Italiani buona gente ma un po` credolona1
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Italiani buona gente ma un po` credolona1
ITALIANI BUONA GENTE MA UN PO’ CREDULONA ITALIANI BUONA GENTE. I mezzi di comunicazione quotidianamente ci bombardano trasmettendoci “notizie negative”; di conseguenza pensiamo che il bene, il buono e la generosità sono scomparsi dalla nostra società. Invece non è così! Molti italiani si dedicano generosamente e gratuitamente agli altri “senza fare notizia”. Un proverbio brasiliano afferma che fa più rumore un albero che cade che una foresta che giorno dopo giorno cresce. Questa affermazione è supportata da una recente ricerca del Iref sul “volontariato italiano” dalla quale ricaviamo i seguenti dati. - Sono almeno 200.000 le associazioni pro-sociali presenti in tutta la Penisola. - Oltre la metà delle organizzazioni operano nelle regioni settentrionali e centrali, mentre nel Sud è presente il 29% dei gruppi. - Le prestazioni, in maggioranza, sono alle persone in condizione di sofferenza fisica, ai disabili e non autosufficienti, ai poveri ed emarginati, ai deviati, agli anziani soli, alle famiglie in difficoltà e riguardano l'ascolto, l'animazione e l'intrattenimento, il sostegno educativo, l'accompagnamento e l'assistenza sociale, morale e religiosa. Oltre un terzo di queste associazioni sono impegnate nel servizio ai malati. Abbiamo, inoltre, associazioni che rivolgono la loro opera alla tutela dell'ambiente, dei beni culturali, alla cooperazione internazionale. - Numero volontari: circa 11.000.000 così suddivisi: 6.000.000 al nord, 2.800.000 al Centro, 1.200.000 al Sud e 972.698 nelle Isole. - Suddivisione per sesso. Uomini e donne quasi al 50%. - Percentuali per età. Il 3,1% fino ai 18 anni; 27,3% dai 19 ai 29 anni; 31,5 % dai 30 ai 45 anni; 29,6 % dai 46 ai 65 anni e 8,5% dopo i 65 anni. - Settori di provenienza. Occupati (45%); ritirati dal lavoro (18,7%); studenti (14,3%); casalinghe (13,5%); disoccupati (8,5%). - Incidenza per titolo di studio. Licenza elementare (6,2%); licenza media (22,8%); diplomati (31,8%); laureati (39%). Accanto al volontariato è presente il variegato, ampio e pluralistico fenomeno sociale definito non profit o Terzo Settore che assicura oltre il 4% del Pil nazionale. Il termine non profit significa “non per profitto” o “senza fine di lucro”, ed indica lo stile degli enti di natura giuridica privata costituiti solo da volontari o con dipendenti, che hanno come peculiarità il dono cioè la solidarietà. Una felice espressione di Geminello Alvi, economista, ritiene il dono per il non profit “un vero atto economico almeno quanto il tornaconto, pilastro dell'economia mercantile” (Settimanale Vita, 26 marzo 1999, pg. 10). Il dono si esprime principalmente con uno stile d'intervento solidaristico degli operatori e nel reinvestimento degli utili di bilancio nell'attività in corso o in altre opere sociali. Le attività sono sostenute principalmente dall'opera volontaria, non retribuita, oppure solo in parte compensata. Il Terzo Settore è composto, oltre che dal volontariato, da vari soggetti. - Le Cooperative Sociali. Sono imprese di solidarietà che si differenziano in tipo A, quando forniscono servizi di integrazione sociale, e in tipo B, se impiegano al loro interno almeno il 30% di personale appartenente a categorie svantaggiate. - Gli Enti Morali (strutture sociosanitarie o case di riposo) e le ONG (Organizzazioni Non Governative). Queste sono grandi aziende senza finalità di lucro, con dipendenti e modelli organizzativi e produttivi che assicurano un prodotto rispondente sia alle richieste del cliente che del mercato. - Le Fondazioni Sociali. Sono caratterizzate da un complesso di beni destinati