tra
il II e il III secolo, furono nascoste nel VI dalle fondamenta della chiesa di Santa Maria della
Rotonda. Individuate nel ‘700, furono riportate alla luce nel 1950. Dell’originaria struttura
circolare delimitata da un quadrilatero con archi, si sono conservate otto vasche marmoree
inserite in grandi nicchie, e canali per l'adduzione e lo scarico delle acque.
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Musei di Catania
CASA-MUSEO GIOVANNI VERGA
Via Sant’Anna, 8
Monumento nazionale dal 1940 e museo dal 1991, è la casa in cui il Verga (1840-1922) trascorse
l’infanzia, visse e morì. Qui furono scritti I Malavoglia e Mastro don Gesualdo, capolavori del
verismo italiano. Il primo piano accoglie i 4000 volumi della biblioteca di Federico De Roberto.
Il secondo piano conserva invece i libri personali del Verga – circa 2600 volumi – oltre agli
arredi originali e a vari cimeli dello scrittore. Si possono così individuare i suoi autori preferiti,
tra cui spiccano Luigi Capuana, Gabriele D’Annunzio e Grazia Deledda. Notevole è anche la
stanza da letto, che comprende un salottino con caminetto e un armadio contenente abiti e
cappelli d'epoca, decorato da ritratti della famiglia Verga.
MUSEO CIVICO BELLINIANO
Piazza San Francesco d’Assisi, 3
Inaugurato nel 1930, il Museo è allestito nella casa ove si ritiene che Vincenzo Bellini sia nato. Il
museo si sviluppa su tre stanze e due piccoli vani. Vi si trovano lettere e documenti, quadri,
miniature, targhe commemorative, partiture autografe, stampe e strumenti musicali. La
disposizione, assai curata, del materiale esposto consente di cogliere l’evoluzione della vita e
della carriera del grande compositore catanese.
MUSEO CIVICO CASTELLO URSINO
Piazza Federico di Svevia
Costituito nel 1934, il Museo espone una stupenda collezione di vasi siculi, corinzi, attici e apuli,
varie sculture greche, una sezione numismatica, una pinacoteca, sculture del Medioevo e del
Rinascimento, oreficerie, arredi sacri e profani, e belle raccolte di armature, di stampe e di
curiosità, tra cui una di presepi. I reperti provengono dalle collezioni dei Benedettini, degli
Zappalà-Asmundo e del principe di Biscari. Particolarmente interessante è la Pinacoteca, che
espone vari capolavori; la Madonna con Bambino (1497) di Antonello de Saliba; un
Sant’Onofrio del Bernazzano; un San Giacomo di Bernardino Niger; una Madonna col bambino,
della bottega di Lorenzo di Credi; l’Ultima Cena di Luis de Morales. Altre opere, provenienti da
collezioni private, comprendono – tra altri – capolavori dei catanesi Michele Rapisardi e
Giuseppe Sciuti.
MUSEO DIOCESANO Piazza Duomo,
Via Etnea, 8
E’ il Museo della Cattedrale e della sede vescovile ed è suddiviso in due sezioni: la prima,
dedicata agli arredi liturgici della Cattedrale, si snoda nelle sale del secondo piano e si conclude
al piano successivo nella cappella; la seconda, che accoglie gli arredi di altre chiese della città e
della diocesi, si svolge nelle sale del terzo e del quarto piano. Il percorso – che si conclude nelle
terrazze panoramiche dalle quali è possibile ammirare dall’alto la città barocca – consente di
ammirare molte suppellettili sacre e oreficerie, che vanno dal Trecento all’Ottocento: si tratta
soprattutto di ori, argenti, ceselli, ex voto, paramenti sacri, dipinti e sculture. In una stanza si
conserva il "fercolo" d’argento, con cui vengono portati in processione i reliquiari di Sant’Agata,
patrona di Catania.
MUSEO EMILIO GRECO
Piazza San Francesco d’Assisi, 3
Il Museo, ospitato nella stessa sede del Museo Civico Belliniano, contiene l’opera grafica di
Emilio Greco (1913-1995), uno dei massimi artisti catanesi del Novecento, noto in particolare
per le sue sculture. Le opere esposte sono soprattutto volti e corpi femminili, che si
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caratterizzano per la stupenda armonia delle forme. Preziosa è la serie delle acqueforti intitolate Commiati
Commiati, accomunate da un forte carica d’erotismo.