alla realizzazione di progetti di solidarietà o di ricerca. Si sono sviluppati inoltre, negli ultimi decenni, dei progetti di solidarietà con caratteristiche particolari: la Banca etica, la Banca del tempo, alcune aziende che offrono ore retribuite ai propri dipendenti per consentire loro di operare in strutture non profit. È questa una nuova forma di Volontariato, non più basata solo sulla solidarietà asimmetrica tra volontario e bisognoso d'aiuto ma anche sulla reciprocità e condivisione di uno stesso problema. Ma chi sono i volontari, quali caratteristiche posseggono quegli 11 milioni di cittadini italiani che settimanalmente dedicano del tempo alla solidarietà? Vari autori ne hanno evidenziato le caratteristiche; da parte mia faccio riferimento alle definizioni proposte da A. Ellena e da V. Cesareo. A.Ellena: “Volontario è il cittadino che liberamente, non in esecuzione di specifici obblighi morali o doveri giuridici, ispira la sua vita nel pubblico e nel privato a fini di solidarietà. Pertanto, adempiuti i suoi doveri civili e di stato, si pone a disinteressata disposizione della comunità, promuovendo una risposta creativa ai bisogni emergenti dal territorio con attenzione prioritaria per i poveri, gli emarginati, i senza potere. Egli impegna energie, capacità, tempo ed eventuali mezzi di cui dispone, in iniziative di condivisione realizzate preferibilmente attraverso l'azione di gruppo. Iniziative aperte ad una leale collaborazione con le pubbliche istituzioni e le forze sociali; condotte con adeguata preparazione specifica; attuate con continuità d'interventi; destinate sia ai servizi immediati, che alla indispensabile rimozione delle cause di ingiustizia e di oppressione della persona” (A. E LLENA , voce “Volontariato”, in F. DE MARCHI – A. E LLENA , Nuovo dizionario di sociologia, Paoline, Roma 1994, pg. 324). V. Cesareo, nel definire il volontario, indica anche la modalità operativa a livello di tempo: “(Volontario è) colui che presta una collaborazio ne cont in uat iva, in med ia non inf e rio re a due o re settimanali, o per periodo di tempo indeterminato e continuativo, non inferiore ai 20 giorni all'anno, gratuitamente, senza fine di lucro, nell'esclusivo interesse del gruppo o a vantaggio di terzi estranei al gruppo, per finalità solidaristica” V. CESAREO – G. ROSSI (a cura di), Volontariato e mezzogiorno, EDB, Bologna 1998, pg. 121). E quali sono le caratteristiche del cittadino volontario? - La gratuità del servizio, cioè dell'azione senza scopo di lucro, retribuzione e possibilità di costituire un rapporto di lavoro; è un chiaro vincolo riconosciuto anche dalla legge 266 all'articolo 2. - La libertà della scelta derivante unicamente da motivazioni di condivisione nei confronti del bisognoso d'aiuto. - La continuità del servizio che non è rivolto ad un’Istituzione ma a persone che spesso attendono con impazienza la visita del volontario. - La competenza che aiuti a migliorare la qualità del servizio e la vita dell'altro. - L’ apertura al socio-politico che significa il passaggio da un Volontariato semplicemente di servizio alla capacità di lettura della situazione politica, economica e sociale scoprendone i meccanismi e cogliendo le complesse cause del disagio. Dunque, di fronte alle leggi del mercato e della concorrenza che guidano molti processi della nostra società, di un contesto culturale che confonde il “valore” con il “prezzo”, la “bontà” con “l'efficienza”, la “produttività” con il “profitto”, di una quotidianità dove anche le relazioni più intime sono spesso fondate su rapporti di reciprocità, almeno a parità di valore, o sulla mira inespressa di sopraffare l'altro, gli uomini e le donne volontari sono chiamati a testimoniare una virtù straordinaria. E il valore della gratuità e dell'azione disinteressata, costituita da prestazioni rese senza alcun compenso né di carattere economico, né di prestigio, né di potere, ma solo nell'ottica del dono e della condivisione con gli altri di quello che si è e di ciò che si ha. È questa una proposta rivoluzionaria in una società che vanta, come ricordava S. Weil, “il diritto a un compenso per ogni sforzo, per ogni lavoro, per ogni sofferenza e per ogni desiderio. Ogni volta che facciamo uno sforzo e l'equivalente non ci torna sotto forma d'un frutto visibile, ci sentiamo come derubati. Quando subiamo un'offesa, noi aspettiamo che l'offensore venga castigato o si scusi. Se facciamo del bene ci attendiamo la riconoscenza della persona beneficata. Tutte le volte che qualcosa è uscito da noi, abbiamo assolutamente bisogno che almeno l'equivalente ritorni in noi e, poiché ne abbiamo bisogno, crediamo d'averne diritto”. Un sogno: il volontariato dovrebbe coinvolgere la quotidianità. Rammentava L. Ciotti: “Se siamo cittadini e membri di una comunità dobbiamo essere tutti 'volontari'. Il mio sogno è che la nostra vita non sia fatta di gesti straordinari, ma di atteggiamenti normali ed autentici. Se continueranno a sussistere, da un lato, i 'volontari della solidarietà' e, dall'altro, gli 'indifferenti del quotidiano' ne usciremo tutti sconfitti; ne uscirà sconfitta la comunità tutta. In questo senso, pur apprezzando e stimando molto importante e utile l'opera dei gruppi di Volontariato, mi auguro che la loro azione contagi anche tutte le altre persone, diventi una scelta quotidiana per tutti” (Chi ha paura delle mele marce, Gruppo Abele, Torino 1992, pg. 168). ITALIANI UN PO’ CREDULONI. Nell’era della scienza e della razionalità, in cui si fa di tutto per “dimenticare Dio” scopriamo il ritorno della superstizione e della magia. Esempio emblematico fu l’interesse per “l’antica profezia dei Maya” che prevedeva la fine del mondo il 21 dicembre 2012, evento che ovviamente non si è verificato. Ma molti, poveretti, ci credevano e perciò hanno vissuto giorni angosciosi, non conoscendo che questa data non fu ipotizzata dai Maya ma da Josè Arguelles, uno degli ideologi della New Age. Pubblicò le sue teorie fallimentari e demenziali nel libro “Il fattore maya. La via della tecnologia” (WIP, Bari 1999). Questo episodio e il fatto che milioni di italiani si rivolgono a maghi, astrologhi, medium o cartomanti per arricchirsi, superare delle difficoltà, ottenere la guarigione, colloquiare con i defunti o per indirizzare a proprio piacimento misteri della vita e della natura, mostra che la superstizione e la magia stanno tornando “alla grande” nella nostra società post industriale. Questi ciarlatani sostengono di togliere la negatività e di donare la positività utilizzando il termine "energia" che non sanno spiegare in modo convincente. Ma il loro reale obiettivo è di creare rapporti di schiavitù e di sudditanza. In Lombardia, sono presenti oltre 2.500 maghi, 1.600 nella provincia di Milano, con circa 200.000 clienti l'anno. Una notevole parte notevole della popolazione, inoltre, ascolta e legge quotidianamente gli oroscopi. Questo fatto diventa tragico quando di fronte ad una decisione si è condizionati dall'oroscopo o dall’astrologo che subordina anche alcune aziende nell'assunzione del personale in base al segno zodiacale e all'ascendente. Alcuni mesi fa un programma trasmesso da TeleSat 2000 ha mostrato tutti gli oroscopi proposti il mattino dalle reti Rai, Mediaste e da La 7, quindi una decina di oroscopi. Ma tutti erano in contrazione! Ad esempio una rete prevedeva per il simbolo dello scorpione una giornata serena, un'altra rete “un giorno da dimenticare”; una