Villa Bellini
Parco pubblico dei Catanesi, Villa Bellini sorge lungo la Via Etnea, vicino al Palazzo delle
Poste. Nasce da un giardino, chiamato “Labirinto” per l’intreccio dei suoi viali, già nel Settecento
proprietà dei principi Paternò Castello di Biscari. Nel 1854, la proprietà passò al Comune di
Catania.
Su disegno dell’architetto Landolina, il giardino fu allargato, ristrutturato e abbellito: i lavori si
conclusero nel 1883, quando il giardino fu inaugurato, intitolato a Vincenzo Bellini e aperto alla
cittadinanza.
Oggi il parco è considerato fra i più belli d’Europa. Si estende su quasi otto ettari di superficie e
ospita stupendi alberi secolari e centinaia di piante esotiche, anche subtropicali. I viali, ombrosi e
rilassanti, sono adornati da statue e da busti di personaggi illustri. Dalla cima della collinetta,
dove sorge un chiosco, si apre un bellissimo panorama della città e dell’Etna.
Storia di Catania
Narra Tucidide che la città di Katane (l’antica Catania) fu fondata nel 729-728 a.C. da una
colonia di Greci della Calcide, salpata da Naxos cinque anni dopo la fondazione di Siracusa.
Della storia di questo periodo sappiamo pochissimo: sembra che di origine catanese fosse il
legislatore Caronda, e che la cittadina abbia ospitato il filosofo Senofane e i poeti Ibico e
Stesicoro. Nel 476 a. C. Ierone di Siracusa, ne deportò gli abitanti e li sostituì con altri. Il nome
della città fu modificato in Aitna. Morto Ierone, Ducezio e i Siracusani costrinsero i nuovi
abitanti a trasferirsi a Inessa (poi Etna). Dal 461 Catania recuperò così il suo nome e i suoi
antichi abitanti.
Nella guerra tra Siracusa e Atene, Catania parteggiò per Atene. Attaccata da Siracusa, fu salvata
dall'invasione cartaginese della Sicilia del 409 a. C. Ma nel 403 a. C. Dionigi di Siracusa riuscì a
con¬quistarla, e vendette come schiavi parte degli abitanti. Nel 345 è tiranno di Catania il
sabellico Mamerco, prima si allea con Timoleonte, poi con Cartagine. Scon¬fitto da Timoleonte
nel 338, cadde nelle mani dei Siracusani e fu ucciso.
Nel 263, all'inizio della prima guerra punica, Catania è conquistata dai Romani. Da allora la città
fece parte di quelle soggette al pagamento di un'imposta a Roma (civitas decumana). Intorno al
135 a.C., nel corso della prima guerra servile, fu conquistata dagli schiavi ribelli e nel 122 a.C., a
seguito dell’attività dell’Etna, fu molto danneggiata dalle ceneri vulcaniche. Nel I secolo a.C. il
territorio catanese subì varie eruzioni etnee; inoltre fu devastato dalla guerra fra Ottaviano e
Sesto Pompeo. Ma già in epoca augustea ha inizio la ripresa sociale ed economica. Nel 21 a.C.
Catania fu elevata al rango di “colonia romana”, e acquistò importanza e ricchezza. Il
cristianesimo vi si diffuse rapidamente; tra i suoi martiri, durante le persecuzioni di Decio e di
Diocleziano, primeggiano Sant'Agata, patrona della città, e Sant'Euplio.
Le invasioni barbariche cominciano con i Vandali e proseguono con gli Eruli, gli Ostrogoti e le
prime lotte con i Bizantini. Belisario occupa la Sicilia nel 535, ma poco dopo è richiamato a
Costantinopoli. Nel 550 Catania è occupata da Totila, ma nel 552, con la morte di Totila, la
Sicilia torna sotto il controllo bizantino (555). Catania rimarrà bizantina sino alla conquista araba
(secolo IX).