rete prevedeva nella giornata l’inizio di nuove amicizie, un'altra rete chiedeva di porre attenzione agli amici… Questa "piaga sociale" incrementata continuamente da alcuni mezzi di comunicazione o dagli stessi ciarlatani, svuota con consulenze, linee Audiotel (144, 166, 899, 002...) o chat line le tasche del cittadino più credulone e condizionabile, fruttando a questi “falsi professionisti” miliardi di euro. Fare il mago o esercitare mansioni similari in Italia è reato; lo afferma il Testo Unico della Legge di Pubblica Sicurezza (T.U.L.P.S.) all'articolo 121: "E' vietato il mestiere di ciarlatano". Il profilo di questo “mestiere” è specificato all'articolo 231: "Sotto la denominazione di 'mestiere di ciarlatano' si comprende ogni attività diretta a speculare sull'altrui credulità e a sfruttare od alimentare l'altrui pregiudizio, come gli indovini, gli interpreti di sogni, i cartomanti, coloro che esercitano giochi di sortilegio, incantesimi, esorcismi o millantano o dimostrano in pubblico grande abilità della propria arte o professione o magnificano ricette o specialità cui attribuiscono virtù". La norma è stata confermata anche dalla Cassazione (sent. 5582): "L'attività di 'mago'... giuridicamente si inquadra nel mestiere di 'ciarlatano', espressamente vietato dall'art. 121 ultimo comma del T.U.L.P.S.". E il Decreto legislativo 480/94 prevede come sanzione "il pagamento di una somma che va da 500 a 3000 euro". L'Autorità per le Garanzie nella Comunicazione (febbraio 2005) ha disposto inoltre che astrologhi, previsioni e cartomanti televisivi possono andare in onda solo dalle 23 alle 7. Il provvedimento è stato giudicato legittimo dalla IV Sezione del Consiglio di Stato (luglio 2006). Anche la Chiesa parla della fine del mondo facendo propria l’affermazione del Signore Gesù: “Quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Mt. 24,36). Dunque chi propone delle date, inganna se stesso e gli altri. E l’atteggiamento che il cristiano deve assumere nei confronti degli atti di superstizione e di magia è ben specificato nel Catechismo della Chiesa Cattolica: "Tutte le pratiche di magia e di stregonerismo con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere soprannaturale sul prossimo - fosse anche per procurargli la salute - sono gravemente contrarie alla virtù della religione. Tali pratiche sono ancora più da condannare quando si accompagnano ad una intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all'intervento dei demoni. Anche portare gli amuleti è biasimevole. Lo. spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli…”(n. 2117). E san Paolo ammonisce: “chi le compie non erediterà il regno dei cieli” (Gal. 5,20) Agli “ansiosi” e ai “deboli” che si rivolgono a questi personaggi offro alcuni consigli per tutelarsi e, soprattutto per smascherarli. - Non parlate loro della vostra vita privata e non fornite recapiti personali (indirizzo, telefono...); qualsiasi informazione potrebbe essere usata contro di voi per minacciarvi o ricattarvi. - Non incontrateli mai da soli e registrate ogni conversazione, anche telefonica. - Non coinvolgete bambini ed adolescenti. - Fatevi mettere per iscritto ciò che dicono di garantirvi. - Non firmate nessun impegno. - Non usate mai denaro contante o assegni post-datati. - Non abbiate paura di denunciarli agli organi giudiziari o al telefono antiplagio 338.8386000 oppure a www.antiplagio.org. Ricordatevi, infine, che non hanno nessun potere sulla vostra vita. A tutti consiglio saggezza e pacatezza, l'impegno ad assumersi nel quotidiano le proprie responsabilità, ad essere seminatori di serenità e di speranza perché nessuno conosce il futuro nel suo insondabile mistero. Don Gian Maria Comolli 4 gennaio 2013