I Normanni d’Altavilla mettono piede in Sicilia nel 1060: conquistata Palermo e altre città,
s’impadroniscono di Catania nel 1072. Gli Svevi, ossia gli Hohenstaufen, assunsero il potere in
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Sicilia grazie al matrimonio di Costanza d’Altavilla, figlia di Ruggero II, con Enrico VI di
Svevia, figlio del Barbarossa. Morto Guglielmo III, Enrico VI rivendicò l’Italia meridionale e la
Sicilia. Alla fine della dinastia degli Hohenstaufen, nel 1266 la Sicilia fu assegnata dal Papa, che
considerava l’isola patrimonio della Chiesa, a Carlo d’Angiò; ma il dominio angioino ebbe breve
durata. Nel 1282 i moti conosciuti come “Vespri siciliani” posero fine al dominio angioino
dell’isola. La flotta aragonese fu subito a Palermo: l’occupazione della città da parte di Pietro
d’Aragona dava inizio alla dominazione degli Aragonesi in Sicilia (1282-1410). Catania fu la
sede dell’incoronazione del re aragonese con il nome di Pietro I di Sicilia, e acquistò una
posizione di privilegio: nel corso del XIV secolo fu scelta spesso come sede del parlamento e
dimora della famiglia reale. Le controversie fra Aragonesi e Angioini durarono a lungo:
finiranno con la pace di Catania firmata nel 1372, da Federico III d’Aragona il Semplice.
Federico lasciò il regno alla figlia minorenne Maria, affiancata da quattro vicari: Artale Alagona,
Guglielmo Perrotta, Francesco Ventimiglia e Manfredi Chiaramonte. I vicari furono presto in
disaccordo su chi dovesse sposare Maria. Il rapimento della giovane, portato a termine da
Guglielmo Raimondo Moncada, fece fallire i progetti del Gran Giustiziere del regno e permise il
matrimonio della regina con Martino di Monteblanc. Dopo la morte di Maria (1402) re Martino
sposò Bianca, erede del trono di Navarra, che scelse di stabilirsi a Catania assieme alla corte. Ma
Martino muore a Cagliari nel 1409 all’età di trentatré anni e a lui succede il vecchio padre
Martino duca di Monteblanc che però morirà l’anno successivo. La regina Bianca deve difendere
il trono dalle mire del Gran Giustiziere Bernardo Caprera, conte di Modica, ma con l’elezione di
Ferdinando I re d’Aragona, Valenza e Catalogna la Sicilia fu dichiarata provincia del regno
aragonese e Bianca fu confermata “vicaria”. La Sicilia quindi non è più un Regno, ma solo una
provincia e sarà così fino alla dominazione borbonica.
Il successore di Ferdinando I, Alfonso il Magnanimo, riunì il 25 maggio del 1416, nella sala dei
Parlamenti di Castello Ursino tutti i baroni e i prelati dell’Isola per il giuramento di fedeltà al
Sovrano e fino al 30 agosto vi si svolsero gli ultimi atti della vita politica che videro Catania città
capitale del regno. La Sicilia passa tra i possedimenti spagnoli d’oltremare e sarà retta da un
viceré che allontanerà per sempre la diretta conduzione politico-economica del sovrano. Catania
continuò a essere favorita dai sovrani spagnoli, ma il popolo partecipò alla rivolta contro Ugo de
Moncada nel 1516 e ai tumulti del 1647, in odio al fiscalismo governativo.
Una grande colata lavica, le cui bocche effusive si aprirono a bassa quota nel territorio del
Comune di Nicolosi, investì nel 1669 il lato ovest e sud della città. I danni alle campagne, alle
strade e alle difese furono molto gravi ma le stesse mura di difesa della città riuscirono a
impedire, in massima parte, che la lava entrasse nel centro abitato. Ventidue anni dopo, nel 1693,
un altro disastro colpì Catania. Un violentissimo terremoto scuote tutta la Sicilia orientale ma i
danni maggiori si registrano nell’area etnea. Dopo il terremoto del 1693, iniziò il periodo della
“ricostruzione” e la città si sviluppò sino a occupare uno dei primi posti nel commercio italiano.
Nel 1820 Catania non aderì al moto indipendentista e fu dalla parte dei costituzionali napoletani;
nel 1837 partecipò alle rivolte occasionate dal colera, e nel 1848-49 fu all'avanguardia del
movimento autonomista.
Nell'agosto 1862 Garibaldi vi stabilì il centro organizzativo della spedizione conclusasi ad
Aspromonte. Durante la seconda guerra mondiale, dopo lo sbarco anglo-americano in Sicilia (9
luglio 1943), i Tedeschi, dopo aver bloccato il generale Montgomery al ponte Primosole sul
fiume Simeto, per sottrarsi alla manovra aggirante degli Anglo-Americani, persistettero a lungo
nella difesa di Catania, che evacuarono solo il 5 agosto.
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